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Autore: Kuno84    22/12/2014    2 recensioni
Una fanfic natalizia per i fan di Ranma ½. È trascorso qualche anno dalla fine del manga. Nabiki sta rovinando la vita a un bel po' di persone, Ranma e Akane compresi. Riusciranno gli Spiriti del Natale a cambiare il suo animo freddo come il ghiaccio?
(Nuova versione della fanfiction, betaletta da Moira).
Genere: Commedia, Parodia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nabiki Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo secondo: Lo Spirito del Natale Passato


Cercò di fare ritorno alla realtà. Non era da lei abbandonarsi a simili allucinazioni. Riaprì le palpebre. Fissò nuovamente la serratura. Vide ancora il volto di Kinnosuke ma, questa volta, con gli occhi della ragione. E scoprì così che si trattava di un riflesso. Si voltò alle proprie spalle. Una figura familiare era accanto a lei.

“Beh?” disse con fare noncurante, sperando di non tradire la sua tensione. “Che cosa vuoi da me?”

“Niente, io.” la voce era proprio quella di Kinnosuke.

“Sei proprio tu?” chiese. “Kashao, il mio socio d’affari?”

“Lo ero.” rispose.

“Lo eri?” ripeté con voce appena malferma.

“Quel che voglio dire” spiegò lui “è che ero il tuo socio d’affari, mia cara Nabiki, prima che tra noi due ci fosse quello screzio.”

Sentendo tali parole recuperò la consueta sicurezza.

“A dire il vero sei tu quello che ha cercato di fregarmi. E sei stato fregato a tua volta!” sentenziò.

“Ricordo.” replicò Kinnosuke. “Fin troppo bene, è una punizione che meritai ampiamente. Però, questa notte, non sarò io a patire.”

Nabiki ebbe un brivido. Era forse tornato per vendicarsi?

“Bene.” disse. “Cos’hai intenzione di fare?”

“Nulla, te l’ho già detto. Sono altri, quelli che faranno: in quanto a me, sono venuto solo ad avvertirti.”

“E di cosa?” A Nabiki non piacevano gli enigmi. Specie se non era lei a porli.

Kinnosuke rispose: “Stanotte sarai visitata da tre Spiriti.”

“E… questi Spiriti me li hai mandati per caso tu?”

“A dire il vero” Kinnosuke esitò “sono già passati da me l’anno scorso, proprio il giorno di Natale. Mi hanno fatto capire molte cose, rendere conto dei miei errori. Infine, qualche tempo fa, una specie di cane marino demoniaco o qualcosa di simile mi ha incaricato di guadagnarmi il tuo perdono preparandoti a questa notte che verrà.”

“Non puoi essere un poco più chiaro?”

“Aspetta il primo Spirito quando l’orologio indicherà l’una.”

“Questo non è essere chiari! E poi è assurdo, è già l’una e tre quarti!” protestò.

“Aspetta il secondo alle due.” continuò quello, incurante. “Ed il terzo...”

“Alle tre, ho indovinato? Ma che non osino presentarsi!” sbuffò. “A quest’ora voglio dormire, come tutte le persone normali.”

“So che tu non mi stai prendendo sul serio. Non importa, ricorderai le mie parole al momento opportuno.”

“Ho un’idea migliore.” disse, ormai seccata. “Adesso tu la smetti subito di delirare e…”

“Ah! L’esattore delle tasse!” indicò lui con fare spaventato dietro le sue spalle.

“Dove?!” Nabiki si guardò attorno. Poi cercò con lo sguardo Kinnosuke. Niente, nessuna traccia di quel maledetto: se l’era filata dopo averla distratta. Quanto odiava quando la prendevano in giro con la storia dell’esattore delle tasse!

Oppure era lei a essersi sognata ogni cosa? D’altronde quale motivo aveva Kinnosuke per farsi vivo dopo tutti quegli anni solo per… parlarle di spettri! Assurdo.

*******

Quando Nabiki si destò, era così buio che l’unica cosa che poté distinguere con chiarezza fu la luce rossastra dell’ora digitale segnata dalla sua radiosveglia.

Cercò di mettere a fuoco i segmenti, i singoli numeri, assegnare loro un ordine e un significato logico. Strano. Doveva essere molto annebbiata dal sonno. L’orologio elettronico segnava l’una in punto.

Assurdo, quando era andata a letto erano le due passate. Nemmeno poteva aver dormito così a lungo da aver fatto sì l’una, ma di pomeriggio. Inconcepibile, il buio indicava che era ancora notte fonda. Quest’incongruenza la svegliò del tutto, il suo cervello prese a ragionare ed arrivò all’unica conclusione possibile.

“Dannato catorcio, si è rotto!”

La radiosveglia fece un brutto volo per terra. Ma proprio nell’istante in cui questa toccò il pavimento, Nabiki udì un suono particolare.

Abituò gli occhi alla penombra, per capire da dove provenisse. Fu allora che si accorse di un… campanello, proprio un campanello, che sembrava pendere da non capiva bene dove: e non era tutto, aveva anche cominciato a dondolare. Trillò dapprima leggermente, ma poco alla volta prese a suonare sempre più forte, fino ad assordarla.

Al culmine di quel singolarissimo segnale orario, una voce cavernosa rimbombò per la stanza.

“Nabiki Tendo, alzati! È giunta l’ora.”

Cercò di mantenere la calma, per quanto possibile. Forse stava solo sognando, e questo avrebbe spiegato tutte le stranezze.

“Nabiki Tendo, alzati!” minacciò una seconda volta la voce. “È giunta l’ora.”

Le parole dell’ex socio d’affari aleggiavano nella sua mente. E se Kinnosuke avesse veramente invocato degli Spiriti, come già, del resto, lei aveva visto fare qualche volta a quel Gosunkugi, perché costoro la perseguitassero? Ma Nabiki non voleva ancora crederci.

“È giunta l’ora.” disse una terza volta la voce. “L’ora di andare nel luogo del Non Ritorno.”

Osservò il campanello avvicinarsi al suo letto, sempre meno distante da lei. Due grandi occhi stretti e luminosi la scandagliavano nell’oscurità circostante. Nabiki spalancò la bocca, prese un respiro lunghissimo. E infine disse:

“Dacci un taglio, scemo! Credi che non ti abbia riconosciuto?!”

Gli occhioni persero la loro luminosità e una sembianza corporea andò formandosi tutt’attorno, assumendo l’aspetto di un enorme… gatto!

“Come hai fatto a scoprirmiao?” disse una voce ben più nasale e ridicola della precedente.

“Maomolin.” mormorò, mettendosi una mano sulla fronte. “Lo Spirito del gatto che cerca moglie da un mucchio di tempo senza mai riuscire a trovarla. Mi dici cosa ci fai qui?”

“Eh, no! La domanda l’ho fatta prima io!”

“Va bene. Ho capito che eri tu dal campanello.”

“Ma tutti i fantasmi usano catene o campanielli.” protestò il gatto-fantasma.

“Non un campanello alto mezzo metro come questo!” disse, indicandolo.

Perfetto! Lei, Nabiki Tendo, si era spaventata per una scemenza simile.

“Dunque saresti tu la vendetta di Kinnosuke? Non dovrò mica sposarti?!”

Lo Spirito disse: “Questa non sarebbe un’idea mialvagia. Ma stavolta sono veniuto per un altro motivo.”

“E sarebbe?” domandò, sedendosi sul letto.

“Stanotte vengo in qualità di Spirito del Natale Passato. Diciamo che è il mio lavoro part-time, per fortuna mi tocca unia sola volta l’anno.”

“Davvero molto interessante...” commentò con fare sarcastico. “E cos’era quella storia del luogo del Non Ritorno?”

“Giusto! Quasi dimenticavo!”

La prese per una mano e d’incanto Nabiki si sentì diversa.

“Cosa mi hai fatto?! Guarda che ti cito per danni!”

Il gatto-fantasma disse: “Alzati e vieni con me!”

Prese a galleggiare nell’aria, e pure Nabiki dovette constatare che, mentre lasciava il proprio letto, i suoi piedi non toccavano per nulla il pavimento.

“Ehi, aspetta un momento!” protestò. “Non ho nessun’intenzione di seguirti!”

“Ma tu devi. La tua attuale volontà nion conta.”

“E… non si potrebbe evitare tutto questo?” propose, leggermente intimidita.

“Beh, forse potrei fare uno strappo alla regola.” disse Maomolin. “Se in cambio tu acconsentissi a diventare mia moglie.”

“Scordatelo!” rispose con disprezzo. “Piuttosto, il luogo del Non Ritorno.”

“Se proprio insisti...” cominciarono entrambi a fluttuare nel vuoto, senza che Nabiki riuscisse a sottrarsi alla presa del gatto.

“Aspetta, ci stiamo dirigendo verso la finestra!” avvertì. “E qui siamo al terzo piano!”

“Fidati!” passarono attraverso il muro e cominciarono a volare lungo i tetti e le strade di Nerima. E poi più lontano, sempre più lontano, finché le luci dei lampioni diventarono scie confuse e Nabiki perse ogni senso di orientamento, sentendosi tanto simile a Ryoga. Le girò la testa e chiuse gli occhi.

Per la prima volta quella notte, e dopo tanti anni, perse veramente ogni sicurezza.

Quando tornò a guardare, vide luoghi e figure a lei familiari. Il liceo Furinkan. L’aula 2E. Un banco attorno al quale molti studenti si erano appostati a fare la fila. E un samurai, come primo della fila.

“Cinque foto della ragazza col codino, tremila yen.” disse una liceale in cui Nabiki riconobbe facilmente se stessa più giovane.

“Come sei esosa, Nabiki Tendo… le compro!” la voce era ovviamente quella di Tatewaki Kuno.

“Queste sono soltanto ombre delle cose che furono.” spiegò Maomolin. “Non si possono accorgere in alcun modo della nostra presenza.”

“Meglio così!” disse. “Mi sarei vergognata a morte, dato che sono ancora in pigiama e pantofole. Piuttosto, sarebbe questo il luogo del Non Ritorno?!”

“Certo.” rispose lo Spettro. “Siamo nel tuo passato. E nessunio è in grado tornare nel suo passato e così cambiare le proprie scelte errate, per quanto lo possa desiderare. Quando ti ho preso la mano, ti ho semplicemente dato la capacità di viaggiare assieme a me.”

“Capisco… e giochi di parole a parte, in quale momento saremmo della mia vita?”

“Siamo alla vigilia di Natale, l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze invernali, nel periodo in cui tu frequentavi il secondo anno del liceo.”

Si voltò a guardare i due che frattanto concludevano la negoziazione. Lei lo imitò.

“Dimmi un po’, Tuono Blu.” accennò la Nabiki liceale. “Non ti sei ancora stancato di fare il filo a due ragazze contemporaneamente?”

“Tu non puoi capire.” rispose Kuno. “Il buon Cupido non conosce regole: la sua freccia scoccata lascia sempre il segno, che lo si voglia oppure no.”

“Ora capisco!” disse lei fingendo di essere stupita. “Dunque è il segno di Cupido, quell’impronta di pedata che tieni impressa sul viso, e non il risultato di un calcione di mia sorella!”

“Scherza pure!” replicò Tatewaki. “Il tuo destino è ben peggiore del mio: il tuo cuore ha soffocato l’amore, evitando di soffrire; ma così facendo, potrà mai provare una gioia sincera nel corso della sua esistenza?”

“Facciamo pure i filosofi, adesso.” disse la Nabiki del passato senza scomporsi. “Mi fai pena, Kuno: tutto perso nel tuo mondo immaginario fatto di sogni… Cinque foto di Akane, altri tremila yen.”

“Mi fai più pena tu, Nabiki Tendo, che hai completamente perduto la fantasia per sognare… Hai detto tremila yen? Compro pure queste!”

“Credo tu abbia sentito abbastanza.” disse lo Spirito.

“Cosa c’è di speciale in questo?!” protestò, mentre le immagini divenivano sempre più sfocate, perdendosi in una sorta di nebbia. “Per tua informazione, è una scena che si ripeteva tutti i giorni, ai tempi del liceo. Mi avresti spedito nel passato solo perché mi pentissi di aver venduto le foto di Ranma e di mia sorella? Ebbene, non sei riuscito per nulla nel tuo intento.”

Maomolin scosse il capo.

“Sei ancora lontana dal capire. Vorrà dire che andremo a vedere un’altra ombra.”

D’incanto la scena cambiò. Un parco pubblico. Una bella giornata di sole primaverile. Una tovaglia da picnic adagiata sui fili d’erba profumati. Soun Tendo apparecchiava felicemente, aiutato dalla maggiore delle figlie, una bambina dai capelli lunghi con un’espressione dolce e allo stesso tempo più matura della sua età. Il tutto sotto gli occhi di una donna dai modi gentili che tirava fuori con grazia da un cesto il cibo preparato per l’occasione.

“Papà, Kasumi… mamma!” mormorò, scossa da quelle immagini.

“Ricorda che non possono vederci.” la ammonì il gatto-fantasma.

L’attenzione di Nabiki fu calamitata da una bimba dai capelli corti che, dandole le spalle, correva senza una meta con le braccia spalancate e gridando con energia tutta quanta la sua gioia.

“E quella laggiù è Akane.” sorrise con una punta di amarezza.

“Veramente ti sbagli.” disse lo Spettro. “Akane si trova da quella parte!” le mostrò una bimbetta alla sua sinistra, che era tutta indaffarata a provare a salire su un albero, nonostante i richiami di Kasumi.

“Allora… allora quella ragazzina che corre come una scalmanata chi è?” domandò, spiazzata, a Maomolin.

Lo Spirito disse: “Quella sei tu.”

“Sono.. io?!” ripeté Nabiki.

Nion te lo ricordi, forse?” chiese l’enorme gatto-fantasma. “Nion ti vantavi, oggi stesso, di non dimenticare mai le cose?! Come vedi, anche tu hai conosciuto l’ingenua spensieratezza dell’infanzia.”

“A quanto pare.” si limitò ad ammettere.

Lo Spirito disse: “Andiamo un po’ avanti nel tempo.” e come per magia, mentre le figure dei membri della famiglia Tendo rimanevano pressoché immutate, si stravolse invece lo scenario che le circondava. Adesso si trovavano all’interno della loro casa. Allegro come Nabiki non l’aveva mai visto. O forse non riusciva più a ricordare. Al centro del soggiorno troneggiava un grosso albero di Natale.

“Niente male.” osservò lo Spirito. “E dire che c’è qualche pazzo che vorrebbe demolirla per farci l’ennesimo centro commiaorciale.”

Non rispose. Era troppo intenta ad osservare la piccola Akane che, presa sulle spalle dal padre, metteva con impegno gli addobbi. Vicino, una Nabiki bimbetta giocava per terra con altre decorazioni.

“Oh, il telefono.” Per andare nell’altra stanza a rispondere, suo padre posò a terra Akane. Quest’ultima però, non volendo saperne di interrompere il suo lavoro, zampettò di persona fino ad una palla dorata che era posata sul pavimento e si alzò in punta di piedi per agganciarla ad un ramo dell’albero: ma non ci arrivava, e finì per farla cadere e andare in frantumi.

Molto presto gli occhi della piccina si riempirono di lacrimoni.

“Weeh, la mia pallina!”

“Prendi, ce n’è un'altra: tieni la mia!”

La piccola Nabiki si trovava sorridente accanto ad Akane, porgendole un’altra palla dorata.

“Grazie sorellina!” esclamò la bambina più piccola, ricambiandole il sorriso.

Come per una strana connessione, pensò all’istante allo scambio di sorrisi di quel pomeriggio, tra Akane e Sasuke.

“Chi l’avrebbe detto...” accennò l’enorme gatto. “Nabiki Tendo che condivide le cose ed è gioiosa e rende partecipi gli altri della sua gioia.” Si girò verso di lei. “Quand’è che sei cambiata?”

Nabiki chinò il capo.

“Quando ho imparato a vivere.” disse. “In questo mondo non c’è posto per i sentimenti, se vuoi guadagnarti qualcosa.”

“Oh, Nabiki!” sospirò Maomolin. “Tu hai ottenuto tante cose, effettivamente. Ma ti hannio reso forse felice? A cosa mai ti servono, se nion hai persone con cui condividerle?”

“Fesserie! Nessuno fa niente per niente.”

“Ne sei sicura? E allora chi fu ad organizzare quell’appuntamento per fare pace, tra la tua sorellina e il ragazzo cambia-sesso, quando il loro fidanzamento era stato rotto?”

“Un momento, come sai questi fatti?!”

“Rientra nei miei poteri di Spirito.”

“Bene. Però dimentichi che il loro fidanzamento l’avevo rotto io, fingendomi innamorata di Ranma per sfruttarlo per bene e guadagnare soldi alle sue spalle, anche cercando di venderlo alla miglior offerente. Quando ho fatto due rapidi conti e mi sono accorta che la cosa non fruttava più, ho riportato la situazione alla normalità. Tutto qui.”

Nion me la racconti giusta, c’era bisogno di un metodo tanto complicato come quello che hai escogitato? La verità è che non sopportavi di vedere Akane così triste. Il tempo passa, ma alcune cose non cambiano.”

Nabiki aprì bocca per replicare. Ma cambiò repentinamente idea.

“E vogliamo parlare di tutte le volte” insistette lo Spirito “che hai sperato assieme alle tue sorelle che quel Ranma potesse finalmente incontrarsi nel proprio aspetto maschile con sua madre? In un paio di occasioni hai provato pure a smascherarlo, quand’era ‘la cuginetta Ranko’. Volevi fosse felice almeno lui, lui che una madre l’aveva ancora.”

“Adesso lasciami stare!” si spazientì una volta per tutte. “Le tue storie mi stanno francamente annoiando.”

“Un momento ancora, il tempo di vedere un’ultima immiagine.”

Le ombre si confusero. E ne comparvero di nuove.

“Tieni, leggi!” Ancora la Nabiki del passato. Ma un passato più recente, che riconobbe subito.

“Come sei cara!” rispose Kuno. “Una lettera d’amore per me, non dovevi disturbarti. Davvero. Anche se è bello sapere che mi ami ancora quanto quel lontano giorno delle nozze.”

“Capisco che il tempo è relativo, ma per la cronaca è stato poche settimane fa. E comunque comincia a leggere, prima di giudicare.”

“Certamente… con la presente scrittura privata, io sottoscritto Tatewaki Kuno eccetera… dono con animo grato alla mia consorte Nabiki Tendo… la mia lussuosa villa con relative pertinenze, il mio yacht eccetera…” Smise di leggere e fissò l’altra. “Nabiki, ma tu…”

Esitò un momento.

“Tu hai un modo davvero bizzarro di comunicarmi i sentimenti appassionati che provi nei miei confronti!” concluse, infine.

“Che hai capito?!” sbuffò lei. “Non è una lettera d’amore. Una volta firmato e fatto autenticare da un pubblico ufficiale questo foglio di carta, ci eviteremo entrambi anni di inutili e costose dispute giudiziarie, quando avremo divorziato.”

“Divorziato? Di solito a divorziare sono le persone che non si amano.”

“Vedo che cominci a capire.”

“Nabiki, cosa vuol dire questo?” domandò Kuno.

“Sai fare due più due? Significa che ti lascio.”

“Come, dopo tutto quello che c’è stato tra noi!”

“Nei tuoi sogni, forse.”

Tatewaki si sistemò nella sua consueta posa da riflessione.

“Sta bene. Nell’ambito del mio animo generoso e magnanimo, ti rendo la tua libertà.”

“Sì, sì, mettila pure come vuoi!” e la Nabiki del passato si diresse verso l’uscita di quella villa che sarebbe stata sua ma dove, lei lo sapeva benissimo, non avrebbe più rimesso piede.

“Possa tu esser felice nella vita che ti sei scelta!” disse Kuno, mentre l’altra Nabiki si allontanava.

Anche queste ombre svanirono. Maomolin domandò:

“Hai poi trovato la felicità?”

Mentre rispondeva, sentì di aver perduto il suo sangue freddo.

“Non sono affari che ti riguardano! E poi non si può tornare indietro!”

“Ma hai ancora molta strada davanti a te. Ci tieni proprio a continuare a percorrerla in questo modo, Nabiki?” furono le ultime parole che udì prima di ritrovarsi nel proprio letto e sprofondare come d’incanto in un sonno profondo.

   
 
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