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Autore: Lady_KuroiNeko    12/11/2008    6 recensioni
Storia nata dalla fusione di due cervelli e dall'amore per un personaggio magnifico Lady_KuroiNeko e Deliaiason88 presentano: Remember to me... Maya un giorno trova un ragazzo ferito gravemente, che non si ricorda niente, tranne il suo nome...Itachi... Riuscirà la dolce ragazza ad aiutarlo senza mettersi nei guai?
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Tsunade
Note: OOC, Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 6

Capitolo 6

 

Anche se si era addormentata con uno stato d’animo molto vicino al turbamento, il risveglio di Maya fu uno dei più dolci da molto e molto tempo.

Aveva sognato gli occhi di quell’uomo che la trafiggevano, che la scrutavano fin nel profondo…e poi…le sue braccia possenti che le cingevano la vita. Questa volta però non si vergognò affatto di aver ospitato Itachi nel suo mondo onirico, anzi. Desiderava ardentemente che anche nel mondo reale succedesse qualcosa del genere.

Quell’uomo la portava alla perdizione. Era come se fosse la personificazione del peccato.

Un peccato molto affascinate, però. Doveva ammetterlo.

Mai nella sua vita aveva provato un tale trasporto per un uomo. Nemmeno quella volta.

Maya era felice. Era felice che Itachi avesse riacquistato la vista. Era tutto perfetto. L’unica macchia nel suo cuore erano quelle strane frasi che lui le aveva detto…che voleva dire?

Se ci ripensava ancora arrossiva, così per auto-censurarsi si premette il cuscino sulla faccia e scalciò in aria. Ma si poteva essere più matte di così?!

 

Era già giorno, un nuovo giorno di lavoro, pigramente s’alzo e con lei anche la micia cominciò a zampettare stiracchiandosi in tutte le maniere possibili. Era buffissima.

Dopo essersi preparata, come sempre Maya si premurò di andare a svegliare Itachi, ma… con grande sorpresa lo trovò già in piedi e vestito.

“Buongiorno…” disse semplicemente lei, un po’ affranta. Constatare che ormai il ragazzo era perfettamente autosufficiente le mandò il cuore in gola.

‘Adesso non ha più bisogno di me…’ pensò sconfitta ma mantenendo il suo sorriso.

“Ciao, Maya”rispose lui educatamente, mentre volgeva lo sguardo alla finestra.

Da quanto tempo si era svegliato? Poteva veramente guardare la luce del Sole senza avere problemi? Quante domande affollarono la mente di Maya…domande senza risposta.

“Io…volevo avvisarti che la colazione è quasi pronta, Itachi-san.”disse lei, mentre stringeva con forza il listello di legno del fusuma. Se avesse potuto, avrebbe conficcato le sue unghie nella sottile carta di riso fino a bucarla.

“Grazie, arrivo.”esclamò lui piatto, al che lei non rispose e chiuse la porta scorrevole dietro le sue spalle.

 

Dieci minuti dopo entrambi erano comodamente seduti, nel silenzio più assoluto. 

Nel momento in cui Itachi fissava tutti gli oggetti per ricordarne l’utilizzo, spuntò un sorrisetto abbozzato dalle sue labbra e Maya pensò di essere morta e finita in paradiso.

Osservava il moro prendere le Hashi e lentamente assaggiare tutte le pietanze come se fosse la prima volta. Ma il ragazzo, sentendosi un paio di occhioni blu addosso, alzò il viso interrogativo.

La ragazza divenne color pomodoro e girò il viso di lato fingendo di aver fatto cadere delle briciole.

 

Successe altre tre o quattro volte i loro sguardi s’incrociavano, si cercavano. Desiderosi di osservare senza essere colti in flagrante.

Itachi dal canto suo trovava difficoltoso non guardarla. Certo, aveva immaginato una ragazza bellissima, ma lei era addirittura stupenda. Ma allora perché? Perché temeva che fosse cosi sbagliato sentire e provare quelle sensazioni per lei?

C'era una sorta d’inquietudine in fondo al suo cuore: come se in un passato non troppo remoto si fosse precluso la possibilità di lasciarsi andare.

 

“Bene Itachi-san, adesso si va al negozio.”esordì la giovane, mentre rimetteva tutte le stoviglie appena lavate nella credenza “Sono felice, sai? Finalmente potrai vedere il mio villaggio!”

“Hai ripreso ad usare il suffisso, Maya.” disse il ragazzo mentre finiva di bere il the, ignorando completamente le parole della giovane. “Non lo fare. Non lo usare, m’infastidisce” proseguì severo.

Non ricordava nulla (o quasi) del passato ma quanto pare era un tipo che non adorava particolarmente il fatto di dover ripetere un concetto più e più volte. Si stupì di questo.

“Ah…ecco io…” lei cercava di trovare una scusa plausibile, ma non c’era niente da fare e così si limitò a dire“Scusami, Itachi…” sorridendo dolcemente. Poi finalmente entrambi si decisero ad uscire dalla modesta casa di Maya e si incamminarono, sottobraccio.

Solo per sostenerlo, vero?

Il ragazzo rimase spiazzato dalla bellezza di quel minuscolo villaggio: era completamente immerso nella natura e il profumo dei fiori arrivava alle sue narici, facendolo sentire ancora meglio. Ormai quelle emicranie erano passate, ma a volte gli capitava di udire tante voci differenti che chiamavano il suo nome. Era inutile sforzarsi di ricordare, perciò prese un bel respiro ed espirò tutto in una volta.

‘ Se è destino, ricorderò…altrimenti…mi va bene anche così’ pensò lungimirante.

Poi finalmente Itachi si accorse che accanto a lui, precisamente alla sua sinistra, camminava a piccoli passi la gattina Achimi. Aveva il manto rosso e bianco, le zampette erano bianche e il grazioso nasino era rosa. Faceva veramente tenerezza.

La gatta si voltò a guardarlo e dopo aver miagolato solo uno striminzito “Mao!” corse fin davanti la porta d’entrata.

Dall’angolo però spuntò il nemico della gatta: i loro sguardi s’incrociarono, Achimi soffiò pericolosamente in direzione del persiano che invece di attaccare pensò bene di girare pacificamente l’angolo. ‘Peccato’ pensò il ragazzo, avrebbe voluto vederli litigare e magari vedere Maya rincorrerli e rimproverarli come fossero due bambini.

“Quello era il gatto di Yukia?”

“Già, povero gatto, non capisco perché Achimi non lo perdoni…”

“Magari ha solo una cotta per lui…”

A queste parole Maya divenne rossa rossa e bisbigliò “Itachi, i gatti non hanno questi grilli per la testa…!” guardando altrove.

Lui invece non capiva perché lei provasse vergogna, quando si parlava di determinati argomenti. Eppure era troppo buffa, cosi tenera e innocente e lui invece? Chi era? Che faceva nella vita? Quel diavolo di smalto oramai corroso che voleva significare?

“Maya appena torniamo a casa, vorrei togliere questa robaccia dalle unghie…” disse quasi pensandolo, la ragazza lo guardò un po’ stranita, poi sorridendo disse:

“Certo Itachi, però devo chiedere a Yukia. Io non uso questi prodotti e…”ma si zittì all’istante. Come sempre aveva parlato a sproposito e, infatti, si affannò subito ad aggiungere “N-Non voglio dire che tu sei…”

“Ho capito. Non preoccuparti. È veramente strano vedere un uomo con lo smalto…”constatò lui mentre sfregava l’unghia dell’indice su quella del pollice con un fare decisamente disinteressato.

La ragazza annuì semplicemente temendo di aver fatto la figura della stupida e strinse maggiormente la presa sul braccio di lui. Quanto, quanto avrebbe voluto poggiare la testa su quella spalla e abbandonarsi totalmente tra le sue braccia.

Sì, Maya aveva decisamente la tendenza a sognare ad occhi aperti. Chissà cosa avrebbe pensato lui semmai lei avesse davvero dato retta all'istinto: forse l'avrebbe giudicata frivola? Forse si preoccupava davvero troppo.

 

Nel giro di pochi minuti arrivarono al negozio senza problemi e Itachi prese il suo solito posto, magari per approfittare della distrazione di lei e…poterla osservare più accuratamente.

Achimi invece si posizionò sulla finestra e precisamente sulla tenda che era di poco più lunga. Maya guardò l’animaletto con una vaga espressione di disappunto: prima non faceva che sgridare la piccola micia perché le riempiva di pelo la sottile stoffa della tenda ma vedendo che comunque la piccola continuava volentieri a occupare il suo ‘posto d’onore’, alla fine la dolce pasticcera aveva deciso di arrendersi. Sì, in fondo…Achimi non da’ fastidio a nessuno.

 

Poi la mattina di Itachi trascorse come al solito: il continuo via vai di gente che lo salutava, lui che riconosceva le voci e salutava di rimando. Personalmente non era più di tanto infastidito da tutto quel trambusto, ma una cosa la temeva, anzi delle persone.

Ed eccole, infatti, richiamate forse da una qualche maledizione: le comari che venivano a comprare i soliti biscotti al cioccolato per i nipotini. Non impiegarono poi molto tempo per accorgersi che Itachi aveva riacquistato la vista e lo asfissiarono con le loro sciocche domande, tanto che alla fine l’uomo si trovò costretto a congedarsi educatamente rifugiandosi nel piccolo ripostiglio alle spalle del bancone. Da lì comunque ascoltava placido la conversazione.

“Maya, lo sai vero? Per la festa devi portare questi biscotti!” le disse una donna truccatissima e in sovrapeso mentre indicava quelle delizie al cioccolato.

“Festa?”chiese la pasticcera cadendo dalle nuvole “Già è vero! S’avvicina il 5 maggio, la festa dei bambini!”

“Sì, allora già che si siamo mi prenoto per la torta al cioccolato bianco!”esclamò quasi con prepotenza la donna.

“Sei la solita! Anche alle feste la fai lavorare!” la rimproverò l’amica che comunque sorrideva divertita.

“Ma no…per me è un piacere! È il mio lavoro” intervenne la ragazza facendo un leggero inchino. Osservandola Itachi non capiva perché fosse così accondiscendente: ‘Ogni tanto ti farebbe bene dire di no’ pensò mesto.

“Davvero? Allora in questo caso io prenoto la crostata alla marmellata d’albicocche” disse la terza signora stringendo con gli occhi luccicanti le mani di Maya che a causa dell’imbarazzo non riuscì a spiccicare nemmeno un semplice “D’accordo”.

“Sei un tesoro! Fortunato chi sarà a sposarti” disse alzando la voce e guardando in direzione del ripostiglio in cui si era rifugiato Itachi.

Maya non rispose nuovamente e dopo aver incartato i biscotti le salutò allegramente. Quando il campanellino della porta risuonò, finalmente poté tirare un sospiro di sollievo ed accasciarsi distrutta sulla prima sedia a disposizione del suo sederino.

‘Uffa, ma perché mi fanno fare queste brutte, figure?’ pensò irritata la ragazza mentre volse lo sguardo a Itachi che stava uscendo dal ‘nascondiglio anti-comari’. A questo punto trovò inutile commiserarsi ancora e si rialzò, preparò gli ingredienti necessari e cominciò a stendere la pasta per la crostata. Itachi non riuscì a notarlo, ma la ragazza era ancora parecchio rossa in viso.

 

Dopo due ore intense di lavoro Maya finì il tutto e consegnò le ordinazioni ai suoi ‘affezionati’ clienti. 

Ormai erano le 12:00 e il negozio era stranamente silenzioso. La fanciulla e il ragazzo stavano seduti uno di fronte l’altro a chiacchierare del più e del meno. Nessun discorso impegnativo, niente di niente. Troppo difficile da portare avanti.

“Ti va di venire, Itachi? Ogni anno organizziamo un pic-nic in occasione della festa dei bambini”

“Se tu vuoi andarci…allora per, me va bene” le rispose usando sempre quel suo particolare tono criptico.

Lei sorrise felice come una bimba, guardò l’orologio e poi s’alzo dalla sedia enunciando “Dai, andiamo! Tanto non viene più nessuno, sono tutti a casa per i preparativi”

“Ok” disse lui seguendola. Anche se aveva recuperato la vista, c’erano volte in cui inspiegabilmente tutto il campo visivo andava sfuocandosi. A volte assisteva addirittura a dei veri e propri black out e di questo se ne preoccupò.

Non sembrava essere un sintomo nuovo. Forse aveva già problemi agli occhi.

Tuttavia non ebbe il tempo di pensarci troppo su perché a causa degli stessi inavvertitamente il suo piede s’incastrò nella sedia e Itachi non fece nemmeno in tempo a dire alla ragazza di scostarsi che già le era finito addosso: oltre al gran trambusto, alla testata e all’urlo di sorpresa della fanciulla era successo qualcosa di ben più grave e imbarazzante. Le labbra dei due giovani, infatti, si sfiorarono senza il loro assenso, mentre la mano sinistra di Itachi era andata a finire sopra il seno di Maya.

Spalancarono entrambi gli occhi per la sorpresa, si staccarono subito e guardarono lui alla sua destra, lei alla sua sinistra. Nessuno dei due sapeva cosa dire e Maya, tanto per cambiare, era arrossita fino alla punta dei capelli.   

Purtroppo per loro due spettatori un po’ troppo giovani, due bambini, (precisamente un maschietto e una femminuccia) che erano entrati per avere i biscotti dalla loro sorellona…avevano assistito a tutta la scena e senza dire una parola.

A questo punto i piccoli si guardarono e ridendo silenziosamente uscirono dal negozio.

Si sedettero furtivi sulle scale, il bimbo prese la mano della bimba e cercò timidamente d’imitare il moro. Ma in quel momento i genitori che erano rimasti indietro a schiccherare li raggiunsero e inorridendo sconvolti rimproverarono i piccoli.

"Non si fanno queste cose!"

Allora i piccoli si difesero dicendo "Ma Maya e l'uomo nero lo facevano!"

“Cosa?”

“Davvero!”

“Che romantico!”

“Ma che dici! Davanti ai bambini!”

“Ma dai…magari sono innamorati!”

“Ahhhh” sospirarono tutte le signore presenti, invidiando segretamente la giovane cuoca.

 

I due ragazzi dentro il negozio, ancora scioccati dall’accaduto, nel frattempo reagirono ognuno in maniera differente: Itachi si mise una mano sulla fronte, si toccò per un istante i capelli e sospirò pesantemente, mentre Maya si sistemò alla meno peggio il kimono, scappò dietro il bancone e  freneticamente prese tutti gli ingredienti necessari per i suoi dolci e si mise ad impastare come una matta.

“Maya…” cercò di chiamarla lui per chiederle scusa. Accidenti, era stato un incidente!

Ma lei lo ignorava.

“Maya…?” ripeté, ma non sapendo che dire optò per il silenzio. Era meglio far finta di niente. Maya era troppo timida e sensibile.

I pettegolezzi erano l’ultima cosa che potesse aiutarla, ma se nessuno ne parlava potevano fingere che non fosse mai successo, anche se a lui quel piccolo incidente non era dispiaciuto affatto.

Poteva ancora sentire sulle labbra il sapore di biscotti al cioccolato e sulla mano il tepore di quelle dolci curve ma rimase giustamente sconcertato dal suo ultimo pensiero. Da quando aveva per lei un simile interesse? Tutto ciò era pressoché inspiegabile.

 

Rimanendo sempre in silenzio lasciarono il negozio e per somma gioia di lei, non c’era nessuno per le strade. Sicuramente la notizia era già giunta alle orecchie della mamma di Yukia e la conseguente strigliata da parte dell’amica sarebbe arrivata implacabile e con la potenza di un uragano.

Accidenti faceva sempre di tutto perché le persone non spettegolassero su di lei, ma ogni volta era sempre la stessa storia, avrebbero ricordato quella storia e avrebbero fatto paragoni tra Itachi e…

 << Maledizione >> pensò lei, non voleva che lui sapesse. Lui l’avrebbe mal giudicata e sarebbe stato insopportabile.

Tuttavia…anche se con la testa pensava tutto questo, con il cuore…il suo cuore viaggiava. Viaggiava lontano, lontanissimo, e una bellissima sensazione di languore la pervase: il contatto con quelle labbra roventi non le era dispiaciuto per niente.

Per niente.

In fondo aveva sempre desiderato poterlo baciare. Diciamo pure che non era proprio così, ma l’emozione provata era troppo, troppo forte tanto che Maya si ritrovò di nuovo a pensare, no…a DESIDERARE di poter ripetere la cosa ancora, ancora e ancora.

Peccato che in quel mentre si sentì davvero ridicola.

L’unica sua paura era che lui venisse a sapere di quel periodo della sua vita…un lasso di tempo corto quanto un battito di ciglia.

 

Il fatidico cinque di maggio arrivò stranamente in fretta. Era il momento della “Kodomo no hi”, la festa dei bambini.

Tutto il villaggio era in fermento: nelle case si respirava un’atmosfera serena e rilassata e per un attimo ci si dimenticava dei problemi economici che affliggevano da tempo quel piccolo ritaglio di terra vicino al ben più grande e produttivo Villaggio della Foglia, la rocca segreta dei ninja del Paese del Fuoco.

Il vociare squillante dei bambini risuonava allegro in tutte le viuzze del villaggio e non era strano sentire più del solito le loro vocine innocenti esclamare “Mamma! Papà!”: infatti, madri e padri aiutavano i piccoli a decorare le Koi, le carpe fatte di carta che in un secondo momento avrebbero sovrastato i tetti delle case. Dal canto suo, Itachi osservava il tutto con fare divertito e sentì che quell’usanza era a lui molto familiare.

Il suo sguardo si soffermò su una famiglia composta da cinque persone: il padre che decorava la sua grande Ma-goi, la carpa nera simbolo del capofamiglia, la madre che rifiniva l’occhio della sua rossa e di media grandezza Hi-goi e le tre figlie che invece imbrattavano come meglio potevano le loro piccole carpe.

 

“…perché questa domanda? È bella questa festa, Itachi. Si prega per la buona salute dei figli maschi, non lo sapevi? E poi le carpe rappresentano la casa, la nostra famiglia.”

 

Aveva rammentato qualcos’altro. Era una dolcissima voce femminile quella che risuonava nella sua mente offuscata. Ma al contrario delle volte precedenti, questa volta Itachi non tentò di sforzare la sua memoria, anzi, tirò un lungo sospiro che ebbe l’effetto di rilassare tutto il suo corpo teso e di…fargli ricordare ancora tanti piccoli particolari del suo passato perduto.

 

“Nii-san! Nii-san!”

 

Una vocina sottile e dalla lievissima inflessione severa. Un’acerba voce maschile.

 

“Aiutami, nii-san. Non riesco a dipingere bene le squame!”

“Un’altra volta…Sasuke.”

“Uffa! Fai sempre così! Dai, aiutami! Oggi è festa!”

“Forza, Itachi. Aiuta tuo fratello.”

 

Fratello. Fratello. Fratello.

“….-tachi? Itachi? Itachi!!”

“Mh?”

“Andiamo? È tutto pronto per il pic-nic” enunciò felice Maya. L’uomo però non la degnava del minimo sguardo, pareva confuso e i battiti del suo cuore accelerarono all’improvviso. Sentì il petto bruciare e non ne capiva la ragione. Poi ricordò qualcos’altro.

 

“Uchiha Itachi…io…ti ammazzo!!!”

 

Era quella stessa voce, ne era sicuro. Uchiha. Uchiha. Il suo cognome.

 

“Come mi hai suggerito tu, io ti ho odiato e sono sopravvissuto unicamente per ucciderti!”

 

Ira. Una profonda e dirompente ira, capace di corrodere tutta quell’atmosfera pacifica che circondava Itachi fino ad un attimo fa. Egli si strinse il petto con la mano destra e si accasciò a terra, stremato.

 

“Io voglio…la mia…vendetta!!”

 

Ansimava e il cuore sembrava che volesse uscirgli dal petto. Maya lo chiamava a ripetizione, ma non c’era nulla da fare. Itachi guardava fisso il terreno con gli occhi sbarrati, spaventato da quella voce distorta dalla rabbia e…dall’odio.

 

“…il fatto è che tu non provi…abbastanza odio”

 

“Itachi? Itachi, stai bene?”chiese apprensiva e spaventata la povera Maya.

“…sì…”rispose distratto lui, mentre riprendeva il controllo. Si portò la mano destra vicino alla fronte e con il pollice e il medio si strinse entrambe le tempie. La testa gli scoppiava.

“Accidenti…”esclamò con voce tremante la giovane “…proprio ora che Yukia non c’è…!”

“Maya…non è niente. Andiamo, gli altri ci aspettano” disse lui placido mentre come se niente fosse si rialzò da terra. In un secondo momento batté le mani sui pantaloni a mo’ di pulizia e s’incamminò verso quello che aveva capito fosse il parco in cui doveva esserci il pic-nic.

Tutto ciò che si mostrò davanti ai suoi occhi color dell’onice fu un vero e proprio spettacolo: il cielo azzurro e terso, le nuvole candide e ben definite, la calda luce solare che illuminava il prato verde speranza e poi…i bellissimi alberi di ciliegio dai petali delicatamente rosati. In quell’atmosfera quasi irreale giocavano le voci argentine dei bambini che si rincorrevano felici.

A destra del suo campo visivo invece vi erano i genitori, i nonni e i parenti di quelle piccole pesti che stavano placidamente seduti sulle tovaglie solitamente decorate con dei quadretti. I dolci di Maya magicamente finivano in un batter d’occhio e di questo fatto egli se ne compiacque: la giovane era davvero in gamba e Itachi non aveva difficoltà ad ammetterlo più di una volta.

A questo punto il giovane si sedette all’ombra di un ciliegio, poggiando la grande schiena sul tronco. Dal canto suo Maya aveva un po’ di timore ad accomodarsi accanto a lui dopo l’incidente accaduto, ma dopo aver deglutito a vuoto si decise che era meglio non dar retta ai suoi timori.

Itachi si era sentito male e lei aveva il dovere di stargli accanto e se non l’avesse fatto di sicuro la sua coscienza gliel’avrebbe fatta pagare. 

“Ah ah ah!”rideva Maya non appena i bambini ruzzolavano per terra e giocavano a fare a botte.

Era bella, Maya. Un piccolo dolcetto con gli occhioni blu. Itachi ne osservava la fisionomia appena poteva e il vento che le scompigliava i capelli la rendeva, se possibile, ancor più irresistibile.

Era attratto. Irrimediabilmente attratto.

“Maya…”

“Dimmi…!”rispose lei immediatamente, euforica come non mai. Ma quell’euforia si spense non appena notò che il giovane la fissava così intensamente da poterla ghiacciare e incendiare allo stesso tempo. “…d-dimmi…”ripeté nuovamente, questa volta con un’irritante insicurezza.

Il ragazzo tardò parecchio a rispondere. A causa dell’eccessiva emotività di Maya era costretto a soppesare le parole: proprio lui, che di tatto ne aveva fin troppo. Ma in una situazione come quella era inutile continuare a fingere. Ormai aveva capito da tempo che la sua non era solo riconoscenza.

“…quell’incidente di pochi giorni fa al negozio…”

“È stato un incidente, non ti preoccupare.”esclamò lei inflessibile, precedendolo. Era terribilmente spaventata.

“Indubbiamente. Però…”enunciò languido e abbassando ulteriormente il suo magnifico tono di voce le prese il mento “…c’è qualcosa in me che non mi permette di dimenticare. O forse più semplicemente…non voglio farlo io e basta”

Parole magiche che ebbero un effetto devastante sull’ego di Maya, che in un gesto puramente istintivo si avvicinò pericolosamente al viso dell’uomo che n’approfittò, rubandole delicatamente le labbra vermiglie.  

“No…!”si lamentò debolmente lei, mentre tentava di allontanarlo, ma immediatamente dopo e senza alcuna logica si abbandonò di nuovo tra le braccia di quello sconosciuto, fondendo ogni singolo millimetro delle sue labbra con quelle sottili e leggermente secche del suo partner.

Nessuno li osservava. Erano troppo lontani da tutti e troppo lontani dal mondo. Era tutto terribilmente magico e…vero.

Quando dovettero separarsi per riprendere fiato, a Itachi venne di nuovo una piccola crisi.

“Itachi! Maledizione….! Quando torniamo a casa ti metterai immediatamente a letto e fino a quando non tornerà Yukia tu non ti muoverai di lì…”

L’uomo dagli occhi penetranti annuì per poi rammentare di nuovo quella voce maschile.

“Maya…credo di aver ricordato qualcos’altro…”disse lui, mentre ansimava a causa delle fitte al petto.

“E posso sapere cosa?”

“Sasuke. Mio fratello.”

Le ultime parole che Itachi proferì in quella giornata lasciarono a Maya una sgradevole sensazione di amarezza.

 

Lady_KuroiNeko e Deliaiason88:

Salve!!! Eccoci con un nuovo capitolo!!!! Il primo vero bacio dei due^^  

Ringraziamo come sempre:

1 - allychan
2 - Anima
3 - Ayashi683
4 - Cavallina_Bianca
5 - Crystal Alchemist
6 - damnedmoon
7 - ery twohands
8 - fenicex8
9 - haily
10 - kla_cat92
11 - ladysakura
12 - lella95
13 - leo miao
14 - Liby_chan
15 - maninja87
16 - masychan
17 - NarayaEdea
18 - Rukia_Chan
19 - Saiyo83
20 - SaphiraLearqueen
21 - Sasori_Danna
22 - Serenity452
23 - Targul
24 - Yuki no Hime
25 - zibha

Saiyo83: Salve! Hai visto che cosa combiniamo? Itachi poco alla volta sta ricordando e in più ti abbiamo regalato ben due baci tra i due! Ma le sorprese non finiranno qua!!! Ihihih a presto baci

Serenity452: Sorellina amata, ma come stai? Che tristezza neanche potrai scrivere! Eh eh eh anche noi ci saremo volentieri buttate dentro la vasca con Itachino ^_^. Visto sta cominciando a ricordare! Il segreto di Maya rimarrà tale ancore per poco. Ti vogliamo bene anche noi! Grazie e riprenditi!!!! Baci baci

zibha: Ciao tesora, lo sapevo che non potevi mancare! Ora Itachi oltre la vista ha anche ricordato il fratellino. Grazie per i complimenti, ma anche Delia scrive, ognuna di noi due scrive diverse parti di un solo capitolo è gran lavoro credimi, ma alla fine è il risultato che conta ^^

Sasori_Danna: Ciao! In effetti Maya è molto insicura sul suo aspetto, ma almeno a Itachi è piaciuta. Grazie per i complimenti ci impegniamo tantissimo perché i capitoli siano belli e interessanti ^^ Baci

  
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