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Autore: Piumadifenice    12/12/2014    1 recensioni
Sherlock non capiva.... Come mai Molly tendeva a ignorarlo completamente? Si era comportato come sempre in quelle ultime due settimane: non aveva nessun caso da svolgere e passava tutto il tempo che aveva in compagnia del suo amante preferito;il violino. Mangiava come di consueto un pasto ogni due, tre giorni e questo lo aiutava a pensare più velocemente... Aveva ripreso tutto ciò che faceva e che aveva prima della Caduta... Il suo lavoro, i suoi amici, persino la signora Hudson che si ostinava a dire che non fosse la sua governante....Aveva tutto ciò che aveva prima eppure c'era qualcosa di diverso, qualcosa che gli sfuggiva; si irritò non poco, c'era sempre qualche minuscolo dettaglio, qualche piccola incognita... È la sua, in quel momento, era proprio la sua patologa preferita: Molly Hooper.
SHEROLLY ambientata dopo la terza stagione.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 3: TUTTA COLPA DI UN VESTITO!
 
Bene, come prima cosa scusate per l'assurdo ritardo, ma a quanto pare scuola, corsi pomeridiani di varie lingue, e lavoro non vanno tanto d'accordo... 
Bando alle ciance, vorrei ringraziare tutte le personeche hanno letto/recensito/messo tra le preferite/fatto qualsiasi cosa con la mia storia, perché è davvero molto importante sapere cosa ne pensate❤️.
 
Inoltre, prima di iniziare, una cosa importante che non ho ancora precisato bene. Questa storia si svolge dopo l'apparizione di Moriarty sugli schermi di tutta Londra. Non si è però ancora rivelato personalmente a Sherlock (nonostante siano passati mesi) per continuare il loro grande gioco. E, questa volta, il nostro Jim non compirà più lo stesso errore nel sottovalutare Molly.
Detto questo, buona lettura!
 
 
 
 
Ritardo. Ritardo. Ritardo! 
Molly correva come un fulmine per tutta la casa, cercando di sbrigarsi il più velocemente possibile. Tuttavia, l'unica cosa su cui riusciva a focalizzarsi seriamente, era il suo apocalittico ritardo. 
Aveva finito di lavorare tardi a causa della sua mente che le faceva rivivere continuamente i momenti in cui lei e Sherlock si erano abbracciati. 
Si era appena resa conto di essersi fermata (per la millesima volta) in mezzo alla camera a rivangare di nuovo quei ricordi con un sorriso da ebete stampato sulla faccia. Si riscosse e riprese a saettare da un lato all'altro della camera.
Come se non bastasse, appena finito il suo turno, era dovuta scappare a comprarsi un vestito nuovo. 
Perché?
Perché il suo amato subconscio continuava a dire cose del tipo: "E se a Sherlock i vestiti che hai a casa non piacciono? E se lui non ti vorrà abbracciare mai più a causa del tuo vecchio abito mal ridotto?"
E ci era cascata. Gettò uno sguardo fugace al nuovo vestito, corredato di scarpe. Mmmh non era male. 
Anzi, era davvero molto bello. Grazie al cielo quella santa della sua amica appena aveva sentito le parole "vestito" e "parere" aveva subito riattaccato e si era fatta trovare davanti alla porta di casa sua dopo dieci minuti. Il vestito non era nel suo genere, troppo corto e troppo costoso, ma Meena* non aveva voluto darle ascolto. 
E poi se lo meritava un abito nuovo; non ne comprava uno da tempo immemore. 
Così, adesso, si trovava davanti un vestito mozzafiato e dei trampoli che, solo a guardarli, le venivano le vertigini. 
Stava per vestirsi, quando il suono del campanello la fece precipitare all'entrata.
Aprì senza indugio la porta, trovandosi di fronte l'alta figura dell'unico consulente investigativo al mondo.
Proprio in quel momento ricordò che era da poco uscita dalla doccia.
Oh no.
Aveva solo un asciugamano striminzito che le ricopriva appena le cosce e i capelli che le gocciolavano sul pavimento. 
Si sentì avvampare sotto lo sguardo indagatore di Sherlock.
-Ehm ciao, cosa ci fai qui?- chiese la patologa tenendo uno sguardo basso.
-Sono venuto per accompagnarti a casa dei Watson, è ovvio- disse annoiato Sherlock.
-Cosa?!-
-Ti prego Molly non costringermi a ripetertelo- continuò lui come se fosse la cosa più naturale del mondo che un uomo elegantissimo e bello da togliere il fiato come lui la accompagnasse a una cena tra amici.
Mentre rimurginava su queste cose, si accorse di non aver ancora fatto entrare Sherlock e di essere ancora semi nuda.
Oh no, doppio oh no.
-Ehm okay... Entra nel frattempo.-
-Bene- disse entrando a passo svelto dentro l'appartamento. 
Era strano vederlo in casa sua. Creava un forte contrasto con tutto quello che lo circondava. Tutto si appiattiva in sua presenza.
-Sherlock?-
-Dimmi-
-Ti ha per caso costretto qualcuno a venire qui?- 
-No, perché?-
-Niente era solo per... Curiosità- disse impacciata lei.
-Curiosità- affermò lui con un mezzo sorriso sulle labbra.
-Già, si, proprio quella- sorrise Molly a sua volta.
-E non vai a vestirti?- chiese lui stranito dal suo comportamento: non seguiva mai uno schema preciso Molly Hooper, sempre a sorprenderlo con i suoi sentimenti.
-Oh...- rispose, come se si fosse appena resa conto del modo in cui si era presentata alla porta. 
Non che non avesse mai visto una donna nuda prima.
Ma bè, lei era Molly! Non poteva presentarsi così!
Soprattutto non dopo il loro abbraccio.
Dopo il loro scontro di pochi secondi in cui si era inebriato del suo profumo, non aveva fatto altro che pensare a un momento proprizio per scontrarsi di nuovo, senza che lei se ne accorgesse, magari anche dandole la colpa per la sua goffaggine.
E poi il momento era arrivato da sè: lei lo aveva abbracciato e quando stava per staccarsi da lui, il detective non era ancora pronto a lasciarla andare e l'aveva abbracciata a sua volta.
Quando la patologa aveva finito il suo turno ed era tornata a casa, lui non aveva resistito e si era inventato la scusa di accompagnarla per averla un altro po' tutta per se....
Oh oh. Questo non va affatto bene.
"Si direbbe che il mio fratellone abbia trovato una nuova droga altamente tossica" lo canzonò con la sua solita voce beffarda Mycroft, che -ovviamente- lui mise a tacere.
-Bè...allora...io... Ehm.. Ecco... vado- disse Molly con un sorrisetto riscuotendolo dai suoi pensieri.
-Okay- rispose Sherlock con finto disinteresse.
-Okay**- sorrise lei e si girò per entrare in camera e vestirsi.
Ora non è che Molly fosse una completa imbranata. 
Ma non era nemmeno un'atleta.
E si sa che, a volte, la goffaggine e le gocce d'acqua sul pavimento non vanno tanto d'accordo.
E così, mentre si girava per aprire la porta della sua stanza da letto, scivolò rovinosamente all'indietro, cadendo sopra Sherlock che, non essendo preparato, perse l'equilibrio.
Finirono entrambi sul pavimento e per qualche secondo nessuno parlò.
Ad un certo punto però Molly iniziò a ridere. E non riusciva proprio a smettere.
-Ahahahaha, scusa Sherlock- disse continuando a ridere -ti sei fatto male?- chiese preoccupata.
-No, no- la rassicurò Sherlock.
La patologa si alzò e tese la mano al detective che, prontamente, la prese.
Purtroppo però Molly aveva calcolato male le distanze e così scivolò nuovamente, portando Sherlock con sé.
Si ritrovarono nuovamente a terra con Molly schiacciata sotto il peso di Sherlock.
I loro volti così vicini che potevano respirare il profumo della loro pelle. 
Il cuore di Molly iniziò a pompare sangue a un ritmo furioso, il suo respiro accelerò e le sue pupille si dilatarono. 
Naturalmente Sherlock si rese conto di tutto ciò e sapeva che, se non fosse intervenuto, sarebbero giunti a un punto di non ritorno. 
Tuttavia, quello che non notava, era che anche il suo corpo aveva reagito allo stesso modo.
-Sh-Sherlok...-espirò piano Molly, avvicinando piano le sue labbra a quelle dell'uomo, lentamente, in modo che i loro nasi potessero sfiorarsi ma non abbastanza vicini da baciarsi.
Non voleva essere lei a baciarlo perché voleva, per una sola, piccola e infinitesima volta, essere lei quella a ricevere qualcosa, senza essere costretta a dare. 
Decise in quel momento che doveva essere il consulente a baciarla, se lo voleva, e ne avrebbe accettato le conseguenze, anche se avesse significato soffrire maggiormente.
Persa nelle sue riflessioni, non si era accorta che il detective si era leggermente allontanato dal suo viso ed era in procinto di dire qualcosa.
-Dovremmo alzarci Molly-
-Già, dovremmo- rispose lei abbozzando un sorriso per nascondere il velo di tristezza che si stava piano piano impossessando di lei.
Come poteva essere stata così stupida?
Stupida. Stupida. Stupida.
Sherlock si scostò da lei e si alzò porgendole la mano.
Lei la prese e si ritrovò di fronte a lui. Incapace di guardarlo sussurrò piano dandogli le spalle: -Non ci metterò molto- disse freddamente -se vuoi qualcosa sai dove trovarlo-
-Grazie- rispose con tono dolce lui (Sherlock aveva un tono dolce? E lo usava con lei!?)   e Molly chiuse la porta dietro di sé.
 
*****
John e Mary, seduti sul divano, si stavano rilassando in attesa degli ospiti.
Accanto al fuoco si godevano il silenzio; non quello glaciale che si creava in presenza di Sherlock, ma un silenzio tranquillo e rilassante, più significativo di mille parole.
Riscaldati dal tepore del camino, erano entrambi immersi nei propri pensieri, di natura ovviamente diversa.
Mary pensava alle mille cose che avrebbe amato della loro futura figlia (o figlio avevano deciso di non saperlo), a quanto si sarebbe stancata nel primo periodo e alle tante soddisfazioni che avrebbe avuto vedendola/lo crescere.
John, dal canto suo, voleva davvero pensare alle stesse cose che occupavano la mente di Mary, ma purtroppo, doveva occuparsi di un altro bambino, altro circa un un metro e ottanta*** che abitava a Baker Street. 
Era in ritardo. E di solito lui non era MAI in ritardo. 
Quindi i fatti erano due: o era stato ucciso (cosa molto improbabile anche se per niente impossibile), o stava combinando qualcosa senza di lui (molto più probabile conoscendolo).
Entrambe le opzioni comunque lo infastidivano. 
Scartando la prima ( più che altro temendo che fosse vera) si concentrò sulla seconda.
Quali motivi potevano essere responsabili del suo ritardo?
Esperimenti?
Un nuovo caso?
Mmh no.
Poi si ricordò del suo litigio con Sherlock.
C'erano molte cose che non lo convincevano. 
Primo fra tutti il modo arrendevole con cui aveva accettato la cena.
Insomma lui non si comportava in modo così... Normale.
Sherlock era quello che se gli chiedevi di spostare un libro accanto a lui, chiamava la signora Hudson a piano di sotto per spostarlo al posto suo.
O quello che ti faceva fare il giro della città (probabilmente anche di notte) solo perché: "Il carbone John! Questo carbone sicuramente si trova solo in quella determinata parte della città come fai a non saperlo! È così ovvio..."
Stava divagando...
Sherlock non voleva venire, ma quando aveva accennato a Lestrade e a Molly aveva cambiato subito idea...
Sicuramente era la presenza di Lestrade ad avergli fatto cambiare idea...
Non poteva certo essere Molly il motivo del suo ripensamento, giusto? 
Giusto??
 
*****
-Sbagliato!-
-Cosa!?- esclamò meravigliata Molly dall'altra parte della porta.
-Ma allora come hai fatto a capire la password?- chiese curiosa la patologa che aveva deciso di mettere da parte la propria tristezza. 
In fondo cosa sperava sarebbe accaduto? 
Quegli avvenimenti delle ultime ore, le avevano fatto pensare a un cambiamento da parte dell'uomo che amava, ma Sherlock non era della stessa idea. Quindi, rassegnata, aveva deciso di godersi la serata, per poi dimenticare tutti i momenti tristi con l'aiuto di un po' d'alcool. 
Non che amasse bere, ma ogni tanto, come le diceva sempre la sua amica "Un bicchierino non fa mai male".
-Elementare Molly. Irene Adler provava qualche stupido e superficiale sentimento nei miei confronti e, non potendo resistere, ha usato le lettere iniziali del mio nome per la sua password.
Il suo telefono era la sua vita e io ne rappresentavo una buona parte. Dedurre il resto è stato semplice. Questa esperienza mi ha dimostrato ancora una volta come i sentimenti possano essere dannosi. 
Io non farò mai un errore del genere. Troppo banale. 
Pensa solo un attimo all- il suo discorso venne bruscamente interrotto dalla porta che si apriva velocemente e un cuscino che lo prendeva diritto in faccia.
-Ascoltami bene consulente investigativo da strapazzo- esordì Molly furente puntandogli un dito contro il petto -i sentimenti sono tutto, tranne stupidi, superficiali e tantomeno dannosi. 
Certo, ti fanno soffrire e a volte desidereresti morire, piuttosto che affrontarli, ma non puoi vivere senza. Pensa un attimo a John. 
Per chi ti sei buttato giù da quel dannato tetto eh? Per John, la signora Hudson e Lestrade. 
Per quale motivo ti sei buttato? Per proteggerli. E no, ti prego, non rispondermi che c'era qualche motivo logico, perché non ce ne sono. Nonostante tu ti ostini a definirti sociopatico, freddo, insensibile, tu non sei affatto così. 
Perché nonostante il tuo carattere, nonostante i tuoi modi non convenzionali di rapportarti con le persone, tu sei riuscito a legarti sentimentalmente ad altre persone. Puoi definirli un difetto, una falla, del tuo palazzo mentale? No, perché tu ti sei affezionato a loro, tanto da rischiare la tua vita per preservare la loro. 
E quindi mi dispiace dirtelo, ma tu hai commesso lo stesso "errore" di Irene Adler, se di errore si può parlare. E, per favore, smettila di dire cose insensate, citandoti testualmente "non ti si addice".- wow per la prima volta era riuscita a fare un discorso serio senza balbettii e ripensamenti davanti all'uomo che amava. Perché per una volta, era lei l'esperta in materia. 
Si sentì inaspettatamente orgogliosa di sé stessa.
Tuttavia ora era preoccupata. 
Perché Sherlock era rimasto lì, immobile, e continuava a fissarla.
Tutta la rabbia era di colpo svanita, sostituita da un profondo senso di colpa.
-Ho detto qualcosa di sbagliato? Perché Sherlock, davvero, io non volevo offenderti, volevo solo dirti quello che penso e farti vedere che sotto quella maschera di ghiaccio c'è un grande cuore, solo che, a quanto pare, tu non riesci a vederlo. Quello che mi fa più arrabbiare è che tu parli dei sentimenti come se non ti appartenessero, quando invece non è affatto così...- 
Mmh secondo discorso decente, non male Molly, davvero niente male.
-Quando hai comprato questo vestito?- chiese Sherlock, come se non avesse ascoltato una sola parola di tutto quello che aveva detto la patologa.
-Cosa?- 
-Quando hai comprato questo vestito?- ripeté Sherlock un po' seccato.
-Lo so quello che hai detto, chiedevo come mai me lo chiedi-
-Curiosità- disse l'uomo con un sorrisetto.
-Touchè- sorrise Molly allora.
-Allora?-
-Allora cosa?-
-Il vestito Molly-
-Oh questo... -
Indossava un grazioso tubino blu notte aderente e molto corto (troppo corto in verità) con una scollatura a cuore e delle scarpe nere abbinate.
-In realtà oggi- rispose sinceramente la ragazza abbozzando un sorriso.
-Ecco perché non lo ricordavo...- sussurrò Sherlock.
-Perché nel tuo Mind Place c'è posto anche per l'elenco di tutti i miei vestiti?- chiese ironica la patologa.
-L'ho detto ad alta voce?-
-Sì e comunque non sviare la mia domanda con un'altra domanda, tu sei il primo che non lo sopporti.-
-Bene dobbiamo andare, siamo in ritardo Molly- e si precipitò alla porta scendendo le scale.
-Aspetta Sherlock!- gridò Molly alla porta chiusa, prima di sospirare e prendere la borsa.
 
*****
John stava ancora rimurginando sulle possibili idiozie che poteva aver messo in atto Sherlock per evitare di venire alla festa, quando il suono del campanello lo riscosse. 
Si alzò dalla poltrona e andò ad aprire la porta.
-Ciao John!-
-Ciao Greg!- disse il blogger, a cui venne che consegnata una bottiglia di vino (a prima vista molto costosa) portata dall'amico.
-Greg, non dovevi!-
-Cosa? Questa? Nah è Natale, almeno così possiamo indurre Sherlock a comportarsi meno da Sherlock. E poi bere un po' non fa mai male.- rispose l'ispettore facendogli l'occhiolino.
-Grazie amico. Piuttosto non restare lì vieni dentro a riscaldarti, la temperatura fuori non è delle migliori.-
-Si, c'è molto freddo in effetti- disse entrando Lestrade.
-Sherlock e Molly non sono ancora arrivati?- chiese ancora guardandosi intorno.
-No, purtroppo- rispose John.
-Oh... - disse con tono deluso Gregory.
-Sherlock mi ha detto che sarebbe andato a prendere Molly a casa per evitare di prendere due taxi...- continuò dubbioso.
-Mmh mi sembra inverosimile... Quando mai Sherlock si è preoccupato di non far pagare troppi soldi a Molly?-
-Boh, forse... Mai? Ma infondo sai com'è Sherlock... Non capisci mai cosa pensa in quel suo hotel a 5 stelle che si trova al posto di una comune mente mortale, fino a quando non ti rende partecipe in qualche modo astruso.- Scherzò l'altro.
-Ahahahahaha già- 
 
*****
*In taxi*
Sherlock era rimasto in silenzio per tutto il tempo, guardando ostinatamente fuori dal finestrino. Anche se lui sembrava essere a proprio agio in quel silenzio, Molly non era della stessa idea.
Quindi, dopo averci rimarginato un po' su, decise di intervenire.
-Sherlock?- domandò dubbiosa.
-Mmmh?- 
Okay era un buon inizio se non l'aveva interrotta in modo sprezzante.
-Ehm... Non so bene come introdurre l'argomento in effetti-
-E allora non farlo.-
-No. No. Devo farlo. Perché ehm... Vedi... Mi piacerebbe sapere la tua opinione su una cosa... E poi è da tanto che volevo parlarne.-
-Va bene. Sebbene la cosa non mi esalti in alcun modo, dimmi.-
Un occhiataccia da parte di Molly eliminò il sorriso gongolante dal viso del consulente.
-Forza dai.. Stavo scherzando.-Continuò incoraggiando la patologa.
-Beh... Sai... Non mi piace parlarne ma... Ultimamente ho l'impressione di essere seguita... So che può sembrarti stupido, e un po' paranoico ma non riesco a togliermi questa sensazione... Anche perché c'è un uomo, un uomo in particolare, che mi segue sempre, ovunque io vada. Lo vedo quando mi avvicino alla finestra di casa mia che guarda nella mia direzione o mentre cammino per andare a lavoro, e non tenta nemmeno di nascondersi. A essere sincera, anche se non mi piace ammetterlo, ho un po' paura.-
-Quanto tempo fa te ne sei accorta?- chiese subito il detective attirato dalle parole di Molly.
-Circa una settimana fa.- 
-Quindi è ovvio che ti stia seguendo da almeno un mese o forse più- sussurrò soprappensiero Sherlock -sapresti descrivermelo?- continuò.
-Più o meno... È molto alto ed è biondo. E poi cammina in modo molto strano, come se  stesse marciando a passo militare. Una volta l'ho anche visto su una macchina nera, molto costosa e nuova... Credi sia pericoloso?- 
-Le informazioni sono abbastanza scarse, ma temo non voglia offrirti delle caramelle per fare amicizia. Ritengo comunque che non voglia farti del male, ma che ti stia in qualche modo osservando e che stia aspettando qualcosa. O piuttosto qualcuno. Certamente chi ti sta seguendo è un sottoposto che sta eseguendo degli ordini. E a cui non importa di essere visto.- concluse il detective.
-Dovrei fare qualcosa secondo te?-
-Non so se andare dalla polizia sia un buon modo di togliertelo dai piedi. Penso solo sia un pretesto per velocizzare i piani del superiore del tuo amichetto. Chiamo Mycroft che entro domani ti farà avere una guardia del corpo e dei cecchini addestrati a sparare al primo estraneo che ti si avvicina troppo.-
-Wow grazie mille Sherlock ma è davvero necessaria una guardia del corpo secondo te?-
-Non te l'avrei proposta se non l'avessi ritenuta necessaria.-
-Bè allora grazie mille Sherlock- sorrise la patologa - e comunque era di questo che stavo parlando nel mio appartamento. Tu aiuti le persone. E lo fai in modo disinteressato.-
-Io non aiuto le persone Molly, aiuto me stesso a non crollare nel baratro dell'apatia.-disse con tono annoiato Sherlock.
-Pensala come vuoi, ma nonostante ciò che dici, tu mi stai aiutando, perciò grazie, grazie davvero.- 
 
*****
Odio dover chiedere favori a mio fratello Microft. 
Ma me lo deve. Sfrutterò fino in fondo il suo tradimento. E poi distruggere la rete di Moriarty non è stata certo una passeggiata... 
Non ho voluto dire niente a Molly per non allarmarla ma, molto probabilmente, c'è James Moriarty dietro tutto questo. Per una volta mi piacerebbe non aver ragione. Anche se la prospettiva di un nuovo gioco non mi dispiace molto. 
So che dovrei odiarlo per avermi fatto buttare giù da quel maledetto tetto e minacciato di morte i miei amici, ma non posso impedirmi di essere felice per un nuovo enigma da risolvere all'orizzonte. 
Anche se c'è anche la probabilità che sia tutto un fake per far spaventare la massa.
Chissà se c'è un modo per calcolare la composizione di un isotopo radioattivo usando solo-
-Sherlock ma quindi tu hai spazio per i miei vestiti nel tuo Mind Place?- lo interpellò Molly irrompendo nei suoi pensieri mentre il taxi si fermava.
-Forza, vai avanti, pago io.- disse liquidando la domanda mentre pagava il tassista.
 
 
* Meena viene menzionata nel blog di Molly Hooper creato dalla BBC
** Riferimenti casuali a film casuali
***Non è di vitale importanza, comunque mi riferisco all'attore che interpreta Sherlock nella serie della BBC ovvero Benedict Cumberbatch che è alto per la precisione 1,83. So cosa state pensando e no, purtroppo (almeno per me) non l'ho misurato personalmente con un metro, né sono una fan ossessionata (o forse si? Boh). Comunque l'ho cercato su Internet. 
 
*sgabuzzino di una ragazza delirante*
Lo so, lo so. 
Sento le folle di personaggi che gridano "al rogo" tutti in coro...
Questo capitolo è OOC in modo oltraggioso, ma è anche vero che non esisterebbe nessuna Sherolly senza un po' di OOC.
Anche se io ho un po' esagerato. 
Deeecisamente esagerato.
Dal prossimo capitolo in poi ci sarà un po' più di movimento ( o almeno spero). 
La mia mente malata ha concepito questo per il nuovo capitolo.
So che non é niente di che, ma é la mia prima storia, spero che almeno a qualcuno di voi stia piacendo.
Inoltre, prima che lo dimentichi, non scrivo a scopo di lucro, la BBC non mi appartiene, come nemmeno la trama originale e i bellissimissimi attori si questa Serie TV e bla bla bla. 
Come sempre, aspetto le vostre recensioni ❤️
   
 
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