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Autore: _Mikan_    22/12/2014    1 recensioni
Capelli neri come la pece ed occhi azzurri come il ghiaccio. Questo caratterizza Margaret, oltre ad una passione smisurata per la natura. Ed è proprio in mezzo al verde che questa drammatica storia si apre, ricordando i bei momenti passati col padre defunto, accanto al proprio cane Calzino.
*Dal testo*
Mamma si avvicinò alla scura scrivania "da lavoro" o così la definivo io.
Era ancora in disordine con mille fogli sparsi un po' dappertutto.
Delicatamente sfiorò dei disegni con le dita.
Si soffermò su uno in particolare: raffigurava una donna seduta su una grande pietra.
Lo sfondo era un meraviglioso giardino con rose di ogni tipo. C'era perfino una fontana.
Ma le vere protagoniste erano delle ali bianche con piume candide e morbide.
Mamma prese il foglio e lo avvicinò per osservarlo meglio.
Ciò che più la ammutolì furono dei bellissimi capelli lunghi, lisci come la seta e di un nero come il carbone.
Si portò la mano alla bocca.
"Non è possibile."-Disse perplessa-"Non può averlo scoperto."
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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||Angolino di Mikan||
Ciao! Incredibile, sono al capitolo undici. Può anche sembrare uno sciocchezza, ma per me è un traguardo enorme. Non immaginavo minimamente di essere seguita da tante persone e per tutto questo tempo. Quindi vi ringrazio veramente per questo, ma anche per il vostro autocontrollo nel menarmi per i miei continui ritardi. Specialmente in questo
capitolo il ritardo è stato molto lungo. Scusatemi tanto. Ora dovrete rileggere il capitolo dieci per ricordarvi bene ed è solo colpa mia.
Ma fortunatamente non è solo per parlare dei miei disastri che ho "riaperto" l'Angolino di Mikan. 
So che magari non interessa a nessuno (sì, so che è così), ma se invece vi incuriosisce io sono qui.
Questo capitolo è un po' autobiografico, devo ammetterlo.
Purtroppo devo fare uno spoiler... però si parla di un violino. Perché proprio questo strumento? L'ho scelto per due motivi: 1) secondo me è la scelta migliore per rappresentare questa storia, ovvero in un mondo diverso, con un palazzo elegante e persone magnifiche ovunque. Però, anche per rappresentare la tristezza del mondo perfetto che cade a pezzi. Quindi per me il violino è perfetto. 2) Ho scelto questo strumento fantastico perché ne sono innamorata fin da piccola, così come il piano.
E' un capitolo autobiografico perché, come leggerete sotto, è vero che ho da sempre voluto suonarlo, ma per mancanza di soldi non sono stata in grado di comprarlo. 
Ma nonostante tutto ne sono ancora appassionata e meravigliata e ho deciso di farlo protagonista nel mio racconto, perché merita. Io spero solo di aver raccontato bene le sensazioni che si prova ad ascoltare un violino. 
Ho alcune domandine e poi prometto che non vi rompo più. Solo per curiosità, a voi piace il violino? (Non siete assolutamente obbligati a spiegarmi perché vi piace o perché non vi piace) Siete persone a cui fa piacere fermarsi un attimo ad ascoltarlo se lo sentite e poi basta, oppure lo ascoltate sempre e volentieri? E ultima domandina: artisti preferiti? 
Ovviamente non obbligo nessuno a rispondere. E' solo curiosità. Anzi, non so nemmeno se posso chiedere cose del genere. Se vado contro il regolamento, ditemelo subito che tolgo tutto >. Scusate tanto, ma davvero tanto queste mie idee schifose. Vi lascio alla lettura (ç.ç)
P.S: Questo racconto non è un sentimentale/romantico. Capirete poi il perché di questo avviso. 



"Non pensi di dover far pace con Luv?"-Mi chiese Clarence.
"Assolutamente no. Ha incominciato lei."-Risposi.
"E cosa siete, delle bambine?"-Ribatté.
"Non mi importa. Ha insultato me e Calzino."
"Santo cielo ... come devo fare con voi."-Sospirò lei. 

Però forse aveva ragione. Ormai il mio segreto era stato scoperto. Se volevo veramente aiutare con i miei poteri, avrei dovuto collaborare con Luv.
Ma proprio non ne avevo voglia. Era insopportabile e quando la principessa si metteva in testa di comportarsi come un'oca, proprio non la reggevo. 
E pensare che giurai di aiutarla. Perché dare una mano a una persona tanto maleducata nei tuoi confronti? 

"A modo suo è gentile."-Mi disse Clarence.
"Sì, come no. Secondo me quella è contro gli animali."-Dissi-"Però in questo caso ... sarebbe contro se stessa?!"
Clarence mi guardò male. 
"Non dire queste cose."
"Che c'è di male nel riconoscere un'oca? Non l'hai mai vista? Se vai dritto e poi giri a destra ne trovi una."-Continuai ironica-"Ha pure un nome: Luv."

"E' solo molto nervosa e stressata."-Affermò.
Guardai Clarence dritto negli occhi verdi. "Continua."-Dissi.
"Sai che è sola, vero?"-Mi chiese.
Risposi di sì. Fui io a chiedere a Luv se avesse i genitori e rispose di no.
Sapevo bene quanto fosse sola ed ero a conoscenza della grande responsabilità sopra le sue spalle ed è per questo
che qualcosa mi impediva di allontanarmi da lei. Mi faceva pena.

"E sai come sono venuti a mancare il re e la regina?"-Chiese nuovamente.
"No."-Risposi.
Clarence mi guardò tristemente e disse: "La madre, Harmonie, morì quattro anni fa per una grave malattia."
Non spiccicai parola.
"Il padre fu assassinato un anno dopo."-"In davvero poco tempo una ragazzina si è trovata così sola e con un regno da governare."-Concluse.
"Sai perché?"-Chiesi.
"No. So solo che il colpevole non è ancora stato trovato."-Spiegò.-"L'assassino potrebbe trovarsi in città, ma anche nel castello."
"E' ingiusto. Dovremmo far giustizia."-Affermai.
"Sì, ma non si hanno indizi."
Clarence mi fissò. 
I suoi bei occhi verdi si spensero, come ipnotizzati. La sua espressione mi rimase impressa nella mente: il suo viso non era triste,
ma segnato dai rimorsi e dalla pazzia.
"Sai, potrei esser stata anche io."-Disse.
Mi vennero i brividi.
"Ovviamente scherzo!"-Tuonò ridacchiando.-"Spaventata?"
"Sì, non farlo mai più!"-Gridai.
Sarà, ma a me non sembrò per niente uno scherzo. 


"Al momento Luv ha questioni urgenti di cui occuparsi."-Disse Clarence.-"Ora vado, ma ti vengo a prendere dopo, quando lei avrò finito."
"E perché?"
"Perché? Ovviamente per far pace!"
"Contaci."-Le dissi.
Clarence uscì dalla camera e si allontanò fino a diventar piccina. 
Allora chiusi la porta e mi affacciai alla finestra bianca.

Sentii suonare uno strumento. 
Era un violino. Potevo riconoscere da chilometri il suo elegante suono.
Era meraviglioso. Qualcuno stava suonando una melodia malinconica.
Chiusi gli occhi. 
Il vento era piacevole e trasportò anche alcuni petali rosa dentro la stanza. 
D'improvviso il brano si trasformò in un allegro vivace.
Era così bello che mi sembrava di sognare. Senza aprire gli occhi iniziai ad agitare le mani come un direttore d'orchestra. 
Le note del violino, come piume, volteggiavano nell'aria e nella mia testa. Il corpo si alleggerì e senza rendermene conto
mi lasciai trasportare: intonai la stessa melodia dello strumento con la voce alternando gli identici tratti allegri e malinconici del brano.
Ad ogni singola nota la passione del mio canto aumentava, così come il tono di voce e la forza e sicurezza delle mani.
Il piede destro si rifiutò di star fermo. 
Il suono del violino si fece sempre più forte. Aprii gli occhi, lentamente, e incredula vidi il fantastico musicista che suonava così magnificamente.
Ma la mia voce desiderava ancora seguire il divino suono che producevano quella scatolina pregiata di legno e l'abilità del ragazzo.
Le ultime note del finale riecheggiarono nelle mie orecchie, fino a spegnersi. 

Applaudimmo contemporaneamente. 
Non riuscivo a parlare. I miei occhi rimasero appiccicati ai suoi.
Erano profondi e di un azzurro intenso. Chiunque avesse osato guardarli, si sarebbe perso in essi. 
Il ragazzo aveva la mia stessa età. Con stupore notai il colore dei suoi capelli: nero pece, un po' arruffati con qualche ciocca che adorabilmente 
cadeva sui suoi occhi. Come me, aveva carnagione chiara. Anche se ero sopraelevata a lui, riuscì a capire che fosse poco più alto di me. 
Pensai che fosse fragile, ma la sicurezza e l'eleganza con cui suonava quel violino mi dovettero far ricredere.
Non mi vergognai a pensare che fosse anche molto bello e non mi sorpresi: ovunque guardassi in quel mondo sconosciuto notavo persone
belle,eleganti e superiori a me. 

Poi ripensai bene all'accaduto: "D-da quanto sei lì?"-Chiesi imbarazzata.
Quel ragazzo vide tutta la scena! E sentì il mio canto. 
"Da poco."-Disse sorridendo-"Mi sono avvicinato per vedere chi stesse cantando così divinamente."
Io? Stavo cantando divinamente?
"Ma no. Io stavo solo seguendo la tua magnifica musica."-Spiegai.
"Sei eccezionale!"-Gridai entusiasta e applausi.
"Grazie mille."-Disse lui. E con mio grande stupore si inchinò elegantemente.
"A dir la verità ti invidio."-Gli confidai.
Lui sorpreso mi chiese il perché.
Indicai il violino.
"E' bellissimo."-Affermai.
"Ti invidio perché ho sempre voluto suonarlo anch'io."-Dissi.
"E perché allora non l'hai fatto?"-Chiese lui.
"Non avevo abbastanza soldi per comprarlo. E nemmeno adesso."-Spiegai attorcigliandomi una ciocca di capelli per l'imbarazzo.
"Davvero?"-Chiese lui stupito-"Tu vivi qui e non hai i soldi per comprarne uno?"
"Ah, a dir la verità non abito qui."
"Amica di qualcuno?"-Domandò. 
"Sono un'ospite ... o un qualcosa del genere."-Risposi. 
"Di chi?"
"Della principessa."
"Anche se è stato più un rapimento."-Sussurrai ridacchiando. Fortunatamente non mi sentì. 
"In effetti sono in molti ad invidiare chi suona il violino."-Affermò.
Pensai di immaginare il perché. Ma chiesi comunque: "E tu sai come mai?" 
"Sì. Lo so."-Rispose gentilmente.
"Suonare il violino è senza dubbio un grande privilegio. Non riesco ad immaginare un mezzo di espressione più intenso
ed efficace, capace di mettere in comunicazione con l’esterno i luoghi più nascosti dell'anima."-Spiegò-"E che il violino sia uno strumento un po' magico, si sa.
Mi stupisco io stesso, che sono il primo a subirne il fascino, delle reazioni che suscita: un misto di incanto e di riverenza; è  sufficiente una nota per 
veder brillare gli occhi di chi ascolta. E poi, intorno al violino ci sono storie bellissime, misteri, delitti, antiche sapienze." 
"E la cosa che più mi piace del violino è che dopo aver finito di suonare, il cuore si riempe di soddisfazione che ripaga i tuoi enormi sforzi."-Concluse sorridendo.
Mi incantai ascoltando le dolci parole dirette al suo violino, probabilmente compagno di tante esperienze nella sua vita. 

"Bellissimo."-Dissi.
Lui alzò lo sguardo e mi fissò.
"Cosa?"-Chiese.
"Perdonami. Pensavo solo che quando parli del violino ti si illuminano gli occhi."-Spiegai-"E ciò è bellissimo."
"Scommetto che proverei le stesse cose nel vederti parlare delle tue passioni."-Disse.
Ci fu un attimo di silenzio. Però, stranamente, non fui per niente a disagio.

"Posso farti una domanda?"-Disse lui serio.
"Certamente."
"Secondo te, esiste la magia?"
Rimasi un po' scioccata, ma non per molto. Sorrisi calorosamente e con gioia risposi: "Sì!"
I suoi occhi erano increduli e gioiosi. Probabilmente la mia reazione lo stupì e non poco. 
"E sai come si può usare?"-Mi domandò tutto felice.
Mi bloccai pensierosa. "No, come?"
"La magia è solo il secondo nome di musica."-Affermò-"Però solo pochi individui lo sanno."
"Quindi..."-Continuò sorridendo-"Che ne dici se rimane un nostro segreto?"-Disse facendomi l'occhiolino.
Mi sentii la faccia caldissima e le mani sudate. Che figura!

"Posso sapere il tuo nome?"-Chiese.
"Margaret."-Risposi insicura.
"Che bel nome."-Disse e ciò mi imbarazzò molto.
"E il tuo?"-Domandai curiosa.
E mentre aspettavo ansiosamente il suo nome, la voce di una signora riecheggiò in tutto il giardino: "Signorino! Dove siete?! E' ora di rientrare!"
"Ora devo andare."-Disse lui-"Sono sicuro che ci incontreremo di nuovo." 
"Sì."-Affermai-"E la prossima volta ti parlerò delle mie passioni!"
"Non vedo l'ora."-Disse voltandosi di spalle.
Si stava già allontanando e anche con una certa fretta, ma io lo fermai.
"Aspetta! Non mi hai detto ancora il tuo nome!"-Gridai.
Lui si girò e con un lieve sorriso rispose: "Livius!"
Poi, tra la lieve nebbia che nel frattempo era calata, scomparve.

"La magia è il secondo nome di musica, eh?"-Pensai.
Chiusi gli occhi e sorrisi calorosamente.
"Quanto è vero."-Dissi. 

L'incontro con Livius, mi ricordò il mio destino. Non vedevo l'ora di aiutare quel mondo ormai a pezzi e soprattutto di cantare. 
"E poi chissà."-Pensai-"Potrei anche prendere lezioni di violino."
"Tanto paga Luv."-"La convincerò con la mia innata retorica."-Pensai soddisfatta e subito dopo ridacchiai. 
Chiusi la finestra e mi sdraiai nel morbido letto.
"Ora non mi resta che aspettare Clarence."-Pensai.
Strinsi i denti e i pugni.
"E. Fare. Pace. Con. Quella. Serpe."-Dissi scandendo le parole.

Quello stesso giorno, quando Clarence mi venne a chiamare, mi disse che mi fui appisolata ... con un meraviglioso sorriso. 
"Che ti è successo? Eri così arrabbiata prima."-Disse lei.
"Se - gre - to."-Le risposi.
Già, il mio segreto. Il nostro segreto. Mio e di Livius. 


 
   
 
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