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Autore: thatswhatfriendsarefor    16/12/2014    12 recensioni
Dopo essere stata ferita al funerale di Roy, Kate si rifugia nella baita di suo padre e in se stessa.
Riuscirà davvero a rimanere da sola?
La nostra personalissima versione della 4x01 o meglio una ipotetica 3x25
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'E se l'inizio fosse stato diverso?'
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Capitolo 12 – Ready to go!

 

Ormai Castle è alla baita da oltre una settimana. In questi giorni abbiamo assaporato la magia di una vita fianco a fianco fatta di piccoli gesti quotidiani: risvegliarsi l’uno accanto all’altra, cucinare insieme, fare passeggiate sempre più lunghe, raccontarsi tanti aneddoti legati alla nostra infanzia e adolescenza. A vederlo adesso non si direbbe, ma le cose per lui non sono state semplici. E sebbene Martha sia una donna straordinaria e abbia davvero fatto miracoli nel crescerlo da sola, Rick ha sentito e sente tuttora la mancanza di un padre. Ha passato un periodo in cui in ogni uomo che incontrava per strada cercava una somiglianza con i propri tratti somatici. Poi si è affidato alla sua fervida immaginazione e si è inventato un papà astronauta, supereroe, spia. Finché poi non è diventato genitore a sua volta e ha riversato su Alexis tutto l’affetto che gli era mancato. Forse è anche per questo che loro due hanno un rapporto tanto stretto. Mi chiedo infatti come resistano a stare lontani così a lungo anche se si sentono tutti i giorni al telefono. E quando entra in modalità papà affettuoso lo trovo ancora più irresistibile.

Un’altra che lo trova irresistibile è la mia vecchia tata. La signora Buchanan si è innamorata perdutamente di lui ed è andata in un brodo di giuggiole quando Rick, sfoderando tutto il suo armamentario da scrittore affascinante, le ha autografato la sua copia di “Heat wave” con tanto di dedica alla splendida tata della sua musa. Io invece sono arrossita fino alla punta dei capelli quando lei ha fatto due più due e ha riconosciuto me nella descrizione di quella pagina 105 che mi perseguiterà a vita. Mi sarei sotterrata da sola quando mi ha preso in disparte e con malizia mi ha apertamente chiesto se è bravo nella realtà come nel libro. Almeno lo sapessi, poi! Anche perché il pensiero di quella scena bollente e stare accanto a Rick, separati solo da qualche misero strato di stoffa, senza poter ancora andare oltre un bacio – e per di più casto – mi sta letteralmente facendo impazzire. Muoio dalla voglia di poterlo accarezzare, di sentire le sue mani su di me, di sentirlo dentro di me. Eh sì, la scoperta mattutina di qualche giorno fa ormai popola abbondantemente sia i miei sogni notturni sia le mie fantasie diurne e aumenta il mio desiderio ogni ora che passa. Per non parlare di quando sento lo scrosciare dell’acqua mentre lui fa la doccia e mi immagino di raggiungerlo… Non sono mai stata così ansiosa di andare alla visita di controllo con il dottor Culliford come in questo momento! Per fortuna, lassù qualcuno mi ama: l’altro ieri mi hanno telefonato dall’ospedale per anticipare l’appuntamento di qualche giorno, visto che poi il mio medico sarà impegnato in un importantissimo convegno in Europa sulla cardiochirurgia. Sto facendo il conto alla rovescia, sperando in cuor mio che il cardiologo mi dia finalmente il benestare per… dedicarmi anche ad altre attività.

Adesso sto preparando una tisana di camomilla e valeriana. Scuoto la testa al pensiero di quanto sia cambiata la mia vita in poco tempo. Fino a una settimana fa, questa brodaglia mi serviva per aiutarmi a dormire. Ora ne ho bisogno per calmare i miei bollenti spiriti! Altro che erbe rilassanti, qui mi ci vuole il bromuro… L’ignaro protagonista dei miei sogni erotici, invece, è sul divano che scrive il suo romanzo. Stamani siamo stati svegliati all’alba da una telefonata di Gina che gli ha educatamente ricordato che ha una scadenza da rispettare e che se non lo avesse fatto gli avrebbe altrettanto educatamente tagliato la testa. Il risultato è che sono ormai diverse ore che non si stacca dal suo portatile ed è così immerso nel suo lavoro che non si accorge nemmeno che lo sto osservando con attenzione, mentre sorseggio la mia bevanda calda. Ma non mi lamento, anzi, mi piace poterlo scrutare senza che lui se ne accorga! Una ruga di concentrazione gli attraversa la fronte. Guarda fisso lo schermo e le dita scorrono veloci sulla tastiera, completamente perso nel suo mondo fittizio. Mi soffermo sui suoi occhi e capisco che anche i suoi colori ci stanno bene in questo quadro, nel quadro della mia vita.

Finalmente solleva lo sguardo e il suo mare si incontra con il mio sottobosco.

Ci scambiamo un sorriso, l’ennesimo da quando l’ho lasciato finalmente entrare nella mia vita.

“Detective, sai che fissare le persone è inquietante?”

“Ho imparato dal migliore!” gli rispondo a tono. Poi guardo l’orologio di papà e mi rendo conto che è ora di partire. Ho appuntamento con il dottor Culliford nel primo pomeriggio e questa volta mi accompagnerà Rick.

“Dobbiamo andare, Kate?” mi chiede, comprendendo al volo.

Annuisco e lo precedo in camera dove vado a cambiarmi. Non so se lo fa per rispetto nei miei confronti o perché non sa se può fidarsi delle sue azioni, ma nonostante condividiamo lo stesso letto da diversi giorni, mi ha sempre lasciato da sola ogni volta che dovevo spogliarmi o vestirmi. E anche adesso non fa eccezione. Non avrei mai pensato di trovarmi nel mezzo del cammin di nostra vita a dormire insieme a un uomo per tanti giorni consecutivi senza ancora averlo visto nudo, né parzialmente spogliato. Stranissimo. Ma questa si chiama sopravvivenza. Credo che siamo entrambi una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. E quando succederà… ma meglio non pensarci in questo momento altrimenti a New York neanche ci arriviamo.

In pochi minuti siamo pronti e saliamo in macchina. Sempre quella di papà, naturalmente. E lascio guidare Rick. Ok, forse avrei anche potuto farlo io, ma tutto sommato mi piace farmi coccolare. Durante il tragitto mi mordo nervosamente il labbro inferiore e cerco di concentrarmi sul paesaggio che scorre veloce fuori dal finestrino.

“Beckett, andrà tutto bene, vedrai” mi dice con il suo tono di voce profondo che di solito ha un effetto rilassante su di me.

Forse non ha capito quanto sia importante per me che il cardiologo mi dica che va davvero tutto bene e che possa ritornare ad essere una donna normale, in tutti i sensi.

“Sono sicuro che il dottor Culliford ti dirà che potrò dimostrarti quanto io non sia affatto un vecchio, cosa che tu hai messo in dubbio qualche giorno fa”

Quest’uomo mi legge nel pensiero e mi strappa una risata. Ha capito perfettamente, altro che! Forse Richard Castle andrebbe brevettato come antidepressivo e messo sul mercato… anzi no, lo tengo solo per me.

Da ora in poi voglio l’esclusiva.

Magari per tutta la vita.

Oddio, ma che mi viene in mente?

Meglio concentrarsi su altro.

Il viaggio in macchina scorre veloce, fra canzoni alla radio e chiacchiere, e in poche ore siamo all’ospedale. Quanto è cambiato il mio stato d’animo dall’ultima volta che sono venuta qui! Adesso non mi spaventano nemmeno più i rumori assordanti della città.

Rick parcheggia l’auto sul retro dell’edificio e, cavallerescamente, mi apre lo sportello aiutandomi a uscire. Ci avviamo uno accanto all’altra e avrei quasi la tentazione di prendergli la mano ma non voglio mostrarmi così debole. Sono pur sempre il detective Beckett della Squadra Omicidi del NYPD! Sorrido. Non riesco proprio a staccarmi dalla poliziotta dura che pensa sia segno di debolezza camminare mano nella mano con un uomo.

Saliamo al quarto piano e alla postazione delle infermiere ritrovo lei, la signora Stevenson. Appena si accorge della nostra presenza solleva lo sguardo dal monitor del computer e rimane a bocca aperta quando si rende conto che davanti a lei non c’è il mio solito accompagnatore. Lui le sorride educatamente e lei non riesce a smettere di fissarlo. Ci manca solo che si metta a sbavare.

“Buonasera signora Stevenson, sono Kate Beckett e ho appuntamento con il dottor Culliford” cerco di intromettermi in questa scenetta ma l’infermiera non pare aver registrato la mia esistenza all’interno del suo campo visivo, visto che è totalmente concentrata su Rick.

“Signora Stevenson?” provo a richiamarla e lei si riscuote dallo stato estatico in cui è caduta e riprende possesso delle sue facoltà.

“Ehm… sì… mi scusi, è che… io… sa… sono una fan del signor Castle e… non mi aspettavo di trovarmelo davanti…”

“Lo so, faccio sempre questo effetto!” risponde lui gongolante, e il suo ego riempie l’intera stanza. Anzi, l’intero padiglione dell’ospedale, facendomi alzare gli occhi al cielo per l’ennesima volta.

“Comunque, il dottore la sta aspettando, vada pure” si ferma, come a vedere se Rick mi avesse seguito o no, e, non appena resasi conto che ci andrò da sola, la sento alle mie spalle continuare civettuola “Lei invece, signor Castle, può aspettare nella sala d’attesa là dietro… oppure fermarsi qui a fare quattro chiacchiere con me. Mi chiami pure Emma. Che ne dice, ci facciamo anche un caffè? Posso chiamarla Rick? Sa, io ho letto tutti i suoi libri, così mi pare di conoscerla da sempre!”

Ancora non mi abituo alle sue numerose fans, eppure non è la prima volta che mi ritrovo davanti ad una scena del genere. Però finora le cose fra noi erano state diverse, mentre adesso… sì, insomma, lo ammetto: sono gelosa. Comunque, meglio non pensarci adesso. Prima di avviarmi definitivamente verso l’ambulatorio mi volto verso Rick che mi stringe una mano per rassicurarmi. Poi prendo un bel respiro e mi incammino in direzione dello studio del dottor Culliford.

Busso alla porta e una voce dall’interno mi invita ad accomodarmi.

Dopo una rapida occhiata, il cardiologo mi dice: “Kate, come sta? Mi sembra in condizioni decisamente migliori dell’ultima volta che ci siamo visti”

“E’ vero, va molto meglio. Ho molte più energie e mi sento meno stanca” confermo.

“Bene, si spogli e si stenda sul lettino, così vediamo se anche gli strumenti concordano con la nostra diagnosi”

Il dottor Culliford mi ausculta il cuore e osserva con attenzione le cicatrici, poi l’infermiera che lavora con lui posiziona gli elettrodi per eseguire un elettrocardiogramma. Cerco di stare tranquilla, ma il suono della macchina che registra le mie pulsazioni mi mette un po’ d’ansia. Anche se il mio cardiofrequenzimetro mi ha dato notizie confortanti durante le mie passeggiate, temo che la tecnologia più avanzata degli strumenti ospedalieri possa fornire informazioni diverse.

E se ci fossero ancora problemi?

E se non fossi ancora in grado di stare con Rick?

Quanta pazienza potrebbe avere ancora lui?

Tolti tutti gli elettrodi, il dottore procede con l’ecografo mentre pensieri nefasti mi affollano la mente, ma mi volto verso il mio cardiologo e lo vedo che sorride. Il monitor restituisce solo colori rossi, blu e verdi, per me incomprensibili, ma Culliford mi regala un sorriso sincero, come se fosse soddisfatto del verdetto.

“Ha fatto progressi notevoli, Kate. Le pulsazioni sono forti e regolari. Il tono muscolare è nettamente migliorato e il processo di cicatrizzazione è completo. Vedrà che a breve si attenuerà anche questo colore rosato. Potrà anche ricominciare ad indossare il reggiseno.”

Ecco quello è l’ultimo dei miei pensieri, tanto che me ne ero dimenticata. Rilascio un respiro che non mi ero accorta di aver trattenuto e gli sorrido a mia volta. Ora però ho bisogno di sapere una cosa fondamentale e, anche se l’argomento è delicato e mi mette a disagio parlarne con altri, si tratta pur sempre di un medico. Che però mi ricorda mio padre. Insomma, è come se chiedessi a papà se posso fare sesso! Rabbrividisco al pensiero, ma d’altronde devo sapere: era stato così categorico all’inizio sulla questione! E io così depressa da tutta la situazione, da ritenerla una raccomandazione inutile.

“Bene, dottore. Adesso come devo procedere? Voglio dire… posso riprendere la mia vita normale? Insomma… che tipo di sforzi posso fare? … sì, ecco, io vorrei sapere se….”

“Kate, vuole sapere se può riprendere la sua attività sessuale? E’ questo che intendeva?”

Riesco appena ad annuire, terribilmente imbarazzata al pensiero che ovviamente sa che Josh è in Amazzonia e quindi non sarà lui il fortunato.

“Mi faccia proseguire col prossimo esame e vediamo come va” e mi fa cenno di salire sulla cyclette alle sue spalle. L’infermiera mi collega di nuovo agli elettrodi di un macchinario diverso e il dottore mi fa eseguire per la prima volta un elettrocardiogramma sotto sforzo al ciclo ergometro.

“Kate, come prevedevo tutto bene. Stia tranquilla! Può riprendere serenamente la sua vita sessuale. Certo, eviti affaticamenti eccessivi, ma le confermo che quel tipo di tachicardia non sarà affatto dannosa per il suo cuore. Anzi, dalla sua serenità dipende il benessere del suo muscolo cardiaco. Ogni cosa che fa stare bene lei, farà bene a tutto il suo corpo”

Sono così felice che gli occhi mi si riempiono di lacrime.

Il medico mi guarda con affetto e dopo aver concordato l’appuntamento per la prossima visita mi congedo da lui. La mia anima è decisamente più leggera rispetto all’ultima volta che sono uscita da questa stanza.

Appena varco la soglia, vedo Rick circondato da diverse infermiere. E’ accanto alla postazione della Stevenson ed è di profilo. Le sta intrattenendo tutte con il suo solito fare affabulatore, con il suo fascino e la sua innata simpatia. E tutte loro pendono letteralmente dalle sue labbra. Una punta di gelosia si fa strada nel mio cuore ma appena con la coda dell’occhio percepisce la mia presenza, seppure a diversi metri di distanza, si volta nella mia direzione e mi rivolge uno sguardo interrogativo.

Io gli sorrido apertamente e basta questo per fargli capire qual è stato il verdetto del medico e quali saranno le conseguenze. Non serve altro: saluta frettolosamente le sue ammiratrici, con grande delusione di Emma che gli dà appuntamento alla prossima visita, e si incammina verso di me.

Appena mi raggiunge, si abbassa verso di me e mi sussurra in un orecchio, con un tono di voce che è tutto un programma: “Andiamo, detective, torniamo alla baita. Abbiamo molto da festeggiare.”

Un brivido percorre la mia spina dorsale e ho l’impressione che sto per vivere la notte più bella della mia vita.

 

Angolo delle autrici

Il fascino di Rick continua a mietere vittime: sia la tata che l’infermiera sono capitolate davanti allo scrittore, mentre Beckett oscilla fra l'imbarazzo e la gelosia. Ma la cosa fondamentale è che Culliford ha dato il via libera a Kate! Venerdì sapremo come festeggeranno i Caskett.

Al prossimo,

Debora e Monica

 

  
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