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Autore: Kuroshi Tsukishiro    16/12/2014    2 recensioni
Sottile è la linea che separa i vari mondi.
Le persone non sono capaci di fermarsi, di capire che alcune linee non vanno varcate, purtroppo però tale conoscenza arrivare quando il danno è ormai irreparabile. Il mondo cambia costantemente, che sia in bene o in meglio quello è possibile capirlo solo grazie al tempo che scorre lentamente.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18° - Fears

“ Che cosa ti spaventa realmente? “ 

Quando la sveglia di Eiko cominciò a suonare, la ragazza, molto lentamente, allungò la mano verso il comodino per spegnerla e tornare a dormire ancora po’. Dopo tutto quello che era successo non era riuscita a dormire decentemente quella notte e sentiva il disperato bisogno di riposarsi. Il discorso del giorno prima l’aveva non poco preoccupata: il conoscere dell’origine dei suoi poteri ma ancora di più che essi erano stati creati per poter difendere il mondo da “qualcosa” andava contro tutto quello che credeva e gli veniva ripetuto da quell’uomo, il Padre. Sperava vivamente che tutto ciò fosse solo un discorso campato per aria, una sciocchezza, non voleva credere a una cosa del genere.
Tra un pensiero e l’altro guardò l’orario della sveglia, era veramente troppo presto per i suoi gusti. Si avvolse nelle calde coperte ancora per un po’ chiudendo gli occhi e sbadigliando, i lunghi capelli erano arruffati ed esigevano di essere pettinati.
Rimase rannicchiata su se stessa abbracciando il cuscino ancora per qualche minuto e quando si vide costretta a doversi alzare decise di andare a farsi una doccia. Aveva bisogno di distogliere quei pensieri, svegliarsi e prepararsi per uscire di casa, e dell’acqua calda l’avrebbe sicuramente aiutata.
Quando fu pronta guardò l’orologio appeso in cucina. Erano le 7:00 del mattino. Non poteva permettersi di arrivare in ritardo. Da un cassetto prese una busta sigillata e la sistemò dentro la sua borsa.
Uscì di casa velocemente dirigendosi in un bar vicino casa sua, prese posto e ordinò qualcosa per fare colazione. Mettere qualcosa sotto ai denti l’avrebbe aiuta a rilassarsi.
Poco prima che arrivasse quanto aveva chiesto di fronte a lei si sedette un uomo. Era vestito con un abito elegante, un soprabito e in mano teneva una 24 ore.
Osservò Eiko quasi sbeffeggiandola per alcuni istanti prima di prendere parola. 

« Allora… hai preso quello che ti è stato chiesto? » domandò sottovoce.
« Sì… » disse allungando il pacchetto che aveva preso prima « Il sangue del predatore come mi è stato chiesto dal Padre, c’è altro? »
« No, tranquilla » disse l’uomo sistemando il tutto nella sua borsa « Non ti ha visto nessuno, vero? »
« Nessuno. Con la scusa di visitare i laboratori dopo la gradevole chiacchierata sono riuscita a prendere un campione di nascosto. Non hai nulla di cui temere, per essere ancora più sicura ho usato il mio potere per alterare l’immagine della telecamera » affermò Eiko sicura di se. « Non sanno nulla »
« Bene, molto bene. Nessuno nel gruppo sospetta qualcosa, vero? » domandò lui prima di andarsene.
« Mi hanno tutti accolta a braccia aperte. Nessuno pensa nulla. » rispose la ragazza mantenendo la sua freddezza.
« Perfetto… allora tolgo il disturbo e… a presto » l’uomo la lasciò da sola uscendo dal locale come se nulla fosse.

“ Selene è l’unica che potrebbe sapere qualcosa ma... è meglio non rivelare nulla. Non voglio che quell’uomo inizi a crearmi fastidi. Posso gestire tutto da sola. “ pensò Eiko tra sé e sé. 

Sapeva benissimo che se il Padre si fosse messo in mezzo non sarebbe riuscita a concentrarsi, ma cosa più importante non sarebbe riuscita a rilassarsi e permettersi un po’ di pace. Aveva un disperato bisogno di vedere qualcosa che andasse oltre quella città maledetta. Detestava quel posto e la sua permanenza a New Heaven le avrebbe permesso di comprendere com’era il mondo, non quello che veniva dipinto a Leaster, cupo, freddo, ma soprattutto falso. In questa nuova città poteva andare dove voleva, vedere chi voleva, fare qualsiasi cosa senza essere soggetta a critiche, lamentele e, cosa più importante, avere lo sguardo costante di quell’uomo fisso su di lei. Finalmente poteva assaporare per un po’ cosa volesse dire vivere, anche se sarebbe stato per poco. Non poteva scappare dalla promessa che aveva fatto al padre, doveva tornare da sua sorella, si ripeteva, era lì che la stava aspettando; l’avrebbe fatta tornare normale e poi… avrebbero vissuto le loro vite, faceva tutto questo solo per lei.
Mentre continuava a pensare a tutto ciò non si rese conto che qualcuno la stava chiamando quasi insistentemente, non si era minimamente accorta della presenza che aveva di fianco finché questi non le poggiò una mano sulla spalla. 

« N-Nathan!! » Disse imbarazzata « Che ci fai qui?! »
« Quello che fai tu… colazione. Tra un po’ ho una lezione ma prima avevo voglia di mangiare qualcosa! » rispose lui « Dovevo vedermi con un amico ma quello scemo è in ritardo. Posso sedermi qui con te? »
« C-Come vuoi… » disse Eiko con un po’ di agitazione. « Tu studi medicina? Su cosa vuoi specializzarti? »
« Ehm… onestamente non lo so ancora. Mi piacciono un po’ tutti i campi ma ad essere sincero mi piacerebbe molto chirurgia oppure neurologia! Ah, ci sono troppe cose che vorrei fare!! » Nathan si imbarazzava ogni volta che qualcuno gli poneva quella domanda.
« Hm, non ho dubbi che ci siano tante cose che ti piacciono. Eri così contento quando hai visto quei cadaveri, ti ci sei buttato a capofitto… » commentò lei ripensandoci « Sei veramente strano tu… »
« Lo so… purtroppo non posso farci nulla! Ma alla fine è quello che mi rende interessante! » Disse il ragazzo con tono deciso « Non lo credi anche tu? »
« Un pochino. Giusto quando non sei insopportabile! » sospirò la ragazza.
« Cioè? Quando non lo sono per te? » domandò Nathan bevendo un cappuccino.
« Quando non ti ho di fronte ai miei occhi, ovvio » rispose ella con un sorriso.
« Ah, confortante… » disse lui con un po’ di tristezza « Però… ogni tanto ti ricordi di sorridere! »
« Sì, ogni tanto anche io lo faccio » sospirò lei guardandolo.
« Dovresti sorridere di più… sei molto più carina quando lo fai » Nathan le porse un pezzo di ciambella al cioccolato che stava mangiando sperando che l’accettasse.
« Grazie… » Eiko prese il dolce con un leggero rossore e la mangiò senza esitare « Buona… » 

Terminata la colazione Nathan si diresse all’università lasciando Eiko da sola, gli dispiacque molto non poterle fare compagnia, ma purtroppo non poteva permettersi di saltare troppi giorni di lezione, per alcune aveva l’obbligo di frequenza. Il problema non si presentava quando era impegnato con il suo “Lavoro” poiché Hayden mandava un documento informando che era stato assente per impegni lavorativi. Aveva pensato veramente a tutto quando aveva proposto a Nathan quel lavoro.
Mentre percorreva la strada Nathan si perse un po’ nei suoi pensieri e arrivò appena dopo il professore, il quale cominciò subito la lezione senza perdere tempo. Zack, che era arrivato prima di lui, gli fece cenno con la mano di avvicinarsi poiché aveva tenuto il posto per lui. 

« Ma non eri uscito prima di me? Come mai alla fine sono arrivato prima io!? » bofonchiò sottovoce.
« Ehm… mi sono fermato a parlare con un’amica » rispose lui distogliendo lo sguardo.
« Ah, nuove conoscenze, capisco! » Zack gli mise il braccio attorno al collo e poi cominciò a stringere per fargli dispetto « Vedi di non mettermi da parte, intesi? Potrei anche offendermi, sai!? »
« Ah, come se fosse possibile liberarsi di te!! » quando riuscì a liberarsi da quella stretta Nathan ricambiò con un pugno sul braccio « Smettila che se il prof ci vede sono dolori! Lo sai. Faccio solo… roba noiosa lì. »
« Che genere di roba noiosa? » chiese l’amico, curioso. « Dai Dai! Sei già uscito due volte dalla città, una delle quali eri con il principe in persona!! E dici che fai solo roba noiosa? Non ci credo! »

“ Non credo sia il caso di dirgli che ho a che fare con persone modificate, che hanno poteri speciali, che non sanno bene per quale scopo siano così e alcuni di questi uccidono perché impazziscono. Frequento poi una sottospecie di ninfomane, un principe con la passione per il dark, un tizio che usa catene e lance a caso, fa molto sadico, una robot innamorata di me, una ragazza che crea illusioni e mi odia e poi… no… meglio di no!! “ pensò il ragazzo scuotendo la testa « Sono solo... ehm… non so come definirlo! Lascia stare, non capiresti! »
« Ok, ok, va bene! Ma almeno raccontami un po’ dei tuoi viaggi, no? » insistette lui fissandolo.
« Posso seguire la lezione, cortesemente? » Nathan gli ringhiò contro, guardandolo.
« No. » rispose l’amico facendogli una smorfia « Dai! Dimmi qualcosa… »
« Ehm… diciamo che per ora New Heaven è il posto migliore dove stare e poi… » il ragazzo sospirò e continuò, chinando il capo « E… ho incontrato Yvonne »
« Come scusa?! » gridò Zack scioccato « Yvonne? » 

I presenti si voltarono a guardarlo con gli occhi spalancati. Il professore, che in quel momento stava spiegando, si girò verso di lui innervosito e gli intimò che se non aveva intenzione di seguire la lezione poteva benissimo andare da tutt’altra parte; quello non era sicuramente il luogo più adatto per certi argomenti di discussione. Chiunque fosse “Yvonne” non aveva importanza in quel momento.
Nathan nascose il capo con la mano guardando in tutt’altra direzione, come a voler dire “Io questo non lo conosco”, detestava essere messo in imbarazzo in quel modo, come chiunque del resto.
Zack si scusò immediatamente e rimase in silenzio per alcuni istanti aspettando che riprendesse la lezione. 

« Idiota… » commentò Nathan sottovoce « Trattieniti in certi momenti! »
« Ma senti da che pulpito viene la predica! Mi pare che tu sia il primo a non riuscirci! » bisbigliò l’altro a voce ancor più bassa di prima « E comunque c’era tempo per dirmelo, eh! »
« Non farla tanto tragica, ti prego! » sospirò lui cercando di seguire la spiegazione.
« E allora? Com’era?! Che vi siete detti? Dimmelo!! » chiese Zack provando a seguire anche lui la lezione.
« Beh… è stato tutto normale… » rispose Nathan con un po’ di imbarazzo.
« Che vuol dire normale?! Insomma riesci ad essere chiaro per una volta? » disse l’amico infastidito.
« Siamo stati in giro per il paese, mi ha detto che vuole stare con me e che… » Il ragazzo si bloccò sempre più rosso mentre la mano cominciò a tremare « Si, insomma… era… come se non ci vedessimo da un giorno! »
« Insomma… vi siete divertiti alla grande e recuperato il tempo perso! Bravo così si…» Zack si interruppe prima di terminare la frase guardando lo sguardo furioso del compagno.
« Giuro che ti ammazzo se continui! » disse Nathan con agitazione ed imbarazzo allo stesso tempo.
« Mi auguro tu sia riuscito ad usare bene la lingua con lei… almeno » sghignazzò l’altro « Non sei bravo a parlare »
« Quanto ti odio! » disse lui rigirandogli un pugno.
« Avete finito voi due o no!? » gridò il professore furioso « Vi do un’ultima possibilità altrimenti… fuori da qui e possiamo rivederci al vostro esame! »
« Ci scusi… » dissero i due ragazzi all’unisono con il capo chinato verso il basso. 

Nathan passò il resto della giornata in compagnia di Zack. Avevano deciso di prendere qualcosa insieme per cena e quando fu il momento di tornare pensò di fare una deviazione presso il centro di ricerca. Aileen gli aveva detto che se lo desiderava aveva pieno accesso alla struttura, se voleva esercitarsi con il suo potere oppure controllare le ricerche era ben libero di farlo a patto che registrasse ogni suo operato.
Deciso di provare qualcosa di nuovo e raggiunse la sala con cui normalmente si allenava con Kaleb. Quel posto, di notte, metteva i brividi. Uno spazio così grande e lui da solo. Cominciò a modificare le braccia, doveva migliorare il suo corpo a corpo ma da solo non era il massimo… 

« Nathan? Che cosa ci fai qui? » 

Era Peach. Lo aveva visto entrare nello stabilimento e, come al solito, lo aveva seguito di nascosto.
L’androide lo guardò con fare curioso e dopo essere rimasta per alcuni istanti a fissarlo si sistemò di fronte a lui con una distanza di qualche metro. 

« Vuoi allenarti?! Posso darti una mano! » gli domandò con un sorriso.
« Ehm… certo… » Nathan fu per qualche sitante titubante nella risposta. « Sei… un robot da combattimento? Hai missili? Pistole o… » Disse indietreggiando e sorridendo, ma si interruppe nel vedere quello che stava succedendo di fianco a Peach. 

In un primo momento il ragazzo pensava solo di essere solo affaticato, magari la stanchezza e l’agitazione gli stavano tirando un brutto scherzo. Non era possibile descriverlo poiché era una specie di distorsione, accanto a lei ogni cosa appariva sfocata, come se ci fosse qualcosa di invisibile, stava per dirle di allontanarsi ma ella avvicinò tranquillamente la mano ed essa scomparve nel nulla, muoveva il braccio come se stesse cercando qualcosa dentro un cassetto e guardando il ragazzo sorrideva chiedendogli di aspettare ancora un istante. Definire Nathan sorpreso era una riduzione, non si sarebbe mai potuto immaginare una cosa del genere. Quando finalmente fu pronta da quella distorsione fece uscire una gigantesca ascia bipenne, era il doppio più grande di lei, eppure la teneva tra le mani come fosse di carta. 

« Ma che diavolo hai!? » domandò il ragazzo sorpreso. “ Ma perché ne spunta fuori sempre una nuova? “
« Pensavo che Aileen te lo avesse detto. Sono il prototipo di un Sympanth androide, posso generare delle distorsioni che creano dei piccoli buchi, fessure o passaggi da un posto all’altro quindi posso prendere qualsiasi cosa quando voglio e dove voglio, come la mia arma! » rispose Peach allegramente. Lo spiegò con la stessa innocenza e tranquillità che aveva una bambina.
« Ora che ci penso… contro Kaleb non avevi usato delle onde d’urto? Perché quella… roba? » chiese Nathan avvicinandosi a lei per osservarla meglio.
« Ah, sì… posso generare delle onde o sfere, e sono equipaggiata con delle armi… quando uso troppo queste abilità rischio di andare in sovraccarico e quindi hanno aggiunto al progetto quest’arma per poter lottare e gestire meglio queste abilità… » spiegò ella.
« Ah… » Dalla bocca del giovane non usciva una sola parola in più « Ma… chi ti ha costruito… »
« Beh… » Peach fissò Nathan con un po’ di tremore, spaventata « I-Io non lo so! Mi dispiace! »
« Non scusarti… non è mica colpa tua! » Disse accarezzandole la testa “ Strano che un robot non ricordi nulla, pensavo avessero una memoria dati o roba simile? Beh, credo sia inutile pensarci del resto non sono un ingegnere che si occupa di questa roba… chi l’ha costruita però… doveva essere un genio “
« Cominciamo invece, che volevi allenarti? » Domandò l’androide allontanandosi e mettendosi in posizione.
« Certo… iniziamo puuuAAAAHHH!… » gridò il ragazzo. 

Non ebbe il tempo di dire nulla, perché per Peach quello fu la conferma che era il momento di agire.
Si scagliò su di lui brandendo quell’ascia gigantesca come con l’intento di tagliarlo in due, e Nathan riuscì ad evitare quel colpo quasi all’ultimo istante; non si aspettava un’azione così tempestiva da parte sua, ma non ebbe il tempo di riprendersi che subito lei ricominciò ad attaccarlo con una serie di fendenti in più direzioni. Il ragazzo non aveva alcun modo di reagire, era troppo rapida nei movimenti, troppo precisa per lui, era quasi peggio di un allenamento con Kaleb, neanche lui era così violento quando lottavano, non si sarebbe mai aspettato qualcosa di simile da Peach. Il suo sguardo era concentrato, serio. In quel momento stava pensando solo al suo scontro con Nathan. Il giovane aveva trovato una più che valida alternativa a Kaleb quando lui non era presente.
Il ragazzo continuava ad evitare i suoi fendenti, ma non poteva permettersi di andare avanti così, doveva riuscire a trovare un momento buono, oltretutto non faceva altro che indietreggiare, da un momento all’altro si sarebbe trovato con le spalle al muro. Attese altri due fendenti e quando la lama dell’ascia fu verso il basso dopo aver tirato l’ennesimo fendente, Nathan decise di contrattaccare cercando di colpirla al fianco, ma Peach, con estrema calma, riuscì a bloccarlo con il manico e lo spinse all’indietro facendolo cadere a terra per poi fingere di colpirlo dritto al cuore quando, in realtà, si fermò a mezz’aria, pochissimi centimetri prima di ferirlo veramente. 

« Com’è andata? » Chiese quasi arrossendo sperando aver fatto un buon lavoro.
« Ah… b-bene » rispose Nathan con il cuore in gola nel vedere che la lama non era dentro di lui.
« Posso permettermi di dire una cosa? » chiese Peach aiutandolo a rialzarsi.
« Dimmi pure » rispose lui prendendole la mano.
« Hai troppa paura quando combatti, perché? »
« Hm, onestamente è complicato. » Era difficile per lui spiegarlo « Non pensavo avrei dovuto fare qualcosa di simile nella mia vita, esistono altre realtà, guerre che non sappiamo neanche se siano reali, altre persone come me… effettivamente ho una gran paura onestamente, ma… non posso permettermi di farmi bloccare da essa… »
« Beh, io sono qui… » lei gli prese la mano e la strinse « E ti aiuterò a superarla! »
« Hm… non ho dubbi! » rispose lui con un sorriso.

“ Del resto… sono qui per te… e nessun altro “ pensò Peach.

 

Il mattino seguente al palazzo reale Hayden e suo padre stavano facendo colazione insieme come d’abitudine. Il ragazzo aveva lo sguardo molto più pensieroso del solito e l’uomo, preoccupato per lui, gli domandò che cosa avesse. Era abituato a vederlo con i suoi pensieri di prima mattina, ma normalmente non gli impediva di fare una conversazione su quello che li aspettava. 

« Hm, quindi sei preoccupato per i tuoi amici? » chiese mangiando una fetta di pane con della marmellata.
« Un pochino. Sarebbe il caso di farli rilassare un po’, ma non so come ad essere sincero… non sono bravo in queste cose, lo sai » sospirò il ragazzo bevendo la sua tazza di caffè.
« Beh, che ne dici di fare un bel ballo? » domandò il Re entusiasta « Del resto è da un po’ che non ne organizziamo uno! Invitiamo un paio di nobili e divertiamoci tutti insieme! »
« Ehm… non so se… » Hayden non ebbe il tempo di esprimere la sua opinione che il padre lo interruppe.
« Perfetto, un ballo. Sapevo che avresti approvato. Corro subito a preparare il tutto » il re si alzò dal suo posto e senza dire una parola uscì subito.
« Padre… grazie di ascoltarmi, come al solito » sospirò Hayden continuando a mangiare da solo.
« Beh, immagino che avrò di che divertirmi. Vedrò bene di starne lontano » Selene arrivò alle sue spalle e si sedette sul tavolo guardando il fratello. « Dubito che la mia presenza sia gradita »
« Sei una principessa Selene… dovresti essere più regale. » obbiettò lui.
« Dubito che tuo padre la veda così... » affermò lei guardando in tutt’altra direzione
« Nostro padre Selene » precisò il ragazzo.
« Sì… nostro… » La ragazza chinò il viso « Se lo dici tu… » Prese una fetta di pane e cominciò a mangiarla. « Scusami ma lo sai che queste cose non fanno per me. Fate una bella festa. Io la passerò a modo mio » Disse accarezzandogli il viso « La tua sorellina sa come divertirsi »
« Selene! » disse Hayden senza voltarsi « Qualunque cosa ti si dica, tu sei mia sorella ed io sono tuo fratello e come tale… per me sei importante. Se non vuoi venire non ti forzerò, ma mi farebbe piacere vederti »
« Ci penserò… ma non ti prometto nulla » rispose ella uscendo quindi dalla sala lasciandolo da solo.

 

 

   
 
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