Era un’altra stupidissima cena di famiglia. Se così si poteva
chiamare poi la mia di “famiglia”. Mia madre stava con quel coglione solo per
stare in questa stupida casa, l’unica che considero parte della mia famiglia
era Addy.
<< Signori e signore l’arrosto di maiale >> disse
mia madre mentre portava la pietanza a tavola.
Erano tutti felici, tranne io, ma non lo mostravo, fingevo un sorriso, come
sempre, ma stavolta avevo un piano in mente, sta volta sarebbe finito tutto.
<< Allora, chi vuole dire la preghiera? >>
continuò mia madre guardando tutti.
<< Mamma, posso dirla io? >> chiesi calmo.
Eccolo li, lo sguardo preoccupato. Lei già sapeva che avevo in
mente qualcosa, non facevo mai nulla di carino se non avevo in mente qualcosa,
ma non poteva immaginare cosa, almeno non tutto.
<< Ma certo figliolo. >> disse Larry
<< Speravo che prima o poi ti decidessi a far parte di questa
famiglia. >>
Lo guardai accennando un sorriso, uno di quelli più falsi che
potessi fare. Non sapeva che per me questa non era una famiglia, avrei
preferito stare da solo che con loro. Allungai le mani, una verso mia madre e
una verso Larry e loro fecero lo stesso con me. Stavo pensando alle parole da
usare, a tutto quello che avevo dentro ma che non dicevo mai. Dopo qualche
secondo iniziai.
<< Signore, grazie per la carne di porco che stiamo per
mangiare >> con la coda dell’occhio vidi già mia madre fare smorfie
<< E anche per gli altri vomitevoli intrugli. E grazie per questa
ridicola famiglia. Mio padre scappò via quando avevo sei anni. Se avessi saputo
cosa mi aspettava, sarei andato con lui. >> A quel punto mia madre mi
lasciò la mano per poi schiaffeggiarla ma io non mi fermai, avevo altro da
dire. << E visto che mia madre non
vedeva l’ora di tornare in questa casa da quando ne era uscita, Signore, un bel
grazie per aver fatto in modo che il coglione che al momento se la scopa, sia
così cieco da non vedere quello che è sotto gli occhi di tutti. >> Ora
anche Larry mi aveva lasciato la mano e probabilmente si stava rimproverando di
avermi lasciato parlare. << Lei in realtà non lo ama. >> Mi voltai
verso di lui e lo fissai e lui fece lo stesso con me.
<< Amen. >> disse mia sorella. La pensava come me
ma lei non poteva esprimersi liberamente a causa di mia madre.
Contemporaneamente mia madre si accese una sigaretta evidentemente arrabbiata,
ma io la ignorai, guardai mia sorella sorridendole complice.
<< Ah, Tate >> disse Larry per richiamare la mia attenzione e ci
riuscì. << So che è stata dura per te abituarti a tutti questi
cambiamenti, tornare qui dopo la tragedia >> disse indicando l’alto
<< che ha colpito mia moglie. >> ma io oltre a loro pensai anche a
mio fratello Bou. Sapevo che lui lo aveva ucciso
perché glielo aveva chiesto mia madre.
<< Loro si sono bruciate vive per colpa tua, perché tu
tradivi tua moglie con Constance, Lawrence >> gli dissi
sinceramente. Mi faceva incazzare il fatto che lo considerasse un incidente,
come se non sapessi nulla, il problema qui era proprio che sapevo troppo.
<< Non è stata colpa di nessuno >> insistette lui
<< La passione ha spinto Lorain a quel gesto,
un giorno capirai che ci sono dei sacrifici che bisogna fare in nome dell’amore
>> Inizialmente lo guardai con tutti la rabbia che provavo, ma poi la
rabbia divenne stupore, non potevo credere che quell’uomo fosse così tanto
coglione da negare a se stesso di essere la causa della morte della moglie e
delle figlie.
<< Ma passando ad argomenti più leggeri vi informo che
ho dei biglietti per tutti noi perché questo sabato c’è ne andremo al nostro
teatro di quartiere >> non posso neanche credere che abbia scartato così
l’argomento, come se un fottuto teatro fosse più importante. << E
assisteremmo alla prima di Rigadun e sono felice di
annunciarvi che debutterò nel coro >>
In questo momento l’avrei preso volentieri a calci.
<< Per quanto mi riguarda >> disse mia madre
alzando il bicchiere pieno di vino bianco << Sarò in prima fila ad applaudirti
>> disse per poi bere.
<< Ti ringrazio tesoro, perché mi sostieni e m’incoraggi,
tu mi hai permesso di conoscere un’altra faccia di me stesso >> la mia
rabbia aveva raggiunto quasi il limite ormai.
<< Io adoro il teatro >> disse felice mia sorella.
No. Questo non lo potevo accettare, non potevano trascinare Addy nella merda insieme a loro.
<< NO ADELAIDE! >> colpì il tavolo con un pugno
<< Sei una ragazza sveglia, lo sai che lui ha ucciso nostro fratello
>>.
<< Smettila! >> rivolsi lo sguardo verso mia madre
<< Bou è deceduto nel sonno per cause naturali
>> Ora che ci penso sono uguali, entrambi non vogliono accettare di
essere la causa della morte di qualcuno << Lo sai benissimo che aveva
delle difficoltà respiratorie, tuo fratello è in un posto migliore. Ha sofferto
per ogni respiro che ha fatto >>
<< Ha sofferto solo a causa tua >> stavo per
piangere, me lo sentivo, non riuscivo a sopportare tutto questo.
<< Sai Tate, a differenza dei tuoi potevi fratelli, tu
dovresti ringraziare per i doni stupendi che hai ricevuto, come è possibile che
ancora non ti decida ad usarli. >> Ecco che ricominciava la storia dei
doni, non capiva che non avevo ricevuto nulla, che la bellezza non è niente.
<< Un semplice sorriso o una parola gentile potrebbero aprirti le porte
del paradiso >>
Mi asciugai una lacrima ed accennai un sorriso per farle
credere che mi fossi calmato, ma in realtà era il contrario.
<< Non importa quanto tu lo voglia, io non sarò mai il
tuo figlio perfetto >> dissi marcando le ultime parole con tutto l’odio
che provavo nei suoi confronti.
Mi alzai da tavola, non avevo più nulla da condividere con
loro. Ormai non avevo più nulla da condividere con nessuno. Salì in camera e
rimasi sveglio tutta la notte. Ero fuori di me. Alle sette suono la sveglia,
tremavo, ma era giunto il momento. Mi vesti interamente di nero. Sniffai della
droga, da una parte non volevo essere cosciente, ma dovevo farlo, doveva finire
tutto. Presi le armi da sotto il letto. Le caricai tutte, una ad una, ora ero
calmo, sapevo cosa dovevo fare e come lo dovevo fare. Prima di uscire mi
guardai allo specchio, non sembravo neanche io.
Velocemente uscii di casa ed andai nell’ufficio di Larry. E’ ironico che
un ragazzo di 17 anni entri in un ufficio con una tanica di benzina e nessuno
gli dica niente vero? Entrai nello studio di Larry, mi guardò sorpreso.
<< Tate, che cosa ci fai qui? Non hai la scuola?
>>
<< Ci andrò subito dopo. >> Ed era vero.
<< Dopo cosa? >> mi chiese confuso.
Lo fissai, lui inizio a lavorare di nuovo e io velocemente gli
buttai tutta la benzina addosso. Accesi un fiammifero, lo fissai per qualche
secondo. Doveva provare tutto il dolore che avevano provato la moglie e le
figlie, doveva capire cosa era successo a causa sua, doveva fare questo
sacrificio per amore di una donna che aveva un figlio pazzo. Lanciai il
fiammifero su di lui e prese fuoco, la sua vista non mi fece provare nulla, mi
girai ed uscii velocemente dall’ufficio anche sta volta indisturbato, nessuno
cerco di fermarmi, nessuno chiamò la polizia. Ma il mio compito non era ancora
finito. Avevo ancora una guerra da continuare.
Scusate l’assenza ma non ho avuto proprio tempo. Spero vi piaccia comunque,
sono ritornato su Tate sta volta, ma comunque credo che andrò anche sulle altre
stagioni tra poco. Grazie a chi commenta ed anche a chi la legge soltanto.
Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio!