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Autore: VmpAnna    27/12/2014    7 recensioni
La finestra socchiusa lascia entrare il soffocante vento di fine estate che porta con sé il profumo di fiori funerari e all’improvviso mi accorgo che tutto è impregnato di morte.
La consapevolezza delle tue parole mi sbatte addosso
“Non saremo mai uno”
[AOIHA]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aoi, Uruha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora, salve a tutte/i, questa è la prima volta che pubblico, abbiate pietà di me!!!
Questa piccolissima creatura è nata nella mia mente dopo aver fatto la traduzione di CHIJOU e se non fosse stato per RUYA non avrei mai avuto il coraggio di postarla (e neanche la capacità, visto che mi ha guidato passo per passo) e sarebbe rimasta chiusa nel mio pc (e forse sarebbe stato anche meglio) senza neanche un titolo (il cui merito va sempre a RUYA! Ti voglio bene!), per questo motivo, anche se so che odia le storie tristi, questa è tutta per lei che sopporta i miei scleri, le mie traduzioni e i successivi viaggi mentali!
I personaggi non mi appartengono e la storia è frutto della mia mente malata.
Ringrazio Ruki e i suoi testi che mi hanno ispirato tantissimo, non solo Chijou, ma ogni traduzione che
ho fatto in questo ultimo periodo (direttamente dal giapponese), dentro questa piccola storia ci sono Machibouke no Kouen de..., Regret, Okuribi, 32 Koukei no Kenjuu e tutte le innumerevoli e splendide parole di Ruki che mi accompagnano ogni giorno.
Buona lettura.



Affondo nelle tue labbra per riempirmi del tuo calore, il tuo amore mi stupra.
Lo hai capito che questa sarà la nostra ultima danza?
Ti prego, ascolta il mio grido silenzioso.
Non importa quante volte la nostra pelle si fonda sciogliendosi, io sento solo che tu scivoli via goccia dopo goccia.
Ho provato a curare la mia cecità perdendomi nel profumo di fiori sconosciuti, ma quei polverosi petali rossi hanno nutrito di solitudine il veleno che scorre sotto la pelle.
Come posso saziare il mio cuore con un muto film in bianco e nero?
Canta per me ancora un’ultima volta, amami finché questo odio non andrà via, amami fino alla morte.
Sento i battiti rallentare mentre le mie dita sono strette al tuo collo di alabastro e i tuoi occhi sono spalancati su una realtà a cui ti sei già rassegnato.
Un flebile sospiro mi investe come un uragano, “Puoi davvero chiamare questo amore?”
E avverto chiaramente che sto perdendo ogni cosa e non voglio più ascoltare.
La mano spinge sulle tue labbra bagnandosi dei tuoi respiri e la tua presa sul mio polso si fa meno salda, il sipario cala sui tuoi occhi distanti e tutto attorno a te sfoca.
Rimango a fissare la tua bellezza e ora mi è chiaro più che mai che noi apparteniamo a due mondi differenti, tu sei un fiore mentre io sono sempre stato una farfalla storpia; questa consapevolezza mi dà la nausea e un sapore di bile mi invade la bocca, mi sollevo dal tuo corpo nudo, voglio imbrattare la tua purezza.
Questa stanza, impregnata del nostro odore, è rimasta immutata come sette anni fa; nel cassetto c’è ancora quel vecchio coltello coperto di polvere, la follia che serpeggia nei miei occhi si specchia nella lama.
Sarà divertente rigare il tuo viso con lacrime di sangue e a questo pensiero sento il viso deformarsi nella maschera di un Pierrot assassino, la bocca dilaniata in una agghiacciante risata che graffia queste quattro mura che ci stanno ingurgitando.
La distanza si azzera e affondo in te, una, due, innumerevoli volte fino a quando persino i miei sensi si intorpidiscono e non rimane altro che un buco dal quale stilla il dolore del tradimento mentre la mia cosa più preziosa inizia a putrefarsi nell’umidità.
Lentamente inizio a non capire chi o dove io stesso sia e in questo nuovo silenzio tinto di rosso, vago a tentoni nei ricordi che lacerano le mie carni.
 
Nascosto nell’ombra sono rimasto a guardare il tuo profilo  mentre, sotto quel grande ciliegio, piangevi stringendo tra le mani una foto sbiadita.
Le ultime luci del tramonto coloravano d’oro la tua pelle pallida, eri la creatura più bella sulla quale il mio sguardo si fosse mai posato ed è stato in quell’istante che ho capito, saresti stato mio...e di nessun altro.
Con questa nuova consapevolezza che mi drogava l’anima sono corso verso di te e, semplicemente, ti ho abbracciato.
Le nostre guance si sono incollate e le tue lacrime bruciavano sulla mia pelle scarnificandola come lava.
...
Il giorno più bello della mia vita.
In quello stesso parco dove ti avevo aspettato invano per giorni e giorni, ti ho visto correre sotto la pioggia, senza quasi riuscire a respirare, e quando hai notato la mia figura ti sei fermato, tremante come un gatto randagio, i capelli attaccati al viso e le gocce di pioggia che percorrevano ogni centimetro della pelle che i vestiti leggeri lasciavano scoperta, con gli occhi nocciola resi ancora più grandi dalla...gioia
Potevo sperarlo?
mi hai guardato e tra i respiri che si disperdevano in nuvole di vapore, con le labbra tremanti hai sussurrato “Yuu...” e il tuo sorriso ha illuminato quell’angolo buio nel quale ero sopravvissuto a stento per 17 anni.
Ti sono venuto vicino e ti ho riparato con il mio ombrello rosso.
In quell’umido pomeriggio di Settembre le nostre anime e i nostri corpi si sono uniti per la prima volta ed io ero già assuefatto di te...
 
Adesso che tutto l’odio è scivolato via disegnando la tua forma, sarai finalmente solo mio?
Le mani sfiorano il tuo corpo martoriato, il tuo profumo d’autunno si è tramutato in metallo liquido che si attorciglia in spire lungo queste braccia deformate dalla mostruosità.
Il silenzio sta facendo in pezzi il mio cervello, il bianco e il rosso si confondono nei miei occhi e sento solo il bisogno di lavare via il mio peccato di ruggine.
La finestra socchiusa lascia entrare il soffocante vento di fine estate che porta con sé il profumo di fiori funerari e all’improvviso mi accorgo che tutto è impregnato di morte.
La consapevolezza delle tue parole mi sbatte addosso
“Non saremo mai uno”
E di quello che era un 「noi」 è rimasto solo uno scarto spaiato.
Mi verso un ultimo bicchiere di solitudine e lo ingoio d’un fiato lasciando che il sapore amaro scartavetri le pareti della mia bocca, finalmente perderò anche l’unica, inutile ala.
Avrei solo voluto addormentarmi dentro di te.
Sto guardando negli occhi quel 「momento」 di cui spesso parlavi, ma ti sei sbagliato, Kou, non sarai solo in questa solitudine.

NOTE:

Ringrazio chiunque abbia perso cinque minuti del proprio tempo per leggere le mie parole, se vi va recensite, se ci sono errori mi scuso e provvederò a correggerli.

 
  
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