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Autore: Eco_90    28/12/2014    0 recensioni
Seguito di "Mo anam cara" Storie di spiriti, amori perduti e sogni infranti poi ricostruiti.
Dal testo:
"Aveva del lavoro da fare, lavoro normale: era la segretaria di una dottoressa. Ormai era quella la sua vita, non c'era più spazio per le nottate insonni al freddo solo per convincere un paio di presenze a sloggiare. Già, non c'era più tempo per quelle cavolate."
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Signora Evans.- bisbigliò, mentre Liam era chiuso in bagno. Erano le quattro del pomeriggio e si erano appena svegliati. Aveva approfittato del momento di solitudine per chiamare la vecchina, aveva bisogno di alcune informazioni. –Kelly, tesoro! Dimmi tutto.- era apparsa accanto a lei, seduta sul letto con le gambe accavallate, come una vera signora di altri tempi. Aveva sempre quel portamento regale e distinto che la faceva un po’ ridere. Ormai nessuno si atteggiava più come lei.
La ragazza sembrò titubare all’inizio, si vergognava di dover chiedere notizie alla signora, soprattutto quel genere di notizie. La vecchina la squadrò molto attentamente mettendosi con le braccia incrociate, come se stesse fissando una tela interessante in una qualche mostra.
-Tesoro parli, o facciamo il gioco del silenzio?-
-Mi serve un’informazione.- sbottò.
La presenza sospirò rumorosamente, un po’ spazientita da quell’atteggiamento così innaturale da parte della ragazza che di solito diceva tutto subito, senza nessun problema, o filtro di sorta.
-Questo l’avevo capito. Che cosa ti serve?-
-Billy... - disse lei mordendosi il labbro inferiore. –Sta ancora con Lory?-
Non era partita con l’idea di chiedere questo alla signora Evans, ma ormai l’aveva detto.
-Vado a controllare e ti dico. Scusami sai, ma la sua vita non m’interessa molto. -
Sparì un istante dopo, lasciando Kelly piena di domande e di angoscia.
-Quindi il muro può darti informazioni sul coglioncello?- Kelly sobbalzò, credeva di essere sola in camera, ma a quanto pareva quell’impiccione di Liam aveva origliato tutto.
-Ma tu non potresti farti gli affari tuoi? Ti ospito, ti porto con me a lavoro... non ti basta?-.
Il ragazzo, ancora bagnato per la doccia fatta da poco, si sedette accanto alla sua amica, inumidendo il piumone sotto il suo sedere. Lei lo guardò appena, primo perché era ancora infastidita per la violazione della sua privacy, secondo perché vederlo a petto nudo, le stava facendo uno strano effetto.
-Questi sono affari miei, tu ti stai facendo prendere per il culo da un cretino qualsiasi. Se permetti, mi dispiace. - non capiva tutto quell’interessamento da parte sua, si ok, lo conosceva dall’infanzia, ma non erano così intimi da poter sostenere una conversazione di quel genere.
Lei lo guardò truce, poi si voltò verso la finestra per raggiungerla qualche attimo dopo.
-Stai bagnando il letto, perché non vai a vestirti invece di impicciarti di cose che non ti riguardano?- sapeva di aver usato un tono odioso, e sapeva che nonostante tutto lui era preoccupato veramente, ma il tasto Billy sarebbe stato sempre dolente e parlarne con Liam non le sembrava il caso.
-Che ci parlo a fare con te?- il ragazzo detto questo uscì dalla camera, sbattendo la porta alle sue spalle.
-Cretina, cretina, cretina. Sei la solita stronza acida. -sbatteva la testa sul vetro della finestra mentre s’insultava, stavano tornando a farsi vedere i soliti segni di squilibrio mentale che la caratterizzavano.
-Tesoro?- la ragazza si ritrovò a saltare nuovamente per la paura, a quanto pareva, quella sera le persone si divertivano a spaventarla apparendo dal nulla.
-Signora Evans mi ha spaventata. Ha scoperto qualcosa?-
La signora la guardò per qualche attimo prima di parlare. –Nulla che possa farti piacere, temo. -
Aveva sperato che il messaggio di Billy fosse qualcosa di bello, e invece probabilmente erano solo insulti gratuiti. –Vedi, quando l’ho trovato, era intento a sbaciucchiarsi quella piccola cameriera con gli occhi enormi. Bruttina a parer mio. - aggiunse, cercando di farla sorridere.
-Grazie lo stesso mi è stata veramente d’aiuto!-
La donna si avvicinò a Kelly, e come spesso faceva le prese il mento fra le mani per guardarla bene in viso.
 –Tesoro, perché non ti cerchi un ragazzo nuovo? Il tipetto mezzo nudo di là mi sembra carino e simpatico. Perché non esci con lui? In più è venuto qui di nascosto per vedere se stavi bene, era molto preoccupato per te. Pensa, voleva anche andare a picchiare Billy.-.
La ragazza si stupì venendo a scoprire queste cose. Allora Liam le aveva mentito, era venuto di sua spontanea volontà, e voleva picchiare Billy solo perché le aveva fatto del male. Cavolo si sentiva ancora di più una merdina.
-Non lo sapevi?- La vecchina aveva notato l’aria stupita e assorta della ragazza, e aveva fatto due più due.
–No, mi aveva detto che lo aveva costretto Senan a venire qui. - tuffò il viso tra le mani, cercando di capire come rimediare. –L’ho trattato male e invece lui ha fatto tutto questo casino per me. Sono pessima. -
-Beh sì, diciamo che non sei mai stata una ragazza dolce e sensibile... ti ho sempre vista come uno scaricatore di porto in miniatura, ma hai momenti da ragazza normale anche tu!-
Kelly fissò sbigottita la signora Evans, tutto si sarebbe aspettato da quell’amabile vecchina tranne un discorso del genere.
-Dovresti chiedergli scusa.- aggiunse l’anziana presenza prima di sparire con un sorriso sghembo sulle labbra.
Doveva assolutamente chiedergli scusa, e forse aveva trovato il modo. La signora Evans l’era stata utilissima, anche se si era dimenticata di chiederle un altro piccolo favore, a quello avrebbe pensato il giorno seguente.
Intanto nel salone della suite Liam stava facendo del suo meglio per farle capire che era infuriato. Sbatteva bicchieri e sportelli dei mobili, strusciava sedie e poltrone. Era quasi divertita da quel comportamento, ma decise di tenere una maschera di severità sul viso. Fece capolino con la testa nell’altra stanza. Il ragazzo stava parlottando animatamente tra se e se, mentre stringeva più del dovuto un bicchiere di cristallo nella sua mano sinistra.
-Potresti per favore fare più piano? Siamo in un hotel a cinque stelle, non in una trattoria.- aveva mantenuto il tono acido di pochi minuti prima e lo guardava con fare severo. –Tu invece potresti cercare di nascondere il fatto che sei una bastarda patentata?- gli era uscito spontaneamente. Lei si era comportata da stronza e lui aveva reagito, non lo aveva mai fatto prima e si ritrovò a sbarrare gli occhi non appena finita la frase. Reazione che ebbe anche lei. Le veniva quasi da ridere, era stata un’affermazione troppo divertente, tanto d’averla spiazzata. Cercò di ritrovare la sua serietà, anche perché era calato un silenzio imbarazzato che si stava protraendo troppo a lungo per i suoi gusti. –Vedi di vestirti bene, siamo stati invitati a cena da Brendan e la troupe. – detto questo, si rintanò in camera, buttandosi sul letto con la testa fra i cuscini per soffocare una risata sguaiata, che non voleva assolutamente far sentire al ragazzo. Lui doveva rimanere sulle spine ancora per un po’.
Dopo due ore di preparativi, agganciò al polso il bracciale di cristalli neri e uscì dalla stanza.
Liam fu sicuro di aver perso qualche anno di vita vedendola apparire in quel modo. Era raggiante.
Indossava un lungo vestito nero in stile impero, con uno strato di tulle che scivolava sul pavimento. Sembrava una creatura ultraterrena, la pelle lattea in totale contrasto con il nero profondo del vestito. I capelli fucsia legati in un morbido chignon a metà testa, e qualche pietra rigorosamente nera che brillava sulle sue orecchie e sul suo collo.
Se ne stava ferma sulla porta, in completo imbarazzo, le guance lievemente rosse. Aveva iniziato a torturarsi le mani, muovendo nervosamente il piede sotto il vestito, per cercare di mantenere un po’ di calma.
-Sei bellissima. - le disse il ragazzo in un sospiro.
Lei sembrò riprendersi dopo la sua affermazione, sorridendogli come non faceva da un po’. Un sorriso sincero e vero, non di quelli che faceva di solito, per dimostrare al mondo che stava bene, quando palesemente non era così.
-Anche tu non sei male! Dove hai rimediato quello smoking?- chiese sorpresa la ragazza, vedendolo vestito di tutto punto.
-Beh quando ho saputo che stazionavi in un hotel a cinque stelle ho pensato di portarmi dietro il mio pezzo forte. - si avvicinò a lei sistemandosi il cravattino, più per scena che per vera necessità, porgendole il braccio subito dopo.
Uscirono dalla camera come due veri signori, guardandosi di soppiatto di tanto in tanto, per sbirciare le reazioni l’uno dell’altra.
Arrivati al ristorante, Liam fu piacevolmente sorpreso nello scoprire che non c’era nessuna cena della troupe, ma che era stata Kelly a ordire tutto solo per invitarlo a mangiare con lei.
-Sei quasi diabolica.- le disse scherzando.
-In realtà l’ho fatto per scusarmi. - aveva abbassato lo sguardo, sentendo l’imbarazzo montare piano. –Ho saputo quello che hai fatto per me, ho saputo che non ti ha mandato mio fratello e che volevi picchiare Billy solo perché mi aveva fatto del male. -
L’espressione che si fece spazio sul volto del ragazzo fu impagabile, era un misto d’imbarazzo e spavalderia, il tutto era talmente tenero da farle scappare un sorriso.
-Che fai ridi di me?- aveva chiesto lui sentendosi quasi offeso.
Lei, senza pensarci troppo, poggiò la sua mano sulla sua, per tranquillizzarlo. Gesto che le fece provare almeno un paio di brividi. –Non rido di te, anzi ti sono grata. Senza di te questi giorni sarebbero stati sicuramente durissimi, mi hai aiutata molto. -
Lui non rispose, si limitò a sorriderle di rimando.
Fu una serata tranquilla fino al momento in cui suo nonno non decise di apparire proprio affianco a Liam, facendola sobbalzare. La mano di Kelly era ancora appoggiata su quella del ragazzo, ma la tolse subito alla vista del vecchio fantasma.
-Nonno, che cavolo ci fai qui?-
Lui l’aveva fulminata con lo sguardo, mentre il ragazzo aveva cominciato a guardarsi nervosamente attorno. –Modera il linguaggio signorinella. Erin mi ha detto che eri qui e che ti trovavi in compagnia di questo simpaticone. Pensi veramente che vi avrei lasciato soli?- il tono perentorio del vecchio non lasciava molto spazio a ulteriori polemiche, ma Kelly non si fece intimidire.
-Nonno, ho ventiquattro anni ormai, sono autonoma e so cavarmela da sola. -
-Oh bambolina su questo non ho dubbi, tu sei la mia roccia, ma dello slavato qui non mi fido. - masticò, indicando il ragazzo accanto a se.
Lei aveva alzato gli occhi al cielo, mentre Liam diventava sempre più agitato e confuso. –Senti se vuoi vi lascio soli. - aveva proposto. –Ma sei matto? Se mi vedono parlare da sola mi prendono per pazza. Tranquillo, ora lo faccio andare via.- gli aveva detto cercando di rassicurarlo, poi rivolgendosi al nonno aveva alzato un sopracciglio in modo molto eloquente. –Nonno, mi serve un favore.-
-Dimmi tesoro.-
-Devi andare nell’ospedale abbandonato qui vicino, devi dirmi se vedi entrare qualcuno, o se qualcuno si dirige nella camera 206, è l’unica col numero.-
La vecchia essenza la guardò con un po’ di stizza. –Io ci vado, ma torno presto e stanotte resto in camera a controllarvi. Uomo avvisato. - e senza finire la frase sparì, facendo cadere il bicchiere pieno di vino rosso sui pantaloni del ragazzo.
-Oddio, scusami è iperprotettivo. - si era giustificata la ragazza sentendosi tremendamente in colpa.
 
 
***
Tornarono di corsa in camera, quella sera non erano previste perlustrazioni della vecchia struttura in disuso quindi avevano la serata libera. –Dovresti cambiarti, chiamo la Hall dell’albergo così facciamo pulire quelle brutte macchie.-.
Il ragazzo non fece neanche in tempo a sfilarsi i pantaloni che fu fatto scivolare a terra, sbattendo forte il fondoschiena. Kelly, di spalle, non capì subito cosa fosse accaduto. –Nonno.- disse indignata, incontrando poi gli occhi colpevoli del vecchio.
-Niente: “Nonno”. Ti lascio per quaranta minuti e questo qui già si spoglia?- Kelly si ritrovò a pensare che a suo nonno mancasse soltanto il fumo dal naso. Era diventato rosso dalla rabbia e indicava con insistenza il povero Liam che, ancora steso a terra, si massaggiava i glutei con aria dolorante.
-E’ tutta colpa tua se si stava spogliando sei tu che gli hai macchiato i pantaloni col vino. Si stava cambiando per farli lavare. -
Vide la bocca del nonno aprirsi molto lentamente, donandogli un’aria di totale imbarazzo con qualche accenno di sensi di colpa.
-Chiedigli scusa.- disse poi, facendo finta di nulla. –Comunque qualcuno sta entrando nell’ospedale.
Kelly parve perdere quell’aria baldanzosa di pochi attimi prima e tornò seria. –Vestiti Liam, andiamo a fare una scampagnata.-.
Non si cambiò neanche; cosa che purtroppo non poté fare neanche il ragazzo. Corsero come pazzi dal corridoio fino alla hall, il tutto mentre Liam cercava infruttuosamente di riallacciarsi i pantaloni del completo. Tante signore facoltose si girarono alla vista di quel ragazzo senza ritegno, mentre lui poverino, era rosso in faccia e cercava di coprirsi in ogni modo. –Ti odio, sappilo. Odio te e la tua famiglia.- le aveva gridato mentre uscivano dalla porta dell’albergo.
Kelly parve non farci molto caso, per lei era già complicato correre con i tacchi e un vestito che vi s’impigliava in mezzo, finendo spesso e volentieri sotto le sue scarpe.
Arrivarono piegati in due e col fiatone davanti alla struttura in rovina. Solitamente non le faceva paura, forse perché c’erano sempre tante persone a farle compagnia ma quella volta si sentiva un po’ intimorita.
-Tutto bene?- Liam le aveva messo una mano sulla spalla cercando di infonderle un po’ di calore. L’aveva vista sbiancare alla luce della luna, e sicuramente non era un bene. –Tutto ok è colpa della corsa. Andiamo. - e senza attendere oltre s’incamminò a passo sicuro per il viale dell’ospedale.
Il rumore dei tacchi rimbombava sulle pareti, echeggiando sinistramente per tutta la struttura. Non andava bene, così rischiava di mettere in allarme il visitatore ignoto.
Decise che sarebbe stato meglio toglierli e appoggiarli all’entrata, al massimo glieli avrebbero rubati.
Svelti e silenziosi arrivarono davanti alla camera 206, una luce fioca spargeva i suoi raggi sottili sulle tende e le coperte del letto. La porta socchiusa non permetteva loro di vedere altro, ma potevano sentire dei rumori provenire dall’interno della stanza. Si guardarono negli occhi prima di entrare, cercando di imitare con poco successo i poliziotti dei film americani.
Il risultato fu un infarto mancato, quasi causato a un vecchietto che se ne stava seduto con le braccia sul tavolinetto della stanza. In mano aveva una fotografia che stringeva convulsamente per via dello spavento.
-Oh mio dio, mi dispiace... ci dispiace. - disse Kelly cercando di rimediare al casino fatto. –Non volevamo spaventarla. Volevamo solo capire chi c’era dietro a tanta premura.- aveva detto poi la ragazza indicando la camera ordinata.
Il vecchio parve riprendersi, e un sorriso mesto si fece largo sul suo viso. Le rughe donavano al suo viso un’aria molto dolce, sembrava una persona gentile e probabilmente lo era, ma c’era qualcosa nei suoi occhi, un vuoto che Kelly conosceva bene. Era la mancanza di qualcosa d’importante, la tristezza che solo la distanza obbligata di un pezzo fondamentale di se, strappato con violenza dal proprio cuore può lasciare.
Era la sua stessa tristezza.
Chissà se anche lei si sarebbe ritrovata da vecchia con ancora quel dolore nell’anima... un dolore talmente grande e profondo che poteva essere letto anche negli occhi. Sperava con tutta se stessa che non accadesse, essere vincolati a un dispiacere non era la sua massima aspirazione nella vita; lei voleva essere ricca, schifosamente ricca e magari, fortuna permettendo, non le sarebbe dispiaciuto avere anche qualcuno al suo fianco, che non fossero solo una manciata di fantasmi impiccioni. Qualcuno che potesse risanare le sue ferite e farla sentire amata. Amata come qualsiasi altra persona sulla faccia della terra.
Si ridestò dai suoi pensieri soltanto quando sentì pronunciare il suo nome, Liam stava facendo le presentazioni e a quanto pareva quel signore tanto simpatico si chiamava Thomas O’Neill.
  
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