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Autore: standintherain    20/12/2014    1 recensioni
Harry è un ingenuo ragazzino di 16 anni cresciuto nella comunità amish, per tutta la sua vita non ha fatto molto altro che pregare e lavorare, ma ha sempre fantasticato sul mondo al di fuori della bolla in cui è stato cresciuto, e ora, per la prima volta in vita sua sta per scoprirlo, in una delle città più particolari al mondo: Londra
Louis, ha alle spalle una vita famigliare difficile, un aspetto che intimorirebbe chiunque e una personalità piuttosto cinica. Si è trasferito a Londra in cerca di fortuna, ma le cose non sono andate esattamente come si aspettava e tutto quello che ha rimediato sono uno scopa-amico e un lavoro schifoso.
Le loro storie si intrecceranno indelebilmente
AU / Amish!Harry + Punk!Louis / Larry + accenni Zouis / Note: Omofobia, Alcolismo, Violenza
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Due settimane, 14 giorni, 336 ore, 20160 minuti, 1209600 secondi.

Ad Harry, stare a contare il tempo passato dal suo trasferimento a Londra quella notte era sembrata un’alternativa piuttosto valida e interessante rispetto al dormire.

E, stranamente, la mattina successiva non se n’era pentito neanche poi così tanto.

Liam e Niall si erano, come al solito, addormentati sul divano.

Non che due settimane potessero considerarsi ‘’al solito’’ ma questo non era il punto.

Il punto era che ormai le loro giornate ruotavano in funzione di qualsiasi stronzata trasmettesse quel rottamente che si ostinavano a chiamare televisione.

Inizialmente, erano rimasti piuttosto sconvolti davanti a quella scatola parlante, ma ci si erano abituati in fretta, troppo fottutamente in fretta.

E si erano abituati anche agli abiti normali, al cibo normale e anche alle cazzo di persone normali.

Harry non sapeva neanche più cosa ‘normale’ significasse.

E quindi, come il giorno prima e quello prima ancora si limitava a fissare il soffitto della sua stanza in cerca di qualche misteriosa rivelazione che, ovviamente, non sarebbe arrivata.

Non è che stesse perdendo il senso della ragione o chissà cosa, più che altro crescere per 16 anni con un sogno, un ideale, un’aspettativa e poi renderti conto che non è assolutamente come pensavi che fosse è abbastanza destabilizzante.

E, anche se non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, era scattato qualcosa dentro di lui.

Quando i suoi occhi avevano incontrato quelli del ragazzo tatuato, era come se il vaso di Pandora fosse stato appena aperto.

Non che Harry sapesse chi fosse Pandora o gli importasse minimamente qualcosa del suo vaso, ma adesso i suoi pensieri si soffermavano troppo spesso in quell’angolo buio della sua mente che aveva imparato ad evitare il più possibile, perché era sbagliato, semplicemente sbagliato.

Scacciò subito via quelle idee, e si rassicurò ripetendosi che vivere a Londra gli stava mettendo in testa delle cose davvero strane.
***
Fottuta bionda del terzo piano, fottuta sbornia, fottuto Zayn e le sue idee di merda, fottuta vita del cazzo.

La testa pronta ad esplodere da un momento all’altro, la schiena gelata e indolenzita a causa della notte passata sul pavimento e solo 5 minuti prima che iniziasse il suo turno di lavoro.

Era facilmente prevedibile che, come al solito, la mattinata di Louis era iniziata con un paio di bestemmie verso qualsiasi cosa o persona avesse intorno.

Così dopo una doccia che era servita più a riportarlo alla realtà che altro, ritornò in camera e recuperò un paio di vestiti dal pavimento, senza preoccuparsi minimamente che fossero sporchi o puliti.
***
Dopo la sua strana riflessione quotidiana Harry si alzò dal letto e dirigendosi in salotto trovò, come si aspettava, Liam e Niall ammassati sul divano che ancora dormivano.

La televisione era probabilmente rimasta accesa tutta la notte

Harry non si preoccupò di spegnerla, ma alzando le tapparelle della finestra svegliò i suoi amici.

‘’Che ora è?’’ Chiese Niall con la voce ancora impastata dal sonno.

‘’Quasi le 11, credo’’ Rispose Harry.

Liam si stiracchiava sul divano, cercando di svegliarsi ma allo stesso tempo non volendo lasciar andare completamente il sonno.

‘’Stavo pensando che oggi potremo fare qualcosa di diverso dal guardare la tv 24h su 24?’’ Esordì Harry, risultando molto più sarcastico di quanto volesse.

‘’Uhm, potremo andare a fare un giro, anche se non capisco cos’hai contro la tv e soprattutto cosa fai tutto il tempo in camera o in balcone.’’

Harry scrollò le spalle senza rispondere.

Non poteva certo dire loro che se ne stava buttato a letto a fissare il muro mentre si chiedeva se venire a Londra fosse stato il più grande errore che potesse fare, o che si appostava sul balcone per osservare le persone che passavano e immaginare le loro vite, non era mica un ingrato e tantomeno uno psicopatico!

Così, dopo qualche occhiata imbarazzata, vari minuti passati a discutere su dove dovessero andare e un paio di urla per convincere Liam ad alzarsi dal divano ed erano per strada.
***
La luce fredda e piuttosto inquietante, illuminava la stanza in cui risuonava una squallida canzone di qualche anno fa.

Più che un negozio di tatuaggi sembrava il covo di un serial killer, ma quando apri un’attività illegale nella periferia di Londra non ci si può certo aspettare un granché.

Louis se ne stava seduto a fissare l’orologio in attesa del prossimo cliente.

Stan, il suo capo, era alla cassa, stava contando i soldi e, come al solito, imprecava di tanto in tanto contro Louis e la ragazza bionda che si occupava di fare i piercing accusandoli di aver rubato qualcosa.

In realtà, sapeva benissimo che non avevano toccato assolutamente niente, ma gli piaceva mettere su una grande scena per nulla e trovare scuse per ridurre loro il misero stipendio.

In questi momenti Louis si chiedeva seriamente se non avesse fatto meglio a vendere il culo, certo c’era il rischio concreto di finire a pezzi dentro il frigo di qualche maniaco, ma era decisamente meglio che sopportare questo strazio continuo.

Un uomo e una donna entrarono nel locale riportandolo alla realtà.

‘’Vorremmo fare dei tatuaggi collegati’’ Esordì l’uomo.

Fottuti etero del cazzo, quelle sdolcinatezze di merda gli facevano così schifo che in quel momento era arrivato a contemplare perfino il suicidio.

‘’Ok, avete già in mente qualcosa o volete dare un’occhiata?’’ Rispose Louis mettendo su il sorriso più falso che avesse mai fatto in vita sua, tirando fuori un libro con vari disegni.

‘’Stavamo pensando ad un mezzo cuore sul polso, qualcosa di piccolo.’’ Parlò la ragazza, sembrando piuttosto spaventata.

Louis trovava il nervosismo della gente che faceva il primo tatuaggio davvero esilarante.

 Durante la sua breve esperienza lavorativa aveva visto delle reazioni davvero assurde: alcuni urlavano, altri si mordevano le labbra fino a spaccarsele e altri ancora addirittura finivano per piangere, tuttavia la maggior parte dopo pochi minuti si abituava e si rendeva conto che, a differenza di quello che pensavano non era niente di poi così terribile.

‘’Certo, vi faccio vedere qualcosa’’ Rispose Louis, sfogliando le pagine del vecchio libro.

Dopo qualche minuto di indecisione sui vari disegni, iniziò a tatuare il ragazzo.

La sua ragazza se ne stava vicino a lui e gli teneva la mano, manco gli dovessero asportare un rene o qualche merdata del genere.

Louis era convintissimo che l’amore non esistesse e nel caso che si sbagliasse aveva tutte le intenzioni di tenersene bene alla larga, riusciva a malapena a sopportare se stesso, come avrebbe mai potuto sopportare un'altra persona?
***
L’aria fresca e ancora umida di Londra scompigliava i capelli di Harry, mentre lui, Liam e Niall si dirigevano verso il fast food con cui quest’ultimo si era recentemente ossessionato.

Harry si domandava se non avesse fatto meglio a restarsene a casa, pentendosi di aver distolto Niall e Liam dalla tv.

Era sempre stato un ragazzo che amava la compagnia, ma ultimamente tutto quello che voleva era starsene da solo con i suoi pensieri. Tuttavia, allo stesso tempo era l’ultima cosa che desiderava perché sapeva che prima o poi quei pensieri lo avrebbero davvero mandato fuori di testa.

“Non era tutto più facile quando tutto quello che facevi era spalare la terra e piantare qualche frutto qua e là?” Gli ripeteva la vocina nella sua mente.

Certo che era tutto più facile, ma ovviamente lui aveva avuto la brillante idea di mettersi in una cosa molto più grande di lui, pensando che ce l’avrebbe fatta e che si sarebbe naturalmente abituato a tutto, cosa che ovviamente non era successa.

Ed ora si ritrovava a girare per le strade di una città di cui sapeva solo il nome senza la minima idea di cosa ne avrebbe fatto della sua vita in quei 5 mesi e mezzo che gli rimanevano da trascorrere lontano da casa.
***
Dopo 5 ore di lavoro e 40 minuti di camminata verso casa perché, ovviamente, con tutti i momenti possibili e immaginabili in cui la fottutissima metropolitana doveva avere un incidente quel fottutissimo bastardo di Dio, o del destino o di chiunque regolasse il mondo aveva deciso che doveva avvenire proprio quando serviva a lui, Louis era esausto.

Così, salì le scale di casa con l’unico obbiettivo di buttarsi sul divano per un’ora o due prima di cacciarsi addosso la prima maglia che avrebbe trovato e andare al Babylon a spaccarsi fino a dimenticarsi pure come si chiamava.

Ma non appena entrò in casa inciampò nel corpo semi-morto di Zayn, probabilmente ancora in preda ai postumi della sbornia.

‘’Sei vivo?’’ Chiese Louis in tono serio, colpendo leggermente con il piede la gamba di Zayn per accertarsi che fosse sveglio.

‘’Più o meno.’’ Rispose il ragazzo, con la voce di uno che è appena stato investito.

‘’Non sei andato a lavoro?’’ Gli domandò Louis, seriamente interessato al motivo per cui avesse deciso di rimarsene stravaccato davanti alla porta tutto il fottutissimo giorno.

‘’Mi hanno licenziato.’’ Ribatté Zayn, sforzandosi per mettere insieme una frase di senso compiuto.

‘’Che cazzo hai fatto?’’ Lo incalzò l’altro.

‘’ A quanto pare scoparsi un cliente nel magazzino non è esattamente un ‘’atteggiamento professionale’’ o qualche merdata del genere’’ Disse Zayn cercando di alzarsi aggrappandosi alla gamba di Louis.

‘’Sei proprio una troia’’ Lo sfotté Louis, con una risatina acida.

‘’Non credo che ti sia mai dispiaciuto più di tanto.’’ Ripose provocandolo.

Louis non ribatté e si buttò sul divano, cercando di recuperare le forze.
***
Liam e Niall avevano passato almeno una buona mezz’ora ad ingozzarsi di ogni schifezza che venisse venduta in quel fast food, e a commentare ogni singolo programma tv che avevano visto nelle ultime settimane.

Harry annuiva e sorrideva, fingendo di apprezzare il cibo e di essere interessato alla conversazione, in realtà si era pentito di quell’uscita nell’esatto secondo in cui aveva messo piede fuori di casa, e ora, tutto quello che voleva era ritornarci il più presto possibile.

Così, dopo la cena, sempre se così poteva essere definita quella poltiglia unta e bisunta che aveva finto di mangiare insistette così tanto per rientrare subito a casa che gli altri due dovettero cedere solo per non dover stare a sentire ulteriormente le sue suppliche.

Harry non era il tipo di persone che si lamentava troppo, ma quando voleva una cosa sapeva di certo come ottenerla, e in quel momento voleva infilarsi dentro le coperte e addormentarsi più di ogni altra cosa al mondo.
***
Dopo qualche ora di riposo, un paio di sigarette e 20 minuti passati a mettere sottosopra la casa per riuscire a trovare qualche spicciolo, giusto per la soddisfazione di comprarsi un drink in più, Zayn e Louis erano per strada, pronti a devastarsi più della sera prima e meno di quella dopo.

Fortunatamente il Babylon era abbastanza vicino a casa loro perché, nelle loro condizioni camminare per più di 10 minuti sarebbe stata una bella impresa.

Il locale era sporco e abbastanza rovinato, appariva molto peggio di quello che era in realtà; il che era sicuramente attribuibile al fatto che probabilmente non veniva pulito dal 1980, anno della sua apertura.

Era una delle più vecchie discoteche gay di Londra ed in passato era considerata una discoteca di classe, riservata alla gente dei bei quartieri che non voleva o non poteva urlare la sua sessualità ai quattro venti.
Ora sembrava più che altro un magazzino abbandonato ed era frequentata dai poveracci che pur di farsi una scopata e una bevuta avrebbero ammazzato, insomma la feccia della società.

Non che a Louis fottesse qualcosa di cosa facevano i froci negli anni 80 o di più o meno qualsiasi altra cosa.

Una delle solite trashate risuonava mentre entrarono nel locale, la gente ubriaca fradicia ballava sulla pista, o almeno ci provava e le luci riflettevano al centro della stanza.

Louis e Zayn, come al solito, si diressero verso il bancone richiedendo il solito, che per significava il drink più economico e alcolico che vendessero.

Dopo 3 drink erano già andati e di tanto in tanto ci provavano con i ragazzi che si avvicinavano per prendere da bere.

Non gli importava se fossero cessi o strafighi, era talmente cotti che non sarebbero riusciti a distinguere neanche uno spaventapasseri da un essere umano, quindi figuriamoci un bel ragazzo da uno che non lo era per nulla.

Quella sera però gli era andata male, così dopo essersi blaterati una delle loro solite cazzate iniziarono la loro abituale pomiciata.

A fatica, si alzarono in piedi e si gettarono sulla pista, Louis guardava Zayn come se se lo volesse mangiare, mentre quest’ultimo gli si strusciava addosso.

Entrambi potevano facilmente prevedere come sarebbe andata a finire quella serata, tuttavia Louis sentiva una strana fitta allo stomaco fin da quando era entrato nel locale.

Doveva essere quel fottuto hamburger scaduto, si era decisamente quello, continuava a ripetersi, mentre scacciava via i pensieri che gli affluivano in testa su quanto fosse caduto in basso.

Infondo, che cazzo si poteva aspettare dalla vita? Era ovvio che quello era il massimo a cui poteva aspirare, e se lo doveva pure far andare bene senza troppe lamentele di merda.

Meglio che te la godi finchè puoi ‘che tanto a fra 10 anni sarai in lista per il trapianto di fegato o di rene o di qualsiasi altra merdata ti rovinerai a furia di bere così, la voce nella sua testa continuava a ripetergli, e, come al solito decise di dargli ascolto.
***
Dopo aver passato due ore a girarsi e rigirarsi nel letto, nel tentativo di trovare la posizione ideale per dormire, Harry ci aveva rinunciato e si era semplicemente messo a fissare il soffitto, cosa che negli ultimi giorni gli riusciva davvero bene.

Avrebbe voluto dormire più di ogni altra cosa al mondo, era stanco, anzi esausto, ma semplicemente non ci riusciva, era come se ci fosse qualcosa che glielo impedisse.
***
La dark room del Babylon era illuminata da una luce scura che rendeva tutto opaco.

I gemiti di Zayn si mischiavano con quelli di Louis mentre quest’ultimo metteva il cazzo dentro il suo culo, di fronte a loro un ragazzo biondo fissava Zayn con un ghigno perverso.

Louis affondava in lui, il suo corpo era abituato ad incastrarsi con quello di Zayn, ma la sua mente era in un altro luogo, di solito l’eccitazione prendeva il sopravvento su di lui, ma quella sera qualcosa lo turbava, e non riusciva neanche lui a capire cosa fosse.

Era passato molto tempo dall’ultima volta che la sua situazione lo rattristasse o gli causasse qualsiasi emozione oltre l’indifferenza più totale, ma quella sera si sentiva incredibilmente malinconico.

I pensieri si dissolsero dalla sua mentre veniva dentro Zayn.
***
La stanza era buia e silenziosa, Harry era stanco morto, ma ancora non riusciva a dormire.
***
Dopo la sveltina nella dark room Louis se ne era dovuto tornare a casa da solo perché Zayn che non ne aveva mai abbastanza, era col ragazzo biondo per il secondo round.

Louis camminava a testa bassa, con la sigaretta in mano per la periferia di Londra.

Poi, mentre entrava nel palazzo, improvvisamente il suo telefono squillò.

Erano le 4 di notte chi cazzo si permetteva di rompergli i coglioni a quell’ora?

Sfilò il cellulare dalla tasca per scoprire la risposta alla sua domanda.

Il nome sul display fece sparire immediatamente tutta la sua rabbia, trasformandola in ansia.

‘’Lottie’’

Perché mai lo avrebbe dovuto chiamare alle 4 di notte?

Le era sicuramente successo qualcosa.

Accettò subito la chiamata.

‘’Stai bene?’’  Disse, cercando di assumere un tono calmo, ma la sua preoccupazione lo tradì.

Nessuna risposta, solo singhiozzi.

‘’Lottie?’’ Ripetè Louis.

‘’Perchè non hai chiamato?’’ Disse la ragazza, disse la ragazza in tono freddo, cessando i singhiozzi.

‘’Eh?’’ Rispose Louis, senza la minima idea di cosa intendesse.

‘’E’ il mio compleanno, avevi promesso che avresti chiamato, e non lo hai fatto.’’ Ribattè in tono ancora più duro.

‘’Merda, me ne sono proprio dimenticato, scusa Lottie, è solo che-‘’ Iniziò Louis.

‘’Non ho tempo per le tue giustificazioni del cazzo, quando sei partito per Londra mi avevi giurato che non ti saresti dimenticato di noi, invece lo hai fatto.’’ Disse la ragazza tutta d’un fiato, Louis intuì che stesse per ricominciare a piangere, ma prima che potesse replicare chiuse la chiamata.

Louis cercò di richiamarla, 1, 2, 3 volte, nessuna risposta.

Prese il telefono e lo buttò per terra, sperando che questo gesto potesse farlo sentire anche solo leggermente meglio.

Iniziò a urlare, ma in poco tempo le urla si trasformarono in un pianto straziato.

Era da così tanto che non piangeva, mesi o forse anni, tutto nella sua testa era così confuso.

Quella telefonata era bastata per far scoppiare tutto lo stress che teneva accumulato da tanto tempo.
***
Il silenzio della stanza, venne improvvisamente spezzato da delle urla, e poi da un pianto.

Harry pensò che provenissero dalla strada, ma diventavano sempre più forti così si decise ad andare a vedere che stesse succedendo.

Si precipitò in salotto e senza accendere la luce uscì nell’andito del palazzo, scese le scale seguendo il rumore.

Di certo non era preparato per ciò che si ritrovò di fronte: Louis, quel ragazzo pieno di piercing e tatuaggi che gli lanciava sguardi omicidi quando lo incrociava sulle scale, piangeva accovacciato vicino alla porta.

Non sapeva davvero cosa fare, gli amish non piangevano quasi mai, e quando lo facevano non era di certo davanti agli altri.

Così se ne rimase sull’ultimo gradino delle scale, aspettando che il ragazzo si accorgesse della sua presenza.

Quando successe, la sua reazione non fu esattamente delle migliori.

‘’Che cazzo stai facendo?’’ Sputò il ragazzo contro di lui.

‘’Nulla, non riuscivo a dormire e ho sentito il pianto e ho pensato di venire a controllare che stesse succedendo.’’ Disse Harry come se fosse la cosa più naturale del mondo, ma allo stesso tempo ancora incerto su cosa fare.

‘’Si ma ora te ne puoi anche andare.’’ Louis lo guardò con lo sguardo più carico d’odio che potesse fare.

Non è che odiasse Harry o altro, era solo che non voleva essere visto così.

Si sentiva come una di quelle fottute quattordicenni che puzzano ancora di latte ma frignano come una fontana perché dopo ben due giorni e mezzo di relazione il loro ragazzo le ha scaricate per la migliore amica più carina e popolare.

‘’Che ti è successo?’’ Chiese Harry, ignorando le parole del ragazzo e il suo sguardo omicida.

‘’Che cosa ti porta a pensare che racconterei i cazzi miei ad uno sconosciuto?’’ Gli urlò contro Louis, cercando di risultare ancora più minaccioso.

Poteva dare la colpa della sua scenata al fatto che fosse ancora abbastanza ubriaco, certo probabilmente l’essersi scolato qualsiasi schifezza altamente alcolica non aiutava, ma dentro di se sapeva benissimo di essere semplicemente stressato e sconvolto come poche volte in vita sua, e il fatto che qualcuno lo vedesse in quelle condizioni lo mandava fuori di testa.

‘’Perché non dovresti?’’ Chiese Harry, scrollando le spalle con aria rilassata.

Per la prima volta in quella sera Louis alzò lo sguardo dal pavimento, i suoi occhi erano gonfi e la faccia era piuttosto arrossata a causa del pianto o dell’alcol, o probabilmente di entrambi.

In quel momento Louis lo avrebbe voluto prendere a schiaffi, ma quando quello stupido e odioso ragazzino dai capelli ricci si sedette vicino a lui, le parole, o per meglio dire gli insulti, gli si bloccarono in gola.

C’era qualcosa in lui che in qualche modo era riuscito a calmarlo, almeno leggermente.

Rimasero seduti sul pavimento ghiacciato a fissare il muro per ore, senza dire una parola.

Louis non riusciva ad impedire l’uscita delle lacrime dai suoi occhi, ed Harry sentiva il suo cuore battere incontrollatamente.

Per un momento Louis pensò di aver pianto ogni singolo millilitro d’acqua nel suo corpo ed Harry che il cuore gli sarebbe esploso da lì a pochi minuti, tuttavia, tra una semi-disidratazione e un quasi infarto entrambi si addormentarono.
Note
Ecco qua il terzo capitolo! Ci ho messo un secolo ad aggiornare ma volevo scriverlo per bene, anche se il risultato non è sto granchè almeno è bello lungo, anche troppo mi sà ma non potevo dividerlo ahah. Non so che dire, spero vi sia piaciuto il momento larry e vi ringrazio per tutte le visite/recensioni/preferiti/seguiti/ricordati/ecc
AGGIORNO APPENA RICEVO QUALCHE RECENSIONE, VOGLIO PROPRIO SAPERE CHE NE PENSATE XX
Twitter: FreavkStyles
  
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