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Autore: danish    19/12/2014    13 recensioni
Prima o poi doveva accadere.....
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harlock
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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fine
Chiedo umilmente scusa alle amiche che avevo già contattato per scrivere insieme altri capitoli di questa storia ma purtroppo il tempo è tiranno e non posso dedicarmi come vorrei alla stesura di nuovi "incontri". Per cui termino qui questi meeting virtuali con il capitano. Chissà, magari in futuro riuscirò ancora a tornare sull'Arcadia. Ringrazio nuovamente le amiche che hanno collaborato a scrivere i capitoli precedenti, ed ora godetevi, se vi va, il finale.



Era ormai pomeriggio inoltrato quando Danish chiuse a chiave la porta dell'ufficio e si infilò in auto per tornarsene a casa. Finalmente in ferie!! Il Natale stava arrivando e non vedeva l'ora di trascorrerlo insieme ai suoi cari in santa pace e serenità.
Mentre era in auto pensò che doveva ancora comprare qualche cosuccia da regalare a parenti e amici. Pensò bene quindi di dirigersi presso il più vicino centro commerciale.
Imboccò la tangenziale e schizzò a velocità supersonica come se la sua auto fosse alimentata a dark matter.
Peccato che rimase puntualmente imbottigliata nel traffico caotico.

"Ma porc...ma ti pare possibile che debba perdere tutto questo tempo  bloccata in strada??"

E le coda pareva non avere mai fine...chilometri e chilometri di auto strombazzanti che si muovevano a passo d'uomo.

"Ok, ho capito. Torno a casa" sbottò la donna in preda ad una rabbia lancinante. E così, detto fatto, al primo svincolo sgattaiolò fuori dalla  strada imboccando una via secondaria.
Percorse alcuni chilometri immersa nei suoi pensieri, finché ad un certo punto si accorse di essersi persa.

"Se qui ci fosse stata Jose, mi avrebbe già presa a scappellotti sulla testa. Se invece ci fosse stata Mamie mi avrebbe infilato in bocca un biscotto dicendomi che così mi sarei concentrata meglio e avrei ritrovato la strada. Se invece ci fosse stata Lady Five...sicuramente saremmo finite in qualche strada senza uscita...." 

Mentre parlava da sola come un'allucinata cercò delle indicazioni per tornare verso casa e finalmente sembrò prendere la giusta direzione ma nel frattempo era già tramontato il sole. Ovviamente la sua auto, essendo un tantino datata, non era provvista di navigatore satellitare.

"La prossima volta che vado sull'Arcadia devo chiedere a Yattaran di farmi un Tom-tom per questa carriola!" borbottò, aguzzando la vista per leggere i cartelli.
Pensando alle sue avventure su quella nave le tornò il sorriso. "Chissà se a bordo festeggeranno il Natale?!"

Dopo una decina di chilometri finalmente giunse alla meta.
Ritirò l'auto in garage e si avviò verso la porta d'ingresso. Era ormai buio e l'aria era freschetta per cui si sbrigò a togliere l'allarme e ad entrare in casa. Il camino era acceso e scoppiettante e questo bastò a rasserenarla. Abbandonò le scarpe e si tolse il cappotto che appese sull'appendiabiti. Poi si avviò al frigorifero per decidere cosa cucinarsi per cena. La desolazione dei ripiani la fece piombare nella depressione totale. Va be' che quella sera marito e prole erano usciti a cena, ma almeno le avessero lasciato una busta di affettato!! 

"Finirà che ordinerò una pizza...." borbottò a denti stretti. Poi si ricordò dell'effetto che aveva avuto ultimamente su di lei quel gustoso alimento. "A ben pensarci è da un po' che non vengo scaraventata sull'Arcadia...o giù dall'Arcadia...quindi  non ho nulla da perdere...anzi, potrei vedere con i miei occhi se festeggiano anche loro!"

Prese il menù della pizzeria e cominciò a scorrere le varie possibilità. Si andò ad accomodare sul divano del soggiorno ed allungò le gambe, poggiando i piedi su di un piccolo sgabello imbottito e infine  si mise addosso la copertina di pile. Trenta secondi dopo la sua gatta arrivava quatta quatta e si spalmava sulla medesima copertina.

"Beata te che non fai un tubo tutto il giorno, sempre lì sdraiata ai piedi del camino a ronfare beatamente!" le disse con finto tono di rimprovero mentre le accarezzava il morbido mantello. Una volta scelta la pizza si spostò in cucina e compose il numero di telefono ordinando una gigante allo stracchino.
In attesa della consegna si concesse una super doccia rigenerante.
Stava proprio infilandosi l'accappatoio quando Improvvisamente udì un tonfo sordo ed una serie di strani grugniti provenire dal salotto. Danish si irrigidì e così pure la gatta (che ovviamente la stava attendendo in bagno) la quale  cominciò a soffiare con il pelo irto sulla schiena.

"Hai sentito?" chiese alla felina.
"Mieoww!" rispose questa.

Danish si avvicinò lentamente alla porta e la aprì con cautela. Si affacciò appena, quel tanto che  bastò a vedere una nuvola di fumo nero invadere  completamente il suo soggiorno.
Lo sportello del caminetto era aperto, il fuoco era spento e la fuliggine stava cadendo copiosamente dalla canna fumaria. Ancora non capiva  cosa stesse succedendo dato che fumo e cenere svolazzavano per tutta la stanza impedendole di vedere bene. Riuscì a distinguere solo una massa rotonda e scura ai piedi del caminetto.

"Babbo Natale?" domandò ad alta voce, più a sé stessa che all'intruso.

"Che tu sia dannato!" imprecò una voce maschile.

Danish sentì le gambe diventarle di burro.

"Aspetta che torno e poi vedi!" continuò l'uomo.

Danish sentì tutto il suo corpo diventare di burro e la mascella caderle mentre vedeva la massa rotonda e scura alzarsi dal pavimento e diventare una figura alta, slanciata e mantellata, avvolta da nubi cupe che non erano evidentemente di nobile dark matter ma pura fuliggine da combustione.

L'uomo si scrollò la cenere di dosso con gesti eleganti e raffinati, poi salutò la donna con il classico ed inconfondibile gesto militare.

"Bentrovata, Danish!"

"Maestà! Cioè...Harlock!" gridò la donna con voce stridula.

"Miiiiieoooowww" le fece eco la gatta, fiondandosi alle caviglie dell'uomo per fargli le fusa.

"Ma..ma tu sei sceso dal camino..."  farfugliò la donna guardandosi intorno.

"Lascia che torni sull'Arcadia e poi farò i conti con Yattaran. Non ha mai sbagliato le coordinate prima d'ora. Avrei dovuto materializzarmi sul divano...non all'interno della canna fumaria..."

Danish rimase in estasiato silenzio a guardarlo. Harlock era in casa sua, davanti a lei in tutta il suo magnificente splendore. Aveva i capelli pieni di cenere e la faccia sporca della medesima ma era comunque uno strafigo spaziale.
La gatta, dato che la padrona era completamente partita col cervello, si mise a miagolare a squarciagola, nel tentativo di farla uscire dal coma.

"Credo che abbia fame..." disse Harlock indicando la bestiola che continuava imperterrita a strillare. Voltò sui tacchi e si diresse verso la cucina dove trovò una scatoletta di bocconcini teneri e succosi. Estrasse la cosmo dragoon e fece per sparare al coperchio quando Danish, ripresasi improvvisamente, gli si fiondò sul braccio per fermarlo. Harlock le rivolse uno sguardo interrogativo.

"Basta tirare l'anello!" disse mentre apriva la scatoletta e versava il contenuto nella ciotola.

"Era uno scherzo..." si giustificò Harlock riponendo l'arma.

"Se non ti avessi fermato avresti sparso cibo per gatti ovunque!" brontolò Danish. "Guarda il mio salotto...è tutto sporco di cenere..." piagnucolò, facendo una panoramica con lo sguardo della stanza accanto. Di colpo l'espressione della donna cambiò.

Negli istanti successivi il leggendario pirata dello spazio si trovò in mano un aspirapolvere con un'infinità di accessori e Danish accanto che gli spiegava come usarlo.
"Va bene, ho capito!" sbottò Harlock cominciando a passare la spazzola sul tappeto.

Mezz'ora dopo suonarono al campanello.
Danish che, mentre Harlock passava l'aspirapolvere e riaccendeva il camino, si era andata a vestire e pettinare andò alla porta a ritirare la pizza che aveva ordinato.
Rientrò in casa avvolta dai gustosi aromi di pomodoro e mozzarella e appoggiò la ricca cena sul tavolo.
Poi si bloccò improvvisamente, come se fosse diventata di marmo.

"Che succede?" domandò Harlock vedendola sbiancare.

"Ehm...maestà...io vorrei invitarvi a cena ma...ho solo questa in casa..." disse timorosa. Non sapeva se Harlock gradisse o meno la pizza, poi pensò che sicuramente era meglio delle famigerate prelibatezze culinarie di Masu.

"Andrà benissimo." rispose lui sorridendo. Nel medesimo istante vide Danish levitare e pensò che doveva essere proprio una creatura stramba. Evidentemente l'uomo non aveva la minima idea dell'effetto che potesse avere un suo sorriso su una donna.
Si ricompose e riassunse la sua solita espressione accigliata. Puntualmente Danish toccò terra e tagliò la pizza a spicchi.
Avrebbe voluto tirar fuori il servizio bello, i bicchieri di cristallo e le posate d'argento....ma il suo cervello in quel momento era in pappa. Difatti prese piatti, bicchieri  e tovaglioli di carta. Di posate manco a parlarne.

Il capitano non sembrò farci caso ma quando lei estrasse dal frigorifero una bottiglia di birra lui storse impercettibilmente il naso.

"so che preferisci il vino...ma non ne ho in casa in questo momento..." disse Danish con le lacrime agli occhi. Ma porco cane, pensò, una buona volta che ho il Capitano a cena non ho nulla in casa da offrirgli!! Che figuraccia!!

Harlock stappò con grazia la bottiglia di birra e ne versò prima per Danish e poi per sé. Sollevò tra le sue dita affusolate il bicchiere di plastica invitando la donna a fare lo stesso.

"Andrà bene lo stesso. Alla nostra!" disse con voce calda e suadente. Si sforzò di non sorridere, prima che la sua commensale levitasse un'altra volta e cominciasse a svolazzare per tutta la casa. Gli bastavano già i voli di Mimeh sull'Arcadia.
Per i seguenti venti minuti calò un religioso silenzio.

"Sei sola in casa?" domandò l'uomo ad un certo punto.

"In che senso?" chiese Danish.

"Nessuna delle tue amiche nei dintorni?"

"No per fortun..ehm...cioè...sai qui si festeggia il Natale e in questo periodo noi mamme e donne siamo un po' prese con i preparativi!" si affrettò a rispondere.

"Giusto. Anche noi sull'Arcadia festeggiamo...ed è proprio per questo che sono qui." rispose Harlock con espressione enigmatica.

"Che intendi dire?" domandò Danish, ripresasi improvvisamente dallo stato catatonico in cui piombava ogni volta che incrociava lo sguardo del tenebroso pirata. Ma prima che lui potesse fiatare lei riprese "Ah, ho capito!! Vuoi fare un regalo a Kei per dirle che la ami alla follia e vuoi un consiglio da me!"

"N..no...veramente io..."

"Non ti devi giustificare! Io lo so che il tuo cuore batte per lei! E ti do'pienamente ragione!" continuò Danish mentre lampi di estasi brillavano nei suoi occhi. "E' perfetta per te, è la donna giusta! Ho scritto pure una fan fiction su di voi!"

"Più di una." puntualizzò Harlock.

"Si, hai ragione! Lo so, come scrittrice sono un po' monotematica...ma che posso farci se da piccola mi identificavo in lei e sognavo di essere al tuo fianco e combattere con te contro le mazoniane?"

"interessante..." disse quasi sottovoce l'uomo.

Danish a quelle parole arrossì e perse il controllo delle labbra che si aprirono in un sorriso ebete.

"In realtà io sono qui per un altro motivo." riprese Harlock. "Dato che si avvicina il Natale, ho deciso di farti un regalo."

"Uh...t-tu hai portato un regalo per me?" balbettò la donna sgranando gli occhi.

"Più o meno" rispose cripticamente il Capitano. 

"e...posso sapere in cosa consiste...?" disse Danish richiudendosi la mascella con la mano.

"Ho chiesto a Yattaran di teletrasportarmi qui in modo che avessimo del tempo per chiacchierare in santa pace, senza rompiscatole intorno. Volevo conoscerti un po' meglio e capire dove trovi l'ispirazione per le storie che scrivi su Efp..."

"E' un onore che tu abbia scelto proprio me, Capitano!" mormorò imbarazzata Danish mentre il cuore le si gonfiava di orgoglio.

"Beh...è ovvio che abbia scelto te..." aggiunse Harlock con espressione enigmatica.

"Gweshie, gweshie mille... non so cosa dire.." aggiunse ancora più impacciata. "Ovviamente hai scelto me perché sono la migliore del fandom..."

"No. L'ho fatto perché sei tu a scrivere questa storia!" rispose serissimo Harlock. Poi bevve un sorso di birra sbirciando di nascosto la reazione della donna. 

"Ah, ecco..mi pareva!" rispose Danish con aria abbattuta.

I due si guardarono un attimo e scoppiarono subito dopo a ridere divertiti.

"Harlock, è una gioia per il mio cuore vederti ridere di gusto, anche per merito mio!"
Danish si alzò e lo invitò a seguirla in soggiorno, davanti al divano. "E dato che la storia la scrivo io, ora tu mi darai un bacio sotto a quello!" ed indicò un rametto di vischio appeso al lampadario del salone.

Harlock le prese la mano ed inchinandosi come un perfetto gentiluomo avvicinò le labbra al dorso della mano, sfiorandolo leggermente.

"Eh no...almeno sulla guancia!" ribatté la donna con finta aria contrariata.

Proprio in quel momento un messaggio intergalattico raggiunse Harlock. Era Yattaran che gli comunicava che il suo tempo era scaduto e che a breve lo avrebbe fatto rientrare sull'Arcadia.

L'uomo sospirò e si avvicinò a Danish che dal suo metro e sessanta di altezza doveva stare in punta di piedi per riuscire ad arrivargli almeno alle spalle.
Con innata eleganza, allungando un piede, Harlock avvicinò lo sgabello imbottito che stava ai bordi del divano e vi fece salire la donna.

"Come la prima volta..." mormorò Danish.

Harlock si avvicinò alla sua guancia con le labbra protese in avanti.
Questa volta Danish fu più veloce e con un rapido movimento girò il viso verso di lui protendendo le proprie e stampandogli un amichevole bacio a ventosa.

Due secondi dopo la figura si smaterializzava davanti ai suoi occhi.

"Buon Natale Harlock!" gridò Danish mentre le particelle si dissolvevano lentamente nella stanza.

Pochi istanti dopo la porta di casa si apriva e comparivano marito e prole che rientravano allegri e sereni dalla loro cena. Danish corse loro incontro per abbracciarli e baciarli.
Sognare il proprio eroe d'infanzia è bellissimo, ma niente avrebbe mai potuto sostituire il calore e la gioia che le davano i suoi cari.
Li guardò mentre si infilavano in salotto davanti al camino e giocavano con la gatta stropicciandole il pelo mentre lei stava al gioco e fingeva di arrabbiarsi.
Guardò fuori dalla finestra e le parve di vedere nel cielo una luce allontanarsi velocemente verso lo spazio sconfinato.

Buon Natale Capitano e Buon Natale a tutti voi, amici e amiche di Efp. <3

















   
 
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