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Autore: Zefiria BlackIce    14/12/2014    2 recensioni
-Prima Fan Fiction che pubblico in assoluto...-INCOMPIUTA-
Angeline e Perla si sono trasferite a Ikebukuro per degli scopi ben precisi. Ma qualcuno le sta cercando, qualcuno che può essere molto pericoloso, qualcuno da cui non possono scappare, perché marchiate... Verranno aiutate da Shizuo, Izaya e dagli altri, o dovranno sbrigarsela da sole? E se nascesse anche qualcosa di più? Tra serietà e (spero) comicità, tra cose ovvie e non, la vita di Ikebukuro potrebbe stare per cambiare.
-Ok, che dire... non sono per niente sicura di questa FF. Mi ritengo alquanto mediocre a scrivere, e la lettura potrebbe essere pesante. Alcuni personaggi saranno sicuramente OOC.
Genere: Generale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Capitolo 26

Izaya era davvero agitato.
"Perché questo cambiamento improvviso? Fino ad adesso è stata piuttosto reticente. Perchè?" pensò allungando ulteriormente il passo, per arrivare il più presto possibile a casa. L'avvertimento era stato piuttosto chiaro.
--FLASHBACK--
Izaya era come al solito in giro per Ikebukuro, divertendosi a notare piccole cose che gli altri non vedevano o semplicemente ignoravano a bella vista. Stava ridacchiando spensieratamente tra sé quando uno dei suoi tanti cellulari squillò all'improvviso. Sorrise vedendo a chi appartenesse il numero.
«Oi oi, Shiki-san, che piacere sentirti.» disse con il tono e il viso allegramente beffardi.
«Non ho tempo per i tuoi subdoli convenevoli, informatore» disse subito il mafioso, con un tono che non prometteva niente di buono «Ho un messaggio molto importante da riferirti.»
«E da quale dei nostri molti comuni contatti?» chiese il giovane senza perdere il sorriso.
«La più importante, la più pericolosa.  Non mi sembrava in vena di scherzi....»
«Allora, che dice?» insistè l'informatore interessato. Da quanto non sentiva la Dragonessa? Da quando avevano sparato a Perla. Non aveva più contattato nessuna delle due.
«Senti, non so in che guai ti sei cacciato con lei, io non centro niente...» tentennò Shiki. «La Dragonessa ti aspetta a casa tua, e ha detto anche di sbrigarti, se vuoi che la tua segretaria non ci rimetta le penne.»
Izaya cambiò immediatamente espressione; non che gli importasse più di tanto di Namie, ma come si azzardava quella ragazzina (perché altro non era, per quanto influente) a fargli un affronto del genere? Attaccò senza rispondere. Immediatamente gli arrivò un messaggio.
-Salve, come sicuramente Shiki-san ti ha appena spiegato, farai meglio a sbrigarti. Sentiti libero di chiamarmi su questo numero appena arrivato.- diceva il messaggio.
--FINE FLASHBACK--
Era arrivato. La porta di casa sua era proprio davanti a lui.
"Possibile che l'abbia sottovalutata?" pensò mentre apriva silenziosamente la porta, tutti i sensi all'erta. Sperando di prendere di sorpresa l'eventuale intrusa, fece partire la chiamata. Subito un allegro motivetto risuonò nell'appartamento, facendolo trasalire. L'aveva già sentito da qualche parte.
Trovò il cellulare appoggiato sulla sua scrivania, anche quello gli sembrò stranamente familiare...
Si guardò intorno, ancora all'erta, alla ricerca di un qualche particolare che gli rivelasse dove si nascondesse l'intrusa, ma non trovò niente fuori posto, a parte... la sua poltrona, rivolta verso le grandi vetrate.
La sua momentanea irritazione verso la Dragonessa crebbe un po' di più. Aveva quella comodissima poltrona girevole da quando aveva iniziato a "lavorare", per così dire. Ci passava la maggior parte del tempo che passava a casa, a cercare informazioni e a chattare con  inconsapevoli persone.
Si avvicinò silenziosamente alla sedia, afferrando tre delle lame che teneva nella manica, pronto a lanciarle. Afferrò lo schienale con il fiato sospeso, come in una scena clou di un giallo, e girò la poltrona d'improvviso, pronto a scattare in caso di pericolo. Cosa che non fece. Quello che si ritrovò davanti lo disiorientò tanto da fargli abbassare un attimo la guardia e non farlo reagire quando gli fu puntata addosso una pistola munita di silenziatore. Da qualcuno accovacciato che indossava una felpa grigia almeno due volte più grande del necessario, da qualcuno che lo guardava dritto con occhi d'argento, con uno sguardo che sembrava quasi chiedere scusa.
«Sei stato molto, molto maleducato a non venirmi a trovare neanche una volta in ospedale, Pellicchan.» mormoró semplicemente quella che infine si era rivelata essere niente di meno che la Dragonessa.
Restarono in quella posizione per qualche minuto, poi Izaya sbatté violentemente le lame sulla scrivania e si allontanò dall'altra con passo nervoso, passandosi una mano tra i capelli. Intanto la bionda aveva fatto scomparire la pistola tra le pieghe della felpa, e ora lo osservava aggirarsi per l'ampia sala con uno sguardo colpevole. Dopo qualche passo su e giù, l'informatore si voltò verso Perla.
«Perché tu?» chiese con tono che aveva molto di sconsolato «Tra tante, perché proprio te?»
«Non lo so, non lo so proprio.» scosse la testa lei «Il destino a volte fa davvero  brutti scherzi.»
«Il destino? Il destino? Io non credo nel destino, e se davvero siamo così simili, neanche tu giusto?» le chiese aspramente «E non credo che sia stato il destino ad avvicinare una normale diciassettenne a un pericoloso informatore, o sbaglio, Dragonessa
«No, non sbagli» concordò lei, sospirando «Ma ora non crederai che mi metta a piangere implorando il tuo perdono, vero? É tempo di farla finita di fare la povera ragazza che si sente in colpa, altrimenti sembrerà che sia tu quello dalla parte del torto, no? Cosa siamo, un vecchio cliché?» disse riprendendo l'espressione sicura che aveva sempre, e il suo sorriso beffardo «Vuoi sapere il perché di tutto questo? Semplice, ti ho trovato molto interessante, e mi sono divertita giusto un po'» spiegò accomodandosi di traverso sulla poltrona. Izaya aprì la bocca con espressione contrariata, pronto a controbbattere, ma la ragazza lo precedette «Non osare farmi la predica adesso, informatore, come se tu fossi immacolato di ogni peccato. Sai, di recente mi é stata raccontata una storiella per certi versi divertente, da un'adorabile e timida ragazza. Il nome Rio Kamichika ti dice niente?»
Al moro si seccò la bocca di colpo.
«Hai indagato su di me?» chiese sospettoso.
«Affatto, é stata lei a raccontarmela di sua spontanea volontà. Un sacco di gente mi ha dato fastidio a causa tua...» si zittì un momento «Comunque, non sono qui per rinfacciarti quello che hai o non hai fatto... più o meno. Anche se può non sembrarti così, non ho  intenzioni ostili nei tuoi confronti. Anzi ti voglio aiutare» lui la guardò con uno sguardo sarcastico «Lo so che ti è difficile credermi, ma dico davvero.»
Il moro le scoccò un'altra lunga occhiata, prima di sospirare e dirigersi in cucina.
"Da quando mi faccio battere così da una ragazzina?" pensò.
«Vieni, discuteremo davanti a una tazza di caffé...»
«Yay!» esclamò lei saltando giù dalla poltrona per seguirlo in cucina, dove si accomodò «Sai, sembri quasi una persona normale quando cucini» si appoggiò comodamente al tavolo.
«Mph» si limitò a borbottare lui poggiandole davanti in malo modo una tazza piena di caffé e sedendosi davanti a lei «Allora, ragazzina, in cosa consisterebbe il tuo prezioso aiuto?» chiese con tono sarcastico.
«Protezione» disse lei sorseggiando piano la bevanda.
Izaya alzò un sopracciglio.
«Da cosa?»
«Dalla stessa persona che ha mandato quell'uomo a spararmi» le mani di Perla tremarono un poco, cosa che non sfuggì all'altro.
«E scommetto che hai delle prove concrete, giusto?»
«Esattamente. Guarda, questa l'ho trovata sulla soglia di casa tua quando sono entrata» la bionda tirò fuori da una tasca  una specie di cartolina bianca con sopra un'inquietante disegno: un cerchio con una specie di mezzaluna con le punte verso l'alto, così l'avrebbero descritto in molti, ma al giovane sembrò solo un folle sorriso. Aggiungendo questo al fatto che sotto ripotava la scritta: "Tu sei il prossimo, ah ah ah", e che il tutto era scritto con qualcosa che somigliava fin troppo al sangue, beh, era sicuramente raccapricciante per qualcuno che non  fosse lui. Ma nonostante tutto, quel messaggio gli instillò una punta di ansia che non aveva mai provato prima.
«Come so che non é tutto una tua macchinazione?» chiese apparentemente scettico.
«Perché non scherzerei mai su questo, non dopo che é successo anche a me» disse lei, per poi abbassare lo sguardo.
«Bene, visto che sostieni tanto che sono in pericolo, che ne dici di parlarmi in po' di questa persona?»
«Non posso» affermó la ragazza con semplicitá sciogliendo un po' la tensione che si era creata.
Izaya sospiró. Quella era una delle poche volte in cui si sentiva davvero frustrato. Cosa piú unica che rara.
«Ti diverti a tenermi sulle spine?» le chiese quasi arrendendosi.
«Affatto, é che non ho poi molte informazioni, e poi siamo di fretta» disse alzandosi e appoggiando la tazza sul tavolo «Pensa che ti ho anche portato un regalino per l'occasione, ma visto come eri teso quando sei entrato, non credo tu che tu l'abbia notata» sparí velocemente in sala e tornó portandosi dietro un trolley abbastanza voluminoso.
Il moro la guardó veramente sorpreso stavolta.
«Di certo é uno dei regali piú bizzarri che mi abbiano mai fatto» non riuscí a trattersi dal ridacchiare, sia per il regalo bizzarro, sia per l'entusiasmo di lei.
«In effetti neanche a me é capitato spesso di regalare una valigia» sorrise l'inglese «Ma il fatto é che dobbiamo partire il piú presto possibile»
«Si, ottima idea» ribatté lui con sarcasmo «Peccato che io non possa abbandonare cosí facilmente la cittá. Sai quati affari importanti ho in corso in questi tempi?»
«Comprendo benissimo, dopotutto siamo nello stesso settore. Ma qui c'é in gioco piú di qualche affare. E poi non vuoi tenere d'occhio le tue sorelle?» rispose lei alzandolo dalla sedia e spingendolo verso la zona notte.
«Cosa c'entrano Mairu e Kururi?»
«Ma come, non ti hanno giá telefonato? Strano, ormai Linäe dovrebbe essere riuscita a contattarle...» commentó Perla chiudendolo dentro alla camera da letto dopo averci spinto dentro lui e la valigia.
«Ehi, fammi uscire! E di chi stai parlando?» le chiese Izaya attraverso la porta.
«A dopo le spiegazioni! Sappi solo che Linäe é il nome "intimo" di una persona piuttosto famosa. E ora riempi la valigia con tutto il necessario! L'aereo non aspetta mica noi!» spiegó la bionda con un sorriso divertito.
«Che aereo??» il tono dell'informatore era diventato allarmato.
«Ti avevo detto oppure no che sei in pericolo di vita se rimani qui? Quindi ho prenotato due biglietti e fatto pressione affinché le tue sorelle avessero una scusa per lasciare il paese, sono in pericolo anche loro.»
«E dimmi, dov'é che andremo?»
«Dove i tuoi nemici non si azzarderanno a venire, non quando sapranno che ti sei alleato con me.»
«E chi l'ha detto che mi sarei alleato con te?» chiese accigliato Izaya finendo di mettere il minimo indispensabile dentro il trolley. Si accostó alla porta per farsi aprire «Ho finito!»
«Beh, giá che tu non abbia cercato di uccidermi quando mi hai vista qua in casa tua é un segnale di simpatia, non trovi?» sorrise furba la giovane, aprendo la porta «É ora di perfezionare almeno un po' il tuo inglese!» aggiunse in madrelingua.
«Eh?» il moro era un po' confuso, non aveva mai capito l'inglese, ai tempi della scuola lo odiava.
«Non puoi pretendere che i londinesi sappiano il giapponese, no? Almeno per le cose piú semplici ti faró delle veloci lezioni, per il resto puoi stare tranquillo, la maggior parte della gente che incontreremo sa parlare il russo.»
«Questo vuol dire che andremo a Londra?»
«Esatto! E ora sbrighiamoci, c'é una macchina qua sotto che ci sta aspettando!» la ragazza fu costretta quasi a trascinare di peso l'informatore, che non la smetteva di fare domande su domande.
«É sicuro almeno? L'autista non ci tradirá?»
«Autista? Quale autista?» Perla assunse uno sguardo confuso.
«Non avevi detto che ci stava aspettando un'auto??» Izaya stava iniziando a spazientirsi.
«Quello era un modo di dire! Non c'é nessuno in quella macchina!»
«E chi guida allora? Io non so giudare!»
Perla si fermó improvvisamente e lo guardó in faccia serissima, prima di scoppiare a ridere.
«Certo che per essere l'uomo piú pericoloso di Ikebukuro, ti stai comportando fin troppo da ingenuotto con me, sicuro che sei il vero Izaya Orihara? Chi guiderá? Io, ovviamente! Come posso arrischiarmi di far sapere a qualcun altro di questa partenza? Se avessi ingaggiato qualcuno, avrei dovuto ucciderlo appena arrivati a destinazione!»
Intanto che la ragazza dava questa spiegazione a metá tra il divertito e il serio, i due avevano raggiunto il loro mezzo: una comunissima utilitaria, di quelle di cui ti scordi anche se ti é appena passata davanti. Sistemarono in fretta il bagaglio, e si sistemarono davanti.
«Ehi, sei sicura di quello che stai facendo?» chiese il moro guardando scettico l'altra che intanto aveva acceso il motore. Aveva sempre odiato le auto.
«Certo!» rise lei partendo «Dai, vedrai che ti divertirai a Londra!»

Angolo dell'autrice (più triste di voi per quello che leggerete)
Salve. Oggi niente entusiasmo, mi dispiace (questa sarà la prima di un'infinita sequela di scuse)
Come credo abbiate letto dal titolo, questa sarà una storia incompiuta, per il semplice (neanche tanto) motivo che io non mi sento più all'altezza di questo racconto. Iniziato con le migliori intenzioni, certo, ma come ogni cosa che faccio, mi sono ritrovata senza più vera voglia e soprattutto idee. 
È sempre stata una storia piuttosto nebulosa nella mia mente, senza contorni definiti o una vera e propria trama; e visto che non vorrei mai sottoporvi ai miei miseri tentativi di prolungamento della storia, ho deciso di mettere fine a tutto ciò.
Questo è l'ultimo capitolo di una storia non destinata a terminare, almeno non in un futuro piuttosto lungo.
Mi scuso davvero, davvero tanto per avervi fatto attendere tanto tempo e tanti capitoli per un'interruzione del genere, che può lasciare l'amaro in bocca.
Zefiria
  
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