Stavo facendo degli schizzi a carboncino su un foglietto quando sentii il campanello suonare. Mi pulii le mani sul grembiule grigio sporco di tempera che avevo addosso, mio padre non c’era perciò andai io ad aprire; mi ritrovai davanti un ragazzo poco più alto di me, sorriso smagliante, capelli tinti di biondo platino e  occhi marrone chiaro. “Ehm ciao, sono Justin Bieber, mi sono appena trasferito, volevo chiederti le indicazioni per un supermercato” mi disse “Certo! Se ti è più comodo posso accompagnarti io in macchina, tanto non ho niente da fare” mi strofinai le mani sul grembiule che lui subito guardò “Dipingi?” chiese incuriosito “Ehm sì, quando ritorniamo ti faccio vedere i miei dipinti, sempre se ne hai voglia. Comunque io sono Grace Miller” dissi tendendogli la mano “Piacere. Si mi andrebbe molto di vederli e grazie per il passaggio” mi rispose sorridendomi e ricambiando il saluto. Mi tolsi il grembiule, presi le chiavi e ci dirigemmo alla mia macchina blu.
Ci vollero meno di cinque minuti ad arrivare al supermercato, durante il viaggio chiacchierammo un po’. “Allora, Justin, da dove vieni?” “Dalla Florida, mi sono trasferito qui a Portland perché a mia madre hanno offerto la possibilità di lavorare qui e lei ha accettato subito, ed eccomi qua” “mmh Florida, mi piace” gli dissi guardandolo con la coda dell’occhio “Sei all’ultimo anno di liceo?” “Si, ho già compiuto 18 anni e tu?” “Si, anche io” “Bene, siamo arrivati. Andiamo”. Entrammo nel supermercato, lui comprò tutto il necessario e presi anche io qualche pacchetto di patatine.
Quando ritornammo a casa mia lo trascinai su per le scale e andammo in camera mia “Ti piace?” dissi guardandolo.La mia camera era un disastro. Sui muri color panna avevo appiccicato fogli su fogli pieni di schizzi di qualsiasi cosa che mi venisse in mente, in alcuni punti avevo appeso dei quadri fatti da me ad olio, delle tele erano appoggiate vicino alla finestra semi aperta e altre erano sotto la scrivania, erano quelle che mi erano uscite peggio. Il letto invece era in ordine, non c’erano vestiti fuori posto per fortuna, solo tubetti di acrilici e tempere sparsi sulla scrivania. Osservai Justin mentre ammirava ogni mio disegno sulle pareti, era parecchio curioso “E’…fantastico. Disegni davvero benissimo. Prima o poi dovrai disegnarmi qualcosa” “Aspetta e spera, ma se vuoi posso regalarti uno di questi capolavori” dissi indicando i disegni “Solo uno?” disse facendo la faccia da cucciolo “Eh già”. Li osservò un’altra volta e staccò un disegno fatto a china con un tocco di acquerello azzurro sui capelli “Prendo questo. Mi ricorda te” ed era vero, era una specie di autoritratto, avevo i capelli neri con la frangetta, erano poco più lunghi delle spalle, occhi blu scuro.
Ero il contrario di quel bellissimo ragazzo davanti a me. “Be’ adesso devo andare, mia madre mi starà cercando” abbozzò un sorriso, lo accompagnai alla porta di casa e lo salutai “Ci vediamo in giro, Justin”.
A quanto pare quell’estate sarebbe stata più interessante del solito. 



Salve gentaglia!
Oggi me ne sono uscita con questa storiella, spero che vi piaccia questo inizio, continuerò al più presto! :)
Se volete contattarmi su twitter sono @pinkmansdrug 
Al prossimo capitolo!