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Autore: ehidepp    14/12/2014    2 recensioni
Dopo la Guerra, Draco decide di separarsi dalla madre e andare a vivere per conto suo, così prende casa a Londra. Sa che dovrà condividere la casa con un altro ragazzo, ma chi l'avrebbe mai detto che questi non è nientepopò di meno che il suo ex compagno di scuola?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sono vivaaaa! Ahah scusate ma la scuola davvero mi ammazza. Fortunatamente tra poco arrivano le vacanze di Natale e riuscirò ad essere più attiva (o almeno, lo spero! Sicuramente avrò dei debiti e morirò di nuovo, ma cercherò di resuscitare più volte possibile ahaha). Ringrazio nuovamente fmica e Iduen (che ringrazio maggiormente per i consigli che mi ha dato e che spero di essere riuscita a seguire!) per le recensioni al capitolo precedente. Non mi resta che augurarvi buona lettura :) x
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“Avanti Alan, cosa ti ho detto? Nient'altro. Solo una pizza e una birra”
“Come mai ora ti tiri indietro?”
Harry fissò il rosso, paralizzato. Sapeva che Alan lo capiva fin troppo bene: anche solo con uno sguardo capiva ciò che provava il moro. Pensò che un oblivion sarebbe andato benissimo in quel momento...
Mentre rifletteva sul da farsi, Alan si avvicinò ancora di più e disse: “Che ne dici se andassimo al Markus?”
Harry lo fissò ancora, senza sapere bene cosa fare. Non poteva rifiutare, ma neanche voleva tornare in quel locale...
“Se proprio insisti...” alla fine il moro cedette.
“E bravo Jamy” e a quel soprannome, l'interessato si girò e andò verso la porta.
“Conviene muoversi, sono già le 20 e tra poco ci sarà una fila enorme e io di aspettare non ne ho proprio voglia”
“Lo so. So che sei... impaziente” e Alan gli lanciò un'altra delle sue occhiate tutt'altro che innocenti.
Ancora una volta Harry lo ignorò e uscì iniziando a camminare lentamente mentre l'altro finiva di mettersi la giacca, uscire, chiudere la porta e raggiungerlo, stringendosi vicino a lui il più possibile. Camminarono per circa 10 minuti in silenzio, nei quali Alan cercò di intrecciare le loro mani, mentre l'altro lo ignorò, ancora.
“Bé?”
“Cosa?”
“Non dirmi ora che t'interessa quel biondo”
“Co-cosa?”
“Hai capito bene, Harry”
“Perché dovrebbe?”
“Perché mi ignori, sembra quasi che ti faccia schifo toccarmi
“Questo dovrebbe essere il motivo per il quale mi piace Draco?”
“Una volta non ti facevi problemi. Invece fin da oggi pomeriggio sei freddo e mi ignori. Una volta non lo facevi. Oggi guardavi solo lui, mentre una volta avevi occhi solo per il sottoscrit-” ma non fece in tempo a finire la frase che venne sbattuto al muro, con una forza che quasi gli bloccò il respiro e due labbra si impossessarono delle sue. Fu un bacio freddo, senza sentimento: ricordava perfettamente i baci calorosi che gli dava il suo Harry tanto tempo prima ed erano totalmente diversi da quello che gli stava dando ora. Ma non si oppose. Gli erano mancate quelle labbra sulle sue, quelle mani sui suoi fianchi e quel respiro caldo che lo aveva sempre tranquillizzato.
Però durò meno del previsto e passò qualche secondo prima di rendersi conto che Harry si fosse staccato da lui e che ora lo guardava confuso.
“Pensavo che ci avresti messo più tempo a ricordarti di chi sei” ghignò Alan.
“Non sono di nessuno a dire il vero”
“Ah davvero?” a quel punto fu la volta del Grifondoro ad essere sbattuto al muro ed essere baciato, solo che al contrario di prima, le mani del rosso si infilarono direttamente nei jeans, sfregando i boxer del moro.
“Al-” cercò di sussurrare questo “No, Al”
“Mi sei mancato...” gli sussurrò all'orecchio il rosso. “Mi sono mancate le tue labbra...” e gli morse leggermente il labbro inferiore. “Il tuo profumo...” e iniziò a succhiargli una piccola parte del collo, continuando a sfregare i boxer.
Il moro iniziò a lasciarsi andare; dopotutto le attenzioni che Alan gli aveva sempre riservato non erano poi male e non poté negare a se stesso che gli piacessero anche in quel momento...
Alan si staccò, guardò il moro e grazie ad un piccolo raggio di luna poté fissare il marchio rosso che gli aveva lasciato sul collo e sorrise soddisfatto.
“Ora appartieni a qualcuno”. Continuò a sfregare lentamente i boxer per poi staccarsi anche da lì.
“E' meglio andare, sono quasi le 20.30”
Arrivarono davanti al pub 10 minuti dopo, dove già una ventina di persone stava aspettando di entrare.
Alan si mise in fila, seguito da un Harry abbastanza pensieroso.
“Non ti piace più il Markus?”
Harry si guardò intorno, sembrò quasi disorientato. “E' da tanto che non ci vengo, quindi mi sembra strano... Non so cosa mi aspetta di nuovo” cercò di mentire, per poi voltare lo sguardo da un'altra parte e si ritrovò a fissare l'angolo tra il benzinaio e l'entrata del locale...

”Harry!”
Il moro si voltò per guardare chi l'aveva chiamato e si ritrovò un ragazzo poco più alto di lui, rosso che gli sorrideva...
“Al! Dov'eri finito?”
Si buttò sopra il ragazzo e cercò di baciarlo quando questo gli mollò un pugno sul naso.
“Ma che cazzo fa-” si bloccò appena in tempo per rendersi conto che quel ragazzo non era affatto Alan...


“Harry, che diamine ti prende?!”
“Perché?”
“Sei perso nei tuoi pensieri! Non sei mai stato così! A cosa diamine stai pensando?”
“A niente Alan... A niente”
“Sarà... Comunque non meravigliarti quando entri. E' tutto cambiato dentro e tu non vieni qui da un pezzo” gli rispose infine il rosso, che sembrava furioso e preoccupato allo stesso tempo.
Circa 20 minuti dopo riuscirono ad entrare e la musica assordante colpì subito il moro, che rimase un attimo frastornato. Pian piano si abituò a quel rumore e iniziò a guardarsi intorno: non riconosceva più quel locale. Ovunque c'erano solo poltrone, già gremite di coppiette che si attorcigliavano e quasi non respiravano, due postazioni bar con due ragazzi muscolosi in boxer per ciascuna, circa una ventina di tavoli e due palchi con due pali.
A destra dell'entrata c'era un corridoio con delle scale che portavano ad un piano superiore, prima inesistente.
Alan prese il moro per un fianco mentre gli sussurrava nell'orecchio: “Vuoi andare a vedere cosa c'è lassù?”
“Ho già un'idea di cosa ci possa essere”
“Andiamo a provarne una? Per ogni stanza c'è qualche... giocattolo” il rosso lo guardò con fare sempre più malizioso.
“Non m'interessa” Harry si staccò bruscamente e andò verso il bar.
“Un mojito, grazie”
Il barista ammiccò ai pettorali che si intravedevano appena attraverso la camicetta bianca del grifone, poi sorrise (di certo non un sorriso molto casto) e andò a preparare il cocktail.
Dopo 5 minuti il ragazzo fu di ritorno con il bicchiere e lo lasciò scivolare sul bancone verso Harry.
“Non ti ho mai visto da queste parti”. Cercò di iniziare una conversazione.
“Non ci sono mai venuto infatti”
“Quindi sei entrato solo per curiosità? Ormai qui ci conosciamo tutti ed è strano vedere ragazzi nuovi... Il che attizza sempre tutti quanti”
Harry lo fissò stranito, per poi girarsi verso la sua sinistra, dove 3 ragazzi già mezzi ubriachi lo fissavano.
“Sei carne fresca” rise il barista.
Harry tornò a fissarlo.
“Ci venivo quando era ancora una semplice discoteca”
“Abbiamo deciso di ristrutturarla dopo che l'intero locale è stato distrutto da una bomba... Credo”
“Bomba?”
“Sì, circa 5 anni fa. Stavano per aprire il locale per sistemarlo per una festa, quando improvvisamente ha iniziato a diventare tutto buio in cielo, e bada che per tutto il pomeriggio c'erano stati 35 gradi e un sole che spaccava le pietre... Da quel momento sono scoppiate bombe ovunque e un sacco di morti, anche distanti da qui, dove però non si sono trovati segni di bombe scoppiate. Tanti non si sa come siano morti realmente... Non si sono trovati segni di soffocamento, spari o cose di questo genere. Solo espressioni terrorizzate. Resterà un mistero fino alla fine missà. Forse è stato un attacco terroristico, ma non si trovano soluzioni a quelle morti”. Il barista poi cercò di deviare il discorso su chi aveva preso in mano la gestione del locale e come avevano deciso di farlo diventare un locale unicamente gay.
Harry intanto lo fissò , scioccato. Sapeva perfettamente che quell'attacco non fu per niente un attacco terroristico ma bensì di qualcun altro. Davvero Voldemort aveva attaccato Little Whinging? Aveva pensato forse di trovarlo ancora lì a quel tempo? I mangiamorte si divertivano ad ammazzare gente a caso?
Al pensiero dei mangiamorte, la sua mente corse a Draco. Per un momento si incazzò con se stesso per averlo dichiarato innocente cinque anni prima durante i processi di tutti i mangiamorte, ma poi cercò di calmarsi, sapendo perfettamente che Draco era stato obbligato a far ciò che faceva...
Aveva letto nei suoi occhi la disperazione: sapeva che lui, nonostante l'odio verso i babbani e il mondo non magico, non osava fare ciò che era obbligato a fare.
Si ricordò della sua espressione impaurita sulla torre di Astronomia quando puntava la bacchetta verso Silente. Ricordò quando aveva cercato di salvarlo al Manor dicendo di non riuscire a riconoscerlo. Malfoy, nonostante l'animo Serpeverde, non sarebbe mai arrivato ai livelli di suo padre.
Mentre la sua mente vagava ai vecchi ricordi, non si rese conto che era già al quarto cocktail e quando si alzò, dovette risedersi un attimo per capire dove fosse.
Si girò verso i 3 ragazzi di prima ma l'unica figura che trovò era quella di Alan.
“Harry, che ne diresti di andare in camera a distenderti? Hai già bevuto troppo”
Il moro sapeva perfettamente che Alan voleva portarlo in camera per ben tutt'altro scopo, quindi si bloccò mentre il rosso lo aiutava ad alzarsi.
“No Al, non serve... Voglio andare a casa”
“Shh Jamy... Andiamo su, aggrappati a me”
Il moro rimase ancora fermo al suo posto: a quel punto il rosso si girò verso di lui, lo prese per i fianchi e mise il visto nell'incavo del suo collo.
“Jamy, non fare il cattivo” e gli diede piccoli baci sulla clavicola per poi salire verso l'orecchio.
“Lo sai che i bambini cattivi devono essere puniti poi...”
“Lo so...”
“Allora da bravo, vieni su”
E Harry si lasciò andare per la seconda volta in quella serata. Si fece trasportare fino alla camera, rischiando di inciampare due volte sulle scale. Qui non fece in tempo ad ambientarsi che venne spinto bruscamente all'indietro ed ebbe a malapena i riflessi per sedersi ai piedi del letto per non rischiare di cadere a terra. Il rosso si sedette poi sulle sue gambe, prendendogli il viso e iniziando a baciarlo.
“Mi sei mancato”
Il moro rispose semplicemente ai suoi baci. C'era ancora una parte del suo cervello che ragionava... Non voleva lasciarsi andare così. E questo il rosso lo notò, così fece scorrere una mano sul petto di questo, sbottonando lentamente la camicia per poi lasciare una scia di baci su tutto il petto.
“Questo è quello che amavi di più, vero?” gli sussurrò lentamente all'orecchio.
Continuò a lasciare baci sul petto tracciando linee immaginarie.
Andarono avanti così per un pezzo, per poi ritrovarsi uno sopra l'altro, dove poco dopo il rosso stava per preparare il moro alla penetrazione. “Di certo quel biondino non ti farà mai star bene come ho sempre fatto io...” continuò a sussurrargli nell'orecchio “ti farà star male...”.
Una semplice frase e il moro alzò lo sguardo e lo piantò dritto verso il rosso.

”Ron?!”
“Che cazzo ti prende Harry? Perché hai cercato di baciarmi?”
“Ron ma tu cosa ci fa-”
“Ehi Harry!” un ragazzo castano e occhi azzurri si buttò addosso al moro. “Dove ti sei cacciato? Mi stavi finendo di raccontare di quel ragazzo che ti piace e di come vorresti conquistarlo... Malloy... Melfoy... Come si chiama?”
Harry lo guardò e cercò di pregarlo di stare zitto mentre Ron fissò pietrificato la scena.
“E così ti piace quel bastardo?”
“Ron, aspetta no, posso spieg-”
“Non c'è un cazzo da spiegare, Harry. Avrei potuto accettare la tua omosessualità, ma non potrei mai accettare il fatto che ti piaccia quel bastardo infame! Se dovessi riuscire a conquistare il tuo adorato Malfoy, ricordati che io non ci sarò più. Non ci sarò se mai..."
Ron si girò per l'ultima volta verso il suo migliore amico e sembrò sembrò quasi pentito di quello che stava per dire, sembrò che stesse per bloccarsi, ma così non fu.
"...ti farà stare male”. Si girò e se ne andò.
“Ron aspet- Ron! RON!” il moro cercò di inseguire il suo migliore amico, ma quello ormai si era già smaterializzato.


Harry spinse da parte Alan e si alzò di scatto.
“Dove credi di andare?”
“Lasciami stare”
“Sei ubriaco, non ce la farai a torn-” il rosso prese per un gomito il Grifone cercando di tirarlo a sé.
“Ho detto di LASCIARMI!”
Il moro si rigirò bruscamente per poi rivestirsi velocemente, uscire dalla camera sbattendo la porta e andando nel primo bagno per potersi smaterializzare a casa.
Fu una vera fortuna quella di non vomitare tutto l'alcool che aveva in corpo appena appoggiati i piedi sul tappeto del salotto, ma dovette catapultarsi in bagno pochi secondi dopo.
Dopo circa un'ora e mezza, nella quale aveva vomitato due volte e si era fatto una doccia rilassante, Harry evocò una coperta e si buttò sul divano, cercando di non pensare a quella serata e cadendo tra le braccia di Morfeo pochi istanti dopo.
  
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