Buon Natale!
Era la frase del giorno…
Non c’era giorno a Hogwarts più frenetico della mattina di Natale, neppure il
giorno prima dei M.A.G.O. dei o G.U.F.O.,
niente concorreva al caos generale come quel tanto atteso 25 dicembre e quell’anno
sembrava proprio destinato a portare l’Apocalisse nell’austera Scuola di Magia
e Stregoneria.
I ragazzi delle scuole
europee, essendo pochi e sentendo la mancanza dei compagni e della famiglia in
quel giorno, avevano avuto il permesso di ritornare ai rispettivi istituti o
alle famiglie, mentre il Mahora sembrava felice di
studiare il comportamento occidentale di fronte a quella festività.
* * *
La Sala Comune del Grifondoro era quasi completamente invasa dal gigantesco
albero di Natale che Gardis aveva fatto sistemare poco distante dal camino;
qualcuno aveva cercato di dissuaderla e prenderne uno più piccolo, ma lei era
stata irremovibile. Così l’angolo dalla finestra rappresentava una macchia
verde ricoperta da fili colorati e palline di cristallo che contenevano magie
brillanti come lucciole. Sotto, in bella mostra, facevano figura un’orda di
pacchetti di ogni misura e forma, con carte colorate a strisce, a quadretti, a
rombi, a fiori e a motivi natalizi, fiocchi di neve e pupazzi, ghirlande di
agrifoglio e bouquet di stelle di Natale. I fiocchi, altrettanto colorati e
voluttuosi nei loro riccioli e nelle loro gasse, corredavano ogni forma della
loro festosa allegria.
Davanti al caminetto stava
un muro di stelle di Natale gialle e rosse a riprendere i colori della loro
Casa, mentre sopra la canna fumaria, al posto del quadro dei Gryffindor, era ora appesa una ghirlanda di dimensioni un
metro per uno che Hestia stessa aveva confezionato
durante le ore del suo club assieme all’aiuto di qualche esponente orientale,
certo più capace di lei con ikebana e confezioni floreali.
Il retro della porta era un
tripudio di biglietti e ogni volta che la Signora Grassa lasciava passare
qualcuno questi scomparivano contro il muro, per tornare poi subito dopo. Ce
n’erano per tutti i gusti e tutte le fogge, spesso con le classiche immagini di
Babbo Natale sulla slitta, oppure di case felici illuminate da candele e luci
calde, coperte dalla neve bianchissima e a cui arrivavano come ospiti nobili
ottocenteschi in slitta.
Dalla ringhiera del piano
superiore, cinque ragazzi stavano ammirando la loro Sala Comune con trasporto e
con altrettanto entusiasmo la montagna di pacchi che spettava a ciascuno di
diritto e che, vista la mancanza di posto, erano stati addirittura sistemati su
una delle poltrone.
Gardis, Karen, Hestia, Jeff e Jack si prepararono all’assalto mentre i più
piccoli stavano già rovistando alla ricerca dei propri regali.
-
Pronti? – chiese
la maggiore dei gemelli Potter indicando l’obiettivo
-
Quando vuoi! – fu
il commento di Jeff, curioso di vedere che cosa ci fosse nascosto nelle
scatolette e scatoloni che erano arrivati da casa sua.
-
Ci aspetta un
altro maglione – commentò depresso Jack immaginando che nonna Molly, anche
quell’anno, avesse distribuito lana ispida a tutti i nipoti, piuttosto
numerosi. Se si faceva un rapido conto, doveva aver cominciato a prepararli
l’inverno prima! I Weasley non erano pochi…
Zio Bill e zia Fleur avevano due figli: Victoire
e Dominique; zio Charlie e zia Morgana una figlia: Lillis;
zio Percy e sua moglie Penelope due; zio Ron e zia Pansy erano in quattro e loro davano il tocco finale con la
bellezza di sei figli! Per un totale di… 13? La matematica non era il suo
forte…
Senza contare che la nonna
era così buona che perseguitava anche gli amici dei loro nipotini con il
medesimo regalo: Blaze, la cugina di Lillis, aveva un maglioncino per ogni anno della sua vita,
Gardis e Karen pure. Ted, il fidanzato di Victoire,
era l’unico che riuscisse anche ad indossarlo e Laurentia,
la ragazza di Dominique, probabilmente aveva accarezzato l’idea di sfruttare
quella lana per il suo amatissimo gatto siamese a cui aveva dato l’impossibile
nome di: Horace.
-
Muoviti Jack! Ti
perderai tutto!
Lanciandosi
all’inseguimento, il secondogenito Potter si tuffò nella mischia per cercare di
salvare il salvabile e afferrò al volo due pacchi il cui biglietto era
indirizzato a lui.
Dopo una strenua lotta di
quasi un’ora, ciascuno se ne stava seduto con i suoi pacchetti accanto. Non
c’era poltrona libera, in compenso il pavimento era il posto ideale. Si
susseguivano commenti entusiastici, gridolini felici ed espressioni interdette
di fronte all’ennesima coperta che, ormai, aveva fatto il giro della famiglia
da tanto era stata riciclata.
Gardis, con la bellezza di
27 regali, si accingeva a guardare cosa le avessero spedito tutti gli amici di
mamma e papà.
Non le piacevano catenelle
d’oro e orecchini, soprattutto quando non portava i buchi; non era una patita
dei braccialetti e il suo orologio era più che sufficiente. Ma era una
questione di formalità e papà sarebbe stato estremamente offeso se uno degli
alti esponenti della società bene del mondo magico, quell’anno, non avesse dato
il contributo alla felicità della famiglia, esattamente come loro ricambiavano
il favore.
L’ennesimo anello in
scatola vide la luce dopo che la carta della più famosa gioielleria di Diagon Alley venne messa da parte
-
Un’altra patacca?
– le chiese Hestia accanto a lei, Gardis annuì. Non
era bigiotteria, per carità, ma era comunque grosso come una castagna… - sii
felice – la mora le sorrise e alzò il suo dono – a me è andata peggio
-
Una candela da
morto? – chiese Karen guardando il grosso cero cilindrico
-
Va’ a saperlo
-
Chi te lo manda?
-
Zia Ermintrude
-
E chi è?
-
Boh, ma l’ultima
volta mi è arrivato un cactus… questo è un passo avanti…
-
Lo useremo l’anno
prossimo per la festa di Halloween – convenne suo fratello, la cui candela
aveva una forma molto più equivoca
Jeff scartò il maglione
tanto temuto con la “J” ricamata sul petto: una variazione sul tema no?
-
Facciamo cambio?
– chiese a suo cugino vedendo il delicato verde che colorava la sua lana
anziché l’arancione carota del suo. Il bello era che, avendo entrambi un nome
che inizia per J potevano scambiarsi le maglie
-
Non so, l’arancione
non mi dona… - commentò il moro sistemando le lenti con tono affettato
-
Vuoi provare il
mio? – chiese la sorella alzando il viola che le era toccato
-
Quello di Karen è
chiaramente il più bello – aggiunse il rosso vedendo il colore dorato della Longbottom
-
Gardis?
-
Bianco – rispose
rimestando e trovando il suo, seppellito sotto una pila di carte
-
E che altro ti
hanno mandato?
-
Un mazzo di
tarocchi, tre ciondoli, quattro anelli, libri… carta da lettere
-
Che ti ha
regalato Chris? – domandò maliziosa Potty1
-
Non l’ho ancora
aperto
-
E che aspetti?
Dovevi scartarlo per primo!
La sua amica glielo porse,
trovandolo a occhio nella mischia, come se avesse avuto il radar, mentre suo
cugino le lanciava, per l’ennesima volta, il braccialetto che aveva
dimenticato.
-
Apriapriapriapri – cominciò incalzante
Dalla scatola apparve un
grosso peluche a forma di ermellino dal pelo candido; quasi commossa per quel
pensiero gentile, la bionda se lo strinse al petto felice
-
Cosa c’è qui? –
chiese Karen notando uno sbrilluccichio
La piccola Malfoy allontanò
il giocattolo notando che al collo c’era una collanina con un ciondolo a forma
di lucchetto, era proprio un minuscolo lucchetto tutto elaborato, intarsiato
finemente
-
Strano ciondolo –
dichiarò rigirandolo tra le mani – ma non serve a niente senza la chiave
-
Ma tu non capisci
proprio niente! – sbottò Hestia mettendosi le mani
suo fianchi anche se era seduta
-
Perché?
-
Ingenua!
Significa che lui ha la chiave! Che vuole aprire il ciondolo, metafora del tuo
cuore!
-
Ecco la maestrina
– commentò Jeff che, segretamente, gliene aveva anche regalato uno l’anno prima
-
Non credo… è più
probabile che l’abbia preso perché era grazioso
-
Bah! – Hestia fece un gesto disperato – comunque non c’è la
chiave…
-
Beh, magari non
era compresa nella confezione…
-
Tu non vuoi
vedere la realtà – sbuffò la mora impaziente – è così lampante!
-
Guarda, anche Asuna mi ha fatto un regalo – Gardis trovava più giusto
cambiare argomento alla svelta, non sarebbe stato saggio arrossire di fronte a
tutti i suoi amici schierati. Eppoi era contenta di aver rimesso a posto quel
pasticcio del corridoio con Kitt, non sembrava avere secondi fini quel
gioiello. Comunque prese la catenella in oro bianco e la allacciò al collo.
Curioso, non credeva che
lui fosse così tanto ricco, poco male, allora non si sarebbe scandalizzato di
fronte ai gemelli in oro bianco e lapislazzuli che Leonard gli aveva regalato,
quel benedetto ragazzo non era capace di trattenersi.
-
E quello chi te
lo manda?
Jack trovò l’ultimo
pacchetto di Gardis quasi dimenticato
-
Non c’è il
biglietto – annunciò Jeff rigirandolo tra le mani – solo il destinatario
La bionda lo prese scettica
e scartò il bellissimo nastro di stoffa, poi svolse la carta e aprì la scatola,
all’interno c’era un carillon che cominciò a girare e suonare.
Di forma cilindrica,
rappresentava una piccola giostra a due piani, coloratissima, con una
musichetta dolce mentre cavalli e carrozze, tazze e zucche s’inseguivano in
moto perpetuo uno dietro l’altro
-
Seraphin è a scuola! – gridò esultante
Lasciò il dono in mano a
Jack e corse via per la porta.
Era felice felice felice! Credeva che
sarebbe tornato solo nel pomeriggio, Leonard le aveva detto che forse sarebbe
dovuto rimanere in Irlanda per la festa degli gnomi, ma Fin era a scuola!
Percorse di volata le
scale, travolse dei primini entusiasti, tutti le
facevano posto, perfino la McGranitt passò oltre il
fatto che non si potesse correre nei corridoi e, quando finalmente arrivò nell’atrio
lo vide!
Il suo amato, bellissimo
cugino!
Gli lanciò le braccia al
collo gridando la gioia nel suo nome e Seraphin, con
un bel sorriso da divo del cinema sul viso, la afferrò al volo e la fece
roteare due volte intorno a sé mentre Leonard li guardava a metà tra il
divertito e lo scettico.
-
Ciao Principessa!
– la salutò il moro stampandole un bacio sulla fronte; metà delle ragazze del
corridoio entrarono in iperventilazione
Che strano, chi altri la
chiamava “principessa”?
-
Fin, sei
arrivato? Quando? Ho visto il tuo regalo e…
-
Stanotte –
rispose – ogni tanto le Giratempo sono utili
-
Hai il permesso
del Ministero, vero?
-
Ma certo! –
esclamò scandalizzato lui, come se avesse sempre rispettato dalla prima
all’ultima regola – era per loro che ero rimasto in Irlanda!
-
E Asiley? Dov’è Aisley?
-
A salutare Lillis e Blaze
-
Saranno contente!
-
Già
-
Buon Natale, Seraphin! – gli disse gioiosa
-
Buon Natale,
Principessa
-
Buon Natale,
Leonard! – si rivolse al fratello che incontrava solo ora e che, ai piedi del
letto, insieme ai doni di mamma e papà, le aveva fatto trovare un bellissimo
fermacapelli e un portagioie rifinito in legno di rosa.
-
Buon Natale…
Leonard era sempre più
conciliante del solito il giorno di Natale al punto da farle addirittura gli
auguri
-
Avete visto Kitt
da qualche parte? – indagò poi – non gli ho ancora fatto gli auguri…
-
Su per le scale, Dishman ha di nuovo fatto qualche variazione senza
preavviso al menu – commentò il biondo
Gardis non se lo fece
ripetere e augurando un Buon Natale di sfuggita a Rudiger
che stava arrivando, scomparve alla ricerca del suo amico.
-
Chi è Kitt? –
sentì domandare da Seraphin
-
Aspetta che ti
spiego – fu la risposta del maggiore Malfoy.
Benedetta famiglia… Seraphin si era presentato a scuola conciato come un
rockettaro di Londra con tanto di jeans sbiaditi e strappati, giaccone di pelle
bordato di pelo, probabilmente finto, e capelli un tantino troppo lunghi per la
moda: insomma, il degno nipote di Sirius Black e quel mezzogiorno sarebbero successi i macelli. Non
bastava Blaise a mandare in deliquio le studentesse,
pure lui! Grazie al cielo c’era Asiley… lei sì che
l’avrebbe fatto rigare dritto.
* * *
La cucina era avvolta in
una nube densa di vapore che sapeva di ravioli e vitello al sangue, il clima
tropicale poco si conciliava con una nebbia da brughiera scozzese e la
biondissima Gryffindor avanzò a tentoni rischiando di
travolgere elfi carichi di pietanze o che trasportavano tegami e pentoloni.
Vide nel camino un
gigantesco paiolo e udì la voce di Chistopher
-
Non lascerò
assolutamente uscire da questa cucina una torta di noci, banane e formiche
dell’Amazzonia! – stava protestando il Caposcuola allo stremo delle forze già a
quell’ora del mattino
-
Sii ragionevole –
spiegava nel frattempo Dishman gesticolando col
grosso mestolone di legno in mano – è una ricetta sublime, un capolavoro di
culinaria!
-
Ci sono ospiti
importanti e non sono certo che le formiche siano l’ingrediente principale
della cucina inglese…
-
Ma questo piatto
è delizioso!
-
No!
-
Almeno concedimi
la torta di champagne e gorgonzola…
Gardis si portò una mano
allo stomaco, non erano le sue ovaie a darle problemi, tutt’al più la colazione
di quel mattino che minacciava di rivedere la luce…
-
No, la McGranitt ha già deciso
Lo chef tornò a sedersi
scontento sibilando un “vecchia megera” a bassa voce, lo slogan dei Serpeverde
-
Allora siamo
d’accordo? – indagò ancora il moro
-
Sì sì, va bene, niente torte di formiche e niente gorgonzola
-
Spero di non
trovarmi altre sorprese nel piatto, quelle di Halloween sono più che
sufficienti – borbottò
-
D’accordo
A quel punto, certo di non
vedersi spuntare una coda di lucertola dal pasticcio di carote, Kitt si decise
ad uscire, vide Gardis nel fumo bianco della cucina e la trascinò fuori con sé
-
Un’altra
litigata? – domandò lei toccandogli appena il braccio e accorgendosi che
indossava il suo maglione blu, l’altro annuì
-
Vuoi una mano?
-
Mi piacerebbe
-
Cosa dobbiamo
fare?
-
Vieni con me… - e
se ne andarono per i corridoi
* * *
Tutto orgoglioso degli
illustri ospiti al suo pranzo, Silente li stava presentando alla scuola; alcuni
dei suoi allievi avevano conosciuto Seraphin di
sfuggita visto che lui aveva sei anni più di loro, mentre la maggior parte
delle studentesse stava ora sognando un altro tipo di incontro.
Aisley, dal canto suo, sembrava una bambola di porcellana,
presa direttamente dai film dell’orrore con i capelli raccolti in tanti morbidi
boccoli scuri e il vestito blu e bianco di pizzo: faceva paura.
Gardis, in piedi di fronte
alla sua tavolata di grifoni, guardò orgogliosa il cugino con una maglia a
maniche lunghe molto babbana che recitava “I’ll not protect
your virginity” e sorrideva
esultate alla scuola; si stava prendendo il suo momento di gloria perché Aisley quella sera gliele avrebbe cantate: lei quella
maglia la detestava.
Tornare da vincitore dopo
essere stato annoverato come una delle piaghe di quell’edificio era qualcosa di
impagabile, esattamente come la faccia disgustata che Piton
gli rivolgeva da bravo Grifondoro che, a sua volta,
era stato.
Voleva bene a Seraphin quanto un fratello e lo dimostrava il fatto che
alla fine avesse approvato anche la sua scelta di suonare in uno strano gruppo
chiamato Evil Grin, dove il
diavolo in questione era nientemeno che Aisley, la
fidanzata del vocalist. Asiley si limitava a stare
seduta sul palco con espressione accigliata in un abitino nero di pizzo molto
gotico durante i concerti del gruppo e alla fine dell’esibizione concedeva al
suo fidanzato di baciarle la mano sinistra.
Suo padre aveva avuto un
colpo a saperlo, ma non era stato in grado di rifiutarglielo, soprattutto visto
che il ragazzo se la cavava comunque egregiamente ai corsi che frequentava
nella capitale senza che la sua passione per la “musica”, e a questo punto le
sarebbe cascata la lingua perché non era del tutto certa che lo fosse,
influenzasse il suo rendimento.
Guardò i suoi amici
contenta per quel Natale, speranzosa che fosse l’ultimo che avrebbe trascorso
senza la sua famiglia accanto perché mamma e papà le mancavano moltissimo.
Voltò la testa verso Kitt,
a sua volta con le braccia incrociate che aspettava il segnale della vicepreside
per rimettere tutti a sedere e rimase interdetta.
Si girò verso suo cugino e
poi di nuovo verso il suo migliore amico: erano uguali.
Ma non simili, proprio
UGUALI come gocce d’acqua!
Beh, a occhio i lineamenti
di Chris erano un po’ meno marcati di quelli di Seraphin,
decisamente più dolci a dirla tutta, e l’espressione era molto meno maliziosa,
ma… i capelli e gli occhi… e le mani.
Tutto era identico. Tutto
sembrava appartenere a due gemelli.
Boccheggiò un istante dando
il segnale di sedersi al suo tavolo mentre rifletteva sulla questione con il
raviolo a mezz’aria.
Conosceva a memoria la
parentela che la univa a Fin, ma era anche a conoscenza che quella di Chris non
era minimamente legata alla sua, una volta avevano tirato giù l’albero, lo
ricordava!
Eppure le sfuggiva
qualcosa, ma cosa?
Uguali, assolutamente
uguali…
Seraphin non aveva figli ed era troppo giovane per averne uno
dell’età di Kitt, ma allora da dove diavolo veniva quella benedetta somiglianza
strabiliante?
Eppoi, era mai possibile
che fosse l’unica ad accorgersi di una simile cosa? Era sotto gli occhi di
tutti, era lampante!
Silente e la McGranitt non facevano una piega.
Possibile che fosse solo il
millenario sangue Black che aveva portato due persone
magari legate da parentele lontanissime e secolari ad avere una somiglianza
tanto incredibile?
Non riusciva a crederlo,
era contro tutti i principi della genetica!
Black, Black, Black e ancora Black.
Tutte e due si chiamavano Black, ma allora dove stava l’inghippo? Perché non capiva?
-
Sembri pensierosa
– le disse Hestia toccandole il braccio – non stai
bene?
-
Tutto a posto
-
Ti fanno lavorare
troppo – la rassicurò Karen fregandole una mano
E la piccola Malfoy non
riuscì a non pensare a quanto dolore Karen avrebbe provato a sapere che suo
fratello e sua sorella si frequentavano, anzi, molto di più! Non solo avevano
mandato quel benedetto foglio alle famiglie, ma avevano anche una conoscenza
molto più intima l’uno dell’altra…
Povera Karen.
Hestia invece era in un periodo sereno, come se tutti i
ragazzetti che passava fino a due mesi prima ormai non le interessassero più.
Gardis però non era
tranquilla, proprio per niente.
Mangiò lentamente,
riflettendo su quale potesse essere l’analogia e il suo piatto di arrosto durò
quasi il triplo di quello di Jack.
Poi decise: avrebbe parlato
con qualcuno che l’avrebbe potuta aiutare.
Un’ultima occhiata a Kitt,
poi una a Lachlan, suo fratello, quest’ultimo non assomigliava per niente né a
suo cugino né tanto a Kitt.
Cercò con gli occhi un’altra
testa piena di capelli neri e rintracciò la ragazzina del primo anno che aveva
incontrato quella notte in corridoio: aveva scoperto da Alyeka,
la sorella di Ciel e Karen che frequentava il primo anno a Corvonero,
che quella tipetta si chiamava Izayoi
DeLaci, che era una brava ragazza, molto studiosa e
che l’avevano impietosamente soprannominata “bambolina di cera” per il colorito
della sua pelle.
Stranamente anche il nome DeLaci le ricordava qualcosa a che fare con Fin, chissà
dove diavolo l’aveva sentito…
Paradossalmente, se non
fosse stato per gli occhi verdi brillanti come smeraldi, perfino lei
assomigliava più a Kitt di suo fratello Lachlan…
Si scusò con gli altri
dicendo che aveva bisogno di sgranchirsi le gambe e si diresse al tavolo delle
serpi mentre i suoi compagni delle altre case la salutavano e le auguravano
buon Natale entusiasticamente.
Lillis Weasley e Blaze Landor, inseparabili
praticamente dalla nascita, stavano giusto discutendo delle novità sulla festa
di capodanno e sullo spettacolo e come riconobbero la chioma biondissima di
Gardis costrinsero un loro compagno seduto accanto a sloggiare per farla
accomodare.
Si scambiarono qualche
battuta di convenevoli, qualche “come va” e cosa se ne pensava del menu, per
altro impeccabile, poi Gardis arrivò al sodo
-
Lillis – disse seria – ho bisogno di un favore piuttosto
grande
-
Che ti serve?
Da brave serpi, quelle due
non avevano problemi coi favori e, se si fosse trattato di qualcun altro, si
sarebbero anche fatte ricompensare profumatamente, ma anche le serpi avevano un
senso dell’amicizia e loro tre si conoscevano da troppo per badare a quanti
favori si dovevano uno all’altro
-
Ho bisogno di un
archivio della sezione di tua madre
La ragazza la fissò un
attimo contemplando la sua porzione di pansotti come
se fosse stata avvelenata
-
Che vuoi farci?
Spulciare qualche scheletro da qualche armadio?
-
Più o meno –
confermò lei
Le due quasi-sorelle
si scambiarono uno sguardo d’intesa
-
Leonard ne ha
combinata un’altra delle sue? – indagarono
-
No, questa volta
lui non c’entra
-
Va bene, allora
te lo faccio mandare
-
Sempre che non
sia qualcosa di terribile – si affrettò a precisare la bionda
-
Beh, è solo
contro le regole – replicò Blaze
-
Quindi fattibile
– continuò Lillis
-
Grazie dell’aiuto
-
E di che? A
proposito, sei stata tu a spostare il mio turno di ronda dalle quattro di
notte? – Gardis ghignò col suo solito fare made-in-malfoy
– bene, allora considera il tuo favore già fatto. Che archivio ti serve?
-
Quello sulla
famiglia Black
Blaze fischio piano ricordando quel librone gigantesco
quando da piccole Riri le portava al lavoro e le
faceva scorrazzare tra gli scaffali d’archivio; non era un topo da biblioteca,
per lei quel posto era solo il luogo ideale per giocare a nascondino e alla
caccia al tesoro, ciò non toglieva che ci fossero dei dettagli che le erano
rimasti particolarmente impressi.
E l’albero genealogico dei Black, antichissimo e sterminato, era senz’altro uno di
quelli.
-
Vieni a fare una
partita a poker con noi, una delle prossime sere – la incalzò ancora la figlia
di Monica e Axel Landor –
spiumare le serpi sta diventando troppo facile
-
È solo che sei
troppo bella e li distrai – rispose la piccola Malfoy – perché non giochi con
mio fratello o con Rudiger?
-
Greengrass sta impazzendo, è tutta la settimana che è fissato
con questa storia della recita teatrale – la Gryffindor
emise un suono pericoloso simile ad un ringhio – e tuo fratello è troppo preso
da… altre ragazze
E le strizzò l’occhio con
fare allusivo.
Quelle erano le altre
sorelle d’acquisto.
Ne aveva a bizzeffe.
Lillis e Blaze erano senz’altro le
prime a scoprire qualcosa di interessante nella Casa di Serpeverde
e se si fosse organizzato un innocente tè in un gazebo, magari all’ora canonica
delle 5, sarebbero venuti fuori tanti di quei segreti e di quei dettagli che,
probabilmente, perfino Rudiger ne era all’oscuro.
-
A proposito, il
maglione di Natale? – indagò la Weasley
-
Bianco. E tu, Blaze?
-
Sto cercando di
decifrare il colore, ma a occhio dovrebbe essere una specie di verde pisello
-
Molto Slytherin
-
No, molto…
-
Non dirlo Blaze!
-
Scusa… - le due quasi-sorelle
si scambiarono una linguaccia.
-
Ti recapito quel
mattone quando lo ottengo, ma non ci vorrà più di una settimana, dipende da
come hanno distribuito le ferie al Ministero
-
Non c’è fretta
E salutandole ritornò al
suo posto continuando a riflettere sulle stranezze di quella scuola.
Il tavolo dei grifoni era
zeppo di gente festosa, si avvicinò a Jacob e gli mise una mano sulla spalla
mentre questo si serviva di tacchino
-
Mi serve il
mantello – dichiarò all’amico con la bocca piena. Il moro la guardò, poi le
porse una chiave senza fare domande: a lui il mantello e a sua sorella la Mappa
dei Malandrini
-
Primo cassetto –
precisò – e lascia stare la mia collezione di figurine delle ciocco rane
La ragazza gli sorrise
stampandogli un bacio sulla guancia che lo fece arrossire, poi se ne tornò a
posto e lasciò Potty a rimpinzarsi.
* * *
A volte ci si chiede perché
le proprie feste preferite finiscano così presto dopo che le si aspettano per
mesi.
Per quanto riguardava la
classifica della sua favorita era dominata ex aequo dal suo compleanno e da
Natale e quello non aveva fatto differenza.
Il Natale era un festa
allegra, anche se la faceva riflettere su quanto fosse più fortunata di molte
altre persone. Quello era stato il primo che la mamma e il papà non le erano
accanto, ma c’era comunque il lato positivo di averlo trascorso assieme ai suoi
amici a scuola.
Si era divertita moltissimo,
il pranzo era stato ottimo, Dishman doveva aver
schiavizzato terribilmente quei poveri elfi, ma i risultati erano stati
eccezionali, merito anche della costanza con cui Chris andava a controllare che
nella cucina nessuno venisse passato per le armi.
C’era stato di bello anche
la presenza dei tanti amici stranieri che si era fatta, Asuna
era una ragazza meravigliosa e anche molte delle sue compagne.
Poi c’era Seraphin. E per finire Kitt.
Kitt rappresentava forse
l’unico neo di quella giornata perché si erano visti assai poco ed erano
entrambi impegnatissimi. E poi c’era quella faccenda
della somiglianza che non aveva ancora risolto. Seraphin
in compenso era stato una sorpresa attesa, ma comunque apprezzata e anche
quella di Aisley, peccato solo che metà degli
studenti, terminato il banchetto, si fosse diretta con il CD
dal vocalist degli Evil Grin, per
farsi autografare la loro copia. Se continuava così suo cugino avrebbe sfondato
più come cantante che come Auror…
Ad ogni modo doveva
smetterla di distrarsi.
Fuori della porta si
sentivano le canzoni di Natale completamente stonate di quelli che avevano
esagerato con le scorte segrete di firewhiskey e ora
intonavano un “Tu scendi dalle stelle” piuttosto discutibile.
Guardò il foglio di
pergamena sulla sua scrivania e si mise le mani a coppa sotto il mento cercando
di capire, poi afferrò dal poco spazio libero una pinza per capelli e raccolse
i crini biondi sulla nuca continuando a riflettere sui segni tracciati;
volteggianti nell’aria e aperti a caso c’erano scritte fitte, parole
evidenziate in inchiostro rosso e ritratti a china piuttosto inquietanti; su
alcuni cappeggiava anche la banda azzurra di bastardaggine, ma c’erano molte
caselle vuote e, probabilmente, ne mancavano altrettante, l’unico modo per
arrivare a capo di tutto quel casino era aspettare con calma che Lillis le procurasse quel benedetto tomo di cui avevano
discusso l’ultima volta.
Qualcuno bussò tre volte
alla porta; Gardis si affrettò ad appallottolare la pergamena e a gettarla nel
fuoco prima di gridare avanti e aver impilato i tomi dentro l’armadio, ne
lasciò solo un paio a vista che non creassero eccessivi dubbi.
La chioma nera di
Christopher fece capolino dall’uscio con i suoi bellissimi occhi blu sorridenti
e la bionda si sentì stringere il cuore per dover dubitare di lui così tanto, a
occhio Kitt non sembrava in grado di mentire, ma troppe volte l’aveva visto
combattere con un altro se stesso per fare o non fare qualcosa, sapeva che le
aveva tenuto nascosto qualcosa di molto importante e, per la miseria, era più
che decisa a scoprirlo!
-
Ciao Kitt – lo
salutò mentre lui scuoteva la testa a vedere un volume della Sezione Proibita
della biblioteca volteggiare intorno alla scrivania
-
Non ti hanno
detto che non dovresti prendere in prestito certi titoli? – le chiese
afferrandolo e sistemandolo sul pavimento mentre ne spostava un altro e si
aggiustava sulla sedia
-
Il fine
giustifica i mezzi – rispose filosofia senza accennare a quale fine si
riferisse – cosa fai qua?
-
Il ragazzo che
doveva fare la ronda questa notte si è sentito male e così devo farla io
Lei allungò una mano e gli
accarezzò una guancia dove non si sentiva traccia della barba, gli sorrise
dolcemente spostandogli una ciocca nera dagli occhi, se fosse stato per lei li
avrebbe esposti in un museo
-
E a te non
l’hanno mai detto che non dovresti farti schiavizzare in questo modo? Anche da
me, sai?
Il Ravenclaw
evitò accuratamente di indulgere su quale tipo di schiavitù lo tenesse legato a
lei e le baciò il palmo della mano in un gesto molto cavalleresco che la fece
arrossire
-
Che dovevo fare?
– domandò con un’alzata di spalle
-
Beh, potevi
prendere mio fratello e sbatterlo a piantonare un corridoio con una torcia in
mano
-
Ho paura che
quella torcia la userebbe per darmi fuoco
-
Vero, ma fatti
rispettare – si lamentò lei
-
Ad ogni modo ero
venuto a trovarti, il mio coprifuoco non comincia prima di domattina e oggi ci
siamo visti poco
Lei si impose di non
arrossire, dopotutto era solo l’apparenza che lo rendeva simile al
comportamento di un fidanzatino, ciò che davvero animava Chris era una sincera
amicizia messa a dura prova, ma comunque fortissima.
-
Mi fa piacere –
rispose dolcemente – anche io ho pensato la stessa cosa…
-
Spero che il regalo
ti sia piaciuto – incominciò toccandosi i capelli come faceva sempre quando era
nervoso
Per tutta risposta lei
scostò il colletto del pigiama e ne tirò fuori la collanina col lucchetto
sorridendo tanto felice che, probabilmente stava illuminando la stanza
-
Dovresti levarla
per andare a dormire – le disse lui stringendo un attimo nel pugno il ciondolo
chiuso
-
Mai, questa non
la leverò mai!
-
Tu mi lusinghi,
lo sai?
-
Io però spero che
tu non faccia la stessa cosa con il mio dono… - e fece saettare birichina la
lingua tra le labbra, gli posò una mano sul braccio dove la lana calda del
maglione blu che gli aveva regalato risaltava sulla pelle chiara e sulla
camicia bianca a spigato, rigorosamente di sartoria, che indossava sotto, i
pantaloni invece erano casualmente neri - Sai, progettavo di regalartela da
quando abbiamo fatto il bagno insieme – ammise scherzosa
-
Sono contento di
avere un’amica come te… anche se mi comporto da stupido, tu non mi abbandonare,
d’accordo?
Accipicchia, l’aveva detto!
Ma che cos’era, impazzito?
Era proprio l’ultima cosa
di cui doveva pregarla… che avesse bevuto troppo? Eppure era certo di aver
toccato solo succo d’arancia…
-
D’accordo…
Ecco il peggio, lei
l’avrebbe fatto. Doveva dirle di lasciarlo perdere e aveva fatto il contrario e
il problema era che lei si sarebbe cacciata senz’altro nei guai per lui, doveva
imparare a stare zitto, e dire che gli riusciva sempre così bene, perché con
lei parlava troppo?
Per la stanza si diffuse un
silenzio alquanto imbarazzato mentre lui guardava insistentemente il quadrante
dell’orologio, c’erano volte che faceva più follie del solito quando erano
insieme, questa volta aveva parlato troppo e pregava che Gardis avesse una
pessima memoria, cosa di cui non era per niente convinto, ma… era già successo
di peggio, aveva rischiato di baciarla almeno una mezza dozzina di volte, di
cui alcune pericolosamente vicino, e una volta, se Leonard non fosse tornato al
momento giusto (o sbagliato, a seconda dei punti di vista) era arrivato a tanto
così dal sedurla. Gardis tirava fuori il suo vero se stesso e non era un bene.
-
Beh, sarà il caso
che vada… - disse alzandosi, lei gli si avvicinò e lo abbracciò
-
Sono contenta di
avere un amico come te… - mormorò piano all’orecchio, peccato che dovesse
alzarsi sulle punte dei piedi per raggiungerlo; lui le sorrise e le scompigliò
i capelli come avrebbe voluto fare con la sua sorellina, Izayoi,
però, era decisamente più rigida di Gardis e non avrebbe tollerato facilmente
certe manifestazioni di affetto.
Guardò il suo visetto
vispo, il naso perfetto, la pelle candida, gli occhi di colori differenti, le
labbra… erano rosee e invitanti, appena socchiuse… ah, quanto avrebbe voluto
essere uno qualunque e poterla baciare senza fisime, avrebbe rischiato volentieri
di prendersi un ceffone pur di fare qualcosa del genere.
Si morse le proprie, chissà
che il dolore non lo aiutasse.
-
Ciao Gardis, ci
vediamo domattina…
-
Pensa a dormire,
me ne occupo io del resto, d’accordo?
-
Ma ci sono…
-
Niente ma! Da
questo momento comando io!
-
Come vuoi
principessa… - lei arrossì, ecco l’altro che la chiamava “principessa”… ma
sulle labbra di Kitt sembrava molto più dolce che lo scherzoso appellativo con
cui le si rivolgeva a volte Seraphin
Ancora silenzio; se fosse
stato per lui, sarebbe già fuggito, ma lei lo stava ancora abbracciando e
sarebbe stato scortese…
-
Tu mi nascondi
qualcosa, vero? Un giorno mi dirai di che cosa si tratta?
Lui la fissò costernato e
fece per replicare che, assolutamente, non le nascondeva niente, pregustando
già il sapore amaro delle menzogne, quando lei lo spinse oltre la porta e
chiuse l’uscio.
Aveva detto la sua senza
parlare, lei sapeva che c’era qualcosa che non andava, chissà come l’aveva
scoperto… e VOLEVA che lui gliene parlasse, quando si fosse sentito.
Era un attore così
scadente, allora? Non poteva neppure nascondere alla sua migliore amica il più
piccolo dei segreti?
Sospirando mesto si diresse
verso i corridoi, da una parte era felice che lei fosse in grado di vedere
oltre la sua maschera di bravo ragazzo, e di certo contribuiva parecchio il suo
incessante combattimento tra ciò che era e ciò che doveva essere, ma…
dall’altro era pericoloso, sarebbe stato meglio se fosse stata una normalissima
ragazza superficiale che non distingue una cosa dall’altra, sarebbe stato
meglio per il suo bene.
* * *
Spazio autrice:
ciao a tutti!! Allora, come sta passando quest’autunno? Il mio tra il
facchinaggio e l’esaurimento nervoso visto che ho cominciato a lavorare da
poco, a proposito, volevo anche dire che da questo momento in poi gli aggiornamenti
saranno quasi sempre fatti durante il weekend perché in settimana ci vuole
tutta che arrivi sveglia a casa. Potrebbe esserci qualche piccolo ritardo,
visto che mi manca anche il tempo per scrivere, ma la storia penso proprio che
prima di Natale sarà completa *(^_^)/*
In questo capitolo si nota
qualcosa di interessante, ovviamente voi avrete già capito a cosa mi sto
riferendo, quindi non lo ripeterò, però tenete a mente che è una cosa
F_O_N_D_A_M_E_N_T_A_L_E.
Bene, a questo punto, come
promesso, è tornato Seraphin, accompagnato dalla
fedele e glaciale Aisley, alla fine il caro Blaise è riuscito a farli mettere assieme dopo tanto
penare, ad ogni modo la storia di Fin e della minore degli Zabini
avrà un suo piccolo spazio perché c’è altro oltre l’apparenza.
Spero davvero che il
capitolo vi piaccia, vorrei davvero ringraziare tutti quanti per i tantissimi
commenti che mi avete mandato, sono davvero commossa e lusingata!
Da questo momento,
comunque, sono aperte le scommesse, il problema credo sarà decidere quale sarà
la scommessa.
Ricordate una cosa
importante, che potrebbe essere il sottotitolo della storia: l’apparenza
inganna.
Esattamente come gli occhi
di Gardis che solo ad un esame attento e ad una riflessione profonda possono
effettivamente essere assimilati al colore “dell’ametista”, mentre ad un esame
superficiale sono semplicemente uno azzurro e uno marrone.
Bene, noi spero che ci
risentiremo la settimana prossima, mi raccomando, fatemi sapere che cosa ne
pensate di questo diciannovesimo capitolo natalizio (eh già, sembra sempre che
il Natale compaia in tutte le mie store).
Un bacione grandissimo a
tutti, aspetto i vostri commenti
Nyssa