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Autore: Flami151    14/12/2014    0 recensioni
E se Draco Malfoy non avesse mai ricevuto il Marchio Nero? Cosa farebbe della sua vita una volta tornato a Hogwarts? Se "il ragazzo che non ha avuto scelta" potesse scegliere il suo futuro, cosa accadrebbe?
Senza Draco a scontare per le mancanze di Lucius Malfoy, sarà Narcissa a prendersi la responsabilità degli errori del marito, ingaggiando col Signore Oscuro un gioco sadico e senza scrupoli, che la porterà a conoscere i meandri più bui della mente umana e a rivelare la sua umanità, celata dietro le convenzioni sociali e un passato misterioso.
Come tutto ciò influenzerà una giovane e confusa Hermione, ormai rassegnata all'idea che il suo destino sia già scritto? E come ridisegnerà i ruoli dei personaggi durante la battaglia finale?
Una storia che svela i desideri inconsci dei nostri amati eroi, portandoli a galla.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy, Ron Weasley, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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AVVISO: Storia incompiuta! Se siete curiosi di leggere questa storia sappiate che la sto riscrivendo interamente! Troverete la nuova versione sul mio profilo!

 

Ai miei lettori,
scrissi già una Fanfiction in passato ma rileggendola mi sono resa conto di come il mio lavoro fosse decisamente riduttivo e poco sviluppato. Essendo passato quasi un anno ormai, voglio cimentarmi nuovamente nella scrittura creativa sperando di mostrare i miei progressi.
Non avendo dei capitoli già pronti non so assicurarvi la frequenza delle pubblicazioni. Inoltre potrebbe capitare a volte che io inserisca delle citazioni nel racconto, se ciò dovesse accadere aggiungerò un asterisco con cui ve ne segnalerò la provenienza.
Infine voglio dedicare questa storia a chi, come me, sta imparando solo ora a conoscere se stesso, a chi ama  l’arte e a chi deve prendere una decisone importante nella sua vita.
Buona lettura.
 
Chi sono io?
 
Narcissa era in piedi davanti al Signore Oscuro. Teneva la schiena e le spalle ben dritte, il mento alzato e i suoi occhi non lasciavano intravedere alcuna emozione; la sua postura fiera era tradita soltanto da un leggero e impercettibile tremito all’angolo della bocca.
 
Nonostante si trovassero al Malfoy Manor, Colui-che-non-deve-essere-nominato sembrava molto più a suo agio di lei in quella situazione e sedeva comodamente su una poltrona all’interno della camera padronale, di cui si era appropriato.
 
La poca luce presente proveniva esclusivamente da un caminetto posto sul lato opposto della stanza. L’unica finestra presente era talmente ben serrata da non lasciar filtrare nemmeno un filo di luce, tanto da non poter distinguere il giorno dalla notte. Lui non amava essere osservato, lui viveva nell’ombra, lui lasciava che fossero le sue parole, prima del suo aspetto raccapricciante, a intimorire i suoi sudditi.
 
Quando parlò col suo tono sibilante, infatti, un brivido percosse la schiena di Narcissa, ma lei non lo diede a vedere e come un soldato mantenne la sua posizione.
 
<< La decisione è stata ormai presa, cosa ti fa credere che io possa cambiare idea? >>
 
La signora Malfoy soppesò attentamente le parole prima di rispondere.
 
<< Mio Signore, nonostante i profondi sentimenti che nutro per mio marito sono consapevole dei danni che ha causato, ma ritengo che non vi sia pena peggiore di quella che sta scontando adesso, ad Azkaban, senza alcuna possibilità di servirla e di rivendicare il suo onore. Ha già perso la sua libertà e la sua dignità, è proprio necessario che debba perdere anche suo figlio? >>
 
Anche attraverso l’oscurità Narcissa riuscì a vedere il ghigno che si disegnò sul volto del Signore Oscuro.
 
<< Mia cara narcissa, Draco non morirà se riuscirà a portare a termine il compito che sto per assegnargli. Mi è sembrato un ragazzo intelligente,  non credo che avrà molte difficoltà. >>
 
<< Signore, io credo molto nelle capacità di mio figlio, ma uccidere Albus Silente è oltremodo fuori dalla sua portata, è un incarico che persino io potrei trovare difficile da svolgere. >> Si morse la lingua per l’ultima frase che aveva pronunciato, ma Lui non parve farci caso, così proseguì. << Se dovesse sbagliare, se qualcuno riuscisse a vedere il suo Marchio, l’intero piano rischierebbe di andare a monte prima del tempo. Mi creda, l’intervento di Draco potrebbe essere più d’intralcio, che utile. >>
 
Il suo interlocutore rimase in silenzio, questo era un ottimo segno, voleva dire che le sue parole avevano avuto un certo peso.
 
Dopo un tempo che le parve infinito, l’Oscuro sembrava aver preso una decisione.
 
<< Nonostante l’inettitudine mostrata da tuo marito, ho molta stima di te mia cara Narcissa. >> Parlava lentamente, scendendo ogni parola. << Per questo ho deciso di darti ascolto. Forse concedere a Draco il Marchio Nero potrebbe essere prematuro. >>
 
Il cuore di Narcissa accelerò per la gioia: a causa di un errore commesso in passato, la sua vita e quella di Lucius furono irrimediabilmente distrutte da quel mostro che ora si trovava davanti a lei e che aveva usurpato la sua casa, ma forse Draco si sarebbe salvato, forse un giorno avrebbe avuto una vita normale.
 
<< Ciononostante. >> Si era illusa troppo presto. << L’incompetenza di Lucius deve essere punita. >>
 
***
 
Quando mia madre mi diede la notizia, rimasi senza parole.
 
<< Che vuol dire che non diventerò un Mangiamorte? >>
 
<< Il Signore Oscuro ha ritenuto che tu non fossi ancora pronto per questo incarico, riceverai l’onore di essere ammesso alla cerchia dei suoi fedelissimi solo quando avrai terminato i tuoi studi, è la cosa migliore. >>
 
Non riesco a capire, fino a pochi giorni fa sembrava che sarei stato marchiato, e adesso la mia speranza è andata in fumo. Mi siedo sul letto accanto a mia madre, è molto pallida, lo si può vedere anche sotto lo strato di trucco che nasconde magistralmente le sue imperfezioni; se non fossi così deluso dalla notizia, forse le chiederei come sta. Si sta accarezzando i folti capelli sciolti che le ricadono delicatamente su una spalla, formando delle leggere onde.
 
<< Perché credi che abbia cambiato idea? >> Chiedo con un tono di voce più carico di delusione di quanto non avrei voluto.
 
<< Non saprei, forse vuole solo che tu abbia più tempo per prepararti, magari per goderti la giovinezza. >>
 
Godermi la giovinezza? Ma se non ho fatto altro negli ultimi sedici anni? Sono stato il bambino più fortunato di tutta la scuola, ho sempre avuto tutto ciò che desideravo: i soldi, le ragazze, gli amici. Sono stanco di essere un ragazzino, stanco di restare chiuso in quella topaia colma di Mezzosangue e di babbanofinli.
 
Guardo mia madre come se lei potesse trovarmi una soluzione, come se bastasse uno sguardo per farmi ottenere ciò che volevo, come è sempre stato, ma lei evita i miei occhi, puntando ostinatamente i suoi verso il basso. Nasconde qualcosa.
 
<< Sei stata tu? >> Chiedo poco convinto; lei non risponde. << Sei stata tu! Hai convinto il Signore Oscuro a non ammettermi tra i Mangiamorte! >>
 
Lei sospira.
 
<< Si Draco, sono stata io, mi dispiace, so con quale impazienza attendessi quel giorno, ma devi solo portare pazienza per un altro paio d’anni, poi potrai decidere liberamente il tuo destino. >>
 
D’un tratto, la delusione cocente di poco fa inizia a far posto alla rabbia. Mia madre, la sola persona che mi è vicina ora che papà è in prigione, mi ha tradito. Lei che per prima si era mostrata entusiasta quando l’Oscuro aveva annunciato il suo desiderio di conferirmi il Marchio Nero è colei che ha reso questa benedizione irraggiungibile.
 
Perché era di questo che si trattava, di una benedizione. Niente al mondo avrei desiderato di più che poter finalmente adempiere a quel destino per cui mi preparo da quando sono nato. Una volta diventato Mangiamorte, nessuno mi avrebbe più trattato come un ragazzino, nessuno avrebbe più osato trattarmi nemmeno come un suo pari, tanto meno il Trio dei Miracoli, che si crede tanto superiore a me.
 
Senza accorgermene mi sono alzato e ho iniziato a percorrere la stanza avanti e indietro a grandi falcate. Mi giro verso di lei, verso la donna che credevo mia alleata e le urlo in faccia tutto il mio disprezzo.
 
<< Credevo che volessi il meglio per il tuo unico figlio, credevo che desiderassi farmi felice! >> Lei non si scompone, così urlo più forte. << Senza papà non sei altro che una nullità! Guarda come ti sei ridotta, a mettere i bastoni tra le ruote al tuo stesso figlio. >>
 
Non so più neanche cosa sto dicendo, voglio solo gettare la mia rabbia addosso a colei che ha infranto le mie speranze. Cerco di controllare le mie emozioni, come ho imparato a fare fin da piccolo, eppure continuo a camminare su e giù tirando pugni a qualsiasi cosa entri nel mio raggio d’azione. Nonostante ciò lei resta immobile, non si scompone, non reagisce ai miei insulti e alle mie provocazioni. La guardo ancora, sento i miei occhi ridursi a fessure ma lei sostiene il mio sguardo.
 
<< Torna da Lui, digli che ritiri qualunque cosa tu gli abbia detto. Fagli cambiare idea. >>
 
<< No. >>

Quella sua semplice risposta, il suo tono deciso e autoritario, mi lasciano senza parole. I miei piedi si fermano finalmente ma le mie mani iniziano a tremare senza controllo. Sento il mio viso farsi paonazzo per lo sforzo di non urlare, di non saltarle addosso, di non estorcerle un “si” con la violenza. Non mi aveva mai negato niente prima di allora e mi basta guardarla un’ultima volta per capire che non mi avrebbe mai dato ciò che desidero. Esco dalla stanza sbattendo la porta.
 
***
 
I giorni sono passati velocemente e io non ho ancora rivolto la parola a mia madre. A dirla tutta mi sento un po’ in colpa: deve soffrire molto delle mancanza di papà. Ma anche a me manca, e lei invece di piangersi addosso dovrebbe sentirsi onorata del fatto che il Signore Oscuro abbia scelto il Manor come sua dimora, papà lo sarebbe di certo…
 
Non riesco ancora a spiegarmi perché si sia messa in mezzo, perché mi abbia privato di questo onore. Gelosia forse?
 
Oggi è arrivata la lettera di Hogwarts con i risultati dei G.U.F.O., rendendo il mio umore ancora più tetro.
 
GIUDIZIO UNICO PER I FATTUCCHIERI ORDINARI
 
Voti di promozione:
Eccezionale (E)
Oltre Ogni Previsione (O)
Accettabile (A)
 
Voti di bocciatura:
Scadente (S)
Desolante (D)
Troll (T)
 
DRACO MALFOY HA CONSEGUITO:
 
Astronomia:                                  O
Cura delle Creature Magiche:      A
Incantesimi:                                   E
Difesa contro le Arti Oscure:        E
Rune Antiche:                                A
Erbologia:                                     A
Storia della Magia:                        E
Pozioni:                                         E
Trasfigurazione:                           O
 
 
Dovrei essere felice, ho conseguito degli ottimi risultati. Ma non posso prendere in giro me stesso e illudermi che siano veramente i miei voti. So perfettamente che è stata l’influenza di mio padre a permettermi di ricevere una pagella del genere senza grandi sforzi. Forse solo Pozioni e Incantesimi corrispondono a verità e questo mi rende per certi versi… orgoglioso di me.
 
Continuo a fissare la lettera e mi rendo improvvisamente conto di dover scegliere cosa fare della mia vita. Non mi ero mai davvero soffermato a pensare quali corsi di studio avrei seguito dopo i G.U.F.O. dando per scontato che a quest’ora avrei già ricevuto il Marchio e che avrei consacrato il mio sesto anno scolastico a servire il Signore Oscuro.
 
Dentro la mia mente iniziano a prendere forma due importanti consapevolezze: la prima è che con quei voti posso scegliere di fare ciò che voglio; la seconda è che non ho la minima idea di cosa voglio.
 
Ormai mi sono abituato a pensare a me come Draco Malfoy, futuro Mangiamorte; ma ora sento il mio sogno più lontano che mai e mi ritrovo a chiedermi “chi sono io?”.
 
Allora: sono un Purosangue, sono un buon pozionista, sono un giocatore di Quidditch fenomenale… discreto a dir la verità. Mi piace volare sulla scopa e… non mi viene in mente altro.
 
Davvero non ho alcuna capacità o interesse? Cosa ho fatto negli ultimi anni se non prendermi il merito di risultati che non mi appartenevano?
 
Sento la mancanza di papà più che mai in questo istante. Mi immagino di averlo accanto a me, di festeggiare i miei ottimi voti fingendo che io ne sia davvero meritevole. Forse lui avrebbe impedito alla mamma di parlare col Signore Oscuro, forse adesso sarei un Mangiamorte e forse non mi starei preoccupando del fatto che la mia vita finora è andata avanti senza alcuno scopo.
 
Vado a dormire chiedendomi cosa proverei a portare il Marchio Nero sul mio avambraccio.
 
***
 
Lucius Malfoy era seduto sulla sua brandina nella polverosa e umida cella di Azkaban.
 
Nonostante le condizioni degradanti manteneva comunque una postura elegante, come si addice a un uomo di alto rango. Mai nessuno lo avrebbe visto strisciare, mai nessuno avrebbe visto il suo spirito fiero decomporsi, mai nessuno lo avrebbe sentito scongiurare pietà e benevolenza.
 
Provava disgusto per tutti quei cani rognosi che sentiva singhiozzare ogni notte, domandare perdono per i propri peccati e maledire chi li aveva gettati e dimenticati lì.
 
Lui invece, al contrario di tutti, si mostrava sempre impassibile come se niente di ciò che aveva intorno lo riguardasse, come se fosse ancora seduto nella comoda poltrona di casa sua, quella sulla quale era seduto colui che un tempo aveva venerato.
 
Un Auror passò davanti la sua cella. Ce n’erano molti ora che i Dissennatori non facevano più la guardia ai prigionieri e molti di loro, lo sapeva bene, erano seguaci del Signore Oscuro.
 
L’Auror lasciò cadere tra le sbarre della cella un piccolo pacchetto. Lucius lo contemplò a lungo: non poteva essere caduto li per caso, doveva essere indirizzato a lui. Un pensiero da parte della sua famiglia magari. Si piegò e lo raccolse, non era molto pesante. Iniziò a srotolarlo e ciò che vi trovò dentro lo sconcertò a tal punto da provocargli un forte conato. Dentro, avvolto in un fazzoletto lurido, c’era l’orecchio di Narcissa Malfoy, al quale era appeso ancora l’orecchino con l’emblema della sua casata.
  
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