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Autore: ChiaraBJ    21/12/2014    5 recensioni
Ben è un bambino di otto anni che ha appena perso la mamma. E’ disperato, ma l’amicizia con una bambina di sei anni lo aiuterà ad uscire da quel tunnel di disperazione. Ventisette anni dopo Ben la incontra di nuovo, solo che ora quella bambina è diventata una spietata donna dedita al crimine e Ben si troverà a decidere tra lei, gli amici e i ricordi del passato.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL BADGE

Il mattino dopo un assonnato Semir a bordo della sua BMW, si avviava verso l’abitazione di Ben. Quella notte il piccolo ispettore non aveva dormito un granché, complice la mancanza della moglie e delle bambine che erano andate a trovare la madre di Andrea e soprattutto l’essere venuto a conoscenza dell’episodio del quasi tentato suicidio del suo collega e migliore amico quando aveva solo otto anni. L’immagine del piccolo Ben, seduto sul muretto spaventato e infreddolito, lo aveva tormentato per tutta la  notte.

Semir non riusciva a capacitarsi del fatto che un ragazzino potesse anche minimamente pensare di compiere un gesto simile, tuttavia capiva benissimo come potesse sentirsi Ben in quel momento. Il ragazzino aveva appena perso la madre e suo padre invece di stargli vicino si era frettolosamente congedato da lui perché  doveva organizzare il funerale, quando avrebbe dovuto quanto meno consolarlo e confortarlo, ma questo purtroppo non rientrava nello stile di Konrad Jager.
Comunque lo rassicurava il fatto che, tutto sommato, Ben era diventato un uomo dai sani principi, era una persona allegra, piena di vita, sensibile, affettuoso e per nulla viziato, anzi come amava dire Helga, la governante di casa Jager, che era diventata una mamma per lui e per la sorella, Ben era cresciuto con una sana repulsione verso la ricchezza da cui era circondato e per guadagnarsi da vivere aveva realizzato il sogno di diventare poliziotto, scegliendo di fatto la strada più difficile, andando contro tutto  e tutti, e soprattutto contro la volontà di suo padre.

Semir arrivò davanti al palazzo di Ben e stranamente lo trovò che stava già sul marciapiede ad aspettarlo, con brioches e caffè caldo in mano.
“Ciao socio” fece allegro Semir abbassando il finestrino dell’auto mentre si fermava davanti a lui “Ero già pronto ad attaccarmi al citofono o al cellulare per buttarti giù dal letto…”
“Ciao a te socio” rispose altrettanto allegro Ben “Non farci l’abitudine… è stato un caso, comunque se mi apri, visto che ho le mani occupate…salgo!”
Ben prese posto accanto a Semir, gli consegnò la colazione, poi cambiando decisamente tono di voce, senza guardarlo a bruciapelo gli disse “Spero che adesso tu non abbia un’opinione di me diversa da quella di due giorni fa, ieri ti ho sconvolto, l’ho visto e ti capisco, vorrei però, se fosse possibile che ness…”
Ma venne interrotto da Semir che lo guardò nello stesso modo in cui un padre affettuoso guarda un figlio quando questi cerca conforto e comprensione.
“Nessuno a parte me e te saprà mai niente di quello che è successo più di venticinque anni fa. Sei qui Ben, sei un buon poliziotto, un buon collega e soprattutto il mio migliore amico. Tutti abbiamo degli scheletri nell’armadio, tutti abbiamo dei piccoli o grandi segreti, quello che conta è che non distruggano gli altri e noi stessi” rispose l’ispettore guardando il ragazzo dritto negl’occhi.
Ben guardò sollevato il suo partner; il suo sogno di diventare poliziotto lo aveva allontanato da suo padre, ma quel lavoro gli aveva affiancato  un collega che era molto di più di un semplice amico, Semir era per il giovane un padre e un fratello maggiore.
Il giovane poliziotto non seppe cosa rispondere a Semir, si limitò quindi a un semplice ‘Grazie socio’.
“Figurati Ben” rispose quasi con tenerezza Semir , poi aggiunse “Dai facciamo colazione, ci aspetta un’altra giornata di lavoro”

Finita la colazione, Semir avviò l’auto e i due ispettori si diressero verso la sede della scientifica; dovevano ritirare alcuni referti riguardanti un incidente avvenuto tre giorni prima sulla A/57.
I due poliziotti arrivati a destinazione scesero dalla macchina ed entrarono nei capanni della KTU.
“Einstein, ci sei?” chiamò Ben entrando, ma non ricevette risposta.
Ma quello che videro li lasciò di stucco: nello stabile regnava il caos più totale.
Tutto era stato messo sottosopra.

Semir e Ben si guardarono attorno sbigottiti e con un cenno d’intesa sfoderarono le loro pistole,  quindi si misero a perlustrare tutto il laboratorio.
Sembrava fosse passato un  tornado: i tavoli rovesciati, il contenuto dei  cassetti delle scrivanie buttato a terra, le lavagne divelte, lampade spaccate, fogli dappertutto.
“Si direbbe che qualcuno si sia dato un gran da fare a cercare qualcosa, ma cosa? E Hartmut dov’è?” disse Semir riponendo la pistola nella fondina, guardandosi attorno.
“Sembra che qui non ci sia proprio nessuno…Hartmut? Sono Ben…” chiamò il giovane.
“Che chiami a fare?” domandò l’altro ispettore.
“Beh, siamo nel regno di Hartmut…magari è dentro qualche armadio, qualche incavo segreto nel muro…Va bene non guardarmi così socio, provo a chiamarlo a casa” concluse poi Ben  e preso il cellulare  compose il numero del tecnico.
“Io intanto avviso il commissario Kruger, questa confusione non mi piace” e mentre chiamava il distretto l’attenzione di Semir fu attratta da qualcosa “Ben vieni a vedere” disse indicando delle macchie al collega.
“Maledizione, quello è sangue … e il cellulare di Hartmut risulta irraggiungibile” rispose con tono preoccupato il ragazzo.
Mentre Semir era al telefono a ragguagliare la Kruger sulla presunta scomparsa di Hartmut e della scientifica messa a soqquadro, Ben si mise a cercare qualche traccia o indizio che potesse essere utile.
“Sì capo…sì aspettiamo i colleghi della scientifica di Düsseldorf…sì non tocchiamo niente…sì lo so, son più pignoli di Hartmut…sì arrivederci…sì, la teniamo informata”
Il piccolo ispettore concluse la chiamata, dopo di che si mise a perlustrare il laboratorio.
Ben d’istinto passando vicino ad una sedia rovesciata la raddrizzò e la sua attenzione fu catturata da una tessera di plastica che vi stava sotto.
“Ehi Semir, guarda un po’ qui, secondo te questo che cos’è?” domandò Ben  raccogliendo la tessera con un paio di guanti in lattice e rigirandosela tra le mani.
“Sembra una tesserino magnetico, un badge o qualcosa del genere. Non sembra una tessera in uso da noi. Potrebbe essere di Hartmut, come potrebbe essere caduta a qualcuno. Di sicuro non può essere un reperto di un caso a cui sta lavorando, Einstein è troppo precisino, lo avrebbe messo dentro una bustina con l’etichetta per catalogarla, non lascerebbe reperti in giro e l’armadio dove ripone le prove è troppo lontano per essere arrivato fino a qua”
“Però quante congetture…sono allibito da tanta deduzione…” lo canzonò Semir che continuò “Se fosse una tessera in uso da noi avrebbe come  minimo il nostro logo. Questo badge può dire tutto o niente” ma osservando meglio il talloncino richiamò l’attenzione del suo socio “Guarda ci sono delle lettere, magari Susanne potrebbe ricavarci qualcosa. Facciamo così, aspettiamo i colleghi della scientifica di Düsseldorf , poi torniamo in centrale”
“Ma scusa Pichlern, il collega di Hartmut, non c’è oggi? C’è solo la giacca di Hartmut nel porta abiti e il suo collega freddoloso com’è …minimo dovrebbe esserci anche la sua …che sia sparito pure lui?” chiese Ben osservando l’appendiabiti da parete presente all’ingresso dello stabile.
“E’ la stessa domanda che ho fatto io alla Kruger e lei mi ha informato che questa mattina  Pichlern ha avvisato Susanne che oggi e per i prossimi giorni sarà assente. Raggiunge i suoi genitori che abitano in Baviera, sua madre non sta molto bene” rispose Semir.
“Mmmm, quindi in teoria risulta scomparso solo Hartmut ”  disse con fare sospettoso Ben, mentre metteva la tessera magnetica dentro una bustina di plastica.
“Ben, per favore …non vedere complotti dappertutto ”
“Okay, posso dire almeno ‘che fatalità’? “ replicò Ben alzando le mani come in segno  di resa.
“Oh ecco i colleghi” disse il giovane ispettore andando incontro alle quattro persone che stavano entrando nello stabile. Tre di loro indossavano già la tuta bianca.
“Salve colleghi, sono l’ispettore capo Ben Jager e lui è il mio collega Semir Gerkhan” si rivolse il poliziotto all’unica persona vestita in borghese.
“Salve colleghi, sono il vice commissario Falko Lurker” disse l’uomo con fare autorevole squadrando i due ispettori da capo a piedi.
“E questa è la mia squadra. Siamo stati mandati qui dal nostro superiore il commissario Richter, dopo la richiesta che ha inoltrato il vostro capo: il commissario Kim Kruger. Ora se ci scusate abbiamo del lavoro da svolgere”
“Certo, prego …il laboratorio è tutto vostro” disse ossequioso Ben accompagnando la frase con un gesto plateale delle braccia, sotto lo sguardo severo e contrariato del vicecommissario  “Noi ce ne stavamo andando, vero socio?” concluse Ben rivolgendosi a Semir.
“Sì, arrivederci colleghi e buon lavoro”
I due ispettori quindi salutarono la squadra della scientifica di Düsseldorf,  salirono in macchina e si diressero verso il loro comando.

Appena entrati al distretto Ben andò da Susanne, mentre Semir si avviò verso l’ufficio del commissario,  bussò alla porta, ed entrò dopo l’ ‘avanti ‘ della Kruger.
Ben invece, giunto alla postazione di Susanne si appoggiò alla scrivania e sfoderando un suadente sorriso salutò la ragazza  “Ciao Susanne… ho bisogno che tu mi dia qualche informazione su questa tessera magnetica, ci sono delle lettere…vedi se riesci a ricavarne qualcosa…Grazie”
“Controllo subito, Ben” rispose compita la segretaria prendendo dalle mani del ragazzo la busta di plastica contenente il badge.
Poi il giovane poliziotto si avviò verso l’ufficio della Kruger, bussò, attese il consenso ed entrò.
“Salve capo” salutò Ben entrando.
“Si sieda Jager” ribatté la donna seria.
“Dalle vostre facce deduco che non abbiate buone notizie” disse Ben rivolto a Semir e al suo superiore.
“Infatti” disse la Kruger “Dieter e Jenny sono appena stati a casa di Hartmut…è stata messa a soqquadro come la scientifica”
“Quindi è logico pensare che chi ha rivoltato la casa di Hartmut sia la stessa persona o persone  che hanno messo tutto sottosopra la scientifica, giusto?” concluse un preoccupato Ben.
“Si…potrebbe essere, ma perché? Cosa cercano? E Hartmut perché non si trova?” Rifletté la Kruger incrociando le braccia davanti a sé, appoggiandosi allo schienale della poltrona.
“Nel frattempo” continuò la donna “ Ho chiesto ai colleghi di Düsseldorf di fare subito un confronto con le macchie che avete trovato…se effettivamente è sangue, ma da come mi ha detto Gerkhan non ci sono dubbi, resta da capire a chi appartiene, almeno per sapere qualcosa, per poter avviare l’indagine verso una direzione”
Pochi istanti dopo Susanne bussò alla porta.
“Avanti” fece la Kruger.
“ Ho fatto delle ricerche sulla tessera che avete trovato” riferì la segretaria.
“Appartiene al Ministero dello Sviluppo Economico, ci sono molti uffici là dentro e ognuno ha accesso attraverso questo tipo di badge”
“Quindi” propose Semir “Non ci resta che andare là, e vedere a quale ufficio appartiene il badge, magari troviamo pure il suo proprietario che dovrà darci parecchie spiegazioni”
“Detta così sembra facile” disse pensierosa la Kruger “Ma gli uffici al Ministero sono diversi, comunque è l’unica pista che abbiamo. Signori direi che potete andare”
I due ispettori quindi si congedarono dal loro capo.

Durante il tragitto i due poliziotti parlarono di Hartmut.
“Chissà in che guaio si è cacciato, la casa e la scientifica sottosopra, lui che non si trova e ora una tessera per l’ingresso del Ministero dell’Economia, cosa legherà tutto questo?” ragionò a voce alta Ben.
“Ammesso che ci sia un legame” ribatté fermando l’auto davanti al Ministero Semir.
Pochi istanti dopo Semir scese dall’auto mentre Ben sovrappensiero non fece caso a una persona che stava sopraggiungendo in bicicletta e aprì la portiera.
Il ciclista ebbe la fortuna che Ben l’aprisse un attimo prima del suo passaggio accanto alla BMW cosicché la ruota anteriore della bici andò a cozzare contro la portiera aperta e il ciclista restò miracolosamente in piedi e illeso.
Ben, che era ancora seduto, immediatamente dopo l’accaduto si alzò di scatto e si trovò faccia a faccia con la ciclista.
“Ma è impazzito?” disse furiosa la ragazza “Lo sa che poteva farmi cadere, non la vede la pista ciclabile?”
“Mi scusi sono mortificato…” tentò di scusarsi Ben.
“Scuse un corno! E’ fortunato che sono in ritardo e sia io che la bici siamo interi altrimenti chiamerei la polizia !!!”  poi dopo aver dato l’ennesima occhiataccia di disappunto a Ben proseguì per la sua strada.
“Uh-uh che caratterino, non è il tuo giorno fortunato Ben. Comunque ha ragione” lo rimproverò Semir.
“Sì, grazie della predica papà! Comunque ha ragione è colpa mia dovevo stare più  attento… però che occhi stupendi che aveva” sospirò Ben.
Poco dopo i due poliziotti entrarono al Ministero dell’Economia alla ricerca di risposte alle loro molteplici domande.
 
Nota dell’autrice : Buon Natale a tutti…ma vedrete avremo modo di risentirci…io e la mia socia Maty abbiamo in mente una piccola sorpresa…

Angolino musicale: Mi piace paragonare i personaggi di  ‘Squadra speciale Cobra 11’  ad una grande famiglia unita…Ben che si confida con Semir e quest’ultimo che lo consola come fosse un figlio, i due ispettori che cercano di capire cosa sia successo al loro amico e collega Hartmut…quindi la mia scelta è:

James Taylor You've Got A Friend (tu hai un amico)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=3WJ1cf3nrLE

Quando sei giù, pieno di problemi e hai bisogno di un aiuto e niente, niente va nel modo giusto chiudi gli occhi e pensami e subito io sarò là per illuminare anche le tue notti più buie, semplicemente urla il mio nome e sai che ovunque sarò verrò di corsa per rivederti ancora: inverno, primavera, estate o autunno, tutto ciò che devi fare è chiamare ed io arriverò, sì tu hai un amico, se il cielo sopra di te dovesse diventare scuro e pieno di nuvole e se quel vecchio vento del nord iniziasse a soffiare mantieni salda la tua testa ed urla forte il mio nome e subito busserò alla tua porta non è bello per te sapere che hai un amico? la gente a volte è così fredda, ti feriranno e ti inaridiranno, beh, prenderanno la tua anima, se glielo permetterai oh sì, tu non lasciarglielo fare tu hai un amico, tu hai un amico non è bello per te sapere che hai un amico? non è bello per te sapere che hai un amico? sì, sì, tu hai un amico.
 
  
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