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Autore: paoletta76    27/12/2014    1 recensioni
Ecco. Adesso sei davvero nei casini, Darcy.
Un assassino. Hai davanti un assassino senza scrupoli, ridotto al fantasma di sé stesso. Chiunque sia stato, ieri come settant'anni fa.
E tu? Sei come lui?
Fissare a lungo entrambe le siringhe, la consapevolezza di tenere una vita letteralmente fra le mani.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nat la guardava storto.
A dire il vero, l'aveva accolta guardandola storto fin da quando aveva messo piede nella sala della lounge, ormai cambiata per la cena e accompagnata da un sempre più spaesato Soldato d'Inverno.
 
E non era l'unica, a guardarla storto.
Come biasimarli, pensò. Se -come sospettava- Tony era rimasto ad osservare almeno i primi due minuti delle sue acrobazie nell'idromassaggio -bastavano le mani del nemico a sfilarle il bikini, o quella serie di baci da toglierle il fiato-, la legge sulla privacy poteva dirsi abrogata.
- Non è come pensate.- puntò l'indice, tentando una linea di difesa già consunta dagli anni gloriosi di Beautiful.
- E com'è? - replicò Tony, senza nascondere sorriso diabolico e bicchiere di scotch.
 
Nessuna attenuante, Darcy. Non se ti presenti a cena sorretta dalle braccia di James, invece che dalle tue stampelle.
Un sospiro, roteando gli occhi.
 
L'accappatoio portato da FerroVecchio era meravigliosamente caldo e profumato. S'era stretta nelle spalle, annusandolo a lungo ad occhi socchiusi, prima di tornare alla realtà. Le stampelle sembravano aspettarla, all'ingresso della piscina.
Un sospiro. Aveva puntato le mani sulla sdraio e tentato la spinta. Cinque metri, Darcy. Coraggio. Cinque metri e le stampelle sono tue. Non cadrai.
- Ahi..
Una fitta di dolore l'aveva costretta ad una pausa. Forza, dai. Un attimo seduta, e ci riproviamo.
 
Non aveva calcolato la presenza dell'uomo oltre le proprie spalle.
 
Era rimasto ad osservarla, avvicinandosi un passo dietro l'altro e con l'asciugamano buttato sulle spalle dopo aver passato un minuto buono a frizionarsi i capelli.
La porta a vetri della piscina rifletteva un'immagine rilassata, quasi felice. Non più quella distrutta che aveva incrociato al suo primo tentativo di sollevarsi dal letto.
La maggior parte dell'Intelligence non crede nella sua esistenza, quelli che ci credono lo chiamano Soldato d'Inverno.. è un fantasma..
 
Aveva raccolto il respiro, osservato per un istante i propri piedi, nudi sulle mattonelle chiare di quella stanza, prima di sollevare gli occhi ed incontrare lei.
Che diavolo mi succede..?
 
La ragazza provava di nuovo a sollevarsi, con evidente sforzo e dolore. E questo era solo per colpa sua.
Allungare il passo, raggiungerla. Questa volta niente effetto sorpresa, solo una mano tesa di fronte al viso.
- Vieni.
La vide esitare per un lunghissimo istante, prima di accettare quella mano ed il sostegno delle sue braccia.
- Ok..- sorrise, leggero, affiancandola e passandole il sinistro dietro la schiena -..così.
- Grazie..- una volta all'ingresso, lei tese le dita per raccogliere le stampelle, ma lui le prese con la destra, allontanandogliele.
- Ti porto io. Se non..
-..No, non mi da fastidio.
 
Quel sorriso si apriva leggermente di più, e adesso ci poteva davvero annegare, nell'azzurro di quegli occhi.
 
Aveva fatto l'amore con l'uomo che era stato mandato dall'Hydra per ucciderla. L'assassino perfetto.
L'uomo che non era riuscito nella sua missione.
 
Ed ora tutti la guardavano come stesse difendendo un mostro.
 
Chi se ne frega, Darcy. L'ha detto anche Steve. Ha diritto anche lui, ad una seconda possibilità. Bastano le parole con cui ti ha lasciato sulla porta della tua stanza, meno di un'ora fa..
 
- Grazie. Non serviva mi portassi fino qui.- aveva teso di nuovo la mano, ottenuto le stampelle. Ma quel corpo non sembrava accennare ad allontanarsi.
- Perdonami..- James aveva piegato la fronte a sfiorare la sua.
- Non c'è bisogno che tu lo dica di nuovo..- l'aveva lasciato sorridere appena.
- Vorrei poterti curare.. poter tornare indietro e..
-..E dire no. Lo so. Non sei stato tu, a..
- L'ho premuto io, il grilletto..
- Ma non eri tu, a pensare. Questo sei tu.- gli aveva puntato l'indice sul petto, lasciandolo sospirare - ti hanno già detto..?
-..La macchina dei ricordi, sì.
- Tony l'ha già usata con l'agente Ward, e funziona. Sicuramente nella tua testa ci sono moltissime informazioni che si sono affrettati a sovrascrivere con gli elettrochock e quella roba che ti iniettavano. Col tuo aiuto, potremo annientare l'Hydra una volta per tutte, briciole comprese.
- Fa.. male?
- No, non credo. Ti applicano solo dei sensori, qui..- gli aveva sfiorato la fronte - e qui..- gli aveva toccato il petto - controllano la tua respirazione, le tue reazioni emotive, leggono le onde cerebrali - adesso lui aggrottava le sopracciglia - in pratica, riescono a vedere i tuoi ricordi.
-..Buoni e cattivi.- aveva replicato lui, con amarezza.
- Beh.. sì.
- Farà comunque male.
- C'è un trucco, Jimmy.- lei aveva sollevato l'indice, sfiorandosi il naso - per ogni ricordo cattivo, cerca di trovarne uno buono. Così smetterà di fare male.
- Già..- lui aveva stretto appena le labbra, prima di piegarsi su di lei ed appoggiarle sulle sue, donandole un altro bacio - un ricordo buono..
- Sfacciato.- aveva riso, fronte contro fronte, insieme a lui.
- Vorrei poterti curare.. posso soltanto fare questo..- s'era fatto di nuovo malinconico, muovendo appena il braccio, ad indicare sorreggerti.
Una carezza, lungo quella guancia ispida di barba.
- Va bene così, Jimmy.- lo lasciò arrendersi a quella dolcezza -..va bene così.
 
La grande tavola della lounge era già apparecchiata, bianco e nero e ambra.
- Andiamo? - Tony guidò la propria famiglia lungo la scala che scendeva dal salone, bypassando con nonchalance quegli sguardi scuri all'indirizzo degli ultimi arrivati.
- Tutto ok? - la sua voce le sfiorò le spalle, costringendo il Soldato a voltarsi in contemporanea con lei.
- Perché? - Darcy aggrottò le sopracciglia.
- Lo odiavi a morte. Fino ad un paio di settimane fa.
-..Come te con il tuo vice presidente.- replicò lei, con un velo di pepe.
- Oh, beh. Come tutti e il vice presidente.- le si affiancò Loki, leggero - che vuoi.. il tempo passa, la gente cambia.. abbiamo diritto tutti, a provarci di nuovo. E abbiamo tutti un nemico comune.- vide il giovane abbassare lo sguardo, e continuò, mantenendo quel tono leggero e deciso - sei pronto?
- Sì..- James annuì appena - sono pronto.
- Domattina alle nove. Prima seduta, non fare tardi. Anche perché questo qui potrebbe farsi venire dei grilli e allungarti la scossa - Loki puntò Stark con il pollice, lasciandolo sogghignare -..e non è una cosa proprio piacevole.
- Lo so.
- Ok..- il principe nero appoggiò la mano sulla spalla del giovane, scivolando oltre - andiamo, dai.
 
La notte circondava la Tower da ore, ormai. Il salone era animato da voci come non succedeva da tempo.
La pace di una famiglia, l'unica rimasta per quasi tutti i presenti.
 
James li fissava dall'angolo in cui s'era rifugiato, continuando a sentirsi un escluso.
Un prigioniero.
 
L'uomo del ponte si chiamava Steve. Gli aveva detto d'essere il suo migliore amico. E forse era vero, l'aveva  visto più volte nelle immagini sparse che affioravano nella sua testa sempre più frequenti.
 
Ti credevo morto..
 
E io ti credevo più piccolo..
 
Sorrise, leggero. Un ricordo buono, accanto ad uno cattivo. Il buio lo circondava, se chiudeva gli occhi provava la sensazione di essere legato ad un piano rigido. Un tavolo, forse. E quel piccoletto occhialuto dall'accento tedesco lo sovrastava.
Sergente Barnes..
 
Un impulso, il braccio sinistro che scattava, come punto da qualcosa. Il cuore in gola.
Abbassò il viso, chiudendo i pugni e cercando ossigeno. Adesso gli sembrava di sentire il fuoco nelle vene.
 
- Tutto bene?
Quella voce lo costrinse a sollevare gli occhi. La figura alta e robusta dell'uomo che diceva d'essere il suo migliore amico.
- Davvero..?
 
-..Scusa? - Steve intercettò quella domanda, pronunciata quasi in un sospiro, e gli si sedette accanto sul divano, intrecciando le dita e mettendosi in attesa.
- Come.. come puoi essere il mio migliore amico..? Io.. io dovevo ucciderti, tu.. tu eri sul ponte.. ma io mi ricordo, di te.. anche se..
-..Sono solo immagini confuse, lo so.- Steve piegò appena le labbra in una smorfia, spostando lo sguardo - beh, eppure io c'ero, per te. E tu c'eri, per me. Come fratelli. Magari ti ricorderai di un piccoletto biondo alto un metro e mezzo.. o della mia uniforme con la stella.
- Il fuoco..
- Ah. Quello. Eri prigioniero in una specie di fabbrica, insieme ad altri soldati. Probabilmente quello è stato il primo esperimento a cui ti hanno sottoposto.. non si spiega altrimenti, il fatto che sei precipitato dal treno e sei ancora vivo.. forse.. forse hanno usato un siero simile a quello che hanno iniettato a me.
- Mi dispiace..- abbassò gli occhi, arricciando appena le labbra.
- C'era il fuoco, e divorava tutto, intorno a noi.- fu Steve, a cercare i ricordi per lui - è stato un attimo, hai oltrepassato il vuoto camminando su una trave, prima che crollasse. Ti ho gridato di scappare. Mi hai urlato che non saresti andato da nessuna parte, senza di me. Ne siamo usciti insieme, come da ogni pasticcio, fin da quando eravamo bambini. E sul treno sei stato tu, a salvarmi la vita.
- Il treno..- adesso quello sguardo di ghiaccio vagava intorno, in cerca di risposte - la neve..
- La neve, già. Faceva un freddo orribile. E io non sono riuscito a salvare te.
 
Qualcuno, a chiamarlo lontano. Una ragazza che muoveva appena le dita nella sua direzione, accennando un sorriso. Steve si scusò e scivolò via da quel posto, ringraziando mentalmente Sara per averlo tolto da una situazione che si stava facendo seriamente scomoda.
Uno sguardo indietro, veloce, all'uomo che era rimasto ad osservarlo dall'angolo del divano.
 
Quello che un tempo era stato un fratello, adesso neanche si ricordava più di lui.
E faceva male, male da morire.
 
  
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