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Autore: The Lady of His Heart 23    20/12/2014    0 recensioni
Ho scritto questa storia quando avevo 14-15 anni, ora non ricordo di preciso, sta di fatto che ero una ragazzina ... non vi anticiperò nulla leggete e scoprite
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1
Fin dai tempi della creazione della terra angeli e demoni si diedero infinite battaglie. Decisero infine di darsi tregua e di lasciare che fossero gli umani a decidere da quale parte stare. Una volta all’anno per circa sei mesi, un angelo e un demone vengono spediti sulla terra, sotto sembianze di essere umani, per controllare la situazione. Quell’anno in mancanza di volontari vennero spediti sulla terra due giovani ragazzi dall’aspetto bellissimo e dal sangue nobile. Garreth principe dei demoni e Susan principessa del corpo celeste degli angeli.
Era Agosto e faceva caldo, Susan passeggiava per le strade osservando gli umani con sguardo attento e in parte compiaciuta nel vedere che si comportavano bene. Indossava una piccola camicetta e dei pantaloncini, tutto in tinta bianca. La pelle pallida a sua volta, veniva illuminata da quel sole cocente ma senza scottarsi. Le labbra rosse come il sangue, gli occhi grandi di un colore castano intenso per mimetizzarli con quelli degli umani e capelli lunghi e lisci che gli cadevano sulle spalle. Dolce e innocente, da una bellezza straordinaria. Impossibile resistergli.
Mentre camminava attirava l’attenzione di molti umani, soprattutto maschi, che la guardavano sognanti alla vista di quel corpo così perfetto. Susan si infastidì molto a quelli sguardi e ai pensieri che ne scaturivano. Gli angeli hanno la capacità di leggere nella mente. Questa tecnica è utile per individuare le persone che stavano per cadere in tentazione, e fargli cambiare idea prima che fosse troppo tardi. Mentre passeggiava notò un bambino davanti alla vetrina di una pasticceria che guardava con occhi sognanti delle paste alla crema. Per compiacere al bambino entrò dentro e ne comprò una. All’interno della pasticceria un calore squisito la inondò rendendo il suo profumo naturale ancora più dolce, quindi ancora più irresistibile. Appena fuori dalla pasticceria, diede la ciambella calda al bambino che con un grande sorriso la prese e gli diede un morso gustandosela per bene. Anche Susan avrebbe voluto assaporare quella ciambella, o qualsiasi altra delizia esposta in quella vetrina, ma gli angeli non sentono il bisogno esigente di mangiare, lo fanno solo se costretti, per non dare nell’occhio quando sono sulla terra. Ancora assorta nei suoi pensieri Susan osservò il cielo.
Tra qualche ora sarebbe diventato buio, e Susan sapeva cosa voleva significare. Sarebbe stata la volta del demone inviato per controllare la situazione. I demoni preferiscono la notte al giorno, ecco perché si aggirano di sera. Susan accellerò il passo per raggiungere il suo appartamento che si trovava parecchio distante da dove era lei adesso. Nel frattempo il calar della sera si faceva sempre più vicino. Girato il vicolo che conduceva al suo appartamento notò un ragazzo seduto sulle scale con in mano una bottiglia di birra. Accanto a lui c’era un altro ragazzo che gli sussurrava delle cose all’orecchio. Susan lesse nella mente del ragazzo e capì che colui che gli stava sussurrando all’orecchio cose orribili era un demone. Decise di intervenire.
“HeY, tu!” urlò Susan rivolta al demone che stava sussurrando quegli orrori a quel povero ragazzo di strada. Il demone interruppe di botto il suo discorso, e il ragazzo spaventato scappò via. Il demone alzò lo sguardo e fulminò la dolce ragazza dal viso angelico. La rabbia di Garreth crebbe quando capì che lei era un angelo. Perché mai si trovava lì, ora era il suo turno. Dal suo petto uscì un ringhio cupo che crebbe facendo tremare il terreno. Susan capì di essere in pericolo e d’istinto cominciò a correre. Garreth la inseguì correndo il più velocemente possibile, ma per quanto si sforzasse la ragazza angelo era molto più veloce di lui. Susan si mise a correre dalla parte opposta al suo appartamento, ma poco importava, la cosa più importante era sfuggire alla rabbia del demone assetato di vendetta che le stava dietro.
Il vento le sfiorava il viso e gli scompigliava i capelli castani. Garreth si era stancato di inseguirla, così allungò la mano per poterla prendere, ma lei riuscì a sfuggirgli. La rabbia crebbe rendendolo ancora più determinato. Non era più un tentativo di vendetta, era diventato un gioco, per un breve istante ci provò anche gusto in quella corsa. Lui era il predatore e lei la sua preda, una preda scaltra che non si sarebbe lasciata prendere da lui. Il sol pensiero lo fece infuriare come lo era prima, e si ricordò del perché la stava inseguendo. Non era un semplice gioco che avrebbe fatto in futuro con la sua compagna, era una vendetta. Era stata lei ad interrompere i suoi piani, ad impedirgli di fare quello per cui era venuto. Si sarebbe vendicato, eccome se lo avrebbe fatto, ma in quell’istante non aveva alcuna idea di come fare per fargliela pagare. Quando si avvicinò un po’ di più a lei allungò la mano provando un secondo tentativo per afferrarla. Questa volta il tentativo riuscì.
La prese per il collo tirandola a se per fermarla. Susan inciampò e cadde a terra. Garreth approfittò della situazione di debolezza di lei per intrappolarla. Gli si scagliò contro con tutta la potenza e la rabbia che aveva dentro. Si posizionò sul corpo debole e fragile della ragazza intrappolandola nella sua morsa. Susan era terrorizzata, la sua mente venne soffocata dalla paura di cosa avrebbe potuto fargli,il suo corpo si pietrificò. Lentamente alzò lo sguardo e incrociò quello del demone. Gli occhi di Garreth erano di un nero intenso, come la notte che ora gli faceva da sfondo, la carnagione scura. Fu immediatamente rapita dalla bellezza del suo viso. Garreth osservò a sua volta il viso di Susan. Era perfetta, proprio come un angelo e la sua carnagione color latte contrastava in modo fin troppo evidente con la sua pelle scura. Garreth si perse nei tratti dolci del suo viso, il naso sottile, gli occhi così intensi,le labbra carnose. Avevano entrambi il fiato corto per la corsa, ma riuscirono ben presto a regolare il respiro. Garreth continuava ad osservare senza sosta il viso della ragazza, senza sbattere neanche le ciglia, come per paura di perdersi anche solo un istante di quel viso celeste. Lentamente avvicinò il suo volto a quello dell’angelo, arrivando a sfiorargli la punta del naso con il proprio. Chiuse gli occhi ed assaporò lentamente quell’odore di vaniglia che emanava. I battiti del cuore di Susan aumentarono all’impazzata. Garreth aprì gli occhi lentamente ritrovandosi davanti le labbra di lei, così rosse, così carnose, così perfette. Si sentì insolitamente eccitato alla visone di quel volto tanto angelico che, per una strana ragione non riusciva ad odiare quella ragazza, non riusciva neanche ad immaginare di poter far male ad una creatura dolce e bella come lei. Susan era confusa, la paura continuava a salire. Garreth si rialzò, lo sguardo ancora puntato su di lei.
“Alzati!” le disse. Era confuso, stanco dalla corsa, non sapeva cosa gli stava succedendo ma sapeva solo che voleva riposare e gli serviva un posto tranquillo. Susan rimase pietrificata a terra senza muovere un muscolo del proprio corpo.
“Allora ti alzi o no?”disse con un tono secco. Susan si rialzò in piedi incerta se quella fosse stata la mossa migliore.
“Che mi farai?” gli domandò tremante. Garreth la guardò con stupore, davvero non lo sapeva, avrebbe voluto fargliela pagare, ma nel momento in cui l’aveva guardata negli occhi tutta la rabbia svanì.
“Portami al tuo appartamento”gli disse solo questo. Susan era scioccata. Un demone nel suo appartamento, mai!
“non se ne parla” gli disse acida in tutta risposta.
“Ho bisogno di un posto tranquillo dove riposare, la corsa mi ha stancato parecchio, e poi se ricordo bene, voi angeli non rifiutate mai una richiesta d’aiuto, a prescindere da quanto possa essere cattiva e spietata la persona che ve lo chiede”disse Garreth con tono soddisfatto del proprio discorso, lui amava avere ragione. Susan era esitante, per sua sfortuna quello che aveva detto era vero, gli angeli non si tiravano mai indietro davanti ad una richiesta d’aiuto. Rassegnata alla fine acconsentì.
“Vedi di non fare scherzi”disse Garreth prima di iniziare a correre verso l’appartamento della ragazza.
“Noi non mentiamo mai!”gli disse Susan, ed era vero, gli angeli non mentono mai. Una volta davanti all’appartamento della ragazza Garreth lo aprì senza neanche chiedergli se poteva entrare. Tipico dei demoni, che erano abituati a prendere tutto ciò che volevano senza chiedere. Avanzò fino al centro della casa osservando sospettoso le stanze. C’era solo una camera da letto e Garreth voleva tanto riposarsi. Susan indietreggiò silenziosa cercando di sgattagliolare fuori dalla porta. Ma, questa volta, Garreth fu più veloce di lei e gli afferrò la mano. Quel contatto era stranamente fresco, diverso dal calore a cui era abituato. Si sentì subito meglio, non aveva più bisogno di dormire. Ad un tratto si ricordò delle storie sugli angeli che aveva letto per informarsi, gli angeli avevano poteri curativi. Il suo sguardo si concentrò sulle loro mani. La mano pallida della ragazza contrastava in modo impressionante con la sua. Intrecciò piano le sue dita tra le sue e si sentì ancora meglio. Susan era imbarazzata, avrebbe voluto tirare indietro la mano, ma non ci riuscì, così si limitò a restare immobile mentre lui giocherellava con le sue dita.
“hai finito?” gli disse piano. Garreth tolse controvoglia la sua mano dalla sua, sentendosela improvvisamente vuota, come se gli mancasse qualcosa, gli mancavano le sue dita. Si sentì sempre più stanco. Capì che lei lo rendeva forte, aveva bisogno di lei, il suo corpo ne aveva necessitava, a discapito della sua mente che rigettava quell’idea assurda. Lei era un angelo cavolo, un angelo, da sempre disprezzati dai demoni. Il cuore e la mente gli pulsavano all’impazzata urlano a gran voce la loro protesta. Non sapeva a chi dei due dare ascolto e si sentì perso. Si fermò a riflettere, e poi trasse la sua conclusione. Come prima cosa doveva rimettersi in forze e per farlo aveva bisogno di lei, poi mente riposava avrebbe ragionato meglio, forse.
“cosa avevi intenzione di fare” gli chiese calmo, proprio non riusciva ad arrabbiarsi con lei.
“non ho intenzione di dividere il mio appartamento con un demone chiaro?”gli rispose sincera Susan. Certo, loro non erano i migliori coinquilini del mondo lo sapeva, ma non gli importava, aveva bisogno di lei per rimettersi in forze, doveva riuscire a trovare il modo di stargli vicino in qualche modo, anche se sedurla non era di certo la scelta migliore, perché l’avrebbe uccisa lo sapeva, e a lui serviva troppo in quel momento.
“senti, so che non è facile per una come te condividere un appartamento con uno come me” gli disse
“ma davvero!” gli rispose sarcastica lei.
“ma non è facile neanche per me” gli disse lui.
“guarda che questo appartamento non è tuo chiaro, ne nostro, è mio! Solo mio!”gli disse in tono arrogante e si meravigliò di se stessa, certo lei era permalosa e super precisina, ma mai arrogante. “e comunque c’è una sola stanza da letto e non mi va proprio di dormire per terra” disse Susan consapevole del fatto che si sarebbe preso tutto lo spazio del grande letto solo per lui.
“e chi ha detto che dormirai a terra” disse Garreth guardandola con uno sguardo confuso.
“ci dormirai tu …?” gli chiese Susan sorpresa del fatto che un demone fosse minimamente generoso.
“non se ne parla, dormirai con me” gli disse con uno sguardo serio in volto.
“no grazie” gli disse Susan, questo era davvero troppo per una come lei.
“guarda che non te lo stavo chiedendo, te lo stavo dicendo” gli disse in tono arrogante. Tipico dei demoni pensò Susan, davvero si era illusa che un demone potesse essere gentile, stupida si disse tra se.
“arroganti come al solito voi demoni, no?” gli disse acida dando voce ai suoi pensieri.
Garreth la ignorò e si diresse verso la camera da letto. Faceva davvero caldo, certo non era paragonabile al caldo delle fiamme degli inferi, ma faceva caldo. Si sfilò la maglia da sopra la testa lasciando scoperte le spalle larghe. Susan lo osservò affascinata. Era rimasta senza parole alla vista di quel corpo forte e perfetto. Quella visione aveva un qualcosa di selvaggio ed attraente che Susan non riuscì a spiegarsi, la bellezza proibita del demone le fece avere un brivido dietro la schiena,ma diverso dagli altri brividi, non era freddo ma bensì lento e caldo. Garrteh si girò confuso verso la ragazza che era rimasta in piedi e a bocca aperta davanti alla porta della camera da letto. Sulle sue labbra si curvò un piccolo sorrisetto ed abbassò lo sguardo mentre si dirigeva verso di lei. Sapeva perfettamente che l’espressione sul suo viso era dovuta alla vista del suo corpo. Negli inferi nessuna donna demone riusciva a resistergli, ricordò quando gli toccavano i muscoli delle braccia e del petto facendogli un sacco di complimenti, le donne lo amavano a tal punto che gli imploravano di passare una notte con loro, e come rifiutare quelle richieste. Quando Susan lo vide avanzare verso di lei d’istinto indietreggiò. Lui la afferrò dal ventre caricandosela in spalla e dirigendosi verso l’enorme letto d’orato. Senza minimamente preoccuparsi di farle male, la gettò sulle lenzuola da una parte dell’enorme letto e si sdraiò dall’altra parte chiudendo gli occhi.
“ma quanto sei prepotente” gli disse infuriata Susan. Lui la ignorò di nuovo e spense la luce. Susan si rigirò nel letto con lo sguardo dritto alla finestra aperta, la luna era così bella, così limpida,per qualche strano motivo non si sentì a disagio a dormire con un demone,anzi si sentiva più al sicuro, per qualche pazza ragione, come se l'istinto le dicesse fidati di lui. Stava quasi per addormentarsi quando … no! si disse. Doveva restare lucida, non sapeva neanche chi fosse, come poteva il suo istinto dirgli di fidarsi di lui, avrebbe potuta ucciderla o abusare di lei, non poteva addormentarsi, doveva assolutamente restare sveglia. Si alzò di scatto e accese la luce. Garreth fu colto di sorpresa da quel suo gesto, possibile che non fosse stanca? Si rigirò nel cuscino per coprirsi gli occhi dal bagliore della luce accecante del lampadario.
“chiudi subito quella luce e rimettiti a dormire” le disse in tono secco.
“posso sapere almeno il nome della persona che mi tiene prigioniera nel mio stesso appartamento?” gli domandò, era il massimo che era riuscita a fare. Garrteh rimase sorpreso per quella domanda, si alzò per sedersi meglio sul letto ed osservarla in volto per poi dirle in modo soddisfatto…
“il mio nome è Garreth, principe degli inferi”. Susan rimase scioccata,non poteva essere lui.
“sei il figlio del Signore Oscuro” così lo chiamavano loro.
“e allora? Sempre meglio che essere figli di Archimede” gli disse. Archimede era il re degli angeli.
“non osare parlar male di mio padre chiaro” gli disse Susan, suo padre era la persona a cui voleva più bene, oltre a sua madre ovvio, e non avrebbe permesso a nessuno, ne tanto meno ad un demone arrogante come lui, di infangare il suo nome.
“Principessa Susan?” Garrteh era senza parole, finalmente aveva davanti a se la principessa degli angeli. Aveva sentito parlare tanto di lei, di come fosse gentile e buona con tutti e della su infinita bellezza, per niente paragonabile neanche ad una stella. Per un breve istante si rese conto di quanto era stato stupido a non capirlo fin dall’inizio.
“in persona” disse Susan in tutta risposta “ed ora che ci siamo chiariti mi spieghi che ci fai qui, sei della famiglia reale, non dovresti spassartela con qualche tuo amico e lasciare questo lavoro a un demone qualunque?” gli domandò cercando di prolungare questa discussione.
“potrei farti la stessa domanda” gli disse Garreth, evasivo come sempre.
“mancanza di volontari e poi io non mi ritiro mai davanti ai miei doveri” disse Susan
“certo, tu sei tutta perfettina” disse Garrth con uno sguardo di disprezzo.
“e con questo che vorresti dire?” disse Susan irritata dall’espressione del suo volto, come poteva disprezzarla se non la conosceva nemmeno.
“che sei sempre cresciuta sotto una campana di vetro che i tuoi ti hanno costruito, non hai mai vissuto veramente” .Fin da piccolo Garreth non aveva mai ricevuto tante attenzioni dal padre, solo la madre si occupava di lui, passava le sue ore ad allenarsi e a spassarsela tra alcol e ragazze e nonostante avesse un sacco di ricchezze non riusciva mai a sentirsi pienamente soddisfatto della sua vita, ecco perché disprezzava la vita degli angeli, perché loro anche se poveri, buoni e umili, potevano contare sull’affetto di un padre che gli voleva bene. Ma lui non gli avrebbe mostrato questa sua timidezza, non poteva permettere di tralasciare molte informazioni al suo nemico, ma il tentativo di missione top-secret fu inutile, appena lo pensò Susan gli lesse nel pensiero.
“guarda che io vivo, non come te che trascorri le tue serate tra donne e bicchieri di liquore” gli disse Susan. Garreth la guardò con sguardo confuso.
“Si, leggo nel pensiero” gli disse stanca di quel silenzio nervoso e imbarazzante. Garrteh alzò un sopracciglio.
“davvero?” gli chiese con un sorrisetto malizioso e stupore nella sua voce.
“Certo. Sai che non posso mentire” gli rispose. Garreth scoppiò a ridere.
“il mio dono ti fa divertire?” gli chiese irritata.
“più che altro mi stupisce,dato che non ci sarà più privacy per me, voglio sapere qualcosa in più di te” in fondo gli sembrava una proposta ragionevole. Vivremo insieme sei mesi mi sembra giusto sapere qualcosa di te pensò tra se Garreth consapevole che lei lo aveva sentito.
“come sei mesi, sei impazzito per caso? Questo non è un bed and breakfast chiaro? È il mio appartamento e questa tua idee di alloggio permanente finirà domani mattina” disse Susan seccata.
“davvero sei convinta che lo farò” disse Garreth con un sorriso malizioso in volto.
“ma io non te lo stavo chiedendo” gli disse imitandolo, poi si rese conto di un particolare che aveva tralasciato. Non riusciva proprio a capire che cosa ci facesse lui lì, insomma era notte, non doveva “osservare”
“Cambiando discorso mi dici che ci fai qui, non dovresti essere in giro per la città in cerca di persone a cui consigliare la cosa sbagliata da fare?” gli domandò Susan seccata.
“perché, preferisci che vada in giro a consigliare alla gente la cosa sbagliata da fare?” disse mantenendo ancora quel suo sorriso malizioso.
“No, solo che …” disse Susan non riuscendo a completare la frase.
“non mi vuoi nel tuo letto”disse Garrteh capendo al volo la situazione. Le guance di Susan si arrossarono e imbarazzata abbassò lo sguardo privandolo della vista dei suoi occhi. “che ti prende”disse Garreth facendosi più vicino per osservarla meglio. Susan si sentì strana in quel moneto, qualcosa dentro di lei lo spingeva ad andare via, mentre qualcos’altro voleva che restasse. Inizialmente pensò che quel sentimento fosse dovuto al semplice fatto che si sentiva in dovere di proteggere tutte quelle persone innocenti che l’avrebbero incontrato, solo successivamente si rese conto che era un bisogno strettamente personale. Aveva voglia di lui, quasi la stessa voglia che lui aveva di lei. Imbarazzata, le sue guance diventarono ancora più rosse. Tentò con disinvoltura, di spostare i capelli davanti al volto per coprirlo. Ma questo suo gesto non sfuggì agli occhi di Garrteh, che lo trovò alquanto irritante, perché gli ostruiva la vista del suo splendido viso celeste. Con una mano gli spostò i capelli posizionandoli dietro l’orecchio e dolcemente fece scorrere il pollice sulla pelle liscia e fresca della sua guancia. Susan scostò il viso imbarazzata. Garreth rimase pietrificato da quel suo gesto, in fondo era stato delicato, ma per quanto si sforzasse non riusciva a capire in cosa avesse sbagliato, per lui gli era sembrata una cosa tanto naturale. Decise di rompere la tensione di quel silenzio rispondendo alla sua domanda.
“oggi non mi va di uscire perché la corsa mi ha stancato parecchio” disse in tutta onestà. Sulle labbra di Susan si estese un breve sorriso ed alzò lo sguardo tenendo ancora gli occhi socchiusi.
“pensavo che il principe dei demoni fosse un po’ più forte.” Disse solo per provocarlo, e ci riuscì.
“ok. Vuoi provocare il demone, perfetto vado! Sentiti direttamente responsabile della prossima persona che commetterà qualcosa di orribile”disse Garrteh rimettendosi la maglia e uscendo dalla camera da letto. Susan si alzò in piedi e corse davanti alla porta della stanza appoggiandosi al muro con entrambe le mani mentre lo guardava uscire. Appena Garrteh se ne fu andato, si rigirò verso il letto e l’osservò, poi gli si avvicinò a passo lento. Passò una mano sulla trapunta nel lato dove il demone si era sdraiato. Era incredibilmente calda, chiuse gli occhi e tirò un respiro profondo. Era rimasta estremamente sorpresa nello scoprire che una piccola parte di lei era in pensiero per quel demone.
Anche gli angeli provano sentimenti?
Si, certo che si.
per un demone?

Non riuscì a trovare una risposata alla sua domanda, sapeva solo che era sbagliato. Si sdraiò dal suo lato del letto, ma era troppo freddo. Si rigirò nelle coperte più volte nervosa e in ansia. Non sapeva dove fosse l’uomo che poco fa dormiva con lei, e si sentì arrabbiata con se stessa. Se non avesse incominciato il discorso a questo punto lui sarebbe rimasto lì, con lei, e per quanto fosse stato sbagliato avrebbe riempito quel vuoto che ora la invadeva. Osservò il cuscino dove Garrteh aveva poggiato il suo volto. Stanca e desiderosa di lui si spostò dall’altra parte del letto per sdraiarsi nel punto dove era stato lui. Era ancora caldo, il cuscino emanava il suo profumo. Si sentì improvvisamente serena, come se ogni tensione del suo corpo si fosse sciolta a contatto con quel calore e si addormentò.
   
 
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