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Autore: s1mo94    19/12/2014    1 recensioni
Gli occhi fragili di un bambino sono costretti ad osservare ciò che nessuno di noi vorrebbe mai vedere. Ma non tutto è perduto, la speranza c'è sempre, in qualsiasi situazione, perché la speranza vive finché noi viviamo.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo Alessio si svegliò prima di tutti, diede un’occhiata al suo braccio sinistro e si accorse che era apparso un livido. Pensò che era impossibile da coprire visto che si trovava vicino al polso, e visto il caldo non poteva certo mettersi la maglietta con le maniche lunghe.
Scese in cucina provando a coprire il livido con l’altra mano.
- Buongiorno - Cristina era seduta a leggere un giornale - ti sei svegliato presto stamattina, sono solo le otto.
Lui annuì, poi si mise seduto di fronte a lei.
- Adesso ti preparo il latte - si alzò - perché ti tieni il braccio? Ti fa male?
Sapeva che non avrebbe potuto nasconderlo per sempre, però provò a stare fermo, ma la donna gli si avvicinò e gli tolse la mano vedendo così il livido.
- E questo?
Non ottenne risposta.
- Non dirmi che è stato Stefano.
Alessio la guardò, la donna sospirò e si portò le mani al volto.
Dopo qualche secondo scese anche Mirco:
- Buongiorno, oggi mi hai anticipato - disse rivolgendosi al suo amico - che sono queste facce?
Nessuno rispose, così si avvicinò e vide il braccio di Alessio.
- È stato lui? - ma c’era ancora silenzio - adesso mi sente.
- No Mirco aspetta - la donna provò a fermarlo ma non ci riuscì - ti prego vai tu - disse poi rivolgendosi al più piccolo - non fargli fare qualche stupidaggine.
Lui obbedì e sentì parlare il ragazzo dal corridoio che portava alla sua camera, aumentò il passo e vide che Mirco stava tenendo Stefano per il collo all’interno della stanza:
- Ti avevo detto che non dovevi toccarlo - gli disse furioso.
Però lui si liberò della presa e scaraventò il ragazzo a terra:
- Io faccio quello che mi pare - si accovacciò e lo prese per la maglia - non intrometterti.
Lo lasciò e se ne andò passando accanto ad Alessio ignorandolo. Quest’ultimo chiuse la porta e si diresse verso Mirco:
- Stai bene? - gli chiese.
- La deve pagare, non può passarla liscia - rispose lui mentre si alzava da terra.
- Ma non mi ha fatto niente di grave.
- Perché lo difendi? Deve andarsene, non sappiamo di cosa è capace.
Alessio abbassò la testa.
- Tutto ok? - chiese il più grande.
- Perché ci tieni così tanto a me?
Il ragazzo rimase spiazzato, si mise seduto sul letto che fino al giorno prima era ancora libero:
- Che domanda è?
Alessio rimase in piedi:
- Somigli molto a mio fratello, lui si comportava così con me, e mi sembra strano che adesso ci sei tu.
Mirco lo prese per le spalle e scosse la testa:
- Io non voglio prendere il posto di tuo fratello, lo so che è impossibile, però ti voglio bene, è semplicemente questo.
Lui sembrava confuso:
- È che a volte ti comporti come lui, altre invece sei diverso.
- Immagino che deve mancarti molto.
Fece cenno di sì.
- Ti va di parlare di lui? Non l’hai mai fatto finora.
- Non so cosa dire.
- Per esempio come si chiamava, quanti anni aveva.
Alessio si mise a sedere accanto all’altro ragazzo:
- Si chiamava Kevin - disse con lo sguardo rivolto al pavimento - aveva diciassette anni, è morto per proteggermi. Mio padre era entrato in camera, aveva la pistola, lui si alzò e si mise davanti a me mentre andava verso mio padre, però lui gli ha sparato, mi chiedo sempre perché non ha ucciso anche me - riuscì a trattenere le lacrime, gli spuntò invece un sorriso - quando dico che a volte sembri lui, è perché anche mio fratello quando si metteva in testa una cosa, nessuno riusciva a fargli cambiare idea.
- E adesso sai cosa mi sono messo in testa?
- Di mandare via Stefano - finì al suo posto.
- Non sarà un’impresa difficile dato il suo comportamento. A pensarci bene però mi fa un po’ pena.
Alessio si stupì: - Perché?
- Non sappiamo cos’ha passato, secondo me anche lui ha bisogno d’aiuto.
- Se non vuole farsi aiutare non possiamo fare niente.
- Forse se sapessimo cosa gli è successo potrebbe essere più facile.
- Ci stai ripensando?
Mirco sorrise: - Ci siete prima voi ovviamente, ed io non permetto a nessuno di trattare in questo modo i miei amici - si alzò - che ne dici se andiamo a fare colazione? Ho un po’ di fame.
Fece cenno di sì, quindi tornarono al piano di sotto.
 
Alessio vide che anche Daniele e Valentina si erano svegliati, erano in salone a fare colazione, così li raggiunsero, ma Stefano non c’era.
- Dov’è? - chiese Mirco al suo amico.
- Sta mangiando in cucina - Daniele aveva il labbro gonfio per il colpo ricevuto la sera precedente - ha detto che non vuole stare con noi.
Il ragazzo alzò le spalle, poi si mise seduto al suo posto, e Alessio fece lo stesso.
- Chissà che si stanno dicendo - si chiese Mirco.
- Speriamo vada via - ribatté Valentina - sembra essere venuto apposta per litigare.
Cristina interruppe la loro conversazione:
- Ho deciso di dargli un’altra possibilità - disse sedendosi con loro.
- Cosa? - scattò Daniele - e perché?
- Diamogli ancora un po’ di tempo - si giustificò la donna - mi ha detto che proverà a comportarsi meglio, voi siate disposti a parlarci.
- Hai visto cos’è successo? - intervenne Mirco - ci abbiamo provato a fare amicizia ma lui non ne ha voluto sapere.
- Riprovateci, magari andrà meglio, se sbaglierà di nuovo lo manderemo via.
- Va bene - sospirò il ragazzo.
Videro Stefano entrare e di colpo calò il silenzio.
Alessio notò che aveva un’espressione tesa, pensò che era meglio non parlargli visto che non ci pensava due volte prima di aggredire qualcuno.
- Bene - Cristina si alzò - io torno di là.
Se ne andò, mentre Stefano si mise seduto sul divano e accese la televisione.
Daniele e Mirco sembravano indecisi sul da farsi, si guardavano e si parlavano a gesti.
- Cristina mi ha detto che dovrei chiedervi scusa - li interruppe lui senza distogliere lo sguardo dalla tv - ma se lo può scordare.
- Nessuno qui vuole le tue scuse - ribatté Daniele, ma Mirco gli fece cenno di non parlare, poi prese lui la parola:
- Probabilmente non andremo mai d’accordo, però dobbiamo convivere, quindi noi ti veniamo incontro, ma anche tu devi venire incontro a noi.
Stefano sorrise, poi si alzò dal divano e si diresse verso Mirco:
- Forse ancora non hai capito con chi hai a che fare.
Il ragazzo rimase seduto cercando di mantenere la calma:
- Non sono interessato a saperlo, ma non possiamo litigare per sempre.
- Vuoi evitare di litigare? Cerca di starmi lontano.
- Ho visto cosa succede se non ti parliamo - fece cenno ad Alessio.
- Ma che vuoi? - gli si avvicinò finché non si trovò a pochi centimetri dal suo viso.
Daniele si alzò d’istinto, attirando l’attenzione di Stefano, il quale scoppiò a ridere:
- Avevo ragione ieri sera - disse - siete un gruppo di sfigati - poi se ne andò.
- Io non so davvero cosa fare - precisò Mirco dopo un momento di silenzio.
Gli altri non risposero, Daniele uscì seguito da Valentina, mentre gli altri due rimasero lì.
- Tu che dici? - chiese il più grande.
- So solo che mi fa paura stare con lui. Ieri non ho fatto niente, mi ha stretto il braccio senza motivo.
- Non siamo mai stati così in difficoltà con un nuovo arrivato, sono sempre riuscito ad integrare tutti, ma con lui sembra impossibile - fece una pausa - andiamo va, ci inventeremo qualcosa.
Alessio non sapeva se il suo amico aveva qualcosa in mente, però era sicuro che avrebbe fatto di tutto per risolvere quella situazione.
  
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