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Autore: _Marlena_    27/12/2014    2 recensioni
In quel momento aprì gli occhi.
Era una dea.
O forse un angelo?
No, di sicuro era qualcosa di meglio.
E i suoi occhi. Erano blu. Di un blu perfetto.
E stavano proprio guardando me.
Aveva appena aperto gli occhi, e io fui la prima persona che vide.
Notai un piccolo scintillio in quel mare che erano gli occhi di quella ragazza.
Ma non riuscivo ad andare oltre.
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Storia interrotta per mancanza di idee. Scusate.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Odiavo Matt, in quel momento. Lo odiavo con tutto il cuore. Perché mi aveva costretta, in pratica, a preparargli la cena di quella sera. Cena che, ovviamente, avrebbe spacciato per sua, davanti alla sua nuova ragazza.
Io però, in quel momento, ero sola a spingere il carrello dentro il supermercato, mentre lui era a giocare a baseball, con i suoi amici.
Lo odiavo, soprattutto perché mi aveva mandato un semplice messaggio mezz’ora prima, senza lasciarmi alternative.
Mi sarei vendicata, gli avrei comunque preparato la cena, ma la mia vendetta sarebbe arrivata.
Camminavo tra i vari reparti, guardando distrattamente gli scaffali e i prodotti esposti, stando attenta a non scontrarmi contro qualcuno e cercando di ideare un menù decente per quello che era il mio migliore amico. Presi alcune cose necessarie e mi fermai in un reparto, facendo il punto della situazione.
Il supermercato era affollato, come ogni pomeriggio. Non mi dispiaceva stare con le persone, mi piaceva il brusio di sottofondo, ascoltare estratti di conversazioni altrui. C’erano due fidanzati che stavano scegliendo cosa mangiare quella sera; una coppia di vecchietti, che si stringevano la mano e camminavano piano, sorridendosi come il primo giorno e sostenendosi l’un l’altro; c’erano bambini che correvano e pregavano la madre per avere un pacchetto di caramelle; c’era anche qualcuno che canticchiava. Mi ricordava un motivo conosciuto, quelli che ascolti una volta e poi sei in grado di ricordare, ma non ricordi  dove lo hai già sentito. Così iniziai a tamburellare il tempo sul manico del carrello, finché non mi giunsero alle orecchie tre parole.
Solo tre parole.
      Slow, love, slow
Conoscevo quelle parole.
Ricordavo le labbra che le avevano pronunciate.
E i suoi occhi, che vedevo ogni sera, quando chiudevo i miei.
Mi fermai all’improvviso.
Non poteva essere lei.
Eppure quella voce…
Qualcuno mi urtò da dietro, con un carrello, ed io persi l’equilibrio, non aspettandomi di dover cadere.
«Scusami, non volevo» sentii una donna dire dietro di me.
C’era preoccupazione nel suo tono, così mi voltai lentamente, avevo male al ginocchio.
Davanti a me si presentarono due scarpe sportive e un paio di gambe fasciate da dei jeans chiari.
Salii con lo sguardo e trovai una mano tesa davanti a me, così la presi e mi tirai su, voltandomi, per nascondere il viso che sentivo in fiamme.
Stavo per dirle che era tutto apposto, che non mi ero fatta nulla, quando una mano si appoggiò sulla mia spalla per farmi girare.
Così seguii il movimento.
E li rividi.
Erano lì davanti a me, quei due bellissimi occhi.
Era lei, la cantante.
«Tutto bene?» disse avvicinandosi un po’.
«Sì, sto…sto bene» feci un passo indietro.
Non riuscivo a starle così vicina. Non ci riuscivo perché aveva un buon profumo, sapeva di vaniglia.
E io adoravo la vaniglia.
«Sei sicura?» inclinò leggermente la testa di lato, guardandomi con attenzione.
«Io…sì, devo andare»
 
Bussai alla porta.
Una, due, tre volte.
Nessuna risposta, così aprii con le mie chiavi e ripresi i sacchetti in mano, chiudendo la porta con un piede una volta entrata. Lasciai la spesa in cucina, mi tolsi il cappotto e lo appoggiai su una sedia. Sentivo il rumore dell’acqua che scorreva in bagno, così andai lì.
«Matt, ehi Matt sono io» dissi entrando e lo trovai sotto la doccia che si lavava i capelli.
«Ehi dolcezza, vuoi entrare con me? Un po’ di sesso insaponato prima di cena aumenta l’appetito» disse ridendo per poi togliere un po’ di vapore che si era formato all’altezza del suo viso sul vetro della doccia, per potermi guardare.
«Scusa per il messaggio di prima, ma i ragazzi mi stavano chiamando in campo e non avevo molto tempo per spiegarti tutto. E poi dai» continuò sciacquandosi e chiudendo tutto, per poi prendere l’asciugamano che gli stavo passando e mettendoselo in vita per uscire «tu sei una cuoca provetta!» e scoppiò a ridere, ma si fermò subito, notando la mia espressione.
«Amy, che succede?»
Abbassai la tavoletta del water per sedermici sopra, mentre lui si accovacciò davanti a me, ancora tutto bagnato, appoggiando le sue mani sulle mie ginocchia.
«L’ho vista…»
«Chi hai visto Am?» sembrava spaventato, dovevo avere un aspetto orribile.
Provavo ancora qualcosa nel basso ventre, una sensazione di calore, la stessa della prima volta che l’avevo vista, ma ora si era ripresentata, più forte di prima.
Non riuscivo a capire che cosa fosse e perché mi stesse succedendo.
«Ti ricordi quando, settimana scorsa, siamo usciti per…per andare in quel locale?».
Lui scoppiò a ridere.
«Certo, ricordo bene. Ricordo anche che avevi un po’ di bava all’angolo della bocca quando… Aspetta, mi stai dicendo quella lei che hai visto è Quella Lei?»
Feci impercettibilmente segno di assenso con la testa e lui si alzò di scatto, facendo scivolare per terra l’asciugamano.
«Dio Matt!» mi volta rossa in viso, per non vederlo.
Volevo bene a Matthew, ma quello che aveva tra le gambe mi disgustava.
«Oh, scusa Amy» scoppiò a ridere, abbassandosi per prendere l’asciugamano e recuperandone poi un altro per asciugarsi capelli e petto.
Lo lasciai da solo e andai in cucina mentre lui iniziava a vestirsi.
Quando arrivò da me, aveva indosso un pantalone nero e una semplice camicia azzurra, che faceva risaltare i suoi occhi.
Sorrisi nel vederlo così, era un bravo ragazzo, anche se sembrava un rubacuori e un bastardo. Un po’ bastardo con me lo era, come lo ero io con lui.
Iniziò ad apparecchiare per due, poi si fermò per guardarmi incuriosito.
«Allora, come è andata? Dove vi siete viste? Le hai già infilato una mano nelle mutandine?» e si abbassò sghignazzando per evitare il tappo che gli avevo lanciato.
Matt era così, peggio di una ragazzina che voleva far confidare la propria amica alla prima cotta.
«Niente di che, ero al supermercato. Mi ha investita e poi mi ha aiutato a rialzarmi» dissi diventando tutta rossa e sorridendo al ricordo della mia mano nella sua.
Lui mi guardò incuriosito, come per farmi andare avanti nel racconto.
«E poi sono andata in cassa altrimenti non avresti cenato stasera. E lei mi ha seguita, mettendosi in fila in un’altra cassa. Ho notato che ogni tanto mi guardava, sembrava stesse cercando di capire chi fossi. Almeno credo…» risposi alzando le spalle e spegnendo il fuoco del fornello.
Matt si appoggiò al tavolo, accarezzandosi lentamente la barba che gli ricopriva la mascella.
Stava pensando. Ed era preoccupante quando pensava.
Poi gli si illuminarono gli occhi e si sfregò le mani, avvicinandosi a me per appoggiarmele sulle spalle.
«Ho deciso! Domani torniamo al locale!» disse entusiasta.
«Che cosa?!» esclamai, ma non ebbi il tempo di dire altro perché qualcuno bussò al citofono.
«E’ Jane. Okay Amy, devi andare. Grazie di tutto, sei la migliore» disse trascinandomi verso la porta, in fretta. Poi la aprì e mi sorrise «Sai, Jane è un tantinello gelosa e se ti trovasse qui… Ti voglio bene Am» e chiuse la porta, lasciandomi nel corridoio fuori dal suo appartamento.
Il mio migliore amico mi aveva appena sbattuta fuori da casa sua.
Chiusi gli occhi, scuotendo la testa. Matthew era davvero impossibile. Per fortuna avevo avuto la prontezza di recuperare la giacca e la borsa, così mi incamminai fino ad arrivare davanti alla porta dall’altro lato del corridoio, qualche metro prima rispetto a quella da cui era appena uscita.
Mentre mettevo la chiave nella toppa, sentii le porte dell’ascensore aprirsi e una ragazza magra dai capelli rossi si diresse verso l’appartamento di Matt, passandomi accanto.
Indugiai qualche secondo, facendo finta di cercare qualcosa di estremamente importante nella borsa, così lei bussò e Matt aprì subito, salutandola con un bacio e poi abbracciandola. Mi guardò sorridendo, come per dire che era bravo a scegliersi le ragazze ed io gli risposi con un occhiolino e mimando un applauso.
Poi entrarono in casa ed io entrai nella mia. Era un piccolo appartamento, per due persone, quindi io ci stavo più che bene.
Accesi la luce della sala, che mi faceva anche da ingresso e dove c’era la cucina. Andai verso il microonde e vi infilai una pizza congelata, poi andai in camera, spogliandomi e mettendomi qualcosa di più comodo. Ritornai poi nell’altra stanza e mi avvicinai al vaso dei fiori messo su un tavolino dietro al divano, raccogliendo le foglie secche che erano cadute.
Adoravo i fiori, credevo che per ogni occasione ci fosse un fiore adatto, che rappresentava alla perfezione la situazione. Per me si poteva esprimere tutto con un fiore. Per questo avevo deciso di diventare una fioraia.
Il timer del microonde mi avvisò che la mia cena era pronta, così misi la pizza in un piatto ed andai a sedermi sul divano.
Adoravo cucinare, ma non quando ero sola, era un po’ deprimente. Per fortuna, ogni volta che era possibile, Matt ed io mangiavamo assieme.
Accesi il televisore, cercando qualcosa da guardare mentre addentavo la mia pizza, finché non trovai la mia serie tv preferita. Trasmettevano una nuova puntata, ma non ero molto concentrata. Ogni volta che chiudevo le palpebre, mi trovavo davanti i suoi bellissimi occhi blu, e sentivo il mio battito aumentare, sentendo anche il suo profumo, come se lei fosse lì con me.
 
 
 
Buongiorno/sera!
Eccoci qui con un nuovo capitolo. E’ un capitolo un po’ così, non sono ancora sicura della storia, ma ho una mezza idea nella mia capoccia.
Spero che il racconto vi piaccia e ringrazio di cuore chi ha letto, chi ha recensito e chi ha messo nelle seguite lo scorso capitolo! Grazie mille!
Se vi è piaciuto o meno o se avete qualche idea, io sono qui!
Alla prossima :)
  
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