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Autore: Fiamma Erin Gaunt    22/12/2014    2 recensioni
[Sequel di "Be Dauntless is a tough job but someone has to do it"]
Perchè Eric è cambiato, cosa l’ha spinto a trasformarsi da ragazzo dagli occhi di acciaio ma dal cuore ardente in una macchina fredda e apparentemente incapace di empatia? Perché ce l’ha così tanto con i Divergenti?
*
Dal capitolo due:
- Non ci sarebbe mica nulla di così sconvolgente. Avevo la sua stessa età quando noi l’abbiamo fatto … o te lo sei dimenticato? – intervenne Fiamma, strizzando l’occhio ad Alex.
- E tu non incoraggiarla. E poi per noi è stato diverso … io non sono un idiota – replicò.
- Questo lo dici tu. –
*
Dal capitolo tre:
Erano circa dieci minuti che Eric lo guardava e la cosa gli metteva addosso una certa agitazione. D’accordo, erano amici, ma quelle iridi d’acciaio non erano affatto rassicuranti quando si focalizzavano così tanto su di una persona. O forse era semplicemente lui a essere paranoico.
- Se mi stai per chiedere se sono interessato a te la risposta è no – ironizzò, alzandosi sui gomiti e rimanendo sdraiato sul letto solo per metà.
*
Dal capitolo sei:
- Vuoi che mi spogli, biondina? –
- Solo per vedere il tatuaggio, non farti strane idee – precisò.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Eric, Four/Quattro (Tobias), Jeanine Matthews, Matthew, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Break the Ice - Genesi, vita e morte di una storia d'amore'
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Cap 6

 

 

 

Eric si lasciò cadere sul letto, distrutto, mentre Richard si avvicinava alla finestra e portava una sigaretta tra le labbra.

- La prossima volta che cerchi di convincermi a fare un viaggio con quell’idiota non mi lascerò fregare tanto facilmente – sbuffò.

Passare ben due ore chiuso in un abitacolo con Zeke Pedrad avrebbe dovuto essere severamente proibito dalla legge. Non riusciva a capire come Fiamma e gli altri riuscissero a trovarlo divertente. Per lui era solo un idiota e anche piuttosto incapace per essere un Intrepido per nascita.

- La prossima volta dirò a Fiamma di chiedertelo – replicò, ironico, buttando fuori il fumo sottoforma di piccoli cerchi perfetti.

- E almeno cerca di non affumicarmi la stanza con quello schifo. –

Richard scrollò le spalle, sporgendosi sul parapetto e osservando il panorama. Le stanze dei Capofazione erano le uniche che si affacciavano sull’esterno della Residenza; tutti gli altri erano costretti a stanze più piccole, più buie e senza visuale. Praticamente era come essere murati vivi.

- Stavo pensando … - cominciò, venendo interrotto da Eric.

- Da quando pensare è diventata una tua abitudine? –

- Ah ah ah … divertente. Se lo vuoi sapere, è più un hobby che un’abitudine. Comunque, dicevo che stavo pensando che potremmo spostare la festa di Zeke in piscina. –

Sì, nella Residenza c’era una piscina interratta e no, Eric non l’aveva scoperto finchè non aveva partecipato alla prima riunione dei Capofazione.

Richard fece tintinnare le chiavi davanti a lui, sorridendo compiaciuto.

- E quelle dove le hai prese? –

- Sgraffignate – rispose, indifferente, mentre aspirava l’ultima boccata di fumo e gettava la sigaretta fuori.

Tipico di lui.

Richard Kang non sembrava essere soddisfatto se non trovava almeno una decina di modi diversi per rischiare di farsi cacciare dalla gerarchia di comando a calci.

Forse era proprio per questo che andavano tanto d’accordo. Erano diversi su un’infinità di cose al punto da compensarsi e formare un’accoppiata vincente.

Sì, erano una bella squadra, ma non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura; se Richard avesse scoperto che la pensava così avrebbe cominciato a vantarsi e lui avrebbe dovuto ucciderlo nel sonno.

- Datti una mossa, occhi d’acciaio, abbiamo una festa a cui andare. –

Eric gemette.

Lui detestava le feste e neanche la presenza dell’alcool costituiva un incentivo abbastanza forte da spingerlo a partecipare. Già se la vedeva quella massa di ragazzi ubriachi e completamente scoordinati che cercavano di seguire il ritmo della musica, il chiasso e le urla.

Sì, odiava tutto quello.

- Devo proprio? –

- No, non sei obbligato, sono sicuro che ci sarà qualcun altro ben disposto a ballare con Fiamma e Alex. –

Lo disse così, come se nulla fosse, ma dalla scintilla divertita nel suo sguardo Eric capì subito che aveva pianificato di usare quella carta proprio nel caso in cui l’amico si fosse rifiutato di prendere parte ai festeggiamenti.

- Tu sei una persona malvagia – decretò, lanciandogli un’occhiataccia e alzandosi in piedi controvoglia.

- Mi hanno detto di peggio. E ora forza, sorgi e brilla, bell’addormentato. –

Rovistò alla ricerca di qualcosa di adatto, trasportando tutto nel bagno attiguo e infilandosi sotto la doccia, abbandonando Richard davanti allo specchio mentre si risistemava i capelli con movimenti attenti.

L’acqua bollente bastava a rilassargli i muscoli contratti delle braccia e a scacciare la fastidiosa consapevolezza di essersi lasciato incastrare da un tipo che dedicava mezz’ora ad acconciarsi i capelli.

Riemerse dal bagno in una nuvola di vapore, scoprendo che la sua confezione di gel era stata sequestrata da “Richard il maniaco dei capelli”.

Tese la mano verso di lui con aria esigente. Poi, controvoglia, l’amico mollò il bottino.

Indossò un paio di jeans scuri, una canotta nera e completò il tutto con l’immancabile giubbotto di pelle.

L’aveva comprato insieme a Richard un paio di mesi prima e da allora aveva dovuto ammettere che non c’era nulla come la pelle quando si aveva voglia di fare la figura dei duri tutto d’un pezzo.

L’amico nel frattempo si era acceso l’ennesima sigaretta.

- Fumi troppo. –

- Sì, mamma – replicò con un ghigno, per poi aggiungere, mentre giocherellava distrattamente con l’helix all’orecchio destro: - Mi presti il piercing nero opaco? –

- Il tuo che fine ha fatto? – chiese, consegnandoglielo e osservandolo mentre si sistemava il piercing a forma di pallottola.

Richard storse il naso, contrariato, - O l’ho perso oppure è rimasto in camera di Alys … o forse di Kestrel. –

E se era rimasto in camera di Kestrel non l’avrebbe mai più rivisto, poco ma sicuro, perché la ragazza l’avrebbe automaticamente considerato una sua proprietà.

- A proposito. Questa sera con chi ti vedi, la biondina o la brunetta? –

Si strinse nelle spalle: - Chi lo sa, magari con tutte e due. –

La loro conversazione venne interrotta da un lieve bussare.

Fiamma fece capolino, aprendo quanto bastava per mostrare che il resto del gruppo li attendeva fuori dalla stanza.

- Siete pronti o Richard deve ancora guardarsi allo specchio per molto? –

L’ex Candido fece una mezza giravolta, mettendosi in mostra, poi lo sguardo gli cadde sull’abito dell’amica.

- Quella è una cinta o una gonna? –

Le sue parole attirarono anche l’attenzione di Eric, che scrutò la fidanzata dalla testa ai piedi. Registrò all’istante le lunghe gambe scoperte, i fianchi tatuati, il viso leggermente truccato e i capelli acconciati in morbide onde che le cadevano lungo la schiena.

Non era mai stato uno schiavo degli ormoni, ma da quando la conosceva non riusciva a fare a meno di pensare solo e unicamente a quanto sarebbe stato bello mandare a puttane tutti i suoi impegni e chiudersi in una stanza con lei.

La sua espressione doveva aver lasciato trapelare i suoi pensieri perché Fiamma sorrise, imbarazzata, e Richard tossicchiò divertito.

- Continui a mangiartela con gli occhi alla festa, okay? – lo prese in giro proprio quest’ultimo.

 Non replicò, non sapendo bene cosa dire per togliersi d’impaccio, e si limitò a chinarsi a scoccarle un bacio a fior di labbra e a cingerle i fianchi con un braccio.

Procedettero così, in una sorta di piccolo drappello, lungo la strada che li separava dal tetto e dal rumore pulsante della festa appena cominciata.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Alex osservò il tetto.

Decine di Intrepidi più o meno giovani affollavano la zona, tutti rigorosamente con una bottiglia in mano, e urlavano per sovrastare il rumore della musica pulsante che li circondava.

D’un tratto scorse la sagoma alta e massiccia del fratello. Si destreggiò tra il gruppo di ballerini peggiori che avesse mai visto e fece per avvicinarglisi. Uno dei ragazzi, un tipo dagli occhi verde azzurri e la carnagione caffèlatte, le finì addosso. Le rivolse un sorriso di scuse, scrutandola poi dall’alto in basso con aria d’apprezzamento.

- Sono Rafael – disse, chinandosi verso il suo orecchio per essere certo che le sue parole fossero comprensibili, - Sei una delle nuove iniziate? –

Un lieve sentore di whiskey le raggiunse le narici, facendole arricciare il naso.

Annuì. – Alex. –

- Sei carina, molto carina – precisò.

- E tu sei ubriaco, molto ubriaco. –

Rafael rise, come se avesse appena sentito la cosa più divertente della sua intera esistenza.

- Forse un po’ –, ammise, - Ma tu sei davvero carina. –

Gli rivolse un cenno di ringraziamento, non sapendo bene come replicare. Non voleva sembrare una di quelle che concedevano la propria attenzione per un paio di complimenti banali. Complimenti che, ne era certa, Rafael aveva già rifilato a metà delle ragazze della Residenza.

- Okay. Beh, io devo proprio andare dai miei amici – tagliò corto, piantandolo lì.

Rafael arricciò il labbro, apparentemente deluso, ma una frazione di secondo più tardi aveva già puntato un’iniziata interna e aveva attaccato con la solita tiritera su quanto fosse carina.

- Non stai bevendo, vero? –

Sobbalzò leggermente, colta di sorpresa, e si voltò quanto bastava per trovarsi davanti le iridi d’acciaio di suo fratello che la osservavano con intensità.

- In realtà non ancora, cercavo una birra – ammise.

Eric ne afferrò una appena stappata da un Intrepido che passava in quel momento. Il ragazzo parve sul punto di protestare, ma quando vide chi era stato tacque e tornò nuovamente in direzione del frigo bar. La porse ad Alex, osservandola mentre ne prendeva un lungo sorso.

- È forte – commentò, sorpresa.

- Le birre alla Residenza sono più forti di quelle di contrabbando che puoi trovare nelle altre Fazioni. Cerca di andarci piano. –

La ragazza lanciò un’occhiata eloquente in direzione di Zeke, che era a testa in giù con un imbuto infilato in bocca. Un ragazzo che non conosceva gli stava versando quella che doveva essere vodka direttamente in gola.

- Piano come lui? – ironizzò.

Eric alzò gli occhi al cielo davanti a quello spettacolo, mormorando qualcosa che suonava decisamente come un “che razza d’imbecille”.

Poco lontano di lì c’erano Fiamma e Nicole, intente a ballare insieme a una ragazza dai lunghi e lisci capelli biondi che Alex non aveva mai visto prima.

Cercò con lo sguardo la figura di Richard.

Lo intravide seduto sul parapetto, una bottiglia di tequila stretta in mano, intento a fissare la pista con aria persa.

- Vado a cercare Ty – mentì prontamente all’indirizzo del fratello, poi si fece largo e puntò verso di lui.

- Non dirmi che hai deciso di buttarti di sotto – ironizzò, togliendogli la bottiglia di mano e prendendone due lunghi e rapidi sorsi.

Il liquido giallo ambrato le bruciò la gola, facendola tossicchiare leggermente.

- Me ne sto solo un po’ per i fatti miei – replicò, stendendo la mano per reclamare il possesso della bottiglia. Poi inarcò un sopracciglio, bevendone un po’, - Come mai non sei in pista? –

- Potrei farti la stessa domanda. –

- Beh, io volevo vedere se ti saresti avvicinata oppure no. –

- E io non avevo nessuno con cui ballare, se si esclude il tentativo d’approccio di Rafael il molestatore ubriaco – concluse ridendo.

Richard scese giù dal parapetto con una spinta poderosa delle braccia, atterrandole accanto e guardandola con aria d’aspettativa.

- Allora, biondina, vuoi ballare o no? –

Voleva ballare con lui?

Dannazione, sì.

Era pronta a sorbirsi la predica di Eric?

Sicuramente no.

- Sì, voglio ballare – rispose.

Richard la prese per mano, portandola al centro della pista, le fece fare una piccola piroetta e le cinse i fianchi.

Riusciva ad avvertire il calore della sua pelle persino al di sopra del tessuto del vestito. Le sembrava di andare letteralmente a fuoco lì dove Richard la sfiorava. Chiuse gli occhi per un secondo, cercando di trovare il giusto ritmo, e poi lasciò semplicemente che la musica scorresse dentro di lei. Si ritrovò a ondeggiare con fare sensuale, buttando indietro la testa, ravviando i capelli, lasciando che i fianchi ruotassero con malizia. Richard l’assecondava, uniformandosi al suo ritmo e non perdendola di vista neanche per un secondo.

- Ti muovi bene – si chinò a sussurrarle all’orecchio, facendola sentire orgogliosa e imbarazzata allo stesso tempo.

- Grazie – replicò, con un sorriso lieve.

Continuarono a ballare per una mezz’ora finchè i piedi non cominciarono a farle male. Richard parve capirlo perché la dirottò nuovamente verso il parapetto e un angolo relativamente più tranquillo rispetto al resto del tetto. Passando davanti al frigo bar afferrò una nuova bottiglia di tequila e un piattino con qualcosa che non riuscì a distinguere nel buio.

- Aprì la bocca – le ordinò, armeggiando con il piattino.

Incerta, decise di assecondarlo e dischiuse le labbra.

Il pollice di Richard le accarezzò il labbro inferiore, sporcandolo con del sale.

Improvvisamente capì: tequila sale e limone.

Leccò via il sale con un rapido movimento della lingua, lasciando che il ragazzo le versasse il corrispettivo di uno shottino direttamente in bocca. Lo mandò giù tutto insieme, prendendo poi coi denti lo spicchio di limone che Richard teneva tra le dita.

Decise di prendersi una piccola libertà e invece di afferrare lo spicchio mordicchiò una delle dita che lo reggeva.

Avvertì Richard che fremeva leggermente. Non aveva stretto abbastanza per fargli male, quindi quel brivido era dovuto a tutt’altro.

- Ti piace mordere, eh? – disse, ammiccando.

Annuì. – Lo adoro. Fin da piccola mi sono sempre divertita a mordere le persone – ammise.

- Una piccola cannibale assetata di sangue, quindi. Chissà perché adesso ho la certezza che tu ed Eric siete parenti. –

- Perché, mio fratello ti morde spesso? – chiese, ironica.

- No, ma ha sempre quello sguardo che dice chiaramente che potrebbe farlo da un momento all’altro. –

- Sì, so di cosa parli – convenne.

Si fissarono per un attimo con aria seria, poi scoppiarono a ridere all’unisono. Continuarono a farlo finchè Alex non sentì le dita calde del ragazzo vagarle lungo la schiena. Scorrevano lungo la pelle marchiata dal tatuaggio e la inondavano di una sensazione calda lungo tutto il corpo.

- Bel tatuaggio, ne ho uno simile – disse, continuando a seguirne il contorno.

Alex si schiarì appena la gola, accorgendosi che la sua voce stava diventando pericolosamente roca.

- Posso vederlo? –

Il sorriso sghembo del Capofazione tornò a fare la sua comparsa. – Sì, ma è in un punto coperto. Vuoi che mi spogli, biondina? –

E c’era da chiederlo? Era davvero curiosa di sapere se i suoi addominali erano d’acciaio e se i pettorali erano sviluppati come sembrava.

- Solo per vedere il tatuaggio, non farti strane idee – precisò.

Richard rise, sfilandosi la maglia con un solo, lento, movimento delle braccia. Le ci vollero un paio di secondi per realizzare dove si trovasse il tatuaggio, perché la prima cosa che la sua mente registrò era che il corpo del ragazzo era anche meglio di quanto sembrasse. Addominali definiti e imponenti come se fossero le tegole di un tetto, spalle larghe dal trapezio possente, bicipiti gonfi e pettorali perfettamente disegnati.

L’acchiappasogni gli decorava il lato sinistro del costato.

- Bello. –

Non precisò cosa trovasse bello, ma il suo sguardo doveva dirla lunga perché Richard le strizzò l’occhio.

Poi, come dal nulla, una ragazza dai lunghi capelli corvini e i verdi occhi da gatta comparve tra di loro. Era di poco più alta di Alex, con un corpo con più curve di una strada di montagna che tuttavia non risultava affatto eccessivo ma ben proporzionato.

La nuova arrivata la degnò appena di un’occhiata, per poi rivolgersi al Capofazione.

- Sono stufa di ballare, ce ne andiamo? –

Condì il tutto con un sorriso malizioso. Era più che evidente dove volesse andare e a Richard non doveva dispiacere poi così tanto perché buttò giù un lungo sorso di tequila e posò la bottiglia sul parapetto.

- Ci vediamo domani all’addestramento, Alex – disse, afferrando la mano che la sconosciuta gli porgeva e lasciandosi trascinare via.

Alex.

Niente biondina, niente sorrisi né occhiate ammiccanti.

Era arrivata quella tipa e lei era diventata improvvisamente invisibile. Del resto doveva ammettere di non essere neanche lontanamente sexy come lei. Comparata a una come quella, lei doveva sembrargli solo la piccola sorellina del suo migliore amico; una che andava bene per un paio di chiacchiere una volta ogni tanto, niente di che.

Si insultò mentalmente per aver creduto di potergli interessare. Che razza di stupida era stata!

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Richard rotolò su un fianco, il fiato corto per l’intensità dell’atto appena concluso, e lanciò un’occhiata con la coda dell’occhio ad Alys. La ragazza era sdraiata sulla schiena e aveva l’aria appagata di chi aveva appena trascorso un’ora particolarmente piacevole.

- Avevi la testa da tutt’altra parte – commentò l’Intrepida, osservandolo mentre ripescava un accendino e si accendeva una sigaretta. Non c’era rabbia nella sua voce, solo pura e semplice constatazione.

- A me sembra che sia andata bene. –

- È andata più che bene. Ma è stato diverso, eri persino più bramoso del solito. Quindi, qual è il problema? –

Visto che non accennava a rispondere, Alys tentò: - C’entra la biondina con cui stavi parlando quando sono arrivata? Lei ti piace? –

L’intuizione era una delle meravigliose qualità di Alys, l’altra era che non era una di quelle ragazze che si illudevano. Sapeva perfettamente che quello che c’era tra loro era solo sesso, appagante e frequente ma pur sempre solo sesso, e le andava più che bene.

Sì, il problema era Alex.

Mentre si muoveva dentro Alys, affondando con energia, e sentiva le sue unghie che gli artigliavano la schiena era riuscito a pensare solo a una cosa. Come sarebbe stato se la chioma sparsa sui suoi cuscini fosse stata bionda e gli occhi che lo fissavano mentre veniva fossero stati di ghiaccio?

- È complicato – replicò.

E lo era davvero.

Aveva promesso a Eric che sarebbe stato alla larga da lei, non poteva rimangiarsi la parola data. Il suo migliore amico e la fiducia che riponeva in lui venivano prima di qualsiasi biondina dall’aspetto angelico.

- Lei ti piace e tu le piaci. Fidati, ho visto come ti guardava ed era chiaro come il sole, quindi cosa c’è di complicato? –

- Non ho mai avuto una relazione monogama, Alys, non sono neanche sicuro di esserne in grado. –

- E pensi che lei sia una di quelle ragazze da relazione seria ed esclusiva – concluse per lui.

- Già, e poi c’è il fatto che è la sorellina di un amico – ammise.

- Eric. Sì, sono piuttosto simili, anche se non hanno gli stessi colori. Secondo me può funzionare, non sottovalutarti. –

- Mi piace lei eppure sono a letto con te … questo non dovrebbe significare qualcosa? –

Alys gli accarezzò appena il profilo della mandibola, sorridendo dolcemente: - Significa solo che io sono una bomba a letto e che tu avevi bisogno di distrarti. –

Richard la fissò negli occhi, ritrovandosi a sorridere.

Era incredibile, Alys Ryle, decisamente la migliore amica di letto che un ragazzo avrebbe potuto desiderare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Ta dan! Ragazzi e ragazze, ma siete spariti tutti? :( *va a piangere in un angolino*. Beh, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi annuncio che nel prossimo vedremo parecchia Eriamma (?). Fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

  
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