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Autore: Nyssa    07/11/2008    11 recensioni
Sequel de: Le Relazioni Pericolose
Sono passati circa diciotto anni da quando abbiamo lasciati Harry, Draco, Hermione e tutti gli altri e molte cose sono cambiate nel frattempo.
Adesso sono i loro figli a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria, divenuta stranamente tranquilla; ma non tutto è come sembra perchè misteri e fantasmi del passato stanno tramando nell'ombra e Hogwarts potrebbe non essere il posto apparentemente pacifico che sembra.
E i nostri nuovi protagonisti, la new generation, affascinati dai misteri come lo erano stati i loro genitori, chiaramente non intendono lasciarsi sfuggire l'occasione di vivere qualche avventura tra le antiche mura della scuola e rompere così la noiosa routine di tutti i giorni!
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, Tom O. Riddle | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'oro e l'argento' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Per un Prefetto quasi Caposcuola scoprire chi era qualcuno era il lavoro più facile del mondo

Buon Natale!

Era la frase del giorno…

 

Non c’era giorno a Hogwarts più frenetico della mattina di Natale, neppure il giorno prima dei M.A.G.O. dei o G.U.F.O., niente concorreva al caos generale come quel tanto atteso 25 dicembre e quell’anno sembrava proprio destinato a portare l’Apocalisse nell’austera Scuola di Magia e Stregoneria.

 

I ragazzi delle scuole europee, essendo pochi e sentendo la mancanza dei compagni e della famiglia in quel giorno, avevano avuto il permesso di ritornare ai rispettivi istituti o alle famiglie, mentre il Mahora sembrava felice di studiare il comportamento occidentale di fronte a quella festività.

 

*          *          *

 

La Sala Comune del Grifondoro era quasi completamente invasa dal gigantesco albero di Natale che Gardis aveva fatto sistemare poco distante dal camino; qualcuno aveva cercato di dissuaderla e prenderne uno più piccolo, ma lei era stata irremovibile. Così l’angolo dalla finestra rappresentava una macchia verde ricoperta da fili colorati e palline di cristallo che contenevano magie brillanti come lucciole. Sotto, in bella mostra, facevano figura un’orda di pacchetti di ogni misura e forma, con carte colorate a strisce, a quadretti, a rombi, a fiori e a motivi natalizi, fiocchi di neve e pupazzi, ghirlande di agrifoglio e bouquet di stelle di Natale. I fiocchi, altrettanto colorati e voluttuosi nei loro riccioli e nelle loro gasse, corredavano ogni forma della loro festosa allegria.

 

Davanti al caminetto stava un muro di stelle di Natale gialle e rosse a riprendere i colori della loro Casa, mentre sopra la canna fumaria, al posto del quadro dei Gryffindor, era ora appesa una ghirlanda di dimensioni un metro per uno che Hestia stessa aveva confezionato durante le ore del suo club assieme all’aiuto di qualche esponente orientale, certo più capace di lei con ikebana e confezioni floreali.

 

Il retro della porta era un tripudio di biglietti e ogni volta che la Signora Grassa lasciava passare qualcuno questi scomparivano contro il muro, per tornare poi subito dopo. Ce n’erano per tutti i gusti e tutte le fogge, spesso con le classiche immagini di Babbo Natale sulla slitta, oppure di case felici illuminate da candele e luci calde, coperte dalla neve bianchissima e a cui arrivavano come ospiti nobili ottocenteschi in slitta.

 

Dalla ringhiera del piano superiore, cinque ragazzi stavano ammirando la loro Sala Comune con trasporto e con altrettanto entusiasmo la montagna di pacchi che spettava a ciascuno di diritto e che, vista la mancanza di posto, erano stati addirittura sistemati su una delle poltrone.

 

Gardis, Karen, Hestia, Jeff e Jack si prepararono all’assalto mentre i più piccoli stavano già rovistando alla ricerca dei propri regali.

-          Pronti? – chiese la maggiore dei gemelli Potter indicando l’obiettivo

-          Quando vuoi! – fu il commento di Jeff, curioso di vedere che cosa ci fosse nascosto nelle scatolette e scatoloni che erano arrivati da casa sua.

-          Ci aspetta un altro maglione – commentò depresso Jack immaginando che nonna Molly, anche quell’anno, avesse distribuito lana ispida a tutti i nipoti, piuttosto numerosi. Se si faceva un rapido conto, doveva aver cominciato a prepararli l’inverno prima! I Weasley non erano pochi…

Zio Bill e zia Fleur avevano due figli: Victoire e Dominique; zio Charlie e zia Morgana una figlia: Lillis; zio Percy e sua moglie Penelope due; zio Ron e zia Pansy erano in quattro e loro davano il tocco finale con la bellezza di sei figli! Per un totale di… 13? La matematica non era il suo forte…

Senza contare che la nonna era così buona che perseguitava anche gli amici dei loro nipotini con il medesimo regalo: Blaze, la cugina di Lillis, aveva un maglioncino per ogni anno della sua vita, Gardis e Karen pure. Ted, il fidanzato di Victoire, era l’unico che riuscisse anche ad indossarlo e Laurentia, la ragazza di Dominique, probabilmente aveva accarezzato l’idea di sfruttare quella lana per il suo amatissimo gatto siamese a cui aveva dato l’impossibile nome di: Horace.

 

-          Muoviti Jack! Ti perderai tutto!

Lanciandosi all’inseguimento, il secondogenito Potter si tuffò nella mischia per cercare di salvare il salvabile e afferrò al volo due pacchi il cui biglietto era indirizzato a lui.

 

Dopo una strenua lotta di quasi un’ora, ciascuno se ne stava seduto con i suoi pacchetti accanto. Non c’era poltrona libera, in compenso il pavimento era il posto ideale. Si susseguivano commenti entusiastici, gridolini felici ed espressioni interdette di fronte all’ennesima coperta che, ormai, aveva fatto il giro della famiglia da tanto era stata riciclata.

 

Gardis, con la bellezza di 27 regali, si accingeva a guardare cosa le avessero spedito tutti gli amici di mamma e papà.

Non le piacevano catenelle d’oro e orecchini, soprattutto quando non portava i buchi; non era una patita dei braccialetti e il suo orologio era più che sufficiente. Ma era una questione di formalità e papà sarebbe stato estremamente offeso se uno degli alti esponenti della società bene del mondo magico, quell’anno, non avesse dato il contributo alla felicità della famiglia, esattamente come loro ricambiavano il favore.

L’ennesimo anello in scatola vide la luce dopo che la carta della più famosa gioielleria di Diagon Alley venne messa da parte

-          Un’altra patacca? – le chiese Hestia accanto a lei, Gardis annuì. Non era bigiotteria, per carità, ma era comunque grosso come una castagna… - sii felice – la mora le sorrise e alzò il suo dono – a me è andata peggio

-          Una candela da morto? – chiese Karen guardando il grosso cero cilindrico

-          Va’ a saperlo

-          Chi te lo manda?

-          Zia Ermintrude

-          E chi è?

-          Boh, ma l’ultima volta mi è arrivato un cactus… questo è un passo avanti…

-          Lo useremo l’anno prossimo per la festa di Halloween – convenne suo fratello, la cui candela aveva una forma molto più equivoca

Jeff scartò il maglione tanto temuto con la “J” ricamata sul petto: una variazione sul tema no?

-          Facciamo cambio? – chiese a suo cugino vedendo il delicato verde che colorava la sua lana anziché l’arancione carota del suo. Il bello era che, avendo entrambi un nome che inizia per J potevano scambiarsi le maglie

-          Non so, l’arancione non mi dona… - commentò il moro sistemando le lenti con tono affettato

-          Vuoi provare il mio? – chiese la sorella alzando il viola che le era toccato

-          Quello di Karen è chiaramente il più bello – aggiunse il rosso vedendo il colore dorato della Longbottom

-          Gardis?

-          Bianco – rispose rimestando e trovando il suo, seppellito sotto una pila di carte

-          E che altro ti hanno mandato?

-          Un mazzo di tarocchi, tre ciondoli, quattro anelli, libri… carta da lettere

-          Che ti ha regalato Chris? – domandò maliziosa Potty1

-          Non l’ho ancora aperto

-          E che aspetti? Dovevi scartarlo per primo!

La sua amica glielo porse, trovandolo a occhio nella mischia, come se avesse avuto il radar, mentre suo cugino le lanciava, per l’ennesima volta, il braccialetto che aveva dimenticato.

-          Apriapriapriapri – cominciò incalzante

Dalla scatola apparve un grosso peluche a forma di ermellino dal pelo candido; quasi commossa per quel pensiero gentile, la bionda se lo strinse al petto felice

-          Cosa c’è qui? – chiese Karen notando uno sbrilluccichio

La piccola Malfoy allontanò il giocattolo notando che al collo c’era una collanina con un ciondolo a forma di lucchetto, era proprio un minuscolo lucchetto tutto elaborato, intarsiato finemente

-          Strano ciondolo – dichiarò rigirandolo tra le mani – ma non serve a niente senza la chiave

-          Ma tu non capisci proprio niente! – sbottò Hestia mettendosi le mani suo fianchi anche se era seduta

-          Perché?

-          Ingenua! Significa che lui ha la chiave! Che vuole aprire il ciondolo, metafora del tuo cuore!

-          Ecco la maestrina – commentò Jeff che, segretamente, gliene aveva anche regalato uno l’anno prima

-          Non credo… è più probabile che l’abbia preso perché era grazioso

-          Bah! – Hestia fece un gesto disperato – comunque non c’è la chiave…

-          Beh, magari non era compresa nella confezione…

-          Tu non vuoi vedere la realtà – sbuffò la mora impaziente – è così lampante!

-          Guarda, anche Asuna mi ha fatto un regalo – Gardis trovava più giusto cambiare argomento alla svelta, non sarebbe stato saggio arrossire di fronte a tutti i suoi amici schierati. Eppoi era contenta di aver rimesso a posto quel pasticcio del corridoio con Kitt, non sembrava avere secondi fini quel gioiello. Comunque prese la catenella in oro bianco e la allacciò al collo.

Curioso, non credeva che lui fosse così tanto ricco, poco male, allora non si sarebbe scandalizzato di fronte ai gemelli in oro bianco e lapislazzuli che Leonard gli aveva regalato, quel benedetto ragazzo non era capace di trattenersi.

-          E quello chi te lo manda?

Jack trovò l’ultimo pacchetto di Gardis quasi dimenticato

-          Non c’è il biglietto – annunciò Jeff rigirandolo tra le mani – solo il destinatario

La bionda lo prese scettica e scartò il bellissimo nastro di stoffa, poi svolse la carta e aprì la scatola, all’interno c’era un carillon che cominciò a girare e suonare.

Di forma cilindrica, rappresentava una piccola giostra a due piani, coloratissima, con una musichetta dolce mentre cavalli e carrozze, tazze e zucche s’inseguivano in moto perpetuo uno dietro l’altro

-          Seraphin è a scuola! – gridò esultante

Lasciò il dono in mano a Jack e corse via per la porta.

 

Era felice felice felice! Credeva che sarebbe tornato solo nel pomeriggio, Leonard le aveva detto che forse sarebbe dovuto rimanere in Irlanda per la festa degli gnomi, ma Fin era a scuola!

 

Percorse di volata le scale, travolse dei primini entusiasti, tutti le facevano posto, perfino la McGranitt passò oltre il fatto che non si potesse correre nei corridoi e, quando finalmente arrivò nell’atrio lo vide!

Il suo amato, bellissimo cugino!

Gli lanciò le braccia al collo gridando la gioia nel suo nome e Seraphin, con un bel sorriso da divo del cinema sul viso, la afferrò al volo e la fece roteare due volte intorno a sé mentre Leonard li guardava a metà tra il divertito e lo scettico.

-          Ciao Principessa! – la salutò il moro stampandole un bacio sulla fronte; metà delle ragazze del corridoio entrarono in iperventilazione

Che strano, chi altri la chiamava “principessa”?

-          Fin, sei arrivato? Quando? Ho visto il tuo regalo e…

-          Stanotte – rispose – ogni tanto le Giratempo sono utili

-          Hai il permesso del Ministero, vero?

-          Ma certo! – esclamò scandalizzato lui, come se avesse sempre rispettato dalla prima all’ultima regola – era per loro che ero rimasto in Irlanda!

-          E Asiley? Dov’è Aisley?

-          A salutare Lillis e Blaze

-          Saranno contente!

-          Già

-          Buon Natale, Seraphin! – gli disse gioiosa

-          Buon Natale, Principessa

-          Buon Natale, Leonard! – si rivolse al fratello che incontrava solo ora e che, ai piedi del letto, insieme ai doni di mamma e papà, le aveva fatto trovare un bellissimo fermacapelli e un portagioie rifinito in legno di rosa.

-          Buon Natale…

Leonard era sempre più conciliante del solito il giorno di Natale al punto da farle addirittura gli auguri

-          Avete visto Kitt da qualche parte? – indagò poi – non gli ho ancora fatto gli auguri…

-          Su per le scale, Dishman ha di nuovo fatto qualche variazione senza preavviso al menu – commentò il biondo

Gardis non se lo fece ripetere e augurando un Buon Natale di sfuggita a Rudiger che stava arrivando, scomparve alla ricerca del suo amico.

-          Chi è Kitt? – sentì domandare da Seraphin

-          Aspetta che ti spiego – fu la risposta del maggiore Malfoy.

 

Benedetta famiglia… Seraphin si era presentato a scuola conciato come un rockettaro di Londra con tanto di jeans sbiaditi e strappati, giaccone di pelle bordato di pelo, probabilmente finto, e capelli un tantino troppo lunghi per la moda: insomma, il degno nipote di Sirius Black e quel mezzogiorno sarebbero successi i macelli. Non bastava Blaise a mandare in deliquio le studentesse, pure lui! Grazie al cielo c’era Asiley… lei sì che l’avrebbe fatto rigare dritto.

 

*          *          *

 

La cucina era avvolta in una nube densa di vapore che sapeva di ravioli e vitello al sangue, il clima tropicale poco si conciliava con una nebbia da brughiera scozzese e la biondissima Gryffindor avanzò a tentoni rischiando di travolgere elfi carichi di pietanze o che trasportavano tegami e pentoloni.

Vide nel camino un gigantesco paiolo e udì la voce di Chistopher

-          Non lascerò assolutamente uscire da questa cucina una torta di noci, banane e formiche dell’Amazzonia! – stava protestando il Caposcuola allo stremo delle forze già a quell’ora del mattino

-          Sii ragionevole – spiegava nel frattempo Dishman gesticolando col grosso mestolone di legno in mano – è una ricetta sublime, un capolavoro di culinaria!

-          Ci sono ospiti importanti e non sono certo che le formiche siano l’ingrediente principale della cucina inglese…

-          Ma questo piatto è delizioso!

-          No!

-          Almeno concedimi la torta di champagne e gorgonzola…

Gardis si portò una mano allo stomaco, non erano le sue ovaie a darle problemi, tutt’al più la colazione di quel mattino che minacciava di rivedere la luce…

-          No, la McGranitt ha già deciso

Lo chef tornò a sedersi scontento sibilando un “vecchia megera” a bassa voce, lo slogan dei Serpeverde

-          Allora siamo d’accordo? – indagò ancora il moro

-          , va bene, niente torte di formiche e niente gorgonzola

-          Spero di non trovarmi altre sorprese nel piatto, quelle di Halloween sono più che sufficienti – borbottò

-          D’accordo

A quel punto, certo di non vedersi spuntare una coda di lucertola dal pasticcio di carote, Kitt si decise ad uscire, vide Gardis nel fumo bianco della cucina e la trascinò fuori con sé

-          Un’altra litigata? – domandò lei toccandogli appena il braccio e accorgendosi che indossava il suo maglione blu, l’altro annuì

-          Vuoi una mano?

-          Mi piacerebbe

-          Cosa dobbiamo fare?

-          Vieni con me… - e se ne andarono per i corridoi

 

*          *          *

 

Tutto orgoglioso degli illustri ospiti al suo pranzo, Silente li stava presentando alla scuola; alcuni dei suoi allievi avevano conosciuto Seraphin di sfuggita visto che lui aveva sei anni più di loro, mentre la maggior parte delle studentesse stava ora sognando un altro tipo di incontro.

Aisley, dal canto suo, sembrava una bambola di porcellana, presa direttamente dai film dell’orrore con i capelli raccolti in tanti morbidi boccoli scuri e il vestito blu e bianco di pizzo: faceva paura.

 

Gardis, in piedi di fronte alla sua tavolata di grifoni, guardò orgogliosa il cugino con una maglia a maniche lunghe molto babbana che recitava “I’ll not protect your virginity” e sorrideva esultate alla scuola; si stava prendendo il suo momento di gloria perché Aisley quella sera gliele avrebbe cantate: lei quella maglia la detestava.

Tornare da vincitore dopo essere stato annoverato come una delle piaghe di quell’edificio era qualcosa di impagabile, esattamente come la faccia disgustata che Piton gli rivolgeva da bravo Grifondoro che, a sua volta, era stato.

Voleva bene a Seraphin quanto un fratello e lo dimostrava il fatto che alla fine avesse approvato anche la sua scelta di suonare in uno strano gruppo chiamato Evil Grin, dove il diavolo in questione era nientemeno che Aisley, la fidanzata del vocalist. Asiley si limitava a stare seduta sul palco con espressione accigliata in un abitino nero di pizzo molto gotico durante i concerti del gruppo e alla fine dell’esibizione concedeva al suo fidanzato di baciarle la mano sinistra.

Suo padre aveva avuto un colpo a saperlo, ma non era stato in grado di rifiutarglielo, soprattutto visto che il ragazzo se la cavava comunque egregiamente ai corsi che frequentava nella capitale senza che la sua passione per la “musica”, e a questo punto le sarebbe cascata la lingua perché non era del tutto certa che lo fosse, influenzasse il suo rendimento.

 

Guardò i suoi amici contenta per quel Natale, speranzosa che fosse l’ultimo che avrebbe trascorso senza la sua famiglia accanto perché mamma e papà le mancavano moltissimo.

Voltò la testa verso Kitt, a sua volta con le braccia incrociate che aspettava il segnale della vicepreside per rimettere tutti a sedere e rimase interdetta.

Si girò verso suo cugino e poi di nuovo verso il suo migliore amico: erano uguali.

Ma non simili, proprio UGUALI come gocce d’acqua!

Beh, a occhio i lineamenti di Chris erano un po’ meno marcati di quelli di Seraphin, decisamente più dolci a dirla tutta, e l’espressione era molto meno maliziosa, ma… i capelli e gli occhi… e le mani.

Tutto era identico. Tutto sembrava appartenere a due gemelli.

 

Boccheggiò un istante dando il segnale di sedersi al suo tavolo mentre rifletteva sulla questione con il raviolo a mezz’aria.

Conosceva a memoria la parentela che la univa a Fin, ma era anche a conoscenza che quella di Chris non era minimamente legata alla sua, una volta avevano tirato giù l’albero, lo ricordava!

Eppure le sfuggiva qualcosa, ma cosa?

Uguali, assolutamente uguali…

Seraphin non aveva figli ed era troppo giovane per averne uno dell’età di Kitt, ma allora da dove diavolo veniva quella benedetta somiglianza strabiliante?

Eppoi, era mai possibile che fosse l’unica ad accorgersi di una simile cosa? Era sotto gli occhi di tutti, era lampante!

Silente e la McGranitt non facevano una piega.

Possibile che fosse solo il millenario sangue Black che aveva portato due persone magari legate da parentele lontanissime e secolari ad avere una somiglianza tanto incredibile?

Non riusciva a crederlo, era contro tutti i principi della genetica!

Black, Black, Black e ancora Black.

Tutte e due si chiamavano Black, ma allora dove stava l’inghippo? Perché non capiva?

-          Sembri pensierosa – le disse Hestia toccandole il braccio – non stai bene?

-          Tutto a posto

-          Ti fanno lavorare troppo – la rassicurò Karen fregandole una mano

E la piccola Malfoy non riuscì a non pensare a quanto dolore Karen avrebbe provato a sapere che suo fratello e sua sorella si frequentavano, anzi, molto di più! Non solo avevano mandato quel benedetto foglio alle famiglie, ma avevano anche una conoscenza molto più intima l’uno dell’altra…

Povera Karen.

 

Hestia invece era in un periodo sereno, come se tutti i ragazzetti che passava fino a due mesi prima ormai non le interessassero più.

 

Gardis però non era tranquilla, proprio per niente.

Mangiò lentamente, riflettendo su quale potesse essere l’analogia e il suo piatto di arrosto durò quasi il triplo di quello di Jack.

Poi decise: avrebbe parlato con qualcuno che l’avrebbe potuta aiutare.

Un’ultima occhiata a Kitt, poi una a Lachlan, suo fratello, quest’ultimo non assomigliava per niente né a suo cugino né tanto a Kitt.

Cercò con gli occhi un’altra testa piena di capelli neri e rintracciò la ragazzina del primo anno che aveva incontrato quella notte in corridoio: aveva scoperto da Alyeka, la sorella di Ciel e Karen che frequentava il primo anno a Corvonero, che quella tipetta si chiamava Izayoi DeLaci, che era una brava ragazza, molto studiosa e che l’avevano impietosamente soprannominata “bambolina di cera” per il colorito della sua pelle.

Stranamente anche il nome DeLaci le ricordava qualcosa a che fare con Fin, chissà dove diavolo l’aveva sentito…

Paradossalmente, se non fosse stato per gli occhi verdi brillanti come smeraldi, perfino lei assomigliava più a Kitt di suo fratello Lachlan…

 

Si scusò con gli altri dicendo che aveva bisogno di sgranchirsi le gambe e si diresse al tavolo delle serpi mentre i suoi compagni delle altre case la salutavano e le auguravano buon Natale entusiasticamente.

 

Lillis Weasley e Blaze Landor, inseparabili praticamente dalla nascita, stavano giusto discutendo delle novità sulla festa di capodanno e sullo spettacolo e come riconobbero la chioma biondissima di Gardis costrinsero un loro compagno seduto accanto a sloggiare per farla accomodare.

Si scambiarono qualche battuta di convenevoli, qualche “come va” e cosa se ne pensava del menu, per altro impeccabile, poi Gardis arrivò al sodo

-          Lillis – disse seria – ho bisogno di un favore piuttosto grande

-          Che ti serve?

Da brave serpi, quelle due non avevano problemi coi favori e, se si fosse trattato di qualcun altro, si sarebbero anche fatte ricompensare profumatamente, ma anche le serpi avevano un senso dell’amicizia e loro tre si conoscevano da troppo per badare a quanti favori si dovevano uno all’altro

-          Ho bisogno di un archivio della sezione di tua madre

La ragazza la fissò un attimo contemplando la sua porzione di pansotti come se fosse stata avvelenata

-          Che vuoi farci? Spulciare qualche scheletro da qualche armadio?

-          Più o meno – confermò lei

Le due quasi-sorelle si scambiarono uno sguardo d’intesa

-          Leonard ne ha combinata un’altra delle sue? – indagarono

-          No, questa volta lui non c’entra

-          Va bene, allora te lo faccio mandare

-          Sempre che non sia qualcosa di terribile – si affrettò a precisare la bionda

-          Beh, è solo contro le regole – replicò Blaze

-          Quindi fattibile – continuò Lillis

-          Grazie dell’aiuto

-          E di che? A proposito, sei stata tu a spostare il mio turno di ronda dalle quattro di notte? – Gardis ghignò col suo solito fare made-in-malfoy – bene, allora considera il tuo favore già fatto. Che archivio ti serve?

-          Quello sulla famiglia Black

Blaze fischio piano ricordando quel librone gigantesco quando da piccole Riri le portava al lavoro e le faceva scorrazzare tra gli scaffali d’archivio; non era un topo da biblioteca, per lei quel posto era solo il luogo ideale per giocare a nascondino e alla caccia al tesoro, ciò non toglieva che ci fossero dei dettagli che le erano rimasti particolarmente impressi.

E l’albero genealogico dei Black, antichissimo e sterminato, era senz’altro uno di quelli.

-          Vieni a fare una partita a poker con noi, una delle prossime sere – la incalzò ancora la figlia di Monica e Axel Landor – spiumare le serpi sta diventando troppo facile

-          È solo che sei troppo bella e li distrai – rispose la piccola Malfoy – perché non giochi con mio fratello o con Rudiger?

-          Greengrass sta impazzendo, è tutta la settimana che è fissato con questa storia della recita teatrale – la Gryffindor emise un suono pericoloso simile ad un ringhio – e tuo fratello è troppo preso da… altre ragazze

E le strizzò l’occhio con fare allusivo.

Quelle erano le altre sorelle d’acquisto.

Ne aveva a bizzeffe.

Lillis e Blaze erano senz’altro le prime a scoprire qualcosa di interessante nella Casa di Serpeverde e se si fosse organizzato un innocente tè in un gazebo, magari all’ora canonica delle 5, sarebbero venuti fuori tanti di quei segreti e di quei dettagli che, probabilmente, perfino Rudiger ne era all’oscuro.

-          A proposito, il maglione di Natale? – indagò la Weasley

-          Bianco. E tu, Blaze?

-          Sto cercando di decifrare il colore, ma a occhio dovrebbe essere una specie di verde pisello

-          Molto Slytherin

-          No, molto…

-          Non dirlo Blaze!

-          Scusa…  - le due quasi-sorelle si scambiarono una linguaccia.

-          Ti recapito quel mattone quando lo ottengo, ma non ci vorrà più di una settimana, dipende da come hanno distribuito le ferie al Ministero

-          Non c’è fretta

E salutandole ritornò al suo posto continuando a riflettere sulle stranezze di quella scuola.

 

Il tavolo dei grifoni era zeppo di gente festosa, si avvicinò a Jacob e gli mise una mano sulla spalla mentre questo si serviva di tacchino

-          Mi serve il mantello – dichiarò all’amico con la bocca piena. Il moro la guardò, poi le porse una chiave senza fare domande: a lui il mantello e a sua sorella la Mappa dei Malandrini

-          Primo cassetto – precisò – e lascia stare la mia collezione di figurine delle ciocco rane

La ragazza gli sorrise stampandogli un bacio sulla guancia che lo fece arrossire, poi se ne tornò a posto e lasciò Potty a rimpinzarsi.

 

*          *          *

 

A volte ci si chiede perché le proprie feste preferite finiscano così presto dopo che le si aspettano per mesi.

Per quanto riguardava la classifica della sua favorita era dominata ex aequo dal suo compleanno e da Natale e quello non aveva fatto differenza.

Il Natale era un festa allegra, anche se la faceva riflettere su quanto fosse più fortunata di molte altre persone. Quello era stato il primo che la mamma e il papà non le erano accanto, ma c’era comunque il lato positivo di averlo trascorso assieme ai suoi amici a scuola.

Si era divertita moltissimo, il pranzo era stato ottimo, Dishman doveva aver schiavizzato terribilmente quei poveri elfi, ma i risultati erano stati eccezionali, merito anche della costanza con cui Chris andava a controllare che nella cucina nessuno venisse passato per le armi.

 

C’era stato di bello anche la presenza dei tanti amici stranieri che si era fatta, Asuna era una ragazza meravigliosa e anche molte delle sue compagne.

 

Poi c’era Seraphin. E per finire Kitt.

Kitt rappresentava forse l’unico neo di quella giornata perché si erano visti assai poco ed erano entrambi impegnatissimi. E poi c’era quella faccenda della somiglianza che non aveva ancora risolto. Seraphin in compenso era stato una sorpresa attesa, ma comunque apprezzata e anche quella di Aisley, peccato solo che metà degli studenti, terminato il banchetto, si fosse diretta con il CD dal vocalist degli Evil Grin, per farsi autografare la loro copia. Se continuava così suo cugino avrebbe sfondato più come cantante che come Auror

 

Ad ogni modo doveva smetterla di distrarsi.

Fuori della porta si sentivano le canzoni di Natale completamente stonate di quelli che avevano esagerato con le scorte segrete di firewhiskey e ora intonavano un “Tu scendi dalle stelle” piuttosto discutibile.

Guardò il foglio di pergamena sulla sua scrivania e si mise le mani a coppa sotto il mento cercando di capire, poi afferrò dal poco spazio libero una pinza per capelli e raccolse i crini biondi sulla nuca continuando a riflettere sui segni tracciati; volteggianti nell’aria e aperti a caso c’erano scritte fitte, parole evidenziate in inchiostro rosso e ritratti a china piuttosto inquietanti; su alcuni cappeggiava anche la banda azzurra di bastardaggine, ma c’erano molte caselle vuote e, probabilmente, ne mancavano altrettante, l’unico modo per arrivare a capo di tutto quel casino era aspettare con calma che Lillis le procurasse quel benedetto tomo di cui avevano discusso l’ultima volta.

 

Qualcuno bussò tre volte alla porta; Gardis si affrettò ad appallottolare la pergamena e a gettarla nel fuoco prima di gridare avanti e aver impilato i tomi dentro l’armadio, ne lasciò solo un paio a vista che non creassero eccessivi dubbi.

La chioma nera di Christopher fece capolino dall’uscio con i suoi bellissimi occhi blu sorridenti e la bionda si sentì stringere il cuore per dover dubitare di lui così tanto, a occhio Kitt non sembrava in grado di mentire, ma troppe volte l’aveva visto combattere con un altro se stesso per fare o non fare qualcosa, sapeva che le aveva tenuto nascosto qualcosa di molto importante e, per la miseria, era più che decisa a scoprirlo!

-          Ciao Kitt – lo salutò mentre lui scuoteva la testa a vedere un volume della Sezione Proibita della biblioteca volteggiare intorno alla scrivania

-          Non ti hanno detto che non dovresti prendere in prestito certi titoli? – le chiese afferrandolo e sistemandolo sul pavimento mentre ne spostava un altro e si aggiustava sulla sedia

-          Il fine giustifica i mezzi – rispose filosofia senza accennare a quale fine si riferisse – cosa fai qua?

-          Il ragazzo che doveva fare la ronda questa notte si è sentito male e così devo farla io

Lei allungò una mano e gli accarezzò una guancia dove non si sentiva traccia della barba, gli sorrise dolcemente spostandogli una ciocca nera dagli occhi, se fosse stato per lei li avrebbe esposti in un museo

-          E a te non l’hanno mai detto che non dovresti farti schiavizzare in questo modo? Anche da me, sai?

Il Ravenclaw evitò accuratamente di indulgere su quale tipo di schiavitù lo tenesse legato a lei e le baciò il palmo della mano in un gesto molto cavalleresco che la fece arrossire

-          Che dovevo fare? – domandò con un’alzata di spalle

-          Beh, potevi prendere mio fratello e sbatterlo a piantonare un corridoio con una torcia in mano

-          Ho paura che quella torcia la userebbe per darmi fuoco

-          Vero, ma fatti rispettare – si lamentò lei

-          Ad ogni modo ero venuto a trovarti, il mio coprifuoco non comincia prima di domattina e oggi ci siamo visti poco

Lei si impose di non arrossire, dopotutto era solo l’apparenza che lo rendeva simile al comportamento di un fidanzatino, ciò che davvero animava Chris era una sincera amicizia messa a dura prova, ma comunque fortissima.

-          Mi fa piacere – rispose dolcemente – anche io ho pensato la stessa cosa…

-          Spero che il regalo ti sia piaciuto – incominciò toccandosi i capelli come faceva sempre quando era nervoso

Per tutta risposta lei scostò il colletto del pigiama e ne tirò fuori la collanina col lucchetto sorridendo tanto felice che, probabilmente stava illuminando la stanza

-          Dovresti levarla per andare a dormire – le disse lui stringendo un attimo nel pugno il ciondolo chiuso

-          Mai, questa non la leverò mai!

-          Tu mi lusinghi, lo sai?

-          Io però spero che tu non faccia la stessa cosa con il mio dono… - e fece saettare birichina la lingua tra le labbra, gli posò una mano sul braccio dove la lana calda del maglione blu che gli aveva regalato risaltava sulla pelle chiara e sulla camicia bianca a spigato, rigorosamente di sartoria, che indossava sotto, i pantaloni invece erano casualmente neri - Sai, progettavo di regalartela da quando abbiamo fatto il bagno insieme – ammise scherzosa

-          Sono contento di avere un’amica come te… anche se mi comporto da stupido, tu non mi abbandonare, d’accordo?

Accipicchia, l’aveva detto!

Ma che cos’era, impazzito?

Era proprio l’ultima cosa di cui doveva pregarla… che avesse bevuto troppo? Eppure era certo di aver toccato solo succo d’arancia…

-          D’accordo…

Ecco il peggio, lei l’avrebbe fatto. Doveva dirle di lasciarlo perdere e aveva fatto il contrario e il problema era che lei si sarebbe cacciata senz’altro nei guai per lui, doveva imparare a stare zitto, e dire che gli riusciva sempre così bene, perché con lei parlava troppo?

Per la stanza si diffuse un silenzio alquanto imbarazzato mentre lui guardava insistentemente il quadrante dell’orologio, c’erano volte che faceva più follie del solito quando erano insieme, questa volta aveva parlato troppo e pregava che Gardis avesse una pessima memoria, cosa di cui non era per niente convinto, ma… era già successo di peggio, aveva rischiato di baciarla almeno una mezza dozzina di volte, di cui alcune pericolosamente vicino, e una volta, se Leonard non fosse tornato al momento giusto (o sbagliato, a seconda dei punti di vista) era arrivato a tanto così dal sedurla. Gardis tirava fuori il suo vero se stesso e non era un bene.

-          Beh, sarà il caso che vada… - disse alzandosi, lei gli si avvicinò e lo abbracciò

-          Sono contenta di avere un amico come te… - mormorò piano all’orecchio, peccato che dovesse alzarsi sulle punte dei piedi per raggiungerlo; lui le sorrise e le scompigliò i capelli come avrebbe voluto fare con la sua sorellina, Izayoi, però, era decisamente più rigida di Gardis e non avrebbe tollerato facilmente certe manifestazioni di affetto.

Guardò il suo visetto vispo, il naso perfetto, la pelle candida, gli occhi di colori differenti, le labbra… erano rosee e invitanti, appena socchiuse… ah, quanto avrebbe voluto essere uno qualunque e poterla baciare senza fisime, avrebbe rischiato volentieri di prendersi un ceffone pur di fare qualcosa del genere.

Si morse le proprie, chissà che il dolore non lo aiutasse.

-          Ciao Gardis, ci vediamo domattina…

-          Pensa a dormire, me ne occupo io del resto, d’accordo?

-          Ma ci sono…

-          Niente ma! Da questo momento comando io!

-          Come vuoi principessa… - lei arrossì, ecco l’altro che la chiamava “principessa”… ma sulle labbra di Kitt sembrava molto più dolce che lo scherzoso appellativo con cui le si rivolgeva a volte Seraphin

Ancora silenzio; se fosse stato per lui, sarebbe già fuggito, ma lei lo stava ancora abbracciando e sarebbe stato scortese…

-          Tu mi nascondi qualcosa, vero? Un giorno mi dirai di che cosa si tratta?

Lui la fissò costernato e fece per replicare che, assolutamente, non le nascondeva niente, pregustando già il sapore amaro delle menzogne, quando lei lo spinse oltre la porta e chiuse l’uscio.

Aveva detto la sua senza parlare, lei sapeva che c’era qualcosa che non andava, chissà come l’aveva scoperto… e VOLEVA che lui gliene parlasse, quando si fosse sentito.

Era un attore così scadente, allora? Non poteva neppure nascondere alla sua migliore amica il più piccolo dei segreti?

Sospirando mesto si diresse verso i corridoi, da una parte era felice che lei fosse in grado di vedere oltre la sua maschera di bravo ragazzo, e di certo contribuiva parecchio il suo incessante combattimento tra ciò che era e ciò che doveva essere, ma… dall’altro era pericoloso, sarebbe stato meglio se fosse stata una normalissima ragazza superficiale che non distingue una cosa dall’altra, sarebbe stato meglio per il suo bene.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti!! Allora, come sta passando quest’autunno? Il mio tra il facchinaggio e l’esaurimento nervoso visto che ho cominciato a lavorare da poco, a proposito, volevo anche dire che da questo momento in poi gli aggiornamenti saranno quasi sempre fatti durante il weekend perché in settimana ci vuole tutta che arrivi sveglia a casa. Potrebbe esserci qualche piccolo ritardo, visto che mi manca anche il tempo per scrivere, ma la storia penso proprio che prima di Natale sarà completa  *(^_^)/*

In questo capitolo si nota qualcosa di interessante, ovviamente voi avrete già capito a cosa mi sto riferendo, quindi non lo ripeterò, però tenete a mente che è una cosa F_O_N_D_A_M_E_N_T_A_L_E.

Bene, a questo punto, come promesso, è tornato Seraphin, accompagnato dalla fedele e glaciale Aisley, alla fine il caro Blaise è riuscito a farli mettere assieme dopo tanto penare, ad ogni modo la storia di Fin e della minore degli Zabini avrà un suo piccolo spazio perché c’è altro oltre l’apparenza.

Spero davvero che il capitolo vi piaccia, vorrei davvero ringraziare tutti quanti per i tantissimi commenti che mi avete mandato, sono davvero commossa e lusingata!

Da questo momento, comunque, sono aperte le scommesse, il problema credo sarà decidere quale sarà la scommessa.

Ricordate una cosa importante, che potrebbe essere il sottotitolo della storia: l’apparenza inganna.

Esattamente come gli occhi di Gardis che solo ad un esame attento e ad una riflessione profonda possono effettivamente essere assimilati al colore “dell’ametista”, mentre ad un esame superficiale sono semplicemente uno azzurro e uno marrone.

Bene, noi spero che ci risentiremo la settimana prossima, mi raccomando, fatemi sapere che cosa ne pensate di questo diciannovesimo capitolo natalizio (eh già, sembra sempre che il Natale compaia in tutte le mie store).

Un bacione grandissimo a tutti, aspetto i vostri commenti

Nyssa

 

   
 
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