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Autore: Fidaide    07/11/2008    4 recensioni
Corre l'anno 1955... Qualcosa di strano accade a Malfoy Manor.
"La tensione crebbe palpabilmente. Pensieri tumultuosi mulinarono nel cervello di Hilda, che, abbrancata da una fitta di paura, si voltò di scatto, mentre il viso del maggiordomo, ritto dinnanzi a lei, sembrava essersi impietrito. Nelle loro vene il sangue fluiva veloce e raggelato.
Alla servitù non era concesso di entrare nella stanza delle armi, la camera preferita dei signori Malfoy, Abraxas e Lysiart, che conteneva una sfilza di stemmi e fucili Babbani, insieme con un mucchio di stampe antiche provenienti da tutte le parti del globo. Ma l’infermiera, colta dal terrore e dall'ansia, dimenticò ogni divieto. Afferrò la maniglia e spalancò la porta della sala sfarzosa. Ai suoi occhi si presentò uno spettacolo agghiacciante..."
Scritta a quattro mani da Fidia e Alaide.
Genere: Drammatico, Mistero, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XXXI

Non appena Rosamund congedò le sorelle Zurrey, gli sguardi indiscreti di Laureen e di due elfi, Hatty e Maky, che apparentemente si stavano affaccendando in un angolo dell'ingresso della magione, le seguirono attentamente. Soltanto sul volto di Green apparve un'espressione di pura partecipazione, quando fissò il corpo tremante di Ottilia che, a passo lento, con la schiena curva, come piegata da un peso, si stava avviando verso il portone della magione. Il maggiordomo si affrettò a seguirla e ad aprire l'uscio, per poi uscire con lei.
Charlotte, rimasta come immobilizzata in mezzo all'andito, gli occhi leggermente vacui fissi sulla sorella, sembrò riscuotersi unicamente quando la vide andarsene. Sospirò pesantemente e, sempre sotto l'occhio vigile di Laureen, iniziò a salire le scale che portavano al piano superiore. Tutti i suoni della vecchia magione le giungevano lontani e ovattati, ogni rumore esterno era lontano mille miglia dalla sua mente e non riusciva nemmeno a comprendere dove si stesse recando. Non era nemmeno in grado di piangere, tremava soltanto, a scatti, come se dovesse mettersi a singhiozzare da un momento all'altro, ma nulla accadeva. Nulla successe nemmeno quando raggiunse la camera di Lucius e si lasciò cadere sul letto. Il bambino che al suo ingresso aveva lanciato un piccolo gridolino, agitando appena le manine, si calmò immediatamente, come se percepisse che la giovane era troppo tesa e terrorizzata per potersi accorgere di lui.
Charlotte si raggomitolò su se stessa stringendo con le mani la coperta, tentando di dare un senso a quello che stava avvenendo, ma l'unica cosa che riusciva a fare era sentire quel terrore sordo che già l'aveva presa nella stanza con la sorella e la Jameson. Uscendo da quel locale non si era nemmeno accorta se l'Auror avesse chiamato qualcun altro a testimoniare, né se avesse aggiunto qualcosa d'altro oltre al loro congedo. Tutto era ottenebrato da quello che era accaduto.
Si raggomitolò ancora di più, mentre fuori dalla finestra un vento improvviso iniziava a muovere gli alberi colmi di frutti. Non se ne accorse, non si accorse del tempo che passava, di nulla.
Fu così che la trovò Abraxas quando entrò nella camera del figlio. Si avvicinò al letto e si sedette accanto a lei, portando una mano ad accarezzarle appena la fronte, rompendo quella lontananza che avevano tacitamente accordato dopo la morte di Megan.
«L'interrogatorio…» mormorò con voce strozzata Charlotte, mettendosi lentamente a sedere.
«Lo so. La Jameson mi ha interrogato di nuovo.» rispose brevemente l'uomo, attirando a sé la giovane.
Quel gesto sembrò sbloccare qualcosa nell'animo della bambinaia che iniziò a singhiozzare, aggrappandosi ad Abraxas con forza, come se l'uomo fosse la sua unica speranza di salvezza. Per diverso tempo all'interno della stanza non si sentì altro che il rumore del vento all'esterno ed il piangere di Charlotte, che si placò lentamente, insieme alla morsa di terrore che la pervadeva all'interno.
«Domani tornerà. Credo che farà altre domande, dopo il funerale di Megan. - la informò pacatamente l'uomo, sentendola rabbrividire immediatamente tra le sue braccia - Fosse l'ultima cosa che faccio, convincerò la Jameson ad interrogarci insieme.»
«Abraxas… - iniziò a dire la giovane, interrompendosi subito -…è tutto così enorme, gigante…se non sapessi che tu mi sei accanto, non credo che riuscirei ancora per molto…»
Il silenzio cadde tra i due amanti, interrotto unicamente da un mugolio di Lucius che si stava lentamente addormentando. L'uomo fissava qualcosa di invisibile oltre il capo di Charlotte, come se stesse cercando una risposta o, forse, un modo per mettere a tacere i fantasmi che si agitavano nella sua mente.
«Mi sento improvvisamente invecchiata di colpo. È come se le ultime ore, gli ultimi minuti, forse, fossero durati secoli. - mormorò nuovamente la giovane, alzando appena il capo per incontrare gli occhi dell'amante. - Tutto sta avvenendo così velocemente…tutto si sta sgretolando intorno a noi…e…» si interruppe di colpo, mordicchiandosi appena il labbro inferiore.
«Sì…sembra che tutto si sgretoli, Lotte…che non rimanga nulla se non una sottilissima mattonella di porcellana che può rompersi da un momento all'altro sotto di noi…Ho sempre sperato che non accadesse di nuovo.» borbottò infine più a se stesso che a lei, scuotendo subito dopo il capo, mentre una rapida ombra passava sul suo volto.
«Cosa…?» domandò incerta e titubante Charlotte.
«Niente, solo dei ricordi che credevo sepolti da tempo…- le accarezzò affettuosamente il volto ancora rigato dalle lacrime che aveva versato pochi istanti prima - Avrei voluto che tu non dovessi provare quello che stai provando adesso.»
«Sarebbe stato impossibile. - rispose di rimando la giovane - Impossibile dopo aver compiuto certe scelte…- si interruppe, continuando a fissarlo - Quello che non mi riesco ad impedire è provare una paura così grande e immensa. È come se avessi la certezza tremenda che tutto finirà male.»
«Forse. - convenne Abraxas, stringendo maggiormente contro sé l'amante - Eppure sono certo che ogni cosa alla fine andrà per il verso giusto.»
La giovane annuì appena, anche se all'uomo parve chiaro che non era per nulla convinta della cosa e, a dover essere sincero, non ne era convinto nemmeno lui.


La notte scese come un manto su Malfoy Manor, facendo cadere ogni cosa nel silenzio, dopo gli eventi di quel lunedì di luglio. Tutto pareva addormentato e sicuramente il piccolo Lucius riposava tranquillo nella sua culla, ignaro di aver appena perso la madre, troppo piccolo anche solo per poterla ricordare una volta cresciuto. Stringeva il suo orsacchiotto con un manina paffuta, mentre l'altra era stretta a pugnetto, accanto al volto.
Ben diverso era il sonno di Charlotte che si agitava e rivoltava nel letto, la mente tormentata da incubi e da paure così enormi che parevano schiacciarla e sovrastarla. Di tanto in tanto si svegliava di colpo e si alzava per andare a controllare il bambino, come se la serenità che il piccolo mostrava nel sonno, potesse esserle in un qualche modo trasmessa, ma appena tornava a chiudere gli occhi, gli incubi la investivano immensi e giganti. Altre persone nell'immensa magione erano al pari tormentate e si rigiravano più e più volte nei loro letti, destandosi all'improvviso e ripiombando subito dopo nel mondo dei loro personali fantasmi.
La notte passò lentissima, per tutti gli abitanti del Manor. La luce fioca dell'alba iniziò a farsi strada attraverso i tendaggi, illuminando appena le stanze. Gli elfi domestici nelle cucine iniziarono lentamente a svegliarsi e ad affaccendarsi per preparare la colazione e il rinfresco che avrebbe seguito il funerale della padrona defunta.
In un angolo dell'ampio locale due di loro stavano parlando, mentre mescolavano il contenuto di una grossa pentola.
«Perché Hatty non parla con Maky? Maky è molto preoccupato per Hatty.»
«Hatty deve tacere. Hatty non deve dire nulla a Maky e Maky non deve preoccuparsi per Hatty.» ribatté l'elfa, senza voltarsi verso l'altra creatura.
I due elfi domestici rimasero in silenzio a lungo, continuando a lavorare. Hatty di tanto in tanto si fermava, come se si perdesse improvvisamente in chissà quali pensieri, poi riprendeva a lavorare, seppur meno alacremente del compagno.
«Maky vuole che Hatty vada via dal Manor.» disse improvvisamente Maky.
«Hatty non lascia la casa, fino a quando Hatty ha un motivo per rimanere nella casa.»
Un sorriso apparve sul volto dell'elfo che parve essere totalmente soddisfatto della risposta della compagna. Anche ai piani superiori, man mano che passavano le ore, la vita riprendeva il suo corso, sebbene una cappa di silenzio, paura e tensione sovrastasse gli abitanti della magione. Nessuno sembrava aver voglia di parlare con gli altri a colazione, né quando si incrociavano nel corridoio. I volti di alcuni mostravano i segni della nottata trascorsa tra incubi e fantasmi, altri ostentavano calma.
Nulla cambiò nemmeno quando giunse l'ora di scendere in giardino e raggiungere le tombe di famiglia, dove Megan avrebbe ricevuto sepoltura. Sulla soglia della magione, trovarono Rosamund Jameson ad attenderli, insieme ad Ottilia Zurrey. La presenza della sorella maggiore fece incespicare Charlotte che si appoggiò allo stipite del portone. Non si rese conto, al contrario di quanto fece Laureen, della presenza di Deirdre O'Connor, appena arretrata rispetto alle altre due donne.
Fu Abraxas a informarsi sbrigativamente circa la presenza della storiografa, la quale spiegò di essere venuta per rispetto nei confronti della defunta signora Malfoy che, insieme al marito, aveva avuto la gentilezza di permetterle di compiere le sue ricerche nei giorni precedenti. L'uomo non fece commenti, anche se scosse appena il capo e un sopracciglio schizzò verso l'alto.
In un nero corteo si avviarono verso il piccolo camposanto, dove già tutto era pronto per le esequie. Abraxas teneva in braccio il figlioletto che giocava indifferente con il mantello del padre. Laureen, poco discosta dal cugino, con davanti la carrozzina del vecchio Adolar, tirava su con il naso, scrutando il padrone di casa ed il suo volto così perfettamente freddo e calmo. L'anziano padre di questi pareva essersi assopito, dopo che quella mattina aveva borbottato qualcosa di insensato per poi urlare il cognome da nubile di Megan, cosa che aveva fatto decidere la donna a portarlo ad assistere alle esequie, nonostante l'espressione contrariata di Abraxas.
Scostando gli occhi dal cugino, Laureen li portò su Charlotte Zurrey che era rimasta in disparte, lontana dal padrone di casa. L'occhio acuto della donna notò come la giovane tremasse leggermente e tenesse il capo chino, come se tirasse ancora il vento che aveva imperversato nel pomeriggio del giorno precedente, e fosse un fiorellino che non era riuscito a rialzarsi. Soltanto a volte tirava su di scatto la testa, ma appena incrociava la sagoma della sorella maggiore la riportava verso il basso. Al fianco della bambinaia Zephyrus teneva gli occhi costantemente puntati su Deirdre O'Connor che, insieme ad Ottilia, si trovava nei pressi di Rosamund Jameson. Lo sguardo del bibliotecario aveva un che di allucinato ed insicuro che lo rendeva tanto simile ad una sorta di spauracchio con quelle sue lenti enormi che, se da un lato rendevano i suoi occhi più piccoli, dall'altro ne aumentavano l'espressione.
Green attendeva, impeccabile nella sua livrea listata a lutto, presso la tavola dov'era stato allestito un rinfresco di cui nessuno sembrava sentire veramente l'esigenza, tanto che, appena terminato il rito funebre, nessuno si avvicinò al tavolo. Deirdre e Rosamund Jameson iniziarono a parlottare tra di loro, coinvolgendo in un primo momento anche Ottilia, il cui sguardo era però assente e perso. Parve riscuotersi soltanto quando incrociò il volto pallido della sorella minore, indietreggiò di un passo e le diede le spalle andando a raggiungere la tavola ed il maggiordomo. Con un gesto meccanico prese in mano un canapè, mangiandolo senza nemmeno sentirne il sapore.
Laureen fissava costantemente le mosse dell'Auror, lanciando di tanto in tanto uno sguardo intorno, alla ricerca del cugino che, a quel che pareva, era rimasto accanto alla tomba della moglie. Era qualcosa che non si era aspettata da parte di Abraxas, non quando le era chiaro che tra lui e Charlotte Zurrey vi fosse ancora un legame. Per quanto i due amanti tenessero un comportamento più che corretto dopo la morte di Megan, non mancavano sguardi, occhiate che alla mente acuta della donna permettevano di comprendere che nulla era veramente finito tra loro. Anzi, forse, lo permettevano meglio che se li avesse colti ancora una volta a baciarsi, com'era avvenuto una sera di quello che sembrava un tempo infinitamente lontano. Scosse appena il capo, mentre metteva da parte quei pensieri futili, e tornava a prestare attenzione a quel che faceva l'Auror, che veniva raggiunta proprio in quel momento da Zephyrus. Forse, con ogni probabilità, si sarebbero messi a parlare di una qualche assurda ricerca storiografica, nonostante lo scopo che li portava in quel momento in giardino, nei pressi del bersò.
Abraxas raggiunse gli altri, con il figlioletto ancora vivacemente intento a giocare con il suo mantello, quando Rosamund Jameson si avvicinò al maggiordomo, chiedendogli qualcosa, che portò Green a condurre l'Auror verso la casa. Gli occhi di tutti i presenti parvero confluire in un sol momento sulla donna e su Laurence, facendo raggiungere la tensione che li aveva circondati fin a quel momento ad un'intensità che parve soffocarli e inghiottirli.


I minuti passarono lentamente nei pressi del bersò. Nessuno pareva aver voglia di parlare in quel momento. Tutti si chiedevano dove si fosse recata l'Auror ed ognuno si comportava in maniera diversa. Zephyrus pareva aver avuto improvvisamente fame e stava fagocitando una tartina. Laureen continuava a singhiozzare di tanto in tanto, ma il suo sguardo era fisso sulla villa, come se si aspettasse, o temesse, il ritorno di Rosamund. Ottilia si era rifugiata presso un albero e sembrava tentasse in tutti i modi di confondere l'abito a lutto con il tronco. La sorella era scossa da un lieve tremore e scambiava alcune occhiate con Abraxas a tratti irregolari, cosa che portò Ottilia a scuotere con forza il capo. Il padrone di casa ostentava la più assoluta calma, ma il modo in cui occhieggiava la magione, quando non stava guardando Charlotte o il figlioletto, indicava una certa tensione nervosa. Deirdre faceva di tutto per evitare anche solo di incontrare la figura del bibliotecario, preferendo fermare la sua attenzione sulle rovine gotiche che si intravedevano a poca distanza dal bersò.
Gli occhi di tutti, a turno, si fissavano sulle finestre della magione che davano su quella parte del giardino, ma nessuno notò le sagome di Green e Rosamund presso una delle finestre del secondo piano, forse a causa del tendaggio tirato. Dal canto suo l'Auror stava perquisendo con metodo la stanza in cui si era fatta guidare dal maggiordomo e non prestava caso a quel che avveniva oltre i vetri, cosa che invece fece per un solo breve istante l'uomo. La donna prese in mano un volume che giaceva in uno dei cassetti della scrivania e prese a sfogliarlo rapidamente, aggrottando appena le sopracciglia.
«Guardi qui, signorina Jameson.» la interruppe Green, indicandole qualcosa sul tavolo.
Rosamund si avvicinò rapidamente e chinò il capo, strizzando i grandi occhi per poter metter a fuoco il piccolo filamento che il maggiordomo aveva indicato. Lo prese in mano e lo osservò meglio, annuendo con fare meditabondo. Tenne il filamento con cura, poi estrasse un fazzoletto immacolato e ve lo avvolse, tornando poi ad occuparsi del libro, che pareva aver focalizzato la sua attenzione. Sentiva chiaramente i passi del maggiordomo che si aggiravano nella stanza. Improvvisamente non udì più nulla. Alzò il capo e notò l'uomo chino, accanto all'armadio presente nella stanza.
«Mi sembra di aver trovato qualcos'altro, signorina Jameson.» annunciò Green, facendole segno di avvicinarsi.
L'Auror si alzò e si fermò al suo fianco. Accanto all'armadio stava un foglio appallottolato, come se fosse stato gettato lì in fretta o magari fosse caduto da uno dei cassetti aperti dell'armadio. Rosamund fece per chinarsi e raccoglierlo, ma il maggiordomo fu più veloce di lei. Prese in mano il foglio stropicciato di pergamena e lo passò alla donna, che sgranò gli occhi, leggendone il contenuto. Poi, con un gesto del capo, indicò la porta a Green e, insieme a lui, dopo aver preso con sé anche il libro, lasciò la stanza.
All'esterno della magione, mentre il tempo passava ogni singola persona, e apparentemente persino la natura intorno a loro, sembrava essersi bloccata in una sorta di continua e ansiosa attesa. Nulla mutò nel loro atteggiamento per diverso tempo. Le occhiate di tutti continuavano a saettare tra di loro e poi verso la casa. Sarebbero potute trascorrere anche ore prima che qualcosa avvenisse e tutto sarebbe stato immobilizzato.
Fu soltanto il ritorno di Green a far improvvisamente confluire l'attenzione di tutti su di lui. Il maggiordomo si avvicinò piuttosto rigidamente al padrone di casa e biascicò qualcosa. Abraxas annuì e, affidando il figlioletto a Laurence, si avvicinò a Charlotte, facendole un silenzioso cenno con il capo in modo tale che lo seguisse. La bambinaia impallidì di botto e incespicò sui suoi passi, mentre avanzava alle spalle dell'amante. Quell'improvviso movimento fece muovere anche gli altri. Zephyrus si avvicinò a Deirdre, che gli sfuggì, raggiungendo Ottilia, la quale stava ancora immobile contro l'albero, pallida e prossima alle lacrime, mentre osservava il punto in cui, fino a pochi istanti prima, era presente la sorella.
«Signora Zurrey.» la salutò l'irlandese con voce bassa e fioca, quasi temesse di disturbare l'altra donna.
«Signorina O'Connor. - ricambiò Ottilia, ricacciando indietro le lacrime che le pungevano gli occhi, mentre fissava attentamente la storiografa - Ammetto di non essermi aspettata la sua presenza al funerale della signora Malfoy.»
«Anche la sua presenza, signora Zurrey, è motivo di stupore per qualcuno, forse. - rispose affabilmente Deirdre - Ma credo che ognuno di noi abbia i suoi buoni motivi per essere presente.»
Ottilia annuì, solamente, mentre occhieggiava con sempre maggior insistenza la magione e le sue mura scure e cupe. La storiografa non interruppe più il silenzio, limitandosi a rimanere nei pressi della Zurrey, con il solo scopo di evitare che Zephyrus le si avvicinasse, credendola occupata in una qualche conversazione. Da dove si trovava, Green, tenendo impacciatamente in spalla il piccolo Lucius, osservava con attenzione i movimenti di Ottilia, chiedendosi cosa la rendesse così depressa. Il giorno prima, mentre l'accompagnava al cancello, non era riuscito a sapere nulla. Unicamente aveva tentato di trovare qualche parola che potesse risollevarla appena, ma non ne era stato in grado.
«Cosa credi che stia chiedendo la signorina Jameson ad Abraxas e alla signorina Zurrey?» domandò improvvisamente Laureen che gli si era avvicinata silenziosamente, nonostante spingesse la carrozzina del vecchio Adolar.
«In tutta sincerità non ne ho idea, signorina Mallory. - l'uomo fece una pausa - O meglio è chiaro che debbano parlare della morte della povera signora Malfoy, ma il motivo per cui l'Auror abbia convocato proprio loro, mi sfugge. Forse, però, vorrà sentire nuovamente tutti noi.»
«Sinceramente non riesco a crederlo. - rispose la donna - Sai, Green, temo che se ha chiamato Abraxas e la bambinaia, sia per ben altro.»
«Ritiene che la signorina Jameson possa credere il signor Malfoy e la signorina Zurrey colpevoli?» domandò sconcertato Laurence.
«Perché non dovrebbe? - ribatté argutamente Laureen - Se ci riflette bene mio cugino e la sua amante hanno più di un movente per aver ucciso tutta quella povera gente, per quanto mi costi difficile pensare che Abraxas possa esser giunto fino al fratricidio e all'uxoricidio.»
«Cosa avverrà del bambino, se tutto questo fosse vero?» domandò il maggiordomo, rabbrividendo appena.
«Non lo so. Forse rimarrebbe qui al Manor affidato ad un tutore. - sul volto di Green apparve un'espressione che Laureen non seppe definire. Stupore, forse. O intuizione. - Di certo sarebbe qualcosa di tremendo per il piccolo Lucius. Non poter conoscere la madre perché morta assassinata ed il padre perché ne è l'omicida.»
Il maggiordomo sospirò, fissando il volto tranquillo e sereno del bambino. Ogni sua riflessione fu però bloccata dall'arrivo di Charlotte, sola, che pareva leggermente più calma rispetto al momento in cui si era allontana verso la villa. L'uomo le affidò più che volentieri il piccolo. La bambinaia, dopo aver avvisato due delle persone riunite in giardino che l'Auror li stava aspettando, si avvicinò rapidamente alla sorella.
Ottilia, persa forse nei suoi pensieri, non si accorse dell'arrivo di Lotte fino a quando questa non la chiamò, dicendole che doveva parlarle.
«Lasciami in pace, Charlotte. - disse fiocamente la maggiore - Cos'altro hai da dirmi, se non ulteriori menzogne?»
«Non ti ho mai mentito, Tilia. - ribatté la giovane - Ti prego, credimi, non avrei avuto nessuna ragione per mentirti.»
«Nessuna? Soltanto nascondermi l'assassinio di quattro persone? Anche il mio ex-marito…fino a questo sei giunta con Malfoy…uccidere il padre di Timothy. E mio figlio non fa altro che chiedere di te. Voleva venire qui oggi, perché c'era zia Lotte. Ed io non sapevo come dirgli che era meglio per lui non venire. Cosa pensi che proverà Tim quando saprà che la sua amata zia gli ha ucciso il padre…ed anche se ad agire fosse stato Abraxas cosa cambierebbe per la mente di tuo nipote?» le parole uscirono tutto d'un fiato dalle labbra di Ottilia, rapide, mentre colpivano Charlotte che chinò appena il capo.
«Né io, né Abraxas abbiamo ucciso qualcuno. - si difese la bambinaia - Come puoi credere che io possa anche solo condannare qualcuno ad una morte atroce? Mi dovresti conoscere Tilia.»
«Ti conoscevo, un tempo, forse. - rispose affranta l'altra donna - Ma da quando sei venuta in questa casa maledetta non ti riconosco più. La Charlotte che conoscevo io non sarebbe mai diventata l'amante di un uomo sposato, non si sarebbe mai mostrata pubblicamente come tale.»
«Lo amo, Tilia, lo amo immensamente, così tanto che ogni cosa è passata in secondo piano. - mormorò Lotte, chinando ancora d più il capo, colpevolmente - Ho lottato contro l'amore, ho lottato ed ho fallito. Ma nemmeno l'amore per Abraxas mi avrebbe portato a togliere una vita.»
«Sicura? Hai appena detto che la tua ossessione per quell'uomo ti ha fatto mettere ogni cosa in secondo piano. Perché oltre alla tua dignità, non avrebbe dovuto eclissare anche la tua coscienza?» chiese sferzante Ottilia, tenendo a bada le lacrime che erano tornate a pungerle gli occhi.
Charlotte non poté rispondere, né difendersi. Lucius improvvisamente si mise a piangere. Sia Tilia che la sorella minore capirono che quello era un pianto di fame. La bambinaia temporeggiò un poco, ma l'altra donna approfittò del piagnucolare del piccolo per allontanarsi rapidamente da Lotte. Quest'ultima, stringendo maggiormente a sé Lucius, accarezzandogli con una mano il capo, si diresse rapida verso la magione, entrandovi. Passando dall'andito, notò che la porta del salotto di anticamera era socchiusa.
Dall'interno della stanza, i quattro occupanti sentirono il pianto del bambino avvicinarsi, crescendo di intensità, per poi allontanarsi e sperdersi ai piani superiori del Manor. Rosamund lanciò un'occhiata ad Abraxas che aveva voltato appena il capo verso la porta. In quegli ultimi quattro giorni Lotte aveva iniziato a svezzare Lucius ed ingaggiava ogni volta una sorta di lotta con il bambino per non fargli spargere la pappa in ogni singolo angolo della stanza. Scosse appena il capo, mentre la voce dell'Auror lo riportava alla realtà.
«Signorina O'Connor, come le stavo per chiedere prima che il pianto del piccolo Lucius ci distraesse, vorrei sapere se lei avesse già avuto modo di conoscere il signor MacNiemand.»
«Sì, in Irlanda, nel 1948.» rispose con calma l'irlandese, occhieggiando il bibliotecario che sedeva nervoso a poca distanza da lei.
«Il signor MacNiemand ha sostenuto che la vostra era una conoscenza superficiale, come quella che aveva coinvolto altri ragazze e ragazzi che frequentavano la biblioteca in cui lavorava il signor MacNiemand. Lo conferma?»
«No. - la voce di Deirdre si perdette nell'ampia sala. Abraxas notò immediatamente un leggero tremito in Zephyrus. - In un primo momento probabilmente fu così, ma verso l'autunno di quell'anno io e Zeph iniziammo a frequentarci anche al di fuori delle mura della biblioteca di Wexford. Ammetto che fui affascinata dalla profonda conoscenza che Zephyrus aveva di ogni singolo libro presente nella biblioteca. Credo che mi innamorai della sua mente e dei suoi modi gentili. - fece una pausa, umettandosi appena le labbra. Gli occhi del padrone di casa e dell'Auror erano fissi su di lei, indagatori quelli dell'uomo, intenti quelli della donna. Soltanto il bibliotecario evitava di guardarla. - Le intenzioni di entrambi erano più che serie e di tanto in tanto, sempre più frequentemente man mano che avanzavano le settimane, ne parlavo a casa, soprattutto con Hilda.»
«E sua sorella, signorina O'Connor, che cosa le disse in proposito?» domandò Rosamund, approfittando di una pausa di Deirdre.
«In un primo momento non commentò la cosa, ma sapevo che avrebbe cercato informazioni su Zephyrus. Era iperprotettiva nei miei confronti, come deve averle già avuto modo di dire mia madre. Non voleva che io soffrissi. E sono certa che fu per questo motivo che iniziò a mettermi in guardia da Zephyrus. Non so se scoprì qualcosa di discutibile nel suo passato o se ci spiò, o se più semplicemente lo studiò mentre era in biblioteca…iniziò a dirmi che non era l'uomo adatto a me. Forse sarei giunta da sola a questa conclusione. Frequentandolo mi accorsi che alle volte era troppo opprimente, troppo ossessivo nelle sue manie, ma nella mia ingenuità lo giudicavo qualcosa di non grave, qualcosa dettato dall'amore per me. Le parole di Hilda mi aprirono gli occhi. Era il tre dicembre del 1948 quando lo lasciai.»
Abraxas lanciò un'occhiata al bibliotecario e notò che stava tremando in maniera sconsiderata, tormentandosi le mani.
«Lei, signor MacNiemand, cosa ha da dire adesso?»
«È tutto vero, ogni singola parola, ma io, glielo posso giurare, signorina Jameson, non sapevo dell'intervento di Margie.» disse tutto d'un fiato l'uomo, lo sguardo allucinato fisso su uno dei tanti soprammobili presenti nella stanza.
«Perché sembra essere così spaventato dall'idea che io possa pensare che lei sia stato al corrente dell'intervento di Hilda Margaret O'Connor ovvero di Loreley Malfoy?» domandò Rosamund, portando la parte superiore del corpo leggermente in avanti in modo tale da poter scrutare meglio l'uomo.
«Io…mi sembrava ovvio che lei facesse tutte queste domande a Deirdre per via di Hilda O'Connor.» spiegò l'uomo in maniera tutt'altro che persuasiva.
«Lei prima ha chiamato Hilda con un altro nome…Margie. Ci può spiegare per quale motivo?» lo incalzò l'Auror, implacabile.
«Deirdre la chiamava sempre così.» biascicò Zephyrus, facendo girare rapidamente gli occhi tutt'intorno per la stanza.
«Quindi lei non sapeva che quella che la sua fidanzata chiamava Margie, di nome facesse in realtà Hilda?»
La domanda di Rosamund rimase senza risposta. Tutto nell'atteggiamento di Zephyrus richiamava un animale selvatico che cercasse di fuggire dai cacciatori che l'avevano ormai intrappolato.
«Se mi permette, signorina Jamenson, credo che il mio bibliotecario conoscesse il nome utilizzato dalla mia sorellastra in Irlanda e poi qui al Manor. Forse la signorina O'Connor l'avrà nominato una qualche volta durante la loro relazione, riferendosi però a lei sempre come a Margie. - Abraxas Malfoy fece una pausa, gli occhi erano fissi su Zephyrus - Ricordo che, poco dopo la morte di Lysiart, dopo una crisi di mio padre, lei, signor MacNiemand ha esclamato in maniera forsennata Hilda O'Connor
«Era presente qualcun altro, oltre a lei, signor Malfoy?» domandò Rosamund, i grandi occhi verdi ancora fissi su Zephyrus.
«La defunta Loreley Malfoy e Laureen Mallory.» rispose semplicemente Abraxas.
«Signor MacNiemand, come spiega questa cosa?» domandò l'Auror.
«Non c'è nulla da spiegare, signorina Jameson. È tutto un complotto, una montatura. - disse freneticamente l'uomo - Il signor Malfoy vuole soltanto parare le spalle alla sua amante e a se stesso…io non avevo movente per ucciderli…lui sì…»
«Però lei, signor MacNiemand, aveva un movente per uccidere Hilda O'Connor. Ha distrutto il suo sogno d'amore.» commentò Rosamund con sagacia.
Dal posto in cui era seduta Deirdre si tormentava appena le mani. Non riusciva a comprendere se avesse ragione Zephyrus o il signor Malfoy. Nel mondo magico si era iniziato, dal giorno precedente, a fare un gran parlare della relazione tra Abraxas e Charlotte Zurrey. Tutte le pettegole erano intente a chiacchierare dello scandalo, come se non vi fosse altro argomento più importante. Anche lei poteva ipotizzare un movente per i due amanti, ma poteva ipotizzarne uno anche per Zephyrus.
«Questo…questo non vuol dir nulla…è una cosa passata.» si difese debolmente l'uomo.
«Eppure alcuni giorni or sono, giovedì sette per la precisione, l'ho sentita litigare con la signorina O'Connor e l'ha sentita anche la defunta signora Malfoy. E sembrava che per lei la cosa non fosse per nulla passata. Ricordo con perfezione che ha detto che non v'erano più ostacoli, o per lo meno lo stava per dire.»
Le parole dell'Auror ottennero unicamente un ostinato silenzio da parte di Zephyrus e un leggero tremito in Deirdre. La giovane donna deglutì appena a vuoto, prima di dire, agitata:
«Quindi era questo che intendevi? Margie…cielo, Zephyrus, tu intendevi che non v'erano più ostacoli…che non essendoci più mia sorella…noi…come hai potuto pensare qualcosa di così assurdo? - la voce della storiografa si ruppe, mentre si rendeva conto che con ogni probabilità davanti a lei stava l'assassino di sua sorella - Io ti ho amato, un tempo, ma è tutto passato, tutto. E come facevi a sapere che era stata Margie a convincermi? Io non te l'ho mai detto.»
Zephyrus non rispose nemmeno in quel momento. Continuava unicamente a guardarsi intorno, come a cercare una qualsiasi via di fuga. Respirava a fatica e si sfregava sempre più frequentemente le mani.
«Signor MacNiemand, come faceva a sapere che Hilda O'Connor era a monte della rottura tra lei e Deirdre?» domandò l'Auror.
L'uomo semplicemente scosse più e più volte il capo, prorompendo in una specie di singulto soffocato. Abraxas arcuò le sopracciglia. Il comportamento di MacNiemand era quanto di più irrazionale vi potesse essere in un momento come quello. Deirdre teneva il capo chino al suolo, quasi non volesse incontrare gli occhi di chi, ormai ne era certa, aveva ucciso sua sorella.
«Signor MacNiemand, riconosce questo? - lo incalzò Rosamund, spingendo avanti un album fotografico. Al diniego di Zephyrus aprì il volumetto e mostrò delle foto di Hilda O'Connor insieme alla sorella e ai genitori adottivi - Ne è certo? - chiese. L'uomo negò ancora. L'Auror sospirò leggermente e puntò la propria bacchetta sull'album - Imaginem Revelo. - pronunciò con calma. Tre nomi affiorarono sull'album: Loreley Malfoy, Rosamund Jameson e Zephyrus MacNiemand. - Come può notare le sue impronte sono sull'album. Può ancora dire di non conoscerlo?»
Il bibliotecario si guardò ancora intorno. Gli occhi di Abraxas, Deirdre, che aveva sollevato il capo qualche istante prima, e Rosamund erano fissi su di lui, come tre divinità pronte a giudicarlo e a scegliere quale angolo dell'Ade fosse più consono alle sue colpe. Un nuovo singulto proruppe dalle sue labbra.
«Lo conosco. - disse fiocamente - Sono andato a sfogliarlo quando ho capito che l'infermiera del vecchio Malfoy era la stessa donna che mi aveva impedito di sposare Deirdre.»
La dichiarazione di Zephyrus fece cadere la stanza nel più assoluto e totale silenzio. La storiografa chinò nuovamente il capo, mentre Abraxas manteneva lo sguardo fisso sul bibliotecario, attendendo, con una certa impazienza, che l'Auror rivolgesse altre domande all'uomo.
«Quindi lei sapeva che Hilda O'Connor era colei che aveva impedito a lei e Deirdre di vivere insieme.» constatò Rosamund calma.
«Sì, ma questo non vuol dire nulla, signorina Jameson. Non sono un assassino, non io…in questa stanza c'è un assassino ed ha un nome ben più altisonante del mio.» disse l'uomo, puntando un dito contro Abraxas.
«Può essere, come può non essere, signor MacNiemand. - constatò l'Auror. Il padrone di casa contrasse leggermente il volto, ma fu questione di pochi istanti, prima che tornasse alla solita compostezza - Quello che vorrei sapere è come mai lei sapesse che Hilda O'Connor era alla fonte della sua rottura con Deirdre e soprattutto cosa l'ha portata a riconoscere in lei l'infermiera assunta al Manor.»
«Dopo che Deirdre mi lasciò divenni quasi folle. Presi a seguirla e un giorno la vidi entrare in una sala da tè, accompagnata da un'altra donna. - fece una pausa - Era fine dicembre e la donna aveva il capo coperto. Quando entrai mi posizionai in un tavolo dal quale non potevo essere visto e di conseguenza non potevo vedere Deirdre e la sua accompagnatrice. - si interruppe per un attimo, ogni suo gesto, il modo di parlare, leggermente a scatti, mostrava una tensione malamente repressa - Le sentii parlare e udii chiaramente Deirdre chiamare l'altra donna Margie.
«Parlavano di me e dal loro dialogo compresi che la sorella maggiore aveva agito, aveva plagiato Deirdre perché mi lasciasse. Poi si misero a parlare di altro. Ad un certo punto, parlando di un possidente locale, Margie disse esattamente Sembra così duro, ma in fondo ha bisogno di amore e affetto. Hilda O'Connor lo disse nuovamente poco dopo che la signorina Malloty sedò Adolar Malfoy. Questo mi fece tornare in mente che la sorella maggiore di Deirdre si chiamava Hilda e non Margie come avevo memorizzato.»
«Poi cercò conferma che fosse veramente lei, giusto?» domandò Rosamund, fissando con attenzione l'uomo.
«Esattamente.» rispose Zephyrus tremante.
«E poi tentò di parlarle? Cosa fece dopo?» lo incalzò l'Auror.
Il bibliotecario non rispose, scuotendo il capo forsennato. Deirdre rabbrividì. Per un attimo aveva sperato che l'uomo di cui un tempo si era innamorata dicesse che aveva litigato con Hilda, che aveva tentando di parlarle, invece taceva.
«Si rintanò nella sua stanza, uscendone solo se obbligato. - rispose Abraxas al suo posto, la voce fin troppo dura - Ed era sempre tremebondo e allucinato, come adesso.»
«Questo non vuol dir nulla…io non ho u-ucciso nessuno.» biascicò l'uomo, la fronte imperlata dal sudore e gli occhi sempre più allucinati.
«Vede, signor MacNiemand - iniziò a dire l'Auror - Ci sono molti elementi a suo sfavore. Lei ha un movente.»
«Anche lui. - disse l'uomo, indicando ancora una volta Abraxas - Lui e la sua amante. Hilda O'Connor era sua sorella, per quanto illegittima.»
«Signor Malfoy, da quanto è a conoscenza del suo legame di parentela con la defunta Loreley?» domandò la donna.
«Da dopo la sua morte.» rispose laconico il padrone di casa.
«E sarebbe disposto a giurarlo di fronte ad un tribunale, a provarlo?» domandò l'Auror, aggrottando appena le sopracciglia.
«Precisamente, signorina Jameson.»
«Signor MacNiemand…»
«Non può accusare me… - la interruppe Zephyrus la massimo dell'isteria - …io non avevo motivo per uccidere anche gli altri…lui…quel tiranno…lui sì…»
«Ne è sicuro, signor MacNiemand? Ieri mi è sembrato piuttosto invidioso di Lysiart Malfoy. - la donna prese in mano un plico di pergamene che stavano su un angolo del tavolo - Cito le sue parole dal verbale dell'interrogatorio di ieri: Lysiart Malfoy era un brav’uomo, molto fortunato e intelligente, e lo apprezzavo per il suo carattere e per la sua cultura. - fece una pausa - Lei, signor Malfoy, definirebbe suo fratello un uomo fortunato?»
«Non avrei mai affibbiato a Lysiart un tale aggettivo. - l'uomo fece una pausa - Ho già avuto modo di dirle come trovavo mio fratello. E credo che anche lei, dalle sue poesie, si sia fatta l'idea di un uomo oppresso e tormentato.»
Deirdre seguiva quello scambio di parole in maniera passiva. L'unica cosa che voleva sapere in quel momento era se Zephyrus avesse ucciso veramente sua sorella. Non le importava nulla di Lysiart Malfoy, di Megan e di quel pover'uomo di Patrick, non in quel momento per lo meno.
«Perché pensava che Lysiart Malfoy fosse un uomo fortunato?» domandò Rosamund.
«Così mi…mi sembrava. Non potevo di certo conoscerlo molto approfonditamente.» disse l'uomo.
«Forse, signor MacNiemand. - la donna fece una pausa, corrugando appena le sopracciglia - Signorina O'Connor, nelle sue lettere Hilda le parlava mai di Lysiart Malfoy?»
«Sì, diverse volte. Mi dava notizie di entrambi i fratelli. - fece una breve pausa, mentre un brivido le attraversò le membra - Parlava più spesso di Lysiart però, soprattutto dopo che era rimasto vedovo. Credo che pensasse che avrei potuto conoscerlo, venire al Manor. Una volta, fu all'incirca una quindicina di giorni prima dell'omicidio di Lysiart, mi disse che credeva che suo fratello avesse bisogno di una nuova donna al suo fianco. Non so se si riferisse a me o meno.»
«Ad un occhio esterno, signorina O'Connor, che impressione avrebbe fatto?»
«Credo che si sarebbe potuto pensare che Hilda voleva che io e il suo fratello di sangue potessimo frequentarci.» mormorò la giovane donna, continuando a rabbrividire.
«Signor MacNiemand, lei ha per caso sentito una qualche conversazione tra Hilda e Lysiart riguardanti l'argomento? O tra Lysiart ed un qualche altro componente della casa?» domandò Rosamund, fissando più intensamente l'uomo.
«No…che ragione avrei avuto di spiare le conversazioni di Lysiart Malfoy? E all'epoca non sapevo che l'infermiera era la sorella di Deirdre.» rispose meccanicalmente Zephyrus.
«Eppure ho trovato questo libro nella sua camera, signor MacNiemand - disse l'Auror spingendo in avanti un volume dalla coperta in pelle su cui spiccava il titolo Tradizioni magiche dell’Estremo Oriente - L'ultima sezione è dedicata ad alcune usanze Babbane. C'è una sola parte sottolineata in tutto il libro e riguarda la pratica dell'harakiri.» Sfogliò il libro e lo voltò verso gli altri tre.
«I…io non sottolineerei mai un libro. - balbettò Zephyrus - Deve essere stato il signor Malfoy…soltanto lui.»
«Signor Malfoy?» domandò unicamente Rosamund, portando gli occhi sul padrone di casa.
«Non ricordo se ho mai preso in mano quel libro, ma di certo non sarei così imbecille da sottolinearne la parte riguardante un delitto che stando alle parole deliranti di MacNiemand avrei commesso.» rispose l'uomo fin troppo rapidamente per i suoi gusti.
«C'è un solo modo per saperlo. - borbottò l'Auror, puntando la bacchetta sul libro. L' Imaginem Revelo mostrò due soli nomi: quello della donna e quello del bibliotecario - A quanto pare, il signor Malfoy, non ha messo le mani su questo libro negli ultimi sei mesi, quindi diverso tempo prima l'omicidio di Lysiart Malfoy. Mentre lei sicuramente l'ha usato e sicuramente ha sottolineato la parte sull'harakiri.
«Questo mi dà molto da riflettere, signor MacNiemand. Ci sono troppe prove a suo carico, ben più di quante siano a carico del signor Malfoy. Lei deve aver sentito Lysiart fare il nome di Deirdre O'Connor, magari sentirgli dire che qualcuno gli aveva detto quale dolce ragazza fosse, magari ha detto che voleva incontrarla. Lei ha perso la testa e ha cercato un modo per ucciderlo, un modo brutale. Poi ha scoperto che la donna che aveva causato la sua infelicità abitava nella sua stessa casa e l'ha uccisa. Un Avada Kedavra, scagliato nel padiglione cinese, quasi che l'Oriente sia una sorta di sua firma.»
Zephyrus iniziò nuovamente a respirare a fatica. Strinse con forza le mani tra loro, facendo roteare lo sguardo, posandolo sulla finestra più vicina a lui, come se stesse valutando le possibilità di fuggire da quella parte. Si girò anche verso la porta socchiusa. Tremava in ogni parte del suo corpo e sudava, ora più che mai.
«Ho ucciso…ho ucciso…» proruppe infine in un balbettio isterico.
Abraxas lo fissò attentamente, Deirdre sobbalzò scuotendo il capo. Rosamund rimase immobile, come se stesse attendendo che l'uomo dicesse altro, ma il corpo del bibliotecario si era come immobilizzato, forse cosciente di quello che aveva detto, forse sommerso dalla colpa dei delitti commessi, o almeno quello fu ciò che pensò la storiografa.
«Lei è un uomo intelligente e colto, signor MacNiemand. - riprese la donna, implacabile - Ha compreso, probabilmente dopo che si è venuto a sapere che Hilda O'Connor era in realtà Loreley Malfoy che i delitti potevano essere fatti ricadere su Abraxas Malfoy.
«In un primo momento non aveva nulla da temere in realtà. Nessuno, nemmeno io, poteva sospettare di lei. Tutti pensavano ad una faccenda di soldi…poi Patrick deve aver scoperto qualcosa. Forse ha tentato di dirmelo, forse mi ha cercata e non mi ha trovata e questo non potrò mai perdonarmelo. - l'Auror fece una pausa, sospirando appena - Megan, anche lei ha scoperto la verità, come ha avuto modo dirmi, signor MacNiemand. E mi ha fatto il suo nome, proprio pochi istanti prima che ci accorgessimo di essere spiate. E da come si sono svolte le cose, spiate sicuramente da lei. Avrei dovuto agire più rapidamente, allora, ma non avevo abbastanza prove, non ne avevo nemmeno una. Megan stessa non era riuscita a comprendere del tutto il suo movente e il suo poteva essere anche solo un sospetto. Il cielo sa che non potrò mai perdonarmi la sua morte. Era una cara amica.
«Se avessi perquisito prima la sua camera, signor MacNiemand, avrei potuto evitare la sua morte. C'è qualcosa che Green ha trovato sul pavimento accanto all'armadio che non so spiegarmi...il mio intuito mi dice che potrebbe essere qualcosa di importante... - Si interruppe, facendo scorrere avanti un foglio di pergamena stropicciato. Abraxas e Deirdre si fecero avanti per poter meglio vedere. Era una pagina di libro, un libro a stampa piuttosto antico, su cui era riportato un semplice elenco.- Mi saprebbe dire cos'è signor MacNiemand?»
L'uomo non rispose, scuotendo più volte il capo, come se fosse incapace di dire alcunché.
«Le posso rispondere io. - intervenne Deirdre - Saprei riconoscere questo libro ovunque. Mi sono occupata dei pigmenti per i manoscritti medievali in una delle mie ricerche. Una comparazione tra le sostanze usate in Europa e quelle usate in Oriente. Ho consultato molte volte questo libro. Si tratta di uno scritto del 1715, dal titolo Pigmenti e miniatori in Oriente. Ce n'è una coppia qua al Manor. L'ho vista nei giorni scorsi. Per l'esattezza questo è un elenco di sostanze naturali, vegetali, soprattutto usato nella Cina del XII secolo.» Abraxas si avvicinò maggiormente al foglio e corrugò appena le sopracciglia.
«Possono servire per dei pigmenti...oppure essere anche degli ottimi ingredienti per un veleno. - affermò con una calma, che fece quasi sobbalzare la storiografa - Queste sostanze - disse indicando due dei nomi riportati nell'elenco - sono sicuramente fortemente tossiche, ancor più se mescolate. - fece una pausa - E qui, in quest'angolo, signorina Jameson...la pregherei di osservare.»
Gli occhi di Rosamund e Deirdre si puntarono su una piccola scritta a mano, posta in un angolo della pergamena che riportava le lettere RJ. Immediatamente gli occhi di tutti e tre si puntarono su Zephyrus che durante quello scambio di battute era rimasto muto, tremante.
«RJ...Rosamund Jameson...Dio, Zeph, volevi uccidere anche lei! Perché...?» esclamò all'improvviso Deirdre rompendo il silenzio.
«Io...io...» balbettò senza senso l'uomo.
«È qualcosa di logico se ci pensa, signorina O'Connor. - disse l'Auror, senza impedirsi di rabbrividire appena - Il signor MacNiemand sapeva che io ero a conoscenza dei sospetti di Megan. - l'affermazione della donna fece cadere ogni cosa nel silenzio - Questa, signor MacNiemand è soltanto un'altra prova a suo carico. E dimostra astuzia a sua volta. Credo che avesse trovato un modo per far poi ricadere ogni cosa sul signor Malfoy, come ha fatto nei due casi precedenti.
«In entrambi i casi, infatti, lei, signor MacNiemand, ha agito d'astuzia. - riprese a dire la donna, dopo una lunga paura di silenzio - Come ho già detto il suo scopo era far ricadere ogni delitto su Abraxas Malfoy, per il quale nutre una profonda antipatia, astio forse. Ma non ha colpito direttamente il padrone di casa, bensì una persona a lui particolarmente cara e in una posizione difficile all'interno della magione. Ha fatto in modo di incastrare Charlotte Zurrey. - Rosamund fece una pausa, facendo scorrere sul tavolo i frammenti della lettera ritrovata accanto a Patrick e un filamento posto su un fazzoletto bianco, riconoscibile come un capello - Con una falsa missiva per quel che riguarda Patrick e utilizzando poi una polisucco, in modo tale da non farsi vedere nel momento in cui poneva il manzanillo al posto della mela. Se qualcuno l'avesse notata, avrebbe avuto l'impressione di stare guardando Charlotte Zurrey e non già lei.»
«U-una polisucco…- biascicò Zephyrus - I-io non avrei mai potuto…come…ci vuole tempo per prepararla…»
«Signor Malfoy, per caso nel suo laboratorio conserva anche questa pozione?» domandò Rosamund.
«No, mi occupo di medicine, sperimento sui profumi, ma non ho nessun interesse a tenere pozioni illegali. - fece una pausa - Ma credo che per chiunque sia facile procurarsi qualcosa del genere a Nocturn Alley. Lo stesso negozio in cui vado per comprare alcuni veleni, commercia in pozioni illegali.»
«Quindi lei, signor MacNiemand, può essersi procurato ciò che le occorreva la stessa notte in cui è andato ad uccidere Patrick. - constatò Rosamund. - La signorina Zurrey non ricorda di essere mai stata urtata accidentalmente da lei, ma le cose devono essere per forza andate così, considerando che questo capello, appartenente alla signorina Zurrey, come ho avuto modo di verificare alcuni minuti fa, è stato ritrovato dal sigonr Green nella sua stanza, quando l'ho perquisita oggi stesso. Era finito sul suo scrittoio, signor MacNiemand, nel cui cassetto ho trovato il libro dove ha sottolineato le informazioni sulla pratica dell'harakiri.»
«Lui…è stato lui…ha messo il capello della sua amante…per incastrarmi…» biascicò istericamente il bibliotecario.
«Più probabile sia stato lei a fare tutto, signor MacNiemand. E anche questa volta si è rivelato sagace. - fece una breve pausa - Signor Malfoy, so di averle promesso di non dire nulla, ma capirà anche lei che è necessario mettere tutte le carte in tavola e lei stesso ha fatto un cenno indiretto alla questione, pochi istanti fa. - la donna si interruppe brevemente, giusto il tempo per notare Abraxas annuire. - Lei, signor MacNiemand deve aver scoperto l'esistenza di un laboratorio segreto all'interno dello studio del signor Malfoy. Una stanza celata da tempo. Forse ha visto il signor Malfoy uscirne o entrarvi o più semplicemente ha ipotizzato l'esistenza di passaggi e stanze segrete nella magione. Magari in un primo momento il suo interesse può essere stato puramente da studioso, poi, quando ha iniziato ad uccidere, quando ha iniziato a metere in atto il piano di far andare ad Azkaban al suo posto il padrone di casa, deve aver pensato che prelevare un veleno dal laboratorio nascosto di Abraxas Malfoy avrebbe fatto al caso suo.
«Quindi, dopo aver udito la conversazione tra me e Megan lei deve esservi entrato per cercare un veleno, aver visto il manzanillo. Riconosciutolo ha pensato che sarebbe stato un piano perfetto sostituirlo alla mela che Megan era solita mangiare ogni pomeriggio.» constatò la donna perfettamente calma.
«Io…io…Abaxas Malfoy…non io…il laboratorio segreto...non ne sapevo nulla...è stato Abraxas Malfoy...lui...quel tiranno...» balbettò in un estremo gesto di difesa l'uomo.
«Tu stesso hai detto che hai ucciso, Zeph. - proruppe Deirdre - Hai confessato. Quando la signorina Jameson ha parlato con te…poco fa, hai detto di essere una assassino. …e la signora Malfoy aveva capito che eri tu… Dio, hai tolto la vita a quattro persone …per cosa, Zephyrus, per cosa?»
Il bibliotecario biascicò frasi sconnesse, senza senso, scuotendo più volte il capo. Abraxas Malfoy si alzò lentamente in piedi e si avvicinò ad una delle finestre, come se avesse bisogno di allontanarsi da quell'assassino. A Rosamund Jameson non rimase altro da fare che chiedere a Deirdre O'Connor di mandare un gufo a Londra per chiamare una squadra di Auror.


La pioggia scrosciava violenta, bagnando i vetri del salotto buono di Hayward House. Juliet fissava con espressione stranamente malinconica le gocce che scorrevano a rivoli, impedendole di osservare il giardino che circondava la casa. Accanto alla poltrona dove sedeva era appoggiato il bastone, comodo per essere afferrato e, forse, l'avrebbe prso in mano in quel momento se non fosse entrata rapidamente, per quanto le consentisse la sua mole, Margot, reggendo in mano una coppia della Gazzetta del Profeta fresca di stampa.
«Immagino che lei non sappia ancora nulla, signora.» disse la vecchia governante.
«Nulla di cosa?» chiese incuriosita Juliet.
«È stato trovato l'omicida di Malfoy Manor. - rispose Margot, sedendosi, respirando pesantemente, su una delle poltrone - La notizia campeggia in prima pagina.»
«E c'è anche la foto di Abraxas Malfoy pronto per avere la sorte che si merita?» domandò acidamente Juliet, mentre una strana luce soddisfatta luccicava nel suo sguardo. Margot non rispose per qualche istante, forse spaventata da quello che vide negli occhi della padrona di casa, forse persa in altri pensieri.
«Non è stato il signor Malfoy, come ha sempre creduto lei, signora. - la vecchia governante fece una pausa, evitando di dar peso alla profonda e cocente delusione che apparve negli occhi dell'altra donna - Il giornale dice che è stato arrestato il bibliotecario, Zephyrus MacNiemand, e che le prove conto di lui sono inconfutabili.»
Juliet allungò una mano verso Margot e artigliò il giornale. Gli occhi scorsero avidamente le righe in prima pagina, per poi raggiungere quella interna dove proseguiva l'articolo. A quel che pareva l'uomo era stato arrestato il giorno precedente, subito dopo i funerali di Megan. La donna sbuffò contrariata. Aveva creduto, fin da che aveva appreso della morte di Lysiart Malfoy, che l'omicida fosse il fratello dell'ucciso. Dal suo punto di vista, soltanto qualcuno che aveva lo stesso sangue di chi aveva in un qualche modo portato Rachele alla morte poteva aver ammazzato un uomo in quel modo brutale. Mai avrebbe creduto il bibliotecario in grado di commettere qualcosa di tanto orrendo.
Non dovette riflettere nemmeno per dirsi che quello che la contrariava di più era il fatto che quella vicenda non avesse portato alla rovina, alla distruzione quella maledetta famiglia che in un modo o nell'altro aveva distrutto la vita di sua figlia.


La notizia diffusa ai quattro venti dal giornale più letto dell'intero mondo magico contrariò non poco Abraxas. Tutti se ne resero conto il giorno successivo all'arresto, quando si ritrovarono nella fin troppo ampia sala da pranzo a mezzogiorno. Il padrone di casa appariva più brusco del solito e ancora meno dedito a dire alcunché a tavola. L'unica persona in tutta la casa che pareva addolcirlo leggermente era il figlioletto, presente, come molte altre volte, nella sua culla, posta alle spalle della bambinaia.
Il clima al Manor, dopo la risoluzione del caso, rimaneva ancora teso. Nessuno riusciva a darsi una risposta in proposito. Forse era dovuto al numero incredibile di perdite che avevano dovuto affrontare in così poco tempo, cosa che aveva quasi spopolato la magione; forse l'umore cupo di Abraxas rendeva, per una strana empatia, più cupi anche gli altri. L'unica cosa di cui tutti erano certi era che l'antica abitazione pareva ancora sovrastata da una nube, così simile a quelle che all'esterno scaricavano pioggia a non finire, pronta ad inghiottirla.
Il passare della giornata e della notte subito successiva, non parve diminuire questa sensazione. Non vi era un solo abitante del Manor che, il mattino del giovedì, non si muovesse in maniera stranamente tesa. Si verificava la reazione esattamente opposta a quella che ci si sarebbe dovuto aspettare dopo che era stata posta la parola fine alla tragedia che aveva investito la famiglia Malfoy. Laureen si era rintanata subito dopo colazione nella propria stanza, dove stava presso la finestra a fissare meditabonda la pioggia che ancora scendeva, seppur più lentamente rispetto al giorno precedente. Green vagava per casa controllando che gli elfi domestici facessero il proprio lavoro, ma la sua mente pareva essere persa in pensieri lontani. Hatty si rifiutava ostinatamente di compiere qualsiasi azione, accampando come spiegazione il suo essere un'elfa libera, quindi non soggetta agli ordini del padrone di casa, fatto che stava portando quasi sull'orlo dell'isteria Maky.
Il piccolo Lucius dormiva tranquillo in braccio a Charlotte, la quale si trovava insieme ad Abraxas in quello che era stato lo studio di Lysiart. L'uomo stava chino su delle carte su cui spiccava la grafia del fratello. Teneva una penna nella mano sinistra ed ogni tanto segnava qualcosa a margine di quelle che erano senza ombra di dubbio delle poesie di Lysiart. La bambinaia, teneva un libro in precario equilibrio sulle ginocchia e lo sfogliava rapidamente, fermandosi di scatto quando i suoi occhi intercettarono un nome, lo stesso nome che le era sorto alla mente poco tempo prima, quando Abraxas le aveva mostrato uno degli oggetti sparsi sullo scrittoio. Sobbalzò leggermente, lanciando un'occhiata all'amante. L'uomo la stava osservando a sua volta, attentamente.
«Hai trovato qualcosa?» chiese per primo, ponendo la stessa domanda che era sulle labbra di Charlotte.
«Sì. - disse la giovane, indicando con il capo il volume. Abraxas si alzò dalla sedia e andò a prenderlo, permettendo alla bambinaia di tenere meglio il piccolo addormentato. Charlotte si levò in piedi e seguì il padrone di casa, fino a quando non raggiunsero la scrivania. L'uomo poggiò il volume sul ripiano di legno, coprendo i fogli su cui stava lavorando. - Ecco…qui… - Lotte indicò un paragrafo piuttosto corposo, che proseguiva nella pagina successiva - …lo stesso nome…»
Abraxas annuì, spostando il volume con delicatezza, tenendolo aperto, poi fece segno all'amante di avvicinarsi ai fogli di pergamena che giacevano sul tavolo.
«Osserva….anche qui…il nome…»
«Credi che…» mormorò Charlotte, lasciando la frase in sospeso.
«Sì. È da ieri che mi rodo con questa idea fissa e quello che abbiamo trovato non può che confermarlo. - l'uomo fece una pausa - Ogni cosa porta a questo nome…tutto…e ne abbiamo parlato anche poco fa, ci sono fatti, fatti che ora mi risultano più chiari, che indicano che la persona che porta questo nome sia ben più colpevole di Zephyrus.»
La bambinaia rabbrividì appena. Aveva respirato una certa pace il giorno precedente, nonostante si fosse accorta che qualcosa preoccupava Abraxas. Ogni volta che avevano parlato pareva che fosse distante, come perso in pensieri profondi e inquietanti. Soltanto quando Lucius l'aveva impiastricciato di pappa, durante il pasto serale, aveva abbandonato quello che Lotte aveva creduto, a ragione, fosse un chiodo fisso. Ed in quel momento, tutto le risultava drammaticamente chiaro: nulla era stato veramente risolto martedì, o, forse, se una delle ipotesi, che avevano formulato in quelle ore in cui erano rimasti a discutere nello studio di Lysiart, era vera, soltanto in maniera quanto mai parziale.
«Come intendi agire, Abraxas?» domandò la giovane, senza celare una nota di preoccupazione.
«Non lo so ancora, ma non posso permettere che…»
Le parole morirono sulle labbra dell'uomo, nel momento in cui la maniglia della porta iniziò ad abbassarsi lentamente. Charlotte sobbalzò di colpo, impallidendo. Abraxas allungò una mano verso la giovane, spingendola alle sue spalle. L'uscio si aprì per metà, mostrando a malapena la figura che stava al di là della porta.
Un «Maledizione» appena borbottato giunse chiaro alle orecchie dei due amanti, facendo rabbrividire Charlotte e sbiancare Abraxas che aveva riconosciuto la voce del padre. Pochi istanti dopo l'uscio tornò a chiudersi di colpo.


Ecco a voi un nuovo capitolo! Sappiateci dire cosa ne pensate!

Un grazie particolare a:

Thiliol: Eccoti qui un nuovo capitolo! Ti ringraziamo per la tua recensione e per le tue ipotesi (su cui ancora tacciamo)! Cosa pensi di questo nuovo chap?

Vekra: La tua recensione è bellissima e ti ringraziamo tantissimo! Putroppo come puoi ben immaginare non possiamo rispondere a nessuna delle tue interessantissime domande. Siamo curiosissimi di sapere cosa pensi di questo capitolo!

Moony Potter: Grazie mille per la tua splendida recensione! (capiamo perfettamente la mancanza di tempo). Abbiamo letto con molto interesse tutte le tue annotazioni e le tue domande, alle quali non possiamo rispondere, come puoi ben capire. Speriamo che questo capitolo ti piaccia. Sappici dire!

Un grazie a chi ha messo la storia tra i preferiti e a chi legge soltanto!

  
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