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Autore: Monoi    19/12/2014    0 recensioni
"Anche io volevo bene a Candy, tutti noi le volevamo bene... perchè in questa giornata lui non vuole mai dividere il suo dolore con noi?" - 1922. Sono passati sei anni da quando Candy ha perso la vita in un terribile incidente ferroviario di ritorno da Rockstown. La grande famiglia degli affetti di Candy si ritrova per ricordarla alla Casa di Pony. Tra il dolore di chi l’ha amata fioriscono silenzi, rancori e misteri inconfessabili.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Brighton, Archibald Cornwell, Neal Leagan, Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Oh, non necessariamente erano li per lui, o almeno, non erano li solo per lui, però gli dava fastidio che la stampa si ricordasse della sua Candy, una volta all'anno, solo perché sperava di assistere ad una litigio tra vip, come si vociferava fosse accaduto durante il suo funerale, a Lakewood.

Che fortuna, si disse Terence, che quella quasi scazzottata tra lui e Neal non avesse avuto altri testimoni che gli Andrew e pochi altri. Sarebbe stato un brutto colpo per la  povera Susanna aver saputo la verità.

La verità era che, nonostante lui continuasse a giurare e spergiurare che aveva dimenticato Candy, che aveva deciso di andare avanti con la sua vita, con il teatro, in realtà lui si era sentito morire davvero, quando aveva ricevuto la notizia  da sua madre. Non ci aveva voluto credere.

In quel mesi del 1916 Terry era stato impegnato nella sua resurrezione. Ricordava ancora quella apparizione di Candy nel buio di quella stamberga, che a lungo aveva creduto fosse uno scherzo della sua immaginazione. E quando aveva scoperto che era davvero lei, ormai era troppo tardi.

Eleanor era arrivata a vedere le prove del piccolo spettacolo per cui l'avevano scritturato. Era ripartito da zero, non beveva, lo prendevano per le parti dei comprimari, ma andava bene lo stesso. Lui, come sempre, si era rifiutato di parlare con sua madre, che con gli occhi rossi e un fazzoletto in mano si era aggrappata al suo braccio, implorandolo. E aveva sussurrato quelle parole maledette...

Lui l'aveva guardata, negli occhi, per la prima volta da tanto tempo. L'aveva presa per le spalle, scrollandola forte, rispondendo che non era vero.

Sua madre gli aveva fatto vedere un giornale. C'erano due foto. Non ci aveva messo molto a capire che erano Stear e Candy. Le foto erano decisamente vecchie, i due erano poco più che ragazzini. Forse erano state scattate prima della partenza per il collegio.

Era rimasto stupito, sorpreso, ed anche un po' irritato nel leggere "Dopo anni in cui era rimasto nell'ombra, il grande magnate William Albert Andrew ha diffuso un comunicato  in cui rende nota una triste vicenda accaduta alla famiglia". E dopo righe in cui si elencavano le banche, i giornali, i cantieri, gli edifici commerciali ed i treni di proprietà degli Andrew, in fondo all'articolo, poche righe dicevano "nonostante le ripetute richieste di presenziare agli eventi mondani della primavera,  W.A. Andrew non ha partecipato a nessun ricevimento per rispetto dei due terribili lutti che hanno colpito la famiglia nell'ultimo anno: la prematura scomparsa del nipote Alistair Cornwell, caduto a novembre sul fronte  francese durante un combattimento aereo, e la morte della figlia adottiva Candice White Andrew, tra le vittime del terribile disastro ferroviario di Wingermere dello scorso febbraio. Le esequie della giovane Andrew si terranno in forma privata presso il cimitero di famiglia a Lakewood..."

Vittime. Lutti. Disastro.

....e Candy?

Esequie. Cimitero.

Cosa c’entrava Candy... morte?

"Wi... Wingermere?" Balbettò Terence guardando sua madre. I giornali per settimane avevano raccontato di quella tremenda carneficina. Un treno deragliato aveva preso fuoco, dopo dalle parti di Rockstown, la sera in cui aveva deciso di riprendere in mano la sua vita. Terence era rimasto bloccato tre giorni prima di riuscire a ripartire per tornare a New York, da Susanna.

Candy era sul treno che da Rockstown andava a Chicago... Il treno deragliato a Wingermere. "Mio dio... Quel giorno, nel teatro... Era davvero lei! Era venuta a vedermi!" Terry si era alzato all'improvviso, le mani tra i capelli, il volto disperato. "Ma perché non è venuta a parlarmi...?"

"Non era arrivata a Rockstown per parlare con te, Terry...."

"E tu come lo sai?"

"L'ho vista tra il pubblico, e le ho parlato..."

I rumori dei passi di Neal che ritornava al suo posto riscossero Terence dallo stato di semi trance in cui si era buttato. L'attore aveva guardato il giovane Legan con uno sguardo sprezzante, ricavandone in cambio un'espressione di puro odio.

Perché diavolo si era presentato lì, in mezzo a chi amava Candy e continuava a soffrire il dolore della sua mancanza? E cosa c'entrava in tutto questo la vecchia Elroy Andrew, che al pari dei Legan era sempre stata la peggior nemica di Candy, la causa di tutte le sue infelicità? Che cosa ci faceva lì seduta, tra quello stupido insulso di Archie Cornwell e la ragazzina che aveva preso il posto di Candy in quella odiosa famiglia? Che rabbia gli davano gli Andrew, tutti gli Andrew. Per Candy erano stati solo una grande fonte di sofferenza. Nessuno escluso.

Si volse, cercandolo con sguardo. Eccolo lá, il peggiore di tutti, vestito di nero come un vedovo inconsolabile... Era arrivato tardi e se ne sarebbe andato prima della fine. E pensare che all'inizio, appena lo aveva conosciuto, gli era stato così simpatico. Ed era così gentile con lei. Candy ne parlava sempre in termini entusiasti, lo ammirava, e gli voleva bene. Per lui era stato un modello da imitare, un esempio da seguire.  A lungo, dopo la rottura con Candy, aveva pensato che finché c'era lui al suo fianco, lei sarebbe stata bene. Forse felice. Felice come lui non era stato in grado di essere vicino a Susanna.  Maledizione. Anche Susanna era morta, due anni prima.

Maledizione! Si ripetè tra le lacrime che gli solcavano il viso. Tutte quelle lacrime per la morte del suo amore che aveva ingoiato per non far soffrire sua moglie erano rinate dal suo cuore quando aveva pianto sul letto freddo di Susanna.

Cathy cercava di non voltarsi con tutta la migliore volontà del suo cuore sedicenne. Ma era troppo difficile. Neil si era seduto di nuovo al suo fianco e ciò voleva dire solo una cosa: Zio William era arrivato. "Non girarti, non girarti, non girarti" ordinava una voce dentro di se è lo sguardo di Zia Elroy alla sua sinistra. Ma quel singhiozzo disperato, che proveniva dal banco dietro di le, le aveva fatto gelare il sangue. "No... Non può essere lui..." E la sventurata si girò, solo per ricevere un'occhiataccia da Madame Andrew.

Ma era già troppo tardi. Il volto del grande Terence Graham era solcato da lacrime. "Accidenti se è bello..." Il pensiero che l'aveva sfiorata mentre vedeva quegli occhi blu arrossati dal pianto l'aveva fatta arrossire. Si era girata mestamente, chinando il capo per nascondere quella strana emozione che si stava impossessando di lei, anche se non riusciva chiudere le orecchie al suono strozzato di quei singhiozzi. E a quel tirar su di naso, che stava facendo aumentare la frequenza dei sospiri irritati della zia.

"Idiota..." Sibilò Neal tra i denti.

Lentamente, timidamente, Cathy aveva afferrato il suo fazzoletto e si era girata. In quei pochi secondi che le sembrarono eterni, la sua mano si sporse oltre lo schienale, si fermò a mezz'aria e porse al grande attore il suo piccolo pezzetto di stoffa. Da tanto che se ne vergognava, non osava guardarlo in faccia.

 

   
 
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