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Autore: 1rebeccam    22/12/2014    12 recensioni
ULTIMO CAPITOLO scrisse all’inizio del foglio di word a lettere maiuscole, mosse il mouse e puntò il cursore sull’icona ‘centra’.
La scritta troneggiò al centro superiore del foglio virtuale.
Si sistemò per bene sulla poltrona di pelle e, sospirando, cominciò la fine del suo racconto.
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Capitolo 57
 


Si guarda le mani, le chiude a pugno e poi le riapre. Il fastidio iniziale, che gli dà l’impressione di avere zavorra al posto delle falangi, si allontana dopo qualche secondo, quando riesce a muoverle con più scioltezza, anche se non riesce ancora a mantenere una presa stretta. La boccettina vuota di veleno gli è rimasta nel pugno e quando ha cercato di sollevarla per guardarla da vicino, è scivolata rovinosamente sul copriletto, come se qualcuno gli avesse dato un colpetto sulla mano, per farla cadere. Continua a chiudere ed aprire le mani con la fronte corrucciata, non perché concentrato in quel lavoro che sembra essenziale al momento, ma per la confusione che lo ha colto appena sveglio.
Intorno c’è silenzio, niente madre, niente figlia e niente Kate.
Si è guardato intorno notando una tazza sul comodino, probabilmente il suo tè caldo e molto zuccherato, che evidentemente non ha bevuto. Si passa la lingua sulle labbra, cercando di inumidirle e di dare frescura alla gola e alla bocca sempre più secca  ed impastata. Deve essersi riaddormentato mentre aspettava il ritorno di Ben con il tè, immerso nelle coccole dell’abbraccio di Alexis, che era rimasta con lui quando Kate era uscita a telefonare.
Lo schienale del letto è di nuovo sollevato, riesce a vedere fuori dalla finestra e la confusione lo coglie ancora, sicuro che la prima volta che aveva aperto gli occhi ci fosse ancora la luce del giorno, adesso invece il cielo è già imbrunito. Sospira chiedendosi che ore siano e, soprattutto, che giorno è. Quando ha chiesto del loro piano, Ben e anche Kate, hanno  pensato solo ad accertarsi che lui stesse meglio, senza dargli altre spiegazioni di sorta. Deve aver dormito parecchie ore e nonostante questo, dopo essersi svegliato, non è riuscito a tenere gli occhi aperti il tempo necessario per bere un tè.
Sospira, tornando a guardarsi le mani, prende la boccettina e con attenzione la stringe tra le dita, cercando di non farla cadere, gli viene in mente che dovrebbe muovere anche le gambe, ma quando ci prova, una strana fitta elettrica lo percorre dalla punta dei piedi alla testa. Stringe le labbra, chiude gli occhi e la butta all’indietro sul cuscino, cercando di allontanare quello strano dolore che si è irradiato attorno al cervello. Solleva il braccio passandosi la mano sulla fronte ancora calda, scendendo poi sul viso. Sente la barba ispida e si rende conto che deve avere un’espressione terribile. Mentre prende confidenza con il suo lui praticamente sveglio, ma molto confuso, ancora ad occhi chiusi fa mente locale sulle figure che gli hanno fatto compagnia nel sonno. E’ sicuro di aver sognato per tutto il tempo, di aver sentito delle voci, dei rumori, dei silenzi, ma non riesce a mettere a fuoco il tutto. L’unica cosa che ricorda con chiarezza è che la paura e la confusione iniziale su quel piano sconclusionato andato in porto, ma che nessuno ancora si è preso la briga di raccontargli, ha lasciato posto ad una faccia bianca di cui vedeva solo un enorme naso rosso a forma di palla, che gli volteggiava intorno e che continuava a ridere di lui, aprendo la bocca per mostrare i denti aguzzi, pronto ad ingoiarlo.
Apre gli occhi di colpo inspirando a fatica, perché la risata sarcastica e cattiva gli risuona nelle orecchie anche da sveglio, il cuore ricomincia a correre e sentirlo sdoppiato, tra il rimbombo nel suo petto e i bip di nuovo veloci del monitor, lo riporta dentro l’inquietudine che ha provato risvegliandosi. Solleva la testa dal cuscino e con attenzione tocca la cannula ancora inserita nelle narici. La tasta piano per non spostarla e combinare qualche guaio.
Sarà che è stato fermo e immobile per troppe ore a causa del veleno, saranno i sedativi, ma più cerca di muoversi, più si rende conto di essere dolorante e intorpidito. Fa un altro respiro portandosi la mano al petto. Il peso è sempre lì, ma quanto è bello riuscire a mandare aria ai polmoni senza tossire e sentirsi soffocare.
L’ultima cosa che ricorda, mentre i sedativi entravano nelle vene per accompagnarlo nel sonno profondo, con l’incognita se mai si sarebbe svegliato e soprattutto se Kate sarebbe riuscita a fermarsi un passo prima di cadere nel vuoto per lui, è proprio  la sensazione di soffocamento per la mancanza di respiro. Ricorda lucidamente le carezze e le lacrime di Kate, mentre lui non era riuscito ad implorarla di tenerlo stretto, perché il fiato gli si era spento prima di produrre suono tra le corde vocali, come una fiamma che si spegne quando si ruota la manopola del gas e gli viene a mancare l’alimentazione vitale. Aveva perso conoscenza spaventato. Una paura che si era radicata nel suo subconscio come ultima sensazione prima di chiudere gli occhi e che si era risvegliata come un pugno nello stomaco, appena anche lui aveva cominciato a prendere la strada del ritorno.
Abbassa pesantemente il braccio, guarda fuori dalla stanza cominciando a domandarsi dove siano finiti tutti e torna a fare ginnastica con le dita, desiderando di poter bere quel famoso tè, anche freddo, se solo qualcuno si degnasse di aiutarlo.
-Ehi!-
Solleva la testa sussultando e Ben, ancora fuori dalla porta, entra in stanza corrucciando la fronte preoccupato dalla sua espressione e dal battito irregolare che mostra il monitor.
-Tutto bene?-
Castle lo segue con lo sguardo spaurito e le labbra socchiuse e sembra riprendersi solo quando lui gli si siede vicino e resta a scrutarlo in silenzio.
-S… sssi… tutto… tutto bene, ero solo soprapensiero.-
Ben controlla i parametri, gli tasta il polso, tutto sotto il suo sguardo che lo segue nei minimi movimenti. Guarda ancora la tazza sul comodino umettandosi le labbra e il medico guarda nella sua stessa direzione.
-Te ne faccio portare un altro.-
-Non serve, va bene anche freddo.-
Ben scuote la testa, ma Rick insiste.
-Davvero, va benissimo, un paio di sorsi, devo togliermi questo orribile gusto di medicine dalla bocca.-
Ben si arrende, prende la tazza e gliela avvicina alle labbra, ma già al primo sorso è costretto a rimetterla a posto, perché Rick fatica a deglutire e fa qualche colpetto di tosse, che lo costringe a mettersi ancora giù, sul cuscino.
-Non riesco…-
Balbetta riprendendo fiato, ma è la sua espressione corrucciata a preoccupare Ben, la stessa che aveva quando è entrato.
-Rick, sei stato incosciente e immobile per ore, che intendevi fare? Alzarti e ballare mentre bevi il tè?!-
Lui continua a tenere lo sguardo basso.
-Il tuo corpo risente ancora dell’infezione, stai migliorando, ma il veleno non è ancora stato smaltito…-
A quest’ultima frase, si volta di scatto a guardarlo, dandogli la sua attenzione.
-In poche ore hai ripreso possesso dei movimenti, anche se dolorosi, ma i globuli bianchi sono ancora alti, quindi serviranno altre dosi di antidoto. Hai bisogno di riposo assoluto e di un paio di giorni per riprenderti, qualche ora di fisioterapia per rimettere in movimento i nervi e i muscoli… devi avere pazienza. Non è stata una passeggiata.-
Rick annuisce portandosi la mano sulla cannula dell’ossigeno.
-Quindi non mi toglierai nemmeno questa.-
-Non per il momento. Se ti infastidisce possiamo toglierla e mettere la mascherina, ma i polmoni sono ancora deboli ed è bene non affaticarli.-
-No, no, per carità, la mascherina mi dà l’impressione di soffocare!-
Esclama sbarrando gli occhi.
-Aspettiamo tutto oggi e stanotte, se domani è tutto a posto, ti tolgo l’ossigeno e ti stacco anche dal monitor.-
Rick abbassa di nuovo lo sguardo e sfiora con le dita la boccettina ancora sul suo letto.
-Come sta?-
Gli chiede sospirando, riportando lo sguardo su Ben che lo guarda perplesso.
-Io sto benino, invece Kate… come sta?-
Il medico sorride scuotendo la testa. Quel silenzio, quello sguardo pensieroso… doveva capirlo che non era per la sua salute, ma per quella di Beckett.
-Lei sta bene, ha la testa dura ed oltre il livido, non avrà altri problemi.-
-E poi?-
-E poi cosa?-
Castle lo guarda fisso, stringendo la mascella.
-Che giorno è… domenica? Che ore sono?-
Ben corruccia ancora la fronte, Rick passa da una domanda all’altra senza un’apparente filo logico.
-Si, è domenica e sono le 17.00 passate. Rick, si può sapere cosa c’è che non va?-
Lui scuote la testa deglutendo.
-Ho dormito parecchio. Mi manca un pezzo importante… ho come dei flash back, sono sicuro che ho sognato tanto, ma… sono confuso. Com’è stata la cattura di Dunn?-
Il medico cerca di tranquillizzarlo, ma non ha nessuna intenzione di raccontargli nulla e senza volerlo tende la mascella, cosa che a lui non sfugge..
-Rick, io ti ho solo sedato, dopo di che ho manomesso il monitor. Il mio lavoro si è fermato qui. Non so cosa sia successo, so solo che sono tornati con l’antidoto e che Dunn è morto.-
Rick sussulta per la seconda volta, fissando gli occhi ai suoi.
-Lo ha ucciso lei?-
Il suo è solo un sussurro. Teme la risposta e non riesce a capire nemmeno il perché, se Kate lo avesse ucciso sarebbe stato del tutto legittimo.
-No, non lo ha ucciso lei. Quando Dunn ha capito che era in trappola ha bevuto tutto il contenuto della boccettina, è morto in pochi secondi davanti ai suoi occhi. Si è suicidato come il codardo che era.-
Rick socchiude le labbra senza riuscire a dire niente, poi abbassa lo sguardo scuotendo la testa.
-Avrei dovuto immaginarlo. Il suo epilogo prevedeva la distruzione di Nikki, ma se non ci fosse riuscito, l’unico altro epilogo possibile era auto distruggersi e credimi Ben, tu dici che lo ha fatto per codardia, io ti dico che lo ha fatto solo per vincere il suo macabro gioco.-
C’è del disprezzo nel suo tono, anche se ha parlato sottovoce, come se non volesse svegliare un fantasma che ormai non esiste più.
-E poi cos’è successo?-
Ben sospira dandogli una pacca sul braccio.
-E poi non lo so, non ero con loro e non abbiamo avuto modo di parlarne, visto che la nostra priorità eri tu.-
Lui annuisce, sempre serio e sempre con quel cipiglio cupo nello sguardo.
-Solo… mi mancano dei pezzi, quei sogni che ho fatto mi hanno scombussolato un po’…-
-Vuoi parlarne?-
- Immagini senza molto senso, la faccia terrificante di un clown con i denti aguzzi, neve, sangue…-
Gli dice sollevando le spalle e senza nessuna tonalità precisa nella voce.
-Il mio subconscio starà solo elaborando i fatti a modo suo, visto che nessuno intende raccontarmi cosa sia successo veramente!-
Esclama alla fine, sforzandosi in un sorriso che non gli riesce bene.
-Sei appena tornato tra noi, non è vero che non ti vogliamo raccontare nulla, non ne abbiamo avuto ancora il tempo, tutto qui…-
Rick annuisce sospirando ancora, solleva lo sguardo verso il vetro, come se cercasse qualcuno e ancora una volta Ben si ritrova a sorridere.
-Tranquillo Rick, non ti hanno abbandonato… Beckett era al telefono con Lanie che, se non è cambiata in tutti questi anni, la terrà occupata  ancora per un po’…-
Lo guarda sollevando un sopracciglio per sottolineare l’ironia, ma Rick abbozza un sorriso tirato con lo sguardo basso sempre sulle sue mani.
-Tua figlia ha chiamato sua madre, quindi… la tua ex moglie!?-
Anche stavolta Rick risponde solo con un cenno della testa, senza guardarlo, come perso ancora in pensieri per niente positivi.
-Tua madre invece ha detto che avrebbe avvertito la tua casa editrice.-
-Quindi l’altra mia ex moglie!-
-Oh!-
A questa esclamazione mono sillaba, Rick solleva finalmente lo sguardo sorridendo.
-Non lo sapevi?-
-Non seguo molto il gossip.-
Risponde lui sollevando le spalle e spalancando gli occhi.
-Accidenti. Due mogli… due matrimoni!-
-Falliti…-
Ribatte Rick, incupendosi di nuovo, anche se Ben è convinto che i suoi fallimenti matrimoniali non c’entrino nulla con il suo stato d’animo. La confusione e il non sapere lo sta divorando. Qualcosa nell’animo gli dice che Kate ha esagerato come pensava e non riesce a liberarsi di questa sensazione. Sembra essere più fragile di quando era in pericolo di vita, perché continua ad avere paura. Per lei.
-Suppongo che dopo due esperienze così, sarai allergico ai matrimoni!-
Esclama senza pensarci per distrarlo, ma Rick torna a guardarlo e finalmente gli si apre un sorriso vero sulle labbra, mentre gli occhi gli brillano.
-Con Kate!? La sposerei anche adesso, se solo…-
Torna serio e guarda verso il corridoio. Beckett è appoggiata al muro di spalle ed ha ancora il telefono all’orecchio.
-…se solo lei fosse pronta!-
Il medico continua a stupirsi di quel vip di cui i giornali hanno detto peste e corna, gurdando solo la scorza esterna e fasulla. Sorride e gli mette la mano sulla spalla.
-Da quando è tornata si è rifiutata categoricamente di allontanarsi da te. Non c’è stato verso, nemmeno quando le dovevo…-
Si zittisce di botto e Rick lo guarda strano, ma il medico si riprende subito.
-…quando le ho dato un analgesico per il mal di testa e le ho ordinato di andare a dormire in una delle stanze qui accanto. Non so cosa ti faccia pensare che non sia pronta, ma ti ama…-
Rick sorride ancora annuendo.
-Lo so, non ho dubbi che mi ami, solo che è… è complicata…-
-Uhm… se non lo fosse ti piacerebbe lo stesso?-
Si guardano seri e quando Ben solleva un sopracciglio scoppiano a ridere, la tensione sembra finalmente passata oltre.
-No, non mi piacerebbe lo stesso!-
Risponde Rick continuando a ridere, guardando verso di lei, che di spalle, gesticola parlando ancora con Lanie.
-Comunque è complicata si, avresti dovuto vedere che sguardo mi ha lanciato quando le ho detto che non poteva bere caffè, a causa… a causa dell’analgesico.-
Nemmeno questo piccolo tentennamento nella composizione della frase è passato inosservato a Rick, ma è evidente che qualsiasi cosa sia realmente successa a Kate, al momento non verrà svelata, quindi sta al gioco e lo guarda spalancando gli occhi.
-Tu non sai cosa hai rischiato! Togliere il caffè a Beckett…-
Scuote la testa con fare teatrale.
-Ringrazia che era scarica dalla stanchezza, perché quello sguardo spara raggi laser!-
Scoppiano a ridere di nuovo e Rick, tornato in se, parte all’attacco.
-E la tua bella dottoressa?-
Ben si zittisce di colpo, mostrando un’espressione fintamente confusa e Rick sbuffa.
-Quando intendi dirle cosa provi?-
Ben si alza e si avvicina alla finestra, si mette le mani nelle tasche dei pantaloni, allargando il camice aperto sul davanti, guarda in silenzio il cielo ormai scuro e lo sbrilluccichio delle luci all’orizzonte e senza voltarsi sospira.
-Veramente gliel’ho già detto!-
Si aspettava una risposta ironica, invece il suo silenzio lo incuriosisce e si volta a guardarlo. Lo vede sorridere di cuore, ad occhi chiusi con la fronte rilassata e la testa lasciata andare sul cuscino. Si gira di nuovo verso il cielo e sorride anche lui, con una strana sensazione nel cuore, poi si siede ancora vicino a Rick e resta in silenzio ad aspettare che riapra gli occhi.
-Racconta!-
Esclama lui guardandolo sempre con il sorriso sulle labbra e Ben solleva spalle.
-Non c’è molto da dire, ho trovato il momento giusto che più sbagliato non poteva essere…-
Rick scoppia a ridere e lui gli va dietro, diventando serio subito dopo.
-…ero preoccupato per te, non sapevo dove sbattere la testa e mi sono ritrovato dietro la porta del laboratorio e quando l’ho vista, non so come, non so perché, le ho detto che l’amo!-
Anche Rick diventa serio, deglutisce sentendo gli occhi lucidi per l’emozione. Guarda Ben che sembra perso dentro quel momento ‘sbagliato’ con gli occhi fissi in un punto imprecisato e sente un nodo in gola.
-Eri… preoccupato per me!?-
Ben lo guarda e annuisce serio, Rick solleva la mano e gli stringe il braccio.
-Mi fa piacere di essere stato ‘il libro galeotto’ di Ben e Claire…-
Potrebbe essere una battuta, ma la serietà con cui lo dice, in un sussurro appena udibile e gli occhi lucidi, fanno deglutire Ben. Quel paziente comincia ad essere deleterio per la sua sanità mentale.
-Ieri sera mi ha lanciato uno sguardo alla… alla Beckett…-
Gli dice all’improvviso, pensieroso.
-…che sia complicata anche lei?-
Gli chiede con il panico stampato in faccia.
-Uhm… se non lo fosse ti piacerebbe lo stesso?-
Sollevano le sopracciglia entrambi e scoppiano a ridere di nuovo. Rick sposta lo sguardo fuori dal vetro, Kate è ancora al telefono e sta facendo delle strane smorfie verso di lui, un po’ scocciata dal fatto che Lanie non la molli, poi gli sorride, uno di quei sorrisi che non vedeva dall’ultima notte passata insieme. Sorride anche lui e resta a fissarla mentre si gira di nuovo di spalle, ancora attaccata al telefono e scuote la testa.
-Sai Ben, sarà complicata, ma quando sorride in quel modo diventa tutto così chiaro e semplice.-
Si volta verso di lui e lo vede con lo sguardo fisso sul niente e uno strano sorrisetto sulle labbra.
-Così come quando la dolce dottoressa si sistema gli occhiali sul naso e fa lo stesso sorriso…-
Sillaba a voce alta e Ben sembra ritornare dal mondo dei sogni e solleva le spalle.
-Già…-
Risponde semplicemente avviandosi all’uscita, mentre Kate finalmente chiude la telefonata e rientra.
-Lanie ti avverte che lei e i ragazzi passeranno tra poco.-
Gli dice intrecciando la mano alla sua con lo stesso sorriso di poco prima.
-E ci ha messo due ore per dirti queste quattro parole?-
-Mhh… cominci a polemizzare, significa che stai meglio!-
Lui sorride, solleva piano il braccio e lei si avvicina per agevolarlo nel movimento. Le accarezza la tempia in cui il livido è ben visibile e si perdono nei loro sguardi.
-Ben dice che stai bene.-
-Ben ha ragione!-
Scoppiano a ridere e lei si sporge in avanti baciandolo sulle labbra, resta appoggiata alla sua fronte per un attimo, fino a che segue lo sguardo di Rick sulla boccettina lasciata andare sul comodino. La prende rigirandosela tra le dita.
-Mi ha portato nel palazzo abbandonato dove lo abbiamo arrestato…-
Comincia in sussurro e lui si appoggia al cuscino, senza lasciarle la mano.
-Voleva distruggere Nikki nel loro posto romantico!-
Rick digrigna la mascella spostando lo sguardo davanti a sé e lei gli stringe la mano ancora più forte.
-Abbiamo lottato, lui mi ha sbattuta al muro e io gli ho rotto il naso con una testata.-
Rick si gira a guardarla sorridendo e lei sospira.
-Anche se non so come sarebbe finita se non fosse entrato in scena Abraham.-
Davanti alla sua espressione confusa sorride, scuotendo la testa.
-Dunn lo aveva portato al magazzino convinto di averlo ucciso, ma lui è sopravvissuto e ha cercato di aiutarmi. Dopo un altro corpo a corpo sono riuscita ad immobilizzarlo e ad ammanettarlo. Non sono stata io a salvarti Castle…-
Solleva la boccettina per mostrarla a Rick, che corruccia la fronte ancora più confuso.
-Il Professore ha sotterrato ai piedi della quercia una scatola con dentro la formula della tossina, la formula dell’antidoto e due fialette di antidoto già pronto.-
Rick spalanca gli occhi e schiude le labbra.
-Mentre inventava la tossina, lavorava anche all’antidoto. Non è riuscito ad opporsi a Dunn, ma ha cercato di salvaguardare in ogni modo il destinatario del suo veleno. Claire mi ha detto che ha usato delle sostanze mirate a non intaccare gli organi interni in maniera irreversibile, nel senso che con l’antidoto, anche a distanza di tempo, avresti potuto salvarti.-
Castle deglutisce guardando nel vuoto davanti a sé, non riuscendo a capire le strane emozioni che sente dentro e Kate lo accarezza di nuovo, attirando la sua attenzione.
-Era sicuro che Dunn lo avrebbe ucciso, ma voleva mettere in salvo Abraham e con lui l’antidoto. Il giorno che è morto ha sotterrato la scatola e ha messo una lettera nella sacca di Abraham, dove spiegava che la formula era nella sua cassaforte.-
Si avvicina a lui e restano a guardarsi mentre gli occhi di Castle diventano lucidi.
-Quando Abraham ha chiamato il nostro centralino voleva dirci questo, ma Dunn lo ha trovato prima di noi. Lo ha torturato per sapere dov’era la formula e alla fine lo ha abbandonato nel magazzino credendo che fosse morto.-
Guarda ancora la boccettina vuota tra le sue mani e sospira.
-Sei salvo grazie a loro. Analizzare i resti dentro questa boccettina avrebbe richiesto tempo e sintetizzare l’antidoto, altre ore. Probabilmente saresti ancora in coma…-
Sussurra l’ultima frase abbassando lo sguardo, lui le accarezza ancora il viso e la costringe ad avvicinarsi fino a baciarla.
-E’ una storia assurda!-
Esclama sulle sue labbra e Kate lo bacia ancora, per poi restare a fissarlo negli occhi. Lucidi e blu come non li vedeva da ore.
-Devi dirmi altro?-
A quel sussurro, abbassa gli occhi per una frazione di secondo, ma è proprio quel momento che gli toglie il respiro. Ha la stessa sensazione strana che aveva sentito quando Ben si era ritrovato a tentennare parlando di lei.
-Dunn è morto e tu sei salvo. Nessuno di noi si è fatto male. Non c’è altro da dire Castle.-
Lui sta per ribattere, ma vengono interrotti da un paio di colpetti alla porta.
-Disturbiamo?-
Il dottor Travis entra con un sorriso, consapevole di disturbare, seguito da un uomo con la divisa da infermiere.
-Lui è Steve. Ti aiuterà a darti una rinfrescata, ti farà bene.-
Rick appoggia la testa sul cuscino sorridendo.
-Ah si, acqua e sapone… mi farà davvero bene!-
Sospira di sollievo seguendo i movimenti dell’infermiere che si è già messo all’opera sistemando l’occorrente per il bagno improvvisato sul tavolino.
-Serve una mano?-
Chiede Kate istintivamente, anche se si pente subito quando Castle si gira a guardarla con un sopracciglio alzato e arrossisce visibilmente.
-Io lavoro meglio da solo!-
L’esclamazione di Steve li fa girare verso di lui. A guardarlo bene fa una strana impressione, alto e bene impostato e la testa completamente rasata, la faccia seria e la posizione assunta, sull’attenti e le mani incrociate sul davanti, lo fanno sembrare quasi un militare alle dipendenze del Fhurer e Castle lo guarda spalancando occhi e bocca.
-Steve intendeva dire che è il suo lavoro.-
Lo tranquillizza Ben che se la ride tranquillo.
-Ok…-
Risponde Kate facendo la mossa di allontanarsi, ma Rick la prende per la mano.
-D… dove vai?-
Lei si abbassa attaccandosi alle sue labbra e sorride.
-Steve lavora da solo…-
Gli lascia un bacino sulla punta del naso e sparisce nel corridoio, mentre Steve chiude ermeticamente le veneziane per creare l’atmosfera…
 
Steve non soltanto lavora da solo, ma anche in silenzio e senza nessuna movenza sul viso, come dire non parla e non sorride nemmeno. Lo ha lavato in assoluto silenzio e, con molta precisione, ha cambiato le lenzuola come se lui non fosse stato disteso sul letto, lasciandolo stupito di come, grande e grosso, sia stato così delicato e attento da non spostare nessuno dei tubicini e degli elettrodi che sono attaccati al suo corpo. Certo non è la persona più divertente del mondo, ma è sicuramente professionale.
Personalmente non ha fatto nessun movimento e nessuna fatica, eppure sente già la stanchezza; nonostante le ore di sonno indotto e il pisolino che si è fatto nel primo pomeriggio, le chiacchierate con Ben e Kate, insieme al bagnetto, come lo definisce lui, lo hanno davvero spossato.
Quando Steve è uscito, in silenzio così com’era entrato, si è lasciato andare sul cuscino e, chiudendo gli occhi, si è beato nel profumo della biancheria pulita, portandosi la mano al viso, appuntandosi mentalmente che il giorno dopo doveva assolutamente sbarbarsi.
Apre gli occhi girandosi verso la finestra. Riesce a vedere le luci della città in lontananza e sospirando ringrazia il cielo, quello stesso cielo scuro che ha memorizzato addormentandosi due notti prima e che adesso appare uguale, come se non fossero passate nel frattempo altre ore infinite che lui si è perso. Ringrazia quel cielo di essere vivo, circondato dall’amore della sua famiglia, dall’amore di Kate e dall’affetto di amici vecchi e nuovi. Senza rendersene conto una lacrima bagna la federa pulita e si ritrova a sospirare di nuovo; non è da lui emozionarsi così, ma è vivo e non può farne a meno e ricordare come tutti si sono prodigati per salvargli la vita e rendere gli ultimi giorni meno pesanti, compresi il capitano Gates e il medico sconosciuto che adesso è suo amico, gli produce un nodo alla gola, ma di quelli buoni, di quelli che ti fanno riappacificare con il mondo, nonostante a volte riesca ad essere davvero cattivo.
I colpetti alla porta lo riportano all’interno della stanza, mostrando proprio il sorriso sincero di quegli amici che hanno lottato per lui.
Lanie gli butta le braccia al collo, come aveva fatto giorni prima. Lo stritola tanto da provocargli dolore, ma lui decide di stringere i denti senza ribattere, godendosi quell’attacco affettuoso, sollevando le braccia per ricambiare la stretta con la poca forza che si ritrova al momento, sperando che alla fine non colpisca di nuovo con un pugno di rimprovero.
-Non farci l’abitudine, questo è l’ultimo… tienilo a mente.-
Gli dice alzandosi dal letto e puntandolo con il dito, ma tradendo l’emozione nella voce tremolante e negli occhi lucidi.
-Ehi bell’addormentato!-
Il sorriso a 150 denti di Kevin e Javi lo contagia, si ritrova a ridere anche lui mentre solleva la mano per batterla  contro le loro. Gli occhi chiari e limpidi di Ryan non riescono a nascondere l’emozione, Esposito invece, fedele al suo ruolo di uomo duro, stringe le labbra in una specie di grugno, ma si vede lontano un miglio che vorrebbe saltellare dalla gioia proprio come il suo compare. Pacche sulla spalla, strette al braccio e tante parole, Rick vede le loro bocche muoversi, ma è così perso nell’emozione e nella confusione che non riesce a seguirli.
-Andiamo ragazzi, non torturatelo. Così lo smontate!-
Jenny resta ferma davanti a lui, aspettando che le facciano spazio, si china ad abbracciarlo e Rick butta un occhio al marito per capire se può permettersi di farle gli auguri. Ryan guarda Esposito che a sua volta lo fulmina e alla fine alza le spalle, annuendo. Si congratula con la futura mamma e mentre lei lo ringrazia emozionata, guarda Kate. Gli occhi cerchiati dalla stanchezza, la fronte violacea, ma con quel sorriso luminoso che ha rincorso per anni, grattando con le unghie per sgretolare quei mattoncini che le impedivano di essere felice e che, adesso, è impresso sulle sue labbra, per lui.
-Vedo che non perde mai l’occasione di stare al centro dell’attenzione, signor Castle!-
-Capitano Gates, è venuta anche lei!-
Il capitano si avvicina e gli stringe la mano storcendo le labbra.
-Diciamo che sono ancora in modalità gentilezza.-
Si china di poco verso di lui abbassando la voce.
-Sa… dopo le confidenze che ci siamo fatti!-
Rick scoppia a ridere stringendole la mano con più forza.
-Se la goda signor Castle, perché quando tornerà al distretto la mia modalità cambierà repentinamente.-
Rick le sorride malizioso.
-Antipatia mode on!?-
-Se la goda, signor Castle, non significa esageri pure!-
Assume la sua posa autoritaria, portandosi le mani ai fianchi, ma sulle labbra di Rick si apre un sorriso dolcissimo, che perfino lei solleva un sopraciglio, confusa dalla sua espressione.
-Grazie capitano, non chiedo altro che normalità…-
La donna sorride, scuotendo la testa, lascia andare le braccia lungo i fianchi e poi lo punta con il dito stringendo gli occhi a due fessure.
-Veda di uscire presto da quel letto che non poterla strapazzare per bene mi rende nervosa.-
-Si signore…-
Nemmeno lo sguardo della Gates riesce a nascondere la contentezza di ritrovarsi davanti allo scrittore, ormai fuori pericolo. Gli stringe ancora la mano e si congeda, salutando tutti calorosamente, prende per mano Kate e si fa accompagnare in corridoio.
-Noi ci vediamo tra un paio di settimane Beckett.-
-Non è necessario capitano, mi bastano un paio di giorni…-
La donna scuote la testa fermandola immediatamente.
-Due settimane Beckett, è un ordine.-
Si volta per andarsene, ma dopo un paio di passi si ferma, guardandola di nuovo.
-Devi prenderti cura lui…-
E strizzandole l’occhio si dirige verso l’uscita.
-E così adesso hai anche la benedizione del capitano!-
Esclama Lanie alle sue spalle, facendo ridere Jenny, mentre Kate le rivolge uno dei suoi sguardi fulminanti, ma la dottoressa non si lascia intimidire.
-Non funziona più quello sguardo, ormai sei innamorata, hai perso la carica del fulmine.-
Jenny scoppia a ridere di gusto, prendendo a braccetto entrambe e costringendole a sedersi insieme a fare quattro chiacchiere, lasciando gli uomini da soli a parlare di cose da uomini.
Ed è così che meno di trenta ore prima la disperazione sembrava l’unica cosa che le fosse rimasta, mentre adesso chiacchiera con due amiche della gravidanza di una di loro, delle sue speranze, dei suoi sogni, delle sue sensazioni. Mentre ascolta Jenny raccontare emozionata e Lanie fare le sue solite battute, sposta di continuo lo sguardo dentro la stanza di Rick, godendosi il suo  sorriso mentre ‘le due comari’ si sbracciano a raccontargli chissà che. Ad un tratto è come se dentro la stanza sia calato il gelo, Ryan ed Esposito si guardano balbettando qualcosa ed il sorriso di Rick si spegne. Gli vede digrignare la mascella e abbassare lo sguardo, poi Ryan prende la parola e sollevando le spalle butta lì una qualche battuta che lo fa sorridere forzatamente. Anche lei si rabbuia a quella scena, stringendo le labbra e continuando a fissarlo.
-Smettila di preoccuparti, adesso esageri!-
Esclama Lanie, mettendole una mano sulla sua per attirare la sua attenzione e lei la guarda corrucciando la fronte.
-Sta bene! E’ vero che non correrà la maratona domani, ma è fuori pericolo, non tenerlo d’occhio come se avessi paura che possa dissolversi nel nulla…-
Kate abbassa lo sguardo e sorride mesta, scuotendo la testa.
-Non è questo. Poco fa si sono rabbuiati tutti e tre e Castle si è ammutolito, non ve ne siete accorte?-
Le due donne fanno cenno di no con la testa e Lanie si sporge verso di lei.
-Cosa ti preoccupa Kate?-
-Non vorrei che si siano fatti scappare qualcosa che non dovevano raccontare…-
Lanie le lascia la mano e alza gli occhi al cielo.
-Non glielo hai ancora detto?-
-Detto cosa?-
Chiede Jenny un po’ confusa, ma quando Lanie sbuffa, capisce che si riferiscono alla bravata di Kate.
-Oh… quello! Kevin me ne ha parlato.-
E’ lei che le prende le mani adesso.
-Io non sono mai stata molto coraggiosa e qualche anno fa avrei anche potuto darti della pazza, ma adesso…-
Abbassa lo sguardo sul suo ventre e sorride tornando a guardarla.
-Adesso so che farei qualunque cosa per la mia famiglia, certo non so se arriverei ad avvelenarmi di proposito, ma non mi sento di dirti che hai fatto una sciocchezza.-
Kate le sorride stringendole le mani e Lanie sospira.
-Dovresti dirglielo Kate, sai che è curioso, prima o poi lo scoprirà e credo che la prenderebbe meglio se lo sapesse da te.-
-Certo che glielo dico, solo non adesso. Non è il momento Lanie, è così confuso. Quando si è svegliato era terrorizzato, in preda agli incubi, voglio solo che si rilassi un po’.-
Le due amiche si guardano e annuiscono insieme.
-Non preoccuparti, non credo che Espo se lo sia fatto sfuggire.-
Dopo qualche secondo riporta lo sguardo dentro la camera e tutto sembra tornato normale, scherzano e ridono di nuovo, come se quel momento di gelo non ci fosse mai stato.
Il resto della serata scorre tranquilla, Jim ha portato la cena per tutti e il dottor Travis ha dato loro il permesso di restare a fare compagnia a Castle oltre l’orario di visita. Lui invece è riuscito a bere la famosa tazza di tè, anche se dopo un po’ la stanchezza gli si dipinge in maniera evidente sul viso. Sono quasi le dieci di sera, è sveglio da ore, le emozioni sono state tante e gli occhi gli si chiudono all’improvviso, non sente nemmeno quando tutti si alzano per andarsene.
Si sveglia circa un’ora dopo, con Martha accanto a lui che gli tiene la mano.
-Sono andati via?-
-Più di un’ora fa tesoro. Sei molto stanco, continua a dormire.-
Gli risponde lei accarezzandolo.
-Sei stanca anche tu mamma, stasera ve ne andate tutti a casa, io sto meglio, non è necessario che state qui a farmi la guardia.-
Kate rientra in stanza, seguita da suo padre ed Alexis.
-Quindi vado a casa anch’io?-
-No! Cioè si… ehm… certo, hai bisogno di riposare anche tu… naturalmente!-
Perfino Jim scoppia a ridere non tanto per il suo balbettare, quanto per l’espressione mista tra paura e delusione che si è formata sul suo viso alle parole di Kate.
-Non credo che riusciremo a convincere Katherine ad allontanarsi da te, stai tranquillo, stava solo scherzando.-
Gli dice Martha guardando Kate, che annuisce prendendogli la mano.
-Stasera andiamo a casa anche noi.-
Esclama Ben facendo cenno verso Claire e Rick solleva un sopracciglio con fare malizioso.
-Nel senso che andate insieme nella stessa casa?-
-Castle!-
Kate lo rimprovera quando vede le guance della dottoressa Dobbson diventare di fuoco, anche se subito dopo le si apre il solito dolce sorriso.
-Siamo così stanchi che qualunque provocazione ci scivola addosso, stasera si dorme Rick, purtroppo.-
Gli risponde Ben alzando gli occhi al cielo sospirando, facendolo ridere.
-Steve è di turno tutta la notte, ha l’ordine di chiamarmi se dovessero esserci problemi, perciò fa in modo di non averne, ho davvero bisogno di otto ore continue di sonno.-
-Meno male che Kate resta con me, mi lasci da solo con mister sorriso.-
Gli dice corrucciando la fronte preoccupato e Ben storce le labbra.
-Sei in buone mani con lui, ma se proprio ci tieni, al cambio turno ti faccio assegnare qualcuno che sorrida di più-
-Grazie, sennò mi deprimo, lo capisci vero?-
Ben annuisce e dopo aver aspettato che anche gli altri uscissero, gli dà la buonanotte e si richiude la porta alle spalle.
-Mi spiace di essermi addormentato mentre i ragazzi erano ancora qui, non li ho nemmeno salutati.-
Dice a Kate che sta sistemando la sdraio vicino al letto.
-Hai avuto abbastanza emozioni per oggi, tieni presente che stamattina ancora dormivi profondamente, lo hanno capito benissimo.-
Lui annuisce e gli scappa uno sbadiglio.
-In effetti sono distrutto.-
Kate sistema un plaid ai piedi della sdraio e si gira a guardarlo.
-Vuoi la verità? Sono distrutta anch’io!-
Lui spalanca gli occhi sollevando entrambe le sopracciglia.
-Ma va! Non dormi e non mangi praticamente da giovedì, è quasi lunedì e tu sei distrutta? Non esistono più le detective indistruttibili di una volta!-
Lei scoppia a ridere e gli dà un piccolo schiaffetto sulla spalla.
-Ma quanto sei spiritoso!-
Rick approfitta per prenderle la mano ed attirarla a sé, lasciandole un bacio a fior di labbra.
-Dai, aiutami a spostarmi, non riesco ancora a muovermi da solo.-
-Non puoi metterti di fianco, hai ancora la flebo attaccata e la cannula dell’ossigeno.-
-Non voglio girarmi, voglio solo farti spazio!-
Le dice sorridendo, battendo la mano sul materasso.
-Castle!-
Lui solleva le sopracciglia quando lei si mette le mani ai fianchi.
-Che c’è? Non vorrai dormire su quella sdraio un’altra volta? Beckett lasciatelo dire, non ti vuoi bene per niente! E poi abbiamo un reparto solo per noi, Ben finalmente è andato a casa a dormire, c’è solo Steve, credi davvero che gl’importi?-
Lei alza gli occhi al cielo sbuffando.
-Non dormirò mai nel tuo letto!-
Il sorriso malizioso che riesce a fare anche con il viso ancora provato dalla sofferenza, la mette in allarme. Si sta cacciando in una discussione senza uscita.
-Mai!?-
Esclama lui sussurrando con lo stesso sorriso, inclinando di poco la testa.
-Non dormirai mai più nel mio letto!? Dico mai più, perché qualche volta ci hai dormito e ti è anche piac…-
-Ok… ok, basta. Sai benissimo che non… si che… che cosa voglio dire. Non dormirò nel tuo letto d’ospedale!-
Riesce a finire la frase con una certa dignità, senza capire perché abbia balbettato tanto.
-Perché? Hanno cambiato le lenzuola, sono pulito e profumato anche io, a parte la barba…-
Sfodera lo sguardo da cucciolo facendo anche l’offeso.
-Non attacca Castle! Siamo in ospedale, non è corretto. E poi tu devi riposare.-
-Voglio riposare con te accanto. Che idee ti sei fatta detective, guarda che sono innocuo, nudo sotto il camice, ma innocuo, giuro che sono ancora intorpidito!-
Il broncio che gli si dipinge sulle labbra la fa scoppiare a ridere, gli prende il viso tra le mani e lo bacia. Queste sue reazioni improvvise e impensate cominciano a preoccuparla sul serio, d’accordo che è innamorata e che adesso non intende nasconderlo a nessuno, tanto meno a se stessa, ma non può stravolgere tutti i suoi modi da detective solo per uno sguardo da cucciolo imbronciato.
Mentre si rimprovera mentalmente per il suo comportamento, resta incollata ai suoi occhi, lucidi e scuri, alla penombra della lampada notturna rimasta accesa. La guarda serio e senza il broncio sul muso, con uno strano velo di tristezza che le fa chiudere la gola. Si ripromette di rinnovare l’auto rimprovero mentale il giorno dopo, in un’altra occasione, adesso vuole solo stringersi a lui, coccolarlo e lasciarsi coccolare. Lo bacia a fior di labbra e sorride. Senza parlare lo aiuta a spostarsi leggermente per farle posto e si distende accanto a lui mettendosi su un fianco. Il naso gli sfiora il viso e lui inclina di poco la testa per avvicinarsi di più e tenere il contatto della pelle, lei gli posa la mano sul petto, proprio sotto gli elettrodi e si solleva a guardare il monitor, che visualizza delle linee più accentuate. Sorride rimettendo il viso attaccato al suo.
-Non farlo correre troppo, che se comincia a suonare arriva mister sorriso.-
Gli sussurra all’orecchio, facendolo deglutire, quell’uomo lo inquieta davvero.
Restano così per qualche secondo, il cuore di Rick batte più veloce, ma quando sente la sua mandibola irrigidirsi accanto al suo viso, insieme al silenzio totale che lo ha colto improvviso, si rende conto che quel nuovo ritmo cardiaco è provocato da altro e non dalla sua vicinanza.
-Cosa vuoi sapere?-
Sussurra, senza alzare lo sguardo su di lui, accucciandosi di più verso il suo collo. Rick, come colto di sorpresa corruccia la fronte e si scosta di poco, ma non riesce a vederle il viso.
-C’è qualcosa che ti rode. Ben mi ha detto che eri ancora preoccupato per me e poco fa, mentre parlavi con i ragazzi, all’improvviso ti si è spento il sorriso. Ho visto come ti sei incupito… per qualcosa che forse ti hanno detto?-
Anche i suoi battiti accelerano ed è felice di non essere attaccata ad un monitor che possa rivelarglieli.
-Veramente mi sono incupito più per quello che non mi hanno detto. Mentre parlavano di Dunn si sono bloccati di colpo guardandosi, Espo si è quasi morso le labbra per riuscire a cambiare discorso, la stessa cosa ha fatto anche Ben quando parlava di te e della nostra messa in scena.-
Si gira a guardarla e lei è costretta a sollevare la testa e ad incrociare il suo sguardo.
-Cos’hai combinato dentro quel magazzino Kate?-
Lei abbassa di nuovo lo sguardo, sistemandosi nella stessa posizione di prima, con la testa accucciata al suo collo.
-Quando mi sono resa conto che il suo epilogo era vedere Nikki devastata dal dolore, gli ho mostrato quello che voleva…-
Fa una pausa sentendo i battiti di Rick accelerare ancora sotto la sua mano.
-Gli ho mostrato le mie lacrime, il mio dolore, la mia disperazione. Lui continuava ad affondare la lama con la sua voce melensa ed insopportabile, prospettando a Nikki un mondo senza il suo scrittore. Non è stato difficile fingere disperazione…-
Solleva lo sguardo su di lui e sposta la mano dal petto al viso per accarezzarlo.
-Il pensiero che tu non ti risvegliassi mi toglieva il respiro.-
Riporta la mano sul suo petto e abbassa ancora la testa, mentre lui l’ascolta immobile.
-Hai sempre avuto ragione tu, voleva che Nikki si distruggesse da sola, voleva che bevessi il suo veleno per farmi smettere di soffrire… due minuti di dolore insopportabile per una pace eterna…-
Sussurra l’ultima frase, chiudendo gli occhi, ricordando le parole di Dunn.
-Non avrai bevuto il veleno!?-
Sussulta lui, voltandosi a guardarla allarmato e lei solleva lo sguardo.
-Se avessi bevuto il veleno adesso sarei morta Castle!-
Lui chiude gli occhi sospirando e lei si morde il labbro.
-Ho… ho solo appoggiato le labbra sull’apertura, ho sentito il suo sapore.-
Rick spalanca gli occhi guardandola sconcertato.
-Hai visto che cosa ha combinato nel mio corpo anche una sola goccia di quel veleno e tu che fai? Lo assorbi senza pensarci?-
-Dovevo fare in modo di avere il veleno nelle mie mani prima di combatterlo e quel gesto lo ha ammaliato. Non ha capito più niente, era come ipnotizzato, convinto che mi avesse in pugno… era necessario!-
Cerca di giustificare il suo gesto, ma lui si scosta da lei girando la testa dall’altra parte.
-Mi avevi promesso che non avresti fatto sciocchezze. Non per me!-
-Non è vero!-
Lui si volta a guardarla stringendo le labbra.
-Si invece…-
Ma lei scuote la testa con veemenza guardandolo fisso negli occhi.
-Tu mi hai chiesto di prometterlo, ma io non ti ho risposto. Ho risposto a me stessa però, mi sono ripromessa che avrei fatto di tutto per salvarti. Qualunque cosa…-
Lui sospira pesantemente girando ancora la testa e lei alza di poco la voce.
-…lo rifarei altre cento volte e lo avresti fatto anche tu per me!-
Lui sorride mesto scuotendo la testa senza riuscire a guardarla.
-Da un po’ mi sopravvaluti Beckett, non ho questo coraggio, non so se…-
Lei gli mette la mano sul viso e lo costringe a girarsi e a guardarla.
-Gettarsi addosso ad un proiettile senza pensarci non è la stessa cosa?-
Stavolta la sua voce è appena sussurrata e Rick scuote ancora la testa.
-No, non è la stessa cosa. Non ci ho pensato, è stato istintivo! Ho solo pensato che…-
-…che non volevo perderti!-
Finisce lei la frase fissandolo con gli occhi lucidi.
-Tu vegli su di me ed io veglio su di te e questa è una cosa che mi piace… tanto.-
Le scappa una lacrima che finisce sul collo di Rick, la asciuga prontamente e torna a guardarlo, accarezzandogli il viso.
-E’ finita Castle. Ti prego non lasciamoci angustiare ancora da un fantasma.-
Rick deglutisce e abbassa di poco la testa per riuscire a raggiungerle le labbra.
-Dovrai vegliare anche stanotte allora, continuo a fare dei sogni orribili! Anche nel pomeriggio…-
Sussurra sulle sue labbra, strappandole un sorriso e lei lo stringe a sé.
-Ti tengo stretto.-
Gli risponde baciandolo dolcemente.
-Cos’hai sognato?-
Lui corruccia la fronte per riuscire a fare mente locale, anche se le immagini che ricorda sono davvero senza senso.
-Un enorme clown, ma grandissimo davvero, in scala con l’insegna del parco giochi, quindi immaginati quell’enorme faccia, attaccata ad un enorme corpo. Mi correva dietro brandendo un biscotto di pasta frolla quasi più grande di lui e continuava a dire che mi avrebbe schiacciato come un pidocchio visto che pesava più di quattro chili…-
Si ferma confuso quando sente Kate ridere sommessamente attaccata a lui.
-Hai davvero sognato un biscotto di pasta frolla enorme?-
-Proprio così, una pastafrolla assassina alla marmellata di mirtilli… nemmeno mi piace la marmellata di mirtilli!-
Le risponde mentre lei continua a ridere.
-Beh, grazie tante, capisco che è un sogno stranissimo, ma a me ha fatto paura, mi sono svegliato con il cuore in gola!-
-Rido perché la tua mente è geniale!-
-Io l’ho sempre saputo, ma… in che senso!?-
Risponde lui anche un po’ scocciato.
-Il modo in cui riesce a teorizzare anche mentre sei incosciente.-
Lui la guarda davvero curioso.
-Vuoi dire che per te questo incubo ha un senso?-
Lei annuisce e si solleva sul gomito per guardarlo meglio.
-Nelle ore in cui dormivi ti ho parlato tanto e di tante cose. La scorsa notte, ho visto Claire correre nell’ambulatorio di Ben, ero preoccupata per te, pensavo avesse delle notizie importanti e le sono andata dietro, ma prima di entrare li ho sentiti mentre si parlavano dolcemente e quando mi sono affacciata per sbirciare, lui le stava porgendo dei biscottini alla marmellata di mirtilli. Sono tornata qui e ti ho raccontato quanto erano dolci.-
Si corica accanto a lui e sorride.
-Evidentemente mi hai sentito e hai elaborato a modo tuo!-
-Fantastico… sei diventata impicciona anche tu! Sono fiero di te Beckett!-
Lei sbuffa dandogli un pizzicotto indolore sul braccio.
-Non sono impicciona. Ero preoccupata per te…-
-Va bene, fingo di crederci, ma come lo spieghi che il clown mi ripeteva che pesava più di quattro chili e che mi avrebbe schiacciato?-
-Ieri è nato il figlio di Lowell!-
A quella notizia lui solleva testa verso di lei, sorridendo.
-Si è deciso finalmente!?-
-Si, sono andata a vederlo sai?-
Si morde il labbro quando lui la guarda sollevando un sopracciglio.
-E’ un bellissimo bambinone di quattro chili e trecento grammi . Ti ho raccontato anche questo ed ecco svelato l’arcano del peso.-
Rick scoppia ridere e lei gli va dietro.
-Hai ragione, ho la mente strana, ho trasformato un neonato in un biscotto assassino!-
Mentre lei continua a ridere, lui appoggia il viso ai suoi capelli.
-Quando mi faranno alzare mi porti a vederlo?-
Kate smette di ridere e solleva lo sguardo, perdendosi nei suoi occhi.
-Certo che ti ci porto!-
Si sistema di nuovo con il viso nell’incavo del suo collo e lui intreccia le dita alla mano che gli tiene poggiata sul petto.
-Domani parleremo anche di Abraham.-
-Che devi dirmi di Abraham?-
Lei si lascia scappare uno sbadiglio e nasconde tutto il viso tra il suo collo e la spalla.
-Domani Castle, adesso… non…-
Rick si scosta a guardarla. Sente il suo respiro pesante e regolare sul collo, sorride e la bacia sui capelli.
-Hai ragione tu Kate. Pensare di perderti mi farebbe fare sicuramente qualcosa di stupido…-


Angolo di Rebecca:

Buonasera :) se siete riuscite ad arivare fin qui, siete delle eroine, questo capitolo è interminabile, ma invece di dividerlo ho pensato di lasciarlo così. Con le festività di mezzo, non sono sicura di essere pronta per lunedì prossio, così, nel caso non riuscissi ad aggiornare, sapete già che il dubbio di Rick è stato messo a tacere.
Le cose sembrano andare bene, Riccardone si sente meglio, adesso è anche pulito e profumato e ha ottenuto che Kate dormisse appiccicata a lui (Monica, più di questo Kate non ha voluto ;)

Un bacio per tutti e buon natale di cuore! <3
  
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