Cap
6
Eric
si lasciò cadere sul
letto, distrutto, mentre Richard si avvicinava alla finestra e portava
una
sigaretta tra le labbra.
-
La prossima volta che cerchi
di convincermi a fare un viaggio con quell’idiota non mi
lascerò fregare tanto
facilmente – sbuffò.
Passare
ben due ore chiuso in
un abitacolo con Zeke Pedrad avrebbe dovuto essere severamente proibito
dalla
legge. Non riusciva a capire come Fiamma e gli altri riuscissero a
trovarlo
divertente. Per lui era solo un idiota e anche piuttosto incapace per
essere un
Intrepido per nascita.
-
La prossima volta dirò a
Fiamma di chiedertelo – replicò, ironico, buttando
fuori il fumo sottoforma di
piccoli cerchi perfetti.
-
E almeno cerca di non
affumicarmi la stanza con quello schifo. –
Richard
scrollò le spalle,
sporgendosi sul parapetto e osservando il panorama. Le stanze dei
Capofazione
erano le uniche che si affacciavano sull’esterno della
Residenza; tutti gli
altri erano costretti a stanze più piccole, più
buie e senza visuale.
Praticamente era come essere murati vivi.
-
Stavo pensando … - cominciò,
venendo interrotto da Eric.
-
Da quando pensare è diventata
una tua abitudine? –
-
Ah ah ah … divertente. Se lo
vuoi sapere, è più un hobby che
un’abitudine. Comunque, dicevo che stavo
pensando che potremmo spostare la festa di Zeke in piscina. –
Sì,
nella Residenza c’era una
piscina interratta e no, Eric non l’aveva scoperto
finchè non aveva partecipato
alla prima riunione dei Capofazione.
Richard
fece tintinnare le
chiavi davanti a lui, sorridendo compiaciuto.
-
E quelle dove le hai prese? –
-
Sgraffignate – rispose,
indifferente, mentre aspirava l’ultima boccata di fumo e
gettava la sigaretta
fuori.
Tipico
di lui.
Richard
Kang non sembrava
essere soddisfatto se non trovava almeno una decina di modi diversi per
rischiare di farsi cacciare dalla gerarchia di comando a calci.
Forse
era proprio per questo
che andavano tanto d’accordo. Erano diversi su
un’infinità di cose al punto da
compensarsi e formare un’accoppiata vincente.
Sì,
erano una bella squadra, ma
non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura; se Richard
avesse scoperto che la
pensava così avrebbe cominciato a vantarsi e lui avrebbe dovuto ucciderlo nel sonno.
-
Datti una mossa, occhi
d’acciaio, abbiamo una festa a cui andare. –
Eric
gemette.
Lui
detestava le feste e
neanche la presenza dell’alcool costituiva un incentivo
abbastanza forte da
spingerlo a partecipare. Già se la vedeva quella massa di
ragazzi ubriachi e
completamente scoordinati che cercavano di seguire il ritmo della
musica, il
chiasso e le urla.
Sì,
odiava tutto quello.
-
Devo proprio? –
-
No, non sei obbligato, sono
sicuro che ci sarà qualcun altro ben disposto a ballare con
Fiamma e Alex. –
Lo
disse così, come se nulla
fosse, ma dalla scintilla divertita nel suo sguardo Eric
capì subito che aveva
pianificato di usare quella carta proprio nel caso in cui
l’amico si fosse
rifiutato di prendere parte ai festeggiamenti.
-
Tu sei una persona malvagia –
decretò, lanciandogli un’occhiataccia e alzandosi
in piedi controvoglia.
-
Mi hanno detto di peggio. E
ora forza, sorgi e brilla, bell’addormentato. –
Rovistò
alla ricerca di
qualcosa di adatto, trasportando tutto nel bagno attiguo e infilandosi
sotto la
doccia, abbandonando Richard davanti allo specchio mentre si
risistemava i
capelli con movimenti attenti.
L’acqua
bollente bastava a
rilassargli i muscoli contratti delle braccia e a scacciare la
fastidiosa
consapevolezza di essersi lasciato incastrare da un tipo che dedicava
mezz’ora
ad acconciarsi i capelli.
Riemerse
dal bagno in una
nuvola di vapore, scoprendo che la sua confezione di gel era stata
sequestrata
da “Richard il maniaco dei capelli”.
Tese
la mano verso di lui con
aria esigente. Poi, controvoglia, l’amico mollò il
bottino.
Indossò
un paio di jeans scuri,
una canotta nera e completò il tutto con
l’immancabile giubbotto di pelle.
L’aveva
comprato insieme a
Richard un paio di mesi prima e da allora aveva dovuto ammettere che
non c’era
nulla come la pelle quando si aveva voglia di fare la figura dei duri
tutto
d’un pezzo.
L’amico
nel frattempo si era
acceso l’ennesima sigaretta.
-
Fumi troppo. –
-
Sì, mamma – replicò con un
ghigno, per poi aggiungere, mentre giocherellava distrattamente con
l’helix
all’orecchio destro: - Mi presti il piercing nero opaco?
–
-
Il tuo che fine ha fatto? –
chiese, consegnandoglielo e osservandolo mentre si sistemava il
piercing a
forma di pallottola.
Richard
storse il naso,
contrariato, - O l’ho perso oppure è rimasto in
camera di Alys … o forse di
Kestrel. –
E
se era rimasto in camera di
Kestrel non l’avrebbe mai più rivisto, poco ma
sicuro, perché la ragazza
l’avrebbe automaticamente considerato una sua
proprietà.
-
A proposito. Questa sera con
chi ti vedi, la biondina o la brunetta? –
Si
strinse nelle spalle: - Chi
lo sa, magari con tutte e due. –
La
loro conversazione venne
interrotta da un lieve bussare.
Fiamma
fece capolino, aprendo
quanto bastava per mostrare che il resto del gruppo li attendeva fuori
dalla
stanza.
-
Siete pronti o Richard deve
ancora guardarsi allo specchio per molto? –
L’ex
Candido fece una mezza
giravolta, mettendosi in mostra, poi lo sguardo gli cadde
sull’abito
dell’amica.
-
Quella è una cinta o una
gonna? –
Le
sue parole attirarono anche
l’attenzione di Eric, che scrutò la fidanzata
dalla testa ai piedi. Registrò
all’istante le lunghe gambe scoperte, i fianchi tatuati, il
viso leggermente
truccato e i capelli acconciati in morbide onde che le cadevano lungo
la
schiena.
Non
era mai stato uno schiavo
degli ormoni, ma da quando la conosceva non riusciva a fare a meno di
pensare
solo e unicamente a quanto sarebbe stato bello mandare a puttane tutti
i suoi
impegni e chiudersi in una stanza con lei.
La
sua espressione doveva aver
lasciato trapelare i suoi pensieri perché Fiamma sorrise,
imbarazzata, e
Richard tossicchiò divertito.
-
Continui a mangiartela con
gli occhi alla festa, okay? – lo prese in giro proprio
quest’ultimo.
Non replicò, non
sapendo bene cosa dire per
togliersi d’impaccio, e si limitò a chinarsi a
scoccarle un bacio a fior di
labbra e a cingerle i fianchi con un braccio.
Procedettero
così, in una sorta
di piccolo drappello, lungo la strada che li separava dal tetto e dal
rumore
pulsante della festa appena cominciata.
*
Alex
osservò il tetto.
Decine
di Intrepidi più o meno
giovani affollavano la zona, tutti rigorosamente con una bottiglia in
mano, e
urlavano per sovrastare il rumore della musica pulsante che li
circondava.
D’un
tratto scorse la sagoma
alta e massiccia del fratello. Si destreggiò tra il gruppo
di ballerini
peggiori che avesse mai visto e fece per avvicinarglisi. Uno dei
ragazzi, un
tipo dagli occhi verde azzurri e la carnagione caffèlatte,
le finì addosso. Le
rivolse un sorriso di scuse, scrutandola poi dall’alto in
basso con aria d’apprezzamento.
-
Sono Rafael – disse,
chinandosi verso il suo orecchio per essere certo che le sue parole
fossero
comprensibili, - Sei una delle nuove iniziate? –
Un
lieve sentore di whiskey le
raggiunse le narici, facendole arricciare il naso.
Annuì.
– Alex. –
-
Sei carina, molto carina –
precisò.
-
E tu sei ubriaco, molto
ubriaco. –
Rafael
rise, come se avesse
appena sentito la cosa più divertente della sua intera
esistenza.
-
Forse un po’ –, ammise, - Ma
tu sei davvero carina. –
Gli
rivolse un cenno di
ringraziamento, non sapendo bene come replicare. Non voleva sembrare
una di
quelle che concedevano la propria attenzione per un paio di complimenti
banali.
Complimenti che, ne era certa, Rafael aveva già rifilato a
metà delle ragazze
della Residenza.
-
Okay. Beh, io devo proprio
andare dai miei amici – tagliò corto, piantandolo
lì.
Rafael
arricciò il labbro,
apparentemente deluso, ma una frazione di secondo più tardi
aveva già puntato
un’iniziata interna e aveva attaccato con la solita tiritera
su quanto fosse
carina.
-
Non stai bevendo, vero? –
Sobbalzò
leggermente, colta di
sorpresa, e si voltò quanto bastava per trovarsi davanti le
iridi d’acciaio di
suo fratello che la osservavano con intensità.
-
In realtà non ancora, cercavo
una birra – ammise.
Eric
ne afferrò una appena
stappata da un Intrepido che passava in quel momento. Il ragazzo parve
sul
punto di protestare, ma quando vide chi era stato tacque e
tornò nuovamente in
direzione del frigo bar. La porse ad Alex, osservandola mentre ne
prendeva un
lungo sorso.
-
È forte – commentò, sorpresa.
-
Le birre alla Residenza sono
più forti di quelle di contrabbando che puoi trovare nelle
altre Fazioni. Cerca
di andarci piano. –
La
ragazza lanciò un’occhiata
eloquente in direzione di Zeke, che era a testa in giù con
un imbuto infilato
in bocca. Un ragazzo che non conosceva gli stava versando quella che
doveva
essere vodka direttamente in gola.
-
Piano come lui? – ironizzò.
Eric
alzò gli occhi al cielo
davanti a quello spettacolo, mormorando qualcosa che suonava
decisamente come
un “che razza d’imbecille”.
Poco
lontano di lì c’erano
Fiamma e Nicole, intente a ballare insieme a una ragazza dai lunghi e
lisci
capelli biondi che Alex non aveva mai visto prima.
Cercò
con lo sguardo la figura
di Richard.
Lo
intravide seduto sul
parapetto, una bottiglia di tequila stretta in mano, intento a fissare
la pista
con aria persa.
-
Vado a cercare Ty – mentì prontamente
all’indirizzo del fratello, poi si fece largo e
puntò verso di lui.
-
Non dirmi che hai deciso di
buttarti di sotto – ironizzò, togliendogli la
bottiglia di mano e prendendone
due lunghi e rapidi sorsi.
Il
liquido giallo ambrato le
bruciò la gola, facendola tossicchiare leggermente.
-
Me ne sto solo un po’ per i
fatti miei – replicò, stendendo la mano per
reclamare il possesso della
bottiglia. Poi inarcò un sopracciglio, bevendone un
po’, - Come mai non sei in
pista? –
-
Potrei farti la stessa
domanda. –
-
Beh, io volevo vedere se ti
saresti avvicinata oppure no. –
-
E io non avevo nessuno con
cui ballare, se si esclude il tentativo d’approccio di Rafael
il molestatore
ubriaco – concluse ridendo.
Richard
scese giù dal parapetto
con una spinta poderosa delle braccia, atterrandole accanto e
guardandola con
aria d’aspettativa.
-
Allora, biondina, vuoi
ballare o no? –
Voleva
ballare con lui?
Dannazione,
sì.
Era
pronta a sorbirsi la
predica di Eric?
Sicuramente
no.
-
Sì, voglio ballare – rispose.
Richard
la prese per mano,
portandola al centro della pista, le fece fare una piccola piroetta e
le cinse
i fianchi.
Riusciva
ad avvertire il calore
della sua pelle persino al di sopra del tessuto del vestito. Le
sembrava di
andare letteralmente a fuoco lì dove Richard la sfiorava.
Chiuse gli occhi per
un secondo, cercando di trovare il giusto ritmo, e poi
lasciò semplicemente che
la musica scorresse dentro di lei. Si ritrovò a ondeggiare
con fare sensuale,
buttando indietro la testa, ravviando i capelli, lasciando che i
fianchi
ruotassero con malizia. Richard l’assecondava, uniformandosi
al suo ritmo e non
perdendola di vista neanche per un secondo.
-
Ti muovi bene – si chinò a
sussurrarle all’orecchio, facendola sentire orgogliosa e
imbarazzata allo
stesso tempo.
-
Grazie – replicò, con un
sorriso lieve.
Continuarono
a ballare per una
mezz’ora finchè i piedi non cominciarono a farle
male. Richard parve capirlo perché
la dirottò nuovamente verso il parapetto e un angolo
relativamente più
tranquillo rispetto al resto del tetto. Passando davanti al frigo bar
afferrò
una nuova bottiglia di tequila e un piattino con qualcosa che non
riuscì a
distinguere nel buio.
-
Aprì la bocca – le ordinò,
armeggiando con il piattino.
Incerta,
decise di assecondarlo
e dischiuse le labbra.
Il
pollice di Richard le
accarezzò il labbro inferiore, sporcandolo con del sale.
Improvvisamente
capì: tequila
sale e limone.
Leccò
via il sale con un rapido
movimento della lingua, lasciando che il ragazzo le versasse il
corrispettivo
di uno shottino direttamente in bocca. Lo mandò
giù tutto insieme, prendendo
poi coi denti lo spicchio di limone che Richard teneva tra le dita.
Decise
di prendersi una piccola
libertà e invece di afferrare lo spicchio
mordicchiò una delle dita che lo
reggeva.
Avvertì
Richard che fremeva
leggermente. Non aveva stretto abbastanza per fargli male, quindi quel
brivido
era dovuto a tutt’altro.
-
Ti piace mordere, eh? –
disse, ammiccando.
Annuì.
– Lo adoro. Fin da
piccola mi sono sempre divertita a mordere le persone –
ammise.
-
Una piccola cannibale
assetata di sangue, quindi. Chissà perché adesso
ho la certezza che tu ed Eric
siete parenti. –
-
Perché, mio fratello ti morde
spesso? – chiese, ironica.
-
No, ma ha sempre quello
sguardo che dice chiaramente che potrebbe farlo da un momento
all’altro. –
-
Sì, so di cosa parli –
convenne.
Si
fissarono per un attimo con
aria seria, poi scoppiarono a ridere all’unisono.
Continuarono a farlo finchè
Alex non sentì le dita calde del ragazzo vagarle lungo la
schiena. Scorrevano
lungo la pelle marchiata dal tatuaggio e la inondavano di una
sensazione calda
lungo tutto il corpo.
-
Bel tatuaggio, ne ho uno
simile – disse, continuando a seguirne il contorno.
Alex
si schiarì appena la gola,
accorgendosi che la sua voce stava diventando pericolosamente roca.
-
Posso vederlo? –
Il
sorriso sghembo del
Capofazione tornò a fare la sua comparsa. –
Sì, ma è in un punto coperto. Vuoi
che mi spogli, biondina? –
E
c’era da chiederlo? Era
davvero curiosa di sapere se i suoi addominali erano
d’acciaio e se i pettorali
erano sviluppati come sembrava.
-
Solo per vedere il tatuaggio,
non farti strane idee – precisò.
Richard
rise, sfilandosi la
maglia con un solo, lento, movimento delle braccia. Le ci vollero un
paio di
secondi per realizzare dove si trovasse il tatuaggio, perché
la prima cosa che
la sua mente registrò era che il corpo del ragazzo era anche
meglio di quanto
sembrasse. Addominali definiti e imponenti come se fossero le tegole di
un tetto,
spalle larghe dal trapezio possente, bicipiti gonfi e pettorali
perfettamente
disegnati.
L’acchiappasogni
gli decorava
il lato sinistro del costato.
-
Bello. –
Non
precisò cosa trovasse
bello, ma il suo sguardo
doveva dirla lunga perché Richard le strizzò
l’occhio.
Poi,
come dal nulla, una
ragazza dai lunghi capelli corvini e i verdi occhi da gatta comparve
tra di
loro. Era di poco più alta di Alex, con un corpo con
più curve di una strada di
montagna che tuttavia non risultava affatto eccessivo ma ben
proporzionato.
La
nuova arrivata la degnò
appena di un’occhiata, per poi rivolgersi al Capofazione.
-
Sono stufa di ballare, ce ne
andiamo? –
Condì
il tutto con un sorriso
malizioso. Era più che evidente dove volesse andare e a
Richard non doveva
dispiacere poi così tanto perché buttò
giù un lungo sorso di tequila e posò la
bottiglia sul parapetto.
-
Ci vediamo domani all’addestramento,
Alex – disse, afferrando la mano che la sconosciuta gli
porgeva e lasciandosi
trascinare via.
Alex.
Niente
biondina, niente sorrisi
né occhiate ammiccanti.
Era
arrivata quella tipa e lei
era diventata improvvisamente invisibile. Del resto doveva ammettere di
non
essere neanche lontanamente sexy come lei. Comparata a una come quella,
lei
doveva sembrargli solo la piccola sorellina del suo migliore amico; una
che
andava bene per un paio di chiacchiere una volta ogni tanto, niente di
che.
Si
insultò mentalmente per aver
creduto di potergli interessare. Che razza di stupida era stata!
*
Richard
rotolò su un fianco, il
fiato corto per l’intensità dell’atto
appena concluso, e lanciò un’occhiata con
la coda dell’occhio ad Alys. La ragazza era sdraiata sulla
schiena e aveva l’aria
appagata di chi aveva appena trascorso un’ora particolarmente
piacevole.
-
Avevi la testa da tutt’altra
parte – commentò l’Intrepida,
osservandolo mentre ripescava un accendino e si
accendeva una sigaretta. Non c’era rabbia nella sua voce,
solo pura e semplice
constatazione.
-
A me sembra che sia andata
bene. –
-
È andata più che bene. Ma è
stato diverso, eri persino più bramoso del solito. Quindi,
qual è il problema? –
Visto
che non accennava a
rispondere, Alys tentò: - C’entra la biondina con
cui stavi parlando quando
sono arrivata? Lei ti piace? –
L’intuizione
era una delle
meravigliose qualità di Alys, l’altra era che non
era una di quelle ragazze che
si illudevano. Sapeva perfettamente che quello che c’era tra
loro era solo
sesso, appagante e frequente ma pur sempre solo sesso, e le andava
più che
bene.
Sì,
il problema era Alex.
Mentre
si muoveva dentro Alys,
affondando con energia, e sentiva le sue unghie che gli artigliavano la
schiena
era riuscito a pensare solo a una cosa. Come sarebbe stato se la chioma
sparsa
sui suoi cuscini fosse stata bionda e gli occhi che lo fissavano mentre
veniva
fossero stati di ghiaccio?
-
È complicato – replicò.
E
lo era davvero.
Aveva
promesso a Eric che
sarebbe stato alla larga da lei, non poteva rimangiarsi la parola data.
Il suo
migliore amico e la fiducia che riponeva in lui venivano prima di
qualsiasi
biondina dall’aspetto angelico.
-
Lei ti piace e tu le piaci.
Fidati, ho visto come ti guardava ed era chiaro come il sole, quindi
cosa c’è
di complicato? –
-
Non ho mai avuto una
relazione monogama, Alys, non sono neanche sicuro di esserne in grado.
–
-
E pensi che lei sia una di
quelle ragazze da relazione seria ed esclusiva – concluse per
lui.
-
Già, e poi c’è il fatto che
è
la sorellina di un amico – ammise.
-
Eric. Sì, sono piuttosto
simili, anche se non hanno gli stessi colori. Secondo me può
funzionare, non
sottovalutarti. –
-
Mi piace lei eppure sono a
letto con te … questo non dovrebbe significare qualcosa?
–
Alys
gli accarezzò appena il
profilo della mandibola, sorridendo dolcemente: - Significa solo che io
sono
una bomba a letto e che tu avevi bisogno di distrarti. –
Richard
la fissò negli occhi,
ritrovandosi a sorridere.
Era
incredibile, Alys Ryle,
decisamente la migliore amica di letto che un ragazzo avrebbe potuto
desiderare.
Spazio
autrice:
Ta
dan! Ragazzi e ragazze, ma siete spariti tutti? :( *va a piangere in un
angolino*. Beh, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi annuncio che
nel
prossimo vedremo parecchia Eriamma (?). Fatemi sapere che ne pensate.
Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt