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Autore: 1rebeccam    19/01/2015    13 recensioni
ULTIMO CAPITOLO scrisse all’inizio del foglio di word a lettere maiuscole, mosse il mouse e puntò il cursore sull’icona ‘centra’.
La scritta troneggiò al centro superiore del foglio virtuale.
Si sistemò per bene sulla poltrona di pelle e, sospirando, cominciò la fine del suo racconto.
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Capitolo 58
 
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Kate si era addormentata senza accorgersene, la stanchezza l’aveva sopraffatta e, dopo aver chiarito con Rick ed essersi stretta a lui, era riuscita a rilassarsi tanto da chiudere gli occhi mentre ancora parlava. Lui era rimasto qualche minuto a guardarla, aveva il viso completamente affondato sulla sua pelle e non riusciva a vederla del tutto, ma si era beato di quel calore di cui entrambi avevano bisogno per dormire tranquilli. Dopo poco infatti, si era addormentato anche lui e adesso, mentre passa dal sonno alla veglia, nel silenzio totale, si chiede inconsciamente se stia ancora viaggiando nel mondo dei sogni.
Socchiude le palpebre richiudendole subito, corruccia la fronte e sospira, perché quando tenta di stiracchiare il corpo, i muscoli ancora indolenziti gli danno la certezza di essere sveglio davvero.
Apre gli occhi di nuovo, confuso sul tempo che passa. Gira lo sguardo verso la finestra e la luce fioca che entra dalle veneziane socchiuse gli fa capire che è sicuramente giorno.
I capelli di Kate gli solleticano il collo, non si è mossa di un millimetro e continua a dormire pacifica. Anche lui ha dormito tranquillo e senza incubi, svegliandosi senza quella sensazione di angoscia che lo ha colto il giorno precedente.
Solleva gli occhi verso la flebo, il flacone è quasi pieno, Steve deve averlo cambiato durante la notte senza che lui sentisse nulla. Ha dormito davvero bene, anche il respiro è stato tranquillo, non sente più il peso sul petto, tutto merito dell’ossigeno.
Sorride guardando Kate, pensando che il vero ossigeno che lo fa respirare e dormire sereno è proprio lei con la sua pelle che lo scalda meglio di un qualunque piumino.
Sente dei passi nel corridoio ed istintivamente chiude gli occhi, sperando che chiunque sia, mosso a pietà dalle loro figure addormentate, non si prenda la briga di svegliarli per forza, in modo che Kate continui a riposare e, soprattutto, non lo rimproveri di non averla svegliata in tempo per non essere vista abbracciata a lui nel suo letto d’ospedale.
Effettivamente qualcuno è entrato, ma il silenzio continua e sembra che l’intruso sia rimasto sulla porta. Un cigolio gli dà l’impressione che stia per andarsene, ma quando pensa di avercela fatta, sente un secondo cigolio che gli fa capire che la porta è stata aperta di nuovo.
-Mi… mi spiace dottor Travis!-
Ben ha mantenuto la promessa, il cambio turno ha portato qualcuno che sorride, riconosce la voce di Edith che, nonostante sia imbarazzata con il medico, continua a sussurrare per evitare di disturbare.
Continua a tenere gli occhi chiusi, magari il ligio dottor Travis li lascerà in pace ancora qualche minuto.
-Per cosa le dispiace Edith?-
La domanda di Ben gli dà speranza, anche lui sussurra e Rick reprime a stento un sorriso.
-Per loro. So che avrei dovuto svegliarli per i controlli del mattino e che è contro il regolamento che il visitatore stia sul letto, ma… ma ne hanno passate tante e stanno dormendo così tranquilli!-
Edith cerca di giustificarsi con un tono tanto dolce nella voce, quanto dolce è il sorriso rimasto impresso nella sua mente.
-Ha fatto bene Edith, lasciamoli riposare, possiamo permetterci di non avere troppe regole in questo reparto fantasma.-
La risposta di Ben lo mette in difficoltà, resiste a stento dal ridergli in faccia. Sente ancora il cigolio, la porta si chiude ed il silenzio torna imperante nella stanza.
Finalmente può sorridere, felice di approfittare del fatto che il dottor Travis stia vivendo su una nuvoletta rosa.
Riapre gli occhi e abbassa lo sguardo per guardare ancora Kate, vede poco il livido nella parte laterale del suo viso perché coperto dai capelli. Ricopre con la sua, la mano che ha appoggiato sul suo petto la sera prima e che non ha spostato, nemmeno di poco. E’ coperta per metà dalla fasciatura che sale poi sul polso, anch’esso di colore violaceo. La accarezza sfiorandola, perdendosi in quella scena che non ha vissuto, immaginandosi Scott Dunn che le storce il polso per prenderle la boccettina del veleno e poi la scaraventa contro il muro, provocandole quella brutta botta alla tempia e poi… e poi lei che si porta il veleno alle labbra…
Digrigna la mascella e chiude gli occhi.
E’ finita Castle. Ti prego non lasciamoci angustiare ancora da un fantasma…
Sospira per scacciare dalla mente lo sguardo gelido di Scott Dunn e appoggia ancora il mento sui capelli della sua Kate, per tornare in quella bolla di serenità che gli ha regalato il risveglio tra le sue braccia. Le stringe la mano istintivamente e il tocco più deciso la fa muovere, rannicchia un po’ le gambe e solleva la testa lasciandosi scappare uno sbuffo dalle labbra che lo fa sorridere. Le accarezza la guancia, seguendo il livido e lei strizza gli occhi mugugnando, guadagnandosi con la sua smorfia un bacio sul mento. Cerca di aprire gli occhi, ma è così immersa nel suo sonno che li stringe di più e si guadagna un altro bacio e ancora un altro. All’ennesimo tocco di labbra socchiude gli occhi, corruccia la fronte confusa, cercando di mettere a fuoco e alla fine si perde nel suo azzurro intenso.
-Buongiorno.-
Sussurra sbattendo più volte le palpebre per cercare di tenere gli occhi aperti e quando le arriva un altro bacetto al lato delle labbra, sorride, sistemandosi di nuovo ad occhi chiusi contro il suo collo.
-Come ti senti?-
Sbiascica ancora mezza addormentata.
-Tutto indolenzito, ma ho dormito bene, senza incubi. Tu?-
-Anche io. Mi sono addormentata senza accorgermene!-
-Ah, te ne sei resa conto? Stavi parlando e ad un tratto, silenzio!-
Lei annuisce sorridendo, restando sempre attaccata a lui, mentre cerca di stiracchiarsi.
-Ricordo di aver formulato una frase dentro la testa, ma non sono riuscita a dirla. Che ore sono?-
-Non saprei, il tuo orologio è attaccato al mio fianco, mi rimarrà la forma impressa stile tatuaggio!-
Lei ride, spostandosi di poco per riuscire a sollevare il braccio e guardare l’ora.
-Uff… sono già le sette!-
Sbuffa tuffandosi di nuovo sul cuscino.
-Sarà meglio che mi alzi, prima che arrivi gente.-
Lui la trattiene con altri bacetti sul viso.
-Lo sai che Steve è entrato ogni ora per tutta la notte, significa che ci hanno già sgamati!-
-Mh… mister sorriso è anche mister silenzio, lui non fa testo…-
Rick ride di gusto, continuando a baciarla e lei gli si accuccia contro ancora di più.
-Comunque è già venuto qualcuno, circa una mezzoretta fa.-
Le dice tra un bacio e l’altro, lei si scosta guardandolo seria e lui annuisce, attirandola ancora a sé.
-Sono entrati Edith e Ben, ma io ho finto di dormire e la dolce infermiera e il bel dottorino, ormai innamorato, sono rimasti così deliziati dalla nostra vista che ci hanno lasciato dormire ancora un po’.-
Si tiene pronto alla reazione di Kate che in meno di un secondo sarebbe saltata giù dal letto come uno tsunami, pronta ad inveire contro di lui che non l’ha svegliata, invece dopo aver ricevuto uno dei suoi soliti sguardi, storce le labbra e si sistema di nuovo accanto a lui, che corruccia la fronte.
-Che… che fai? Non salti giù dal letto?-
-Ormai! Ci hanno scoperti, perché agitarsi… così dormo ancora un po’.-
Solleva la testa per guardarlo non ricevendo nessuna risposta e sorride alla sua espressione stupita.
-Perché mi guardi così? Non sei l’unico che ama quei cinque minuti in più.-
Rick scoppia a ridere e la stringe a sé, soddisfatto.
-Ok, non ti riconosco più, ma sono felice che sei diventata una dormigliona anche tu.-
-Non allargarti Castle, non sono una dormigliona, è che… non c’è più motivo di correre…-
Lascia la frase in sospeso quando lo sente deglutire. Solleva lo sguardo sui suoi occhi, che diventano seri e scuri, gli accarezza il viso e lo bacia sulle labbra.
-Voglio godermi ogni attimo!-
Gli restituisce ogni bacio con cui l’ha svegliata, continuando ad accarezzarlo.
-Sento dei passi, Castle… fingiamo ancora di dormire?-
Gli chiede con fare da cospiratrice.
Lo sguardo malizioso, il sopracciglio alzato e quel suo modo di mordersi il labbro inferiore, gli riportano alla mente la fine del loro primo caso insieme, quando l’aveva invitata ad uscire. Al suo rifiuto, le aveva espresso la sua delusione dicendole che era un peccato perché sarebbe stato fantastico e lei, con quello stesso sguardo malizioso, dopo essersi morsa il labbro, gli aveva sussurrato all’orecchio che era lui che non aveva idea di cosa si perdeva. Era rimasto imbambolato a guardarla allontanarsi, con quel passo deciso e sexy che non era riuscito a togliersi dalla testa, continuando a pensare a quella giovane detective e alla sua storia ancora sconosciuta, attirato come una calamita verso di lei e il suo mondo complicato.
La guarda serio, mentre i passi nel corridoio si avvicinano sempre di più, le accarezza le labbra e si affretta a baciarla. Il primo vero bacio, intenso e caldo, dopo essere tornato alla vita.
-Grazie!-
Le sussurra sulle labbra mentre lei corruccia la fronte, confusa dal quel dolce ringraziamento.
-Per avermi salvato...-
Kate fa per rispondergli, ma lui le mette le dita sulle labbra impedendole di parlare.
-…e non parlo del veleno e di Dunn. Mi hai salvato riempiendo la mia vita con la tua!-
Ed eccolo ancora, quel sorriso che riesce a fare solo per lui.
Sospirano quando sentono dei colpetti alla porta e Kate sgattaiola fuori dal letto, cercando di sistemarsi alla meglio. Il dottor Travis fa capolino e sorride quando Rick si volta verso di lui facendogli un cenno di saluto con la mano.
-Buongiorno!-
-Buongiorno a te dottore, dormito bene?-
Kate rimette a posto la sdraio e il plaid rimasti inutilizzati e Ben annuisce guardando prima lui e poi lei.
-Come un ghiro, ne avevo proprio bisogno. Qui invece, come ve la siete cavata?-
Finge, pensieroso, di controllare la cartella clinica compilata da Steve durante la notte.
-Notte tranquilla, sonno sereno, battito cardiaco e ossigenazione nella norma… letto un po’ stretto, ma si sono arrangiati benissimo stringendosi il più possibile! Direi che anche voi avete dormito bene.-
Solleva lo sguardo su Rick, con fare professionale e serio e lui si porta la mano alle labbra, spalancando gli occhi.
-Oddio Beckett! Steve non parla, ma scrive!-
Kate e Ben scoppiano a ridere e il dottore si mostra soddisfatto.
-Si vede che avete riposato, avete una bella cera tutti e due.-
-In effetti abbiamo dormito come due angioletti.-
Gli dice Rick portandosi la mano di Kate sulle labbra, lasciandole un bacio.
-Ora passiamo ai controlli che siamo già in ritardo, Claire aspetta il prelievo e io devo visitarti per bene.-
Il dottor Travis torna serio e professionale quando anche Edith si unisce al gruppo con il suo buongiorno.
-Edith, che bello che ci sia lei stamattina!-
La bella infermiera arrossisce visibilmente, mostrando il suo dolce sorriso.
-Spero continui a pensarla così anche quando l’avrò punzecchiata ancora. Dovrà sopportarmi.-
-Meglio essere punzecchiato da lei che da Steve!-
Le risponde scuotendo le spalle fingendo di rabbrividire al solo pensiero, facendola ridere, mentre Kate prende la sua borsa.
-Approfitto per darmi una rinfrescata e chiamare tua madre.-
Fa per allontanarsi, ma lui la attira ancora verso di sé, guardandola senza dire niente e lei sorride chinandosi vicino al suo orecchio.
-Tranquillo, resto nelle vicinanze, in caso arrivasse Steve all’improvviso.-
Gli lascia un bacio sulla guancia e finalmente la lascia andare, mentre il medico e l’infermiera si guardano sottecchi, ridendosela sotto i baffi.
 
Dopo aver passato qualche minuto al telefono con Alexis e Jim, si sciacqua il viso, restando a guardare il suo riflesso allo specchio, un riflesso così diverso da quello che si era ritrovata ad osservare nel bagno del distretto, dopo che Dunn le era scappato per la seconda volta nella metropolitana, lasciandole dentro non solo la rabbia, ma soprattutto la consapevolezza che Rick stava morendo senza che lei potesse far nulla. Una consapevolezza che l’ha portata a combattere senza sosta, che l’ha anche annientata insieme alla stanchezza e al dolore, riflettendo nello specchio di casa sua, un’immagine spettrale in cui non si era riconosciuta e che l’ha riportata alla lucidità, grazie anche agli amici che non l’hanno abbandonata.
Si passa la mano sul viso e non può fare a meno di sorridere, sfiorandosi le labbra ed il mento in quei punti in cui il dolce risveglio l’ha baciata a fior di labbra. Districa i capelli alla meglio passandoci dentro le dita, inspira profondamente pizzicandosi il viso per dargli un po’ di colore e decide che è ora di prendere un caffè, con o senza il consenso del medico.
Infila le monete nella macchinetta, ma quando solleva la mano per selezionare la bevanda resta con il braccio a mezz’aria, come se dovesse ancora decidere.
-Il caffè va benissimo…-
Ritira la mano di colpo, come una bambina scoperta a metterla dentro il barattolo della cioccolata, voltandosi a guadare Ben, che se la ride con quella sua aria da medico attento, lo stetoscopio intorno al collo e le mani nelle tasche del camice.
-Come sta Castle?-
Gli chiede sorvolando sulla sua espressione compiaciuta.
-Molto meglio, ha ancora qualche linea di febbre, ma risponde bene alla terapia e, soprattutto i polmoni, stanno tornando alla normalità. Ancora qualche giorno e tornerà come nuovo.-
Kate annuisce sollevata e Ben si avvicina alla macchinetta, pigiando il pulsante del caffè espresso.
-Quello che mi preoccupava era proprio il tempo di assorbimento della tossina che, alla lunga, poteva distruggere irreversibilmente ogni funzionalità organica, invece si è ripreso in poche ore.-
-Grazie all’accortezza del Professore…-
La voce di Kate è appena sussurrata e lui annuisce, mentre il profumo del caffè si diffonde intorno a loro e lei si ritrova a storcere il naso. Sorride a Ben mettendogli una mano sulla spalla.
-Torno da lui.-
-Aspetta Kate, dimentichi il caffè.-
-Posso farne a meno per il momento, non credo che lo assaporerei con gusto...-
Sorride mentre si avvia verso il corridoio con addosso lo sguardo confuso del dottor Travis, che non ha colto il senso della sua frase. Sarebbe difficile spiegargli che non ha senso bere il caffè senza Castle, sarebbe difficile spiegargli come preparato da lui sprigioni tutto un altro aroma e come il gusto diventi forte mentre i suoi occhi la avvolgono con il loro azzurro intenso.
Quando entra nella stanza, lui è così assorto a guardare fuori dalla finestra, che non si accorge di lei. La sua espressione serena, mentre osserva il cielo limpido di una nuova mattina di sole, estrae definitivamente quella lama che le ha trafitto l’anima per giorni.
-Ehi…-
Le dice sorridendo, quando sente la sua presenza.
-Non è una giornata meravigliosa?-
Lei annuisce sedendosi accanto a lui sul letto.
-Meravigliosa…-
Restano a guardarsi in silenzio, Kate gli mette la mano sul viso e lo bacia, appoggiando poi la fronte sulla sua.
-Devo andare al distretto.-
-Al distretto? Non dirmi che ti hanno affidato un caso proprio adesso…-
Lei gli mette le dita sulle labbra, scuotendo la testa.
-Niente caso. Il capitano e i ragazzi si sono occupati dei rapporti, del Capo della Polizia, dei giornalisti, credo sia un obbligo per me passare e mettere qualche firma sui documenti per chiudere il caso.-
Rick abbassa lo sguardo e deglutisce.
-Chiudere il caso! Ricordi quando ti ho detto che dovevi trattarmi come un caso?-
Anche Kate deglutisce senza smettere di fissarlo.
-E’ stato strano sentirmi una vittima, vivere delle sensazioni al di fuori del mio controllo, pensare me stesso sulla lettiga di acciaio di un obitorio…-
Kate scuote la testa, poggiandogli la mano sulla bocca per fermarlo e lui sospira.
-Hai ragione, scusami. E’ finita. Dichiaro ufficialmente il Caso chiuso!-
Sentenzia con la voce bene impostata, riportando il sorriso sulle sue labbra, mostrandole subito dopo il suo proverbiale broncio.
-Devi proprio andare?-
-Niente capricci Castle, farò presto e poi Alexis sarà qui tra poco.-
Le sposta una ciocca di capelli che le ricade sul cerotto alla tempia e accenna un sorriso.
-Mi mancherai.-
-Mhh… non essere melodrammatico. Passo da casa, faccio una doccia e poi vado al distretto, sarò qui fra un paio di ore.-
-Mi mancherai lo stesso.-
Si voltano nello stesso momento quando sentono un paio di colpetti alla porta, il dottor Travis continua ad avere una buona tempistica nell’interromperli.
-Disturbo?-
Chiede sorridendo e mentre Rick alza gli occhi al cielo, Kate scoppia a ridere.
-Ok, forse disturbo, ma credevo voleste sapere che le analisi sono buone. Se devi andare Kate, vai tranquilla, a lui adesso ci penso io.-
Rick corruccia la fronte preoccupato, il modo in cui lo ha detto sembra una minaccia e Kate gli dà un bacio come contentino.
-Non fare quella faccia Castle, prima vado, prima torno e, a quanto ho capito, ti lascio in buone mani.-
Lo sente borbottare dal corridoio e si ritrova a sorridere. Come può essere innamorata anche di questo lato bambinesco e capriccioso del suo carattere? Scuote la testa e si ferma a sbirciare dal vetro, osservando Ben che stacca gli elettrodi dal suo petto e spegne la macchina che lo monitorava. Con cura gli toglie anche la cannula dalle narici, lasciandolo respirare naturalmente. Nota il sospiro di sollievo di Rick, che appoggia la testa sul cuscino e chiude gli occhi un attimo sorridendo. Sorride anche lei quando il dottor Travis gli sfila l’ago dalla mano. Gli sta togliendo anche la flebo.
Sospira incamminandosi verso l’ascensore, annuendo come se stesse rispondendo ad una tacita domanda nella sua testa.  Dunn è morto. Rick è salvo. Il caso è chiuso.
 
Un quarto d’ora dopo, si ritrova da solo dentro quella camera che lo ha visto soffrire e che adesso lo culla con il calore del sole che entra dalla finestra. Assapora il silenzio e quell’attimo di solitudine, ringraziando il cielo di avere la possibilità di guardarlo ancora. L’ultima cosa che ricorda prima di svegliarsi in preda agli incubi, è proprio il cielo scuro pieno di stelle e il chiarore della luna, anche se dalla sua prospettiva riusciva a vederne solo uno spicchio. Era notte e tutto sembrava quasi impossibile. Adesso osserva quel cielo limpido e senza nuvole, una cartolina che infonde serenità nel cuore e gli dà la sensazione che tutto invece, è possibile… come tornare a vivere.
Sospira, sentendo dei passi nel corridoio, dal vetro che divide la stanza dall’esterno vede apparire Alexis e, spontaneo, gli si apre il sorriso.
-Uh… è arrivata la mia zucca!-
Esclama quando apre la porta. Alexis alza gli occhi al cielo, affrettandosi però a correre da lui per abbracciarlo. Gli accarezza il viso e sorride radiosa.
- Ciao papà, come ti senti?-
-Tu che ne pensi?-
-Mhh… sei ancora palliduccio, ma hai una bella cera.-
-Il dottor Travis dice che sto bene. Mi ha anche staccato fili e tubicini, sono un uomo libero.-
La ragazza annuisce facendo cenno al piccolo borsone che ha appoggiato a terra quando è arrivata.
-Kate mi ha chiesto di portarti qualcosa per cambiarti. Ho messo anche spazzolino da denti, schiuma da barba e rasoio, dopobarba e profumo.-
Lui annuisce e le stringe le mani.
-Le mie donne che pensano a tutto… grazie! Anche tu hai il viso più roseo, sei riuscita a riposare?-
-Io si, nonna un po’ meno. Credo che stia rilasciando la tensione, l’ho sentita andare su e giù per le scale fino all’alba. Stamattina dormiva profondamente, così non l’ho svegliata.-
-Hai fatto bene. Mi dispiace per tutto il dolore che vi ho procurato Alexis…-
Lei scuote la testa come a dire che è tutto passato e si alza per mettere a posto la biancheria dentro l’armadietto, sotto lo sguardo vigile e silenzioso del padre, che per un attimo ha sentito ancora quel senso di colpa per la sofferenza della sua famiglia. Quando le squilla il cellulare, Alexis controlla l’ID e rifiuta la chiamata accigliandosi, cosa che non sfugge a Rick.
-Tutto bene tesoro?-
La ragazza annuisce, tornando al lavoro che ha interrotto, ma il cellulare squilla ancora, proprio mentre rientra Ben con Edith e un altro infermiere che spinge una poltroncina a rotelle e lei approfitta per rifiutare ancora la chiamata.
Ben gli chiede se si sente di vestirsi e mettersi seduto sulla poltroncina, in modo da cominciare a mettere in moto la circolazione e lui annuisce, sempre con lo sguardo fisso sulla figlia che, dopo aver staccato la telefonata per la seconda volta, sembra pensierosa.
Alexis esce in corridoio, mentre Edith e il collega aiutano Castle a vestirsi. Nonostante i movimenti gli provochino dolore continua a tenerle lo sguardo addosso, attraverso il vetro. Appena uscita ha preso il telefono, composto un numero e adesso parla gesticolando, con il viso cupo. Lo aiutano a mettersi in piedi, le gambe non gli reggono, sente la testa girare vorticosamente e chiude gli occhi, perdendo di vista sua figlia. Quando li riapre si ritrova seduto su una comoda poltroncina, accanto alla finestra e non riesce più a vedere il corridoio.
Quando la ragazza rientra in stanza, l’espressione cupa sul suo viso sembra sparita, ma Rick continua a pensare che quegli squilli l’hanno messa di malumore.
-Alexis che succede?-
Gli chiede preoccupato, ma lei gli sorride, prendendogli le mani.
-Niente papà, sono felice di vederti fuori dal letto.-
-Chi era al telefono? Non sembravi molto contenta. Era qualche scocciatore?-
Alexis scuote la testa continuando a sorridere.
-No, nessuno scocciatore, solo che sono qui con te e non mi andava di rispondere.-
-Può essere, ma quando hai richiamato non mi sei sembrata per niente contenta.-
Alexis abbassa lo sguardo un momento.
-Non hai nulla di cui preoccuparti, era solo… era solo il signor Taller.-
Castle solleva le sopracciglia.
-Solo il signor Taller? Ti chiama il Rettore della tua Facoltà e tu gli rifiuti la chiamata?-
-Non era importante…-
-Alexis se ti chiama il Rettore in persona, deve essere importante. Ti sei messa nei guai? Lo sai che con me puoi parlare di tutto…-
Alexis lo ferma prima che cominci con le sue paranoie da padre iperprotettivo.
-Nessun guaio papà, mi conosci, pensi davvero che possa essere in guai tanto grossi da ricevere telefonate dal Rettore in persona? Chiama solo per chiedere tue notizie, lo ha fatto spesso da quando questa storia è finita in TV.-
-Beh, è carino da parte sua e non è carino da parte tua rifiutargli la chiamata, anche se poi lo hai richiamato!-
-Ha sentito dal notiziario che le tue condizioni sono molto migliorate ed è da ieri che mi tempesta di telefonate.-
Castle a questo punto corruccia la fronte confuso.
-Non capisco, in che senso ti tempesta?-
Lei solleva le spalle, abbassando lo sguardo.
-Alexis dimmi cosa ti preoccupa, perché è evidente che il fatto che ti chiami per avere notizie sulla mia salute ti disturba.-
La ragazza solleva lo sguardo e gli sorride, sedendosi sul bracciolo della poltroncina.
-Ieri sera mi ha chiamato per espormi una sua richiesta, ma pare che la mia decisione non gli stia bene, così continua a telefonare per snervarmi ancora di più.-
-Detta così sono molto più tranquillo.-
Le dice Rick accigliandosi sempre di più e lei scoppia a ridere.
-Non è niente di catastrofico papà. Sai il concorso per il viaggio studio in Europa?-
E’ lui adesso che abbassa lo sguardo, dispiaciuto per quel viaggio tanto desiderato da sua figlia e che non ha potuto fare per causa sua.
-Già, il viaggio… mi spiace tanto che al tuo posto sia partito lo studente che si è classificato dopo di te.-
Alexis scuote la testa, prendendogli la mano.
-E’ questo il punto. Non è partito nessuno al mio posto. Secondo le regole, non presentandomi alla partenza sarei stata scartata, ma oltre il regolamento pare che nei moduli per il concorso ci fossero anche delle postille… che io non ho letto.-
Rick solleva un sopracciglio storcendo le labbra.
-Quante volte ti ho detto di non firmare niente prima di aver letto attentamente tutto?-
-Papà non stavo comprando un appartamento! A me interessava il modulo d’iscrizione e i libri che mi servivano per studiare, che vuoi che m'importasse delle postille?-
Castle alza gli occhi al cielo e lei ride divertita per la faccia preoccupata del padre.
-Pare che una di queste postille, che non ho letto perché erano praticamente invisibili e scritte in miniatura ai margini dei moduli, prevedesse la possibilità di richiedere una proroga di qualche giorno, se il concorrente fosse stato impossibilitato a partire per motivi gravi.-
-Ecco vedi? Io ero un motivo grave, ma tu non hai letto le postille invisibili e non hai fatto nessuna richiesta, giusto?-
-Giusto. Ma anche se l’avessi letta non mi sarebbe passato per la testa fare una cosa del genere. Stavi per morire papà, credi davvero che m’importasse? Non ci avrei pensato comunque. Il Rettore però, pensando all’eccellente risultato ottenuto e capendo che era una questione di vita o di morte, ha ritenuto giusto fare la richiesta a mio nome…-
Si alza, lasciandogli le mani e comincia a girare intorno alla stanza.
-…ed è stata accettata, così ieri, quando al TG hanno dato la notizia che eri salvo, mi ha chiamato per dirmelo e per sapere se sono pronta a partire.-
-Tesoro ma è fantastico!-
-No papà, non lo è, perché la proroga scade tra due giorni, significa che devo prendere un aereo al più tardi domani pomeriggio.-
-E qual è il problema?-
Alexis lo guarda allargando le braccia.
-Qual è il problema? Papà tu non stai ancora bene, non riesci a muoverti, non sappiamo nemmeno quanto dovrai restare in ospedale e anche quando tornerai a casa avrai bisogno di assistenza…-
Continua a girare in tondo stritolandosi le mani, persa nel suo monologo tanto che Rick è costretto ad alzare la voce per attirare la sua attenzione.
-Ehi, ehi… frena! E’ vero che non sto ancora benissimo, ma sono in ospedale e ho assistenza continua e anche quando mi manderanno a casa, ci saranno la nonna e Beckett e se dovessi avere bisogno, prenderò un’infermiere che mi aiuti!-
La ragazza scuote la testa e Rick le prende le mani, costringendola a sedersi ancora accanto a lui.
-Non sei tu che devi accudirmi. E’ vero che ti sei sempre occupata di me, quando doveva essere il contrario, ma non è il tuo compito adesso.-
Alexis abbassa lo sguardo e deglutisce e quando Rick le mette la mano sul viso, alza gli occhi lucidi su di lui.
-Non… non mi va di lasciarti adesso papà. Sarei troppo lontano e non… alla fine non hai mai voluto che ci andassi!-
-E non lo voglio nemmeno adesso. Non lo vorrei nemmeno fra un mese o un paio di anni!-
-Allora perché insisti?-
Rick le sorride in modo tanto dolce che lei china di poco la testa per avvicinare ancora di più la mano alla sua pelle.
-Perché hai lavorato sodo per vincere questo concorso. Hai studiato anche nelle vacanze, hai rinunciato ad uscire con i tuoi amici per poter arrivare tra i primi e non tralasciare le materie obbligatorie ai corsi. Perché lo hai desiderato tanto e te lo meriti. Perché sei diventata grande, anche se è successo senza il mio permesso…-
Ridono insieme, anche se gli occhi di Alexis sono lucidi.
-Perchè, a discapito di quello che dicevo quando eri bambina, i mostri esistono Alexis e non sono sotto il tuo letto, non hanno nemmeno la faccia blu piena di pustole gialle. Sono persone normali che ci vivono accanto e, se potessi proteggerti da ognuno di loro chiudendoti in un bunker, lo farei, ma non posso. Non posso proteggerti nemmeno mentre sei qui accanto a me e saperti a cinquemila miglia di distanza mi terrorizza, ma è così che deve essere. Devi vivere la tua vita, devi fare le tue esperienze… devi cogliere al volo ogni occasione piccola mia, perché in pochi minuti può succedere di tutto e…-
Si ferma abbassando lo sguardo, deglutisce pensando a quanto la sua vita sia stata insignificante nelle ultime ore e Alexis lo abbraccia.
-Va bene papà, ho capito. È solo che… la nostra vacanza con Kate?-
Lui si allontana e la guarda negli occhi.
-Avremo tutto il tempo che ci pare per andare in vacanza e poi starai in giro per l’Europa per sei lunghi mesi, chi ti dice che non convinca Beckett ad un bel viaggetto per venirti a trovare?-
Il sorriso che gli mostra la sua zucca è più splendente del sole che li bacia sul viso.
-Allora tesoro, la domanda è: vuoi andare in Europa?-
Alexis annuisce buttandogli le braccia al collo.
-Allora richiama il signor Taller e digli che sei pronta a partire e tieni il telefono sempre carico che occuperemo Skype ogni giorno per un paio di ore.-
-Un paio di ore papà!?-
Gli chiede lei inclinando la testa, mentre lui s’imbroncia.
-Quarantacinque minuti?!-
-Papà!-
-Ok, dieci?-
Chiede con lo sguardo di un cucciolo bastonato e Alexis scoppia a ridere.
-Dieci minuti andranno benissimo. Grazie papà.-
-Di cosa? Non è mica merito mio se vai in Europa.-
Alexis allenta l’abbraccio e lo guarda dritto negli occhi.
-Non per quello. Grazie per avermi resa la persona che sono!-
-Non ho mai capito il perché, ma sei sempre stata giudiziosa, io non ho fatto molto.-
Solleva le spalle quasi imbarazzato, ma lei scuote la testa sorridendo.
-Non hai fatto molto? Io ho dei meravigliosi ricordi di quando ero piccola, come il vecchio appartamento in cui vivevamo prima che diventassi famoso?-
-Meraviglioso? Era piccolo e c’erano tanti di quegli spifferi che nemmeno le zanzare volevano farci compagnia.-
Sorride alla sua stessa battuta, ma Alexis scuote ancora la testa, continuando seria.
-Io invece ricordo te seduto a terra, con le spalle contro il mio letto, il portatile sulle ginocchia e le dita che digitavano freneticamente sulla tastiera per tutta la notte, dopo un’intera giornata passata ad occuparti di me e a scrivere quegli stupidi articoli per quello stupido giornale che odiavi, solo per poter pagare l’affitto.-
Rick corruccia la fronte e lei annuisce.
-Ricordo il profumo di latte e frittelle appena sveglia e tu che mi facevi roteare fin sopra il lampadario dopo un’intera notte passata a scrivere ed ero convinta che fossi un uomo invincibile, perché non sembravi per niente stanco… invece lo eri.  Ricordo la delusione sul tuo viso ad ogni lettera di rifiuto e quando anche io m’intristivo per i tuoi silenzi, mi raccontavi storie incredibili, portandomi in mondi fantastici con la tua voce.-
Rick le stringe le mani deglutendo.
-Ma come fai a ricordare tutto questo? Avrai avuto si e no cinque anni!-
-Forse ero davvero troppo intelligente come dicevi tu, o forse è solo l’età in cui si comincia a capire, a selezionare le persone e le loro azioni.-
-Alexis…-
Rick cerca di dire qualcosa, ma lei non gli dà il tempo di formulare una sola parola.
-La gente ti vede come un uomo ricco, sfacciato, senza problemi, io so che per raggiungere il tuo sogno hai sofferto e lavorato tanto. Ricordo le domeniche mattina al Gorilla Coffe, con il frappè al cioccolato e i pancake a forma di gorilla e tu che ne prendevi una sola porzione per me, dicendo che non era da scrittori veri mangiare un gorilla. Mi facevi ridere tanto quando lo dicevi, ma sapevo benissimo che i soldi ti bastavano per una sola porzione…-
-Lo… lo sapevi?-
Le chiede Rick con un nodo in gola. Non aveva la più pallida idea che una bambina così piccola potesse aver notato tante  sottigliezze, da ricordarle fino ad ora.
-Ti avevo visto una volta mentre ti contavi i soldi in tasca prima di andare e lì ho capito.-
-Per questo non ci sei voluta più tornare, dicendo che avevi visto uno scarafaggio vicino alla cucina?-
Lei solleva le spalle mordendosi il labbro.
-Sapevi che amavo quel posto e non mi avresti mai detto che non potevamo permettercelo. Non avevo bisogno dei pancake a forma gorilla, quando potevo mangiarli a forma di Smile cucinati da chef Castle.-
Rick le accarezza il viso con gli occhi pieni di lacrime.
-Chissà cosa ho fatto di buono per meritarmi una figlia tanto meravigliosa!-
-Mi hai amata papà. Sopra ogni cosa al mondo. Sempre. Anche quando il tuo mondo crollava per via di un rifiuto. Anche quando mamma ci lasciato soli pensando solo a se stessa. Potevi mollarmi anche tu, ma non lo hai fatto. Sono diventata la persona speciale che dici, perché ci sei sempre stato a discapito di tutto e di tutti.-
Gli accarezza il viso, quando lo vede teso perché cerca in ogni modo di ricacciare indietro le lacrime, che invece lo stanno tradendo per l’emozione e lo abbraccia ancora.
-Sei il mio papà speciale, il mio eroe.-
Rick non risponde nulla, si limita a stringerla più che può per qualche secondo, poi allenta l’abbraccio, baciandola sulla fronte.
-Corri dal signor Taller prima che qualcuno ti soffi il biglietto aereo.-
Lei annuisce godendosi ancora i baci di suo padre prima di alzarsi, prendere la borsa e mettere la mano sulla maniglia. Si volta a guardarlo, storcendo le labbra.
-Prima tappa Firenze…-
Lui le sorride sollevando il pollice e lei fa un paio di saltelli.
-Non ci credo… vado in Europa!-
Apre la porta e per poco non travolge Kate che sta per entrare e la abbraccia d’istinto continuando a saltellare.
-Non è una giornata meravigliosa?!-
Senza darle il tempo di rispondere sparisce nel corridoio, lasciandola immobile sulla porta. Corruccia la fronte, guardando Rick ed entra titubante, facendo segno con la mano verso l’esterno.
-Rideva e saltellava… significa che non devo preoccuparmi!?-
Lui annuisce ridendo e lei si avvicina.
-E’ bello vederti in piedi.-
Rick si guarda addosso e scuote la testa.
-Tecnicamente sarei seduto.-
Kate storce le labbra e alza gli occhi al cielo.
-E’ bello vederti tecnicamente seduto!-
Esclama facendolo ridere ancora. Allunga una mano e lei gliela prende, sedendosi accanto a lui.
-Allora, oltre il fatto che stai meglio, come mai Alexis saltellava felice?-
-Perché va in Europa.-
Lei corruccia la fronte e lui solleva le spalle.
-Pare che nel regolamento del concorso ci fosse anche la possibilità di richiedere una proroga nel caso i vincitori fossero impossibilitati a partire, attestando naturalmente dei motivi gravi… direi che il fatto che stavo per morire era un motivo grave, ha ancora due giorni di tempo per presentarsi al dormitorio di Firenze, prima di perdere il posto definitivamente. Per questo andava di corsa, deve mettersi d’accordo con il Rettore per la partenza.-
Il sorriso di Kate è simile a quello di Alexis, felice come se dovesse partire lei.
-E’ fantastico! E… e tu sei contento?-
-Per niente. Credo che mi crogiolerò nel mio dolore per sei lunghi mesi.-
Kate solleva un sopracciglio guardandolo male e lui si chiude nelle spalle.
-Lo farò senza dare nell’occhio però, se tu sarai brava e mi coccolerai per tutto il tempo!-
Lei scoppia a ridere e gli mette le mani sul viso, baciandolo di slancio.
-Lo sai che sei un padre stupendo?-
-Me lo hanno appena detto.-
Gli accarezza il viso e cerca di sistemargli il ciuffo ribelle, che dopo un paio di giorni di letto non ne vuole sapere di mettersi giù e restano a guardarsi per qualche secondo. Quando sentono bussare sospirano entrambi.
-Il dottor Travis è bravo e simpatico, ma dovrebbe prendersi un paio di giorni di ferie!-
Esclama Kate infastidita con l’assenso di Rick che annuisce, ma quando bussano di nuovo si rendono conto che i colpetti sono sul vetro della finestra e non alla porta. Jessica Benton li saluta con la mano e Kate le fa cenno di entrare.
-Non vorremmo disturbare…-
Esclama sorridente, entrando insieme a Gordon e Rick le porge la mano.
-Che bello sapere che sta meglio. Sono felice signor Castle, sono stata tanto in pena.-
-Grazie Jessica, tu invece come stai?-
-Fisicamente bene. Ho solo bisogno di riprendere a vivere il più normale possibile.-
Gli dice adombrandosi di poco, ma torna a sorridere guardando prima Gordon e poi ancora lui.
-Andremo un paio di giorni a trovare mia nonna, nella casa ricoperta di edera, mi serve un po’ di tranquillità e soprattutto ho bisogno… di stare con Lei.-
Rick annuisce, adombrandosi.
-Mi spiace tanto…-
-Di cosa? Ha rischiato grosso anche lei e sono felice che sia finita bene. Lei e il detective Beckett mi avete tanto aiutata e volevo ringraziarvi prima di partire.-
Rick guarda Kate deglutendo.
-Io non ho fatto niente, non devi ringraziarmi.-
-Si invece.-
Si volta verso Kate e prende le mani anche lei.
-I genitori di Geri sono partiti ieri, non se la sono sentita di venire di persona, ma mi hanno chiesto di ringraziarla per tutto.-
-Ha ragione Castle, noi non abbiamo fatto niente.-
Jessica sorride e si rivolge ancora a Rick.
-Se vi piace pensarla così, va bene lo stesso. Noi andiamo o perdiamo il treno.-
Lo abbraccia affettuosamente e quando Gordon gli stringe la mano, lui gli punta il dito contro.
-Prenditi cura di lei, mi raccomando.-
Gordon gli sorride annuendo e prima di uscire Kate prende qualcosa dalla sua borsa.
-Ti avrei chiamata oggi per portartelo a casa, ma visto che sei qui…-
Le porge una bustina trasparente con dentro qualcosa che luccica. Jessica la apre e fa scivolare la collanina nella mano. Sorride, sfiorandola con le dita.
-La foglia d’edera! Posso tenerla davvero?-
-Certo. Dunn è morto, non ci sarà nessun processo… il caso è chiuso!-
Le risponde quasi sussurrando, mentre lei continua ad accarezzare il ciondolo con gli occhi lucidi.
-Grazie detective Beckett, lei non ha idea di cosa significhi poterlo tenere con me.-
Kate deglutisce ed inaspettatamente, infila la mano all’interno della camicetta e prende la collana che nasconde sul suo cuore, apre la mano e mostra l’anello di sua madre, facendo sussultare Rick che la guarda a bocca aperta.
-Lo so invece.-
Accarezza anche lei l’anello, come Jessica ha fatto con il ciondolo e senza alzare lo sguardo, sorride.
-Era di mia madre. Lo porto al collo da quattordici anni… non sono mai riuscita a trovare il suo assassino.-
Solleva lo sguardo su Jessica che adesso non riesce a reprimere le lacrime.
-Ma non mi arrenderò, un giorno gli metterò le manette, per il momento mi limito a dare voce alle altre vittime.-
Rick la guarda stupito, emozionato e orgoglioso, mentre lei e Jessica restano in silenzio, occhi negli occhi.
-Dentro di me l’ho sempre saputo!-
Esclama la ragazza abbracciandola. Si stringono sorridendo e Jessica la ringrazia ancora.
-Riuscirà a dare giustizia anche a sua madre, ne sono sicura.-
Kate annuisce sorridendo, con gli occhi lucidi, rimette a posto l’anello e li accompagna alla porta.
-Buona fortuna Jessica.-
Quando restano soli, resta con le mani appoggiate alla porta ormai chiusa, per un attimo china la testa e chiude gli occhi, perchè sente lo sguardo di Rick su di sé. Va verso di lui che non le toglie gli occhi di dosso e inclina la testa sorridendogli.
-Perché mi guardi così?-
-Non hai mai mostrato a nessun estraneo quell’anello, tanto meno hai mai spiegato perché lo porti al collo. Non me lo aspettavo, sono commosso… e orgoglioso…-
Deglutisce stringendole le mani e lei si abbassa alla sua altezza inclinando la testa.
-Devi essere orgoglioso solo di te…-
Gli passa lentamente la mano sul viso ispido e sorride con gli occhi lucidi alla sua espressione corrucciata.
-Ogni giorno con te è una novità, un modo nuovo di vedere la vita e di scoprire una nuova, piccola parte non solo di te, ma anche di me…-
Rick socchiude le labbra e lei continua ad accarezzarlo, china sulle sue ginocchia.
-…lo hai scritto tu parlando di quello che provi per me, ma è la stessa cosa che provo io. Vicino a te ho imparato a conoscerti, ma soprattutto ho imparato a riconoscermi, a riscoprire ogni giorno angoli del mio cuore che ho voluto dimenticare con tutte le mie forze, tenendoli nascosti per non soffrire. Ho riscoperto la dolcezza di ricordare il sorriso di mia madre, invece di un corpo esanime in un vicolo buio. Sei riuscito a farmi riscoprire quella Kate che avevo seppellito insieme a lei… sei tu che mi dai il coraggio Castle!-
-Io? Io non… faccio altro che amarti…-
Sussurra lui con la voce incrinata dall’emozione, tanto da non riuscire a continuare e lei appoggia la fronte alla sua.
-…e ti sembra facile?!-
-Amarti è stato facile, fartelo capire è stato faticoso!-
Kate scoppia a ridere, Rick invece, nonostante la battuta, fa ancora fatica a parlare e i suoi occhi lucidi lo dimostrano, le mette le mani sul viso, perdendosi nel suono della sua risata e nella luce dei suoi occhi, incredibilmente chiari e limpidi, come non li vedeva da ore, mentre lei non smette di coccolarlo ricoprendogli il viso di piccoli baci.
Dopo qualche secondo appoggia ancora la fronte alla sua sospirando.
-Ora basta Castle, abbiamo una cosa più importante da fare adesso.-
Rick mugugna continuando a baciarla.
-Che c’è di più importante che stare qui a coccolarci?-
-Qualcosa che dobbiamo risolvere il più presto possibile.-
Lui corruccia la fronte dubbioso e lei lo guarda seria.
-Adesso dobbiamo parlare di Abraham...-


Angolo di Rebecca:

Non so quanto siate felici della cosa, ma sono tornata :p
Periodo un po' frenetico e poco tempo, ma vedrò di rimettermi in sesto e soprattutto in pari con la lettura di tutte voi *-* bando alle ciance...
Un capitolo pieno di emozioni, per Rick in primis, che torna pian piano alla vita attorniato dalle donne che ama di più al mondo.
Emozioni per Alexis, che con la sua dolcezza rincuora il suo papà eroe *-*
Emozioni per Kate, che trova il coraggio di esternare i suoi sentimenti, grazie all'amore di Castle...

Un bacione e grazie a chi ancora ha il coraggio di seguire la storia infinita :D

PS:. sono cosciente che la fine del capitolo farà arrabbiare almeno una di voi ;)

Non volermene Virginia, non è ancora il momento :p
  
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