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Autore: yingsu    17/12/2014    3 recensioni
Konoha è in pace e qualsiasi cosa (un profumo, un'emozione, un'immagine) presente al villaggio evoca un ricordo.
Sono i fiori, una brezza calda, le foglie dell'autunno, o una sciarpa che prende forma sotto il movimento dei ferri che danno quel senso di tranquillità agli abitanti del villaggio.
C'è un dinamismo tranquillo nelle vite di Sasuke, Sakura, Naruto e Hinata. Che li porta ad aspettare il domani - la stagione che arriverà - piacevolmente. Tanto c'è tempo per fare tutto. C'è tempo per recuperare quello perso, per stare accanto alle persone che contano davvero.
Ormai il passato è solo un ricordo e ora - con le nuove stagioni nate dalla guerra e dal dolore - a loro spetta solo un po' di riposo e di amore.
•「PROLOGO」― una stagione racchiuda tutte le altre.
•「春 – HARU」― quello che la primavera fa con i ciliegi.
•「夏 – NATSU」― il grido instancabile delle cicale.
•「秋 – AKI」― sembra solo acqua ed invece è ricordo.
•「冬 – FUYU」― voci così belle come quelle di una sera d’inverno.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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風物詩

• the thingsfeelings, scents, imagesthat evoke

memories or anticipation of a particular season

 

 

 

 

 

 P R O M P T  UNO hanami + picnic link immagine

«Quando siamo soli mi parla della sua vita. Io voglio raccattarla

e proteggerla e amarla per tutto il male e le delusioni che ha sofferto».

| tolleranza zero – irvine welsh |

 

 

 

「春 H A R U

Voglio fare con te, quello che la primavera fa con i ciliegi.

 

 

L’arrivo della primavera portava con sé odori e colori che Sasuke aveva dimenticato, o semplicemente rimosso dai suoi ricordi.

I ciliegi del giardino avevano cosparso l’erba di un tenue rosa, come una dolce neve che splendeva sotto il sole di quelle prime giornate tiepide, tutto sommato piacevoli. E forse era proprio perché la natura si risvegliava e tutto quanto si cristallizzava in quella giornata dedicata interamente a quegli alberi, a quei petali che avevano lo stesso profumo della pelle di Sakura, che lui aveva accettato la folle ed insopportabile idea di un appuntamento a quattro con Naruto e la sua fidanzata.

Si sarebbe pentito, ne era certo già dal primo istante, quando le sue labbra avevano pronunciato quel fatidico “Va bene, dobe. Basta che ti levi dai piedi”, ma oramai era troppo tardi per cambiare idea.

Sospirò accompagnato dallo starnazzare di una delle galline che razzolavano in cortile, e poi rientrò in casa sedendosi sul divano, aspettando che la porta si aprisse seguita dallo scricchiolare del vecchio parquet sotto i passi di Sakura nel corridoio.

Quando lei non c’era la casa gli sembrava infinitamente vuota e silenziosa, come il vento che s’infiltrava dalla finestra durante la notte, passando fra i quei capelli rosa, accarezzandoli, rimpiazzando la sua mano mancante.

«Saske-kun, sono a casa!», e poi la porta si chiuse, seguita da qualche attimo di silenzio interrotto poi dal suono dei suoi piedi nudi sul pavimento.

Si vedeva che era stanca, dopotutto aveva lavorato in ospedale tutta il giorno, ma Sasuke sapeva che non lo era poi così tanto da aver preso la decisione di non andare a fare quel maledetto picnic.

La ragazza sorrise avvicinandosi a lui, stampandogli un piccolo bacio sulla fronte prima di rimproverarlo, «Dobbiamo trovarci con Hinata e Naruto fra meno di un’ora, e tu non sei ancora pronto», la mano destra poggiata sul fianco le conferiva un’aria minacciosa, addolcita soltanto dal capo inclinato sul lato.

«Nemmeno tu sei pronta» le fece notare cercando di non irritarla.

Se c’era una cosa che aveva imparato a sue spese era che Sakura arrabbiata aveva la potenza devastante di un uragano, e che i cardini delle porte e le pareti della casa si accartocciavano sotto i suoi pugni come se fossero fatte di carta.

La vide rilassare il braccio lungo il fianco destro e poi raddrizzare le spalle prima di arricciare le labbra in un impercettibile sorriso, «Io sono appena tornata, però» ribatté avviandosi verso la camera da letto. «Sei stato tu a dire a Naruto che andavamo con loro, se non volevi avresti potuto semplicemente dire di no» aggiunse, e Sasuke avrebbe voluto risponderle che sarebbe stato impossibile, perché quando quel dobe si metteva in testa qualcosa nessuno era capace di fargli cambiare idea.

Lo aveva letteralmente portato all’esasperazione, per questo aveva accettato. E in più aveva anche giocato la carta “Fallo per Sakura-chan!”, la solita con cui cercava di fare leva su di lui.

Neanche i temibili occhi della morte – come li chiamava Naruto – avevano funzionato.

Quel dannato idiota, pensò sospirando, alzandosi dal divano.

 

 

Naruto si stese sul telo fissando le lanterne rosa sopra la sua testa intrecciarsi ai rami e ondeggiare nel vento.

«Sono in ritardo…» borbottò mentre Hinata gli accarezzava i capelli, seduta accanto a lui. Il sole iniziava a tramontare, e presto o tardi la notte avrebbe coperto tutto quanto con il suo manto scuro.

«Sakura-chan lavorava, vedrai che arriveranno!» lo rassicurò lei con un sorriso, girandosi a recuperare il cesto in vimini che aveva preparato. Lo aprì estraendo un pacchettino con dei biscotti, e poi gliene porse uno, invitandolo a tornare seduto. «Naruto-kun, assaggia questo» mormorò cercando di sollevargli il morale e tenerlo occupato.

Era facile distrarlo, ma non altrettanto semplice impedirgli di lamentarsi per la fame.

Hinata lo guardò mentre si rigirava fra le dita il dolcetto, «Li hai fatti tu?» le chiese, e lei annuì. Aveva passato la mattinata a cucinare, non avrebbe impiegato così tanto tempo se si fosse limitata a preparare qualcosa per lei e Naruto, ma aveva pensato che Sakura non avrebbe di certo avuto il tempo di farlo, e così aveva portato abbastanza cibo per tutti e quattro.

«Sono buonissimi!» esordì il ragazzo, e poi l’abbracciò poggiando le labbra sulla sua guancia, pensando a quanto fosse fortunato ad avere lei. Lei che lo amava e lo aveva sempre fatto, e che era anche un’ottima cuoca – al contrario di Sakura che prima o poi avrebbe di certo avvelenato Sasuke con uno dei suoi strani intrugli.

Le guance di Hinata si colorarono di un leggero porpora, «Grazie, Naruto-kun!» sorrise, il sorriso più bello che lui avesse mai visto fare a qualcuno.

Si sporse un po’ di più verso di lei, poggiando le dita su quel rossore che dava un po’ di colore alla sua pelle pallida, lo sfiorò come se stesse provando a cancellarlo, e alla fine la baciò piano, lasciando che ogni cosa attorno a loro si azzerasse e annullasse. Un colpo di tosse gli arrivò ovattato alle orecchie, lontano, ma lo stesso non successe ad Hinata che sobbalzò poggiandogli la mano sulla spalla, allontanandolo.

«Ciao, scusate il ritardo» li salutò Sakura in un vestitino verde, la sua espressione sembrava voler dire “Scusate l’interruzione”, mentre quella di Sasuke era semplicemente disinteressata, come al solito. «Ci ho messo un po’ a prepararmi» si giustificò, ma il sorriso tirato che si stava sforzando di fare non era molto convincente.

In qualsiasi caso era più che sicuro di non voler sapere perché ci avevano messo così tanto, l’ultima volta che aveva indagato era venuto a sapere cose sul loro conto che non avrebbe neanche voluto immaginare.

«Non importa, vi abbiamo aspettato per mangiare, vero Naruto-kun?» lo precedette di Hinata, che per fortuna si era ripresa abbastanza in fretta e stava già salutando Sakura, seduta accanto a lei.

«Sì, ma se non mangiamo adesso potrei morire di fame!» scherzò, poggiando una mano sulla spalla di Sasuke, ricevendo in cambio un gelido «Togli la mano, dobe» che lo congelò sul posto.

Mangiarono chiacchierando del più e del meno, di Naruto che, da quando Kakashi era diventato Hokage, non faceva altro che stressarlo per farsi dare qualcosa da fare, del lavoro di Sakura, degli allenamenti di Hinata con Kiba e Shino che, sebbene soffrissero la mancanza di Hinata, era contenti di vederla finalmente felice.

Parlarono di loro, degli altri, e nonostante ridessero Sasuke si sentiva comunque a disagio, e gli succedeva ogni volta che Naruto li invitava a fare un’uscita a quattro. Vederlo parlare di continuo, tenere la mano di Hinata, accarezzarla e abbracciarla, imboccarle un pezzo di polpetta di riso lo faceva sentire non abbastanza.

Non abbastanza per Sakura, perché lui non era così, perché la cosa più carina che era riuscito a fare per lei era piantare dei ciliegi in giardino. Aveva bisogno di qualcuno che l’amasse come Naruto amava Hinata, che la facesse ridere e sorridere, e invece lui riusciva solo a farla piangere. Sempre. Non era capace di amarla come avrebbe dovuto, e per quanto si sforzasse non riusciva a capire che cosa la trattenesse con lui, lì. Fra le sue braccia, sotto il tocco delle sue dita macchiate del sangue della gente che aveva uscito. Sulle labbra di un assassino.

«Saske-kun, ti ricordi quando Naruto ha voluto portare al guinzaglio quel cane più grosso di lui?» ridacchiò Sakura, e lui la guardò per qualche secondo prima di annuire sforzandosi di sorridere.

Non gli piaceva parlare del passato, nemmeno ricordare quei momenti che il Team 7 aveva trascorso assieme. Erano cose vecchie, andate, e lui non era più quello di una volta, e non sarebbe mai tornato ad esserlo, nemmeno se si fosse sforzato.

Nessuno di loro era più quello di un tempo.

La sera se ne andò in fretta lasciando il passo alla notte, e fra il sakè e le stupide barzellette di Naruto le stelle presero il loro posto nel cielo, oscurate soltanto da una luna di miele che regnava alta nel buio.

Naruto accarezzava i capelli di Hinata, arricciandosi alcune ciocche scure attorno alle dita, e intanto le sussurrava le sue solite frasi romantiche. «Sei bellissima…» gli sentì dire prima che si chinasse a baciarla, mentre le loro dita si abbracciavano, intrecciandosi. Spostò lo sguardo su Sakura, seduta accanto a lui con il naso all’insù, puntato verso il bellissimo vestito della notte. Un petalo rosa disegnò strani arabeschi nell’aria prima di posarsi su quel vestito verde, semplice, lo stesso che lui aveva sfilato invece di allacciare qualche ora prima. Tese la mano per raccoglierlo, sicuro che avesse lo stesso odore di quel collo pallido che aveva baciato e accarezzato, e poi lo lasciò libero di scivolare a terra.

«Mi dispiace…» fu l’unica cosa che riuscì a dire mentre Sakura gli sorrideva, abbracciandolo e poggiando la fronte contro la sua tempia. Mi dispiace di non poterti dare quello che ti meriti.

«Per essermi saltato addosso quando ti ho chiesto di tirarmi su la zip del vestito?» ridacchiò lei, passando la mano lungo la fasciatura di quello che restava del suo braccio.

«No, per quello non mi dispiace» e non gli sarebbe mai dispiaciuto.

«Allora di cosa?».

Non le rispose, si limitò a puntarle le dita contro la piccola gemma che portava sulla fronte, e facendole scivolare lentamente lungo il profilo del naso, fino al mento, e poi la baciò con una dolcezza disarmante, la stessa con cui la luce della luna accarezzava quei piccoli fiori appena sbocciati.

Una volta che il bacio si sciolse Sakura gli sorrise sulle labbra, aspettando qualche secondo prima di allontanarsi da lui. Non le aveva risposto, ma la cosa non la sorprendeva affatto: Sasuke non le parlava quasi mai della sua vita, dei suoi sentimenti, o di quello che aveva fatto durante la giornata. Sasuke non parlava quasi mai in generale, ma non lo aveva mai fatto, e lei non gliene faceva una colpa. Erano rare le volte in cui lui le raccontava del suo passato, di Itachi, di quella madre affettuosa che avrebbe voluto poter conoscere, e del padre che per quanto severo, ne era certa, gli aveva voluto bene. Si lasciava andare poche volte, e ogni volta che lo faceva lei sentiva che un po’ di quel dolore che si portava dentro diventava anche suo.

«Mio fratello adorava i dango…» lo sentì mormorare, e lei non poté fare altro se non stringerlo mentre lui si stendeva, posando il capo sulle sue gambe. Non disse niente lei, sapeva di essere una maestra nel dire la cosa sbagliata al momento sbagliato, e anche se il momento era giusto, qualsiasi cosa dicesse non era comunque sufficiente, non avrebbe lenito o cancellato il fantasma di quel ricordo che ululava nelle testa di Sasuke.

Doveva essere stato un grande shinobi, Itachi. Un grande fratello, un grande figlio, e spesso Sakura si fermava a chiedersi che cosa avrebbe detto se fosse stato ancora vivo, se la famiglia di Sasuke avesse lasciato che suo figlio frequentasse lei e non una ragazza del loro stesso Clan. Se fosse andata d’accordo con Mikoto, e se Sasuke l’avesse mai amata se una larga e immensa parte del suo passato fosse stata riscritta.

Forse no.

«Hinabunny, ci sono ancora biscotti?» esordì Naruto, interrompendo la pace che li circondava con il tono alto della sua voce.

A Sakura venne da ridere, «Hinabunny?!».

«Hinabunny» ripeté Naruto, ed Hinata arrossì mettendosi seduta. «È così che la chiamo quando–».

«Dobe, risparmiaci certe cose!» lo bloccò Sasuke, mentre la poveretta rovistava nel cesto di vimini con l’espressione di una che stava per sentirsi male.

«Saske!» sibilò Sakura pizzicandogli il fianco, rimproverandolo. Se qualcuno non avrebbe cambiato argomento la cosa sarebbe velocemente degenerata in discorsi senza un senso in cui Naruto e Sasuke avrebbero iniziato a sputarsi addosso insulti.

«E-ecco i biscotti, Naruto-kun» sussurrò Hinata, porgendo il pacchetto al ragazzo che, miracolosamente, sembrò lasciar perdere il commento del suo amico.

Ma la speranza che avesse lasciato perdere durò poco.

«Comunque non sono come te, teme, che mi fai sedere sul divano dove tu e Sakura avete fatto…», si bloccò cercando il termine giusto, «Lo sai benissimo che cosa avete fatto!» concluse, quando lo sguardo di Sakura lo affetto a metà come una lama.

«Avete finito di fare i bambini?!» domandò retorica, ed entrambi sapevano che una parola in più gli avrebbe procurato alla meno peggio qualche frattura.

Naruto si zittì, tornando con lo sguardo su Hinata, seduta accanto a lui con la mano posata sulla sua spalla. Le sorrise mettendole un biscotto davanti alle labbra, invitandola a dare un morso.

«No, grazie. Ho mangiato abbastanza…» gli rispose, e poi si lasciò andare, poggiandosi alla sua spalla.

Naruto mangiò il biscotto lasciandola fare, passandole il braccio libero attorno alle spalle. «Non mi ero mai fermato a guardare la fioritura dei ciliegi, lo sai?» le confessò accarezzandole quella parte di pelle che restava scoperta dalla stoffa della maglietta. «Mi sono perso tutto questo per anni» aggiunse, parlando del picnic, dei fiori, delle stelle e delle lanterne che illuminavano gli alberi sopra le loro teste. Parlava dell’Hanami, ma parlava anche di lei.

Se l’era persa per tutti quegli anni.

«Io e Neji-niisan lo facevamo sempre in giardino» la sua voce era come il vento, talmente tanto flebile che gli parve di aver quasi immaginato di averla sentita parlare, «solo per qualche ora, però, poi tornavamo ad allenarci».

Era così raro sentirla parlare di Neji. Sentirla parlare di lui, di suo padre, dei suoi allenamenti. Ogni tanto accennava qualcosa alla sua sorellina, a quella peste di Hanabi, ma non succedeva quasi mai che raccontasse qualcosa del suo passato al di fuori degli amici.

Osservò quel sorriso triste su quelle labbra bellissime, e desiderò di poterlo cancellare.

«Ora lo farai con me, allora!» le disse, cercando di risollevarle il morale, lasciandole un bacio sulla guancia.

Non poteva cancellare il passato, non poteva ridarle Neji. Ma poteva renderla felice, essere la ragione per cui sorrideva ogni giorno, ed era quello che voleva essere.

Le scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, girandosi a guardare i suoi due migliori amici.

Il modo in cui Sakura sorrideva era così naturale, così bello: non la vedeva così da tanto tempo.

Voleva essere per Hinata quello che Sasuke era per Sakura.

Voleva fare per lei quello che la primavera faceva per i ciliegi.

 

 

 

 

 

 

 

N O T E • F I N A L I

 

Bene, non ho molto da dire a parte che tutto ciò mi fa schifo, quindi non so nemmeno come possa piacere a voi se non piace a me, ma ho riscritto e cancellato tutto due volte, quindi mi sono arresa: questa è.

I prompt su cui si basa la shot mi sono stati dati radioactive, sempre lei.

Spero che le sia piaciuta, e che sia piaciuta anche a voi, e… nulla.

L’idea era di applicarla ad una coppia sola, ma poi mi è uscita su entrambe, quindi tanto meglio.

Io ho una visione così di Sasuke, sono dell’idea che la sua innocenza non esista più, e che per quanto ami Sakura non riuscirà da subito ad ingranare con questa cosa del fare il carino. Quindi sì.

Basta. Hinabunny arriva dal fandom delle sfollate(?) su tumblr, non l’ho inventato io.

Detto questo al prossimo capitolo, e sappiate che sto studiando per un altro esame e non aggiornerò tutti i giorni, forse riesco a fare una volta a settimana – spero.

Grazie di aver letto e nulla.

Svanisco.     

                       

            ~yingsu

   
 
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