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Autore: CenereSpada5435    23/12/2014    1 recensioni
cosa sarebbe successo se... beh
dal testo: -Il capitano ci ha appena lasciato, e siamo qui al suo funerale... mi sento un po’ responsabile della sua morte, ma ho fatto le sue ultime volontà,-
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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V
 
 
-Ti hanno sparato... per colpa mia... hai perso sangue tra le mie mani, ti hanno portato in ospedale d’urgenza sull’ambulanza mentre Lenie ti stava sopra e tentava di riuscire dove io avevo  fallito, i battiti si facevano sempre più lievi mentre il respiro cominciava ad affievolirsi... gli occhi chiusi la bocca un po’ aperta nella tua solita espressione di quando pensi... il tragitto sembrava infinito e quando finalmente arriviamo in ospedale smetti di respirare! tanto era il sangue che era colato per tutto il lettino fin sulla ruota, una striscia tra il cremisi ed il vermiglio ti ha accompagnato fino al piano delle sale operatorie, hai scritto anche mentre stavi morendo... poi tutt’a un tratto ti fermi, con un unico, breve, deciso tratto dopo un lunga scia. mi sono sentita svenire! le tempie mi pulsavano mentre la testa mi scoppiava e mi veniva la nausea nel vedere quel vertiginoso rosso in contrapposizione con quel leggero verde acqua di sfondo sul pavimento mentre sentivo i mendici che intimavano di sbrigarsi, che   correvano all’impazzata. abbiamo atteso ore e ore e altre dannatissime ore e poi esce un medico che  dice: l’intervento è riuscito, ha avuto una grave emorragia, un arresto cardiaco ed il polmone sinistro è quasi collassato. tutto si deciderà stanotte, bisogna solo sperare! e tu mi chiedi se sto bene?! no assolutamente non sto bene e soprattutto non sei tu che devi fare questa domanda a me...
la voce a tratti ti muore in gola, le lacrime rigano silenziose il tuo volto e mi rattrista vederti in questo stato
-Perché? perché ti sei messo tra me e...?
un spasmo mi pervade il volto, vorrei abbracciarla, stringerla a me, ma ho paura che se muovessi anche solo un passo se ne andrebbe... ma mi capisce al volo e con uno slancio si precipita tra le mie braccia mentre sfoga la sua frustrazione in un fragoroso pianto
-Non è colpa tua Kate... non pensarci nemmeno per un istante, non permetterei mai a nessuno di farti male e se il mio corpo potrà proteggerti lo farà di nuovo... vuoi una motivazione?
le sussurro stringendola a me mentre si sprigiona un mite tepore in contrasto con il freddo ricordo al quale vado sottoponendola
-Ricordi cosa ti dissi nella cella frigorifera? io ci sono, e ci sarò in ogni momento per te... Always
 
Rimaniamo cosi, per non so quanto tempo, mentre i battiti dei nostri cuori si uniscono insieme ai leggeri e caldi respiri in una sincronia nuova, perfetta...
-Ti va di parlarne?
chiede lei con un po’ di timore, sperando forse di non aver toccato un tasto dolente
-Certo
entriamo in camera, mentre sistemo il letto, reduce di uno dei miei attacchi di panico, lei chiude la porta, isolando la stanza per renderla più anonima e più accogliente... non vi è luce, solo quella che può entrare dalla finestra e dal corridoio, e non mi dispiace, poiché lascia alla stanza ancor più riservatezza... mi infilo sotto le coperte,  tolgo il cuscino, un po’ umido di sudore, e mi metto a sedere con la schiena poggiata al muro, e la guardo, mani unite lasciate a penzoloni di fronte al ventre, viso rivolto verso il pavimento, mentre si mordicchia il labbro inferiore cammina lentamente formando un percorso che solo lei conosce, pesando i passi... in un moto di imbarazzo...
-Hai freddo?
le chiedo destandola forse da un mare di pensieri... mi osserva incuriosita ed io con un gesto semplice mi sposto in un angolo del letto e tolgo le coperte all’angolo vuoto, invitandola a farmi compagnia e a riscaldarsi tiepidamente... fa un cenno di assenso mentre con un lieve sorriso si avvicina, sedendosi sul letto e togliendosi gli stivali con i soliti, vertiginosi, affascinanti ed accattivanti tacchi alti che slanciano la sua gia perfetta figura, si siede accanto a me e si porta le coperta fin sopra le gambe, adesso anche lei mi guarda e ci perdiamo, per un lungo, stupendo attimo l’uno nell’altra... poi con estrema cautela e serenità le chiedo
-Da dove vogliamo cominciare?
mi guarda pensierosa, sicuramente sono molte le domande a cui vuole sottopormi, ad esempio cosa ricordo, o come sto... sta facendo un discernimento sulle domande più rilevanti, come prima di ogni interrogatorio e a questo pensiero sorrido ampiamente, cosa che a lei non sfugge e che non perde occasione di chiarire
-Perché ridi?
-Davvero non pensavo la tua prima domanda fosse “perché ridi”!
ribatto divertito sviando la domanda cosi da non dare una risposta che potesse metterla in imbarazzo, ma mi conosce da molto tempo ed è gia arrivata alla vera motivazione
-Si, sei sotto interrogatorio “partner”!
mi dice ridendo anche lei... vorrei negare... ma una fitta al cuore al sentire quella parola mi pervade e riesco solo a mimare un bieco sorriso mentre sposto lo sguardo verso le coperte...
-Bene detective, chieda pure
continuo subito dopo riprendendomi
un leggero imbarazzato silenzio si era di nuovo impossessato dell’aria, mentre lei si tortura le mani, per poi voltarsi sicura verso di me e chiedermi
-Come stai?
aspetto qualche secondo valutando una risposta
-Sto bene, davvero... certo qui comincio ad annoiarmi, e non vedo l’ora di tornare al distretto ma meglio se prima guarisco no? altrimenti chi vi caccia nei guai? le ferite non fanno malissimo, quella alla mano neanche la sentivo all’inizio...
mi guarda felice di sapere che mi sto riprendendo
ma un velo di tristezza s’impossessa del suo stupendo viso
-E qui... qui come stai?
mi chiede guardandomi seria negl’occhi mentre con l’indice della mano destra mi tocca leggermente la fronte, alludendo alla spiacevole situazione a cui ha assistito prima
-Non ti preoccupare
le sorrido
-Non ti preoccupare?! quello aveva tutta l’aria di essere un attacco di panico!
quasi mi urla sorpresa della mia non curanza sulla situazione, abbasso lo sguardo sempre con un leggero sorriso sulle labbra... la sento sospirare piano, una sensazione di profondo dispiacere mi attanaglia da quando ha detto “partner”... forse mi sono illuso, non mi ama, mi considera solo un collega degno di fiducia e rispetto... forse me l’ha detto, quando ero per terra inerme, solo per non farmi sentire abbandonato o per darmi un qualcosa a cui attaccarmi... non lo so ma resta il fatto che in questo momento devo uscire momentaneamente da questa spirale depressiva... il tempo scorre, e l’ormai di casa silenzioso imbarazzo la fa da padrone... la guardo mentre torna a torturarsi le mani ed a mordersi il labbro inferiore, semi-nascosta dai suoi soffici e stupendi capelli
-Cosa... cosa ricordi dell’accaduto
chiede con voce tremante dopo essere tornata, per un secondo, a guardarmi negl’occhi
-Tutto
dico in un momento di sollevatezza emotiva, con un sorriso mentre mi perdo nei ricordi, stupendi e terribili di quegl’istanti...
I secondi si bloccano e con loro il suo respiro, il suo cuore perde un battito, mentre con velocità inaudita si volta verso di me, con un’espressione mista tra il felice, il dispiaciuto, lo speranzoso ed il disperato... al contempo sollevata ed in un qual modo depressa... forse anche impaurita.
-All’inizio era tutto confuso, ma piano piano le immagini che prima vedevo sfocate, i suoni che prima non riuscivo a ricordare si sono rivelati, in tutta la loro maestosa stupefacenza... ricordo il vento secco fermarsi, il sole caldo sulla pelle... un momento unico, fantastico, in cui sento la vita, la vita in tutto ciò che ci circonda... ho visto te, mi sono perso nei tuoi occhi, mi hanno catturato e sono rimasto lì finche un bagliore di terrore non ti ha attraversato... ricordo lo sparo, la pallottola, la paura ed il dolore... ma soprattutto...
 
mi fermo, c’è qualcosa che non mi fa andare avanti, qualcosa che forse per associazione di idee scatena in me una paura che desta i miei sensi, le iridi si allargano, sento freddo e ricomincio a tremare, spalanco gli occhi... ne sono immerso dentro... ma un leggero tocco caldo, richiama la mia più totale attenzione... mi hai posato delicatamente una mano sulla gamba sinistra, mentre mi osservi leggermente preoccupata... chiudo gli occhi e tiro un sospiro per poi tornare a guardarti
-Il buio... ricordo il buio, non sapevo come ci ero arrivato, in quell’abisso totale, non vi era nulla tranne che dei fogli ed una matita... ed ho deciso di scrivere... la matita si consumava e lasciavo in quel tratto caldo la mia esistenza... i fogli non terminavano, la grafite non cambiava... solo la lunghezza, di quel leggero bastoncino variava.. e fu solo quando finì quest’ultimo che finì anche il materiale su cui scrivere, ho cominciato ad aver sonno... oh dio... faceva freddo e avevo paura che tu stessi in pericolo... poi mi sono addormentato.
 
Mi osservi, perplessa e preoccupata, mentre passi la mano lentamente dal ginocchio sul braccio fino ad unirla in una leggera stretta alla mia, come un gesto istintivo, di cui necessitiamo, ma ben pesato nelle nostre coscienze... ma per te sono solo un collega, giusto?
Ti sento stringere quel contatto, ti osservo e vedo lacrime di disperazione sul tuo volto presentarsi prepotenti ed insensibili al tuo dolore, mentre dopo un veloce respiro assottigli le labbra come per trattenere le parole...
-Quanto... quanto ho avuto paura di perderti!
infine scoppi, liberandoti.




parole dello scrittore:
Buona sera/giorno a tutti!  finalmente aggiorno, ho avuto non pochi problemi a completare il capitolo... avete presente quando hai il blocco inverso dello scrittore? ovvero che non è che non scrivi, o che non hai idee o ispirazione... è che ne hai troppe e cominci a pensare a storie e storie, abbozzando titoli e frasi, prendendo appunti e documentandoti.
Detto questo spero il capitolo vi piaccia, auguri e buone feste.
 
   
 
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