Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: SaraJLaw    22/12/2014    5 recensioni
È trascorso un anno dagli eventi narrati nel film. La regina Elsa, a causa di un sortilegio, viene relegata nel nostro mondo, in una piccola contea degli Stati Uniti. Lì dovrà vedersela con persone che pensano sia solo un personaggio delle favole, ma anche con chi ha fiducia in lei.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XIV


Sapeva che non sarebbe stato facile. Era consapevole del fatto che vivere in quella maniera riuscisse a piegare anche i più forti. Ma Victoria non avrebbe mai immaginato di trovare Hans in quelle condizioni; lui, il suo amato fratello, sempre sorridente e pieno di vita, sembrava un'altra persona.

Totalmente.

I vestiti sporchi e rovinati che indossava non facevano altro che evidenziare e accentuare la sua magrezza, un costante tremolio scuoteva le sue mani, i capelli erano cresciuti tanto da coprirgli le spalle e ricadere in ciocche scomposte davanti gli occhi privi di luce e cerchiati da profonde occhiaie e i suoi bei lineamenti erano nascosti dalla barba incolta.

La prima volta che lo vide, Victoria scoppiò a piangere e ritornò al castello in un attimo, schiacciata dal dolore immenso di vedere Hans in quello stato. Immediatamente se ne pentì e si affrettò a comparire di nuovo in quella prigione lontana, dove il ragazzo era rimasto immobile a fissare il punto in cui era sparita la sorella; Victoria provò a liberarlo da dietro le sbarre più e più volte, ma non ci riuscì mai. Avrebbe voluto distruggere tutto ciò che la circondava quando Hans le spiegò il motivo:

I nostri cari fratelli hanno fatto lanciare un incantesimo su queste sbarre. Nessuno che abbia il mio stesso sangue può farmi uscire e solo chi lo vuole davvero, quindi senza ricatti o inganni, può liberarmi. Come vedi, sorellina, sono destinato a marcire qui dentro.”

La principessa sapeva che il re e gli altri avevano fatto stregare la prigione perché immaginavano che lei avrebbe cercato di farlo scappare, ma finalmente aveva rivisto il suo fratellino e decise che l'avrebbe aiutato il più possibile.

Cominciò dalle piccole cose, per farlo sentire un po' meglio, come grandi sacche piene di cibo, vestiti puliti, sapone e recipienti d'acqua per lavarsi. Una volta lo fece avvicinare alle sbarre per raderlo e tagliargli i capelli. Giorno dopo giorno Hans ricominciò a sentirsi meglio, più in forze, somigliando di più al giovane principe di un tempo; nessuno dei due si preoccupò mai che qualcuno avrebbe potuto notare i miglioramenti del prigioniero, perché entrambi sapevano che nessuno sarebbe andato a controllare. Il re e gli altri fratelli erano sicuri che Hans non sarebbe mai potuto fuggire.

E Victoria non lo accettò.

Un giorno era seduta fuori dalla cella in cui era rinchiuso il fratello e lo stava osservando mentre mangiava le provviste che gli aveva appena portato. D'un tratto la giovane ruppe il silenzio, parlando più che altro a sé stessa.

<< Non mi piace arrendermi. >>

Hans alzò lo sguardo su di lei e ingoiò prima di rispondere.

<< Neanche a me, però ci sono delle situazioni in cui non si tratta di arresa. >>

<< E di cosa si tratta allora? >> replicò Victoria, sporgendosi leggermente in avanti, come per sfidarlo.

Lui la fissò impassibile, addentò il pezzo di pane che aveva in mano e masticò lentamente, facendo innervosire la sorella.

<< Accettazione, Vic. Bisogna riconoscere una causa persa quando la si ha davanti. >>

La donna si passò entrambe le mani sul volto e fece un respiro profondo. Perdere la pazienza era l'ultima cosa che desiderava, soprattutto quando ancora doveva capire perché il fratello parlasse in quel modo. Fisicamente era tornato più o meno quello di prima, ma era chiaro che dentro di lui qualcosa era cambiato.

<< Sei cambiato, quasi non ti riconosco. >> disse, pensierosa. << Che fine ha fatto il principe disposto a tutto pur di salire al trono? >>

Le labbra di Hans si piegarono in un sorriso triste, amaro, più simile a una smorfia di dolore.

<< Quel principe si è reso conto di aver sbagliato. >>

Victoria rimase interdetta e il ragazzo, non udendo risposta, continuò a parlare.

<< Tu avevi ragione un anno fa, prima che partissi per Arendelle. Mi dicesti di non fare sciocchezze ma io non ti diedi retta ed ecco il risultato. Avrei dovuto saperlo, avrei dovuto ascoltarti ma ero così accecato dall'ambizione e dalla rabbia... >>

La principessa si alzò in piedi e cominciò a camminare lentamente per il piccolo ambiente in cui si trovava. Sì, aveva provato a far ragionare Hans, sapeva che dal suo piano non sarebbe derivato nulla di buono.

Victoria si fermò, dando le spalle alla cella.

Il dolore che aveva provato, e che provava ancora, l'aveva accecata e le rendeva impossibile credere che suo fratello si fosse arreso al suo destino, e soprattutto le impediva di non provare rancore verso la famiglia reale di Arendelle.

Si voltò verso Hans e lo guardò con intensità, le sopracciglia aggrottate, eppure la sua voce quando parlò era incredibilmente calma.

<< In ogni caso tutto questo si sarebbe potuto evitare. Se solo Elsa- >>

Venne interrotta all'improvviso dal principe, che scattò in piedi e si aggrappò alle sbarre della prigione con forza, gli occhi pieni di una furia sconosciuta.

<< No! Non ti devi azzardare a dire una parola contro di lei! >> urlò.

Victoria non si aspettava una tale reazione ma non indietreggiò di un millimetro.

<< E perché? Se ti trovi qui dentro è solo per colpa sua! >>

Hans rafforzò la presa sulle sbarre, tanto che le nocche divennero bianche.

<< L'unico responsabile sono io, capito? Io. Ho ingannato sua sorella, l'ho lasciata a morire in una stanza, ho cercato di uccidere anche Elsa e tu vieni a dirmi che è colpa sua se sono rinchiuso qui dentro?! >> disse con calma, all'inizio, senza riuscire a non alzare la voce ancora una volta man mano che si rivolgeva alla sorella che, dal canto suo, aveva ascoltato senza battere ciglio, decisa più che mai a non mostrare segni di pentimento per ciò che aveva fatto.

<< Di' pure quello che vuoi. Mi sono assicurata che paghi per averti fatto condannare. >> replicò imperturbabile, con anche un pizzico di orgoglio.

Hans poggiò la fronte contro le sbarre, trattenendo il respiro.

<< Non l'hai uccisa, vero? >> chiese con un filo di voce.

Victoria sorrise compiaciuta e scosse la testa.

<< Oh no, secondo me la morte è sopravvalutata. Vedi, pur con tutte le torture possibili, morire è un processo fin troppo veloce. Preferisco qualcosa di più lento, che si protragga nel tempo, che la consumi lentamente nell'anima. >>

Un'altra domanda appena sussurrata giunse alle orecchie della ragazza.

<< Che cosa hai fatto? >>

<< Nei libri di magia oscura ho trovato un incantesimo che ha il potere di catapultare una persona in un mondo diverso dal nostro, una specie di portale del tempo e dello spazio. È intrappolata in questo mondo lontano, da cui non può fuggire, dove non è una regina e dove di certo la magia non esiste. Le ho tolto sua sorella Anna, quindi ciò che più ha di importante al mondo e ora sto aspettando, sai? Per ora se la sta cavando bene ma è solo questione di tempo prima che perda il controllo, e allora Elsa verrà vista da tutti per quello che è. Un mostro. >>

Hans si sedette sulla panca in legno dove dormiva sempre, lo sguardo perso nel vuoto mentre elaborava quel che aveva appena udito.

Victoria sorrise soddisfatta. Sapeva che le decisioni prese e le sue azioni non erano perfettamente razionali, però era comunque compiaciuta della diabolicità del suo piano.

Si avvicinò alla cella e si appoggiò pigramente contro il ferro freddo.

<< Suvvia, fratello. La odiavi, no? >>

Hans alzò la testa per guardarla negli occhi; senza perdere il contatto visivo abbandonò la panca e si avvicinò a lei, fermandosi a poche spanne dal suo volto.

<< L'unico mostro che conosco sei tu. >>

Il significato di quelle parole, la freddezza, il risentimento e la delusione con la quale erano state dette, colpirono Victoria come un pugno allo stomaco. Rimase allibita. Si aspettava la contrarietà, la rabbia anche, ma non di essere chiamata mostro.

<< N-non dici sul serio, vero? >> domandò allora, la voce leggermente incerta per via delle lacrime che cominciavano a pizzicarle gli occhi.

<< Sono serio. >> rispose subito Hans, fissandola con implacabile ira. << Non voglio vederti mai più. >>

Il cuore di Victoria perse un colpo.

<< Cosa?! No! >>

Il principe allungò di scatto una mano e afferrò una ciocca di capelli della sorella, tirandole indietro la testa e facendola gemere di dolore.

<< Va' via da qui e non metterci più piede. Mai. >>

Lasciò la presa e le diede le spalle, rimanendo poi immobile.

<< Hans... >>

<< Ti ho detto di andartene. >>

<< I-io... >>

<< Vattene via! >>

Victoria credeva di aver provato il dolore peggiore della sua vita quando Hans era stato portato via un anno prima, credeva che non avrebbe mai più potuto soffrire così tanto.

Si sbagliava.

La voce alta e piena di rabbia del fratello riecheggiava nella prigione di pietra così come riecheggiava nelle pareti del suo cuore.

Si lasciò avvolgere dalla nube che in un attimo la riportò al castello, nella sua stanza; si inginocchiò a terra, priva di forze, privata di tutto. Non aveva più nulla.

Solo dolore.

Consapevolezza di aver perso Hans per sempre. Ed era tutta colpa sua.

Elsa.

Victoria sorrise, perché si rese conto che una sola cosa le era rimasta.

La vendetta.




Sono tornataaaaaaaa!!!!!

Vi chiedo scusa per il mostruoso ritardo, davvero, non ci sono giustificazioni! Finalmente ecco un capitolo interamente dedicato a Victoria e Hans; vi dirò, odio il principino con tutto il mio cuore però alla parte più tenera di me piace pensare che in un'altra vita non si sarebbe mai comportato così. Non so, mi sento di dargli una possibilità, almeno in questa storia. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate :)

Cercherò di pubblicarne un altro prima della fine dell'anno. Ci proverò, promesso!

Buone vacanze a tutti e buon Natale!!!! :D

Sara




  
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