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Autore: Cecily Jean Lovegood    13/12/2014    2 recensioni
La mia storia parla della fondazione di Hogwarts. Ho voluto approfondire questo aspetto su cui la storia di Harry Potter non si dilunga molto provando ad immaginare come sia avvenuta la nascita di questa leggendaria scuola di magia e qualche vicenda personale riguardante i quattro mitici fondatori.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tassorosso, Tosca Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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TREDICESIMO CAPITOLO
HELENA RAVENCLAW
 
Dopo la partenza di Salazar il castello di Hogwarts era un po' in subbuglio. Il nuovo anno si aprì senza di lui, così gli altri tre dovettero trovare un sostituto che insegnasse le materie di cui si era occupato Salazar e spiegare ai vecchi studenti perché non avrebbero trovato il loro insegnante. Godric decise di essere chiaro. "Non mentiro agli studenti" diceva: "tutti devono sapere esattamente ciò che ha fatto e devono conoscere la viltà delle sue azioni." Così, nel consueto discorso di inizio anno spiegò agli studenti che Slytherin se n'era andato perché aveva avuto uno scontro con gli altri tre. Disse chiaramente che le ragioni del disaccordo riguardavano la decisione di ammettere a Hogwarts studenti di origine babbana. Molti dei vecchi studenti furono indignati dal comportamento di Salazar, altri, soprattutto quelli della sua casa, si dissero semplicemente delusi. In ogni caso l'anno iniziò come di consueto, un altro insegnante fu nominato Direttore della Casa di Slytherin e tutto procedette secondo la norma. Anche tra i fondatori fu presto ripristinato un clima di serenità e concordia. Nei primi tempi, però, quel posto vuoto alla tavola era pesato non poco e per giorni i tre si erano a stento rivolti la parola, ognuno immerso nella riflessione su ciò che era successo e afflitto dalla mancanza del quarto Fondatore. Chi più risentiva della partenza di Salazar era ovviamente Tosca, la quale però non aveva mai fatto menzione a nessuno del suo amore, nemmeno alla sua più cara amica Priscilla, per timore che ella disapprovasse la sua scelta. Così ora a soffrire in silenzio erano in due, le due donne che portavano il loro fardello cercando di mantenere un'apparenza felice. Godric, invece, ignaro del dolore che provocava quotidianamente a una delle persone a lui più vicine in quel momento, nutriva solo rancore e desiderio di vendetta verso il traditore Salazar.
Ma c'era un'altra persona, abitante del castello e partecipe di tutte le vicende che avvenivano al suo interno. Parliamo di Helena, la figlia di Priscilla e Godric, la quale però non ricordava nulla sull'identità del suo vero padre. Già da tempo aveva accettato le bugie di sua madre sul fatto che suo padre era morto tempo prima, quando lei era ancora molto piccola. Helena era cresciuta, non era più la bambina coccolata da tutti, era una giovane strega che aveva appena terminato il suo ultimo anno di istruzione a Hogwarts. Aveva dimostrato di possedere intelligenza e abilità magica, ma non esattamente al pari della madre. Questa cosa l'aveva tormentata per gran parte della sua adolescenza,  poiché temeva di non essere in grado di soddisfare le aspettative che tutti avevano su di lei essendo figlia della grande Priscilla Ravenclaw. Era una ragazza bellissima e orgogliosa e aveva ereditato una buona dose della determinazione del padre, dunque non poteva tollerare di essere considerata inferiore a qualcuno, specialmente a sua madre. Durante il suo ultimo anno ad Hogwarts aveva dovuto pensare a cosa avrebbe voluto fare una volta terminata la scuola. Naturalmente tutti si sarebbero aspettati che avrebbe seguito le orme della madre diventando a sua volta un'insegnante della scuola. Ma lei non si sentiva all'altezza di questo compito, sapeva che le sue capacità erano al di sotto di quelle di sua madre, degli altri Fondatori e degli altri insegnanti e questa cosa la frustrava moltissimo. Salazar l'aveva sempre rassicurata molto sul fatto che sarebbe diventata una grande strega qualunque cosa avesse desiderato fare e ora che lui se n'era andato lei ne sentiva la mancanza. Era sempre stato molto legato alla ragazza, perché possedeva qualità che lui apprezzava nei suoi studenti, ma naturalmente non aveva potuto inserirla nella sua Casa dal momento che sua madre dirigeva la Casa di Ravenclaw. Helena aveva affrontato l'argomento con la madre, che era consapevole dei limiti di Helena, ma non per questo la amava di meno. Aveva cercato di essere quanto più dolce e rassicurante possibile con lei, ma la sua delicatezza aveva offeso ancora di più Helena, che l'aveva considerata un modo gentile per dirle che non la riteneva alla sua altezza. Così, crescendo, la convinzione di essere inferiore alla madre si era accresciuta, fino a portarla ad una drastica decisione. Se ne sarebbe andata. Avrebbe cercato fortuna altrove, poiché sapeva che a Hogwarts non avrebbe mai trovato la felicità. Ma prima di partire avrebbe compiuto l’azione che da molto tempo meditava, rubare il diadema di sua madre. Solo così avrebbe potuto accrescere la sua intelligenza ed essere al pari di lei. Così passò giorni a preparare i bagagli senza che la madre lo sapesse e, in una tiepida mattina di maggio, si alzò molto presto pronta a partire. Priscilla teneva il diadema nella sua stanza, sul comodino accanto al suo letto, ma la sera prima Helena era riuscita a far bere a sua madre un potente sonnifero preparato da lei stessa e abilmente nascosto in un bicchiere di Acquaviola. Così Priscilla era caduta in un sonno profondo e Helena quella mattina era riuscita ad entrare nella sua stanza senza svegliarla. Aveva preso il diadema e si era voltata per andarsene. Ma non era riuscita a fuggire senza prima rivolgere un ultimo sguardo alla madre. La guardò dormire, aveva un’espressione serena. Negli ultimi tempi era un po’ invecchiata ma era sempre una bella strega e la sua figura era più elegante che mai. Mentre la guardava, Helena fu quasi presa dal rimorso, come poteva abbandonare quella donna, sua madre che l’aveva cresciuta e l’aveva tanto amata? In quei pochi istanti Helena scorse tutta la sua vita insieme alla madre, da quando giocava con lei da bambina, a quando le aveva insegnato a tenere in mano la bacchetta, fino a quando le aveva dato i primi consigli sui ragazzi. Ma ormai aveva deciso. Se ne sarebbe andata come Salazar e, come Salazar, l’avrebbe fatto senza rimpianti. Prese il diadema e se ne andò. Uscì dal portone di quercia e corse via. Corse lontano nei prati inondati dal sole senza voltarsi indietro, stringendo il diadema tra le mani.
 
Priscilla quella mattina si svegliò tardi. Le sembrò di avere dormito tantissimo e bene, era da tanto che non faceva un sonno così lungo e ristoratore. Ma non appena si sollevò dal letto capì immediatamente che qualcosa non andava, non c’era il diadema sul letto. Di solito, la mattina lo indossava per dieci minuti per riordinare le idee, ma quella mattina non potè farlo. Agitatissima si mise a cercarlo ovunque, senza però trovarlo. Preoccupata, corse in camera di Helena per vedere se l’aveva preso lei, magari le serviva perché era alle prese con qualche problema, ma giunta nella sua camera non trovò né lei né il diadema. Si mise a cercarla per tutto il castello, ormai disperata, andò sulla torre di astronomia, ala guferia, sulla riva del lago, sotto un platano dove le piaceva stare durante le giornate di bel tempo ma niente, Helena non poteva che essersene andata. Disperata, Priscilla chiamò Tosca e Godric e li avvertì dell’accaduto. Anche loro si misero a cercarla, ma senza risultati. Tosca cercò di consolare Priscilla come poteva. Quest’ultima, ormai, era al limite della sopportazione. Aveva perso le persone che amava di più al mondo, suo marito e sua figlia, la sua bambina adorata. “Perché se n’è andata? Cosa le mancava qui? Sembrava felice…” Continuava a ripetersi queste domande. Per tre giorni vagò per il castello chiamando la figlia, sembrava in preda al delirio. Tosca e Godric osservavano esterrefatti questo suo comportamento e cercavano di calmarla come potevano, ma Priscilla non trovò mai più pace.
 
 
   
 
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