Ciao Melisanna, che felicità ritrovarti tra i recensori.
Ci tenevo moltissimo. Sono impaziente di veder continuare la tua fiction
Terra magica.
Approfitto per ringraziare anche Solarial, Satsuriko e BAbyDany94 per le loro recenti recensioni a Dopo l'ultima pagina e Dimenticare assieme. Novità: ho riscritto in toto i primi sei capitoli. I contenuti sono più o meno quelli originali, ma ho cercato di ridefinire in maniera più convincente i rapporti tra Elyon e Caleb, le ragioni della crisi iniziale di Elyon e il suo modo di presentarsi alle sue vecchie amiche. Se volete rileggerli, e magari farmi sapere se sono davvero riuscito nel mio intento, ve ne sarò grato. In questa puntata, la trattazione è focalizzata sugli eventi a Meridian. Per descrivere o disegnare i luoghi, mi sono ispirato alle immagini del fumetto, che però presentano un quadro frammentario ed incoerente della città e del palazzo. Ho dovuto prendermi delle libertà per figurarmi il tutto in modo più autocoerente. |
PROFEZIE
Riassunto delle puntate precedenti
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a impadronirsi del Cuore di Kandrakar e a sostituirsi ad Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane, ed impedendone il ritorno. Carol si è opposta, ed è stata costretta con l'ipnosi. Vera e Wanda, la ex goccia di Will, hanno sottratto il Cuore di Kandrakar a Will, usando l'ipnosi. Taranee ha captato la richiesta di aiuto di Will e si è ritrovata con le altre W.I.T.C.H. davanti al portale nella libreria Ye Olde Bookshop; assieme, lo hanno utilizzato per avvertire Kandrakar del furto e per ricercare il Cuore, con scarso successo. Elyon ha fatto sapere di non affrontare le ladre, e che sarebbe venuta ad Heatherfield al più presto. Il giorno dopo, Cornelia ha l'umiliante sorpresa di sapere che la sua quasi-gemella ha posato per foto osè. Nel pomeriggio, ritrovatesi davanti allo specchio magico, le W.I.T.C.H. assistono alla trasformazione delle loro gocce in copie delle guardiane e della regina, ed alla loro partenza per Meridian, in contemporanea all'arrivo di Elyon. |
Cap. 35
Turnover
Meridian, atrio del palazzo reale.
Al centro del colonnato dell’atrio, Miriadel ha ancora negli occhi l’immagine
di Elyon che tremula e svanisce dalla piattaforma. Le sue ultime parole,
sussurrate nell’orecchio mentre si abbracciavano, la tormentano ancora:
‘Non correte rischi inutili. Appena hai sentore che le cose si mettono
male, usate quei sigilli e venite subito ad Heatherfield’.
Mentre si allontana lentamente verso lo scalone, si riguarda l’oggetto
che tiene appeso ad un laccio, attorno al collo. Sembra un rombo di metallo
smaltato, con i bordi arrotondati, e vi sono impressi due cerchi azzurri,
collegati da una freccia a due punte. Più chiaro di così…
All’improvviso, un silenzioso lampo bianco alle sue spalle si riflette
sul lucido marmo delle colonne, e disegna ombre nette su muri e pavimenti.
Le guardie all’ingresso, stupite, si rimettono subito sull’attenti, mentre
il bagliore lascia il posto ad una luce rosata.
Sulla piattaforma c’ è una nuova Elyon. Indossa un sontuoso
vestito blu, ben diverso dal completino autunnale verde di poco prima.
Accanto, ha cinque guardiane dai costumi sgargianti, le cui pose volitive sono un po’ smentite dagli sguardi spaesati. Quella Will è l’unica che non tradisce incertezze. Tiene, galleggiante su un palmo, la fonte di quella luce innaturale: un globo di cristallo, certamente quello che chiamano il Cuore di Kandrakar. Ad un cenno della regina, che proferisce suoni senza significato, la guardiana solleva il globo in alto, in una parodia involontaria della Statua della Libertà. La luce si colora di nuove tonalità e sfarfallii che sfuggono ad ogni descrizione. |
Miriadel resta affascinata a guardare quel rituale spettacolare.
Quando questo termina, improvvisamente com’era iniziato, lei capisce
che avrebbe dovuto andarsene finché poteva.
Si dirige verso il corridoio, con tutta la naturalezza che le è
possibile. Forse…
“MIRIADEL!”. La voce imperiosa della guardiana dai capelli rossi la
paralizza. Non può fare a meno di voltarsi indietro, e ricambiarne
lo sguardo.
“Vieni con noi nella sala del trono, per piacere”, fa quella Elyon,
più dolcemente. Poi si rivolge alle guardie di palazzo: “Voi, andate
a chiamare il comandante Alborn ed il luogotenente Caleb, e dite loro di
raggiungerci lì”.
“Agli ordini, altezza”, risponde l’uomo in uniforme verdazzurra, la
cui fascia frontale orlata di giallo identifica un caporale. “Ma il luogotenente
è fuori città da giorni”. Cerca di cancellarsi l’irriverente
espressione stupita dal viso verde salvia: lui stesso era presente quando
Caleb si è congedato da lei, sulla soglia del palazzo.
Per un attimo, sul viso della regina compare un’ombra di disappunto.
“Lo so. Contattatelo e fatelo rientrare al più presto”.
“Agli ordini!”. Il caporale batte i tacchi e si incammina a passo veloce
per il corridoio.
Mentre Miriadel cerca di far sparire con indifferenza il sigillo nel
vestito, la guardiana dalla pelle scura nota il gesto. “Vieni un attimo
qui vicino…”.
Anche Elyon lo nota. “Carino quel ciondolo… fammelo vedere!”.
Non c’è da pensare a disobbedire, o a fingere. Cercando di fare
buon viso, la donna si sfila l’oggetto dal collo, e lo depone nelle mani
di questa tenebrosa sorridente Luce di Meridian.
“Grazie”. Dopo una rapida occhiata, l’oggetto viene inghiottito dal
palmo.
Elyon si volta verso le sue guardiane. “Will, Pa… Hay
Lin, raggiungete il soldato, e scortate il comandante Alborn fino alla
sala del trono”.
Si accosta all’orecchio delle due, e sussurra: “Ha certamente un sigillo
come quello di Miriadel. Serve per il teletrasporto. Fatevelo consegnare
subito ma, se possibile, non fate stranezze davanti a testimoni”.
Le due guardiane annuiscono e si incamminano veloci dietro al
caporale, già sparito oltre una svolta.
Prima che i loro passi cessino di echeggiare nel corridoio, la regina
fa cenno a Miriadel di salire sulla pedana di teletrasporto. “Vieni
con me. Abbiamo cose importanti di cui parlare”.
Appena la donna, riluttante, prende posto, l’immagine dell’atrio si
scioglie tremolando.
Meridian, sala del trono
Pochi istanti dopo, attorno a loro prende forma la sala del trono.
Elyon invita Miriadel a lasciare la pedana, e poi fa un cenno
garbato alle due guardie accanto alla porta, che salutano, marziali, ed
escono chiudendosi alle spalle i pesanti battenti.
“Siamo soli, ora?”, chiede Irma, scendendo dalla piattaforma
ed osservando le alte volte della sala, rifinite a toni di verde acqua,
azzurro e oro.
“Non distrarti”, la richiama Taranee, mentre va al portone per
assicurarsi che sia ben chiuso.
“Tranquille, è tutto insonorizzato”, le rassicura Elyon.
“Qui possiamo parlare liberamente”.
Poi, rivolta a Miriadel: “Tu sai già chi siamo, vero?”.
La donna lo ha capito fin dal primo momento, ma tenta ancora di sostenere
il gioco. “Sei tanto strana oggi, Elyon. Cosa ti è successo sulla
Terra?”.
La ragazza in abiti reali scuote il viso. “Non serve fare la stupida,
cara Miriadel. So benissimo che Elyon ti ha parlato di noi. Ripeto la domanda:
chi siamo?”.
Carte scoperte, allora. “Tu sei Vera, e queste sono le gocce astrali”.
“Così va meglio”, concede la ragazza. “E ora, guardami!”.
La donna sente una leggera vertigine. Oscilla leggermente, finché
si sente afferrare da dietro per le spalle. “Non serve. Sto bene”, mente,
allontanando delicatamente quelle mani affusolate. Poi, rivolta a Vera:
“Cosa stai facendo?”.
“Ti sto copiando la memoria. Non distogliere gli occhi, per piacere”.
Il senso di vertigine continua. “Ci vorrà molto?”.
“Solo se mi interrompi di continuo. Guardami… Avevo già molti
dei tuoi vecchi ricordi, attraverso Elyon, ma per orientarmi qui mi serviranno
quelli più recenti”.
Dopo pochi secondi, la sensazione cessa.
Si sente suonare il campanello. Ad un gesto della regina, il portone
si apre da solo, per far passare il comandante Alborn, con lo sguardo perso,
scortato dalle due guardiane. Quella dai capelli rossi ferma con un gesto
il caporale che li seguiva, facendolo restare nell’anticamera mentre i
battenti si richiudono.
Alborn si guarda attorno, sconcertato. “Cos’è questa convocazione
improvvisa? Mi sembra quasi un arresto”.
“Lo è”, risponde Miriadel. “Queste sono Vera e le gocce astrali”.
“Cosa…”. Lui le guarda a lungo. I corpi sono identici alle ragazze
che conosce, ma gli sguardi non sono gli stessi. “Ed Elyon?”.
Vera risponde: “Tranquillo, è sulla Terra, e non può
tornare qui”.
“E neppure le guardiane”. Wanda apre il palmo della mano, evocando
di nuovo il Cuore di Kandrakar. La luce rosata si riflette sul suo viso
deciso. “Con questo gioiello, abbiamo riattivato la vecchia muraglia tra
i mondi, o almeno qualcosa che le assomiglia molto”.
“Tra poco voi la attraverserete”, riprende Vera, “E anche Caleb vi
terrà compagnia”.
Wanda fa un mezzo sorriso. “Forse questa volta imparerà a guidare
decentemente una motocicletta”.
“Insomma, è un colpo di stato!”, conclude Alborn, inquadrando
la situazione nei suoi schemi mentali.
“Preferisco chiamarlo turnover”, sorride Vera. “Portate i miei cari
saluti ad Elyon, ed alla nostra vecchia casa ad Heatherfield”.
Alborn le risponde indignato: “Tu sai benissimo che lei aveva piena
fiducia in te. Tu sei una sua creatura, ma lei ti ha dato l’affetto di
una sorella. Come puoi ricambiarla con questo tradimento?”.
Miriadel si rivolge alle altre, cercando di fare breccia. “E voi? Vi
considerava amiche…” . Le guarda una per una; non tutte sostengono il suo
sguardo. “Carol… tu sei Carol, vero? Ti ha sempre ammirata. Ha sempre detto
che avevi una volontà di ferro. Perché ti sei fatta
coinvolgere?”.
Pian piano, la tristezza si dipinge sul viso inespressivo di Cornelia.
La regina impallidisce. Quando risponde, la sua voce trema. “Voi non
capite! Se Elyon restasse qui, sarebbe destinata a diventare un tiranno.
Meridian dovrebbe ringraziarci, piuttosto!”.
Miriadel è rimasta a bocca aperta per un attimo. “Ma… benedetta
ragazza, che sciocchezze sono mai queste?”.
“Che nobiltà d’animo”, risponde sarcastico il comandante. “Ci
hai messo molto per inventarti questa bella scusa?”.
“Non sono sciocchezze!”, risponde caparbia Vera. “E comunque, nessuno
si renderà conto della sostituzione”.
La donna ribatte: “Allora, siete partite con il piede sbagliato! Giù
nell’atrio, tutti i presenti si sono accorti che qualcosa non andava.
Siete arrivate forse venti secondi dopo la partenza di Elyon, con vestiti
diversi, atteggiamenti diversi, pensieri diversi, davanti a diverse persone,
che adesso saranno già andate a raccontarlo in giro”.
Alborn fa eco: “E poi, a palazzo quasi tutti leggono i pensieri, almeno
un po’. Che speranze avete che questo … turnover passi inosservato?”.
Miriadel si fa quasi materna: “Rinunciate a questa sciocchezza, ragazze!
Rinunciate ora, e lei vi perdonerà di certo!”.
Wanda si fa avanti, e fronteggia i due. “Basta! Questa paternale è
scontata. Potrete chiedere a Elyon perché siamo venute qui! Lei
lo sa benissimo. Ha fatto una scelta? Imparerà a portarne il peso!”.
I due la ricambiano con uno sguardo sbalordito. “Ma di cosa parli?”.
“Ve lo spiegherà Elyon stessa, e le sue amiche guardiane! Ora,
basta parlare”. Si volta verso Vera. “Allora, li spedisco via adesso?”.
La regina esita un attimo. “Si… sì! Andate! Addio”. La voce
sembra sul punto di spezzarsi.
“Io sono pronta”, dice decisa Wanda. “Ancora qualcosa da dire? Possibilmente
più originale dei discorsi di prima?”.
Miriadel la guarda con ostilità. “Se voi mi condannate ad andarmene,
io vi condanno a restare!”.
“Non c’è male, stavolta”, concede Wanda, sollevando verso di
loro il braccio teso con il Cuore di Kandrakar, come per prendere la mira.
Dal cristallo, un lampo cremisi investe in pieno i due, facendoli svanire.
Wanda richiude la mano. “Qui bisogna agire rapidamente, prima che si
diffondano voci!”. Si sposta davanti a Vera. “Tu, più di tutte,
hai il potere della suggestione! Puoi cancellare ogni sospetto, ogni ricordo!”.
“Sì… Proviamo così”, risponde dubbiosa la regina.
“Ma come, ‘proviamo’?”. La scrolla per le spalle. “Noi siamo venute
fin qui perché abbiamo creduto in te!”.
Vera la ricambia con un assenso poco convinto. “Si, ma… non possiamo
fare come se tutto fosse normale. Mi percepiscono diversa, e non so come
mascherarlo meglio. Dobbiamo creare una giustificazione per questo, e per
la vostra presenza”.
Osserva tutte le sue compagne. Pao sta sbirciando le altre, e trasuda
incertezza da tutti i pori.
Il sorriso ebete è sparito dalla faccia di Carol, lasciando
trasparire che si sta lentamente rendendo conto del guaio in cui si trovano.
Irene sembrerebbe quasi tranquilla, se il movimento ritmico del piede
non la tradisse. “Terry, ti mancano gli occhiali”.
Senza una parola, Therese si passa una mano sul viso, e anche questo
dettaglio prende posto. Con gli occhi socchiusi dietro le lenti inutili,
sta come valutando la situazione. “Vera, siamo tutte nella stessa barca.
Che ne dici di dare una svegliata a Carol?”.
Vera annuisce. “Spero di non pentirmene…”. Si pone davanti a lei, fissandola
finché vede che, lentamente, un velo di intelligenza le si dipinge
nuovamente sul viso.
“Carol, abbiamo bisogno anche di te. Tu e Pao Chai vi renderete invisibili,
e tornerete nell’atrio dove eravamo prima, tre piani più sotto.
Studiate le reazioni dei presenti, notate con chi parlano e cosa pensano.
Andate, ora!”.
Pao Chai sprofonda in un lago pieno di dubbi. “Vera, vorrei che mi
spiegassi meglio…”.
“Va bene”, dice la regina roteando gli occhi. “Nel frattempo, Wanda,
Terry…”.
“Scusa, Luce”, la interrompe Wanda. “Chiamiamoci con i nomi di Elyon
e delle guardiane, anche quando siamo sole. Io credo che qui anche i muri
abbiano occhi e orecchie”.
“Giusto. Dunque… Will, Taranee, voi portatemi qui il vice comandante
della guardia di palazzo!”.
Palazzo di Meridian, corpo di guardia
Stille di sudore imperlano l’alta fronte verdolina. Il palmo delle mani
rugose è diventato attaccaticcio.
Lo sguardo della guardiana dai capelli rossi dardeggia su di lui. Quella
dalla pelle scura, a braccia conserte, gli si sta spostando con indifferenza
sul fianco, quasi a circondarlo.
Perché lo hanno cercato? Che cosa vogliono queste aliene?
“Vice comandante Darden, la Luce di Meridian ti desidera immediatamente
al suo cospetto!”.
Meridian, sala del trono
Poco dopo, l’ufficiale entra nella sala del trono. Per tutto il tragitto
non ha potuto fare a meno di sentirsi quasi prigioniero delle due guardiane
dai costumi vivaci che gli camminavano ai lati.
Davanti a lui, tre gradini più in alto, è seduta
la regina.
Niente sorrisi, questa volta.
“Vice comandante Darden!”, esordisce. “Fin sulla Terra, fin a Kandrakar
sanno che c’è in atto una congiura contro di me. E’ possibile che
quelli a cui ho affidato la mia sicurezza non ne sappiano nulla?”.
L’alto ufficiale è allibito. “Altezza, non abbiamo avuto sentore
di niente! Controllo personalmente le azioni ed i pensieri dei miei sottoposti,
e garantisco che tutta la guardia di palazzo è estranea a qualunque
complotto!”.
“Eppure le guardiane hanno informazioni sicure. Il comandante Alborn
e il capitano Miriadel sono stati già inviati ad indagare”. Volge
lo sguardo di lato, immaginando contee lontane, oltre l’orizzonte. “Molti
signorotti hanno deciso che io sono di troppo. Temono che i miei nuovi
controlli rivelino il loro marcio, accumulato negli ultimi anni. Hanno
deciso di minare la stabilità di questo mondo, pur di proteggersi”.
Torna a guardarlo, penetrante. “Per iniziare, so che stanno spargendo strane
voci su di me”.
“Altezza, non ne ho sentita alcuna”.
La regina fa un passo verso di lui, sovrastandolo imperiosa
dalla pedana. “Voglio risalire di persona all’origine delle voci. Arrestate
e portatemi immediatamente chiunque dica, o anche solo pensi, qualcosa
di strano su di me! Sono stata chiara?”.
“…Sì, Altezza!”.
“Qualunque ritardo o negligenza nell’ottemperare a ciò sarà
considerata un tradimento”. Gli volta le spalle. “Ora andate, e iniziate
immediatamente i controlli!”.
“Sì, Altezza”. Il vice-comandante fa un inchino marziale, e
lascia la sala del trono.
La regina scambia uno sguardo d’intesa con Will. ‘Seguilo
e leggigli i pensieri!’.
La guardiana annuisce, e svanisce alla vista. Vera la percepisce vagamente
mentre esce dalla sala attraverso la porta già richiusa.
“Che ne pensate, ragazze?”, chiede alle quattro figure alate al suo
fianco.
“Sembra andata liscia”, commenta Pao Chai. “La storia è abbastanza
plausibile, e giustifica un po’ il cambiamento della percezione che hanno
di te”.
“Anche la nostra presenza e il nostro ruolo!”, aggiunge Therese, mentre
prova a materializzare una fiammella sul palmo della mano. “I nostri poteri
non hanno la stessa natura di quelli delle Guardiane. Dovremmo assomigliare
a loro anche sotto questo aspetto”.
Irene, seduta sulla balaustra del terrazzo, osserva la bellissima vista
sulla antica città, stretta in una vallata. Da un punto di osservazione
così in alto, si può vedere fin alle pendici dell’altopiano
in direzione nord-est.
Pao Chai le fa notare candidamente: “Irma, anche se hai le alette,
non puoi volare”. Le si avvicina, ed indica, in basso, la rupe alla base
del palazzo. “Fin laggiù, ci sono almeno cinquanta metri di caduta
libera”.
Con uno scongiuro, Irene ritorna immediatamente con i piedi sul pavimento
del grande terrazzo. In passato, ha già visto avverarsi più
volte disgrazie appena predette dalla cinesina.
“Chi sarà il nostro prossimo ospite?”, chiede Carol. Sta temendo
il momento in cui si troverà di fronte ad uno che ricorda fin troppo
bene.
Vera risponde: “Stai pensando a Caleb, vero? Ora è fuori città,
tornerà a giorni. Lui ha un sigillo come quello di Alborn. Dobbiamo
toglierglielo”.
Sporgendosi dalla balaustra, Irene scuote il capo e le alette. “Mi
dispiace contraddirti, Luce, ma il nostro amico sta rientrando a palazzo
proprio in questo momento”.
“Di già? Cornelia, vagli incontro e accompagnalo qui”.
I pensieri di Carol, mentre scende lo scalone, si fanno tumultuosi.
Anche se è stata solo una spettatrice del passato amore di Cornelia,
ha sempre ammirato Caleb. Ora, proprio lei è stata mandata ad ingannarlo,
per strapparlo al mondo che…
Ma no, cerca di convincersi, sta per mandarlo in un luogo sicuro, dove
troverà quella che è quasi la sua famiglia. E’ un privilegio
che ad un essere artificiale è quasi sempre negato. Solo un breve,
pietoso inganno, e poi la possibilità di essere felice altrove.
Noi, invece…
Nel momento in cui Caleb entra nell’atrio, al centro del salone c’è
già ad attenderlo quella che gli sembra la sua vecchia fiamma.
“Cornelia! Tu qui?”. Si avvicina imbarazzato, le sfiora la mano. “Sono
rientrato perché ho percepito qualcosa di strano. Dimmi, cosa sta
succedendo a Elyon?”.
La guardiana lo guarda a lungo, silenziosa.
Lui sente una lieve vertigine. “Cornelia… cosa c’è? Perché
non mi rispondi?”.
La sensazione ed il silenzio finiscono assieme. “Caleb, è un
brutto momento. Elyon ha saputo di un complotto in atto contro di lei.
Noi guardiane siamo qui per aiutarla”.
Lui fa una smorfia incredula. “Ma cosa dici? Se c’è un luogo
dove una congiura non ha alcuna possibilità di riuscita, quello
è proprio il palazzo di Meridian. Io non ho avuto alcun sentore,
e qui è impossibile mantenere un segreto del genere!”.
Lo guarda, indecifrabile. “Allora non ti ha mai confidato i suoi sospetti?”.
“Su di chi?”.
Lei sembra notare la curiosità mal celata dei tre soldati di
guardia all’atrio. “Non parliamone proprio qui. Seguimi nella sala del
trono”.
Mentre salgono le scale, fianco a fianco ma lontanissimi, Carol
cerca di mettere ordine nei suoi pensieri.
Quel sigillo per il teletrasporto… chissà se può funzionare
anche attraverso la muraglia? Se potesse appropriarsene, forse arriverebbe
il momento opportuno per usarlo. Potrebbe convincere anche Pao Chai a venire
ad Heatherfield. Se il gruppo si dividesse, le altre non potrebbero più
sostenere la finzione, e dovrebbero venire a patti. Lei potrebbe fare da
ambasciatrice con Elyon e le guardiane, ed ottenere che vengano perdonate
e lasciate libere. E, anche se fosse vero che l’Oracolo di Kandrakar le
voleva, rinuncerà sicuramente in cambio del suo prezioso Cuore.
Sì, potrebbe funzionare. Non deve perdere questa occasione.
Arrivati alla sommità dello scalone, gli sussurra: “Prima che
tu parli ad Elyon, ti devo dire una cosa a quattr’occhi”.
Entrando nell’anticamera, adibita a sala d’attesa con due salottini
simmetrici sui lati, nota che i due soldati di prima stanno ancora facendo
la guardia al portone ben serrato della sala del trono.
“Guardie, lasciateci soli”, ordina Cornelia.
Mentre escono impettiti, uno dei due fa un ammicco poco marziale al
compagno, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Se sapessero, pensa Carol…
Si volta verso Caleb, fissandolo in viso. “Fammi vedere il tuo sigillo”.
Lui trasale a questa richiesta. Come fa a sapere… ma è impossibile
disobbedire a quei due occhi. Lentamente, porta la mano al collo ed estrae
il pendaglio. Sta per consegnarlo…
D’improvviso, qualcosa si rompe nello sguardo di Cornelia, e
a lui sembra quasi di vedere una lacrima che luccica e scompare subito,
come riassorbita.
“Un momento… tu non sei Cornelia! Ma allora…”.
“Caleb, il sigillo! Ti prego!”. La voce della ragazza ha perso tutta
la sua autorità.
Lui stringe forte in mano l’oggetto desiderato. “Sei… Carol, vero?
Come…”.
Lei vede Irma apparire un passo dietro a Caleb, ed allungare
la mano verso la sua spalla. “NO!”, le sfugge d’istinto.
Appena lui intravede la minaccia alle spalle, il suo corpo sembra dissolversi
e sparire. Il tentativo della Guardiana dell’Acqua afferra solo
il vuoto.
Stizzita, guarda Cornelia, e sibila: “Contenta? Il tuo principe
azzurro è fuggito! Ma da che parte stai?”.
Si interrompe, voltandosi verso la porta. I due soldati, richiamati
dalle voci concitate, stanno guardandole, disorientati.
Meridian, sala del trono
“Fredda, calma, non sbagli mai… Era questo che dicevi a… a lei, quando
cercavi di rimpiazzarmi?”, sibila la Luce di Meridian dall’alto
della pedana del trono. “Beh, Signorina Io-so-tutto, quello che hai
combinato è grave. Caleb ha carisma, ha esperienza da congiurato,
conosce bene sia il castello che gli ambienti esterni. E conosce noi, almeno
per sentito dire”.
“Se qualcuno si chiede chi mai potrebbe essersi sostituito a Elyon
e alle guardiane, ora potrà trovare una risposta, grazie a
te!”, sbotta Irene. “Lo volevamo al sicuro sulla Terra, ma ora abbiamo
un nemico potente nascosto in una qualunque di quelle case o quelle gallerie”,
aggiunge, indicando fuori dalla terrazza. Poi va verso la balaustra, chiudendosi
in un insolito silenzio mentre osserva la città sottostante.
Anche Pao Chai fa sentire la sua vocina triste: “Qualunque azione contro
di lui sarà dolorosa anche per noi. Lo ricordiamo comunque come
un amico”.
Vera annuisce e sprofonda, di malumore, nel suo morbido trono. Tace
a lungo, riflettendo. “Beh, siamo ancora in grado di catturarlo e mandarlo
via senza fargli male, trattenendo il sigillo. Ma dovremo cercarlo anche
fuori dal palazzo, e non sarà facile”. Torna a guardare la Guardiana
della Terra. “Ma c’è un’altra cosa che mi preoccupa anche più,
Carol. Ho capito che cosa avevi pensato di fare”.
Pao Chai spalanca gli occhi, vedendo il velo di paura sul viso di Carol.
“Ma… di cosa parlate?”.
“Non voglio scuse. Non voglio spiegazioni”, riprende la regina.
“So benissimo che ti ho costretta a venire qui. Però ora non posso
accettare che tu te ne vada. O mi dai la tua parola d’onore che non ci
tradirai, o tornerò a rimbecillirti come prima”.
“La mia parola d’onore?”, chiede incredula Carol.
“Sì. Mi basterà. Ma riflettici, prima di darla. Ti vincolerà.
Se stai pensando ad una falsa promessa, lo capirò subito”.
Carol prende tempo. Guarda il viso speranzoso di Pao Chai, e poi di
nuovo la Luce di Meridian. La ferisce quello sguardo duro rivolto
verso di lei da un viso che, prima di questo incubo, le riservava solo
occhiate di affetto ed ammirazione.
“Non ho scelta. Prometto. Non vi … abbandonerò”.
Vera sospira. “Grazie. Ci speravo. Ora ho un incarico di fiducia per
te: dovrai trovare un metamondese con una buona conoscenza di Meridian,
castello, città e sotterranei, copiargli la memoria e trasferirla
a noi. Comincia subito la ricerca, e vedi di non creare altri problemi!”.
Carol esce lentamente dalla sala del trono, a testa bassa. Per la prima
volta, il suo corpo lascia trasparire tutta la sua umiliazione.
Però non ha detto di avere già copiato la memoria di
Caleb. Questa è solo per lei.