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Autore: alma_valdez    28/12/2014    4 recensioni
Se ad una ragazzina venissero tramandati per sbaglio tutti i poteri dei Tre Grandi che succederebbe? Se già per gli Dei è difficile mantenere la proprie forme, come farà una semplice ragazzina a portare il peso di un simile potere?
Arya non sapeva chi era, ma non si sarebbe mai aspettata di arrivare a chiedersi COSA era.Ora che le avevano detto di essere un inconveniente ,ora che le avevano detto che da lei sarebbe dipesa la sorte del mondo, e che probabilmente ne avrebbe decretato la fine,si sentiva più che mai un mostro.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, I sette della Profezia, Leo Valdez, Nico di Angelo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                         ARYA
Arya non ce la faceva più a correre, oramai era allo stremo delle forze. Questa volta non era una di quelle garette che faceva coi ragazzi dell’orfanotrofio, no, qui non correva solo per dimostrare quanto era veloce, qui correva per salvarsi il didietro e se stessa!
Erano giorni che scappava, ma loro non la volevano proprio lasciare in pace; continuavano a seguirla ed a seguirla, senza darle un attimo di tregua. Erano due giorni che non mangiava e dormiva e di certo questo non giovava un granchè alle sue gambe, indolenzite e coi polpacci ormai infuocati dal troppo correre. Non sapeva perché, ma dopo quella sera tutto era cambiato. Era diventata una ragazzina di strada.                                         
 Sbuffò “come se prima non lo ero”                                                                                                                                                                                                       
Respirava affannosamente continuando a voltarsi indietro fra una falcata e l’altra. Chi la inseguiva, poi, lei non lo sapeva, ma quelle ombre nere che raggiungevano anche i tre metri non la invitavano di certo a bere un caffè.                                                                                                                                                                               
 “Mi prenderanno” Pensò “questa volta sono spacciata!”                                                                                               
Davanti a sé era tutto nero, non vedeva nulla, infatti correva alla cieca, come un topolino in un labirinto e fra poco avrebbe fatto la sua stessa fine, sarebbe rimasta in trappola!                                                                        
Se almeno avesse avuto una torcia, non sarebbe caduta tutte quelle volte.                                                                 
 Nel buio totale della notte, continuava infatti a cadere ,inciampando nelle grosse e nodose radici di quel bosco, ma si rialzava sempre e riprendeva di nuovo a correre strascicando i piedi  ed aiutandosi appoggiando le mani ferite dai rovi ai tronchi scuri. Le foglie sotto di lei scricchiolavano e frusciavano mentre continuava nella sua disperata corsa.
Ad un tratto Il terrore l’assalì: una colonna di rovi alta quanto lei le sbarrava la strada. Affannosamente si guardò intorno. Non vedeva via d’uscita e vicino, troppo vicino, vide delle ombre avvicinarsi.                                                         
Si appiattì appena in tempo contro un grosso albero. Da quella postazione sentì dei versi orribili, simili a
grugniti.                                                                                                                                                                                   
Si appiccicò ancor di più alla corteccia dell’albero cercando di celarsi nella sua ombra. Nonostante avesse disperatamente bisogno d’aria, cercò di respirare il meno possibile evitando di far rumore.
Sentiva solo il battito tumultuoso del suo cuore, che cercava come di uscirle fuori dal petto, e il silenzio che continuò ancora per una manciata di secondi.
“Aspetta” All’improvviso una campanella d’allarme suonò nella sua testa “Nessun rumore! C’è troppo silenzio! Dove sono andati??”                                                                                                                                 
Deglutì e trattenne il respiro. Strinse i pugni e girò molto lentamente il collo di novanta gradi.                                                                                                                                                                                    
 Due giganteschi e maligni occhi gialli la stavano fissando ed un enorme e puzzolente bocca era a poco più di venti centimetri da lei. Questa si inclinò in un sogghigno, rivelando tre giganteschi denti marci.
Strillò come non aveva mai fatto e continuando a strillare, con una spinta si lanciò incurante nei rovi, chiuse gli occhi e ci volò dentro. Con le mani tentò ti proteggersi il viso, ma invano. Le spine arrivarono anche lì, e fu un miracolo che non le presero gli occhi. Ma non era questo il problema maggiore ! Erano dietro di lei, i rovi non li avevano di certo fermati.                                                                                                       
Quasi non se ne accorse. Mentre correva allo stremo delle forze, martoriata ovunque dalle spine, un’unghiata o no, forse un morso, non lo sapeva, la colse all’improvviso.
“Ah” un singhiozzo
“la gamba”
L’avevano presa, non sapeva come, ma faceva molto, molto male, ancor più di tutte le fustate che aveva ricevuto, ancor più di tutte le botte che aveva incassato, una dopo l’altra, in silenzio. Ma questa volta non sarebbe rimasta zitta. Con le lacrime agli occhi per il dolore osservò lo squarcio  sanguinante che partiva dalla caviglia e le arrivava fino al fianco.
Gridò con tutta la voce che aveva, esplose in un urlo talmente potente che fece tremare la terra ed il cielo, e continuò a gridare e a gridare tanto che un fulmine cadde e trapassò il mostro che l’aveva colpita a metà. La terra si incrinò, i sassi iniziarono a sollevarsi per aria ed a vorticare impazziti, finché il suolo non si aprì, di scatto, inghiottendo tutti gli altri mostri. Arya si accasciò a terra, priva di sensi, attaccata  da singulti e tremando violentemente come era successo prima alla terra stessa.                                                                              
Sarebbe caduta dentro al suo stesso cratere se non fossero intervenuti in tempo.
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                                                                   LEO
Leo era finalmente riuscito a riparare Festus e naturalmente la prima cosa che aveva deciso di fare era stato di andare a farci una passeggiata. Perchè no? La gente porta a spasso il cane, perché mai lui non avrebbe dovuto portare a spasso un drago?                                                                                                                             
Ormai era sera tarda, quando si era alzato dal tavolo dal lavoro del bunker 9 e fischiettando era andato a lavarsi le mani unte d’olio per motori.
-Cavolo è ghiacciata come Chione ! -Chiuse subito il rubinetto è rabbrividì. Era novembre e già le giornate erano fredde e brevi, figuriamoci se avrebbe accettato di lavarsi le mani con acqua gelata!
-Non c’è nessuno qui che aggiusta le cose eh?-Guardò il soffitto, poi il lavandino.                                                                     
 -Ah già, sono io che le  riparo ehe-si gratto la testa sorridendo.
“ma oggi voglio sperimentare qualcosa di nuovo!Non potrò controllare l’acqua come Percy, ma controllo il fuoco!!!’’                                                                                                                                                                                                                           Si guardò la mano e con voce seria le disse:-Agente Hand 007! Ora tocca a noi! Il destino di questa missione è nelle nostre mani! - Scoppìò in una fragorosa risata che lo piegò in due -AHAHAHAHA nelle nostre mani AHAHAHA bella questa ahhhhh..!- Si riconpose e ricominciò                                                                                             
-BENE! Hand…al mio segnale….FUOCOOO!!- La mano si accese in una fiammata rossa alta una decina di centimetri.
Con un gesto fulmineo, azionò il rubinetto con quella libera ,chiuse il tappo del lavandino e mise la mano infuocata sotto al getto d’acqua fredda.
-Dai vediamo cosa sai fare!-Il fuoco sembrava spegnersi, così Leo si concentrò ancor di più. Ad un tratto si levò una fiammata improvvisa che gli arrivò fino al viso.
-Wooow wow,a cuccia bella!-
Spense il rubinetto e immerse le mani nell’acqua tiepida.
-MMMhhh…potevi fare di meglio Leo! Se non vuoi essere sempre l’ultima ruota del carro devi darti una smossa caro!-
Si lavò senza fretta le mani e continuando a fischiettare se le asciugò in un panno del laboratorio-sporco-
ottenendo quindi di nuovo delle meni sporche d’olio.
-EhEmh….-qualcuno attirò la sua attenzione.
-Cos..chi? Ny…Nyssa ?? Co…cosa ci fai qui ? E soprattutto da quanto sei qui? -Arrossì violentemente fino alla punta delle orecchie, contornate dai riccioli bruni.
-Sono qui da quando la tua mano è diventata l’agente 007…- Leo prese fuoco ma riuscì a trattenersi ed a bruciare ,per sua fortuna, solo in parte i pantaloni.
-Comunque sono qui perché devi darti una mossa, hanno sentito dei rumori sospetti ed oggi d’altronde toccherebbe a te perlustrare i dintorni…-
-S…sì certo, vado!-Dette una pacca a Festus e gli sussurrò che il giro l’avrebbero fatto domani, poi  si avviò fuori dalla porta del Bunker, che lui stesso, tempo prima, aveva scoperto.
Ah, per la cronaca-Disse Nyssa alzando il sopracciglio destro- L’acqua sul fuoco provoca l’innalzamento delle fiamme… quindi non giocarci con qualcuno non ignifugo come te vicino!
 
Leo fu felicissimo di poter scappare da quella imbarazzante situazione, tanto che si mise a correre per allontanarsi il più possibile. Si guardò un attimo indietro e PUM!Finì addosso a qualcuno di talmente grosso da farlo cadere a terra.
-Ma certo - disse massaggiandosi il naso - Dopo Nyssa anche questo! Mai che ne combini una giusta!-
-Ciao Leo!-Hazel fece capolino dietro quella sagoma scura nella notte, che doveva dunque essere Frank.
Mogio, salutò con un borbottio che fece ridere Hazel (e probabilmente arrabbiare Frank…)                                            
  Un fulmine squarciò il cielo e la terra tremò.
-Abbiamo il turno oggi ricordi? –Disse Frank guardando accigliato il punto in cui era caduto il fulmine-E bisogna darci una mossa, probabilmente ci sono dei mostri che hanno tentato di entrare o inseguire qualcuno stasera ..-
Ecco, appunto…si era arrabbiato.
-Allora andiamo! Non vedo l’ora di fare arrosto qualche mostro per cena!-
Si misero a correre, per raggiungere più velocemente il luogo da cui avevano ricevuto le seganalazioni.
Leo non sapeva perché, ma si sentiva inquieto. Oltre al fatto che era appena riuscito a fare due figuracce –DUE! -davanti a due ragazze-DUE!-si sentiva i capelli vibrare per l’elettricità.
Ma dove si trova l’elettricità in un bosco poi….
Le mani gli fremevano, non perché volesse dare uno schiaffo a qualcuno, ma perché sembravano piene d’energia, come una pila appena caricata.
-Lo sentite anche voi?-
-Sì-sussurrò quasi Hazel-Secondo te Frank?-
-Non so se sarà qualcosa di buono..-
Leo non potè fare a meno di deglutire. C’era energia nell’aria, si poteva percepire chiaramente.
Da chi o cosa provenisse, quello era un mistero.
Arrivati, Leo fece appena in tempo a tuffarsi e prendere al volo quel corpo che pareva senza vita, prima che cadesse nel cratere.
-CAVOLO MA E’ ENORME!-Con la bocca aperta in una perfetta ‘O’osservò quel buco che pareva proseguire fino al Tartaro,continuando a tenere fra le braccia quella che, aveva appena scoperto, era una ragazza.
Dal suo corpo tremante scaturivano scintille come tanti coriandoli. Leo si sentì le braccia formicolare ed ad un tratto ricevette anche la scossa.
-Ehi, scintilla! Sei peggio di Jason lo sai?-
Solo dopo aver ricevuto un’altra scossa si accorse che oltre ad essere svenuta, aveva il corpo completamente martoriato da scottature, graffi ed, ancor più grave, aveva uno squarcio enorme sulla gamba destra che gli arrivava fino al fianco.
Hazel si mise una mano davanti alla bocca, stupita ed inorridita. -Presto, bisogna portarla alla Capanna di Apollo!
Frank si avvicinò a Leo e la sollevò, prendendosela fra le sue braccia.
Leo probabilmente ci rimase un po’ male e Frank probabilmente lo notò perchè si giustificò subito:-E’ grave, bisogna far presto.
Leo aveva ancora il broncio quando erano arrivati vicini alla barriera .
“Non  sarò Frank….ma non sono gracilino! Cioè…sono magro sì, ma i muscoli ce li ho anche io! ”
Continuò a pensare a quanto fosse ingiusto finchè non decise per sicurezza di aggiornare la sua lista immaginaria di cose da fare:
Diventare come Frank o almeno provarci-Non ancora fatto.
Stava sognando se stesso ultra muscoloso con un migliaio di ragazze che svenivano ai suoi piedi quando il sogno si tramutò in un incubo. Non riusciva a raccattarle in tempo prima che cadessero! Ahhh che figuraccia!
Si diede una pacca sulla testa. Solo lui faceva mere figure anche nei suoi sogni ad occhi aperti!
Fu richiamato nella vita reale quando sentì un tonfo .
-Leo! Vieni presto!-Hazel gli fece dei segni a dieci-quindici passi più avanti a lui.
Frank era caduto. Caduto??!!
Guardò meglio. Erano al confine, proprio dove c’era la barriera magica che impediva ai mostri di accedere.
Frank era per terra, ed era stranito-Non mi fa passare! O meglio, non la fa passare!
Hazel, Frank e Leo si guardarono sbigottiti. Avevano avuto tutti lo stesso pensiero.
Lei poteva essere un mostro.
-Non è possibile!-Hazel imprecò in romano-E’ così…umana!-
Frank si alzò. -Vado a chiamare Chirone ed un medico! Intanto tenetela al caldo. Magari è solo un malfunzionamento della barriera.-
Ma da come lo disse, non sembrava crederci neanche lui…

ANGOLO AUTORE Questa è la mia prima storia,spero recensirete in molti!                                                                                                                                                                                             
   
 
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