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Autore: Giorgia_Farah    24/12/2014    1 recensioni
Alexia vive nel suo mondo fatato, insieme alla famiglia, un ragazzo che ama, degli amici stupendi. Ma il futuro le riserverà eventi al di là di ogni sua aspettativa: con l'arrivo di un fratellastro, un padre che non ha mai conosciuto, la sua vita cambierà. Un misto di avventure, pericoli, passioni, sogni infranti, battaglie e scontri, l'eterna storia di questa giovane vampira sarà un portale che vi porterà in un mondo mai conosciuto.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si svolgeva nel parco-giochi di Solemville il ballo di fine anno scolastico. Era il 10 Settembre 1972. Già gli organizzatori avevano posto le attrazioni dei bambini all’esterno del perimetro alberato del luogo, in modo che anche i più piccoli si divertissero, lasciando l’interno dell’ovale più spazioso per ballare e mangiare alcuni stuzzichini preparati dalle famiglie degli studenti.

Il giorno degli esami fu tranquillo e movimentato, forse perché Alucard era arrivato di sera, tra il mal di pancia per il nervosismo e la voglia di mettermi subito all’opera fui la prima a cominciare e la prima a terminare. Passai con dieci, lo stesso valeva per Mattew e Lilly, Jessica e Hora passarono con nove, Louis con otto come altri della classe. Solo in quattro non passarono l’esame. Ma ormai era fatta, avevamo le vacanze tutte per noi.

Presto ci avrebbero fatto delle domande come, per esempio: Che farai ora che è finita la superiore? Dove lavorerai? Eccetera.…

Nel mio caso avrei tanto desiderato fare la maestra ai bambini, come Lilly aveva intenzione di fare. Oppure avrei aiutato a mamma ( in quanto lei fosse abile nei trattamenti estetici e nelle acconciature sui capelli) ad aprire un centro per bellezza. Dovevo solo imparare da lei o seguire dei corsi approfonditi. Infondo avevo intelligenza anormale, avrei appreso tutto con più facilità e rapidità. Jessica avrebbe seguito dei corsi di abbigliamento, forse avrebbe anche viaggiato. Hora avrebbe aiutato i suoi fratelli con le costruzioni di macchine o riparazioni. Mattew desiderava diventare psicologo o avvocato, cosa che riuscivo a trovarcelo in quell’ambito lavorativo. Louis, invece, gli sarebbe piaciuto diventare insegnante di storia, ma sapevo già che non si sarebbe allontanato da Solemville.

Ognuno con sogni diversi e nuove aspettative, era triste pensare che un giorno ci saremo separati per inseguire i nostri desideri, ma non potevo obbligarli a stare per sempre qui. Li avrei avuti per sempre con me, nel caso ci saremmo trovati uno in posto diverso dall’altro ci saremmo dati appuntamento per organizzare una riunione di amicizia. Anche se ci saremo divisi, non ci saremo mai dimenticati. Lo so, è la fase più dura della vita, ma anche la più giusta.

Il giorno del ballo di fine anno scolastico stavo sfornando dei biscotti alla cioccolata ( i preferiti di Consuelo), mancava poche ore dall’inizio della festa, e la casa era deserta. Letteralmente “deserta” perché teoricamente c’era la mia sorellina che stava schiacciando un pisolino. Quindi era mio dovere non fare rumore in cucina, cosa che mi era facile riuscirci in quanto possedetti dei sensi acutissimi. Ed in più era la prima volta che cucinavo biscotti alla cioccolata quindi ero elettrizzata di sapere come sarebbero venuti una volta assaggiato uno e…Ehm, no, forse era meglio non assaggiare un biscotto. Ne avrei dato uno a Consuelo. Sicuramente, era la cosa migliore, per non rischiare di star male a causa di un attacco di indigestione proprio il giorno del ballo; inoltre non volevo sentire le lamentele di mamma.

Aprii di qualche centimetro il forno per far uscire il fumo ed espandere l’odore nella stanza. Mi sedetti accanto al tavolo, di nuovo concentrata sul giornale. Leggevo degli articoli su case in vendita: se mamma desiderava aprire un centro, e io sarei stata la sua aiutante, era giusto costruirne uno. Poi, chissà, si sarebbe unita anche Jessica nel gruppo in quanto si poteva occupare di abbigliamento.

Tra quelle che leggevo non andavano bene: o erano troppo costosi, oppure l’appartamento troppo piccolo, e di sicuro non piaceva a mamma. Poi svoltando pagina, il terzo indirizzo mi conquisto la sua attenzione. Nella foto c’era impressa una casa abbastanza spaziosa, con cinque o sei stanze, il lato che percorreva l’entrata era costituito da vetrate in modo da far curiosare cosa contenesse al suo interno. Al primo piano c’erano altre stanze, forse più piccole, con un largo balcone. E si trovava a due isolati da casa mia.

Via ForesteIncantate 14 . Solemville.

098-67334287

Mi sembrava ottima come scelta. Strappai la pagina e la cerchiai. Scrissi il numero fisso scritto sotto la via e lo memorizzai sul calendario appeso al muro che di sicuro avrebbe controllato mamma. Mi sentivo pompare il cuore dalla felicità: presto avrei esaudito il desiderio di mamma ( in parte era anche il mio). Fui sul punto di chiedermi perfino cosa avrebbe fatto Consuelo da grande, ma lasciai in sospeso questa domanda per un’altra situazione.

Rimisi a posto le pagine e controllai i biscotti. Erano ancora caldi, con un sapore dolce, anche troppo per il mio naso. Sbuffai, ritornando a leggere il documentario di quella giornata. Non c’era alcunché di interessante: i soliti incidenti stradali, persone innocenti che si sono trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato, ladri scoperti a rubare qualche merce, un uomo gravemente morso da un animale, una coppia…Un momento! Un uomo gravemente morso da un animale? Mi accorsi di essermi completamente pietrificata perché non mi sentii più respirare.

Scivolai immediatamente sul titolo recente e iniziai a leggere.

Clark New oggi in ospedale, condizioni gravi, impronte di morsi sul braccio destro e la spalla sinistra.

Si trovava nel piccolo bosco di Landesland, aveva avvisato la famiglia che sarebbe ritornato presto dalla passeggiata dove molte ore dopo non fece più ritorno. Alcuni ragazzi si accorsero del suo corpo mentre ritornavano da scuola e chiamarono subito il pronto soccorso. Il fatto è accaduto ieri, 6 Settembre 1972, alle 8.13 di sera; ed è tutt’ora in coma. Sua moglie e i suoi figli, parenti inclusi, sono disperati. Molti stanno indagando su quel morso, non c’è da mettere in dubbio che si una Creatura Oscura. Vogliono dichiarare guerra? Si sentono frustrate? Quale dei tanti mostri esistenti può essere la causa di quel morso? Molti sospettano di vampiri, altri licantropi, gnomi, e molte altre creature.

Dalle cure che continuamente vengono apprestate alla vittima, si deduce che il morso è abbastanza doloroso, è capitato alcune volte – come ci raccontano i parenti- che l’uomo dal coma ha iniziato a lamentarsi e ad ansimare per il dolore.

Alcuni medici pensano che sia impossibile svolgere un’operazione, in quanto dopo il risveglio dall’anestesia il corpo di Clark non sopporterebbe un dolore più atroce di questo; altri dicono che c’è il rischio di morte, o di peggio. Molti abitanti di Landeland sono spaventati e preoccupati. Molti genitori hanno vietato ai loro figlio di uscire di casa, soprattutto di notte, e di avventurarsi nel bosco; in seguito quest’ultimo ne è stato vietato l’accesso a passeggiate o escursioni. Conoscevano Clark, era un uomo facile da conoscere, molto simpatico e disponibile con tutti. Questo suo incidente fu uno shock per quasi tutti i cittadini della piccola Landesland. Ora si

spera miracolosamente del suo risveglio.

Sotto c’era tre foto della parte del braccio destro e della spalla di Clark. In entrambe le zone erano squarciate così tanto che se mettevo più a fuoco del secondo morso alla spalla riuscivo a notare l’osso. Era grosso, troppo grosso per un morso di un vampiro. E anche troppo profondo per far sì che un vampiro riuscisse a mordere con così tanta potenza. Inoltre, non era una sorpresa se trovavo familiare quelle mezzelune. Se per caso anche Alucard avrebbe letto il giornale, lo avrebbe riconosciuto.

La parola mi trafisse la mente come una lama: Licantropo. Ne ero certa, solo un morso di un licantropo poteva ridurre un uomo in quello stato: dolore atroce, stato di coma da cinque giorni, impossibile le operazioni, rischio di morte, e di sicuro al suo risveglio non avrebbero visto il Clark New di un tempo.

Un lungo brivido mi percosse la schiena al momento stesso in cui bussarono alla porta.

Mi ci volle un minuto buono per alzarmi ed andare ad aprire.

Mi aspettavo che fossero i miei genitori, usciti da un ora per andare a fare la spesa, quando potevo comodamente andarci io, invece comparve Drakon, vestito di tutti punto, elegantissimo, con uno smoking grigio, i suoi muscoli erano evidenti sotto le maniche, cravatta nera come le scarpe lucide e a punta. Dietro di se si era portato il figlio dal tetro castello Redmoon. Anche lui era perfetto per la sera avvenire, come poteva non esserlo? Indossava lo stesso smoking del suo compleanno, ma era come se non lo avesse mai indossato perché ne rimasi ammaliata.

Ora vi starate chiedendo perché venissero anche loro alla festa? Per una buona ragione: dovevo concedere un po’ di divertimento anche a loro, e poi volevo stare con Alucard, riguadagnare quel tempo perso ( cosa che avrei fatto normalmente anche durante le vacanze estive), e forse- se ne avrei avuto il coraggio- parlargli dell’attacco di Paul.

Li feci entrare con calma nel salotto, mi assentai un minuto per mettere i biscotti sfornati in un piatto sul tavolo, corsi in camera e mi cambiai: stranamente mi misi il vestito che avevo comprato il giorno del mio compleanno e tutti i gioielli che avevo ricevuto quel lontano giorno. Perfino la collana che mi regalò Alucard, ghiacciata sulla pelle, che non indossavo da due mesi e mi ero dimenticata che esistesse. Accorgendomi di aver buttato nel dimenticatoio quella collana importante, mi venne un groppo in gola.

“Stupida. Stupida. Stupida.’’, mi ripetevo a me stessa.

Questa volta il trucco me lo feci da sola, più leggero, e la pettinatura tale e quale il giorno della festa di compleanno di Alucard. Fu solo fortuna se riuscii a non spettinarmi l’acconciatura da non far sembrare la mia testa un cespuglio ( cosa che spesso succedeva), ecco perché in caso contrario mi sarebbe servito l’aiuto di mamma. Incisi le due trecce dietro la testa con le due spille che mi vennero regalate sempre al mio diciottesimo compleanno dai miei genitori, il bracciale di Consuelo, mentre l’anello di fidanzamento era sempre stato lì al suo posto. Mi misi a guardarlo per un lungo istante, e poi sospirai spensierata. Incrociai le dita ed uscii dalla stanza.

Quando rientrai nel salotto, mamma e papà erano appena arrivati e Drakon e Alucard si erano offerti volontari per aiutarli per mettere tutto in ordine in cucina.

Fu Alucard ad uscire per primo in tutto quei rumori di piatti, buste, metallo, e quant’altro. Poi uscirono gli altri e rimasero a guardarmi, imbambolati. Mamma con orgoglio, ci mancò poco che scoppiò in lacrime ( in parte era per la felicità che sia riuscita a essere promossa), papà Hendrik e papà Drakon si diedero un’occhiata di intesa e poi rimasero a guardarmi orgogliosi di me.

Alucard intanto era rimasto a guardarmi con tale ammirazione che mi fece provare un brivido di potenza femminile. Mi sentivo finalmente donna. Ora basta fare l’adolescente, era ora di diventare adulta.  

Il mio fratellastro si avvicinò a me per accarezzarmi la spalla. Guardò prima la collana poi me.

“Sei bellissima, sono orgoglioso di te ’’

Sorrisi in segno di approvazione. Non bastava un semplice “grazie”, c’erano tante cose di cui avrei voluto parlare con lui quella sera, e che, lo sentivo, non avrei avuto tutto il tempo di farlo.

Poi mamma, come se all’improvviso mi avesse letto nel pensiero, si avvicinò a me e mi abbracciò.

“Forse è meglio che ti siedi, mentre io vado a svegliare tua sorella’’, si volse poi a guardare i due uomini. “Hendrik, forse credo che dovresti mettere i dolci dentro la macchina. Io ti raggiungo appena posso’’

Il marito gli fece l’occhiolino e si avviò in cucina per prendere le prime cose che gli capitò nelle mani. Sentii un rumore fastidioso di due buste che si muovevano. Poco dopo anche Drakon si era unito a mio padre.

Ubbidii a mamma e mi sedetti in una delle poltroncine del cerchio e fui seguita da Alucard. Ora eravamo soli, potevo iniziare a parlare. C’era nell’aria un qualcosa di imbarazzante. Da quando Alucard era tornato si stava comportando in modo diversamente: come un fratello, il tipico comportamento di chi dice “mi faccio gli affari miei’’. Certo, un vampiro poteva cambiare atteggiamento in un momento qualsiasi, bastava uno schiocco delle dita, ma non riusciva a capire che mi faceva male. Molto male.

“Ho sentito che sei stato a Boscosempreverde’’, era una scusa banale per iniziare.

Mi osservò indifferente oltre le lunghe ciglia degli occhi. “Sì, ti avevo mandato Eclissia per avvertiti’’

“Sì’’

Sospirò. “Ti conosco abbastanza bene, quindi capisco che sei arrabbiata con me’’

Sbarrai gli occhi. “Arrabbiata? Perché dovrei esserlo?’’

Sorrise beffardo. “Sei arrabbiata perché ti ho lasciato senza avvisarti’’

Storsi le labbra. “Bhè…quello non posso biasimare che sia vero. Non mi è piaciuto sapere da Drakon che te n’eri andato chissà dove. Soprattutto non mi è piaciuto che non avessi avvisato prima qualcuno, e per quel “qualcuno” intendo “io”. Se non fosse arrivata Eclissia per trarmi su di morale…’’, rabbrividii.

“Le piaci molto’’

“Lo so’’

Poi ritornò serio, ed eccolo accanto a me che mi copriva le spalle con suo braccio di pietra. Quel contatto caldo contro si lui, mi causò un altro brivido, ma non era di paura.

“Mi sei mancato’’, tirai tutto d’un fiato.

“Dovevo concedermi un po’ di libertà, no?’’

“Non lo so, forse hai fatto il giusto. Ma sei stato via così tanto tempo e…’’

Sentii dei passi provenire dalla porta e poco non ci mancò che Hendrik ci vide così vicini, abbassai appena lo sguardo per non far notare il rossore e lo rialzai quando ritornò fuori con altre due buste in mano; ritornai a parlare.

“Avevo paura che stessi scappando da me’’

Mi guardò improvvisamente confuso, come se stesse guardando una pazza. In seguito fui soffocata dal suo abbraccio, non feci a meno di respirare il suo squisito odore fino all’anima perché mi era mancato tanto. Forse mi lesse un velo di tristezza quando ritornò a guardarmi dato che fece passare le sue dita calde sulla mia guancia.

“Non capisci? Per me è impossibile starti lontano, prima o poi sarei ritornato. È così difficile non sentire la tua presenza anche se alloggiavo a Boscosempreverde’’

Gli afferrai la mano e la passai all’altra guancia, fu un gesto intimo ma allo stesso tempo così spontaneo da sorprendere anche me, ma forse era per una buona ragione: quella notte volevo sentirlo dentro il mio cuore. Solo in quel momento mi resi conto quanto fossi stata male nelle settimane in cui era assente. Fu come se un paletto mi avesse trafitto il cuore. Oppure il sole mi avesse ustionato la pelle fino ad incenerirmi. Ma potevo provare la stessa cosa con Louis? Lo stomaco mi sussultò quando riconobbi la risposta. Allo stesso tempo mi venne da guardare l’anello di fidanzamento. Non potevo nascondere ogni sentimento: avevo paura.

“Però, se vuoi che ti stia lontano farò come tu desideri’’, disse lui.

Esitai. “Non ci provare. Già tutte queste settimane sono state sufficienti per starti lontano. Sarei in grado di darti un ceffone se riprovi ad andartene senza avvisarmi’’

Rise sotto i baffi. “No, non mi azzarderò più ad andarmene’’

Ora mi sentivo qualcosa nella gola che mi bruciava, voleva uscire. “Non lo fare più, mai più, mi sei mancato tanto’’, soffocai le parole a denti stretti per trattenere le lacrime.

Mi prese il viso tra le mani e mi avvicinò a lui. ebbi paura più di prima: paura che qualcuno ci scoprisse, paura di lanciargli uno schiaffo anche se non lo meritava, paura di ricevere quello che era il suo desiderio negl’occhi; eppure non c’era nessuno che ci ascoltasse, non sentivo passi che avanzavano nella cucina, e anche Alucard non sentiva niente perché era calmo.

“Ti giuro, non me ne andrò da Solemville finché non sarai tu a costringermelo’’

E capivo, fino al profondo del mio cuore, che diceva la verità. Sapevo che non mi avrebbe mai tradito, che mi avrebbe ascoltata. Come un cagnolino ubbidisce al suo padrone. Come un figlio ascolta al suo genitore. Mi dette una forte potenzialità verso di lui, ma odiavo sapere che si faceva guidare da me come una marionetta: specialmente ora che mi ero arrabbiata con lui, ed era obbligato ad ascoltarmi. Ma io non ero sua madre, ne il suo padrone. Ero la sua sorellastra e entrambi dovevamo occuparci della nostra vita personale. Ma che cosa ci potevo fare se ogni passo, errore, allegria, male, mi conduceva a lui?.

“Non ti obbligo in niente’’, riuscii a dire in fine .“Questa è la tua vita, e la tua strada la decidi tu’’

A quel punto uscirono dal corridoio mamma e Consuelo: la mia sorellina indossava l’abito che, insieme al mio, avevamo comprato la sera prima che compissi gli anni (forse era l’abito che gli piaceva di più in quell’armadio), con uno chignon formato da tre tracce e fissate con u fermacapelli tempestato da pietre preziose. Anche mamma portava uno chignon, ma un semplice chignon basso con dietro un fermacapelli per fermare l’acconciatura a forma di fiore a stras. Il vestito di mamma era uno fra i più belli: era di raso color tramonto, senza spalline e si adattava perfettamente al suo corpo, era svasato, arrivava fino a terra, e si allargava fino a metà coscia per darle la possibilità di ballare qualora avesse voluto. Le scarpe col tacco era di color rosso vivo.

Provai un pizzico di gelosia nel vederla con quel meraviglioso abito, mentre io ne indossavo uno che avevo già portato tanto tempo fa; come Consuelo.

“Muoviamoci, manca pochi minuti all’inizio’’, ci disse Consuelo che mi prese per mano.

Io stavo ancora avvicinata a Alucard, il suo braccio sempre sulle mie spalle, ma non davamo più quella sensazione di intimità. Inoltre, quando erano entrate in scena mamma e Consy, Alucard si era staccato da me per quanto fosse troppo vicino.

“Il tempo non aspetta agli umani’’, disse Hendrik che si era affacciato sulla soglia dell’entrata, dando tre colpetti alla porta: un gesto per invitarci a muoverci. Già la cucina era svuotata di ogni dolce e bibite.

“Ma ai vampiri aspetta comodamente’’, anticipò Alucard mentre uscivamo dalla casa.

Mi accompagnò a braccetto fino alla macchina, dove lui si fermò. Drakon si era già allontanato e andava in direzione del cuore del villaggio. Capii subito che non avrebbero usato la macchina insieme a noi.

“Ci vediamo fra pochi minuti’’, mi salutò, abbracciandomi.

“Ma non puoi venire dentro?’’

Mi lanciò una faccia disgustata. “Odio stare dentro ad una macchina polverosa e più lenta di me’’

Alzai un sopracciglio. “Prima o poi ti ci devi adattare, ben venuto nel mondo degli umani’’

“Una volta avevo provato a guidarne una, ma….In poche parole non finì bene’’

Trattenni una risata. “Gli hai dato una bella rastrellata?’’

“Peggio ancora’’

Mamma mi chiamò e fui costretta ad entrare. Avrei voluto dirgli un’altra cosa, oppure invitarlo ad entrare con una scusante ma a quel punto era completamente sparito dal marciapiede.

Anche quella festa fu unica, come l’addobbamento del parco. Ogni albero era illuminato da piccole lucine volteggianti che scoprii subito dopo essere delle lucciole, e illuminava la sera come il giorno. A ogni ramo era appesa delle ghirlande rosa o azzurre, nel prato posavano petali di rose o di altri tipi. I banchi dove vi era posato da mangiare, era decorati con migliaia di fiori ma bianchi e rossi. In un certo senso qualcuno aveva avuto la strana idea di rispecchiare lo stesso tipo di addobbamento di Redmoon nel 27 Aprile, ma di sicuro fu molto più bello gli addobbamenti di quella volta.

Appena avemmo parcheggiato la macchina, qualcuno aprii la porta al posto mio.

“Ben tornata’’, mi salutò Alucard con un leggero inchino.

Alzai le labbra in un sorriso. “Sono in ritardo?’’

“Non più di cinque minuti’’, anticipò lui, prendendomi la mano. poco dopo lo trovai che mi stava studiando.

“Sei bellissima’’

Risi. “È la seconda volta che me lo dici’’

Le sue labbra mostrarono appena un sorriso imbarazzato. “Che ci posso fare se ogni volta sei più bella di prima?’’

Mi condusse di nuovo a braccetto verso il parco, con Consuelo dietro e mamma e Hendrik che ci seguivano più in là. Ad aspettarci all’entrata, sotto un arco pieno di fiori bianchi, c’era Drakon che con un gesto antico e familiare la mia mano, che stringeva il braccio del mio fratellastro, passò alla sua e fino al centro del prato- dove si svolgeva la danza- fui accompagnata da lui. Ed iniziammo a ballare, senza aver tempo di salutare i miei amici, e magari anche Louis, però mi piaceva così.

Abbandonarmi subito allo sguardo seducente di mio padre, fu molto meglio che iniziare a parlare con Louis in presenza di Drakon e Alucard  che sinceramente avrebbe mandato tutto a monte la festa.

Ancora una volta, fu strano ballare con mio padre; sapevo che era mio padre, ma per un viandante ci avrebbero scambiato per fidanzati. Infatti, dovevo ammetterlo, era più bello di Alucard.

“Accidenti, ci guardano tutti!’’, esclamai imbarazzata. Sentivo l’istinto di nascondere il viso sul suo petto.

Perfino Jennifer e Paul si erano fermati a guardarci. Louis non lo vedevo, probabilmente non era ancora arrivato. Nell’istante in cui i miei occhi incontrarono quelli di Paul sentivo il desiderio di volere Eclissia di nuovo accanto a me.

“Ti invidiano per quanto sei bella questa sera’’, strizzò gli occhi per stuzzicarmi. In quel gesto, non riuscii a credere che fosse il mio vero padre. Era troppo giovane. Sicuramente sarebbe stato difficile per tutti accettare che ero veramente la figlia di quel giovane terribilmente affascinante. E anche la sorellastra di Alucard: l’angelo perfetto delle tenebre.

“Forse perché sto’ ballando con una celebrità’’, dissi.

Rise. “Non mi pare di essere un tipo famoso in questo posto ’’

“Scherzi? Perfino i libri parlano di te, papà. Dicono tutti che sei stato così valoroso per aver affrontato quelle belve nella Terra di Nessuno. I vampiri di oggi non lo avrebbero mai fatto’’

Papà divenne d’improvviso rigido. “Non sono belve, sono miei amici. E non ho affrontato nessuno, ne combattuto, ho solo trovato un accordo ’’, disse serio.

Il suo cambiamento improvviso mi irrigidii. “Scusami, papà’’

Di sicuro non avrebbe accettato sapere che ci sarebbe trovato un disaccordo, erano suoi amici ormai. Non potevo criticarli perché infondo avevano risparmiato lui e Drakon quando potevano ucciderli: dovevo ringraziarli non criticarli.

Inoltre, nel suo cambiamento era dovuto ad una mia esagerazione. Che cosa avrebbero pensato i licantropi di noi vampiri? Sarebbero stati gelosi? Non riuscivo a trovare risposta migliore. perché eravamo così nemici? Che cosa ci teneva lontani?

Papà si fece scuro in volto, lessi nei suoi occhi un rimorso. Improvvisamente capii.

“Hai letto il giornale, vero?’’, chiesi d’impulso.

Mi guardò come un uomo tormentato dalle fiamme. Era come se fosse stata lui la colpa di tutto ciò. Ammise un: “Sì”

“Perché lo hanno fatto? Pensavo che i licantropi restassero fermi nella loro terra e non si spostassero come i vampiri’’

“E su questo ai ragione. I licantropi- da come li conosco- non si oserebbero neanche lontanamente di sgattaiolare su un altro territorio. Tuttavia, non posso biasimare che nelle loro terre ci siano continuamene ribellioni, uccisioni. Se la situazione diventerebbe troppo ingovernabile mi manderanno a chiamare’’

Tutto il mio corpo si trasformò in una pietra. “Solemville è un piccolo villaggio, non abbiamo nessun’arma per fermarli’’

“Non permetterò che vengano fino a Solemville. Io e Alucard andremo a Lupus da loro se sarà necessario’’

“Tu che li conosci tanto bene, che sei stato con loro abbastanza da capire ogni loro problema, sai il perché hanno fatto questo?’’

“Ci sono due opzioni. Primo: c’è il problema della mal nutrizione oppure la mancanza di cibo. I licantropi sono creature sono molto possessive. Se un clan ha molto più cibo degli altri non ci vuole molto tempo affinché un altro clan si interessasse al cibo dell’altro gruppo, e così nasce una ribellione. Forse questo licantropo aveva deciso di avventurarsi molto lontano sperando che con un po’ di fortuna avesse trovato la nutrizione che cercava, invece era solo, così dopo giorni e giorni di stenti per la fame alla prima occasione ha avventato le zanne sul povero Clark’’

Rabbrividii. “Secondo te l’ha trasformato?’’

“Se la preda è abbastanza robusta di corporatura, allora nascerà un nuovo licantropo’’

“Non mi pare che Clark abbia una corporatura abbastanza forte’’

“Allora i suoi familiari dovrebbero iniziare i preparativi per il funerale’’

Anche se era crudele come affermazione, era anche la più giusta. Non c’era niente da fare sul destino di Clark: o sopravviveva- e sopravvivendo sarebbe diventato un mostro incontrollabile- oppure moriva.

“E la seconda opzione?’’, chiesi cercando di distrarmi dall’argomento sulla vittima.

“Hai mai sentito parlare dell’imprint?’’

Ricordai immediatamente quella lezione di storia. “Sì, me ne aveva accennato il professore. Ha detto che è il legame che unisce un mannaro alla sua controparte. Imprint significa impronta, e cioè l’impronta-o il legame- indissolubile in quella coppia. Ci ha accennato che è una questione ormonale ed è per questo caso che il mannaro può riconoscere come suo partner anche una persona sconosciuta. Il legame poi si spezza quando la sua controparte muore’’

“L’ultima opzione è la solitudine di un mannaro. Più ci sono continue lotte ed uccisioni più loro non sono in grado di trovare un compagno o una compagna adatta. L’imprint sta diventando scarso’’

“Mi stai dicendo che per loro l’imprint è fondamentale, vitale, come per i vampiri il sangue’’

Sorrise per lo sforzo che avevo fatto. “Esatto. Infondo i licantropi non sono poi così crudeli come si racconta nelle favole, sono soltanto molto possessivi e gelosi. Quindi, se hanno la possibilità di avere questo legame con qualcuno, chiunque esso sia, smetterebbe di tormentare ed uccidere. Sarebbero un po’ più…romantici, insomma’’

“Ma non si possono innamorare facilmente di uno della loro razza?’’

“Avvolte succede, ma l’imprint è più ricercato dato che è il legame più importante. Una coppia che non ha ricevuto l’imprint è facile che si spezza con una semplice contraddizione’’

“Hai mai assistito ad un imprint?’’

“Non si riesce a capire quando il mannaro subisce l’imprint, si riesce a capire poco dopo perché non se ne va mai dalla sua controparte’’

“Oh’’, arrossii un poco. “Ma hai mai conosciuto licantropi con l’imprint’’

“Molti’’

Mi fece fare un leggero casquè e mi riportò tra la folla dove mi stava già aspettando Louis.

Gli gettai subito le braccia al collo per quanto ero contento di rivederlo. Ci scambiammo un bacio dolce, a mo’ di saluto, mentre Drakon era dietro di noi.

“E io che pensavo di trovarti sola, soletta’’, ammiccò Louis.

Alzai gli occhi al cielo. “Avrei potuto anche non venire se è per questo’’

Mi baciò per la seconda volta, questa volta però c’era più amore ora che Drakon ci aveva lasciati soli. Lo conoscevo bene: per lui era il momento giusto per dare sfogo a tutti i suoi sentimenti. Un’improvvisa fitta allo stomaco mi lasciò sorpresa. Ci sedemmo in un a panchina abbellita con qualche fiore bianco, appoggiai la testa sopra la sua spalla larga e respirai il suo odore; lui mi teneva stretta a se.

“Ti amo ’’, mi sussurrò accarezzandomi la guancia.

Sentivo il bisogno di baciarlo un’altra volta. “Anch’io, per sempre’’

La stretta del suo braccio divenne più ferrea, tanto da iniziare a trovare difficoltà di respirare, poi il suo corpo divenne caldo, più caldo ancora finché non ebbe la giusta temperatura di un termosifone acceso. Mi accorsi che premevo la testa sul suo petto e non era più appoggiata sopra la spalla. C’era il suo braccio muscoloso a pararmi la vista, forse si era accorto che ero rossa, in tal modo potevo guardare senza vergogna il suo volto perché in pubblico non ero brava a fargli capire con gl’occhi i miei sentimenti.

“Lo sai che può diventare realtà il nostro “per sempre” ?”, mi chiese vicino all’orecchio.

Annuii e lo strinsi fra le braccia, avrei tanto voluto che fosse così, ma sapevamo entrambi che era impossibile. Anche lui ricambiò di nuovo la stretta, ora mi trovavo in bali tra le lingue di fuoco, così forte da farmi credere che anche lui mi avrebbe desiderata per l’eternità.

“Alexia’’, mi chiamò un attimo dopo.

Sobbalzai. Accidenti! Mi ero appisolata. Pian piano i rumori della festa iniziarono a risuonarmi nelle orecchie, fastidiosi, troppo d’impiccio. Volevo che ritornasse la pace del silenzio, il buio che mi trasportava negli abissi del sonno, fra le sue braccia.

“Mmm?’’

Alzai lo sguardo e incrociai i suoi occhi: mi guardava come un padre osserva il suo figlio, iniziò ad accarezzarmi la testa. Sentivo il suo amore farsi eco fra di me, eppure c’era un non so che da lasciarmi dubbiosa.

“Voglio che sia per sempre’’

Alzai un sopracciglio. “Che? Cosa per sempre?’’

“Il nostro amore’’

“Ma sarà per sempre’’, mentii. Odiavo mentire, soprattutto ad una persona speciale come lui.

Rise scettico. “Proprio non capisci che ti voglio per sempre?’’, e mi afferrò una mano per appoggiarla contro il suo petto e sentii il pulsare squisito del suo core. “Per sempre’’, disse infine prima di ritornare a baciarmi.

Poco prima che staccasse le labbra dalle mia, poco prima che la paura ebbe la meglio su di me, e lui mi stringesse ancora di più a se per permettere che il suo odore mi solleticasse la gola, mi scansai velocemente dal suo petto.

“Come…?Non…Non si può’’, balbettai, le labbra mi tremava.

“Scommetto che non farà male. Sentirò solo due punture’’, aveva intenzione di rappoggiare le labbra alle mie, ma lo allontani di nuovo.

“Non posso riuscirci, non si riuscirò mai. Per me è quasi impossibile…’’

“Ma che dici? Sei un vampiro’’

“Sì, però…però sono un Sanguemisto e…’’

“Non importa, se hai del tempo ti capisco’’

Non capiva, non riusciva a capire che per me era impossibile sia trasformare che concepire: ero un Sanguemisto, e il che significava che c’era un pezzetto di umanità dentro di me che mi impediva di creare esseri della mia stessa razza. Ritornai a stringerlo fra le mie braccia, desiderandolo più di quanto non lo abbia desiderato in quei mesi trascorsi insieme. Non volevo lasciarlo, lui era tutta la mia vita.

Però non poteva capire che anche io lo avrei raggiunto un giorno perché la mia crescita procede contemporaneamente con quello di un umano normale, pensando a questa certezza la paura scivolò completamente dalle mie spalle. Ora non avevo più paura di perderlo, ne ero certa, saremo rimasti insieme per l’eternità anche sotto una forma diversa.

Feci scivolare il mio sguardo fin sopra il braccio di Louis che prima me lo parava, ora che mi ero svegliata da quella specie di estasi temporanea, e osservai la gente ballare, ridere, chiacchierare, e Consuelo con i suoi amichetti che facevano il girotondo, i miei genitori che parlavano con Drakon e con le amiche di mia madre, e Alucard che parlava con….JENNIFER!!!!

Mi pietrificai totalmente, come se il mio corpo all’improvviso fosse diventato un cubo di ghiaccio, e Louis se ne accorse. Mi guardò preoccupato.

“Che cos’hai?’’

Parlai a denti stretti: “Che cosa ci fa Jennifer con Alucard?’’

Si mise anche lui a guardare verso la mia direzione ma senza preoccuparsene. “Parla con lui, perché? Di che ti preoccupi?’’

“Di Alucard’’

Lo vidi irrigidirsi. “Che cosa centra adesso Alucard?’’

“Se per caso cerca di fare colpo su di lui, non ce la voglio come nuora’’, mi alzai di scatto e un secondo dopo mi trovai faccia a faccia col nemico.

Mi trovavo tra lo spazio che divideva Alucard con Jennifer, abbastanza vicina a lei per nasconderle il viso agli occhi di tutti, abbastanza vicina da ficcargli bene nella testa quello che volevo riferirle, e anche abbastanza vicina per avventargli i denti nella carne. Inoltre era abbastanza fortunata perché ci trovammo in una parte isolata del parlo, sotto un grande abete.

Però, ahimè, se solo il parco non fosse così affollato di gente….

Le diedi una spinta che per poco non la feci cadere all’indietro, allo stesso tempo mi resi conto che fu un passo esagerato, non ci vedevo più dalla rabbia. Però resistetti all’istinto omicida.

“Stai lontano da lui!”, ruggii.

Nelle sue labbra si formò un sorriso: non era uno di quelli gentili. “Che cosa vuoi, hai qualche problema? Stavo solo parlando con il tuo fratellastro’’

“Non devi più azzardarti a…’’

Sentii due mani enormi afferrarmi per le spalle e trascinarmi indietro. Mentre barcollavo all’indietro colsi il viso di Alucard, fui presto immobilizzata dalle sue braccia.

“Sei matta?! Che ha fatto di male?’’, mi rimproverò. Mi prendeva in giro?.

“Non sai che cosa è in grado di fare….Ti può lanciare il suo incantesimo in qualsiasi momento’’, gli sussurrai trattenendo il ringhio, ma lei sicuramente aveva sentito.

“Le solite fantasie di una ragazzina’’, disse lei stringendo le labbra per trattenere una risata.

La guardai in cagnesco. “Sarei io quella stupida?! Se ti azzardi di nuovo…’’

“Adesso basta, Alexia!’’, mi fermò lui dandomi uno strattone.

Drakon mi apparve davanti: aveva sentito tutto. Si rivolse al figlio. “Parla con lei, è molto arrabbiata, la devi calmare’’

“È lei che si deve dare una calmata’’, farfugliò sprezzante prima di portandomi fuori dal parco.

Mentre mi incamminavo fuori notai che accanto al punto in cui mi trovavo io c’era Louis: aveva assistito a tutto, mi aveva vista ruggire e maltrattare la sua migliore amica, mi aveva vista con i canini che uscivano fuori dalle labbra e gli occhi accesi di rosso per la rabbia. Mi aveva vista trasformarmi in un mostro. Si volse per un minuto a guardarmi confuso, ma anche spaventato. Non poteva essere altro: era spaventato da me. Che cosa mi stava succedendo? Che cosa stavo diventando?

“Che cosa ti è saltato per la testa? Volevi mandare tutto a monte la festa?’’, ruggii lui. Lo avevo mai visto così arrabbiato? No, credo proprio di no, faceva paura perfino agli alberi.

Ci trovavamo in uno spazio desolato, lontano dal parco e dal parcheggio, abbastanza lontano perché nessuno sentisse i ringhi di Alucard.

“Io a quella gli stacco la testa! Come hai potuto avvicinarti a lei, se ti ho avvertito mille volte che non è quel tipo con cui fare confidenza?’’

“Non sei tu a darmi questi ordini. E per la cronaca penso che anche lei abbia il diritto di parola e non di mutismo. Solo perché è così cattiva non vuol dire che…’’

“La stai difendendo?!’’

“Non la sto difendendo, ti sto facendo solo ragionare. Parlavamo, che c’è di male?’’

“Tutto c’è di male. Lei ti odiava, ti odiava a morte, insieme a Paul, e ti odia ancora! Ma poi si è avvicinata a te e….No, non è normale: sicuramente prima o poi ti avrebbe lanciato il suo incantesimo, per cui mi devi solo ringraziare per averti salvato’’

“Non ti devo ringraziare di niente perché potevi fare a meno di quella scenata se mi volevi salvare’’

“Mi ha fatto arrabbiare vederla vicino a te ’’

Rise. Ora mi faceva sentire veramente una pazza. “Andiamo! Tu che sei gelosa di noi due’’

“Non sono gelosa, sono solo arrabbiata e…se davvero vuoi starle vicino non fallo in mia presenza oppure non farlo nemmeno, in tal caso mi farebbe molto piacere’’

Sorrise sarcastico. “Quello che dici prova che sei solo gelosa’’

Esplosi: “Ti ho detto di no!’’. Non riuscivo a vedere Jennifer e Alucard insieme. Proprio no.

Ma lui non mi credeva, restava immobile a braccia conserte e in una posizione rigida, di qualcuno che si aspettava delle risposte abbastanza logiche per giustificare l’infortunio di poco fa.

“Io…io la odio, anche se ci dovrò fare affidamento dato che è la migliore amica del mio fidanzato, non la sopporto. Quello che da alle coppie felici poi è…è orribile. Pensa a cosa potrà fare a me e a Louis un giorno, e a te?’’

“In tal caso, dovresti più preoccuparti di te e Louis che di me. So benissimo cavarmela da solo, io’’, parlava a denti stretti. Nel suo viso era raffigurato quell’angelo vendicativo di un tempo. Dalle sue parole sentivo che cercava in tutti i modi per controllarsi.

“Io mi preoccupo per tutti e due. Ti prego, ti prego, stalle lontano ’’

Restò in silenzio un lungo minuto e poi ritornò a parlare. “Tu non mi comandi’’

“Alucard, ma…’’

“E non decidi la mia vita’’, concluse, e sparii davanti a me senza lasciarmi il tempo di parlargli.

Al ritorno non lo trovai tra gli amici, ne di nuovo accanto a Jennifer, non lo vidi per tutta la festa. Cercai di mostrarmi il più normale possibile al ballo, insieme a Louis e con gli altri. Parlammo tanto, ma io non riuscii a ridere quando loro tirarono fuori una battuta da piegare in due. Nemmeno al ritorno da casa mia era con Drakon. Nemmeno quando salutai mio padre spuntò dal nulla. Quando entrai in camera mia aprii la finestra e mi distesi sul letto, restai sveglia quasi tutta la notte, poi poche ore prime dell’alba sprofondai nel sonno.

 

 

   
 
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