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Autore: ElPsyCongroo    25/12/2014    1 recensioni
Il D.Gray Hospital è un piccolo istituto psichiatrico in cui via sono ricoverati ragazzi e ragazze tra i 14 e i 26 anni. Komui Lee, direttore dell'istituto, si impegna affinché tutti i suoi pazienti possano guarire e condurre una vita normale, a partire dalla sua adorata sorellina Lenalee, ragione principale per cui ha deciso di aprire l'ospedale. Ha accolto coloro che non potevano permettersi una cura, e pur non conoscendo a fondo il passato di alcuni di essi, come del ragazzo dai bianchi capelli o della ragazzina dai grandi occhi viola, fa il possibile per aiutare questi speciali apostoli di Dio.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Rabi/Lavi, Road Kamelot, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1. Pochi istanti in cui ci sentivamo vivi

Il fuoco divampava nel buoi di quella notte, illuminando la piccola radura e sciogliendo la neve che a fatica riusciva a posarsi sul terreno. Il sergente si avvicinò cauto alle squadre di soccorso intente a domare l’incendio e oltrepassò i cancelli diventati roventi. Si fermò al centro del cortile e osservò senza troppo interesse l’edificio che davanti ai suoi occhi si stava consumando pian piano. Avanzò di alcuni passi ancora per seguire meglio le operazioni della polizia. Avevano trovato il corpo di una ragazza in mezzo alla neve, probabilmente era caduta dal tetto dell’edificio morendo sul colpo. Il fuoco che bruciava alle loro spalle le illuminò il viso, e lui poté notare la bellezza di quel viso, sembrava di porcellana, messo in risalto dal netto contrasto con i capelli scuri. Ma la cosa che più attirò la sua attenzione fu il sorriso felice che sembrava dipinto talmente era perfetto. Altri due uomini erano impegnati a portare sulla barella un altro corpo trovato tra le rose del cortile: era un ragazzo, anche lui con un debole sorriso sul volto.  

«Ma che avevano tanto da sorridere questi due? Sono morti, non pensavo fosse divertente…»

Entrò in quel poco che restava dell’atrio, straziato dalle fiamme. L’edificio non era ancora del tutto agibile, in molte aree il fuoco era ancora nel pieno della sua violenza, ma era incuriosito da quel luogo. Sul muro annerito di fronte a lui, accanto a un orologio a pendolo consumato dall’incendio, lesse una frase scritta di rosso “I matti sono apostoli di un Di che non li vuole”. «Macabro. Inizio a dubitare della validità di questo posto.» Solo allora notò il cadavere carbonizzato ai piedi dell’orologio. «E siamo a tre. Non credo che sia rimasto qualcuno vivo.»

«Sergente!» Un poliziotto si avvicinò a lui di corsa, stringendo al petto quella che sembrava essere una cartella clinica.

«Ho trovato questi documenti, è poco ma purtroppo l’incendio non ha risparmiato molto. Li abbiamo trovati in quello che doveva essere l’ufficio del direttore, in una delle zone in cui è divampato uno degli incendi.»

«Uno degli incendi?»

«Sì sergente. I vigili del fuoco affermano che si è trattato di vari incendi provocati in momenti diversi e in zone diverse, probabilmente per creare più danni possibili.»

«Capisco.» Il sergente prese i documenti che erano scampati alla furia delle fiamme e li studiò con cura. Era un elenco dei pazienti lì ricoverati, con foto, nome, età e breve background. Infine vi era riportata la patologia di ognuno.

 

D.Gray Hospital

Casa di cura e accoglienza per gli apostoli speciali di Dio

Lenalee Lee

Sesso: femmina

Data di nascita: 11 maggio (età al momento del ricovero: 16)

Background: dopo numerosi abusi subiti da parte della famiglia e di alcuni conoscenti di essa la ragazza è stata presa in custodia dal fratello Komui Lee, direttore del D.Gray Hospital, ed è stata ricoverata all’interno della struttura.

Patologia: attacchi di panico, disturbo ossessivo compulsivo, psicosi.

Road Kamelot

Sesso: femmina

Data di nascita: 20 giugno (età al momento del ricovero: 14)

Background: non si conosce molto del passato della paziente a causa della non collaborazione da parte della stessa di fornire dati su di sé. Si presentò al D.Gray Hospital di sua iniziativa.

Patologia: schizofrenia.

Miranda Lotto

Sesso: femmina

Data di nascita: 1 gennaio (età al momento del ricovero: 26)

Background: rimasta sola al mondo dovette iniziare a lavorare sin da piccola. Dopo aver lavorato a lungo come cameriera fu assunta come domestica dalla famiglia Lee. Lavorò alle loro dipendenze per alcuni anni finché decise di andarsene non potendo sopportare le condizioni in cui la piccola Lenalee Lee era costretta a vivere. Da quel momento non riuscì più a trovare lavoro a causa delle maldicenze diffuse dalla famiglia Lee.

Patologia: depressione maggiore.

Lavi Bookman Junior

Sesso: maschio

Data di nascita: 10 agosto (età al momento del ricovero: 18)

Background: orfano di guerra fu cresciuto da un amico di famiglia che lo portò in giro per il mondo. Il ragazzo, a causa delle numerose guerre e morti a cui assisté, inizio a essere “problematico”, e l’ormai anziano tutore lo affidò alle cure del D.Gray Hospital.

Patologia: personalità multipla (ancora da verificare: autismo)

Yu Kanda

Sesso: maschio

Data di nascita: 6 giugno (età al momento del ricovero: 19)

Background: visse in un laboratorio di ricerca sin da bambino, e fu lui stesso soggetto di alcuni esperimenti. Raggiunta la maggiore età sperava di poter lasciare quel luogo ma gli fu impedito, e riuscì nel suo intento solo a causa di un incidente che portò alla morte di tutti i ricercatori. Ancora oggi si rifiuta di fornire spiegazioni in merito.

Patologia: non è stata individuata una patologia psichiatrica definita, si può individuare sociopatia e crisi aggressive fuori controllo. Possibile individuo borderline.

Allen Walker

Sesso: maschio

Data di nascita: 25 dicembre (età al momento del ricovero: 15)

Background: abbandonato dai genitori a causa di una deformità al braccio sinistro è stato cresciuto inizialmente dagli artisti di un circo, in seguito è stato adottato da uno di essi con il quale ha viaggiato per il mondo. Dopo la morte del padre il ragazzo ha vissuto solo in mezzo a una strada.

Patologia: grave forma di dissociazione di personalità, accompagnata da deliri e allucinazioni.

 

 «Interessante ricettacolo di pazzi…» Il sergente tornò nel cortile e si mise a guardare l’edificio in fiamme, una casa a due piani adibita a centro di accoglienza per coloro che soffrivano di disturbi mentali. Si trattava di un centro di piccole dimensioni poiché il direttore, il dottor Komui Lee, voleva prendersi cura della sorella in un luogo il più possibile accogliente e pacifico, e non riteneva che un ospedale psichiatrico di grandi dimensioni fosse adatto. Nel piccolo centro in cui lavorava aveva deciso di accogliere anche coloro che non potevano permettersi cure psichiatriche, ed era aiutato da un medico di grande fama, il dottor Cross Marian, e da alcuni collaboratori accuratamente scelti tra coloro che avevano fatto richiesta.

«Sergente Link! Sergente! Abbiamo trovato un superstite!» Link si girò di scatto verso il poliziotto che l’aveva chiamato e che gesticolando freneticamente tentava di attirare la sua attenzione verso la squadra medica che trasportava qualcuno su una barella. Corse in quella direzione, intenzionato a ottenere risposte su cosa fosse accaduto il prima possibile. Quando vide il ragazzo sulla barella restò un attimo perplesso: era stretto in un lungo cappotto bianco, e il cappuccio lasciava spuntare solo alcune ciocche di capelli, che al buoi sembravano di un rosso scuro. Aveva il viso macchiato di sangue e fuliggine, e non riuscì ad associarlo a nessuno dei pazienti ricoverati.  

«Ehi ragazzo, come ti senti? Io sono Howard Link, sergente di polizia chiamato sul posto per indagare su quanto avvenuto. Saresti in grado di rispondere ad alcune domande?» Il ragazzo lo guardò per un momento, respirando a fatica.

«Sergente Link, non crediamo sia opportuno interrogare il ragazzo adesso. È miracolosamente scampato all’incendio, ma non sappiamo se ha riportato ferite di altra entità. Occorre visitarlo quanto prima.» La ragazza che  parlò, la dottoressa Four da quanto poteva leggere dal suo tesserino, lo guardò perentoria, con occhi di chi non avrebbe permesso a nessuno di toccare un suo paziente.

«Non si preoccupi… signorina, davvero. È molto gentile, ma oltre alla stanchezza… non sento altro, quindi non credo sia necessario far aspettare il sergente Link. Può farmi le domande che desidera.» La dottoressa e il sergente si guardarono per un attimo in cagnesco, sul viso di Link un piccolo ghigno di vittoria.

«Bene. Allora, che ne dici di dirmi il tuo nome innanzi tutto, così la smetto di chiamarti ragazzo?»

«Neah D. Campbell, piacere» sorrise allegramente, mentre la luce delle fiamme gli illuminavano il viso creando ombre che gelarono il sangue nelle vene di Four e Link, senza che riuscissero a capirne il motivo.

«Tutto è cominciato ieri, alla vigilia di Natale…»

 

Il giorno prima – 24 dicembre

Lenalee danzava con leggerezza davanti al fuoco del camino, seguendo le note che il giradischi diffondeva nell’istituto, i lunghi capelli neri sciolti a seguire delicatamente i suoi movimenti. Komui la osservava appoggiato allo stipite della porta, sorridendo felice nel vedere la sorella così allegra. Un tempo non avrebbe mai danzato in quel modo, sia a causa delle catene che le appesantivano le gambe sin da bambina che a causa delle rigide e assurde regole imposte dalla loro famiglia. Consideravano Lena come una specie di dea, pura e intoccabile, e non le permettevano di uscire di casa o anche semplicemente dalla sua stanza, impedendole di fare qualunque cosa poiché ritenevano che il mondo esterno avrebbe rovinato la sua bellezza. Non aveva mai avuto la possibilità di leggere, scrivere, ascoltare musica, o anche solo osservare un quadro. Ogni genere di distrazione le era stata negata, Lenalee doveva essere preservata, e quindi era rinchiusa in una stanza come una bambola di porcellana. Komui scosse la testa per allontanare quei brutti pensieri e quando la musica terminò applaudì piano, attirando l’attenzione della sorella.

«Fratellone! Che ci fai qui, non dovresti lavorare?»

«Non ti ci mettere anche tu Lena, sono già stato sgridato da Reever! Volevo passare la vigilia con te, non con quei burberi dei miei assistenti!»

«Dai fratellone, stasera ceniamo tutti assieme, ora devi lavorare. Vuoi che ti faccia un po’ di caffè?»

«Sììì! Grazie Lena, sei adorabile!» Komui stritolò la sorella, mentre lei si diresse a fatica in cucina per preparare una tazza fumante di caffè a quello sfaticato del fratello.

«Ehi Lena! Che cosa stai facendo qui? Oh, direttore, non l’avevo vista!»

«Ciao Allen, sto andando a preparare del caffè, ne vuoi un po’?»

«No, sono apposto così, Jerry mi sta preparando la cioccolata.»

«Ecco tesoro, cioccolata con panna e cacao per te!» Il cuoco, dalla dubbia sessualità, poggiò una tazza enorme di cioccolata calda davanti ad Allen, e lui ci si fiondò sopra come un morto di fame. Komui restava sempre sconvolto dal pozzo senza fondo che era quel ragazzo, dall’aspetto così gracile e debole da rendere quasi un miracolo il fatto che fosse ancora vivo. La vita con lui era stata particolarmente ingiusta: maltrattato da un circo, cresciuto da un uomo che faceva il clown, e morto questo rimasto solo per strada, a morire di freddo e fame. Il suo corpo ne aveva risentito parecchio, e anche la sua psiche. Ricordava ancora quando l’aveva visto la prima volta, portato lì dal dottor Cross Marian che lo aveva trovato in un cimitero a piangere di fronte alla tomba del padre. Inizialmente non credeva che sarebbe sopravissuto: magro, con la febbre alta, una terribile ferita mal curata che gli percorreva il lato sinistro del volto, il braccio deforme come se fosse stato divorato dalle fiamme. Ma ciò che più lo aveva lasciato sbalordito, pur essendo il minore dei problemi, era il colore dei capelli: bianchi, candidi come la neve. Eppure aveva solo 15 anni, era un ragazzino, non era normale. Doveva aver subito un shock non da poco per aver perduto il colore dei capelli. Contro ogni previsione però Allen si riprese dalla febbre e dalla debolezza, e quando tornò cosciente la prima cosa che fece fu di saltare al collo di Cross, in preda a uno strano delirio. Quando si calmò non ricordò niente, e ringraziò con fare da vero gentlemen tutto l’istituto per averlo soccorso. Con il tempo Komui aveva capito che il ragazzo era affetto da un grave disturbo di personalità, causato da chissà quale ragione. Era comunque un bravo ragazzo, ed era stato accolto da tutti senza difficoltà...

«La mammoletta si fa ancora preparare la cioccolata? Sicuro di non avere ancora 5 anni?» …Quasi tutti.

«Ma guarda chi c’è! Il vecchio mangiatore di soba! Finita la pennichella oggi, Ba-Kanda?» Ba-Kanda, o per meglio dire Kanda, era un ragazzo taciturno e asociale, solitamente ben disposto verso tutti, tranne verso Allen. I due si erano odiati sin da subito, e qualunque cosa era buona per iniziare ad attacar briga.

«Sono esercizi di concentrazione mammoletta, e la soba è un piatto nutriente e leggero. Non sono una fogna come te, capelli da vecchio.»

«Tsh, parla quello con i capelli da donna.»

«Senti tu, cos’hai da ridire sui miei capelli?»

«Niente, solo che- Uahhh, ma che diavolo?!? Lavi, che stai facendo?!»

«Vi faccio tacere, non è possibile che ogni giorno dovete sottoporci alla stessa scenetta, giusto, principessa?» L’ultimo arrivato, Lavi, un ragazzo dai capelli rossi e un occhio bendato, sorrise allegro a Lenalee, che nel frattempo se la rideva godendosi la scena.

«Fate troppo casino, me ne torno nella mia stanza.» Kanda si affrettò a lasciare la stanza, come suo solito quando doveva avere a che fare con Lena. Non che la odiasse, anzi, era l’unica che lui lasciasse avvicinare, ma non sapeva come interagire con lei, quindi preferiva non starle accanto quando non sapeva che era presente, come se avesse bisogno di prepararsi mentalmente a incontrarla.

«Mh? Dove se ne va l’antipatico?» L’assenza di Kanda fu subito rimpiazzata da Road, la più piccola dei ricoverati al D.Gray Hospital.

«Fugge dal sesso femminile come sempre.»

«Mh, fifone. Non come il mio Allen, vero, amore?» La ragazza gli saltò in braccio e si strinse forte a lui, facendo le fusa come un gatto. Lui in tutta risposta continuò a mangiare la sua cioccolata completamente indifferente alla situazione. Era così da quando si erano conosciuti: per qualche ragione, quella ragazzina dall’aspetto di una bambola di porcellana, si era invaghita di lui sin dal primo istante, e ogni volta che poteva gli saltava addosso esplicitando il suo amore per lui senza vergogna.

«Ma che dolci piccioncini, perché non andate in una stanza ad amoreggiare? Così io posso restare solo con Le- AAAHHHHH, BRUCIA!!!» Lavi scattò all’indietro dopo aver ricevuto in piena fronte una cucchiaiata di cioccolata da Allen, che tornò a mangiare con tranquillità.

«Ragazziii, non dovete litigar-ehhhh!» Miranda fece il suo classico ingresso cadendo a terra, iniziando a piagnucolare. Komui si avvicinò a lei e la aiutò a rialzarsi, e lei si affrettò a raccogliere da terra i fogli che portava e che erano destinati al direttore. Era così che Miranda combatteva la sua depressione, aiutando gli operatori dell’istituto con alcune piccole faccende. Era sempre stata una donna volenterosa, ma non aveva mai ottenuto molto dalla vita, e aveva cominciato a deprimersi a causa della mancanza di un lavoro e della sua bassa autostima. Komui l’aveva sempre aiutata, anche perché in parte si sentiva in colpa per le sue sfortune, e quindi aveva deciso di farla lavorare lì, così che lei si sentisse realizzata.

«Ecco direttore, questi li manda la sede centrale. Sono le cartelle cliniche di alcuni pazienti che vorrebbero che fossero trasferiti qui. Il dottor Cross Marian dovrebbe arrivare questo pomeriggio per parlare con lei e decidere cosa fare.»

«Ancora richieste eh? Non hanno ancora capito che non prendo nessuno qui? Vabbeh, gli darò un’occhiata, giusto per curiosità. Grazie Miranda.» Komui si avviò verso il suo ufficio, con una calda tazza di caffè tra le mani, lasciando dietro di sé i ragazzi che in cucina continuavano passavano i pochi istanti in cui si sentivano vivi, senza notare che al sentire che Cross Marian sarebbe arrivato nel giro di poche ore Allen era sbiancato, iniziando a fissare il vuoto.

  
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