Il
Diario di Zexion 6: Zexìon in Fiera
Serio Diario,
Ma cos’ha ho mai
fatto di male, io?! Cosa mi sono mai fatto di male, io, soprattutto! Di questi
giorni mi capitano le cose più stupide e strane, maledetto sceneggiature. Sono
arrivato finalmente nella mia stanza dopo un lunghissimo viaggio in un luogo
che… Voglio raccontarti tutto, così almeno qua dentro ci saranno più fogli di
carta e quindi ci saranno più probabilità che uno mi ferisca il dito. Spero che
mi rimanga sufficiente ingegno per terminare quel che ho promesso.
Allora, questa
mattina mi sono alzato dal letto di buon’ora, ho fatto per andare a fare
colazione, ma ho sbattuto violentemente contro la parete, imprecando
sonoramente:
-Ancora! Sempre la
stessa storia! O ci decidiamo a pagare la bolletta della luca per qua sotto o
qua continueranno a regnare fitte tenebre… No, aspetta, ma la cosa mi piace!-.
Mi massaggiai il naso, ancora dolorante, in modo che il dolore fosse più
intenso, ma rimasi bloccato sul posto. Infatti davanti a me era apparso,
improvvisamente, l’entrata dell’ennesimo corridoio oscuro. Non l’avevo però
aperto io, né lì intorno c’era Nessuno.
- Che faccio, ci
entro o non ci entro?-, mi chiesi preoccupato. Alla fine decisi di si,
principalmente per due motivi: se sarebbe stata un’esperienza dolorosa, allora
me la sarei scialata a meraviglia! Se era piacevole, avevo un motivo in più per
farmi del male. Varcai il portale senza rimpianti.
Dopo aver
viaggiato un po’, piombai a capofitto in una baraonda caotica, serio Diario!
Ovunque mi guardassi in giro, vedevo solo creature esistenti delle più svariate
forme e colori: bambini, adulti… Chi con dei vestiti normali, chi tutti
colorati o seminudi. Questo mi creava un po’ di confusione, quindi gridai:
- Dove sono?!
Qualcuno mi aiuti!-. Alcuni… esseri attorno a me si fermarono un attimo dalla
ressa, mi guardarono curiosi e poi sorsero un sacco di voci, se possibile,
ancora più numerose e confuse di prima:
- Ehi, ma è Zexion
di KH!-.
- Ehi, ma è un
Emo!-.
- Che bel
cosplay!-. Erano più che altro voci femminili. Poi cominciò una cosa che mi
fatico ancora a spiegare: senti su di me un sacco di mani sudaticce e un sacco
di luci cominciavano a coprirmi (cosa fastidiosa visto che non ci ero
abituato). A un certo punto senti anche una mano sul sedere!
- Marluxia?!-,
gridai, voltandomi di scatto. Ma niente, nessuno mi sentiva, nessuno si curava
di me: solo strette e improvvisi flash. Ovviamente cercai di andarmene, ma era
impossibile: sembrava ci si potesse muovere solo secondo il desiderio della crescente
folla. Il clima era soffocante, soprattutto perché ci si trovava in una sorta
di… gazebo?
Mentre ero
trascinato a mio malgrado da questo branco di clown, uscì da quei ridicoli
padiglioni (che però, dato il colore bianco, mi ricordavano casa) e mi ritrovai
nel mezzo di una specie di città, dal sapore medievale (ma cos’è il Medievo?).
Poverina! Poteva anche essere bella, ma questi strani esseri la stavano
rovinando, a furia di cartacce buttate per terra, bancarelle improvvisate,
inquinamento acustico e soprattutto cibo. Sembrava infatti che quegli strani
esseri disponessero da se di una grande quantità di cibo, ma, per un motivo o
per l’altro, o li finivano subito, o li buttavano a terra, o si divertivano a
vedere se anche la delicata pavimentazione della città poteva digerire
qualcosa. Almeno, al di fuori delle gabbie di tela bianca, ci si riusciva a
muovere più liberi, quindi, sollevato, cercai di esaminare la situazione:
“Oddio, ma qui è
una mischia peggio di una festa di compleanno di Marluxia, dove non sai mai
cosa ti può capitare e dove ti può capitare. Questi giovinastri che strillano e
strepitano per qualche carabattola sono un attentato alla mia sanità mentale!”.
Mi sono infatti dimenticato di dire, serio Diario, che ovunque erano vendute le
cose più strane: armi di gommaplastica, che se ci ripenso mi fanno ridere, è
più pericoloso il mio libro, che non è neanche rilegato; pupazzi senza arte né
parte; libricini utili soltanto da mettermeli sotto i piedi per raggiungere gli
scaffali più alti…
Comunque sia,
decisi di andarmene. Una parola! Anche al di fuori delle gabbie di tessuto
c’era un sacco di gente, di varia statura e peso, che impedivano qualsiasi
movimento. Ma ecco, quando cominciai a fare quattro passi in libertà, vidi una
cosa che non mi aspettavo, e che non avrei voluto vedere: me stesso. Anzi, due. Non riuscivo a spiegarmelo, ma
davanti a me, intenti a contare sia l’immondizia che avevano gettato e sia
quella che avevano comprato, c’erano due Zexion: uno altissimo e magrissimo,
tanto che potevo contargli le ossa, e l’altro un bambino bassissimo (più di me,
pensa) e grassissimo, un barilotto fatto e finito. Io ero bianco come il latte,
anche più bianco della nostra sede: marciai contro di loro senza aspettare un
attimo. Stavo per strillargli contro come Xemnas comanda, ma loro mi guardarono
subito estasiati e dissero:
- Oh, bella lì,
figa! Bel cosplayer!-.
-
Kebellkostumebravo, minkia!-. Non ci volle un genio per capire che mi trovavo
di fronte a due splendidi esemplari di idioti, cioè rispettivamente un truzzo e
un bimbominkia. A me spiace, serio Diario, ma certi tizi non li sopporto
proprio, mi fanno salire il sangue alle cicatrici: già ho a che fare,
rispettivamente, con un Demyx e un Demyx. Altri due sono veramente troppi.
Allora, prima che potessero dire o attentare ancora alla grammatica, tirai
fuori il mio fido libro e cominciai a menarglielo in testa, dicendo:
- Totoh, totoh, totoh!-. I due cominciarono a strillare, e attirarono
l’attenzione di due tizi in rosso, che, dicendo:
- Cavolo, altri
fan sfegatati alla carica!-, mi agguantarono e mi portarono come ostaggio in un
Bar vicino, tra le mie proteste e terribili calci.
Mi legarono e mi
buttarono per terra. Poi, mentre ero incerto sul mio futuro, uno di loro si
fece avanti e mi disse:
- Ok, fanboy.
Dov’è il tuo braccialetto, prima di tutto?-. Io risposi, sconcertato:
- Braccialetto?! E
chi sono io, Marluxia?-.
- Ah, siamo
spiritosi, qui. Guarda che anche io gioco a Kingdom Hearts-.
- “Kingdom
Hearts”?! E cosa sarebbe?-, chiesi io.
- Non importa.
Almeno, dammi il tuo biglietto…-.
- Non ce l’ho,
uffa-.
- Ma lo sai,
piccolo tappo, che tu sei il fanboy più rompiscatole che io abbia mai
incontrato? E dire che qui a Lucca ce ne sono a tonnellate! E’ per questo che
abbiamo inventato quella schifezza del pass per lo staff: almeno vi facciamo
entrare e non rompete le p***e! Ora me la pagherai, per la tua testardaggine…-.
- No, vi prego…-.
- Invece si, ora
chiamo il ri…-.
-RIKU?! Santo Dio,
mi sento soffocare! Aiuto…l’aria! Ma io me ne batto via di qui!-.
-…cognitore di
questo sett… Che hai detto?!-.
- Me la fuggo,
ecco che ho detto!-. Detto questo, aprii un corridoio oscuro e rotolai fino a
esso, sparendo. Il mio aguzzino, però, ligio al dovere, saltò anche lui nel
passaggio, senza che potessi farci nulla.
Serio Diario, vuoi
davvero sapere l’epilogo di questa triste storia? L’addetto di quello strano
marasma, a quanto mi hanno raccontato, ebbe la sfortuna di piovere addosso a
Xaldin mentre attendeva alle sue televendite uscendo dall’Oscurità. Sospetto
che sia diventato proprio uno come noi: un Nulla totale. Per quanto riguarda
me, mi ritrovai nei sotterranei, ancora legato come un salame. Per fortuna
accanto a me c’era Vexen e cercai di avere il suo aiuto:
- Vexen, caro,
cadaverico Vexen! Ti prego, slegami senza fare troppe domande! Non puoi neanche
immaginare cosa mi sia successo…-.
- Oh, invece lo
immagino molto bene…-, rispose lui, facendomi notare che anche lui era legato.
Grazie al cielo noi Emo siamo molto bravi con le lamette e riuscii a liberare
tutti e due. Mi sono precipitato subito qui a scriverti, credendo che una
sbornia di proporzioni così ciclopiche andasse conservata a tutti i costi. Non
so davvero cosa pensare, e sono anche (tanto per cambiare) malinconico: quando
penso ai poveri cristi che non hanno la fortuna di potersi trasportare e sono
costretti a stare in quella confusione unica solo per vedere qualche idiota in
costume e comprare quattro carabattole, mi viene da piangere. Sono anche più
efficienti delle lamette! Lamette che adesso impugno per concludere bene questa
giornata. Alla prossima, serio Diario.
E viva le
poppe!
Zexion
P.S: Marluxia, la prossima volta che ti pesco a scrivere sul mio Diario sono c***i amari…