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Autore: Savemyhappiness    15/12/2014    1 recensioni
Ultimamente era successo troppo frequentemente e troppo frequentemente mi ero ritrovata in ospedale con qualcosa di fratturato.
I medici cominciavano ad insospettirsi.
I vicini cominciavano a domandarsi il perché di tutte quelle urla e quei tonfi sordi.
I miei genitori si chiedevano perché non li andassi più a trovare.
Le mie amiche si interrogavano sul perché di tutti quei lividi.
Eppure continuavo a sorridere a tutti loro, continuavo a giustificare il mostro che mi dormiva accanto la notte e continuavo a morire, pugno dopo pugno, calcio dopo calcio.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Guinevre



Andavo alla deriva cercando di farmi spazio tra tutto quel nero che mi circondava. 
La voce supplichevole e insistente di Kostantin mi fece riaffiorare lentamente verso lo stato di coscienza, ma non riuscivo a trovare il modo di aprire gli occhi.
Cercai di muovermi, ma qualcosa impediva completamente i miei arti.
Mi aveva legata?
"E' solo per precauzione, ora ti libero" sussurrò accanto al mio orecchio con voce impastata.
Cos'era quell'odore? Alcool? 
Dalla lontananza di quelle parole capì che probabilmente non avevo ancora riacquistato toalmente la lucidità.
Stavo morendo? O probabilmente ero già morta.
Cercai disperatamente di aprire gli occhi, ma un fascio accecante di luce mi colpì con tanta violenza che richiusi velocemente le palpebre, mugugnando.
"Sta' buona Ginny, fermati" e un odore acre di alcool mi colpì in pieno viso. 
Avrei voluto fargli un cenno con la testa o magari muovere la mano, ma non riuscivo a trovare nè la testa nè la mano.
Non sentivo il mio corpo.
Se ero davvero morta, non ero di certo arrivata in paradiso.
C'era troppa agonia.
E soprattutto c'era Kostantin.
Poi, lentamente, tutto il mio corpo sembrò avvolto da un torpore. Il dolore sembrava attutito, così anche i miei sensi. Ora stavo morendo veramente?
Non volevo morire in quel modo. Non volevo morire.
Aprì la bocca cercando di dire qualcosa in protesta, ma non riuscì a far uscire neanche un suono.
"E' tutto okay. Ci sono io qui. Andrà tutto bene." ripeteva sempre più lontana la sua voce.
No. Non era tutto okay.
Lui era ancora lì.
Io ero ancora lì con lui.
Fluttuavo di nuovo nell'oscurità, ma non sentivo più dolore nè la sua voce.


Un debole raggio di luce mi colpì in pieno viso e mi costrinse a riparare gli occhi con la mano che con grande sorpresa trovai slegata.
La casa era stranamente vuota e silenziosa e non c'era traccia di Kostantin.
Probabilmente era uscito con gli amici.
Che giorno era?
Quanto tempo ero stata lì a letto legata?
Lentamente mi alzai e scesi dal letto, il colpo che avevo preso alla testa si fece immediatamente sentire e un vortice di giramento mi avvolse facendomi perdere l'equilibrio.
Dannazione.
Ritentai.
Mi rialzai nuovamente dal letto dove ero caduta a peso morto. 
Meglio, decisamente meglio.
Feci un giro di perlustrazione della casa per accertarmi di essere rimasta sola.
Il silenzio.
Passai davanti il grande specchio del corridoio e mi soffermai qualche istante.
Una ragazza esile dai lunghi capelli castani si guardava con aria interrogativa.
Il piccolo corpicino, che da sempre aveva dimostrato un'età inferiore a quella effettiva, era incorniciato da piccole macchiette viola.
Piccoli segni che tuttavia avevano la forma delle dita di Kostantin.
Un moto di ribrezzo mi salì provocandomi la nausea quando arrivai al volto.
I grandi occhi marroni erano contornati da due grandi lividi violacei che si andavano sfumando al verde in qualcune zone, segno che era passato più di un giorno dall'ultima volta che mi aveva picchiata.
Il labbro inferiore erapiù gonfio del solito e sul margine destro regnava sovrano un taglietto rosso acceso.
Tutto il resto del viso era segnato qua e là da graffi e sangue che evidentemente si era sparso dal naso, fortunatamente ancora intatto.
Feci un sospiro di sollievo finita la revisione.
Questa volta mi era andata decisamente bene.
Come ogni mercoledì mattina mi era permesso uscire fino l'ora di pranzo e senza pensarci neanche due volte mi sciacquai velocemente il viso, mi vestì e uscì sbattendomi la porta alle spalle.
E ora? Dove andavo?
Scelsi di percorrere il solito tragitto, quello che mi aveva indicato Kostantin e che mi impediva di allontanarmi più di tanto.
Entrai nella caffetteria e ordinai un cappuccino da portare via e velocemente mi diressi verso il primo parco che avrei trovato voltando l'angolo della strada.
Raggiunsi la panchina e finalmente riuscì a godermi quella splendida giornata soleggiata di Dicembre. 
Chiusi gli occhi, strinsi le mani intorno al bicchiere di cartone caldo e restai in ascolto del silenzio.
La tranquillità, la pace, la serenità.
E poi il suono di una chitarra.
Aprì di scatto gli occhi e mi guardai intorno alla ricerca di quel suono.
Un ragazzo dalla pelle olivastra era seduto con le spalle contro un grande albero poco più distante da me, alla mia sinistra. 
Era intento a strimpellare qualche nota, ma a giudicare dalla fronte corrugata, senza alcun successo. 
Mi alzai e mi avvicinai titubante, circospetta.
"Secondo me dovresti accordarla meglio" sorrisi debolmente a mo' di saluto.
"Non credo tu debba insegnarmi come accordare la mia chitarra, sai" rispose irritato dal mio intervento che a quanto pare risultò scortese.
"Oh .. i-io .. scusami, hai ragione" e arrossendo violentemente mi voltai per tornare alla panchina dov'ero seduta poco prima.
"No, ehi. Scusa, okay? Mi dispiace, ma sono nervoso e credevo fossi una fan e .. mi dispiace" concluse con un sorriso a trentadue denti.
Una stretta allo stomaco mi strinse e mi bloccò il respiro.
Quel sorriso.
Una fan? Oh bene, era un personaggio famoso e neanche l'avevo riconosciuto.
Restai in silenzio per qualche minuta assorta nei pensieri, cercando disperatamente di ricordare dove avevo già visto quel volto che tutto ad un tratto era diventanto così familiare e conosciuto.
Una boyband.
Era sicuramente un membro di una band, ma quale?
"Non volevo disturbare, avrei dovuto capire che eri intento a suonare" mi giustificai goffamente riavvicinandomi al ragazzo.
Trovai il coraggio necessario e mi sedetti al suo fianco posando a terra la borsa e il cappuccino che ormai aveva sprigionato tutto il calore.
"Ti andrebbe di aiutarmi?"






 
Prima del previsto eccomi qui col secondo capitolo.
Ho notato con estremo piacere che è già entrata nei preferiti di qualcuno, aw.
Vi esorto tuttavia a continuare a seguirmi e a recensionare!
Ci sentiamo col prossimo capitolo, gente.
XOXO -M
  
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