Chiedo
umilmente scusa alle amiche che avevo già contattato per
scrivere insieme altri capitoli di questa storia ma purtroppo il tempo
è tiranno e non posso dedicarmi come vorrei alla stesura di
nuovi "incontri". Per cui termino qui questi meeting virtuali con il
capitano. Chissà, magari in futuro riuscirò ancora a
tornare sull'Arcadia. Ringrazio nuovamente le amiche che hanno
collaborato a scrivere i capitoli precedenti, ed ora godetevi, se vi
va, il finale.
Era ormai pomeriggio
inoltrato quando Danish chiuse a chiave la porta dell'ufficio e si
infilò in auto per tornarsene a casa. Finalmente in ferie!!
Il Natale stava arrivando e non vedeva l'ora di trascorrerlo insieme ai
suoi cari in santa pace e serenità.
Mentre era in auto
pensò che doveva ancora comprare qualche cosuccia da regalare a
parenti e amici. Pensò bene quindi di dirigersi presso il
più vicino centro commerciale.
Imboccò la
tangenziale e schizzò a velocità supersonica come se la
sua auto fosse alimentata a dark matter.
Peccato che rimase puntualmente imbottigliata nel traffico caotico.
"Ma porc...ma ti pare possibile che debba perdere tutto questo tempo bloccata in strada??"
E le coda pareva non avere mai fine...chilometri e chilometri di auto strombazzanti che si muovevano a passo d'uomo.
"Ok, ho capito. Torno
a casa" sbottò la donna in preda ad una rabbia lancinante. E
così, detto fatto, al primo svincolo sgattaiolò fuori
dalla strada imboccando una via secondaria.
Percorse alcuni chilometri immersa nei suoi pensieri, finché ad un certo punto si accorse di essersi persa.
"Se qui ci fosse stata
Jose, mi avrebbe già presa a scappellotti sulla testa.
Se invece ci fosse stata Mamie mi avrebbe infilato in bocca un biscotto
dicendomi che così mi sarei concentrata meglio e avrei ritrovato
la strada. Se invece ci fosse stata Lady Five...sicuramente saremmo
finite in qualche strada senza uscita...."
Mentre parlava da sola
come un'allucinata cercò delle indicazioni per tornare verso
casa e finalmente sembrò prendere la giusta direzione ma
nel frattempo era già tramontato il sole. Ovviamente la sua
auto, essendo un tantino datata, non era provvista di navigatore
satellitare.
"La prossima volta che
vado sull'Arcadia devo chiedere a Yattaran di farmi un Tom-tom per
questa carriola!" borbottò, aguzzando la vista per leggere i
cartelli.
Pensando alle sue avventure su quella nave le tornò il sorriso. "Chissà se a bordo festeggeranno il Natale?!"
Dopo una decina di chilometri finalmente giunse alla meta.
Ritirò l'auto
in garage e si avviò verso la porta d'ingresso. Era ormai
buio e l'aria era freschetta per cui si sbrigò a togliere
l'allarme e ad entrare in casa. Il camino era acceso e scoppiettante e
questo bastò a rasserenarla. Abbandonò
le scarpe e si tolse il cappotto che appese sull'appendiabiti. Poi si
avviò al frigorifero per decidere cosa cucinarsi per cena. La
desolazione dei ripiani la fece piombare nella depressione totale. Va
be' che quella sera marito e prole erano usciti a cena, ma almeno le
avessero lasciato una busta di affettato!!
"Finirà che
ordinerò una pizza...." borbottò a denti stretti. Poi si
ricordò dell'effetto che aveva avuto ultimamente su di lei quel
gustoso alimento. "A ben pensarci è da un po' che non vengo
scaraventata sull'Arcadia...o giù dall'Arcadia...quindi non ho nulla da perdere...anzi, potrei vedere con i miei occhi se festeggiano anche loro!"
Prese il menù
della pizzeria e cominciò a scorrere le varie
possibilità. Si andò ad accomodare sul divano del
soggiorno ed allungò le gambe, poggiando i piedi su di un
piccolo sgabello imbottito e infine si mise addosso la copertina
di pile. Trenta secondi dopo la sua gatta arrivava quatta quatta e si
spalmava sulla medesima copertina.
"Beata te che non fai un tubo
tutto il giorno, sempre lì sdraiata ai piedi del camino a
ronfare beatamente!" le disse con finto tono di rimprovero mentre le
accarezzava il morbido mantello. Una volta scelta la pizza si
spostò in cucina e compose il numero di telefono ordinando
una gigante allo stracchino.
In attesa della consegna si concesse una super doccia rigenerante.
Stava proprio infilandosi l'accappatoio quando Improvvisamente udì
un tonfo sordo ed una serie di strani grugniti provenire dal
salotto. Danish si irrigidì e così pure la gatta (che
ovviamente la stava attendendo in bagno) la quale cominciò
a soffiare con il pelo irto sulla schiena.
"Hai sentito?" chiese alla felina.
"Mieoww!" rispose questa.
Danish si
avvicinò lentamente alla porta e la aprì con cautela. Si
affacciò appena, quel tanto che bastò a
vedere una nuvola di fumo nero invadere completamente
il suo soggiorno.
Lo sportello del
caminetto era aperto, il fuoco era spento e la fuliggine stava cadendo
copiosamente dalla canna fumaria. Ancora non capiva cosa
stesse succedendo dato che fumo e cenere svolazzavano per tutta la
stanza impedendole di vedere bene. Riuscì a
distinguere solo una massa rotonda e scura ai piedi del caminetto.
"Babbo Natale?" domandò ad alta voce, più a sé stessa che all'intruso.
"Che tu sia dannato!" imprecò una voce maschile.
Danish sentì le gambe diventarle di burro.
"Aspetta che torno e poi vedi!" continuò l'uomo.
Danish sentì tutto il suo corpo diventare di burro e la mascella caderle mentre
vedeva la massa rotonda e scura alzarsi dal pavimento e diventare una
figura alta, slanciata e mantellata, avvolta da nubi cupe
che non erano evidentemente di nobile dark matter ma pura fuliggine da combustione.
L'uomo si
scrollò la cenere di dosso con gesti eleganti e raffinati, poi
salutò la donna con il classico ed
inconfondibile gesto militare.
"Bentrovata, Danish!"
"Maestà! Cioè...Harlock!" gridò la donna con voce stridula.
"Miiiiieoooowww" le fece eco la gatta, fiondandosi alle caviglie dell'uomo per fargli le fusa.
"Ma..ma tu sei sceso dal camino..." farfugliò la donna guardandosi intorno.
"Lascia che torni sull'Arcadia e poi farò i conti con Yattaran. Non ha mai sbagliato le coordinate prima d'ora. Avrei dovuto materializzarmi sul divano...non all'interno della canna fumaria..."
Danish rimase in
estasiato silenzio a guardarlo. Harlock era in casa sua, davanti a lei
in tutta il suo magnificente splendore. Aveva i capelli pieni di cenere
e la faccia sporca della medesima ma era comunque uno strafigo spaziale.
La gatta, dato che la
padrona era completamente partita col cervello, si mise a miagolare a
squarciagola, nel tentativo di farla uscire dal coma.
"Credo che abbia fame..." disse
Harlock indicando la bestiola che continuava imperterrita a strillare.
Voltò sui tacchi e si diresse verso la cucina dove trovò
una scatoletta di bocconcini teneri e succosi. Estrasse la cosmo
dragoon e fece per sparare al coperchio quando Danish, ripresasi
improvvisamente, gli si fiondò sul braccio per fermarlo. Harlock
le rivolse uno sguardo interrogativo.
"Basta tirare l'anello!" disse mentre apriva la scatoletta e versava il contenuto nella ciotola.
"Era uno scherzo..." si giustificò Harlock riponendo l'arma.
"Se non ti avessi fermato avresti
sparso cibo per gatti ovunque!" brontolò Danish. "Guarda il mio
salotto...è tutto sporco di cenere..." piagnucolò,
facendo una panoramica con lo sguardo della stanza accanto. Di colpo
l'espressione della donna cambiò.
Negli istanti successivi il
leggendario pirata dello spazio si trovò in mano un
aspirapolvere con un'infinità di accessori e Danish accanto che
gli spiegava come usarlo.
"Va bene, ho capito!" sbottò Harlock cominciando a passare la spazzola sul tappeto.
Mezz'ora dopo suonarono al campanello.
Danish che, mentre Harlock passava
l'aspirapolvere e riaccendeva il camino, si era andata a vestire e
pettinare andò alla porta a ritirare la pizza che aveva ordinato.
Rientrò in casa avvolta dai gustosi aromi di pomodoro e mozzarella e appoggiò la ricca cena sul tavolo.
Poi si bloccò improvvisamente, come se fosse diventata di marmo.
"Che succede?" domandò Harlock vedendola sbiancare.
"Ehm...maestà...io vorrei
invitarvi a cena ma...ho solo questa in casa..." disse timorosa. Non
sapeva se Harlock gradisse o meno la pizza, poi pensò che
sicuramente era meglio delle famigerate prelibatezze culinarie di Masu.
"Andrà benissimo." rispose lui
sorridendo. Nel medesimo istante vide Danish levitare e pensò
che doveva essere proprio una creatura stramba. Evidentemente l'uomo
non aveva la minima idea dell'effetto che potesse avere un suo sorriso
su una donna.
Si ricompose e riassunse la sua
solita espressione accigliata. Puntualmente Danish toccò terra e
tagliò la pizza a spicchi.
Avrebbe voluto tirar fuori il
servizio bello, i bicchieri di cristallo e le posate d'argento....ma il
suo cervello in quel momento era in pappa. Difatti prese piatti,
bicchieri e tovaglioli di carta. Di posate manco a parlarne.
Il capitano non sembrò farci
caso ma quando lei estrasse dal frigorifero una bottiglia di birra lui
storse impercettibilmente il naso.
"so che preferisci il vino...ma non
ne ho in casa in questo momento..." disse Danish con le lacrime agli
occhi. Ma porco cane, pensò, una buona volta che ho il Capitano
a cena non ho nulla in casa da offrirgli!! Che figuraccia!!
Harlock stappò con grazia la
bottiglia di birra e ne versò prima per Danish e poi per
sé. Sollevò tra le sue dita affusolate il bicchiere di
plastica invitando la donna a fare lo stesso.
"Andrà bene lo stesso. Alla
nostra!" disse con voce calda e suadente. Si sforzò di non
sorridere, prima che la sua commensale levitasse un'altra volta e
cominciasse a svolazzare per tutta la casa. Gli bastavano già i
voli di Mimeh sull'Arcadia.
Per i seguenti venti minuti calò un religioso silenzio.
"Sei sola in casa?" domandò l'uomo ad un certo punto.
"In che senso?" chiese Danish.
"Nessuna delle tue amiche nei dintorni?"
"No per
fortun..ehm...cioè...sai qui si festeggia il Natale e in questo
periodo noi mamme e donne siamo un po' prese con i preparativi!" si
affrettò a rispondere.
"Giusto. Anche noi sull'Arcadia
festeggiamo...ed è proprio per questo che sono qui." rispose
Harlock con espressione enigmatica.
"Che intendi dire?" domandò
Danish, ripresasi improvvisamente dallo stato catatonico in cui
piombava ogni volta che incrociava lo sguardo del tenebroso pirata. Ma
prima che lui potesse fiatare lei riprese "Ah, ho capito!! Vuoi fare un
regalo a Kei per dirle che la ami alla follia e vuoi un consiglio da
me!"
"N..no...veramente io..."
"Non ti devi giustificare! Io lo so
che il tuo cuore batte per lei! E ti do'pienamente ragione!"
continuò Danish mentre lampi di estasi brillavano nei suoi
occhi. "E' perfetta per te, è la donna giusta! Ho scritto pure una fan fiction su di voi!"
"Più di una." puntualizzò Harlock.
"Si, hai ragione! Lo so, come
scrittrice sono un po' monotematica...ma che posso farci se da piccola
mi identificavo in lei e sognavo di essere al tuo fianco e combattere
con te contro le mazoniane?"
"interessante..." disse quasi sottovoce l'uomo.
Danish a quelle parole arrossì e perse il controllo delle labbra che si aprirono in un sorriso ebete.
"In realtà io sono qui per un
altro motivo." riprese Harlock. "Dato che si avvicina il Natale, ho
deciso di farti un regalo."
"Uh...t-tu hai portato un regalo per me?" balbettò la donna sgranando gli occhi.
"Più o meno" rispose cripticamente il Capitano.
"e...posso sapere in cosa consiste...?" disse Danish richiudendosi la mascella con la mano.
"Ho chiesto a Yattaran di
teletrasportarmi qui in modo che avessimo del tempo per chiacchierare
in santa pace, senza rompiscatole intorno. Volevo conoscerti un po'
meglio e capire dove trovi l'ispirazione per le storie che scrivi su
Efp..."
"E' un onore che tu abbia scelto
proprio me, Capitano!" mormorò imbarazzata Danish mentre il
cuore le si gonfiava di orgoglio.
"Beh...è ovvio che abbia scelto te..." aggiunse Harlock con espressione enigmatica.
"Gweshie, gweshie mille... non so
cosa dire.." aggiunse ancora più impacciata. "Ovviamente hai scelto
me perché sono la migliore del fandom..."
"No. L'ho fatto perché sei tu
a scrivere questa storia!" rispose serissimo Harlock. Poi bevve un
sorso di birra sbirciando di nascosto la reazione della
donna.
"Ah, ecco..mi pareva!" rispose Danish con aria abbattuta.
I due si guardarono un attimo e scoppiarono subito dopo a ridere divertiti.
"Harlock, è una gioia per il mio cuore vederti ridere di gusto, anche per merito mio!"
Danish si alzò e lo
invitò a seguirla in soggiorno, davanti al divano. "E dato che
la storia la scrivo io, ora tu mi darai un bacio sotto a quello!" ed
indicò un rametto di vischio appeso al lampadario del salone.
Harlock le prese la mano ed
inchinandosi come un perfetto gentiluomo avvicinò le labbra al
dorso della mano, sfiorandolo leggermente.
"Eh no...almeno sulla guancia!" ribatté la donna con finta aria contrariata.
Proprio in quel momento un messaggio
intergalattico raggiunse Harlock. Era Yattaran che gli comunicava che
il suo tempo era scaduto e che a breve lo avrebbe fatto rientrare
sull'Arcadia.
L'uomo sospirò e si
avvicinò a Danish che dal suo metro e sessanta di altezza doveva
stare in punta di piedi per riuscire ad arrivargli almeno alle spalle.
Con innata eleganza, allungando un
piede, Harlock avvicinò lo sgabello imbottito che stava ai bordi
del divano e vi fece salire la donna.
"Come la prima volta..." mormorò Danish.
Harlock si avvicinò alla sua guancia con le labbra protese in avanti.
Questa volta Danish fu più
veloce e con un rapido movimento girò il viso verso di lui
protendendo le proprie e stampandogli un amichevole bacio a ventosa.
Due secondi dopo la figura si smaterializzava davanti ai suoi occhi.
"Buon Natale Harlock!" gridò Danish mentre le particelle si dissolvevano lentamente nella stanza.
Pochi istanti dopo la porta di casa
si apriva e comparivano marito e prole che rientravano allegri e sereni
dalla loro cena. Danish corse loro incontro per abbracciarli e
baciarli.
Sognare il proprio eroe d'infanzia
è bellissimo, ma niente avrebbe mai potuto sostituire il calore
e la gioia che le davano i suoi cari.
Li guardò mentre si
infilavano in salotto davanti al camino e giocavano con la gatta
stropicciandole il pelo mentre lei stava al gioco e fingeva di
arrabbiarsi.
Guardò fuori dalla finestra e le parve di vedere nel cielo una luce allontanarsi velocemente verso lo spazio sconfinato.
Buon Natale Capitano e Buon Natale a tutti voi, amici e amiche di Efp. <3