Mi sono fatta attendere anche troppo, lo so! Cercate di capirmi, cari lettori: università, due storie all'attivo, mal di testa conseguenti... Insomma, solo oggi posso finalmente dire che aggiorno questa storia!!! Siamo al secondo capitolo, più lungo e più movimentato del primo, e spero proprio che vi piaccia! A me ha fatto sorridere mentre lo scrivevo, spero faccia lo stesso effetto a voi che leggete! E' una storia leggera e senza pretese!
Vi ringrazio tutti per l'appoggio che mi date, ancora una volta, siete dei santi e io non me li dimentico, i santi...
Vostra
Ciry
TE'?
Instabile come una foglia in mezzo a un tifone, Clarissa si
ritrovò a surfare, con sua grande sorpresa, in un mare di sabbia, sempre in
discesa ed in continua accelerazione.
Non urlò soltanto perché, in mezzo a tutta quella sabbia,
sicuramente si sarebbe trovata il deserto in bocca anche solo a dire “A”! Però
aveva una paura folle, non riusciva neanche a vedere dov’era finito il
cappello, dove stava finendo lei stessa!
Decisa a non fare la fine della sabbia, Clarissa provò a tornare indietro, puntando i piedi, accucciandosi per aggrapparsi con le mani al terreno…
Ma non ci fu niente da fare.
Terrorizzata, si rannicchiò su se stessa e si lasciò trasportare come un uovo dalla corrente iperveloce, che la fece scivolare in quel buco spaventoso ancor prima di quanto lei si aspettasse.
Io bevo il tè. Io
ADORO il tè.
Per me e per il mio
socio è SEMPRE l’ora del te.
Tuttavia, devo
ammettere che non è sempre così facile prendere il tè in santa pace, no no, no
no!
Quest’oggi, per
esempio, sento che non sarà facile, lo vedo da come l’acqua del mio tè s’increspa!
All’inizio, credevo
che fosse poca cosa, una sciocchezzuola, una soggezione che noi bevitori di tè
ogni tanto abbiamo, ma mi sono dovuto ricredere!
Perché, mi chiederete
voi!
Per tutti i tè!
Il mio socio mi ha
fatto notare quale oscura creatura fosse uscita dalla sua zuccheriera fornita
di dosatore per fare un tuffo nel suo tè!!!
“Allarmi!! ALLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARMI!” gridò il
Cappellaio Matto nell’orecchio destro della Lepre Marzolina, mostrandole la sua
tazza di tè, in cui Clarissa stava annaspando, stordita ed infreddolita, poiché
immersa nel tè freddo.
“Te lo avevo detto, io, di non cominciare a utilizzare lo
zucchero di canna!!!” replicò il Cappellaio, indicando Clarissa “Quella
robaccia esotica può portarsi dietro solo insettacci come questo! Il mio tè
freddo è rovinato!!!”
“Presto, presto, rovescia la tazza, rovescia la tazza!!!”
strillò il compagno.
“Ma perchèèè?!” ruggì l’altro, schiaffeggiando l’amico con
le sue stesse orecchie lunghe.
“Dobbiamo esaminare,
ESAMINAAAAAREEEEEEEEEE!” tuonò la Lepre.
E quella fu l’ultima frase che Clarissa poté udire
distintamente, perché poi la tazza si rovesciò con il suo contenuto e lei finì
con il sedere sbattuto sul tavolo, una quantità esagerata di tè nel naso e nelle orecchie e
la tazza poco sopra la sua testa.
“Aiuto!!! Aiuto!!! Lasciatemi andare!!!” cominciò a gridare
la ragazza, battendo i pugni contro le pareti della tazzina, che ora sembrava
tanto grande in confronto a lei…
“Maledizione!” imprecò, accasciandosi per terra e
strizzandosi i capelli fradici.
Rialzandosi, notò che era circondata non solo dalle
pozzanghere di tè e dallo zucchero di canna, ma anche da diverse briciole,
probabilmente di biscotti già mangiati i cui resti erano caduti sul tavolo.
Non fece in tempo neanche a finire di pensare.
Sentì uno strano formicolio lungo tutte le ossa ed
improvvisamente fu come stare sulle torri gemelle al luna park: proiettata
verso l’alto a tutta velocità e senza neanche avere il tempo di provare neanche
la minima sensazione, se non lo shock.
Lanciò un breve grido, coprendosi il viso con le mani, ma quando tutto intorno a lei fu di nuovo fermo e la testa smise di girare, lasciò che gli occhi sbirciassero…
Sì, era tornata di nuovo delle sue normali dimensioni, infatti era in piedi sul tavolo!
Mosse leggermente la testa e sobbalzò quando sentì infrangersi per terra la tazza sotto il quale era rimasta prima di mordere la briciola; era la stessa tazza che in quegli ultimi istanti le era rimasta sul capo, assolutamente innocua.
Al rumore della tazza seguirono delle urla agghiaccianti.
Clarissa si voltò di scatto e gridò anche lei, spalancando gli occhi per lo stupore.
Non trovava le parole.
Ancora una volta, la loro spettatrice non trovò una
risposta.
Li guardava con due occhi spaventosamente sbigottiti, ma non parlava.
“Potrebbe farci del male!” piagnucolò
“SI’!” tuonò il Cappellaio, armandosi di una teiera rotonda
e rosa “In guardia, straniero! O straniera, qualunque cosa tu sia!!”
“Harry, ma che cazzo stai dicendo!!!” gridò, battendo con
forza un piede sul tavolo e facendo tremare tazzine, teiere e cucchiaini
“Togliti subito quel cappello del cazzo!!!”
“Il mio non è un cappello del cazzo!!!” replicò furioso il
Cappellaio Matto “Il mio è un cappello di Londra! Cosa è mai questo Cazzo?!”
“Già, che cos’è, eh, che cos’è?!” gli fece eco
“E tu…” le disse con tono grave la ragazza, sollevandola per
le lunghe orecchie “Doug, come mai porti questo ridicolo costume da coniglio?”
“Questo non è un costume!” replicò stizzito l’animale “E mi
stai facendo fare tardi per il tè!!!”
“Il tè, il tè, IL TE’!!!” proruppe eccitatissimo il
Cappellaio, per poi assumere un’aria solenne ed annunciare: “Socio, è l’ora del
tè. Ti pregherei vivamente di discendere dal nostro commensale per applicare la
nostra fondamentale… e unica, credo… usanza, sì!”
“L’hai sentito?” chiese
Clarissa prese a fissarli con insistenza, pur non essendo
ricambiata neanche per sbaglio.
“Harry e Doug conciati così…” pensò, ancora sconvolta
nonostante il nervosismo “Io che divento piccola, poi ritorno come prima… ma
che diavolo…?”
“Siediti, mia cara” la invitò all’improvviso il Cappellaio
Matto, indicandole una comoda sedia davanti a lei “Perché non prendi un po’ di
tè?”
La poverina, più confusa di prima, ma decisa a non dare di
nuovo di matto, si mise a sedere davanti a loro, appoggiò le mani sul tavolo,
molto lentamente, e subito
“Ci vuoi dello zucchero?” le chiese con cortesia.
“Io… s- sì…” balbettò l’altra, senza poter fare a meno di
fissare i lunghi fili bianchi arricciati come dei veri e propri baffi sotto il
naso di quello che una volta era stato il suo amico Dougie.
“Raccontaci di te, mia cara” la incalzò il Cappellaio “Da
dove vieni, come sei arrivata fin qui?”
“Ma come fai a chiedermi queste cose dopo avermi trattato
come una lebbrosa?!” sbottò la ragazza “E poi tu lo sai benissimo chi sono,
Harry!”
“Per tutti i cucchiaini, ti dico di no…” la smentì
diplomaticamente l’altro, prima di allungare una mano verso un tovagliolo di
stoffa bianca per farne un aeroplanino.
“Ma si può sapere che… DOUG, CHE CAZZO FAI!!!” strillò
ancora una volta Clarissa, alzandosi dalla sedia:
“Avevi detto tu di volere dello zucchero!” protesto l’animale,
offeso, per poi tornare al proprio posto ed aggiungere, rivolto all’amico: “La
gente non ci sta più con la testa, al giorno d’oggi!”
Ignorando
un pugno sul tavolo da parte della ragazza, il Cappellaio Matto
ammirò la sua opera appena finita, nonchè perfettamente
riuscita, e, mettendola per un attimo
da parte, ridacchiò e disse: “La testa, la testa, testa,
testa, te... tè!!! Pensiamo piuttosto
al tè! Cara, vuoi un po’ di tè?”
“Basta con questo tè!” esclamò Clarissa, esasperata, con le
mani tra i capelli “Smettete di fare i deficienti, ditemi che posto è questo e
ditemi che ci fate conciati come due imbecilli!”
“Siamo nel posto giusto per il tè!” esclamò allegramente
“Socio, non ci siamo presentati! Non è educato non
presentarsi per il tè!” disse serio il Cappellaio.
“Giusto!” lo appoggiò l’amico, per poi rivolgersi alla
ragazza “Io sono
“E io sono il Cappellaio Matto, mia cara, sono lieto come un
tè mattutino di essere in tua compagnia!”
Clarissa, dopo aver lasciato che i due le stringessero la
mano, inerte come quasi tutto il resto del corpo per l’esasperazione, disse: “Cappellaio,
Lepre… Ma voi siete Harry Judd e Dougie Poynter! Capito?! Harry Judd e Dougie
Poynter!”
“Saranno due nuovi tipi di tè, socio, non guardarla così
basito…” intervenne il Cappellaio, rivolto alla Lepre, che allora chiese a
Clarissa: “Tu chi sei, piuttosto? Una zuccheriera, una fetta di torta… no… Non
sei fatta di porcellana e non profumi di mele…”
“Io chi sono?” domandò la ragazza a sua volta, ironicamente,
cercando di non tentare di strappare le orecchie alla bestiola “Io mi chiamo
Clarissa Thompson. E vengo da…”
“Cazzo!” esclamò il Cappellaio “E’ da lì che vieni, giusto? Da
Cazzo! Potresti portarmi un cappello dal tuo luogo natio un giorno, mia cara? Pagando,
ovviamente! Più tè per tutti, più tè!!!”
La ragazza si accasciò sulla poltrona, esausta e con il cervello sofferente, e lasciò che di nuovo i due la strapazzassero servendole del tè che lei assolutamente non voleva bere, zampettando davanti a lei sopra il tavolo e dicendo frasi assolutamente senza senso.
Li aveva giusto lasciati, non senza ascoltare con orecchie
ben dritte seppur sconcertate, a una bizzarra discussione sulle marmellate che
fanno miracoli per riparare gli orologi rotti, quando scorse con la coda dell’occhio
l’aeroplanino che il Cappellaio Matto aveva costruito: era accanto a quello che
una volta era Harry, che però non ci faceva affatto caso, occupato com’era a
discutere animatamente con Doug, anzi,
Con un’idea improvvisa che cominciava a ronzargli nella testa, Clarissa diede un’occhiata al tavolo, cercando con gli occhi un biscotto, una fetta di torta, anche solo una briciola.
“Se è vero che posso fare come Alice… basta che mangi qualcosa…” pensò, prendendo tra le dita un piccolo biscotto alla mandorla da una composizione di pasticcini, piazzata a pochi centimetri dalla sua mano lunga.
“Posso vedere quell’aeroplanino?” chiese al
Cappellaio.
“E perché mai, cara?” domandò a sua volta l’altro,
sorridendole affabilmente.
“Perché…è molto bello, vorrei vederlo da vicino…” rispose
lei, determinata.
“Su, socio, non essere modesto, fa vedere a Clarissa la tua
opera d’arte!” intervenne
Il formicolio alle ossa si fece sentire dopo pochi secondi
che aveva ingoiato il dolcetto.
Chiuse gli occhi e le sembrò di fare un grande salto, che finì quando si ritrovò a rotolare sulla tovaglia.
Aprì gli occhi.
Tutto era molto più grande di lei, anche il suo “aeroplano”.
Entusiasta ma silenziosa, Clarissa corse velocissimamente
fino al tovagliolo e vi entrò dentro, proprio come se fosse stato un vero
aereo.
Ma non aveva fatto in tempo a pensare di avercela fatta, che
l’aeroplano si sfece davanti ai suoi occhi.
Il tovagliolo si afflosciò. Diventò una montagnola di stoffa inutile. Un tovagliolo, appunto.
“Socio, non senti anche tu un flebile lamento?” chiese
“Sarà il tuo stomaco che ha voglia di tè!” esclamò
entusiasta il Cappellaio.
Ma l’animale, già chino sulla tavola, lo corresse.
“Noooo! Guarda, è lei, è Clarissa!”
“Il mio aeroplano!” si lagnò l’altro, davanti allo
spettacolo inammissibile di Clarissa che prendeva a calci il tovagliolo.
“Clarissa! Clarissa!” la chiamò
“Non vi sopporto più!!! Voglio andare via!!! Vaffanculo!!!!”
urlò la ragazza, sull’orlo della lacrime.
“Vaffanculo?!” esclamò interdetto il Cappellaio “Sarebbe la
tua destinazione?”
“Oh, ti prego, socio, aiutiamola!” intervenne
Il Cappellaio, dopo qualche “Mmmhhh” poco convinto e
relativi “Non saprei”, disse: “E va bene, va bene, aiuteremo Clarissa ad andare
a… come hai detto che si chiama il posto, cara?”
“Oh, fanculo…” grugnì Clarissa, seduta sul tavolo con lo
sguardo basso ed in procinto di esplodere come una pentola a pressione.
“Esatto, Fanculo!” esclamò l’altro, prima di aggiungere
perplesso: “… Mmmhh.. credevo il nome fosse più lungo… Comunque! Socio, prendi
la nostra ospite e preparale un equipaggiamento adeguato!”
Dopo l’ennesima citazione sul tè, Clarissa sbuffò rassegnata
e chiese: “Che cosa mi state facendo, con questo coso addosso?”
“Ti mandiamo a Fanculo, no, mia cara?” le rispose il
Cappellaio, togliendosi il cilindro nero per girarlo al contrario, proprio sotto la
ragazza, tenuta a mezz’aria dalle zampe guantate della Lepre.
“Mi raccomando, spediscici una cartolina!” le disse quest’ultima,
entusiasta.
“E facci sapere e il tè è buono anche a Fanculo!” aggiunse
il cappellaio, prima di gridare: “Socio! Puoi procedere con la spedizione a
Fanculo!”
“Cosa!!!!” strillò Clarissa “Fermi, fermi,
feeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee……………………………..”
Il suo grido si fece sempre più basso, finché tutto non ridiventò silenzio.
Entrambi gli amici stettero con le orecchie ben tese verso il buco finché non sentirono più nulla.
“Bè… Direi che forse è già a Fanculo…” osservò
“Senza dubbio, socio!” concordò il Cappellaio, rimettendosi
il cilindro “E’ andata a Fanculo, già me la immagino!”
“Ci sei stato anche tu?”
“Bè, no… non credo…”
“E allora come fai ad immaginarla?”
Il Cappellaio restò interdetto per qualche secondo.
Poi, si mise a sedere.
“Tè?”
“Sì, grazie! E’ sempre l’ora del tè!”
***
Atterrò sgraziatamente in mezzo all’erba alta, fortunatamente senza farsi male; solo allora lasciò andare il tovagliolo.
“Ma tu guarda se dovevo capitarci proprio io, in mezzo a…
dove sono adesso?!” esclamò, alzando lo sguardo solo per vedere erba e nient’altro
che erba intorno a sé.
“Perfetto!” sbottò, sarcastica “Prima Harry e Doug che fanno
i matti… adesso questa palude…”.
Incuriosita, spinse lentamente con la mano la vegetazione, esattamente come avrebbe fatto con una porta, e mise la testa nella fessura che aveva creato.
Un giardino.
Incolto.
Ma pieno di…
FIORI.
***
Se siete arrivati fin qui, forse il capitolo lo avete apprezzato! O, se non altro, sopportato fino alla fine :).
Volevo solo darvi qualche piccola informazione, per chi, al contrario di me, non fosse un purista di "Alice nel Paese delle Meraviglie"...
- La discussione tra la Lepre (Dougie) e il Cappellaio (Harry) sulla marmellata e gli orologi rimanda al classico Disney su Alice nel paese delle Meraviglie :), poichè la Lepre Marzolina ed il Cappellaio Matto cercano di riparare l'orologio del Bianconiglio (in realtà, perfettamente funzionante) ficcandoci dentro zucchero, tè e... marmellata! Ovviamente, nel film poi l'orologio esplode! Potete vedere l'esilarante scena dell'orologio su questo link: LA SCENA DELL'OROLOGIO- ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE
- Ricordatevi che il creatore di Alice e del Paese delle meraviglie, con tutti i suoi personaggi, era Lewis Carroll, un inglese DOC. E' per questo che i due protagonisti del capitolo amano fino all'ossessione il tè!
- Anche per quanto riguarda tutto ciò che mangia Clarissa per ingrandire e rimpicciolire il proprio corpo, mi sono ispirata sia al libro che al cartone animato su Alice :).
E per quanto riguarda tutto il resto... Bè... è farina del mio sacco :). Ci vuole molta fantasia per immaginare Dougie in vesti conigliesche, sapete?
Spero comunque che vi sia piaciuto davvero tutto quello che ho scritto finora, per quanto riguarda questa storia! Lo dico e lo ripeto, sono ansiosa di leggere i vostri commenti, perchè questo è un racconto molto delicato, anche se voi, quando arrivate a leggerlo, lo trovate magari divertente e leggero a modo suo!
Vi ringrazio davvero tanto per tutto il vostro sostegno e vi dico che farò il mio meglio per non deludervi, neanche sulle tempistiche, al prossimo capitolo!