Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Quinnie_Criss1601    16/12/2014    1 recensioni
Kurt ha molti limiti. Blaine ha solo limiti. La bellezza nasce dai limiti, sempre. Cosa potrà nascere quindi da un loro casuale incontro? Due ragazzi che condividono l'amore, la casa, il passato e il presente senza rendersene conto. Un racconto a due voci sui loro sentimenti, sulle loro paure, sulle loro emozioni.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Santana Lopez | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Blaine:
 
 
Non incontrai quel ragazzo fino a qualche giorno dopo, quando ero finalmente riuscito a parlare con Finn e ad organizzare uno dei nostri pomeriggi all’insegna dello sport.
 
Eravamo soliti incontrarci almeno una volta a settimana per discutere di basket e di football  mentre mi parlava di quanto fosse travagliata la sua storia con Quinn, una sua compagna di scuola. Mi piaceva ascoltarlo, sempre. Anche se faceva un po’ male, anche se ogni volta mi si spegneva qualcosa dentro, ogni volta sentivo un piccolo pezzo del mio cuore frantumarsi tra le sue mani grandi che continuavano a spezzarlo, strapparlo come fosse un vecchio volantino di quelli che lasciano incastrati fra i tergicristalli dell’auto, e che tutti  vogliono solo buttare.
 
 “Mamma, ci sei?” Quando fui sicuro che non sarebbe arrivata nessuna risposta, capii che era già andata a lavoro.
Entrai, lanciai la borsa sul sofà, chiusi la porta d’entrata non curandomi del fatto che avesse fatto parecchio fracasso sbattendo, mi lasciai andare su di uno di quei morbidi cuscini blu poggiati sulla struttura del divano e mi tolsi le scarpe socchiudendo gli occhi per la stanchezza.
 
Pochi minuti dopo controllai l’orologio.
14:20
“ Quel cavolo di pullman arriva sempre più tardi!” In quel momento mi spiegai la strana sensazione alla bocca dello stomaco e il fatto che mi sembrava di essere sul punto di svenire. Fame!
Feci un giro in cucina e mi accorsi che c’era un biglietto sistemato sul tavolo, tra i fiori rossi della tovaglia.
 
Sto iniziando ad odiare quest’autobus! Ti fa fare sempre tardi, non faccio mai in tempo a salutarti prima di andare in clinica. In frigo trovi moltissime cose buone, ho fatto la spesa stamattina!!
 Ancora una cosa, so che devi andare da Finn oggi, ma puoi per favore preparare e avviare la lavatrice?
 Oh, ultimo piacere! Mi verresti a prendere alle 20:00? Grazie amore.
 
Tesoro mio, ti amo tanto. Sei il figlio migliore che si possa desiderare!♥♥
 
Mentre lo leggevo sorridevo leggermente, sentivo che qualcosa, un calore particolare m’incendiava dentro. Solo lei poteva farmi sentire così amato. Era così forte. Era e sarebbe sempre stata la donna, ma che dico, l’essere umano migliore su tutta la faccia della terra. Anche quando sbagliava, sapeva sempre come rimediare. Anche se si arrabbiava con me, mi voleva sempre così tanto bene. Si vedeva. Le riempiva gli occhi. Mi faceva sentire così coraggioso, come se fossi io a trascinare il carro della nostra vita. Ma in realtà lo sapevamo bene entrambi era lei la roccia ed io il cristallo, tra l’altro ancora grezzo.
 
Aprii svogliato l’anta della credenza, poi quella del frigorifero. No, non mi andava proprio di cucinare quel giorno, nonostante fossi abbastanza bravo. Sarei uscito per prendere un panino alla tavola calda sotto casa.
Mi sfilai il blazer della Dalton, sbottonai il colletto e le maniche della camicia arrotolandole per renderle più corte. Ripresi la borsa, controllai il cellulare: nessuna chiamata, solo un messaggio.
 
 “Verso che ora vieni oggi? :D” F.
“Va bene alle 4? Devo ancora pranzare e poi fare il bucato per mamma -.-” risposi.
“ Ok, bella lavanderina XD” F.
“ Ma quanta simpatia signor Hudson! Ha ha ha! Ci vediamo più tardi!”
“A dopo ;)”
In strada faceva davvero caldo nonostante fosse ormai novembre. Mi avviai ciondolante verso il locale, pensavo a come sarebbe stato tutto molto più semplice se non fossimo stati solo io e mia madre, se tutto quello che era accaduto non fosse mai successo, se io fossi stato come gli altri o quanto meno se fossi riuscito a sembrarlo. Io ci avevo provato, non mi capacitavo, davvero non riuscivo a capire come avessero fatto a scoprirlo. Mi chiedevo come avessero potuto umiliarmi e farmi così tanto male. Stavo affrontando solo allora la possibilità che il dolore e la paura, pur restando, si stessero per trasformare in risentimento, rabbia, odio, voglia di vendetta, voglia di vedere le persone che mi avevano ridotto così nel mio stesso identico stato: inerti, in balia della disperazione e della mortificazione più totali.
 
Assorto nei pensieri mi accorsi di aver superato leggermente il locale, quindi attraversai la strada e tornai indietro di nemmeno dieci metri per raggiungerlo. Mi sedetti vicino al bancone e chiamai Thad, un ragazzo della Dalton che lavorava part-time come cameriere proprio lì.
 
Thad!”
“Ehi! Guarda chi si vede, Blaine! Stamattina sei stato assolutamente grandioso, la risposta che hai dato alla professoressa Davis meritava un Oscar!” mi disse entusiasta.
Hahahah, lo so, lo so. Modestamente!” gli battei il cinque.
Allora amico cosa ti porto?”
“Mmh, direi un panino con hamburger ed insalata, grazie!”
“Arriva!”
 
 Circa cinque minuti dopo addentavo il panino fumante.
 “Allora che mi racconti?” Cominciò Thad che voleva chiaramente attaccare conversazione non avendo altro da fare: solo tre tavoli del locale erano occupati ed in più erano tutti già stati gentilmente serviti dal ragazzo.
Niente di particolare in realtà. Tu piuttosto come stai, ho sentito che le cose tra te e Sebastian non vanno particolarmente bene.”
Ah, non sapevo se ne parlasse già!” Il tono sorpreso ma soprattutto amareggiato del ragazzo mi resero immediatamente un po’ titubante.
“Sarebbe stato meglio farmi i fattacci miei, lo so. Ti chiedo infinitamente scusa.” Sembrava dire il mio sguardo che a quanto pare doveva essere a metà tra il mortificato e il preoccupato.
“Oh, tranquillo! Non rammaricarti, dovevo aspettarmelo. La Dalton è famosa per  tutte le voci di corridoio e i pettegolezzi che circolano no?” Sulle labbra di Thad si disegnò un sorriso storto, amaro, quasi schifato e assolutamente dolente.
Già, purtroppo…”
“Comunque io non sto per niente bene. Beh se Sebastian mi ha tradito non mi sembra poi così strano che le cose tra noi non vadano. Ma…lo sapevo, è inutile prenderci in giro, chiunque sapeva che non sarebbe mai durata. Sicuramente starai dando dello stronzo a Sebastian, come tutti. La cosa più drammaticamente divertente invece  è che sono IO ad averlo spinto via, IO gli ho detto di non amarlo, IO gli ho esplicitamente detto di andarsene al diavolo, IO ho rinnegato i miei sentimenti! E per cosa?! Perchè vedevo che si stava finalmente aprendo, sentivo che non mi usava, che si stava innamorando e avevo paura, una terribile paura di illudermi…”
Non potei fare assolutamente niente per cercare di calmare le parole di Thad che scorrevano impetuosamente infrangendosi ormai sul mio petto che lui continuava a colpire imperterrito, stringendo i pugni talmente forte che le mani gli divennero incredibilmente rosse, le nocche incredibilmente bianche, i palmi mostravano i solchi profondi delle unghie infilzate nella pelle.
Si sciolse dall’abbraccio fraterno in cui avevo sentito di catturarlo. Era fragile, era un mio amico: l’unico modo che avevo per proteggerlo era fargli sentire che io c’ero, sempre. Come purtroppo pochi avevano fatto con me.
 
                                                                                                                        *

 “Grazie mille Blaine e.. scusami.” Sussurrò guardandomi implorante, come cercasse nei miei occhi la speranza di un appiglio, di una mano tesa a trascinarlo via dai suoi stessi sentimenti.
Ehi, non dirlo nemmeno! Se hai bisogno, io ci sono”  dissi aprendo la porta vitrea del locale per sgusciare in strada.
Cominciavo a sentirmi soffocare tra quelle mura giallo senape, tra le lacrime e i gemiti d’amore di Thad che io non avrei mai, mai potuto  mostrare.
 
                                                                                                                  *
 
Ricordo che girai per la casa solo in boxer quel pomeriggio. L’afa premeva su ogni centimetro della mia pelle sudata. Le mani mi profumavano di detersivo e ammorbidente, ma almeno erano fresche. Mi avviai uscendo dallo stanzino dopo aver avviato la lavatrice e andando verso il bagno. Non potei fare a meno di guardarmi allo specchio appena entrai nella stanza. I capelli erano disordinati e tragicamente riccissimi, goccioline di sudore mi percorrevano le tempie, la barba cominciava a crescere troppo ma osservai compiaciuto che gli allenamenti di box stavano dando i primi effetti. Mi passai una mano sulle spalle incurvate per la posizione che avevo assunto appoggiandomi al lavello: erano solcate da linee abbastanza profonde che delimitavano i muscoli. Scesi accarezzandomi le braccia e notai soddisfatto che anche queste stavano acquistavano vigore.
Beh, se almeno fosse capitato un’ altra volta mi sarei potuto difendere a dovere, sarei potuto sfuggire a quella presa talmente salda e forte da fermarmi il sangue all’altezza dei polsi.
 
Sperai, tremando, che non ci sarebbe stata un’altra volta.
 
 
                                                                                                                                *
 
Ero pronto per andare da Finn. Con una doccia fredda e dei vestiti puliti mi sentii decisamente meglio. Ogni volta che dovevamo vederci cercavo di prepararmi ed essere più carino, anche se ero perfettamente consapevole dell’inutilità dei miei sforzi.
Quella mattina optai per un modello aderente di jeans, una canotta bianca, parecchio slabbrata e la mia inseparabile felpa grigia. Era di Finn, mi piaceva talmente tanto che lo avevo praticamente costretto a regalarmela. Da quel giorno me ne separavo raramente.
 M’infilai un paio di scarpe da ginnastica grigie, di quelle che lasciano scoperte le caviglie; canticchiando afferrai cellulare, chiavi e occhiali da sole; aprii la porta di casa che strusciò sul pavimento con un cigolio. Di scatto mi girai verso l’ entrata di fronte attirato da un altro rumorino simile. Era Kurt, il ragazzo del portone. Era al di là del pianerottolo, sulla soglia della casa di Finn.
Alzò immediatamente lo sguardo e sorrise. Gli feci un gesto con  la mano di rimando, ma non nascosi affatto una smorfia perplessa che irrimediabilmente lui scorse.
 
Ehm.” Mi schiarii la voce. “Ciao…scusami ma sei della famiglia?” Feci per indicare l’ingresso alle sue spalle.
“Ciao, diciamo di si. Mio padre sta per sposarsi con Carol Hudson.”
“Dici sul serio? Quindi sei il fratellastro di Finn?! Wow! Effettivamente mi aveva parlato del nuovo compagno della mamma, ma non avevo collegato!”
“ Conosci bene gli Hudson?”
“Oh, beh…io e Finn ci conosciamo da quando eravamo piccolissimi! Siamo sempre stati molto amici. Così come le nostre rispettive mamme.”
Fu a quel punto che sussurrò un “oh” di sorpresa, ma che contemporaneamente sembrava segno di delusione.
Non avevo idea del perché quell’informazione l’avesse spiazzato tanto e soprattutto non avevo idea di cosa dire, di come continuare quella conversazione, di come superare la sua gracile figura, lo sguardo perso con cui fissava prima me, poi il pavimento.
 
.Poco dopo tirai fuori un sorriso da emerito ebete, mi sentivo quasi dispiaciuto, ma di che poi? Non gli avevo detto mica chissà cosa.
Kurt, sei ancora qui? Non dovevi uscir- Blaine! Amico entra, ti aspettavo!”
“Finn!” preparai il pugno per rispondere al nostro solito, simpatico saluto mentre mostravo un sorriso enorme e colmo di gioia.
Kurt continuò a fissarci stranito per un paio di secondi quando, all’improvviso, si riprese.
Finn io esco con Santana allora, ci vediamo dopo.” Disse al fratellastro.
Ciao Blaine, ci si vede!”biascicò scendendo a rotta di collo le scale rivolgendosi a me.
C-Ciao…” ricambiai  mentre mi chiedevo chi fosse Santana.
 
 
                                                                                                                   *
 
Il pomeriggio con Finn trascorse allegramente come di solito. Parlando riuscì a carpire anche alcune cose sul nuovo arrivato a casa Hudson, su suo padre, sulle opinioni del mio migliore amico riguardo loro e la situazione in generale. Kurt era un bravo ragazzo, simpatico, ma parecchio diverso da lui, a dire di Finn.
Mi accontentai di poche parole poiché già solo osservando il suo luminosissimo sguardo e il mezzo sorriso ingenuo che mi rivolse parlando, riuscii ad intendere che lui stava bene, che era sereno. D'altronde, Finn era Finn, la persona più buona e generosa che potesse esistere.
 
Alle 20:00 ero di fronte alla clinica veterinaria nella quale mia mamma lavorava e aspettavo di vedere la sua riccia chioma scura ondeggiare sotto gli ultimi raggi di sole.
“ Ecco il mio uomo!” esclamò fiera schioccandomi un bacio sulla guancia.
“ Allora, com’è andata con Finn?”
“Tutto bene. Sapevi che il compagno di Carol si è trasferito a casa loro?”
“Ah,si. Carol mi aveva accennato qualcosa. L’hai incontrato? Come ti sembra?”
“No, eravamo soli in casa. Ma ho conosciuto il figlio, Kurt. Penso abbia circa la mia età. Sembra simpatico, Finn gli vuole bene.”
“Mhh, e fisicamente com’è questo Kurt?”
“Sinceramente non ho fatto molto caso al suo aspetto fisico. Poi, dove vorresti arrivare con questi discorsi, scusa?”
“Hahahaha, hai la coda di paglia eh? Comunque, so che il tuo cuore appartiene IRRIMEDIABILMENTE  a Finn, ma credo che se ti guardassi un po’ intorno non faresti mica male.”
“ Mamma! Non ho intenzione di parlare di ragazzi con te, mi imbarazza!”
“Ti ci dovrai abituare invece, sono l’unica con la quale puoi parlare di tutto ora come ora.” Disse con tono duro aprendo la portiera della macchina e lanciandomi uno sguardo offeso ma contemporaneamente dispiaciuto.
“Cazzo, Blaine! Pensa prima di parlare! Cazzo, cazzo!” mi dicevo mentalmente mentre la rincorrevo. La fermai sotto il portone, l’abbracciai, piangeva.
Scusa, scusami mamma, ti prego. Sai che non intendevo dire quello.”
“ Lo so, tesoro. Lo so. Ma fa male sapere di non poterti dare la famiglia e l’aiuto di cui hai bisogno. Mi dispiace così tanto, così t-tanto...” riuscì a dire tra i singhiozzi.
“Io ho solo bisogno di te, mamma. Ho bisogno che tu, Alexandra e Cooper stiate bene. Solo di questo…” mentii, perché in realtà avevo bisogno di capire quando anch’io sarei stato bene.
 



Kurt:
 
Quella mattina a scuola mi sentivo particolarmente stanco. Le
 giornate al Mckinley High School consistevano solitamente in un monotono susseguirsi di monotone lezioni tenute da monotoni professori. Così per tutta la mattinata, fino alle prove del Glee che invece risultavano quasi sempre vivaci e piacevoli. Quel giorno, stranamente, anche quelle mi sembravano terribilmente noiose.
Cercai di non far notare il mio menefreghismo più totale verso l’ennesimo assolo che Rachel stava eseguendo al centro dell’aula saltellando e cercando di coinvolgere tutti nella sua fastidiosa allegria, stravaccandomi sulla sedia sistemata nell’angolo più remoto della sala. Nonostante i miei sforzi però Santana colse subito uno sguardo particolarmente scocciato che lanciai ai miei compagni e mi si avvicinò.
“Hummel, cos’è quella faccia? So che la Berry a prima mattina non è esattamente facile da digerire, ma sei particolarmente apatico e infastidito oggi. E’ successo qualcosa?”sussurrò guardandomi attentamente.
No, non è successo nulla. Sono solo un po’ stanco, tutto qui…”mentii.
“Ok porcellana, sputa il rospo! Lo sai che non m’inganni.”
“San, ti giuro che ti sto dicendo la ver- ok, lo ammetto, qualcosa è successo.”
“Beccato!” mi rivolse un sorriso soddisfatto e fiero mentre mi puntava contro un indice accusatorio.
“Beh…ieri…ieri Finn non ha fatto altro che parlare con mio padre di football e della sua bellissima Quinn! Io come mi dovrei sentire?! Appena provo ad accennare a mio padre la questione ragazzi cambia argomento e diventa tipo color magenta! E’ chiaramente imbarazzato!” dissi innervosito cercando di trattenermi e di non urlare.
Oh caspita…Facciamo così Kurt oggi pomeriggio ce ne andiamo in giro per negozi fino a tardi! Spettegoliamo sul mondo intero e ci guardiamo l’ultimo photoshoot di Taylor Lautner! Al diavolo Finn e i suoi capezzoli mosci!”
“Hahahahaha, ehi è pur sempre il ragazzo di cui sono innamorato! Comunque mi hai convinto!...”
“Allora fatte nuove conoscenze nella catapecchia degli Hudson?”
“Mi sembra di n- Oh, un momento, si! Un tale Blaine, di circa la nostra età…”
“Ehh, com’è questo Blaine?” chiese con un ghigno malizioso quando trillò la campanella.
“ Hahahaha ne parliamo oggi! Alle quattro da me!”
“Oh, Hummel! Ti ha salvato la campana!”
Effettivamente non avevo mai pensato a lui in quel senso fatta eccezione per quando lo incrociai la prima volta, quando notai subito lo strano sorriso imbranato, ingenuo e soprattutto curioso che mi rivolgeva.
 
                                                                                                                   

                                                                                                                        *
 
 
 “E’ tardi cazzo, Santana mi ammazza!” mi dicevo sotto voce mentre correvo lungo le scale, rischiando più volte di cadere rovinosamente. In realtà, in quel momento, gli ingranaggi del mio cervello riuscivano ad arrovellarsi soltanto su un'unica questione: Chi era veramente questo Blaine? Perché aveva un rapporto così stretto con Finn? Cos’ era per Finn? E Finn per lui?
Mentre questa serie di domande fluivano naturalmente insieme ai miei pensieri, raggiunsi il portone.
“Alleluia Hummel! Se ci partorivi per le scale facevi prima!”
“Scusami San…ha-hai ragione.” Una minuscola lacrima sfuggì ad uno dei miei occhi cerulei intanto che biascicavo queste parole ed entravo in macchina.
Ok, cambio radicale di programma! Ora andiamo in un bel posticino tranquillo e mi racconti veramente cos’hai. Non voglio sentire obbiezioni, chiaro?!” disse con un tono stranamente dolce. Santana era una persona estremamente forte, sapeva come ascoltare gli altri, ma ascoltava solo coloro a cui voleva veramente bene. Nessuno meglio di lei poteva capirmi: avevamo affrontato i medesimi scontri con il mondo, i pregiudizi e le convenzioni, ne eravamo usciti entrambi vincitori si, ma pieni di graffi e piaghe non ancora del tutto guariti. Era una delle mie migliori amiche proprio per questo: ci sostenevamo a vicenda, l'uno era l’ancora di salvezza dell’altro, l’uno il punto fermo dell’altro.
“O-ok.”
 
 
                                                                                                         *


Con “un posticino tranquillo” Santana intendeva i giardini pubblici di Lima, che erano effettivamente quasi sempre vuoti. La gente gretta della mia città non sapeva apprezzare nemmeno le piccole e rare cose belle che questa possedeva: il parco era meraviglioso, pieno di graziose fontanelle, statuine, cespugli fioriti e rocce dalle forme curiose, immerso in una  magica tranquillità meditativa. Ci sedemmo su un muretto di pietra e cominciai a sfogarmi.
Ho paura San, sto morendo di paura. Questa è la verità! Ho paura che non riuscirò mai ad essere amato, ho paura che quel Blaine mi rubi Finn, ho paura che Finn scopra che mi piace, ho paura di andare a scuola ogni mattina, ho paura che mio padre non mi capisca, ho paura di essere geloso di un ragazzo che non mi appartiene e per cui non dovrei provare altro che affetto fraterno, ho paura perché non so cosa veramente provo per questo ragazzo, ho paura che questo Blaine possa entrare nella mia vita e ho paura che non ci entri, non so perché, ma ho paura che sia etero, e ho paura che sia gay, ho paura, una dannata paura.” Sbandierai così alla mia migliore amica i miei più profondi sentimenti, piangendo disperatamente.
Mi abbracciò. Era raro che Santana abbracciasse qualcuno che non fosse Brittany, ma lo fece. Mi stringevo sul suo petto singhiozzando mentre mi accarezzava i capelli protettiva.
“Tutti hanno paura Kurt. Non esiste essere umano al mondo che non provi questa paura costante verso i cambiamenti, verso il futuro, verso i propri sentimenti quando sono poco chiari e spesso anche quando lo sono fin troppo. Abbiamo paura delle persone, di come potrebbero influenzarci, stravolgere completamente il corso delle nostre vite. E’ normale. Non ci fidiamo di ciò che non conosciamo ma nemmeno di noi stessi. Succede a tutti. L’unica cosa che ti permetterà di affrontare questi timori sarà capirli, attraversarli, vivere.” Disse con voce ferma fissando un punto imprecisato del muretto e portando solo alla fine lo sguardo nei miei occhi bagnati. Il vento sembrava trasportare quelle parole con la stessa forza con cui erano state pronunciate, taglienti e  sincere. Gli alberi di camelie oscillarono impercettibilmente quando mi alzai in una frazione di secondo e presi a correre veloce, sempre più veloce. Le lacrime ancora scorrevano sulle guance, i capelli si arruffavano, le braccia si aprivano inconsapevolmente e la paura si offuscava, il coraggio si componeva come un puzzle, s’intravedeva l’ombra di quella forza che non avevo mai avuto. E’ incredibile come sentire l’aria che ti entra di prepotenza nei polmoni, correre come pazzi, lasciarsi completamente andare in preda alle emozioni, porti le persone a guarire dalla sofferenza, a sentirsi potenti, valide, anche solo per poco.
Kurt!” Santana mi aveva raggiunto e si era fermata pochi passi dietro di me, piegata sulle ginocchia e con il fiatone.
Scusa...andiamocene.” dissi piano voltandomi e superandola.


Grazie” aggiunsi mentre l’abbracciavo sulla soglia del portone del palazzo.


Quinnie's corner:

 
Ok, so che non pubblico da mesi e so che mi odiate ma vi chiedo davvero, davvero scusa. Ho avuto moltissimo da studiare (greco al rogo!) e vari problemi per cui mi è stato impossibile trovare tempo. Plese, forgive me! 
Anyway, ecco il capitolo! Poco angst mi hanno detto XD
La storia inizia a muovere qualche passo ma verrà sbloccata totalmente dal prossimo capitolo. Intanto vi anticipo che il rapporto di Blaine con la madre si protrarrà per tutta la ff perchè lo adoro! Pooi, non potevo non includere un po' di Thadastian (anche questa sarà rispresa nei capitoli successivi) perchè quei due sono troppo pucciosi e tenerini :3
....Devo dire che è stato bello anche descrivere i muscoli di Blaine *sbava*
Per quanto riguarda Kurt, lui è un piccino geloso e spaventato...
Santana in questo capitolo è un po' OOC, ma ci voleva :)

Ooora, avete visto il promo della 6x01?? *--*
ho solo una cosa da dire...
I CAN'T WAIT! 

Spoilerino carino qui affianco e alla prossima! -->
Beh.. ti volevo chiedere di uscire 


 
p.s. Fatemi sapere cosa pensate della storia! :)
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Quinnie_Criss1601