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Autore: Layla    19/12/2014    1 recensioni
“È un casino quando devi far combaciare la tua vita con quella di una perfetta estranea di cui hai i ricordi e tutto il resto. Non sono più io e non sono lei, non so chi sono.
So solo che ti amo disperatamente e che da qui riparte la mia vita.”
“Giusto e io ci sarò sempre e non mollerò mai.”
“E se non centreremo un obbiettivo ci riproveremo fino a riuscirci, se tu giochi la tua parte io giocherò la mia.”
Sorridiamo, lui strofina il suo naso contro il mio.
“Adesso dormiamo.”
Sì.”
Ci aspetta un nuovo giorno e una nuova vita e dovremo dare il cento per cento di noi stessi.

{Seguito di "Aliens exist"
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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18)Il mare

 
Due settimane dopo il pranzo con Rat la situazione è tornata perfettamente alla normalità.
Ava e Tom si parlano e lui ha ripreso a darle lezioni di chitarra, la cosa mi rende piuttosto felice, ma anche triste in un certo senso. Tra poco ce ne dovremo andare e mi mancherà mio fratello e – in fondo – anche questo posto.
È proprio in una di queste crisi di malinconia acuta mi trova Johnny.
“Ehi, tutto bene, Chia?”
“Uhm, sì. Cioè, non proprio.
Sono felice di tornare sulla Terra, ma allo stesso tempo mi mancherà mio fratello e questo posto.”
“Capisco quello che vuoi dire, ma per noi qui non c’è posto.
Suona strano che lo dica io, ma la nostra vita è ormai altrove.”
“Hai perfettamente ragione.”
Rimango un attimo in silenzio.
“Prima di andarmene mi piacerebbe vedere il mare, mi accompagneresti?”
“Certo, ma dovresti portarti dietro la tua famiglia.”
“Sì, ovvio verranno anche loro, ma saranno un po’ tagliati fuori da quello che significa per noi.”
Il mio sguardo si perde lontano, fisso su due bambini che giocano spensierati sulla spiaggia e poi su due adolescenti che nuotano, si schizzano e poi finiscono per baciarsi.
Ava e Rath sono stati molto felici lì.
“Già, ma adesso non siamo più loro. Ho finalmente capito che non sono più l’alieno che aspetta di tornare al suo pianeta, ma un terrestre con una famiglia e delle responsabilità.”
Io sorrido.
“Mi piace sentirtelo dire, stasera a cena chiederò a Tom di andare al mare visto che ormai le pozze le ha già viste.”
Johnny mi sorride, poi se ne va richiamato dalle urla della piccola Isabel.
Come passa veloce il tempo e come passa impietoso sulle nostre piccole vite, se ripenso a tutto quello che è accaduto nella mia adolescenza mi sembra sia successo ieri, invece sono passati parecchi anni.
In ogni caso la crisi di malinconia se ne va così come è arrivata e la sera sono di nuovo di buon umore.
“Tom, prima di andarcene ti va di andare al mare?”
Lui mi guarda stupito.
“Ma certo!”
“Potremmo venire anche noi!”
Suggerisce Anne, annuiamo tutti e la proposta è accettata.
Il giorno dopo preparo i bagagli, i miei figli sono curiosi.
“Ci divertiremo, vedrete. Potremo fare il bagno.”
“Figo!”
Esclama Ava.
“Spero somigli al mare di San Diego, così magari potrò fare surf.”
“Credo potrai farlo. Metti la tavola  nell’astronave, perché non so se le vendono là.”
Lei annuisce e corre a metterla in macchina.
Verso sera partiamo tutti verso il mare con Johnny alla guida, lui è quello che conosce la strada meglio di tutti.
Voliamo per tutta la notte e finiamo per addormentarci tutti tranne Jo, non abbiamo voglia di trascorrere una notte insonne per guardare le stelle e le lune. Le lune iniziano a starmi antipatiche dopo tutti i problemi che ci hanno creato.
Dopo non so quanto sento un urlo che ci sveglia: è Johnny e ci fa ammirare l’alba che sorge dal mare.
Meravigliosa, l’acqua sembra incendiarsi per un attimo, per poi diventare d’oro e alla fine ritornare all’azzurro iniziale.
Il mio amico guida fino al hotel dove abbiamo prenotato e una solerte signora ci accoglie e fa scaricare il nostro veicolo da un ragazzo.
Saliamo tutti in camera e dormiamo un paio d’ore in un letto e poi ci svegliamo.
Scendiamo nella sala da pranzo del hotel e facciamo un’abbondante colazione, i miei figli sembrano affamati come se non toccassero cibo da giorni.
Dopo mangiato saliamo di nuovo in camera per cambiarci e mettere dei vestiti adatti per la spiaggia e i costumi.
Ava prende anche la sua tavola colorata e ci segue curiosa. La spiaggia è una distesa di sabbia bianca che a volte scintilla come oro pallido e a volte come argento.
Affittiamo un paio di ombrelloni e poi ci dirigiamo lì, la sabbia è morbida e non troppo calda e spira una piacevole brezza, in quanto al mare è una tavola azzurra solo leggermente increspata dalle onde.
“Non potrò fare surf!”
Commenta imbronciata Ava, Johnny sorride.
“Oltre la barriera degli scogli troverai tutte le onde che vuoi.”
In effetti davanti alla spiaggia ci sono dei frangiflutti di pietra nera.
“Posso fare il bagno, mamma?”
“No, aspetta ancora un attimo. Hai mangiato molto a colazione.”
“Facciamo una passeggiata?”
Io annuisco e lasciamo la famiglia Mayer,  andando verso la battigia. Camminiamo piano, io dedico lunghi minuti a osservare l’acqua cristallina, in certi punti si vedono anche delle stelle marine di un rosso accesissimo e viola.
Ci sono solo le grida dei gabbiani a farci compagnia e la cosa mi fa piacere, ho sempre amato i posti belli e solitari e non c’è niente come andare al mare fuori stagione.
Dopo una lunga camminata do il permesso ad Ava di fare il bagno e lei si lancia nell’acqua con la sua fedele tavola, raggiunge gli scogli – vedo la sua figuretta stagliarsi – e poi sparisce.
“Johnny, sei sicuro che non rischia qualcosa?”
“No, non credo. Però se vuoi puoi dare un’occhiata.”
Io  e Tom ci alziamo e ci buttiamo in acqua, nuotiamo anche noi fino agli scogli e poi ci arrampichiamo sulle rocce nere. Da lì si gode una vista meravigliosa, il mare è abbastanza agitato per fare surf, ma non troppo per essere pericoloso.
Ava se la sta godendo alla grande nel cavalcare le onde e devo ammettere che è davvero brava, così sicura di sé stessa che sembra sia nata per vivere nell’acqua.
“Abbiamo cresciuto una figlia molto pop-punk.”
“E non sei felice?”
“Certo. Non potevo sperare di meglio!”
La guardiamo ancora un  po’, poi lui passa un braccio attorno alle mie spalle e mi bacia.
Sento le farfalle nello stomaco come la prima volta che mi ha baciato quando avevo diciotto anni ed ero solo un’aliena spaventata.
Dopo tutto questo tempo amo ancora lui e lo amerò per sempre.
“Facciamo una passeggiata io e te?”
Mi sussurra in un orecchio.
“Sì.”
Rispondo io.
Con cautela scendiamo dagli scogli e nuotiamo fino a riva, poi ci allontaniamo mano nella mano.
 

Passeggiamo fino a raggiungere un posto isolato, lì ci sediamo per terra. Lui mi attira a sé e io mi lascio avvolgere dalle sue braccia.
Iniziamo a baciarci con più passione e la sua mano scende lungo i miei fianchi dandomi i brividi.
“Tom, potrebbero sorprenderci.”
“No.”
Risponde baciandomi il collo e trovando il punto giusto, quello che mi fa perdere la ragione. Mugugno qualcosa e alzo la testa per permettergli di baciarmi meglio il collo. Lui sorride soddisfatto e riprende la sua opera. Scende a baciarmi le clavicole e poi con una mossa abile mi toglie anche il pezzo sopra del bikini.
Mi stringe un seno e mi sussurra nell’orecchio: “Sei sicura che vuoi che mi fermi?”
“No, vai avanti per l’amor del cielo.”
Lui sorride e si dedica ai miei seni leccandoli, baciandoli, succhiandoli e mordendoli, facendomi gemere; la mia mano in automatico va al cavallo del suo costume.
Lo massaggio da sopra il tessuto, sentendolo farsi sempre più duro, lui geme e io infilo la mia mano dentro e inizio a masturbarlo.
Su e giù.
Giù e su.
Lui geme e infila la mano nel pezzo che resta del mio costume e sento immediatamente un dito nella mia femminilità, ma diventano subito due e poi tre. Le nostre mani iniziano ad andare allo stesso ritmo e ci baciamo per evitare che si sentano gemiti troppo forti.
Stanchi dei preliminari ci togliamo gli ultimi indumenti e lui entra in me con una spinta piuttosto forte che mi fa gemere di dolore oltre che di piacere.
“Scusa, piccola. È che non sono abituato.”
Presto prende un ritmo meno violento, le sue spinte sono lente e profonde e io mi sento in paradiso. È meraviglioso.
Mano a mano che ci avviciniamo all’apice aumenta la forza e la frequenza delle spinte fino a quando non raggiungiamo tutti e due l’orgasmo e lui si lascia cadere su di me.
Gli accarezzo i capelli e gli bacio le tempie, lui mi accarezza la pancia dolcemente.
“Con te è sempre bello.”
Dico semplicemente per non guastare questo raro momento di intimità con le parole.
Poco dopo però sentiamo delle voci e ci rivestiamo alla svelta, giusto il tempo di metterci i nostri costui che un’anziana coppia spunta dietro di noi.
“Bello il mare, vero?”
Ci chiede l’uomo.
“Molto”
 Rispondo io con tutta la serietà che riesco a racimolare.
Quando se ne vanno scoppiamo a ridere tutti e due, abbiamo rischiato di farci scoprire come due ragazzini alle prime armi!
“Secondo te l’hanno capito?”
Mi chiede Tom dopo che abbiamo finito di ridere come due scemi.
“Per me la signora sì, aveva uno strano sorrisetto.”
“Imbarazzante!”
Commento io, coprendomi gli occhi, lui ride.
Mi piace sentire la sua risata, la sua vera risata, erano anni che non la sentivo.
Forse è davvero guarito, forse i dottori mi hanno ridato il mio Tom, quello che ho imparato ad amare follemente a diciotto anni e poi è diventato mio marito.
Mi tende una mano.
“Andiamo dagli altri, ci avranno dati per dispersi ormai.”
Io la accetto e mi alzo in piedi annuendo, in effetto siamo stati via un po’.
Percorriamo all’inverso la nostra passeggiata e all’ombrellone troviamo solo Anne che ci guarda curiosa.
“Dove siete stati per tutto questo tempo?”
Poi all’improvviso un lampo di comprensione le illumina il volto.
“Diavolo, non potevate farlo in albergo?”
“Troppo banale.”
Risponde insolente mio marito, Anne sorride.
“Ora ti riconosco, DeLonge.”
“Dov’è Johnny?”
“Sta facendo imparare a nuotare Izzie, ma molto probabilmente a quest’ora staranno  pasticciando in acqua e costruendo castelli di sabbia.”
Io scendo a dare un’occhiata e in effetti c’è un Johnny molto concentrato che sta costruendo qualcosa insieme alla figlia, coccolandola ogni tanto e a Jonas.
Il mio amico sta riversando sulla figlia tonnellate di affetto, forse tutto quello che avrebbe voluto ricevere lui da bambino e che non ha avuto, sono uno spettacolo tenerissimo.
Torno all’ombrellone sorridendo come un’idiota.
“Cosa c’è, Jen?”
“Uhm, niente. Solo che Johnny che gioca con Izzie è davvero una cosa tenerissima.”
Dico sedendomi e godendomi un po’ di riposo.
“Lo so, sono meravigliosi e mi sento una donna molto fortunata per averli accanto a me.”
“Sì, ti capisco, anche io mi sento molto fortunata.”
Ammicco a Tom che mi sorride di rimando.
Anne ride.
“Dopo tutti questi anni sembrate ancora una coppietta di sposi appena sposati!”
“Diciamo che in questo momento lo siamo, in un certo senso.
Per un po’ di tempo Tom non è stato sé stesso.”
“Giusto, hai ragione.”
Non diciamo niente per un po’, abbiamo deciso di comune accordo di ignorare il periodo massone di Tom e di non fargli pesare niente di quello che ha detto o fatto in quel periodo.
L’importante è che sia alle nostre spalle e che lui stia bene, poi il resto avanza.
Certo rimane sempre la questione Mark – e della loro riappacificazione – ma sono sicura che andrà bene e che lui capirà. O almeno lo spero.
Ci siamo sempre sentiti durante questi anni e ha sempre chiesto notizie di Tom, il che significa che gli interessa ancora di lui, ma bisogna fare i conti con quello che il Tom dei massoni e il clone di Keisha hanno detto.
Tom è stato il primo a rivolgere parole poco lusinghiere ai blink ed è stato come se avesse insultato Mark di persona, lui tiene alla band come a un figlio. L’ha vista nascere insieme a Tom, l’ha vista crescere e raggiungere traguardi che nemmeno nei suoi sogni si immaginava potesse fare e poi l’ha vita cadere.
Questo l’ha ferito molto e so che non sarà facile mettere da parte questo fatto se si riconcilierà con Tom.
No, non lo sarà affatto, ma per ora è inutile pensarci. Siamo al mare e sarà meglio godersi questo periodo di pace dopo tutto quello che abbiamo attraversato mi dico prima di lasciare che i miei occhi si chiudano.
Poco dopo sono immersa in un sonno leggero e costellato da incubi in cui Mark mi accusa di avere reso lui e Tom dei diversi e che tutto quello che è successo è solo colpa mia.
Mi sveglio solo perché qualcuno mi scuote energicamente, è Anne e mi guarda preoccupata.
“Tutto bene?
Hai parlato nel sonno.”
“Ho avuto un incubo.”
Taglio corto io.
“Come mai mi hai svegliato?”
“Per mangiare, se vuoi.”
“Oh, sì. Grazie!”
Prendo volentieri un panino che mi porge Anne, lo addento ed è buono, non le ho nemmeno chiesto cosa ci ha messo dentro.
Che sbadata che sono, questo incubo mi ha messo davvero di malumore e non voglio guastare la festa  a nessuno. Lo finisco e con un sospiro mi passo la mano davanti alla faccia, sperando di scacciare tutte le mie ansie con questo gesto.
“Tutto bene?”
Mi chiede di nuovo Tom.
“No, è solo un incubo, te l’ho detto. Sono scema io che mi faccio condizionare da queste cose, scusatemi.”
“Non ti preoccupare.”
Mi risponde Tom abbracciandomi, avevo proprio bisogno del contatto con il suo corpo per stare bene, lui è una sorta di calmante naturale per me.
Anche Ava e Jonas sono tornati sulla spiaggia e li guardo mangiare.
“Vi siete divertiti?
Ava annuisce vigorosamente con la bocca piena.
“Il mare è come a San Diego, se non meglio. Ho surfato benissimo!”
Jonas la guarda un po’ invidioso.
“Tu cosa hai fatto, cucciolo?”
“Ho costruito castelli con lo zio e Izzie e poi abbiamo provato a nuotare.
Anche io voglio imparare a surfare, mamma! Posso?”
“Sei troppo piccolo e poi prima devi imparare bene.”
Lui sbuffa.
“Tutte le cose divertenti le fanno solo i grandi.”
“Non proprio, lavorare non è divertente.”
“Ma tu ti diverti, papà.”
“Io sono un eccezione, perché sono riuscito a trasformare quello che mi piace in un lavoro, non tutti ci riescono, la maggior parte si adatta a fare quello che può per sopravvivere.”
Jonas rimane in silenzio – assorbendo le parole del padre – e poi chiede un altro panino ad Anne.
“Tu cosa vuoi fare, JoJo?”
“Costruire cose sembra divertente.”
“Magari sarà un ingegnere…”
Commento sognante io.
“Mh, forse. Magari sarà un musicista anche lui.”
“No!”
Esclama Ava.
“Sono io l’altra musicista di famiglia e non lascerò che questo microbo mi rubi il ruolo!”
Ridendo inizia a strofinare la testa del fratellino con le nocche, Jonas si ribella calciando sabbia un po’ ovunque. Noi ridiamo.
Non è molto importante cosa faranno i miei figli, l’importante è che siano felici.
Il resto del pomeriggio trascorre tranquillamente, dopo pranzo dormiamo tutti sotto l’ombrellone e poi facciamo un bagno tutti insieme.
Tom si mette in un angolo con Jonas e gli insegna a nuotare, Johnny tenta di fare lo stesso con Izzie, ma tutto quello che riescono a fare è sollevare una buona quantità di schizzi e fare ridere i due cugini.
Jonas – il più grande –  è quello che fa più progressi, ma è lontano il giorno in cui potrà fare surf.
Ava, da parte sua, salta di nuovo oltre i paraflutti e torna a surfare. Io invece mi godo una nuotata in pace, erano anni che non venivo qui e in un certo senso questo posto ha conservato la magia che aveva quando io ero ancora Ava.
Ceniamo in albergo e poi ci disperdiamo nell’esplorare le bancarelle della marina, sono tutte molto carine e piene di cose interessanti.
Ava si compra un bottiglietta piena di uno strano liquido azzurro che brilla leggermente, io glielo permetto dopo aver avuto la conferma dal commerciante che non fosse pericoloso.
Alle undici precise ci ritroviamo di nuovo su una collinetta vicino alla spiaggia per vedere i fuochi d’artificio che ci sono in programma questa sera.
“Sono belli come quelli della città?”
Mi chiede Jonas.
“Sono molto meglio, si rifletteranno sul mare, sembrerà una magia.”
Lo rassicuro io.
“Secondo te la magia esiste davvero, mamma?”
“Solo se vuoi crederci.”
Lui annuisce e volge lo sguardo verso il cielo in attesa dei fuochi.
Io mi chiedo a cosa voglia credere con due genitori come noi, Tom solo recentemente è tornato a interessarsi al cristianesimo e in quanto a me non so in cosa credere se non in una volontà superiore che a volte ci guida a volte ci fa dei terribili sgambetti.
I fuochi iniziano e alziamo tutti la testa per guardarli: sono bellissimi.
Fiori rossi, gialli, verdi e viola che si stagliano nel cielo, altri che disegnano linee, altri che cadono imitando la pioggia.
Una meravigliosa pioggia di luce dorata che ci benedice tutti.
Non posso fare a meno di sorridere e stringere forte la mano di Tom nella mia, mi sento felice e benedetta dal fato, solo perché lui è qui con me.
Non è morto né il suo cervello è stato troppo danneggiato da non poter più guarire.
Ava è qui e la donna che l’ha avvelenata è morta e stramorta, pagando per tutti i suoi crimini.
Non posso chiedere di meglio.
Non sarà facile tornare sulla Terra e ottenere il perdono di Mark per Tom, ma sono certa che la faremo. Siamo più forti di quello che crediamo insieme.
Insieme siamo invincibili e non sarà certo una discussione a dividerci.
Mark ha comunque aiutato Tom due anni fa, anche se aveva tutte le ragioni per non farlo.
Ci sono ancora delle speranze.
Siamo passato attraverso tante cose in questi anni e sono sicura ce la faremo.
D’altronde siamo invincibili, no?

 

   
 
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