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Autore: Ciribiricoccola    12/11/2008    2 recensioni
Un viaggio fantastico e surreale visto in chiave moderna e... soprattutto... con occhi ben diversi! Date pure una sbirciatina in questo paese delle Meraviglie...
Genere: Comico, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Danny Jones, Dougie Poynter, Harry Judd, Nuovo personaggio, Tom Fletcher
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'McClaire- She's the young, she's not alright'
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wonderland

Mi sono fatta attendere anche troppo, lo so! Cercate di capirmi, cari lettori: università, due storie all'attivo, mal di testa conseguenti... Insomma, solo oggi posso finalmente dire che aggiorno questa storia!!! Siamo al secondo capitolo, più lungo e più movimentato del primo, e spero proprio che vi piaccia! A me ha fatto sorridere mentre lo scrivevo, spero faccia lo stesso effetto a voi che leggete! E' una storia leggera e senza pretese!

Vi ringrazio tutti per l'appoggio che mi date, ancora una volta, siete dei santi e io non me li dimentico, i santi...

Vostra

Ciry

TE'?


Instabile come una foglia in mezzo a un tifone, Clarissa si ritrovò a surfare, con sua grande sorpresa, in un mare di sabbia, sempre in discesa ed in continua accelerazione.
Non urlò soltanto perché, in mezzo a tutta quella sabbia, sicuramente si sarebbe trovata il deserto in bocca anche solo a dire “A”! Però aveva una paura folle, non riusciva neanche a vedere dov’era finito il cappello, dove stava finendo lei stessa!

Proprio mentre aveva cominciato a trovare un certo equilibrio, notando peraltro che la sabbia non scottava neanche un po’, si spaventò più di prima nel vedersi apparire davanti una voragine, un grande buco nero che stava inghiottendo tutto: lei, la sabbia, il cappello che non si vedeva più da nessuna parte…

Decisa a non fare la fine della sabbia, Clarissa provò a tornare indietro, puntando i piedi, accucciandosi per aggrapparsi con le mani al terreno…

Ma non ci fu niente da fare.

Terrorizzata, si rannicchiò su se stessa e si lasciò trasportare come un uovo dalla corrente iperveloce, che la fece scivolare in quel buco spaventoso ancor prima di quanto lei si aspettasse.

 

 

Io bevo il tè. Io ADORO il tè.

Per me e per il mio socio è SEMPRE l’ora del te.

Oggi è un GRAAANDE giorno, perché è il giorno in cui io e il mio socio beviamo il tè.
Tuttavia, devo ammettere che non è sempre così facile prendere il tè in santa pace, no no, no no!

Quest’oggi, per esempio, sento che non sarà facile, lo vedo da come l’acqua del mio tè s’increspa!
All’inizio, credevo che fosse poca cosa, una sciocchezzuola, una soggezione che noi bevitori di tè ogni tanto abbiamo, ma mi sono dovuto ricredere!
Perché, mi chiederete voi!

Bè, perché il mio socio, furioso come un cappellaio matto… bè, in effetti è proprio quel che sembra, un cappellaio matto… perché se fosse stato qualcun altro, forse non sarebbe stato così furioso e…

Per tutti i tè!

Il mio socio mi ha fatto notare quale oscura creatura fosse uscita dalla sua zuccheriera fornita di dosatore per fare un tuffo nel suo tè!!!

 

“Allarmi!! ALLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARMI!” gridò il Cappellaio Matto nell’orecchio destro della Lepre Marzolina, mostrandole la sua tazza di tè, in cui Clarissa stava annaspando, stordita ed infreddolita, poiché immersa nel tè freddo.
“Per tutte le zollette, cosa mai può essere questa cosa?!” strillò la Lepre, armandosi di una forchetta da dolce.
“Te lo avevo detto, io, di non cominciare a utilizzare lo zucchero di canna!!!” replicò il Cappellaio, indicando Clarissa “Quella robaccia esotica può portarsi dietro solo insettacci come questo! Il mio tè freddo è rovinato!!!”
“Presto, presto, rovescia la tazza, rovescia la tazza!!!” strillò il compagno.
“Ma perchèèè?!” ruggì l’altro, schiaffeggiando l’amico con le sue stesse orecchie lunghe.
“Dobbiamo esaminare, ESAMINAAAAAREEEEEEEEEE!” tuonò la Lepre.

 
E quella fu l’ultima frase che Clarissa poté udire distintamente, perché poi la tazza si rovesciò con il suo contenuto e lei finì con il sedere sbattuto sul tavolo, una quantità esagerata di tè nel naso e nelle orecchie e la tazza poco sopra la sua testa.

“Aiuto!!! Aiuto!!! Lasciatemi andare!!!” cominciò a gridare la ragazza, battendo i pugni contro le pareti della tazzina, che ora sembrava tanto grande in confronto a lei…
“Maledizione!” imprecò, accasciandosi per terra e strizzandosi i capelli fradici.
Rialzandosi, notò che era circondata non solo dalle pozzanghere di tè e dallo zucchero di canna, ma anche da diverse briciole, probabilmente di biscotti già mangiati i cui resti erano caduti sul tavolo.

“Non è possibile…” si disse Clarissa, scuotendo rassegnata la testa mentre allungava una mano per prendere una briciola, o meglio, quella che in confronto a lei era qualcosa di più simile ad un pallone da rugby, viste le ridottissime dimensioni del suo corpo. Si decise ad addentarlo, scettica...

“Ah, ecco, allora non sono rincoglionita del tutto…” si disse all’inizio, notando che non era né ingrandita né rimpicciolita “Non è mica come QUELLA Alice che…”

 
Non fece in tempo neanche a finire di pensare.

 
Sentì uno strano formicolio lungo tutte le ossa ed improvvisamente fu come stare sulle torri gemelle al luna park: proiettata verso l’alto a tutta velocità e senza neanche avere il tempo di provare neanche la minima sensazione, se non lo shock.

Lanciò un breve grido, coprendosi il viso con le mani, ma quando tutto intorno a lei fu di nuovo fermo e la testa smise di girare, lasciò che gli occhi sbirciassero…

Sì, era tornata di nuovo delle sue normali dimensioni, infatti era in piedi sul tavolo!

Mosse leggermente la testa e sobbalzò quando sentì infrangersi per terra la tazza sotto il quale era rimasta prima di mordere la briciola; era la stessa tazza che in quegli ultimi istanti le era rimasta sul capo, assolutamente innocua.

 

Al rumore della tazza seguirono delle urla agghiaccianti.

Clarissa si voltò di scatto e gridò anche lei, spalancando gli occhi per lo stupore.

 
La Lepre Marzolina, in braccio al Cappellaio Matto con le orecchie dritte ed erette come torri, strillò: “CHE COSA SEI?! COS’HAI FATTO ALLA TAZZINA DEL MIO SOCIO?!”

La ragazza lasciò che la bocca si aprisse, prima per dire qualcosa, poi semplicemente per spalancarla.

Non trovava le parole.

“Su, parla, abominevole maleducata, chi sei, chi ti ha mandato, che ci facevi nel mio tè?!” si rivolse a lei il Cappellaio, con tono isterico.

 
Ancora una volta, la loro spettatrice non trovò una risposta.

Li guardava con due occhi spaventosamente sbigottiti, ma non parlava.

 
“Potrebbe farci del male!” piagnucolò la Lepre, strisciando fin sopra il cappello del compagno di tè “Fa qualcosa!!”
“SI’!” tuonò il Cappellaio, armandosi di una teiera rotonda e rosa “In guardia, straniero! O straniera, qualunque cosa tu sia!!”

Fu allora che Clarissa recuperò il dono della parola e si mise a protestare a gran voce.

“Harry, ma che cazzo stai dicendo!!!” gridò, battendo con forza un piede sul tavolo e facendo tremare tazzine, teiere e cucchiaini “Togliti subito quel cappello del cazzo!!!”
“Il mio non è un cappello del cazzo!!!” replicò furioso il Cappellaio Matto “Il mio è un cappello di Londra! Cosa è mai questo Cazzo?!”
“Già, che cos’è, eh, che cos’è?!” gli fece eco la Lepre, saltando coraggiosamente dal cilindro dell’amico ai piedi di Clarissa, finendo per trovarsi faccia a faccia con il suo bassoventre.
“E tu…” le disse con tono grave la ragazza, sollevandola per le lunghe orecchie “Doug, come mai porti questo ridicolo costume da coniglio?”
“Questo non è un costume!” replicò stizzito l’animale “E mi stai facendo fare tardi per il tè!!!”
“Il tè, il tè, IL TE’!!!” proruppe eccitatissimo il Cappellaio, per poi assumere un’aria solenne ed annunciare: “Socio, è l’ora del tè. Ti pregherei vivamente di discendere dal nostro commensale per applicare la nostra fondamentale… e unica, credo… usanza, sì!”
“L’hai sentito?” chiese la Lepre a Clarissa, con fare sdegnato.

La ragazza, fulminandola con lo sguardo, scese dal tavolo con un salto, e solo una volta con i piedi per terra lasciò andare la bestiola, che andò a sedersi spocchiosamente accanto al Cappellaio, già in procinto di versarsi del tè fumante con un sorriso sulle labbra.

 
Clarissa prese a fissarli con insistenza, pur non essendo ricambiata neanche per sbaglio.

“Harry e Doug conciati così…” pensò, ancora sconvolta nonostante il nervosismo “Io che divento piccola, poi ritorno come prima… ma che diavolo…?”
“Siediti, mia cara” la invitò all’improvviso il Cappellaio Matto, indicandole una comoda sedia davanti a lei “Perché non prendi un po’ di tè?”

La poverina, più confusa di prima, ma decisa a non dare di nuovo di matto, si mise a sedere davanti a loro, appoggiò le mani sul tavolo, molto lentamente, e subito la Lepre le servì una tazza di tè.
“Ci vuoi dello zucchero?” le chiese con cortesia.
“Io… s- sì…” balbettò l’altra, senza poter fare a meno di fissare i lunghi fili bianchi arricciati come dei veri e propri baffi sotto il naso di quello che una volta era stato il suo amico Dougie.

“Raccontaci di te, mia cara” la incalzò il Cappellaio “Da dove vieni, come sei arrivata fin qui?”
“Ma come fai a chiedermi queste cose dopo avermi trattato come una lebbrosa?!” sbottò la ragazza “E poi tu lo sai benissimo chi sono, Harry!”
“Per tutti i cucchiaini, ti dico di no…” la smentì diplomaticamente l’altro, prima di allungare una mano verso un tovagliolo di stoffa bianca per farne un aeroplanino.
“Ma si può sapere che… DOUG, CHE CAZZO FAI!!!” strillò ancora una volta Clarissa, alzandosi dalla sedia: la Lepre stava mettendo così tanto zucchero nella sua tazza che per poco anche lei non ne rimase sommersa.
“Avevi detto tu di volere dello zucchero!” protesto l’animale, offeso, per poi tornare al proprio posto ed aggiungere, rivolto all’amico: “La gente non ci sta più con la testa, al giorno d’oggi!”

Ignorando un pugno sul tavolo da parte della ragazza, il Cappellaio Matto ammirò la sua opera appena finita, nonchè perfettamente riuscita, e, mettendola per un attimo da parte, ridacchiò e disse: “La testa, la testa, testa, testa, te... tè!!! Pensiamo piuttosto al tè! Cara, vuoi un po’ di tè?”
“Basta con questo tè!” esclamò Clarissa, esasperata, con le mani tra i capelli “Smettete di fare i deficienti, ditemi che posto è questo e ditemi che ci fate conciati come due imbecilli!”
“Siamo nel posto giusto per il tè!” esclamò allegramente la Lepre.
“Socio, non ci siamo presentati! Non è educato non presentarsi per il tè!” disse serio il Cappellaio.
“Giusto!” lo appoggiò l’amico, per poi rivolgersi alla ragazza “Io sono la Lepre Marzolina, felice di averti qui per il tè!”
“E io sono il Cappellaio Matto, mia cara, sono lieto come un tè mattutino di essere in tua compagnia!”

 
Clarissa, dopo aver lasciato che i due le stringessero la mano, inerte come quasi tutto il resto del corpo per l’esasperazione, disse: “Cappellaio, Lepre… Ma voi siete Harry Judd e Dougie Poynter! Capito?! Harry Judd e Dougie Poynter!”
“Saranno due nuovi tipi di tè, socio, non guardarla così basito…” intervenne il Cappellaio, rivolto alla Lepre, che allora chiese a Clarissa: “Tu chi sei, piuttosto? Una zuccheriera, una fetta di torta… no… Non sei fatta di porcellana e non profumi di mele…”
“Io chi sono?” domandò la ragazza a sua volta, ironicamente, cercando di non tentare di strappare le orecchie alla bestiola “Io mi chiamo Clarissa Thompson. E vengo da…”
“Cazzo!” esclamò il Cappellaio “E’ da lì che vieni, giusto? Da Cazzo! Potresti portarmi un cappello dal tuo luogo natio un giorno, mia cara? Pagando, ovviamente! Più tè per tutti, più tè!!!”

La ragazza si accasciò sulla poltrona, esausta e con il cervello sofferente, e lasciò che di nuovo i due la strapazzassero servendole del tè che lei assolutamente non voleva bere, zampettando davanti a lei sopra il tavolo e dicendo frasi assolutamente senza senso.

 
Li aveva giusto lasciati, non senza ascoltare con orecchie ben dritte seppur sconcertate, a una bizzarra discussione sulle marmellate che fanno miracoli per riparare gli orologi rotti, quando scorse con la coda dell’occhio l’aeroplanino che il Cappellaio Matto aveva costruito: era accanto a quello che una volta era Harry, che però non ci faceva affatto caso, occupato com’era a discutere animatamente con Doug, anzi, la Lepre Marzolina.

Con un’idea improvvisa che cominciava a ronzargli nella testa, Clarissa diede un’occhiata al tavolo, cercando con gli occhi un biscotto, una fetta di torta, anche solo una briciola.

“Se è vero che posso fare come Alice… basta che mangi qualcosa…” pensò, prendendo tra le dita un piccolo biscotto alla mandorla da una composizione di pasticcini, piazzata a pochi centimetri dalla sua mano lunga.

“Posso vedere quell’aeroplanino?” chiese al Cappellaio.
“E perché mai, cara?” domandò a sua volta l’altro, sorridendole affabilmente.
“Perché…è molto bello, vorrei vederlo da vicino…” rispose lei, determinata.
“Su, socio, non essere modesto, fa vedere a Clarissa la tua opera d’arte!” intervenne la Lepre, che convinse facilmente il Cappellaio a mostrare il tovagliolo tutto ripiegato alla ragazza, che esultò nella sua testa, pensando già alla fuga.

Mangiò il biscotto, non prima di essersi messa a sedere sul tavolo, per evitare di finire gambe all’aria sulla sedia, senza poter raggiungere il tavolo, se non arrampicandosi rischiosamente alla tovaglia.

 
Il formicolio alle ossa si fece sentire dopo pochi secondi che aveva ingoiato il dolcetto.

Chiuse gli occhi e le sembrò di fare un grande salto, che finì quando si ritrovò a rotolare sulla tovaglia.

Aprì gli occhi.

Perfetto.

Tutto era molto più grande di lei, anche il suo “aeroplano”.

 

Entusiasta ma silenziosa, Clarissa corse velocissimamente fino al tovagliolo e vi entrò dentro, proprio come se fosse stato un vero aereo.
Ma non aveva fatto in tempo a pensare di avercela fatta, che l’aeroplano si sfece davanti ai suoi occhi.

Il tovagliolo si afflosciò. Diventò una montagnola di stoffa inutile. Un tovagliolo, appunto.

E Clarissa, per la rabbia, ringhiò, prendendolo a calci.

 

“Socio, non senti anche tu un flebile lamento?” chiese la Lepre Marzolina, drizzando le orecchie.
“Sarà il tuo stomaco che ha voglia di tè!” esclamò entusiasta il Cappellaio.

Ma l’animale, già chino sulla tavola, lo corresse.

“Noooo! Guarda, è lei, è Clarissa!”
“Il mio aeroplano!” si lagnò l’altro, davanti allo spettacolo inammissibile di Clarissa che prendeva a calci il tovagliolo.
“Clarissa! Clarissa!” la chiamò la Lepre, arrivando a stuzzicarla con i baffi.
“Non vi sopporto più!!! Voglio andare via!!! Vaffanculo!!!!” urlò la ragazza, sull’orlo della lacrime.
“Vaffanculo?!” esclamò interdetto il Cappellaio “Sarebbe la tua destinazione?”
“Oh, ti prego, socio, aiutiamola!” intervenne la Lepre, abbassando le orecchie “Magari a Vaffanculo fanno il tè più buono del mondo! Se non mandiamo un emissario a testarlo per noi, non lo sapremo mai!”

Il Cappellaio, dopo qualche “Mmmhhh” poco convinto e relativi “Non saprei”, disse: “E va bene, va bene, aiuteremo Clarissa ad andare a… come hai detto che si chiama il posto, cara?”
“Oh, fanculo…” grugnì Clarissa, seduta sul tavolo con lo sguardo basso ed in procinto di esplodere come una pentola a pressione.
“Esatto, Fanculo!” esclamò l’altro, prima di aggiungere perplesso: “… Mmmhh.. credevo il nome fosse più lungo… Comunque! Socio, prendi la nostra ospite e preparale un equipaggiamento adeguato!”

La Lepre, con fare zelante, prese in mano Clarissa, incurante delle sue proteste, e, dopo averle fatto distendere le braccia, legò due a due gli angoli del tovagliolo sotto le braccia della minuscola ragazza, alla quale poi disse: “Non alzare le braccia, mi raccomando! A tavola si tengono sempre giù i gomiti, specialmente quando alzi la tazza del tè!”

Dopo l’ennesima citazione sul tè, Clarissa sbuffò rassegnata e chiese: “Che cosa mi state facendo, con questo coso addosso?”
“Ti mandiamo a Fanculo, no, mia cara?” le rispose il Cappellaio, togliendosi il cilindro nero per girarlo al contrario, proprio sotto la ragazza, tenuta a mezz’aria dalle zampe guantate della Lepre.
“Mi raccomando, spediscici una cartolina!” le disse quest’ultima, entusiasta.
“E facci sapere e il tè è buono anche a Fanculo!” aggiunse il cappellaio, prima di gridare: “Socio! Puoi procedere con la spedizione a Fanculo!”
“Cosa!!!!” strillò Clarissa “Fermi, fermi, feeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee……………………………..”

 

La Lepre l’aveva lasciata cadere nel buco del cilindro, nero come la pece.

Il suo grido si fece sempre più basso, finché tutto non ridiventò silenzio.

Entrambi gli amici stettero con le orecchie ben tese verso il buco finché non sentirono più nulla.

 

“Bè… Direi che forse è già a Fanculo…” osservò la Lepre, dubbiosa.
“Senza dubbio, socio!” concordò il Cappellaio, rimettendosi il cilindro “E’ andata a Fanculo, già me la immagino!”
“Ci sei stato anche tu?”
“Bè, no… non credo…”
“E allora come fai ad immaginarla?”

 
Il Cappellaio restò interdetto per qualche secondo.

Poi, si mise a sedere.

 
“Tè?”
“Sì, grazie! E’ sempre l’ora del tè!”

 

***

 

Atterrò sgraziatamente in mezzo all’erba alta, fortunatamente senza farsi male; solo allora lasciò andare il tovagliolo.

“Ma tu guarda se dovevo capitarci proprio io, in mezzo a… dove sono adesso?!” esclamò, alzando lo sguardo solo per vedere erba e nient’altro che erba intorno a sé.
“Perfetto!” sbottò, sarcastica “Prima Harry e Doug che fanno i matti… adesso questa palude…”.

Si era già messa alla ricerca di qualcosa da mangiare per diventare più alta, anche di pochi centimetri, quando scorse qualcosa che assomigliava vagamente ad un grande cancello, fatto di fili d’erba, qualche foglia e gocce di rugiada.

Incuriosita, spinse lentamente con la mano la vegetazione, esattamente come avrebbe fatto con una porta, e mise la testa nella fessura che aveva creato.

 
Un giardino.

Incolto.

Ma pieno di…

FIORI.

***

Se siete arrivati fin qui, forse il capitolo lo avete apprezzato! O, se non altro, sopportato fino alla fine :).

Volevo solo darvi qualche piccola informazione, per chi, al contrario di me, non fosse un purista di "Alice nel Paese delle Meraviglie"...

  • La discussione tra la Lepre (Dougie) e il Cappellaio (Harry) sulla marmellata e gli orologi rimanda al classico Disney su Alice nel paese delle Meraviglie :), poichè la Lepre Marzolina ed il Cappellaio Matto cercano di riparare l'orologio del Bianconiglio (in realtà, perfettamente funzionante) ficcandoci dentro zucchero, tè e... marmellata! Ovviamente, nel film poi l'orologio esplode! Potete vedere l'esilarante scena dell'orologio su questo link: LA SCENA DELL'OROLOGIO- ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE
  • Ricordatevi che il creatore di Alice e del Paese delle meraviglie, con tutti i suoi personaggi, era Lewis Carroll, un inglese DOC. E' per questo che i due protagonisti del capitolo amano fino all'ossessione il tè!
  • Anche per quanto riguarda tutto ciò che mangia Clarissa per ingrandire e rimpicciolire il proprio corpo, mi sono ispirata sia al libro che al cartone animato su Alice :).

E per quanto riguarda tutto il resto... Bè... è farina del mio sacco :). Ci vuole molta fantasia per immaginare Dougie in vesti conigliesche, sapete?
Spero comunque che vi sia piaciuto davvero tutto quello che ho scritto finora, per quanto riguarda questa storia! Lo dico e lo ripeto, sono ansiosa di leggere i vostri commenti, perchè questo è un racconto molto delicato, anche se voi, quando arrivate a leggerlo, lo trovate magari divertente e leggero a modo suo!

Vi ringrazio davvero tanto per tutto il vostro sostegno e vi dico che farò il mio meglio per non deludervi, neanche sulle tempistiche, al prossimo capitolo!
   
 
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