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Autore: Niley story    22/12/2014    13 recensioni
-Sono complicata- dice lei lei guardandolo negli occhi-Avremo un amore complicato- risponde lui sorridendo mentre scrolla le spalle. Lei nega col capo -Non è così facile- lui come al solito ha la risposta pronta e il sorriso indelebile -Non mi sono mai piaciute le cose facili. Le cose facili sono noiose-
Ta daaa eccomi qui con una nuova storia di...JORTINI (ma no dai chi se lo aspettava? lol)
Allora il pezzo è tratto da un capitolo ma non chiedetemi quale perché ancora non lo so lol
In questa storia Tini ha 20 anni e ha avuto una vita tutt'altro che facile. Dopo un lungo periodo di assenza deve tornare a Buenos Aires e lì si ritroverà ad affrontare i fantasmi del passato che tanto l'hanno torturata. Poi c'è lui Jorge, il ragazzo solare, simpatico e al 100% playboy...ma quale storia nasconde dietro al suo sorriso? Potrà lui aiutarla a fare i conti con il suo passato e riuscire ad aprire il suo cuore?
...A Jortini story...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Violetta
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~<< Martina! Che cosa cavolo dice quel foglio?! >> mi volto verso Jorge, mi osserva con fare preoccupato in attesa che io gli dia una risposta, gli tendo il foglio lui lo guarda per poi tornare a riflettere i suoi occhi nei miei come se mi stesse chiedendo se sono sicura di volerglielo dare. Non mi muovo, lui prende il foglio e lo legge sottovoce << So il tuo segreto. Ti aspetto venerdì in biblioteca alle 11:15 >> ascolto ancora quelle parole e allo stesso tempo esamino la reazione di Jorge, gira il biglietto come per verificare se ci fosse un mittente ma non c’è. << Deve essere una trappola, tu non puoi andarci >> il tono allarmato con cui me lo dice indica il fatto che lui già sa che ho intenzione di andarci, lo sa da prima ancora che io stessa lo decidessi. << Non posso fare altrimenti, devo sapere chi è! >> << Non ci vuole un genio per saperlo! Deve essere Fernando! >> << No Jorge, rifletti. Non ha senso, e poi Fernando non mi darebbe appuntamento in un luogo pubblico costantemente sorvegliato come la biblioteca della scuola >> << E se invece lo facesse proprio per depistarci >> << In tal caso lo scoprirò >> << Martina… >> << Jorge! Non c’è nulla che tu possa fare per farmi cambiare idea, intesi? >> << Allora verrò con te >> << No! Voglio affrontarlo da sola chiunque sia, posso farlo, adesso so che ho il coraggio di farlo >> << Mi rifiuto! Tu non… >> le parole di Jorge vengono interrotte da quelle di mio fratello << HEY! Allora?! Vogliamo restare qui a dormire tutta la sera oppure torniamo a casa? >>. Con lui ci sono anche gli altri, ci fissano tutti e quattro << No, andiamo >> rispondo io chiudendo l’armadietto. Lancio un ultimo sguardo a Jorge prima di raggiungere il gruppo e poi insieme ci dirigiamo verso la macchina. Dopo pranzo mi chiudo in camera mia a fare i compiti in un misero tentativo di tenere la testa occupata e non pensare a quello stupidissimo biglietto. Venerdì. Perché devo aspettare così tanto?! La porta della mia stanza si apre, la matita mi cade dalle dita e mi volto verso la porta. << Ma sei scemo?! Bussa prima di entrare no?! >> rimprovero Jorge che è appena entrato nella mia stanza << Oh andiamo! Come se tu bussassi prima di entrare >> << Io posso farlo tu no! >> << Secondo quale regolamento? >> << Quello…oh insomma perché sei entrato qui?! Ti ricordo che di là ci sono Diego e Francisco >> << Sono usciti con Cande e Lodo, sei ancora tesa? >> si siede sul mio letto poggiando i gomiti sulle ginocchia << Sto facendo i compiti >> dico scrollando le spalle << Non è una risposta alla mia domanda >> << Che cavolo vuoi che ti dica?! >> << Che non andrai a quell’incontro >> << E restare col dubbio? No grazie! Ho deciso che mai più scapperò dai miei problemi e le mie paure >> << Allora lasciami venire con te >> << No! Voglio dimostrare a me stessa di poter farcela da sola. È importante per me, capisci? >> Jorge sospira il china lo sguardo, mi avvicino a lui e gli prendo le mani << So che sei preoccupato per me, ma non devi, non questa volta, posso farcela…ho avuto un bravo maestro di kick boxing ricordi? >> gli sorrido e lui fa lo stesso pur non guardandomi. È strano che io, la prima persona nervosa per questa situazione riesca a trovare le parole per calmare il mio ragazzo e non solo, anche me stessa. Sì, io posso farcela. << Va bene, come vuoi, ma devi mandarmi un messaggio se hai bisogno di me >> << Promesso! >> gli schiocco un bacio sul naso e poi lo abbraccio. Il giorno seguente continuai ad essere ad essere sicura della mia decisione, tuttavia non riuscivo a non pensare a venerdì, non smettevo di pormi domande, domande che non avrebbero trovato risposte fino a venerdì. Sono le quattro del pomeriggio, osservo la pagina bianca del mio quaderno con la penna tra le mani, ancora una volta la porta della mia stanza viene aperta facendomi sobbalzare dalla sedie << Dannazione Jorge!!! >> quando mi volto a vederlo noto che ha un sorriso a trentadue denti, arrugo la fronte e prima che possa chiedere una spiegazione mi mostra un paio di rollerblade bianchi con dei disegni lilla e azzurri sopra. Deglutisco immaginando già che cosa voglia dirmi. << Sei pronta per la tua prima lezione sui roller? >> << No! >> la risposta esce da sola dalla mia bocca, << Dai sarà divertente >> scuoto il capo << Provali >> mi tende i pattini e io li fisso << Come facevi a sapere il numero? >> non sposto lo sguardo da quei cosi infernali << Mi è bastato vedere quello delle scarpe >>. Con riluttanza prendo i pattini << Diego e Fran sono usciti con le ragazze? >> lui scrolla le spalle << Sì >> poggio i pattini sulle mie gambe << Sono pesanti >> osservo << Se fossero leggeri voleresti e non in senso positivo >>. Tocco le quattro ruote le punte delle dita << Non sei obbligata a provarli, puoi anche metterli direttamente in piazza >> << Ah quindi la tua idea è andare direttamente in piazza? >> << In casa non abbiamo molto spazio e in piazza c’è la zona ricoperta da mattonelle, lì puoi imparare, sull’asfalto per te sarebbe molto più difficile >> spiega lui come se fosse la cosa più normale del mondo << E se lo facessimo un altro giorno? >> faccio un misero tentativo di svignarmela da questa cosa ma è chiaro come il sole che Jorge non me lo permetterà. << No. Andiamo >> mi afferra il polso facendomi alzare in piedi e trascinandomi verso la macchina. Una volta dentro vedo un altro paio di pattini a terra vicino i sedili posteriori, suppongo siano i suoi, a quanto pare aveva già pensato a tutto. << Stavo pensando…perché mi insegni ad andare sui pattini e non a guidare la macchina? >> << Perché è più divertente >> << Aha…per te che vedi come cado? >> lui ride alla mia domanda << Aha…facciamo così, se riesci ad imparare ad andare sui pattini io ti insegnerò a guidare >> chiudo gli occhi a fessura e lo guardo a bocca aperta << Serio? >> chiedo << Serio >> ripete lui con un tono sicuro. Mmm…mi fido? Sì ma se mi sta facendo una proposta del genere significa che andare sui pattini è difficile, come la storia del riuscire a buttarlo a terra. Anche quella era una cosa impossibile per me, cioè forse impossibile no ma comunque non ci sono riuscita e lui lo sa. << Arrivati! >> sospiro rassegnata, non ho alternative. Mi faccio coraggio e prendo i pattini, Jorge chiude l’auto e poi intreccia la sua mano destra con la mia sinistra, insieme camminiamo verso la piazzetta come una coppia normale. In realtà un po’ mi eccita l’idea di salire sui pattini, sì insomma prenderò qualche botta, poco ma sicuro, ma credo che sarà divertente. Saliamo le scale che portano alla piazzetta, per fortuna non è molto lontana ma ci sono negozi ovunque, ciò significa che dovrò fare molta attenzione << Sta tranquilla, non succederà nulla, promesso >> mi sussurra all’orecchio come se mi avesse letto nel pensiero << Non fare promesse che non puoi mantenere >> dico, essendo cosciente della mia goffaggine. << Infatti non le sto facendo, è più facile di quello che pensi, credimi >> << Aha >>. Vorrei farlo ma non ci riesco. Ci sediamo su una delle panchine per poter aprire la custodia dei pattini e metterci le scarpe dentro così da infilarci gli aggeggi con le ruote. << Metti anche questo >> Jorge mi tende un sacchetto con le imbragature, io lo osservo e poi guardo lui << Tu non ne porti nessuna >> << Le probabilità che io cada sono poche, soprattutto paragonate alle tue >> << Non le voglio mettere >> << Ti farai male Sweety, molto male >> enfatizza la parola “molto” e i suoi occhi mi dicono che non sta scherzando e che molto probabilmente non mi permetterà di muovermi senza protezioni. Sbuffo roteando gli occhi, prendo le protezioni dalle sue mani e comincio a mettermi il casco, poi le ginocchiere, << Dai a me, faccio io >> Jorge prende le gomitiere e me le mette inginocchiandosi davanti a me. Scruto con attenzione i suoi movimenti, sembra molto concentrato anche se mi sta solo mettendo delle stupide protezioni, stringe il più possibile la chiusura di velcro, prima il braccio sinistro poi quello destro, controlla che queste non si muovono e poi fa lo stesso con le ginocchiere, le stringe di più, credo sia stata una buona idea mettermi il jeans questa mattina, suppongo che ciò ridurrà i danni. << Dammi le mani >> guardo i guanti che tiene in mano, anche questi con le protezioni all’interno << No Jorge quelli no >> << Dai >> << No, mi danno fastidio, già così mi sento un’impedita, con quei cosi non riuscirei neanche a darti bene la mano >> questa volta è lui a sospirare, me la dà vinta almeno su questo. Poggia i guanti sulla panchina vicino le nostre scarpe, controlla che i miei pattini siano chiusi bene e poi si alza in piedi. Io muovo un po’ le ruote mentre sono ancora seduta, è divertente la sensazione dei piedi che scivolano con estrema facilità. << Su, in piedi >> Jorge mi tende le mani e io lo guardo torva << Non c’è nessuna preparazione pre-alzata in piedi? >> chiedo speranzosa, lui ride e scuote il capo in segno di negazione << In piedi >> ripete, sospiro rassegnata e afferro le sue mani, con forza, coraggio e uno slancio mi metto in piedi e sento già di essere sul punto di cadere. Stringo forte le mani di Jorge << Sta calma, rilassati, sei troppo rigida >> << Aha, facile per te vero? >> << Se ti rilassi va meglio, non puoi restare così rigida, china un po’ il busto in avanti >> << In avanti? >> << Sì >> faccio come mi dice stringendo forte le sue mani << Non così tanto, poco >> Jorge mi lascia la mano destra e istintivamente mi aggrappo al suo avambraccio sinistro, lui indurisce il braccio e tiene salda la stretta sulla mia mano, il suo palmo sinistro si posa sulla mia schiena per farmi trovare la giusta inclinazione. << Okay, adesso avanza lentamente, prima destra, poi sinistra, non devi tenere i piedi dritti, quando avanzi con il piede destro scivoli verso destra, quando avanzi con il piede sinistro scivoli verso sinistra, chiaro? >> << Chiaro >>. Guardo i miei piedi e cerco di fare quello che mi ha detto, le gambe mi tremano ma riesco ugualmente a muoverle << Piega un po’ le ginocchia. Non alzare i piedi, falli scivolare >> << Li sto facendo scivolare! >> mi sento ridicola, come se tutti quanti mi guardassero e ridessero di me, ma suppongo sia una cosa elaborata solo dalla mia testa, sollevo lo sguardo e mi guardo intorno per verificare ma nessuno sembra guardarmi << Martina! Guarda i piedi, non ti distrarre >>. Chino immediatamente lo sguardo per tornare a vedere i miei movimenti, man mano allento la stretta che ho su Jorge << Bene, così, brava >> camminavo lentamente, un po’ per volta e stavo cominciando a prenderci mano, << Posso lasciarti? >> senza pensarci rispondo << Sì >> e lui mi lascia, tengo sempre le mani in avanti per paura di cadere << Ci sto riuscendo! >> esulto << Alza la schiena sei troppo in giù >> sento la voce di Jorge e alzo la testa, in quello stesso istante cado a terra sulle ginocchia e con le mani in avanti così da fare in modo che il mio petto non tocchi il suolo. Non mi sono fatta niente, mi sono solo un po’ spaventata al momento dell’impatto << Sweety! Stai bene? >> Jorge corre verso di me e lo ringrazio mentalmente per avermi obbligata a mettere le ginocchiere << Sip! Non mi sono fatta nulla >> gli sorrido per tranquillizzarlo e sembra funzionare, si mette in piedi e mi tende le braccia aiutandomi a rialzarmi. << Raddrizzati un po’ >> faccio come mi ha detto continuando a guardare i pattini << Attenta! >> alzo il capo e in una frazione di secondo mi rendo conto che stavo per finire addosso ad un palo ma Jorge mi si è piazzato davanti così finisco dritta tra le sue braccia. Gli sorrido ancora e lui ricambia << Sai è già passata un’oretta, puoi anche iniziare a guardare avanti >> << Okay, ci proverò >> << Sì? >> << Sì >> annuisco, lui mi si avvicina mi sfiora le labbra, mi bacia dolcemente e io ricambio restando immobile con i pugni serrati poggiati sul suo petto. Lentamente ci separiamo ed entrambi ci passiamo la lingua sulle labbra come per degustare ancora un po’ di quel breve ma intenso bacio. Riprendiamo a pattinare e non nego di sentirmi ancora un po’ impedita, beh lo dimostra il fatto che abbia anche preso un paio di cadute e se non fosse stato per Jorge ne avrei prese anche il triplo, al contrario lui sembra molto a suo agio sui roller, cammina con una sicurezza e una fluidità davvero invidiabile. È bello vederlo in azione, il vento che gli scompiglia i capelli, il suo corpo che si muove con agilità, sì è definitivamente invidiabile, anche io riesco a sentire il vento tra i capelli ma non riesco a godermelo al cento per cento, sono sempre pronta ad un’imminente caduta. << Dai vieni dammi le mani >> faccio come mi dice e lui pattina all’indietro trascinando anche me << Aaa. Rallentaaa >> urlo tra una risata e l’altra << Non ti sento! >> ride anche lui, sì certo, ti credo. Dopo un paio d’ore ci prendemmo una pausa, comprammo due pizzette calde e camminammo con i pattini in spalla riposti nella loro borsa. << Sei un disastro, ti sei già sporcata >> << Dove?! >> << Qui >> Jorge avvicina il suo pollice sinistro all’angolo delle mie labbra per togliermi la macchia di salsa << Mmm...sai, mi fa strano camminare adesso. Sento ancora la sensazione delle ruote sotto le scarpe >> dico appena ingoiato il morso di pizza << Sì lo fa anche a me, comunque la prossima volta impari a girare >> << Ma ho già imparato! >> << Scherzi?! Hai preso delle curve larghissime! Non si fa così, hai rischiato di catapultare quel povero signore >> << Hey è come la storia delle auto okay? Lui deve guardare prima attraversare non io >> << Se questa è la tua idea di “guidare” iniziamo bene >> << A proposito di guidare… >> << Domani! >> mi interrompe subito lui << Ma come!? >> protesto guardandolo male << Adesso è tardi e per farti guidare, dovremmo andare in un luogo deserto quindi non ora okay? >> sbuffo << Okay…ma domani… >> ancora una volta mi interrompe << Domani è un altro giorno >>. Rientriamo in macchina e apro le specchietto per guardare i miei capelli che obbiettivamente sono un disastro. Cerco di sistemarli alla meno peggio e quando finisco mi rendo conto che Jorge non ha ancora messo in moto. Mi volto verso di lui e vedo che mi sta fissando << Che c’è? >> chiedo sorridendo << C’è che sei bellissima >> lo dice come se fosse la cosa più vera e naturale di questo mondo. Chino lo sguardo imbarazzata per qualche secondo, poi allungo la mano sinistra e gli sfioro i capelli << Anche tu lo sei >>. Si sporge per avvicinare il suo volto al mio e io faccio lo stesso << Sai, ogni giorno che passa mi dico che sono arrivato al limite, che non puoi diventare più importante di quanto tu lo sia già e invece…ci riesci, ogni giorno, sempre di più, mi fai rendere conto che la tua presenza per me è vitale >> il fiato caldo del sussurro delle sue parole si infrange sulle mie labbra, schiudo la bocca sinceramente colpita dalle sue dolci parole. Incapace di trovare una risposta mi getto su di lui facendo scontrare le nostre labbra, spingo il mio corpo sul suo cingendogli il collo sulle braccia e finendo seduta sulla sue gambe. A sua volta lui mi cinge la vita e ci baciamo, lentamente, intensamente, passionalmente. Restiamo stretti l’un l’altra continuando ad assaporare quel bacio così profondo. Gli accarezzo la guancia destra e sento le sue mani posarsi sui miei fianchi sotto la felpa blu, le sue mani sono fredde ed oltre ai soliti brividi che riesce a emanarmi il suo tocco, mi fa venire anche la pelle d’oca. Con estrema lentezza, senza voglia ci separiamo ma le nostre fronti si uniscono << Credo…che dovremmo tornare a casa… >> << Sì…lo credo anche io >> acconsento ma successivamente avvicino ancora le mie labbra alle sue per poter avere ancora un altro bacio, per poter provare ancora quelle emozioni che solo Jorge Blanco riesce a scatenarmi. Restammo lì per qualche minuto fino a quando non decidemmo che era davvero il momento di tornare a casa, così svogliatamente tornai al mio posto e lui mise in moto.
Il giorno seguente a scuola mi ritrovai nuovamente a pensare a venerdì, sono le 11:00, venerdì, a quest’ora mancheranno solo 15 minuti al fatidico incontro << Sweety! >> adesso anche vicino all’armadietto viene a spaventarmi questo troglodita << Porca miseria Jorge! Ti ho già detto che non puoi fare così! >> << Scusa, ti ho vista molto sovrappensiero >> << Già! Proprio per questo non puoi fare così! >> << Okay! Rilassati, so a cosa stai pensando >> << Ah sì? >> << Sì, non ci vuole un genio per capirlo >> << E a cosa sto pensando? >> << Alla stessa cosa a cui stavi pensando ieri prima che io ti distrassi portandoti a pattinare >> lo guardo senza dire nulla sapendo che ha ragione. Mi conosce così bene? Allora ieri mi ha portato in giro apposta per farmi distrarre << Hey! Che fate? >> Lodovica si avvicina a noi, accanto a lei c’è Diego che le cinge il collo con il braccio sinistro e poco dietro Fran e Cande mano nella mano. << Sto dicendo a Tini che non può saltare l’ora di educazione fisica fingendo che le faccia male lo stomaco >> guardo Jorge a bocca aperta sia per la velocità con cui ha inventato la “palla” sia per la “palla” che ha inventato << Jorge ha ragione pappamolle, e poi un po’ di sport ti farà bene alla salute >> faccio una smorfia a mio fratello e lui ride, tuttavia era vero, nella prossima ora ci sarebbe stata educazione fisica, andammo a prenderci un caffè tutti al bar per poi sentire il suono della campanella << Uffaaaa che noia! >> protesta la mia amica << Almeno voi non dovrete sorbirvi la professoressa Fisher >> dice Cande << Sì appunto! >> mio cugino la sostiene << Chi? >> domanda ancora Lodo << Fidati, non vuoi saperlo >> a risponderle è mio fratello. Lodovica scolla le spalle per poi gettarsi tra le braccia di Diego e baciarlo senza alcun contegno, sì ripeto, senza alcun contegno, qui in mezzo al corridoio. << Diego dobbiamo andarcene >> lo avvisa Jorge, mio cugino gli fa segno con la mano di allontanarsi e poi sbatte Lodo contro l’armadietto ma suppongo che abbiano solo fatto un enorme chiasso senza farsi male. << Lodovica? >> la chiamo ma mi ignora. Francisco e Jorge si lanciano uno sguardo e poi sospirano << Andiamo Romeo! >> dicono all’unisono, poi afferrano le braccia di Diego allontanandolo con la forza da Lodovica << Oh ma dai! Lasciatemi in pace!!! >> mentre Diego si lamentava, Lodovica lo saluta muovendo le dita della mano destra e sorridendogli, le presi il polso e trascinai anche lei con me verso la palestra. Ancora una volta quel pomeriggio la porta della mia stanza viene aperta senza avviso << Dannazione! Mi vuoi spiegare qual è il tuo problema con le porte?! >> mi alzo di scatto in piedi voltandomi, sapendo già chi mi sarei trovata davanti << Ehm…nessuno? Tu che problema hai con il cervello invece? >> ma mi sbagliavo perché questa volta non era Jorge ma mio fratello, Francisco. Gli faccio una smorfia e poi gli dico << Fran!!! Non sai bussare? >> << Non ricordo che tu abbia mai bussato prima di entrare in camera mia o in quella di chiunque altro >> lo guardo male << Che vuoi? >> << Stiamo andando tutti a prenderci un gelato, vieni? >> << Per “tutti” intendi voi tre? >> domando facendo le virgolette con le dita << No, andiamo a prendere anche Cande e Lodo >> << Mmm…okay >>. Così anche quella giornata trascorse tranquilla e piacevole, tuttavia la sera a letto, rimproverai Jorge perché non mi aveva dato lezioni di guida, si è giustificato dicendo “non potevo dire di no a Fran e Diego” Aha. Beh gli ho fatto promettere di rimediare domani, sì o sì.
E così eccoci qui, alle 16:34 in un parcheggio deserto. Mi sentivo euforica, avevo già preso qualche lezione di guida in Messico, con mio zio, ma avevo deciso di fare un piccolo scherzo a Jorge dato che sto aspettando questa lezione da una vita. << Prima di partire devi metterlo a folle >> << Capito >> dico togliendo il freno a mano << Adesso schiaccia la frizione e metti la prima >> faccio come mi ha detto e allo stesso tempo schiaccio anche l’acceleratore fino in fondo sentendo il rombo del motore << NO MARTINA FERMA! >> ho continuato a tenere il piede sulla frizione in modo che la macchina non partisse, ho tolto il piede dall’acceleratore e poi ho guardato Jorge innocentemente << Che c’è? >> << Che c’è?! Martina se non avessi tenuto il piede sulla frizione ci saremmo schiantati sul muro! Lo sai? >> << Oh…beh ora lo so >> Jorge è visibilmente teso e meno male che non abbiamo preso né la Ferrari né l’R8. Non sono una pilota esperta ma pur essendo una principiante me la cavo abbastanza bene. << Riproviamo okay? Con calma! Non devi mai schiacciare in quel modo l’acceleratore, intesi? >> << Aha >>. Jorge deglutisce e io decido di dimostrargli quello che si fare. Metto in moto la macchina, questa volta per bene e la faccio partire << Brava, così. Te la stai cavando bene >> << Uomo di poca fede >> << Ti ricordo che fino a cinque secondi fa stavamo per andare a sbattere contro un muro >> << Davvero Jorge? Davvero? >> lo dico con un tono ironico per fargli capire che lo stavo e lo sto prendendo in giro << Sì certo che…aspetta un attimo. Non dirmi che… >> << Però…sei tanto bello quanto sveglio eh >> << Tu sei una piccola… >> << Una piccola COSA? >> lo interrompo con tono minaccioso << Peste. Sei una piccola peste >> << Un pochino ma hey te la sei cercata >> << Va bene forse un pochino >> un pochino eh? Accelero quanto basta per costringerlo a poggiare lo schienale sul sedile << No no! Martina! Molto! Ma rallenta ti prego! La macchina!!! >> rido e faccio come ha detto, è una bella sensazione avere il potere tra le mani. << Povera auto, cosa sta sopportando >> << Nulla paragonato a quello che sopporterai tu se continui così >> lo minaccio guardandolo con la coda dell’occhio e finalmente mi lascia guidare in pace.
Il giorno seguente. Venerdì. Finalmente eravamo arrivati al fatidico giorno. Sono tesa da quando ho aperto gli occhi e purtroppo credo di non essere riuscita a nasconderlo molto bene. << Insisto. Tini devi andare a casa, chiama Jorge, sono sicura che verrà >> insiste Lodo, sono le 10:57 quindi decido di fingere di accettare la sua proposta << Sì hai ragione, gli mando un sms >>. Appena suona la campanella prendo il cellulare uscendo dall’aula e fingo di mandare un messaggio a Jorge. Saluto Lodo e mi dirigo verso la biblioteca. Sono quasi arrivata quando sento qualcuno chiamarmi << Sweety! >> mi volto verso Jorge che mi sta correndo in contro << Jorge! Che cosa ci fai tu qui?! Avevamo detto che… >> << Lo so! Ma ti prego fammi restare qui fuori, non darò fastidio lo giuro! >> << Jorge ti ho già detto che io non… >> << TU no. Io sì però. Io ho bisogno di saperti al sicuro, fallo per me. >> sospiro rassegnata e roteo gli occhi << Non farti riconoscere >> << No! >> sto per entrare in biblioteca ma Jorge mi tira ancora il polso facendomi tornare dinnanzi a lui. << Aspetta! >> << Che c’è? >> << Devi farmi una promessa >> << Quale? >> << Se è Fernando questa storia deve finire. Devi promettermi che farai quello che avresti dovuto fare molto tempo fa Martina, lo devi denunciare >> sgrano gli occhi alle sue parole << Co-cosa?! >> << Sarebbe la cosa più giusta da fare, lui merita di pagare per quello che ha fatto! Tu più di chiunque altro dovresti saperlo e io…io non posso credere che quell’idiota sia ancora a piede libero, ti prego riflettici Sweety >> la campanella suona ancora, segno che sono le 11:15 lancio uno sguardo al corridoio << Va bene ci penserò! >> dico rapidamente per riuscire a tranquillizzare almeno un po’ Jorge e poi cammino a passo svelto in biblioteca. Appena entrata dentro sento qualcosa di familiare nel petto, la paura, l’ansia. Sento l’eco dei miei passi che rimbombano nella biblioteca, scruto attentamente ogni angolo per verificare se c’è qualcuno, vedo qualche studente che parla sottovoce, qualcuno che legge, qualcuno che scrive. Mi avvicino all’enorme finestra, il punto più visibile della biblioteca e mi siedo ad uno dei tavoli, dissimulando prendo il libro di storia dalla mia borsa, poggio i gomiti sul tavolo e fingo di leggere, intanto osservo ossessivamente l’entrata in attesa che l’autore di quel biglietto si faccia vedere.






*Angolo autrice*
I'm back! Yeaaaaaaa vi sono mancata almeno un pochino? Mi dispiace non aver potuto scrivere/postare prima ma insomma scuola go go, poi regali di Natale go go e insomma non ho trovato altro tempo lol. Quindi mi scuso umilmente per l'eccessivo ritardo (per non parlare del ritardo che avrò nel rispondere alle vostre recensioni, assurdo e inammissibile potrete mai perdonarmi? 😭😭😭) comunque spero che il capitolo abbia rimediato almeno un pochino al ritardo...adesso che ci sono le vacanze avrò finalmente il tempo di respirare e rispondere alle vostre recensioni  😍 cercherò di mettermi alla pari quanto prima. Poiii vi anticipo che ho deciso di fare una raccolta di drabble/os basta proprio su questa storia il titolo sarà "SCAUAC. Cosa sarebbe successo se..." in cosa consiste? beh sarete voi a decidere di cosa parlarenna quei capitoli con le vostre recensioni. Il primo capitolo, come richiesto dalla lettrice racconterà la scena del primo bacio (cap 16) raccontata dal punto di vista di Jorge, poi se la cosa vi interessa potrete recensire anche voi con le vostre domande tipo "Cosa sarebbe successo se Sarah non fosse morta" o comunque chiedendomi anche dei pensieri di altri personaggi in una precisa scena, non so è un'idea che mi è venuta lol (magari anche per farmi straperdonare visto che ve lo devo). Come al solito io vi ringrazio con tutto il cuore per essere sempre presenti per me e per la storia ovviamente, non potete capire quanto lo apprezzo e quanto mi rendete felice SEMPRE. Vi ringrazio davvero con tutto il cuore chicas, grazie, già che ci sono vi auguro anche una felice vigilia e Buon Nataleeeeeeeeeeee 😍😍😍 baci a tutte voi! E a prestoooooooo

❤❤💕💕💗💗💘💖💞💝💟
Ps: Non vi ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che fate per me, ma ci tengo al fatto che voi lo sappiate, siete davvero importanti. Baciiii
   
 
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