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Autore: JanineRyan    21/12/2014    0 recensioni
La storia è ambientata alcuni mesi dopo la grande vittoria di Harry & co., ma con alcuni cambiamenti... Voldemort non è morto, anzi si è riorganizzato per un nuovo e grandioso attacco! Altri personaggi, importanti nella mia storia, non sono morti: Piton, Silente, Bellatrix e...
Storia completamente concentrata sul mio personaggio preferito: Lucius Malfoy!!! Il quale dovrà confrontarsi con una ragazza di origini babbane che metterà in crisi le sue convinzioni di purosangue!
***
Ho modificato l'intro per la piega differente presa dalla storia!
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'IN GUERRA E IN AMORE NIENTE REGOLE'
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«Incarceramus.» urlò Piton.
Delle grosse funi uscirono dalla bacchetta e si avvolsero attorno a Lucius, impedendogli di compiere qualunque movimento. Il biondo perse l’equilibrio e cadde a terra.
Hermione vide chiaramente gli occhi di Malfoy lampeggiare dall’ira.
«Ma che diavolo…» iniziò Lucius, ma venne interrotto da Severus.
Si avvicinò all’amico e, aiutandolo a mettersi seduto, disse: «Ascoltami, sono tuo amico dai tempi della scuola, ho a cuore il tuo bene… e qualunque cosa tu voglia fare a Rabastan Lestrange è sciocca.»
«Liberami subito.» sibilò Lucius, guardando con disprezzo Piton.
«No. O almeno, non ti libero se prima non mi prometti che ignorerai questa informazione…»
«Sev lui ha… lui ha…» non riusciva a terminare la frase. Quello che Lestrange aveva osato fare… lo aveva avvisato la notte di Capodanno: doveva stare lontano da Chloe… e invece… non solo l’aveva maledetta, obbligandola a fare qualunque cosa volesse, ma aveva anche… non riusciva a pensare. Meritava la morte… meritava d’essere torturato fino a morire.
«Comprendo il tuo dolore…»
«Dolore?» sbraitò Malfoy. «Io sono furioso, Sev!»
Hermione, basita davanti a quella scena, si era allontanata dai due maghi. Non riusciva a ragionare razionalmente… guardò Chloe, ancora china in avanti con il capo posato sul banco… non si muoveva e sorrideva ebete, osservando il panorama fuori dalla finestra. Voltandosi, guardò Neville… ancora steso per terra, tra i banchi di legno… era pallido… troppo pallido… non riusciva a guardarlo… Neville… lo conosceva dal primo anno, era un suo caro amico… chiuse gli occhi. Era troppo. Non poteva affrontare anche la distruzione e le morti che aveva provocato Bellatrix… ma doveva sapere… se ad essere attaccata e bruciata era la Tana… e se davvero non c’erano superstiti… Ron… Ron era lì. Scosse il capo. No: Ron è ancora a casa sua. Vivo. Malridotto, ma vivo.
Mentre si avvicinava alla porta, Hermione udì dei movimenti provenire dal corridoio. Aprì poco la porta, intravide Bellatrix che scendeva le scale, saltellando gioiosa e cantando. Richiuse subito l’uscio e, avvicinandosi ai due maghi, cercò di farli calmare.
«Non potrai tenermi incatenato qui per sempre!» urlò Lucius.
«Farò il necessario per impedirti di fare una simile sciocchezza!» rispose Severus, a tono.
«Vi prego… abbassate la voce…» s’intromise la riccia.
«Io la amo!»
«Lei ti vorrebbe vivo!»
«Vi prego! Ascoltatemi! Smettetela di parlare! Per favore…»
La ignorarono. Disperata, Hermione si voltò verso la porta… stava per arrivare!
«Vi prego…» disse in quasi un sussurro, gli occhi inumiditi dalle lacrime.
«Merita questo e altro quello schifoso bastar…!»
«Silencio!» disse Hermione puntando la bacchetta contro i due maghi.
Contemporaneamente, si voltarono ed osservarono la Grifondoro.
In mano stringeva la bacchetta, il braccio le tremava leggermente, il volto bagnato dalle lacrime che cadevano a fiumi dagli occhi. Portò il dito indice sulle labbra, apostrofando il nome della Mangiamorte… solo allora, udirono il canto allegro di Bellatrix. Doveva essere a pochi metri dalla porta… sentirono perfino il rimbombo dei suoi tacchi, pareva stesse ballando…
E poi il silenzio.
La voce cessò di cantare. Il rumore dei tacchi s’interruppe.
Si era fermata.
Tutti e tre si sentirono gelare il sangue nelle vene… se Bella aveva udito il litigio, o anche solo creduto d’udire un qualche rumore inusuale, non avrebbe perso l’occasione per entrare e vedere chi stava infrangendo una delle sue regole preferite: “nessun rumore molesto”.
Non sapevano che fare. Hermione trattenne il respiro, come se quello bastasse per bloccare qualunque rumore. Piton chiuse gli occhi, conosceva la Mangiamorte… la conosceva fin troppo bene. Anche il minimo sospetto l’avrebbe fatta scattare: aveva un brutto presentimento.
Udirono un passo. Tre paia di occhi si posarono sulla porta. Accadde tutto a rallentatore… la maniglia si abbassò e, con forza, la porta venne aperta da Bellatrix. La bacchetta in mano, pronta ad attaccare a vista.
Incrociò lo sguardo di Piton, per poi spostarsi sul cognato, legato e seduto per terra, infine sulla sudicia Mezzosangue.
«Ma che…?» chiese, senza capire.
 Abbassò la bacchetta.
«Che diavolo succede?»
«Nulla.» rispose pronto Severus. «Stiamo solo…» guardò Lucius.
Non trovava una scusa sufficientemente valida per giustificare tutto quello.
«Loro sanno…» disse Chloe, ancora sotto l’effetto del Veritaserum. «Loro sanno tutto… Piton ha tradito il nostro Signore… Malfoy vuole uccidere Lestrange…»
Un sorriso maligno si aprì sul volto di Bellatrix, veloce rialzò la mano che impugnava la bacchetta, puntandola verso Severus.
«Avada Kedavra!» urlò.
Il mago non riuscì nemmeno a reagire, l’attacco della strega era, come sempre, perfetto e veloce. Poco prima che il raggio della maledizione lo colpisse al petto, chiuse gli occhi: finalmente avrebbe rivisto la sua Lily…
«Meno uno!» rise la donna.
Senza perdere tempo, spostò i due occhi neri sulla Grifondoro. Sogghignò.
«Salutami il rosso…» sussurrò sorridente. «Avada Kedavra!»
Hermione cadde a terra, priva di vita.
«Liberami.» disse Lucius serio, guardando la donna.
«E perché dovrei?» domandò, inarcando un sopracciglio.
«Sono un tuo alleato. Liberami o il nostro Signore si arrabbierà con te.»
«No se riferirò che i traditori eravate te e Piton…»
«Non ti crederebbe mai.» ribatté Lucius, iniziava ad innervosirsi.
«Sai, credo che correrò il rischio. Da tempo volevo liberarmi di te… e ora ho l’occasione ideale per farlo…»
Lucius guardò d’istinto Chloe… stava per morire. Legato. Privato di ogni possibilità di difendersi. Sarebbe morto e non poteva nemmeno guardare la persona che amava per l’ultima volta.
«Dovresti sentirti onorato… ti libererò dalla vergogna di aver sfiorato quella mocciosa…»
«Non sarà purosangue come noi, ma vale mille volte te.» ribatté Lucius con disprezzo.
La donna si eresse in tutta la sua statura. Paragonarla a lei… a quella schifosa… non poteva tollerare altro. Stese il braccio verso Lucisu, irritata e offesa… basta: nessuno poteva permettersi di trattarla in quel modo. Lei è Bellatrix Black in Lestrange, per Morgana!
«Mi dispiace Lucius…» fece una pausa. «Beh, a dire il vero nemmeno più di tanto. Addio!»

Ad  tempus.

«Incarceramus.» urlò Piton.
Delle grosse funi uscirono dalla bacchetta e si avvolsero attorno a Lucius, impedendogli di compiere qualunque movimento. Il biondo perse l’equilibrio e cadde a terra.
Hermione vide chiaramente gli occhi di Malfoy lampeggiare dall’ira.
D’istinto, la ragazza si fece avanti, frapponendosi tra i due.
«Non adesso. Abbiamo altro da chiederle. Non perdiamo tempo…» spostò lo sguardo su Piton. «Per favore… voglio sapere…»
Piton annuì; la giovane Grifondoro aveva ragione, dimostrando per l’ennesima volta quanto fosse saggia nonostante l’età.
«Ok, hai ragione.» convenne Piton. «Lucius… quello che Rabastan ha fatto è davvero imperdonabile. Ma ora dobbiamo occuparci di altro… credimi avrà la punizione che merita.»
Poi, senza aspettare la risposta dell’amico, guardò Chloe: «Dicci cosa sai dell’attacco di oggi…»
Senza muoversi dalla sua posizione, la ragazza rispose alla domanda.
«Sono entrati a conoscenza dell’esistenza della Tana. Hanno deciso di attaccare. Questa mattina Bellatrix, Rodolphus, Avery e Nott.»
Hermione si sentì svenire… la Tana… Ron…
«Non so chi era nella casa. Hanno ricevuto l’ordine di bruciare l’abitazione dopo aver sigillato tutte le vie di fuga e di aver posto degli incantesimi anti smaterializzazione…» Chloe fece una pausa. «Tutti morti. Tutti morti. Tutti morti.»
Dei movimenti provenire dal corridoio attirarono la loro attenzione. Piton, quasi correndo, raggiunse la porta e la aprì di pochi centimetri. Intravide Bellatrix scendere le scale, saltellava gioiosa e cantava. Richiuse subito l’uscio e, voltandosi, apostrofò il nome della Mangiamorte.
Scese il silenzio.
Attesero che la Mangiamorte superasse la porta. Solo quando non udirono più la sua vocetta infantile, tirarono un sospiro di sollievo. L’avevano fatta franca…
Hermione si fece avanti: «Non mi interessano i vostri casini… io voglio solo sapere il perché… oggi hanno ucciso Ron. Era a casa…» lì guardò con occhi supplicanti, le pizzicavano per le lacrime che cercava di trattenere. «…ve lo chiedo per favore, dobbiamo fare qualcosa. Dobbiamo. Non possiamo più restare qui con le mani in mano. Stiamo perdendo… stiamo…» le sue parole vennero soffocate da un singhiozzo. Lei aveva già perso. Aveva perso Ron…
Severus annuì.
«Credo sia un’ottima idea.» Silente avanzò nell’aula.
«Albus che ci fai qui?»
«Avevate bisogno di un po’ di… aiuto.» rispose con affanno, un sorriso sulle labbra.
 Da quando era stato costretto a lasciare la sua scuola, Silente aveva continuato a sorvegliarla. Si sentiva obbligato a farlo: amava il lavoro che faceva e amava tutti i suoi studenti. Purtroppo non disponeva di sufficiente energia per rimediare a tutti gli omicidi commessi da Bellatrix: ma almeno avrebbe risparmiato quella triste sorte a Hermione, Severus e Malfoy… modificare il flusso temporale chiedeva molta determinazione e un grandissimo potere. Silente era sempre stato un mago eccezionale ma, con il passare degli anni, si stava indebolendo.
«Aiuto? Non capisco cosa vuoi dire…» rispose Severus. «Come hai fatto ad entrare?»
«Mi reputo ancora un mago abile.» convenne enigmatico.
Voltandosi, osservò la situazione attorno a lui: da Malfoy, legato per terra, a Hermione che cercava di trattenere le lacrime, a Neville steso sul pavimento privo di vita… infine guardò Chloe.
Le cose gli erano sfuggite di mano: non avrebbe mai previsto una cosa simile… perdere Hogwarts e ritirarsi non era nei suoi piani. Purtroppo era accaduto e cercava di porre rimedio, come meglio poteva.
«Ha saputo?» domandò Piton.
«Dell’attacco di ieri?» chiese con voce sofferente. «Purtroppo sì. Ne sono entrato a conoscenza solo questa mattina… è stato un attacco improvviso ed è accaduto tutto così velocemente. Mi sarei aspettato un attacco in Cornovaglia, ma probabilmente sapevano che era una trappola…»
«Cornovaglia…» ripeté Chloe, meccanicamente, interrompendo il vecchio mago. «Loro sanno che si nasconde là.»
«Se lo sapevano, allora perché non hanno attaccato lì? Non volevano me?» chiese Silente, voltandosi verso la ragazza.
«Non hanno ritenuto necessario scovarla… Lui vuole ucciderla solo quando la guerra sarà scoppiata. Sa dove si trova. Ma non rischierebbe di attaccarla senza la certezza di vincere.» rispose Chloe.
«Dunque hanno attaccato la Tana solo per darmi una lezione?»
«Hanno attaccato la Tana per ferirla.» rispose.
Lucius abbozzò un mezzo sorriso divertito. Non aveva partecipato all’attacco, e se ne dispiaceva, sarebbe stato incredibilmente divertente uccidere quei traditori…
«Silente non le dia retta…» s’intromise Piton. «Non sa quello che dice.»
«Purtroppo quello che ci sta riferendo è quanto Tom voleva farci sapere…» concluse Silente.
«Professore… per favore… mi dica: cosa è accaduto? Lei ha visto qualcosa?» domandò Hermione, cercando di farci coraggio.
«Ho cercato di raggiungere la Tana con altri membri dell’Ordine, per dare aiuto… ma tutto è stato vano. Siamo arrivati in ritardo. La casa era già distrutta ed ogni cosa era…» lasciò la frase in sospeso. Ogni cosa era cenere.
Hermione singhiozzò sonoramente.
Silente si sentiva colpevole: avrebbe dovuto fare di più. Stavano perdendo… stavano per essere sconfitti dalle forze di Voldemort. Il suo peggiore incubo si stava realizzando.
Scosse il capo, cercando di non farsi sopraffare dalle emozioni. Non poteva permetterselo.
«Ora dovrei andare… non posso trattenermi oltre. La mia presenza verrebbe percepita da Tom, attirandolo qui… porterò con me il giovane Paciock. Merita una degna sepoltura… povero ragazzo… sua nonna ne sarà distrutta.» concluse, puntando la bacchetta su Neville e, alzando il corpo del ragazzo con delicatezza, lo fece scomparire.
«Abbia cura di lui…» disse Hermione, guardandolo.
«Non preoccuparti. Avrà tutti gli onori.» si voltò. «Oh, quasi dimenticavo…» aggiunse, tornando sui suoi passi.
Raggiunse Chloe, ancora china sul tavolo con lo sguardo perso nel vuoto, e piegandosi su di lei, le sussurrò all’orecchio delle parole. Piton liberò Lucius dalle corde, subito si precipitò verso la ragazza. S’inginocchiò davanti a lei, carezzandole il capo.
Silente si alzò, il volto contratto in un’espressione seria.
«Allora?» domandò Lucius. Sul volto aveva dipinto uno sguardo prostrato. «Starà bene?»
«Sì. L’ho liberata dalla maledizione di Rabastan…»
«Perché quello sguardo?» s’intromise Piton.
Silente scosse il capo: era peggio di quanto immaginava… molto peggio…
«Silente!» esclamò Severus, facendosi avanti. «Cosa c’è?»
«E’ debole.» sussurrò. «Più debole dell’ultima volta che l’ho incontrata… le stanno sottraendo energia…»
«Sottraendo energia? Impossibile… non ne sono stato informato… Lui non mi ha detto nulla… è impossibile…» s’intromise Lucius.
«Purtroppo è così.»
«E perché dovrei fidarmi di te?»
Malfoy si alzò, lanciando uno sguardo sprezzante all’anziano mago. Non capiva come potesse anche solo pensare di conoscerla meglio di lui… Chloe era lo strumento di Voldemort per vincere, ma i piani erano diversi: avrebbe sottratto la sua energia prima dell’inizio della battaglia…
«Lucius, non essere sciocco. Sai che dico la verità. Con la Maledizione Imperius di Rabastan non solo la teneva sotto controllo, ma l’ha privata di quasi tutta la sua energia… ancora poco e sarebbe morta. Abbiamo meno tempo di quello che pensavo.»
Cercando di farsi forza, Hermione si alzò dal pavimento e asciugandosi gli occhi, guardò Silente. Camminò verso di lui. Le guance arrossate per lo sforzo.
«Sono pronta.» disse seria, sostenendo lo sguardo di Silente. «Non possiamo restare con le mani in mano a guardare l’evolversi delle cose senza fare nulla! Dobbiamo contrattaccare! Abbiamo il dovere di vendicare i nostri cari!»
Il mago osservò la ragazza: a guidarla era la vendetta. Un sentimento sbagliato, che le avrebbe fatto commettere degli errori.
«Hermione credo sia giunto il momento per te di lasciare l’Esercito per l’Ordine.»
Poi, Silente rivolse la sua attenzione a Severus.
«Riporta entrambe in dormitorio. Devo scambiare due parole con Lucius.»
Senza replicare, Piton si avvicinò alla ragazza, trascinandola fuori dall’aula. Hermione non pose resistenza, si lasciò guidare dal professore. Non aveva più forza… in effetti voleva tornare nella sua stanza e piangere il suo amore scomparso.
Quando la porta fu chiusa alle spalle dei due, Silente guardò Malfoy negli occhi. Era ancora chino sulla ragazza, massaggiandole il capo. era così evidente il grande sentimento che li univa… dopotutto, anche un Malfoy era in grado di provare un sentimento come l’amore… la cosa lo rincuorò.
«Cosa vuole da me?» chiese con disprezzo il biondo.
«Voglio la tua lealtà.»
«La mia lealtà?» chiese Lucius, facendo eco a Silente. «La mia lealtà va al mio Signore!»
«Il tuo Signore, come lo chiami tu, ucciderà Chloe per avere il suo potere. Non si farà alcuno scrupolo ad uccidere Chloe.»
«No.» ribadì Lucius. «Non la ucciderà… non lo permetterò. Glielo chiederò… e, se necessario, lo supplicherò.»
Silente scosse il capo: era seccante… non capiva la situazione o semplicemente non voleva capirla…
«Credi davvero che ti darà retta? Credimi…»
«Basta!» disse Lucius con tono serio, interrompendolo e sbattendo entrambe le mani sul tavolo. «Sì. So che magari non mi darà retta… ma mai darò la mia fedeltà a lei! Mai! Severus è uno sporco traditore! Io credo nella mia superiorità! Io sono un purosangue, per Merlino! Sono superiore a tutti i mezzosangue e natibabbani! E ai traditori! Io sono un Malfoy!»
«Sarai anche un purosangue, un Malfoy o qualunque cosa tu creda d’essere… ma sei anche un uomo innamorato.» concluse Silente con dolcezza. «E, quando c’è di mezzo l’amore, nulla è semplice. Lei non è una purosangue… eppure te ne sei innamorato… come giustifichi tutto questo?»
«Lei è… speciale.» concluse Lucius, affievolendo il tono della voce e abbassando lo sguardo.
«Avrai bisogno del mio aiuto se vorrai salvarla.»
«Per lei farei ogni cosa.» sussurrò Lucius, guardandola. «Avrai la mia lealtà.» concluse il mago con rassegnazione.

Ogni volta che ritornava a casa, dopo una lunga assenza, veniva assalito da un moto di nostalgia. Era bello camminare per i corridoi e assaporare l’odore di casa… ma, come sempre accadeva, non era più bello come una volta. Brutti, anzi pessimi, ricordi assalivano la sua mente. L’ultimo era l’addio di Chloe.
Superando l’ingresso, si diresse nel suo vecchio studio. Da quando casa sua era diventata il quartier generale dei Mangiamorte, aveva dovuto rinunciare alla calma e alla quiete. Il continuo andare e venire dei suoi compari, lo aveva spinto ad allontanarsi da casa sua. Narcissa cercava di mantenere ordine e stava facendo un ottimo lavoro.
Mentre camminava, decise che avrebbe tenuto per sé il tradimento di Severus. Magari, con un po’ di fortuna, lo avrebbe rimesso sulla giusta strada.
Raggiunta la porta del suo studio, udì delle voci provenire da dentro. Strinse la mano a pugno e, con forza, bussò un paio di volte.
Il vociare cessò immediatamente. Dei passi si avvicinarono all’ingresso che venne spalancato. Rodolphus Lestrange, con sguardo serio, incrociò gli occhi di Lucius. Poi, voltandosi, annunciò l’ospite.
Malfoy si irritò: sentirsi ospiti a casa sua… inaccettabile!
«Fallo accomodare.» rispose una voce serpentina.
Superando il mago, Lucius entrò nella sala. Impiegò alcuni minuti prima di abituarsi al buio della stanza. Il suo Signore, seduto comodamente sulla sua poltrona di pelle nera, stava guardandolo. Il suo sguardo lo perforava… era un libro aperto davanti a lui.
«Cosa vuoi dirmi, Lucius?» chiese.
«Mio Signore, sono corso da lei appena ho potuto. Silente è entrato a scuola… oggi. Mi ha chiesto di unirmi a lui. Di tradirla.»
«Suppongo che, dato tu sei venuto fin qui, hai declinato l’offerta…»
«No, mio Signore. Ho fatto di meglio: ho accettato.»
Un largo sorriso si aprì sul volto di Voldemort… ecco perché adorava Malfoy: era un ottimo seguace! Sapeva riconoscere le sue priorità!
«Bene… direi che possiamo festeggiare!» convenne il Signore Oscuro, felice delle notizie ricevute.

  
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