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Autore: ValeDowney    18/12/2014    3 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Rose of true Love

 
 
 
Capitolo IV: Una nuova amica - Seconda Parte



 
Storybrooke
 
Rose smise di spazzare. Aveva quasi pulito tutto il negozio (tranne il retro), ma doveva ancora lucidare le vetrate. Suo padre faceva veramente sul serio con quella punizione. Dopotutto, stavolta aveva rischiato grosso.
Appoggiò la scopa contro una credenza e si avvicinò al bancone a osservare quel cofanetto che aveva portato suo padre. Lo prese tra le mani, osservando ogni dettaglio: era di colore bianco con delle rifiniture dorate. Sopra al coperchio era disegnato un cigno dorato. Rose provò ad aprirlo, ma ovviamente era chiuso a chiave. Ecco, doveva trovare quella chiave e finalmente avrebbe scoperto cosa fosse veramente quell’oggetto. Con la scoperta, la sua punizione sarebbe stata cancellata.
“Devo trovare quella chiave. Sicuramente papà l’avrà nascosta qua da qualche parte. Ma dove?” disse Rose e si guardò intorno. Con la coda dell’occhio, vide qualcuno affacciarsi a una delle finestre del negozio. Si fermò e osservò meglio: era Paige.
“Paige!” la chiamò Rose, ma la bambina scappò via. “Accidenti” disse Rose mentre apriva la porta. Non vedendo stranamente suo padre nelle vicinanze, uscì dal negozio e corse nella direzione nella quale era andata Paige. La raggiunse poco dopo in prossimità di una piccola casa.
“Paige, aspetta” disse Rose fermandosi. Anche Paige si fermò e, voltandosi, le chiese: “Perché continui a seguirmi?”
“E tu perché continui a scappare? Ti avevo portato quel tè ma tu te ne sei andata. Non hai mantenuto la tua promessa” rispose Rose avvicinandosi a lei.
“Avevo da fare” disse Paige.
“Che cosa?” domandò Rose, ma Paige non rispose. Quindi Rose aggiunse: “Se non vuoi dirmelo non fa niente, non ti obbligo, ma almeno spiegami del perché continui a scappare da me”
“Non sto scappando da te ma da lei” disse Paige.
“Lei?! Lei chi?” chiese Rose.
“Lei è cattiva e vuole farmi del male, me lo sento” disse Paige, guardandosi intorno preoccupata e terrorizzata.
“Paige, cerca di calmarti. Agitarsi non risolverà le cose” disse Rose avvicinandosi a lei, ma Paige fece qualche passo indietro e disse: “Ti conviene starmi lontana o farà del male anche a te.”
“Ti ha già fatto del male?” domandò Rose.
“No, ma me ne farà” rispose Paige e, voltandosi, corse via. Stavolta Rose non la inseguì ma se ne andò. Dopo essersi accertata che Rose se ne fosse andata, Paige uscì dal suo nascondiglio ed entrò in una piccola casa dal bianco spento. Non sapeva però che Rose, nascosta dietro a un muro, l’aveva osservata e ora sapeva dove abitasse.
Poco dopo, la giovane Gold ritornò al negozio del padre. Non vedendolo da nessuna parte, entrò. Non era da Gold lasciare il negozio incustodito e soprattutto aperto. Camminava lentamente, guardandosi intorno, come se stesse cercando qualche possibile incursore con cattive intenzioni. Invece il suo sguardo si posò su un vecchio coniglietto di peluche posto in un angolo dietro al bancone.
Si avvicinò e lo prese in mano, ma proprio in quel momento, dal retro del negozio, spuntò Gold. Rose sobbalzò dalla paura e si voltò verso il padre.
“Dove eri finita?” chiese Gold guardandola.
“Sono sempre stata qua, dove mi avevi detto tu” rispose fingendo Rose. Gold la guardò non del tutto convinto, poi la figlia gli domandò: “ E tu invece?”
“A riscuotere gli affitti” rispose Gold. Anche Rose lo guardò non del tutto convinta: sapeva che quello non era momento di riscossione degli affitti. Entrambi cambiarono velocemente argomento.
“Perché hai quel coniglio di peluche in mano?” chiese Gold.
“Non lo avevo mai visto” rispose Rose.
“È vecchio” disse Gold.
“A me piace ed è carino. Non è che posso tenerlo?” domandò Rose.
“Hai già un sacco di giocattoli a casa e non sapresti dove metterlo” rispose Gold camminando verso un’altra parte del negozio.
“Troverò il posto. O magari posso sempre metterlo in camera tua” disse Rose. Gold la guardò per un attimo, poi volse di nuovo lo sguardo verso un oggetto e disse: “Se tieni tanto a quel coniglietto, allora puoi tenerlo.”
“Grazie, papà. E scherzavo quando ho detto che lo avrei messo in camera tua. So che non vuoi che oggetti altrui si mischino ai tuoi” disse Rose.
“Hai finito di spazzare?” chiese Gold senza guardarla.
“Sì, anche se mi mancano ancora il retro e le vetrate” rispose Rose.
“Per oggi può anche bastare. Se vuoi puoi ritornare fuori a giocare con la palla” disse Gold. Rose mise il peluche sul bancone, prese la palla di cuoio e uscì. Gold la guardò andarsene, poi tirò fuori dalla tasca della giacca una chiave dorata. La osservò, poi guardò il cofanetto sul bancone.
Rose aveva ripreso a dare i calci alla palla, facendola battere contro il muro del negozio, quando vide Graham accanto alla sua macchina, al telefono. Sembrava anche piuttosto agitato.
“L’ho lasciata per pochi minuti ed è scappata. Lo so che sono animali furbi, ma non credo abbiano imparato anche ad aprire le gabbie. No, sicuramente qualcuno l’ha aiutata a uscire e ora non so dove possa trovarsi. Prometto che la recupererò anche a costo di cercarla in tutti gli angoli della foresta” disse al telefono. Poi guardò di sfuggita Rose e distolse subito lo sguardo. “Ci sentiamo dopo. C’è troppa gente qua intorno ad ascoltare” e chiuse la chiamata.
“Qualcosa non va, sceriffo?” domandò Rose guardandolo mentre teneva la palla di mano.
“No, no, tutto a posto” rispose fingendo Graham.
Rose si avvicinò. “Se vuole posso aiutarla” gli disse.
“Apprezzo tanto il tuo aiuto, ma non credo sia necessario. Dopotutto non è una cosa di molto valore” rispose Graham, guardandola.
“Se non è una cosa di molto valore allora perché prima al telefono era così agitato?” chiese Rose.
“Perché non ritorni a giocare? Sono sicuro che sarà molto meno noioso che star qui a parlare con me” disse Graham.
“Ok, ma prima vorrei sapere una cosa. Lei conosce una bambina che si chiama Paige?” domandò Rose.
“L’ho vista di tanto in tanto, ma non è molto popolare” rispose Graham.
“Non è importante essere popolari. Si è amati anche se non si è figli di qualcuno di importante. Alla gente non importa chi è tuo padre” disse Rose.
“A quanto pare, però, qua sì. Ma perché così tanto interesse per questa bambina?” chiese Graham.
“Ero solo curiosa” rispose Rose.
“Per fare amicizia con lei dovresti chiederle cosa le piace di più” disse Graham.
“Cosa ne sa che voglio fare amicizia con quella bambina?” domandò Rose.
“Non mi avresti chiesto di lei e non la staresti cercando” rispose Graham. Rose guardò da una parte senza dire nulla e lo Sceriffo, sorridendo, le accarezzò la testa e aggiunse: “Be', ci vediamo in giro e fammi sapere.” Salì in macchina e, fatta retromarcia, se ne andò.
Rose lo guardò andarsene, poi le venne in mente un’idea. Ritornò dentro al negozio e depositò la palla sul bancone. Diede un’occhiata di sfuggita a quel cofanetto. Troppi pensieri c’erano in quel momento nella sua testa, ovvero: cercare la chiave che aprisse quella scatolina; Aiutare quella bambina e ritrovare Henry. Da quando quest’ultimo era scomparso erano accaduti fatti di ogni genere. Se le cose fossero andate avanti di questo passo, avrebbe seriamente pensato di andarlo a cercare, anche se ciò comportava il dover disubbidire per l’ennesima volta a suo padre.
“Qualcosa di turba, piccola?” chiese Gold. Rose voltò lo sguardo verso il padre che stava dietro all’altro bancone. Stava rimettendo a posto, appeso alla parete dietro di sé, un vecchio orologio a cucù.
“Papà, tu conosci una bambina di nome Paige?” domandò Rose.
“ Ancora pensi a quella bambina? Perché così tanta preoccupazione nei suoi confronti?” chiese Gold, uscendo da dietro il bancone.
“È che magari potrebbe aver bisogno d’aiuto” rispose Rose. Gold andò di fronte a lei e le disse: “Che non verrà da te. Tante altre persone potrebbero aiutarla, come per esempio lo Sceriffo.”
“Ha già abbastanza problemi ai quali pensare. Meglio lasciarlo stare” disse Rose.
“E fare in modo che si ricordi di stare al suo posto” disse Gold a voce bassa, sperando che la figlia non lo avesse sentito, ma Rose lo aveva sentito benissimo e lo guardò stranamente. Poi gli domandò: “Hai finito di lavorare?”
“Sì, oggi posso anche chiudere con qualche minuto d’anticipo. Dopotutto c’è molto da pulire anche a casa” rispose Gold, camminando verso la porta.
“Pensavo che per oggi la mia punizione fosse finita” disse Rose seguendolo.
“Prima di cena devi fare i compiti e almeno mettere a posto la tua camera” disse Gold ruotando l’insegna da APERTA a CHIUSA.
“Hai mai pensato di assumere una domestica?” chiese Rose.
Gold la guardò. “Non è una cattiva idea, ma sono sicuro che non pulirebbe mai bene come mia figlia” rispose, e Rose lo guardò malamente.
“Potrebbero denunciarti per sfruttamento minorile” disse Rose.
“Quando la punizione sarà finita, andrò dallo Sceriffo a dirgli del perché hai dovuto pulire il negozio e la casa” disse Gold andando dietro al bancone.
“Lo Sceriffo sa già del perché sto scontando questa inutile punizione” disse Rose.
“Questa punizione non è inutile e durerà finché non avrai imparato la lezione” disse Gold ritornando di fronte alla figlia e tenendo in mano il coniglietto di peluche. Rose guardò il giocattolo che teneva in mano, poi riguardò il padre che glielo porse e le disse: “Avevi detto che lo volevi, no? E io avevo anche acconsentito, quindi è tuo.”
Rose prese il peluche e, dopo che il padre ebbe aperto la porta, entrambi uscirono. Mentre Gold chiudeva il negozio, però, qualcuno li stava osservando, sbucando con la testa da dietro un muro. Rose si guardò intorno e fu proprio in quel momento che di sfuggita vide quel qualcuno. Quindi disse: “Paige!” e quel qualcuno ritornò a nascondersi dietro al muro.
“Hai detto qualcosa, cara?” domandò Gold. Rose guardò verso quel muro e rispose: “No, niente. Non ho detto niente” e voltandosi, si incamminò.  Anche Gold guardò nella direzione dove, poco fa, aveva visto la figlia. Non vedendo nessuno,  si voltò e la seguì.
Paige fece capolino con la testa guardando i due allontanarsi. Avrebbe tanto voluto avere anche lei un padre e sapeva che i suoi genitori l’avevano adottata. Vedeva che Rose era felice con suo padre, anche se il più delle volte gli disubbidiva, e comunque facevano sempre pace.
Vedendo che ormai il sole stava tramontando, si incamminò verso casa sperando che, almeno per quella volta, i suoi genitori adottivi non si arrabbiassero. Purtroppo non fu così perché, appena arrivò a casa, suo padre le gridò contro e sua madre non la difese neanche. Venne mandata immediatamente nella sua camera senza cena. La bambina si distese sul letto mentre una lacrima le rigava il viso.
Era sera quando Paige riaprì gli occhi dopo aver fatto quell’ennesimo sogno che faceva ogni notte. Effettivamente doveva aver socchiuso gli occhi per un po’ ed essersi addormentata. Sognava di trovarsi a vagare per una foresta, come se stesse cercando qualcuno, ma appena voltava lo sguardo vedeva come un piccolo animale che la osservava. Poi il sogno si bloccava.
Si alzò dal letto guardando la sveglia sul comodino: segnava le venti e trenta. Il suo stomaco brontolò per non aver ricevuto alcun cibo ed era ancora presto per dormire. Si avvicinò alla finestra guardando fuori. Nessuno stava camminando per la via illuminata dai lampioni che si erano accesi da un’ora. Tutti gli abitanti se ne stavano in casa al caldo ad assaporare una buona cena o a stare semplicemente seduti sul divano a guardare la televisione. Paige non lo faceva mai con i suoi genitori. Sembrava che loro odiassero averla accanto, ma lei sapeva del perché l’avevano adottata e di certo non lo avevano fatto né per pietà e nemmeno per amore. Si immaginava invece Rose, seduta accanto al padre sul divano a guardare insieme un film o i cartoni animati e magari parlare anche della giornata appena trascorsa. Insomma, passare un bel momento padre – figlia, cosa che alla bambina mancava.
Era immersa nei suoi pensieri, quando nel giardino vide un piccolo animale. Aprì la finestra e, dopo averlo osservato meglio, notò che si trattava di una volpe. Questi la stava a guardare come se volesse dirle qualcosa. Paige non sapeva perché quella volpe si trovasse lì, ma molto probabilmente doveva esserci un motivo. Così si avvicinò al letto, si abbassò e prese uno zainetto da sotto il materasso. Lo aprì, mettendoci alcuni vestiti e qualche biscotto che aveva nascosto nel cassetto del comodino. Poi prese le lenzuola con le quali fece una corda che buttò al di fuori della finestra. Stando attenta a non cadere, si attaccò alla corda, incominciando a scendere. Toccò terra poco dopo. Quando si voltò la volpe era ancora lì, ma l’animaletto se ne corse via improvvisamente. Paige era indecisa se seguirla oppure no. La volpe si fermò e la guardò. Probabilmente voleva essere seguita e così la bambina la rincorse.
Rose stava leggendo un libro standosene seduta sul letto, quando sentì qualcosa contro la finestra. Alzò lo sguardo, vedendo dei sassolini che venivano buttati contro di essa. Mise un segno alla pagina dove era arrivata e, dopo aver chiuso il libro, si alzò dal letto e andò alla finestra. Nel giardino c'era Paige con dei sassolini in mano. Rose aprì la finestra.
“Paige, che cosa ci fai qua?” chiese Rose.
“Volevo salutarti prima di andarmene” rispose Paige.
“Andare? E dove?” domandò Rose.
“Ancora non lo so, ma di certo non ritornerò di sicuro a casa. Qualunque posto è meglio che qua, visto che non ho nessuno” rispose Paige.
“Non è vero: hai me” disse Rose.
“Tu? Questo significa che siamo amiche?” chiese Paige.
“Be'… sempre se tu vuoi. Non ti obbligo ad essere amica mia, anche se i miei unici amici sono Henry ed Excalibur” rispose Rose.
“Allora per me va bene” disse Paige.
“Perfetto. Aspettami che arrivo” disse Rose e prima che Paige potesse chiederle spiegazioni, la bambina aveva già chiuso la finestra. La giovane Gold prese lo zainetto e senza far rumore scese le scale e passò, a punta di piedi, davanti al salotto dove Dove se ne stava seduto sul divano a guardare la televisione.
Ma la bambina non fece in tempo ad aprire la porta che qualcuno domandò: “Va da qualche parte, Signorina Gold?” Rose si voltò per trovarsi di fronte Dove.
“Volevo solo uscire un po’ in giardino” rispose Rose.
“Lo sa benissimo che suo padre le ha proibito di uscire mentre lui non c’è e che deve rimanere dentro casa sotto stretta sorveglianza” spiegò Dove.
“Lo so, ma me ne resterò qua fuori e prometto che rientrerò quando ritornerà papà. Ti prego, Dove” disse Rose.
“E voleva uscire con quello zainetto sulle spalle?” chiese Dove. Senza dire nulla, Rose glielo diede, poi domandò: “Ora posso uscire? Se sentirò freddo, rientrerò.”
“Va bene, ma non si allontani” rispose Dove e Rose, voltandosi, aprì la porta ed uscì, chiudendo la porta dietro di sé. Scese velocemente i pochi gradini davanti all'ingresso e raggiunse Paige.
“Eccomi qua. Allora, dove sei diretta?” chiese Rose, ansimando un po’.
“Non sei obbligata a seguirmi. Tu qua hai un padre che ti vuole bene” rispose Paige.
“Vorrà dire che ti accompagnerò dove vorrai andare. Poi io prenderò un bus e andrò a cercare Henry” spiegò Rose.
“Toglimi una curiosità: chi è Excalibur?” domandò Paige.
“È la mia volpe. L’ho trovata nel bosco tempo fa” rispose Rose.
“Anche io prima ho trovato una volpe” disse Paige e di fianco a loro comparve Excalibur.
“Excalibur?! Che bello rivederti! Pensavo fossi sparita” disse entusiasta Rose, inginocchiandosi. La volpe le leccò una guancia.
“Questa è Excalibur?!” disse stupita Paige. Rose si rialzò e guardandola le spiegò: “Sì, e lo puoi capire perché ha della polvere dorata sul muso” e Paige, guardando la volpe – che la guardava a sua volta scodinzolando – notò che effettivamente sul suo muso c'era qualcosa di dorato. “E poi è come se fosse magica” aggiunse Rose.
“Se ti riferisci al fatto che mi abbia portata qua, la trovo solo una coincidenza” disse Paige.
“Il mio papà dice sempre che le coincidenze non esistono. Che tutto è programmato a dovere e che, se deve succedere, allora così deve essere” spiegò Rose, mentre le due ed Excalibur si incamminavano fianco a fianco sul marciapiede.
Ci fu silenzio. Poi Paige disse: “Ti voglio confessare una cosa. I miei genitori non sono i miei veri genitori.”
“Sto incominciando a pensare che in questa cittadina siano stati tutti adottati. Forse dovrò cominciare a fare qualche domanda a mio padre per vedere se sono stata adottata anche io oppure no” disse Rose, guardandola.
“Fidati che tu sei veramente la figlia del Signor Gold. Tutti lo capirebbero al primo sguardo” disse Paige.
“Sai, ora che c’è anche Excalibur sono sicura di ritrovare Henry. Lei ha un ottimo fiuto” disse Rose, mentre arrivarono vicino al confine della cittadina.
“È uno strano nome per una volpe” disse Paige.
“Lo so. In molti lo dicono, ma a lei piace” disse Rose e si fermarono prima della linea rossa.
“Qualcosa non va?” chiese Paige.
“Il mio papà ha detto di non oltrepassare mai questa linea. Il perché non me lo ha mai spiegato” rispose Rose continuando a guardare la striscia.
“Non penso possa succedere qualcosa. Dopotutto è solo una linea, no?” domandò Paige. Rose la guardò rispondendo: “Sì, è solo una linea, e forse papà me lo ha detto solo come un avvertimento. Secondo lui non dovrei neanche mai uscire da casa.”
“Vuole proteggerti da chiunque voglia farti del male o portarti via da lui” disse Paige.
“Ha assunto Dove per proteggermi. Che altro deve fare?” disse Rose, guardandola.
“Per curiosità, dove ha trovato la vostra guardia del corpo?” chiese Paige.
“Non ne ho idea. Papà non me lo ha mai detto” rispose Rose.
 
Foresta Incantata
 
Tremotino stava filando all’arcolaio, quando si fermò e abbassò lo sguardo verso la cesta, dove Excalibur stava dormendo. Le disse: “Va’ a prenderti una boccata d’aria e, intanto che ci sei, controlla anche quel cavaliere. Non vorrei che cambiasse idea e scappasse, anche se me ne accorgerei.” Excalibur si svegliò e, dopo aver guardato il Signore Oscuro, si stiracchiò sbadigliando. Balzando fuori dalla cesta, andò verso le porte che si stavano aprendo da sole per farla uscire dal castello. Davanti alla porta il Cavaliere nero camminava avanti ed indietro, ma si fermò non appena sentì dei versetti. Si voltò e vide il cucciolo di volpe che lo guardava.
“Sei venuta a spiarmi per conto suo? Intanto non scappo. Sono un cavaliere che mantiene le promesse” disse il Cavaliere nero, ma il cucciolo di volpe continuava a guardarlo.
“Ecco come mi sono ridotto. A parlare con un cucciolo di volpe e lavorare per il Signore Oscuro. Non mi faranno più mettere piede a Camelot” disse il cavaliere e si sedette su uno dei gradini. Excalibur si sedette accanto a lui, continuando a guardarlo.
“Come fai a vivere con un mostro come lui? Dovresti vagare libera per la foresta, invece di startene confinata tra queste mura. Cosa ti fa rimanere qua?” disse il cavaliere, accarezzando il cucciolo di volpe sulla testa. Excalibur gli leccò la mano guantata.
“Be', se tu rimani e ti fidi di lui, allora potrei rimanere anche io. Dopotutto sono un uomo di parola e mantengo sempre i patti” disse il cavaliere.
“Era proprio ciò che volevo sentirti dire” disse ad un certo punto una voce. Il cavaliere si alzò. Si voltò per trovarsi di fronte Tremotino.
“Abbiamo fatto un accordo, no? E non si può mai scindere dagli accordi” disse il cavaliere.
“Parli in modo corretto per essere un cavaliere. Solitamente loro non sono così svegli. Hai un nome?” domandò Tremotino.
“Perché lo vuole sapere?” chiese il cavaliere.
“Be', perché non posso sempre chiamarti “cavaliere” e poi noto che la mia volpe nutre una certa simpatia nei tuoi confronti. Ciò ti mette in fondo alla lista delle persone che ucciderò perché non mi stanno simpatiche o tentano di uccidermi” spiegò Tremotino.
“La ringrazio per questo suo “regalo”. Comunque il mio nome è Dove” disse il cavaliere.
“Che strano nome per un cavaliere. Ma non importa, perché, come abbiamo stabilito, da ora in poi mi servirai per sempre. In questo modo non rivedrai mai più il tuo caro Re e non rimetterai piede a Camelot. Ora è questo castello la tua nuova casa” disse Tremotino.
“La servirò come lei desidera” disse Dove facendo un piccolo inchino.
“Ma bada, cavaliere, che quando né io e nemmeno la volpe ci saremo, il castello è affidato a te. Devi difenderlo anche a costo della tua vita. E se quando ritornerò qualcosa non andrà, la prigione la tua nuova casa sarà” disse canticchiando Tremotino, per poi ridere.
 
Storybrooke
 
“Ok, io ed Excalibur prenderemo questo bus – se ne passerà uno. Andremo a cercare Henry e ritorneremo qua con lui come se non fossimo neanche uscite da Storybrooke” disse Rose.
“E come la metti con tuo padre?” domandò Paige.
“Mio padre è a riscuotere gli affitti. Di solito torna a casa molto tardi” rispose Rose, guardandola.
“E tu pensi di andare a cercare Henry e ritornare qua in poche ore? Solo con la magia ci riusciresti” disse Paige.
“Ce la farò. Un giorno mi ricordo di essere andata al parco e essere ritornata a casa in poco tempo” disse Rose e Paige la guardò stranamente. Quindi Rose aggiunse dicendole: “Ok… forse non è il paragone appropriato, visto che il parco stava quasi di fianco a casa mia, ma se non ce la farò in poche ore vorrà dire che per domani mattina sarò nuovamente a casa… almeno spero.”
“Ma tuo padre non si arrabbierà?” chiese Paige.
“Probabile di sì, ma io gli spiegherò che è per una causa a fin di bene” rispose Rose.
“Non credo che a lui interessi se ritroverai Henry o se il Sindaco smetterà di essere isterico per la scomparsa del figlio” disse Paige.
“È qui che ti sbagli: il Sindaco è sempre isterico” disse Rose.  Davanti a loro comparve una luce, che si sdoppiò mano a manoche si avvicinava. Apparve un maggiolone giallo, che si fermò proprio accanto a loro. Le due bambine lo guardarono rimanendo in silenzio. Una delle portiere si aprì ed uscì… “Henry?!” disse stupita Rose.






Note dell'autrice: Ed eccoci arrivati alla fine del quarto capitolo e della mid season della quarta stagione. Ho ancora il cuore spezzato per quello che è successo. Rumbelle dobbiamo ribellarci. Dobbiamo fare una Rumbellion al più presto e speriamo che nell'altra metà di stagione le cose tra Rumple e Belle si sistemino...al meglio.
Ritornando alla storia...tah dah...Henry è ritornato e se c'è, c'è anche qualcun altro. E meno male che è ritornato, se no Rose andava a cercarlo e poi Rumple chi lo sentiva? Vi rivelo: state attenti a quel coniglietto di pelouche. Lo ritroverete più avanti ed è anche un piccolo indizio che ho messo inerente ad una storia molto famosa (nn date di matto come una certa persona con uno strano cappello)

Detto questo, vi auguro una buona serata. Come detto il quinto capitolo è già in lavorazione e succederà di tutto. Ah e finalmente avete scoperto chi era Dove. Ho voluto descrivere di più questo personaggio, visto che nella serie lo si vede solo al fianco di Gold nell'episodio dedicato a Belle

Vi auguro ancora una buona serata. Grazie per chi segue e recensisce la storia. Grazie ancora alla mia beta reader Lucia (che santa pazienza che ha)

Alla prossima, Oncers

  
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