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Autore: ValeDowney    24/12/2014    2 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love

 
 
 
Capitolo V: Il Patto del Cappello - Prima Parte

 
“Henry, sei proprio tu?!” disse stupita Rose, mentre guardava il suo migliore amico, con zainetto sulle spalle, appena uscito da quel maggiolone giallo.
“Sembri sorpresa di vedermi” disse Henry. Rose non disse altro e gli si fiondò addosso, abbracciandolo forte. Poi si staccò e, fissandolo in viso, gli disse: “Ma cosa ti è saltato in mente?! Tutti in città erano preoccupati per te!”
“Anche mia madre?” domandò Henry.
“Che tu ci creda o no, anche lei. Era isterica – non che non lo sia mai stata, ma ha chiamato qualunque autorità locale per ritrovarti. Ma dove eri finito?” disse Rose.
“Ti ricordi quando ti avevo detto che ero stato adottato? E che sapevo dove viveva la mia vera mamma?” chiese Henry.
“A quanto pare ti eri dimenticato che ti avevo detto di farti andar via dalla testa qualunque cosa stupida avessi in mente” rispose Rose.
“Invece non si è trattata di una cosa stupida, perché l’ho trovata” disse Henry e si aprì la portiera dalla parte del guidatore. Dalla macchina uscì un’altra persona. Si trattava di una donna bionda e dagli occhi azzurri. Le bambine la guardarono sorprese.
“Vi presento Emma Swan” disse Henry.
“Piacere” disse semplicemente Emma guardando le bambine.
“Scusaci solo un attimo” disse Rose e, dopo aver preso Henry da una parte, aggiunse domandandogli: “Ti rendi conto di quello che hai fatto?”
“Ho ritrovato la mia vera mamma e lei ha acconsentito a venire con me” rispose Henry.
“Scusa se te lo dico, ma ti credevo più sveglio di Lucy. Non sai in che pasticcio ti sei andato a ficcare” disse Rose.
“Ma è lei. È lei quella di cui gli abitanti di Storybrooke hanno bisogno” disse Henry. Rose lo guardò stranamente. Quindi Henry aggiunse: “Il libro, Rose.”
“Il libro di favole?! Henry, è solo un libro per bambini e magari scritto da uno che non aveva altro di bello da fare” disse Rose.
“Perché non vuoi credermi? Pensavo fossi amica mia” disse Henry.
“È vero, scusami, ma faccio ancora fatica a credere che la tua mamma biologica provenga dalle favole. Oppure potrebbe essere riccioli d’oro” disse Rose.
“No, è qualcun altro di migliore. È la Salvatrice” disse Henry. Rose rimase muta mentre ritornava accanto a Paige. Guardò Emma dicendole: “Allora benvenuta a Storybrooke.”
“Grazie. Ma vorrei tanto sapere che cosa ci fanno due bambine piccole – e una volpe – in giro a quest’ora e ai margini della foresta” disse Emma. Rose e Paige si guardarono. Poi riguardarono Emma e Rose le chiese: “Ha mai fatto una passeggiata per schiarirsi le idee?”
“Boston non è proprio la città ideale dove fare una passeggiata notturna e schiarirsi le idee. Comunque non dovreste aggirarvi da sole: i vostri genitori potrebbero essere molto preoccupati. Meglio che vi riaccompagni a casa” spiegò Emma e spostò in avanti il sedile del guidatore.
“Ehm… veramente noi avevamo altro in mente, quindi se non le dispiace, Signorina Swan, vorremmo stare qua” disse Rose. Excalibur salì sul sedile posteriore. Emma la guardò stupita dicendo: “A quanto pare, questa volpe la pensa diversamente da voi.”
“Oh, non faccia caso a lei. Ama le cose nuove” disse Rose.
“Salite in macchina prima che cambi idea e chiami la polizia” disse Emma. Dopo che anche Rose e Paige furono salite sul sedile di retro, rimise il sedile al proprio posto. Poi guardò Henry dicendogli: “Ok, ragazzino. Anche tu”. Henry si limitò a sorridere e salire dalla parte del passeggero. Poi anche Emma salì. Chiuse la portiera e, dopo aver avviato la macchina, partì.
All’inizio, il viaggio fu silenzioso, poi Emma domandò: “Allora ditemi veramente del perché vi trovavate al confine della città e, forse, chiuderò un occhio con la polizia.”
“Come mai continua a parlare della polizia? È sua amica?” chiese Rose.
“Io e la polizia non siamo mai andate molto d’accordo. Diciamo solo che non voglio che finiate nei guai” rispose Emma.
“Non si preoccupi. Secondo mio padre i guai vanno molto d’accordo con me” disse Rose.
Emma la guardò tramite lo specchietto retrovisore, poi spostò lo sguardo su Paige e le domandò: “E tu non dici nulla?” Ma Paige non rispose, quindi Emma aggiunse: “Non sembri una di molte parole.”
Excalibur sbucò accanto a Emma, tenendo una zampa appoggiata contro il sedile, e l’annusò. Emma si fece un po’ da parte, poi disse, guardandola di sfuggita: “Sei una volpe o un cane? Smettila di annusarmi” ed Excalibur ritornò seduta tra le due bambine.
“Paige è come te” disse Henry guardando Emma. Emma lo guardò chiedendogli: “Cosa intendi?”
“Me lo hai detto tu che sei stata adottata, ma che passavi di famiglia in famiglia perché non ti piaceva fermarti in un luogo per molto” rispose Henry.
“E tu come lo sai che Paige è stata adottata?” domandò Rose. Henry la guardò, rispondendole: “Be', tutti a Storybrooke lo sanno ed è strano che tu non lo sappia, visto chi è tuo padre.”
“Guarda che lo sapevo, visto che è stata proprio Paige a dirmelo” disse Rose.
“Cosa mi sono perso mentre non c’ero?” chiese Henry.
“Non ti saresti perso nulla se non te ne fosti andato” rispose Rose.
“Me ne sono andato per una valida ragione” disse Henry.
“Che potevi anche evitare” disse Rose.
“Ehi ehi, ragazzini, smettetela di litigare” disse Emma.
“Non stiamo litigando” dissero insieme Henry e Rose. Paige se ne stava zitta ed Excalibur si strusciò contro quest’ultima. Emma le guardò dallo specchietto retrovisore per poi dire: “Sembra che la volpe abbia simpatia per la bimba senza parola.”
“Si chiama Paige. Per sua informazione, Signorina Swan, Excalibur ha simpatia per chiunque non lavori per la polizia. Per chi si fa i propri affari e soprattutto chi non importuna chi si prende cura di lei” spiegò Rose.
“Vuoi sempre avere ragione tu, vero?” disse Emma.
“Voglio solo farle capire di non giudicare mai un libro dalla copertina. Prima bisogna conoscere bene le persone e poi, solo a quel punto, giudicare” spiegò Rose. Emma non disse nulla. Quella bambina sembrava saperne sempre una in più del diavolo ed era anche molto testona.
Poco dopo arrivarono nel centro di Storybrooke. Emma fermò la macchina e scese, così come anche i bambini ed Excalibur. “Ecco, ci siamo. Capolinea. Ora chi porto a casa per primo? Forse la bambina muta.”
“Io non ci voglio ritornare a casa” replicò Paige.
“Ma allora parli” disse Emma guardandola.
“Ho detto anche io la stessa identica cosa” disse Rose. Emma la guardò dicendo: “Allora porto a casa te.”
“Ehm… preferisco aspettare che riporti a casa Henry. E poi, voi due avrete anche un sacco di cose da raccontarvi. Insomma, non è da tutti i giorni che la madre biologica ritrovi il figlio che non aveva voluto tenere” disse Rose.
“Grazie, ma detta così non l’avevo ancora sentito” disse Emma. Senza dire nulla, Paige se ne corse via.
“Ehi, dove vai?! Fermati!” disse Emma, cercando di seguirla.
“La lasci andare. È un’impresa inseguirla. Quando l’ho fatto io mi è quasi mancato il fiato e ho quasi dieci anni” disse Rose. Emma la guardò dicendole: “Non sono vecchia, se è quello che intendi.”
“E' lei che lo sta dicendo, mica io” disse Rose, guardandola a sua volta. Anche Excalibur corse dietro a Paige.
“Ecco che se ne va anche la volpe. Ma cos'hanno tutti in questa cittadina?” disse Emma, guardando la volpe andarsene.
“Rose ha ragione. Potresti portare a casa me visto anche che non abito molto lontano da qua” disse Henry.
“Perfetto, così io posso togliere il disturbo” disse Rose e stava per andarsene quando Emma la bloccò per il colletto della giacca dicendo: “Oh no, tu non vai da nessuna parte. Dopo Henry, riporterò a casa te.”
“Ma non troverà nessuno a casa, e io non ho nemmeno la chiave per entrare” mentì Rose, guardandola.
“E scommetto che i tuoi genitori non sanno che sei qua fuori da sola, vero?” domandò Emma.
“Giusto. È bravissima a indovinare, lo sa?” rispose sorridendo Rose, ma il suo sorriso scomparve quando Emma la guardò malamente.
In quel momento, i tre vennero raggiunti dal Dottor Hopper insieme al suo cane Pongo, che, vedendoli, chiese loro: “Henry? Rose? Che cosa ci fate fuori a quest’ora?”
“Stavamo facendo una passeggiata” mentì Rose, guardandolo.
“Lo sai benissimo che tuo padre non vuole che te ne vada in giro a quest’ora e da sola” disse il Dottor Hopper.
“Ma io non sono da sola. Ci sono Henry e questa signorina qua” disse Rose.
“È mia madre, Archie” disse Henry.
“Oh” disse semplicemente il Dottor Hopper guardando Emma.
“Posso andare o no?” chiese Rose, guardando Emma che, guardandola a sua volta a braccia incrociate, rispose: “Tu non vai da nessuna parte. Sei proprio una peste.” Rose le fece la linguaccia.
“Non sei venuto alle nostre sedute” disse Archie.
“Giusto. Mi ero dimenticato di dirti che ero andato a una gita” mentì Henry.
“Davvero?! Strano, perché dovremmo essere andati in posti diversi, allora” disse Rose e Henry le lanciò un’occhiataccia, ma entrambi riguardarono avanti, quando Archie, abbassandosi, spiegò: “Cosa ti ho detto a proposito delle bugie? Cedere al lato oscuro non porta mai a niente.” Poi guardò Rose e concluse: “E anche tu, Rose.”
“Ma ho detto la verità” disse Rose.
“Guarda che ti cresce il naso come Pinocchio. Poi tuo padre si arrabbierà” disse Henry. Rose lo guardò senza dire nulla.
“Ok, si è fatto tardi e per questi due ragazzini è venuto il momento di ritornare a casa. Dove abita… ehm…” disse Emma non sapendo il nome di Henry.
“Henry” l’aiutò Rose.
“Sì, Henry” disse Emma.
“A Mifflin Street. La casa del Sindaco è la più grande di tutte. Non può sbagliare” spiegò Archie.
“Non mi avevi detto che eri il figlio del Sindaco” disse Emma guardando Henry, che aveva lo sguardo abbassato.
“Forse non era una cosa importante” disse Rose.
“Be', meglio che vada anche io. Mi raccomando voi due, cercate di stare fuori dai guai” disse Archie, indicando Henry e Rose. Poi, con il suo fedele cane, se ne andò.
“Bene. E ora ritornate entrambi in macchina che vi riporto a casa, anche se per te ancora non so dove abiti” disse Emma guardando Rose, la quale disse: “Ho una proposta migliore. Perché non andiamo a cercare Paige?”
“Stranamente sono sempre in disaccordo con le tue proposte” disse Emma.
“Paige starà bene. Excalibur è con lei” disse Henry, guardando l’amica.
“Excalibur sarebbe quell’animale che è corso dietro alla bambina? Strano nome…” disse Emma, ma Henry e Rose terminarono la frase per lei: “… per una volpe.”
“Sì, in tanti lo dicono. Allora, andiamo a cercarla?” domandò Rose.
“Hai sentito cosa ha detto Henry, no? Starà bene, anche se sono ancora poco convinta come una volpe possa farla star bene” rispose Emma.

 
Foresta Incantata

 
Tremotino ed Excalibur stavano camminando per la foresta. Su ordine del Signore Oscuro, il Cavaliere Nero era rimasto al castello per proteggerlo da qualunque intruso.
“Speriamo di trovare qualcosa di interessante. La mia collezione di oggetti ha bisogno di qualcosa di nuovo” disse Tremotino quando Excalibur drizzò le orecchie e incominciò ad annusare.
“Ottimo, amica mia. Vedo che il tuo fiuto per la magia funziona sempre. Ora conducimi dal prezioso oggetto” disse Tremotino, e il cucciolo di volpe corse nella direzione della traccia. Il Signore Oscuro la seguì.
Poco dopo arrivarono a destinazione. Davanti a loro c'era una casetta in legno alquanto malandata.
“Ti ho appena fatto i complimenti per il tuo fiuto magico e tu mi porti in questa orribile casetta! Non ci siamo proprio, amica mia!” esclamò Tremotino.
Excalibur lo guardò abbassando le orecchie ed emettendo dei versetti. Tremotino la guardò a sua volta e disse: “Smettila di farmi quello sguardo. Lo sai che non sopporto quando mi supplichi così, ma sai anche tu sei l’unica che può farlo. Quindi direi di dare un’occhiata veloce e, se non troviamo nulla, andremo a cercare da un’altra parte”. Si incamminarono verso la casetta.
Con un solo gesto della mano, Tremotino aprì magicamente la porta. La prima a entrare fu Excalibur, che subito annusò intorno. Successivamente anche Tremotino entrò.
Passò un dito su un mobile. Poi se lo guardò, dicendo: “Chiunque viva qua dentro, non deve essere un amante delle pulizie. Che gente scansafatiche c’è in giro. Io almeno non sono così e il mio castello è molto pulito.”
Excalibur continuava ad annusare a terra quando il suo muso andò a sbattere contro qualcosa. Alzò lo sguardo per vedere cosa fosse. Si trattava di un coniglietto di peluche. Lo prese con la bocca e andò accanto al padrone. Tremotino abbassò lo sguardo e chiese: “Che cosa hai trovato?” e prese il peluche dalla bocca della volpe. Lo osservò per poi dire: “Non me ne faccio nulla di questo coniglio spelacchiato. Puoi tenerlo tu e giocarci quanto vuoi. E ora andiamocene da questo posto. Abbiamo già sprecato troppo tempo” E, dopo aver gettato a terra il peluche, uscì dalla casetta.
Excalibur si avvicinò al coniglietto e, dopo averlo preso in bocca, seguì il padrone. Stavano camminando, quando il cucciolo di volpe si fermò, drizzando le orecchie. Aveva sentito qualcosa. Quindi si voltò e si incamminò in una direzione diversa, mentre Tremotino continuò per la sua strada senza accorgersi minimamente che la sua volpe non lo stava più seguendo.
Excalibur zampettava lentamente, cercando di fare il meno rumore possibile, ma appena si fermò tra due alberi, su una piccola collina, drizzò le orecchie nel vedere una bambina, che indossava un mantello con cappuccio sulla testa, camminare nella sua direzione. Appena mise una zampetta avanti, però, calpestando le foglie secche a terra, la bambina si fermò. Alzò lo sguardo e rimase senza parole. Excalibur la guardò a sua volta, senza muoversi. Fu però la bambina a fare qualche passo avanti e dire: “Ciao. Vieni, non ti farò del male” poi notò che quel cucciolo di volpe teneva in bocca qualcosa. Quindi aggiunse dicendo: “Ehi, ma quello è il mio coniglietto di peluche. Lo hai rubato!” Excalibur si voltò, incominciando a correre. La bambina, di conseguenza, gli corse dietro.
Il cucciolo di volpe continuava a correre. “Fermati! Quel peluche me lo ha regalato il mio papà. Ti prego, ridammelo” disse la bambina, quando cadde su qualcosa. Excalibur si fermò qualche passo avanti a lei, voltandosi a guardarla.
La bambina, ancora distesa a terra, voltò lo sguardo, notando che aveva il piede bloccato dentro a una trappola. Urlò dal forte dolore. Probabilmente qualcuno l’aveva sentita, ma fatto stava che nessuno accorse. Si sedette e cercò si aprire la trappola, ma non ci riusciva. Incominciò a guardarsi intorno impaurita e non sapendo cosa fare. Incominciò anche ad aver molto paura e il piede le faceva molto male. Gli occhi le divennero lucidi. Notò anche che il piede incominciò a sanguinarle. Pensava che sarebbe morta e tutto perché aveva rincorso un cucciolo di volpe. Stava per mettersi a piangere e gridare cercando aiuto, quando sentì dei versetti e vide il cucciolo di volpe, con peluche sempre in bocca, accanto a lei.
“Non sei obbligata a starmi accanto. Puoi anche andartene” disse la bambina abbassando lo sguardo, ma Excalibur lasciò andare il peluche, facendoglielo cadere accanto. La bambina guardò il coniglietto, poi lo prese tra le mani e lo strinse forte al petto. Poi riguardò il cucciolo di volpe che la guardava a sua volta.
“Tu non sei cattiva, vero? Volevi solo giocare” disse la bambina, ed Excalibur emise dei versetti. La bambina allungò una mano, ma il cucciolo di volpe ritrasse la testa.
“Non voglio farti del male, ma molto probabilmente non ti fidi degli umani. Il mio papà dice che ci sono dei cacciatori che uccidono delle volpi non tanto per mangiarsele o portarle ai potenti, ma soprattutto per farci delle calde e morbide pellicce. Hai dei genitori? O anche loro, come la mia mamma, sono morti?” Excalibur la guardò per poi muovere il suo muso verso il piede della bambina ancora incastrato nella trappola.
La bambina la guardò e, quando il cucciolo di volpe allontanò il muso, notò che c’era della polvere dorata sulla scarpa e che la ferita era magicamente guarita. Poi Excalibur la guardò e la bambina le disse: “Sai, mi sembra di non sentire più dolore. Forse il tocco del tuo naso l’ha fatto andare via. Però non so ancora come liberare il piede” e il cucciolo di volpe se ne corse via. La bambina la guardò tristemente.
Passò un po’ di tempo prima che la bambina sentisse dei passi. Alzò lo sguardo – perché si era un po’ addormentata, per vedere Excalibur correre verso di lei. Dietro c'era però qualcun altro e più questo qualcun altro si avvicinava e più la bambina tremava di paura. Il cucciolo di volpe si fermò accanto a lei insieme a questo qualcun altro.
“Lei è… è… il Signore Oscuro” disse tremando la bambina.
“Orsù, piccola, non devi avere paura di me. Dopotutto, non abbiamo ancora fatto un patto e chi non fa patti con il sottoscritto, non deve temermi” disse Tremotino.
“Un patto?!” disse stupita la bambina.
“Un animaletto dalla pelliccia rossa e bianca mi ha detto che eri in pericolo e così sono accorso in tuo aiuto. Queste trappole non sono fatte per giocare” disse Tremotino, mentre guardava la trappola.
“Sono caduta mentre…” iniziò col dire la bambina. Poi spostò lo sguardo su Excalibur. Se quel cucciolo di volpe aveva portato lì il Signore Oscuro, allora voleva dire che lo conosceva e, se lei le avesse dato la colpa, il suo padrone si sarebbe arrabbiato. Quindi preferì mentire: “…stavo rincorrendo uno scoiattolo” finì la frase riguardandolo.
Tremotino sorrise. Sapeva che quella bambina gli stava mentendo. Lui capiva chi gli mentiva. Però disse: “Capita, quando si corre per i boschi. E poi, si sa che gli scoiattoli sono animali molto astuti e che difficilmente vogliono essere presi.” La bambina pensò che quella descrizione fosse uguale anche per una volpe, ma preferì tenersi questa supposizione per sé.
“Mi vuole veramente aiutare?” domandò la bambina.
“Certo, e poi te l’ho detto anche prima. Ma ti rivelerò un segreto. Lo faccio per la nostra piccola amica” rispose Tremotino e mise una mano sulla testa di Excalibur la quale emise dei versetti.
“Questa volpe è sua?” chiese la bambina.
“Non c’è amica più fedele di Excalibur. L’unica volpe che può vivere nel mio castello e con un fiuto per oggetti portentosi” disse Tremotino.
“Come mai porta il nome di una spada?” domandò la bambina.
“La domanda che dovrai porti è perché sei così fortunata da essere ancora viva, quando potresti essere già finita in qualche gabbia o squartata viva” disse Tremotino, sorridendo maliziosamente.
“Non sono un animale” replicò la bambina.
“Ma la trappola nella quale sei incorsa è per orsi. Per rispondere alla tua domanda che avresti dovuto porti, sei fortunata perché ad Excalibur stai simpatica e per questo motivo, ti aiuterò ma in cambio, voglio qualcosa” disse Tremotino.
“Le do qualunque cosa. Mio padre le darà qualunque cosa” disse la bambina.
“Qualunque cosa?” ripete Tremotino.
“Sì, qualunque cosa lei voglia. Basta solo che mi liberi. Il dolore sta ritornando” disse la bambina.
“Va bene, piccola, ma ti avverto: la fretta fa fare brutte cose” disse Tremotino.
“Non penso possa accadermi di peggio” disse la bambina.
“Di certo non a te” disse Tremotino e fece comparire una pergamena ed una penna d’oca che consegnò entrambe alla bambina la quale firmò nell’apposita riga. La pergamena e la penna d’oca scomparvero e Tremotino, con un solo cenno della mano,  aprì la trappola, liberando il piede.
Mentre la bambina si rialzava in piedi, Tremotino chiese: “Cosa intendevi dire con 'il dolore sta ritornando'?”
“Prima, la sua volpe ha avvicinato il suo naso al mio piede, lasciandoci della polvere dorata. Non so se era stata solo una mia sensazione, mi è sembrato che il dolore fosse scomparso. Ma forse mi sono solo sbagliata” spiegò la bambina. Tremotino la guardò senza dire nulla. Poi abbassò lo sguardo ed Excalibur lo guardò scodinzolando.
In quel momento si vide un uomo correre verso di loro, gridando: “Grace!” ed abbracciò la bambina che disse: “Papà, sto bene.” L’uomo guardò Tremotino e, stringendo forte a sé la figlia, le disse: “E’ il Signore Oscuro. Lo sai di cosa è capace.”
“Lo so, papà, ma mi ha salvata” disse Grace. L’uomo guardò sorpreso Tremotino che, facendo un piccolo inchino, disse: “Tremotino al tuo servizio” e sorrise.
“Grace, non avrai fatto un patto con lui?” domandò l’uomo riguardando la figlia.
“Gli ho detto che tu gli avresti dato qualunque cosa” rispose Grace. L’uomo riguardò Tremotino che disse: “Sei fortunato che la tua piccina sia salva, perché se non fossi arrivato in tempo si sarebbe trovata in qualche rete da cacciatore.”
“Io non ho nulla da darti” disse l’uomo.
“Può prendersi il mio peluche” disse Grace.
“Ma Grace, questo è stato un mio regalo. Ho dovuto vendere l’ultima legna per il camino per prendertelo” disse l’uomo.
“Non mi interessa quel coniglio spelacchiato. Ci avevo già dato un occhio prima, per poi darlo alla mia fedele volpe. Ecco, potete darlo a lei visto che è stata proprio Excalibur a venirmi ad avvertire della bimba in pericolo. Così iniziamo con un piccolo risarcimento” spiegò Tremotino.
“Dico davvero. Tutto ciò che ho è mia figlia e la casa dove viviamo” disse l’uomo.
“Allora ritorniamo a casa vostra e vediamo cosa c’è lì” disse Tremotino.
Poco dopo si ritrovarono nella casetta di Grace e suo padre, il quale disse: “Come può vedere, non ho nulla da offrirle.”
“Mi dici come fai a mantenere tua figlia se non hai nulla?” chiese Tremotino.
“Fabbrico cappelli e raccolgo funghi” rispose l’uomo.
“Interessante... e forse ho trovato ciò che puoi darmi” disse Tremotino sorridendo.
“Vuole dei funghi?” domandò l’uomo.
“No. Voglio un cappello, ma che sia… magico” rispose Tremotino.
“Mi dispiace, ma non ho mai fabbricato cappelli magici” disse l’uomo.
“Be', allora è venuto il momento di iniziare a farli” disse Tremotino e, con un suo cenno delle mani, comparve una nuvola viola che lasciò il posto a un tavolo e vari oggetti per cucire e tagliare. L’uomo e la figlia guardarono ciò che era appena apparso. Riguardarono il Signore Oscuro.
“Glielo ho già detto. Non ho mai fatto un cappello magico” disse l’uomo.
“Non è difficile. Basta solo prenderci la mano. Ma ti do tempo tre giorni” disse Tremotino.
“Tre giorni?!” ripete l’uomo.
“Normalmente a chi fa accordi con qualcuno vengono date quarantott're ore, ma io voglio darti un giorno in più, forse anche per il fatto che la tua bambina sta simpatica alla mia volpe” disse Tremotino.
“Gentile da parte sua” disse sarcasticamente l’uomo.
“E per assicurarmi che svolgerai in tempo il tuo lavoro, Excalibur rimarrà qua ad osservarti, così giocherà anche con la tua piccina e non avrai nessuno a disturbarti” disse Tremotino.
“E se non ti ubbidirà?” chiese l’uomo.
“Oh, non ti preoccupare. Excalibur mi è molto fedele e sa che disubbidirmi comporterebbe il suo allontanamento per sempre dal mio castello. Ma per star sicuri che nulla andrà storto, ecco la soluzione” rispose Tremotino e fece comparire una specie di ciondolo. Poi si abbassò, chiamando Excalibur a sé, che andò di fronte a lui. Le mise quindi al collo quel ciondolo, aprendolo e rivelando un orologio. Poi, riguardando l’uomo, spiegò:
“L’orologio funzionerà fino allo scoccare della mezzanotte del terzo giorno. Quando finirà, si fermerà e io saprò quando venire. Ah, e c’è un’altra cosa. Ovviamente dovrete anche occuparvi della mia volpe. Dovrete nutrirla a dovere e farla dormire al caldo. Di certo non voglio ritrovarmi con tutta pelliccia e niente volpe.”
“Che cosa mangia?” domandò Grace.
“Piccoli animali. Frutti di bosco. Ma niente topi” rispose Tremotino.
“Meno male. Ci mancavano solo i topi” disse l’uomo.
“Oh, non ti preoccupare. I vermi andranno più che bene” disse ridendo Tremotino e l’uomo lo guardò stranamente. Il Signore Oscuro mise una mano sotto il mento di Excalibur, dicendole: “Il papà starà via per tre giorni, ma tu promettimi che terrai sempre sotto sorveglianza questo cappellaio. Assicurati che svolga il lavoro da me richiesto. Ah, e se vuoi hai anche il permesso di giocare con quel peluche spelacchiato, tanto dopo sarà tuo. E quando ritornerò ce ne ritorneremo entrambi nel nostro bellissimo castello. Ti verrà presto voglia di casa tua, dopo aver passato tre giorni in questa topaia. E se trovi qualche utile oggetto sai cosa fare, mia fedele amica.”
“Non si preoccupi. La sua volpe verrà trattata come un sovrano” disse l’uomo. Tremotino si rialzò in piedi. Lo guardò e disse: “Sarà meglio per voi, altrimenti, quando ritornerò, vi trasformerò in lumache e vi schiaccerò” e scomparve in una nuvola viola.
“Papà, che cosa ci succederà se non riuscirai a fare quel cappello magico entro tre giorni?” chiese Grace.
“Temo che verremo uccisi, ma non permetterò che ti accada ciò, piccola. Farò quel cappello anche a costo di non chiudere occhio per tre notti” disse l’uomo guardando la figlia ed abbracciandola. Excalibur li guardò, sedendosi e muovendo la testa da un lato.






Note dell'autrice: Buon Natale in anticipo. Piccolo regalo prima della festa più magica dell'anno. Prima parte di un nuovo capitolo dove ho voluto descrivere di più dei personaggi poco presenti nella serie ( almeno per quanto riguarda la piccola Paige / Grace) Ovviamente, Rose, Henry e Paige faranno un ottimo trio...combinaguai.

Vi informo anche che ho una folle idea in mente. Un crossover con qualcos'altro di magico che spero funzioni.

Ma veniamo al capitolo. Chi sarà l'uomo misterioso che non ho voluto mettere nome? Sicuramente lo avrete già capito :) Riuscirà a fare entro tre giorni ciò che gli è stato chiesto da Tremotino? E se non ce la farà cosa succederà? E ora che è arrivata la Salvatrice a Storyrbooke le cose cambieranno? Bè ovvio che sì :)

Ringrazio ancora tutti coloro che seguono, recensiscono e seguono "in silenzio". Ringrazio ancora una volta la mia amica "beta reader" Lucia che mi aiuta con la stesura dei capitoli.

Con questo auguro a tutti voi, una dolce e "belle" notte. Augurandovi anche un felice e sereno Natale in compagnia dei vostri cari
 
 
 

 

  
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