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Autore: Lily Liddell    18/12/2014    3 recensioni
Post-Mockingjay | Hayffie | Effie's POV {+Evelark}
~
Sequel di Rain.
{Potranno comunque essere lette separatamente.}
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Sono passati due mesi da quando Haymitch, Katniss e Peeta sono tornati al Distretto 12. Effie non se la passa bene, Plutarch le dà una mano ma il suo appartamento è stato distrutto durante i bombardamenti; è ancora psicologicamente sconvolta dall’esperienza in prigione e spera che il tempo guarisca le ferite.
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Capitolo 1:
Io non so più chi o che cosa sono. Al 13 ero una capitolina, alla Capitale sono una ribelle… Fortunatamente, fra le quattro mura di questo appartamento, sono solo Effie.
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Capitolo 18:
Dal momento che Peeta e Katniss hanno deciso di sposarsi pochi giorni prima del compleanno della ragazza, a lui tocca il compito di preparare non una, ma due torte.
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Capitolo 38:
L’odore pungente del detersivo s’infiltra nelle mie narici e non riesco a combattere la nausea.
I fumi profumati che evaporano dai vestiti appena lavati non sono nocivi ma mi vanno direttamente alla testa, causandomi continui capogiri.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Atmosphere'
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Alla fine del capitolo c’è una nota un po’ lunghetta, vi avviso subito così non vi spaventate. Scusate, ma avevo un paio di cose da dire e altre due da spiegare.
 
5x04 Cos’è?
 
L’insegnante di Pan, Miss Greenlaw, aveva ragione sull’avere pazienza.
Con il passare delle settimane, si è ambientato molto di più e ha cominciato a fare amicizia. In particolar modo con una bambina, Zora ed un bambino, Ash – entrambi suoi compagni di classe.
Abbiamo organizzato una festa di compleanno con alcuni di loro, arriveranno fra poco e Pan è davvero contento – io sono anche molto nervosa perché è la prima volta che incontrerò le loro mamme, ma immagino che prima o poi sarebbe dovuto succedere.
Il regalo che Haymitch mi ha tenuto nascosto fino a pochi giorni fa è una slitta. Era sua, l’aveva ricevuta quando aveva più o meno l’età di Pan.
È rimasta chiusa nella cantina di casa sua, inutilizzata, per più di trent’anni.
Lui, Peeta e un paio di ragazzi l’hanno rimessa a nuovo, per assicurarsi che fosse sicura. L’ho vista, è una bella slitta fatta a mano. Un po’ vecchiotta, ma può passare per vintage.
Non so come fosse prima, ma ora che è stata riverniciata con della lacca rossa e lucida, sono sicura che Pan l’adorerà.
Sulla sicurezza non posso dire di essere assolutamente d’accordo – ma è un bambino e non posso impedirgli di giocare sulla neve. Vorrà dire che io o Haymitch gli staremo dietro tutto il tempo che passerà su quella slitta.
Katniss e Peeta mi stanno aiutando a finire di sistemare la sala da pranzo, mentre Haymitch e Pan sono di sopra.
Le prime ad arrivare alla festa sono Zora e sua madre – Nelly. La bambina indossa un delizioso vestito a fiori bianchi e porta i capelli scuri legati in due codini. Faccio accomodare entrambe, poi Peeta va a chiamare Pan e lui e Zora si dileguano dopo aver chiesto il permesso di andare a giocare.
So che Haymitch non scenderà prima che arrivi un altro po’ di gente – a quel punto sarò io a costringerlo ad unirsi a noi.
Io e Nelly finiamo per chiacchierare un po’ in sala da pranzo, e ogni tanto anche i ragazzi intervengono durante la conversazione.
Scopro che ha diversi anni in meno di me, che ha un negozio di fiori assieme a suo marito – e quando Pumpkin le salta in braccio, che è allergica al pelo di gatto.
A questo punto chiedo a Katniss di prendere Pumpkin e di chiuderlo nella mia stanza, scusandomi con la madre di Zora, un po’ imbarazzata.
« Non fa niente. » Sorride lei, asciugandosi gli occhi leggermente arrossati. « Non potevi saperlo. »
Fortunatamente la sua allergia non è molto forte e poco dopo sta già molto meglio.
È una persona piacevole; è educata, simpatica e di bell’aspetto. Ha gli occhi blu – gli stessi di Zora – e i capelli corvini, che in questo momento sono tirati su e fissati dietro la nuca con un fermaglio.
Mi confessa che non è la prima volta che ci incontriamo.
Per un attimo il mio cuore si ferma – ho il terrore di aver mietuto il nome del figlio o della figlia di un’amica o di un parente – ma dal modo in cui mi guarda capisco che non è così.
« Nell’ospedale, al 13. » Dice, portandosi una ciocca di capelli ribelli dietro l’orecchio. Poi guarda nella direzione in cui poco prima erano spariti Pan e Zora. « Avevo partorito da poco, eri due letti dopo il mio, ma non eri cosciente. All’inizio non ti avevo nemmeno riconosciuta… »
Non è una cosa di cui parlo volentieri, ma non voglio sembrare troppo scortese, quindi cerco di deviare l’attenzione su qualcos’altro.
Poco dopo arrivano altri compagni di classe e l’argomento cade del tutto.
Fra gli ultimi ad arrivare ci sono anche Ash ed entrambi i suoi genitori. Riconosco suo padre, lavora alla stazione. La madre non ha un viso familiare, ma mi piacciono i suoi capelli – lunghi e rossi. Ad occhio non credo di sbagliarmi quando penso che abbia più o meno la mia età. In braccio ha una bambina piccola che potrà avere sì e no un anno. Entrambi i suoi figli hanno i suoi stessi capelli rossi e occhi verdi.
Mentre il padre va dietro al figlio, Nelly mi accompagna da lei e fa le presentazioni. Si chiama Flux ed è originaria del Distretto 5. Lei e suo marito – Troy, che è di qui – si sono conosciuti al Distretto 13, e poi si sono trasferiti insieme al 12, subito dopo la guerra. Scopro anche che Ash è di quasi un anno più piccolo di Pan e Zora, mentre la bambina è poco più piccola.
Resto con loro due ancora un po’ e continuiamo a chiacchierare, poi comincio ad aggirarmi fra i presenti, per assicurarmi che sia tutto a posto.
Peeta è seduto per terra al centro del salotto, un cerchio di bambini lo circonda. Uno per volta, sta dipingendo la faccia di tutti con vari colori.
« Non so come sia cominciato. È successo e basta… » Mi spiega stringendosi nelle spalle, continuando il suo lavoro. Non mi sembra per niente dispiaciuto da come stiano andando le cose, anzi credo si stia divertendo, quindi non dico nulla e lo lascio fare, allontanandomi con un sorriso.
Ogni volta che lo vedo con Pan mi ritrovo a pensare che un giorno sarà un ottimo padre. E credo che lui non veda l’ora, ma sono ancora molto giovani e Katniss non è assolutamente pronta.
Pensando a Katniss, non la vedo da nessuna parte – così come non vedo Haymitch.
Preoccupata che possano essersela svignata, do un’ultima occhiata a Peeta per essere sicura che la situazione bambini sia sotto controllo, e salgo al piano di sopra per cercare quei due.
Li trovo in camera mia. Sono seduti per terra, a gambe incrociate, ai piedi del letto. Uno di fronte all’altra. Hanno delle carte in mano e quando apro la porta, mi guardano come se nulla fosse.
Portandomi le mani sui fianchi, cerco di rifilargli un’occhiata di rimprovero – anche se so che a nessuno dei due importerà più di tanto. « State giocando a carte? »
« Black jack. » Specifica Haymitch, con un mezzo sorriso a fior di labbra.
« E lui sta barando. » Aggiunge immediatamente Katniss con un tono accusatorio.
Haymitch sembra profondamente indignato a riguardo, e torna a guardare la ragazza. « Non sto barando! »
« Sì, stai barando. Sono sicura. Stai contando le carte. »
« Ti ho insegnato io a giocare. »
« E a barare… »
« Adesso basta! » Interrompo il loro teatrino per farli tornare alla realtà; li guardo entrambi in silenzio, sperando che capiscano la situazione, ma i loro sguardi di rimando sono assolutamente vuoti e confusi. « Se non ve ne foste accorti, c’è una festa al piano di sotto. »
Haymitch annuisce, poi scambia uno sguardo con Katniss. « Sì, è per questo che ci siamo chiusi qui su a giocare. »
Per un istante la ragazza lo asseconda, poi aggiunge. « Ammettilo che stavi barando. »
« Non stavo- »
« Ho detto basta! Tutti e due, fra dieci minuti vi voglio di sotto. Se non ci sarete per quando Pan spegnerà le candeline, ne subirete le conseguenze. »
Senza dargli il tempo di rispondere, li lascio lì, sperando vivamente che seguano il mio consiglio.
Torno di sotto e comincio assieme a Peeta a sistemare il tavolo per la torta che – ovviamente – lui stesso ha preparato.
Poco più di dieci minuti dopo, anche Katniss e Haymitch ci raggiungono. Con un sorriso, li ringrazio per avermi ascoltata.
« Avevamo pensato di liberare il gatto e farlo volare sulla tavola, per far fuggire tutti. » Confessa Katniss senza troppa enfasi. « Ma poi pensavamo che ti saresti arrabbiata. »
Non capisco se è sarcastica o meno – credo si diverta a prendermi in giro – quindi evito di approfondire l’argomento. Sono solo contenta che siano entrambi qui adesso.
La vista di Pan che spegne le sue sei candeline e scherza e gioca con i suoi amici mi commuove. Quando apre il nostro regalo i suoi occhi si illuminano. Corre ad abbracciarci, poi ci chiede se possono andare fuori a giocare con la neve.
La festa si sposta all’aperto; muniti di cappelli, guanti e cappotti pesanti, tutti gli invitati e gli ospiti lasciano la casa.
Abbiamo provato a spiegare a Pan, Zora ed Ash che non potevano andare sulla slitta in tre, ma non ci hanno dato ascolto e non so per quale ragione della fisica, non solo sono riusciti a starci, ma non si sono nemmeno ribaltati.
Alternando trainate in slitta e battaglie a palle di neve, si fa quasi sera e gli invitati cominciano a tornare a casa.
Alla fine restano solo Ash e Zora e quando si stancano, torniamo dentro.
Haymitch accompagna Katniss e Peeta a casa. Il padre di Ash e la bimba piccola sono andati via già da qualche ora, perché lei cominciava a stancarsi; quindi sono rimaste solo Nelly e Flux. Le invito sul divano e offro loro un tè.
Poco dopo i bambini ci raggiungono e si piazzano di fronte al divano dove siamo sedute, con aria sospetta. O forse sono i volti pieni ti trucco sciolto dalla neve a dargli un’espressione un po’ bizzarra.
Conosco quello sguardo negli occhi di Pan – in genere precede una grossa richiesta.
« Volevamo chiedervi una cosa. » È la bambina a cominciare, noi ci scambiamo un’occhiata, poi lasciamo a loro il tempo di continuare.
« Ieri a scuola abbiamo studiato una cosa. » Dice Ash, molleggiando un po’ sul posto. « Si chiama Natale. »
La parola non mi dice assolutamente nulla, è sua madre però a porre la domanda che mentalmente mi ero posta anche io. « Cos’è Natale? »
« Una festa. » Adesso è il turno di Pan. « Miss Greenlaw ha detto che si festeggiava tanto tempo fa, prima di Panem, ma che poi hanno smesso e che adesso che possiamo, lo dobbiamo studiare. »
Faccio un po’ fatica ad elaborare le informazioni; ma mi è assolutamente più facile pensare che ora che la guerra è finita, nelle scuole si insegnino cose che prima non potevano essere affrontate.
« Miss Greenlaw ha detto che Natale era speranza e che si festeggiava con la famiglia e con chi volevi bene. » È di nuovo Ash a parlare e gli altri due annuiscono convinti.
Zora si rivolge alla mamma, sporgendosi verso di lei e appoggiandosi alle sue ginocchia. « E c’è un vecchio con un enorme sacco di giocattoli che porta regali ai bambini, si chiama Babbo Nachele. »
« Natale. » La corregge Ash e la bambina ripete, come se nulla fosse. L’informazione mi lascia alquanto perplessa. Ma non dico nulla e aspetto che finiscano.
« Però non lo facciamo per i regali. » Ci tiene a precisare Pan, guardandomi dritta negli occhi e cerco di capire se sia in grado di mentirmi anche così. Non credo… « Vogliamo fare Natale! »
« Possiamo? »
Cominciano una cantilena condita di promesse e spiegazioni, notizie imparate a scuola ed altre promesse.
Non sapendo bene come comportarci, io e le altre mamme ci consultiamo brevemente, per poi accettare – causando un’esplosione di entusiasmo da parte dei bambini.

La sera, dopo aver salutato tutti, sgombrato il salotto, messo un po’ in ordine in giro e aver fatto addormentare Pan, mi ritiro in camera da letto.
Mi arrampico sul mio lato e mi infilo sotto le coperte, cercando di riscaldarmi un po’.
Con calma, comincio a spiegare ad Haymitch quello che è successo prima, mentre lui era con i ragazzi. Gli parlo di Natale, delle promesse che noi abbiamo fatto ai bambini e di quelle che loro hanno fatto a noi.
Gli faccio notare che forse potremmo anche invitare Annie e Johanna per festeggiare insieme… così finalmente Finn e Pan potranno incontrarsi.
So che l’idea non lo farà impazzire, quindi provo ad addolcire un po’ la pillola accompagnando ogni frase con un bacio.
Mi ritrovo con la schiena premuta contro il materasso e Haymitch praticamente sopra di me – non è esattamente il risultato che volevo ottenere, ma in questo momento potrei chiedergli qualsiasi cosa e me la concederebbe, quindi – in effetti – è quello che volevo ottenere.
Prima che possa aggiungere altro, un suo bacio mi leva il respiro. Quando i miei polmoni reclamano aria, lo costringo a guardarmi in faccia – impresa alquanto ardua, ma ne esco vittoriosa.
Oltre al Natale, c’è un’altra cosa che mi ronza in testa da tutto il pomeriggio e prima che sia troppo distratto da altro, vorrei chiarire.
« Solo una cosa… » Gli chiedo, mentre è già a metà strada dall’avermi sfilato la camicia da notte. Non si ferma, ma continua a guardarmi. « Prima, con Katniss… stavo barando sul serio? »
Lui ci pensa, come se temesse che dalla sua risposta ne dipendesse il resto della nostra serata. Per rassicurarlo, sollevo la testa e catturo le sue labbra in un altro bacio.
Dopo un attimo sento che le sue labbra si stendono in un sorriso contro le mie, ma non è un vero e proprio sorriso – è più un ghigno. « Ovvio che sì. » Risponde, poi aggiunge: « Le ho insegnato io a giocare… e a barare. »
Non so perché, ma mi aspettavo una risposta del genere. Sorrido anche io e sopprimendo una risata, scuoto impercettibilmente la testa, mentre gli permetto di farmi passare la camicia da notte oltre le spalle.

 
A/N: Salve! Scusatemi se questo capitolo è arrivato con un po’ di ritardo ma sono state giornate impegnative queste appena passate.
Dovevo finire i preparativi per il matrimonio di mia zia, che si è sposata oggi e sono stata fuori dalle 10:00 alle 20:00 e credetemi quando vi dico che ho passato un’intera giornata a mangiare. Sto per esplodere…
Comunque appena tornata mi sono messa all’opera per finire di scrivere.
Lo so, è un pochino strano, però siamo in periodo natalizio e io sono una che il Natale lo ama e lo sente tantissimo xD
Love and Christmas are in the air. E mi sento tanto buona, appena finiranno le feste giuro di tornare la perfida di sempre… vabbé, cattiva cattiva no, però torno normale, giuro. XD
Ogni riferimento a Nightmare Before Christmas in questo capitolo è assolutamente casuale… talmente casuale che il prossimo si chiamerà “Far Natale”.
Per quanto riguarda la storia dietro al capitolo, beh ho immaginato che a Panem non festeggiassero più il Natale e che essendo questo simbolo in un certo senso di amore, bontà e speranza,  i potenti ci tenessero a seppellire e dimenticare la sua esistenza.
Ora con la pace, non dico che si tornerà a festeggiarlo – perché ormai fa parte dei libri di storia – però almeno ora i bambini sanno cos’è e più o meno cosa significava.
Per i personaggi delle mamme di Zora e Ash – Nelly e Flux – in mente avevo due attrici: Erica Carroll e Ruth Connell. Se volete vederle, cliccate sui nomi e si apriranno in un’altra pagina le immagini. :) – ogni riferimento a Supernatural, anche qui, è assolutamente casuale xD – sono in hiatus, perdonatemi… e compatitemi.
Se volete, qui c'è la mia pagina Facebook, per sapere a che punto sono con i capitoli, in generale :)

Grazie mille per aver letto, il prossimo capitolo cercherò di farlo arrivare tra il 22 e il 23 dicembre. Nemmeno quelli che verranno saranno giorni rilassanti purtroppo x)
A presto e grazie mille a tutti!!
 

x Lily
   
 
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