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Autore: Tecla_Leben    18/12/2014    1 recensioni
Tutti pensano che la vita ad Hogwarts sia tutta rose e fiori. Per chi, come me, non è mai stato amante della scuola Babbana, corrisponde più o meno alla definizione di "Paradiso". Però ecco la fregatura: Hogwarts, fino a prova contraria, non esiste. O forse sì?
Dal testo:
"L’eco di Hogwarts. Così avrebbe potuto chiamarsi un ipotetico giornalino scolastico. E, sempre ipoteticamente, io avrei potuto essere una sorta di inviato speciale per qualche inedita chicca. Già, perché l’ufficio della Sprite e la sua relativa posizione era cosa ignota ai più, perché mai menzionato in precedenza, e di conseguenza avrebbe potuto costituire un discreto scoop. Ma quella volta, quando ci andai con la prof che mi spingeva spiccia ogni volta che mi soffermavo davanti a un bivio, pensavo solo alla colossale sfiga che sembrava avermi preso di mira, ben decisa a non mollarmi neanche un secondo."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Quando mi svegliai, non mi accorsi subito che c’era qualcosa che non tornava. La stanza era più buia di prima, perciò pensai che fosse notte. Sbadigliando allungai la mano sopra la testa a cercare l’interruttore della lampadina, ma non lo trovai. Allora alzai lo sguardo e vidi che al posto della mia lampadina da lettura c’era un pesante drappo di velluto color giallo senape.

E questo chi cavolo ce l’ha messo, qui? pensai, stizzita. Allungai nuovamente la mano per prendere gli occhiali sulla mensola, ma di nuovo trovai un oggetto estraneo. A guardar bene, mi accorsi che si trattava di un grosso palo di legno grossolanamente intagliato a motivi tutti fronzoli, fiori giganti e ghirigori.

Acc… questo non è il mio letto! Che razza di scherzo idiota! Pensai di nuovo, gettando via le coperte patchwork gialle e nere e balzando fuori dal letto. Rimasi spiazzata per qualche istante: indossavo una camicia da notte che mi arrivava alle ginocchia, ma ero sicura di non essermi cambiata prima di addormentarmi. Trovai gli occhiali su un comodino alto e lucido, niente a che vedere con la mia mensolina tarlata e polverosa, e li inforcai con rabbia. Notai quattro ragazze in piedi davanti ad altrettanti letti, tutti uguali al mio. Tutte con la stessa tunica nera.

Non risposi ai loro saluti: mi avevano chiamata per nome, augurandomi il buon giorno. Ma chi cavolo le conosceva quelle lì? E dov’era finita la mia stanza? Perché dove prima era appeso il mio bel poster dei Doni della Morte, adesso c’era una pesante porta di legno, perfettamente circolare?

Non vedendomi incline a rispondere al loro saluto, le quattro ragazze dapprima si scambiarono un’occhiata come a dire mamma-mia-quanta-pazienza-ci-vuole, poi voltarono il sedere e uscirono in silenzio dalla stanza.

Io, che le avevo guardate in cagnesco finché la porta non si era chiusa alle loro spalle, rilassai leggermente i muscoli delle spalle e smisi di digrignare i denti. Allora mi accorsi che non solo i baldacchini e le coperte dei letti erano gialle, ma anche le pareti e il soffitto! Notai anche un grande arazzo raffigurante un tasso incorniciato da uno scudo. Allora capii.

All’inizio provai una felicità indescrivibile. A dirla tutta, è stato come vedere un vecchio e caro amico, dipartito da tempo, risorgere dalla tomba e prendermi per mano. Poi però mi prese una rabbia incontenibile. Perché ero nel dormitorio di Tassorosso? I Tassi erano, pensavo allora, i più sfigati della scuola. Pensavo che non avendo una qualità particolare come anche altri dicevano, fossero ad Hogwarts quasi per scommessa. Ai tempi avevo solo tredici anni e volevo stare con i fighi. Volevo stare tra i Grifondoro, i coraggiosi, quelli in gamba.

Oh beh, è già qualcosa essere qui. La casa alla fine non è così importante..

Così pensavo mentre, col petto traboccante di neonata fiducia, mi vestivo con la tunica nera sopra a una gonna scozzese gialla e nera e un pullover grigio scuro.

Arrivata nel Salone d’Ingresso, lo trovai deserto. In effetti nel dormitorio avevo tergiversato un quarto d’ora buono (troppo occupata a curiosare in giro per la sala comune) e per di più mi ero persa per i sotterranei, finendo dalle parti del dormitorio dei Serpeverde, perciò tutti gli studenti dovevano già essere a lezione. Stavo giusto pensando di andare a fare un giro per il castello, quando mi imbattei in un uomo scarno con questi occhi sporgenti iniettati di sangue e capelli radi come un sottile strato di peluria. Da sotto i vestiti cenciosi levò un indice accusatore nella mia direzione, sibilando:

<< Non dovresti essere a lezione, ragazzina? >>

Oh, mi domando e dico che faccia tosta ha certa gente! pensai indignata studiando il tizio con sguardo torvo.

E saremmo rimasti a guardarci male ancora un bel pezzo, se d’un tratto una mano sconosciuta non mi avesse afferrato per la collottola e trascinata via a forza. Voltandomi rabbiosamente vidi che la mano apparteneva a una delle ragazze che avevo visto nel dormitorio.

<< Tecla, ma che stai facendo? Farai di nuovo tardi a pozioni, e Piton non ne sarà affatto contento! >>

Poi, mollandomi in mano un muffin al cioccolato, aggiunse, mentre ci incamminavamo per i sotterranei: << Tieni, sono riuscita a salvartene uno.. so quanto ti piaccia il cioccolato.. >>

<< Grahfffie >> -biascicai spazzolando il muffin in un nanosecondo- << ma come fai a saperlo? Io mica ti conosco, non t’ho mai visto prima di stamani >>

La ragazza affondò le mani nelle tasche, alzando gli occhi al soffitto mentre scendevamo le scale dei sotterranei.

<< Smettila di scherzare, Tecla! Tanto non fai ridere, quante volte dobbiamo dirtelo? >>

E chi è che scherza? mi trattenei dal dirle, studiando il suo profilo. Assolutamente, non l’avevo mai vista prima. Quegli occhi smeraldini, i capelli biondi e corti trattenuti dietro alle orecchie, il suo naso all’insù non mi dicevano assolutamente nulla!

A Pozioni arrivammo appena in tempo. Riuscii a malapena a sedermi dietro a un calderone in testa alla classe ( stranamente, i ragazzi in prima fila sembravano piuttosto riluttanti nel trovarsi lì ) quando la porta si chiuse con un tonfo secco. In fondo allo stomaco sentii un brivido di eccitazione, come quello che si prova appena prima di una discesa vertiginosa sulle montagne russe. Quando il prof si portò davanti al mio banco, rimasi impietrita dall’emozione.

Era esattamente come doveva essere: il naso adunco, gli occhi penetranti, la cortina di capelli unticci ai lati del volto indurito dagli anni. Ero così sbigottita che non feci neanche caso alla faccia da idiota integrale che esibivo, almeno finché Piton non parlò facendomi sobbalzare, perché si stava riferendo a me.

<< Leben, chiudi quella boccaccia o ci entreranno le mosche >> mi intimò picchiettando col pugno sul mio calderone.

A parte che certe cose le sentivo solo all’asilo, ma poi Piton che cosa ti ho fatto di male?

Il prof si voltò di spalle alla classe e iniziò un discorso sulla pozione Risvegliante, agitando pigramente la bacchetta verso la lavagna, sulla quale comparvero scritti gli ingredienti.

Io esultai tra me: quella era una delle pozioni che su Pottermore mi veniva meglio (diciamo che era una delle poche pozioni che mi veniva dopo solo due o tre esplosioni di calderoni) e che per di più fruttava un bel gruzzoletto di punti. Perciò fu fischiettando che mi misi a radunare gli ingredienti sul tavolo, tastando per terra alla ricerca della borsa con dentro il manuale.

Mi bloccai, viola dall’imbarazzo. Nella fretta di uscire dal dormitorio avevo dimenticato la borsa ai piedi del letto, e naturalmente dentro c'era anche il libro! Sentendomi avvampare alzai timidamente la mano.

<< Che vuoi, Leben? >> chiese brusco Piton incenerendomi con lo sguardo. Abbassai al calderone il mio mentre mormoravo che avevo dimenticato in dormitorio il manuale.

Sentii alle mie spalle qualche ragazzo che sghignazzava senza alcun ritegno, mentre Piton mi sibilava di andare a prendere quello di riserva che stava nel ripostiglio.

<< E cinque punti in meno a Tassorosso, così magari ti passerà la voglia di essere sempre così distratta! >> aggiunse, andando a sedersi alla cattedra.

Poco dopo, stavo mettendomi al lavoro con la pozione. Stavo dosando la giusta quantità di polvere di zanne di serpente da versare nel calderone quando un ragazzo, tornando al suo posto passandomi alle spalle, mi urtò involontariamente. Insomma, appena versai la polvere, mischiata al paciugo accumulato sul fondo del calderone, questo esplose. Così, senza un fatto. Io rimasi lì immobile ancora col misurino mezzo squagliato in mano, fissando i resti contorti e anneriti del calderone. Il fumo dell’esplosione mi aveva completamente ricoperto il volto di polvere nera. Mi tolsi gli occhiali per pulirmeli su un lembo della tunica e tutti i presenti scoppiarono in una sghignazzata collettiva, evidentemente perché ero tutta nera in faccia tranne che per il contorno occhi. Tutti tranne Piton, che era tremante di collera, e le quattro ragazze del mio corridoio che mi fissavano ammutolite. Aspettando che la risata di gruppo cessasse, appoggiai il gomito al tavolo e la guancia alla mano sinistra, mentre con la destra mi misi a tamburellare nervosamente sul tavolo, accanto agli ingredienti della pozione sparsi in giro. A furia di tamburellare centrai in pieno con l’indice un pungiglione di Celestino essiccato. La puntura fu molto più dolorosa di quanto mi aspettassi. Sulla punta del dito si era aperto un discreto taglio. Al centro, spiccante tra i due lembi di pelle, c’era una strana roba gelatinosa color azzurro cupo. Io feci per succhiarmi il dito quando Piton mi abbassò repentinamente il braccio, inchiodandolo alla superficie del banco con presa d'acciaio.

<< Non fare l’idiota, Leben! Quello è veleno di Celestino, non vorrai certo ingerire una schifezza simile! Vai in infermeria, prima che si infetti. Così magari la finirai di combinare disastri! >>

Uscita dall’infermeria, col dito completamente incellophanato, non potei fare a meno di pensare che come prima giornata nella scuola più bella del mondo, non era stato un gran bell’inizio.

Pazienza Tecla, andrà meglio la prossima! pensai, col petto di nuovo traboccante di fiducia.





Angolo autrice: Hello bella gente! Come preannunciato, Giovedì è il giorno dell'aggiornamento, perciò ecco il secondo capitolo, che di nuovo spero vi sia piaciuto! Qui iniziamo a entrare nel primo vero capitolo, dove insomma si respira più aria di Hogwarts che nel prologo ( e per forza, se no che prologo sarebbe? ).

Coooomunque, mi spiace solo che sia un po' corto, ma ho pensato che i capitoli brevi fossero più scorrevoli da leggere al posto di certi malloppi che fanno incrociare gli occhi a neanche metà dello svolgimento. Allora, che ve ne pare? Leggibile? Me lo auguro proprio. So che mi faccio troppe fisime ma davvero non immaginate quanto io tenga a far venir fuori un lavoro decente. Non so voi, ma a giudicare dai riscontri nettamente più positivi della prima versione mi posso dire più che soddisfatta, perciò terrei molto a ringraziare Ariel_Jackson11, Sofy1906, Cinthia988 e Annabeth_Kane_Potter per le recensioni e Weasleyuccia per aver inserito la storia tra le preferite. Bene, e anche le questioni burocratiche sono risolte, non mi resta che darvi appuntamento a Giovedì prossimo, vacanze permettendo e sperando di sentire il vostro parere.

Saluti, Tec.





  
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