Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi
Segui la storia  |       
Autore: Eco_90    07/01/2015    0 recensioni
Seguito di "Mo anam cara" Storie di spiriti, amori perduti e sogni infranti poi ricostruiti.
Dal testo:
"Aveva del lavoro da fare, lavoro normale: era la segretaria di una dottoressa. Ormai era quella la sua vita, non c'era più spazio per le nottate insonni al freddo solo per convincere un paio di presenze a sloggiare. Già, non c'era più tempo per quelle cavolate."
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuovo capitolo, spero che possa piacervi!! Buona lettura!


-E’ un piacere fare la sua conoscenza. Posso farle una domanda?- Kelly non attese molto, col rischio di sembrare fuori luogo o maleducata.
Il vecchio sorrise, era da un po’ che non vedeva una ragazza così sicura di sé.
-Vuole chiedermi perché ho fatto e faccio tutto questo?-
La ragazza buttò fuori un sospiro di sollievo, sembrava non essere un tipo restio o malfidato, quindi forse le avrebbe raccontato tutto.
-Vedi Kelly, è una storia molto vecchia, io ero poco più di un ragazzo e Wynne, o beh, lei era la più bella infermiera che avessi mai visto. Aveva un viso pallido con le gote di pesca e dei leggeri boccoli castani che le ricadevano sulle spalle. Gli occhi poi erano magnetici, castani con delle striature verdi all’interno. Quegli occhi sapevano leggermi dentro. - Indugiò qualche secondo su quel pensiero, prima di ricominciare a parlare. Sembrava come rapito dal ricordo di quella ragazza. Parlava mentre guardava Kelly, anche se in realtà in quel momento lui non era lì con loro, era in un altro posto, in un’altra epoca. L’emozione sul volto di quel vecchio la fece tremare, sembrava rivivere proprio in quel preciso istante l’attimo in cui il suo sguardo si era posato su Wynne per la prima volta.
-La incontrai subito dopo essere stato trasferito qui, a quel tempo c’era la guerra ed io mi ero arruolato dopo il bombardamento di Dublino, nel ’41. Riportai una ferita molto importante alla gamba sinistra e pensavano che non mi restasse molto, così fui rimpatriato. Vedi, mio padre era un noto politico di Dublino, e mia madre invece era di qui. Dopo i bombardamenti tedeschi decisero di trasferirsi nella tenuta estiva della famiglia di mia madre.
 Quest’ospedale distava poco da casa mia, così i miei genitori potevano venire a trovarmi quando volevano.
La mia famiglia è sempre stata benestante e questo influì molto sul mio ritorno a casa e sul trattamento riservatomi sia qui sia nell’esercito. Wynne, infatti, era la mia infermiera privata, i miei avevano pagato l’ospedale per far si che avessi delle cure adatte a un membro della mia famiglia, sapete, mio padre era un politico molto stimato a quei tempi.-.
Il vecchio prese fiato, sistemandosi meglio sulla sedia. Non smetteva mai di carezzare dolcemente quella foto, c’erano due giovani immortalati: un ragazzo e una ragazza, probabilmente erano lui e Wynne.
Iniziò a tormentarsi le mani, Kelly sapeva che quella storia avrebbe messo a dura prova i suoi nervi già sensibilmente provati dalle vicende degli ultimi tempi, ma decise di fare la forte, almeno finché poteva.
La luce della candela tremolava a ogni spiffero che riusciva a oltrepassare l’ostacolo dei vetri ormai rotti.
La ragazza strinse le braccia al petto, il vestito era leggero e le spalle scoperte erano percorse da brividi sempre più violenti.
-Nonostante la gravità della ferita c’erano dei miglioramenti visibili: dove prima c’era carne lacerata si poteva vedere una bella cicatrice, certo c’è poco di bello in una cicatrice, ma fidatevi di me se vi dico che una gamba mezza aperta non è il massimo. - l’uomo ci scherzò su come se nulla fosse, mentre Kelly dal canto suo sentì un lieve conato di vomito salirle veloce.
-Comunque, un giorno in cui mi sentivo abbastanza in forze ordinai a Wynne di portarmi nel parco dell’ospedale, volevo prendere un po’ d’aria. Fu in quel giorno che ci scattarono questa foto. Io ero completamente innamorato di lei, e anche se lei faceva la sostenuta, sapevo che ricambiava con altrettanto ardore.- I due ragazzi si ritrovarono a sorridere di gusto, la smorfia sul viso di Thomas la diceva lunga sul modo in cui Wynne cercava di fare la preziosa.
Doveva essere un tipo molto insistente e forse anche abbastanza persuasivo. Un Dongiovanni in piena regola. –Passai tanti bei momenti con la mia Wynne, tanti pomeriggi abbracciati sul letto, col terrore che potesse entrare chiunque e scoprirci, passeggiate sotto il viale alberato, che ormai non c’è più, e cenette a lume di candela che più che altro erano spuntini di mezzanotte; era più sicuro, nessuno passava a quell’ora. Le regalai anche un ciondolo a forma di cuore, uno di quelli in cui dentro puoi mettere le foto. Ci avevo nascosto un bigliettino in cui le chiedevo di sposarmi. Pianse di gioia quando lo trovò, mi buttò le braccia al collo gridando come una pazza. -
D’un tratto i lineamenti di Thomas s’indurirono, sembrava sull’orlo delle lacrime. Le mani stretta a pugno che tremavano in modo preoccupante. –Thomas... - disse Kelly preoccupata, cercando un contatto con lui. –Thomas tutto bene?-
L’uomo la guardò dritta negli occhi, aveva lo sguardo liquido e triste.
Buttò fuori un po’ d’aria e poi cercò la forza per continuare.
-Vedete, un giorno i miei genitori portarono con loro la figlia di un ricco uomo di Dublino, uno che aveva fatto i soldi dal niente. Diciamo che mentre ero in guerra mi era stata accennata la possibilità di un matrimonio di convenienza ma dato che ero tornato in pessime condizioni, credevo che ormai fosse una cosa passata. Ovviamente mi sbagliavo. Quasi ci beccarono quel giorno, a me e Wynne, mentre ci baciavamo di nascosto. I miei entrarono in camera con la loro solita spocchia da ricchi superiori al resto della popolazione mondiale. Scansarono Wynne in malo modo e iniziarono a parlare davanti a lei del matrimonio, dicendo che ormai mancava poco alle mie dimissioni, che un accordo è un accordo e che io ero vincolato. Tentai di ribattere, ci provai con tutto me stesso, vidi Wynne uscire dalla stanza, profondamente turbata. Mi sentii morire.
Ho odiato per anni i miei genitori per quello che mi avevano... che ci avevano fatto, ma ormai era troppo tardi.
Fui dimesso facendo una promessa a Wynne, le giurai che sarei tornato a prenderla, che ci saremmo sposati e avremmo vissuto felici, lontano dai miei genitori. Purtroppo non fu così. Quando i miei scoprirono quali fossero i miei piani, mi spedirono a Cork. Mi ero rifiutato di sposarmi e loro erano infuriati. Ero relegato in una tenuta con dei parenti che, come stabilito dai miei genitori, non mi lasciavano mai libero. Le lettere per Wynne erano rintracciate e bruciate, non c’era modo di avvertirla dei nuovi sviluppi e non ci fu modo per me di sapere cosa le stava accadendo. - si bloccò ancora, guardandosi attorno con fare spaesato.
-Feci ritorno a  casa due anni più tardi, e corsi subito all’ospedale. La cercai in ogni dove, ma non la trovai. Chiesi allora a una suora che faceva servizio lì, e finalmente grazie a lei riuscii a trovarla. La sua lapide spiccava rispetto alle altre del piccolo cimitero dell’ospedale. Forse era solo la mia immaginazione, ma ai miei occhi risplendeva come una piccola stella nell’oscurità che era calata su di me. Mi disse che Wynne era debilitata dalla tristezza e quando un’epidemia colpì l’intera struttura, lei fu una delle prime ad ammalarsi. Mi disse che mi chiamava durante il delirio, che mi pregava di tornare. Credeva che l’avessi abbandonata. – adesso qualche lacrima aveva iniziato a rigare il volto stremato dell’uomo. Kelly cercando di mantenere un minimo di autocontrollo si era inginocchiata vicino a Thomas carezzandogli piano la mano, asciugandosi di tanto in tanto gli occhi.
-Disse che resistette per giorni e giorni, non voleva morire senza rivedermi, ma alla fine la malattia ebbe la meglio. Aveva solo ventitré anni. -
Ci furono lunghi minuti di silenzio, spezzato solo da qualche singhiozzo.
Kelly era stata riportata con violenza al momento in cui aveva salutato Billy, in cui lo aveva abbandonato volontariamente. “Tornerò.” Quella parola detta per paura di dirgli che lo amava era stata la sua maledizione. Era tornata, era vero, ma l’aveva fatto troppo tardi, come Thomas... solo che lui era stato costretto.
-Sapete, ogni tanto penso che sia qui con me. La sento, percepisco il suo tocco. Non so spiegarvi come sia possibile, ma è per questo che vengo qui. So che lei c’è e che mi aspetta ancora, ed io non la voglio deludere. -
Kelly si alzò di scatto, cominciando a camminare avanti e indietro nella piccola cameretta. Era un modo per non pensare, per sentire meno il fastidio della sua colpa. Perché la colpa era esclusivamente sua e lo sapeva. L’aveva perso perché non aveva avuto il coraggio di tornare, perché non sapeva cosa avrebbe trovato al ritorno. Si era fregata da sola.
Camminava incessantemente da dieci minuti, sotto lo sguardo attento dei due uomini, poi sentì qualcosa che la fece girare di scatto verso il signor Thomas. Un qualcosa di gelido, ma che donava sensazioni di pace. All’inizio si trattava di una leggera nebbiolina sfocata, solo dopo qualche secondo riuscì a vedere una ragazza. Una bellissima ragazza, con un sorriso caldo sul volto, stava asciugando le lacrime del suo amato con gesti lenti e delicati.
-Sei tu!- in un sospiro aveva pronunciato queste due parole. Cosa che non sfuggì a nessuno. Sia Thomas sia Liam la guardarono straniti, mentre Wynne si faceva avanti, frapponendosi tra Kelly e gli altri due.
-Tu mi vedi? Tu mi senti?- l’emozione traspariva chiara dai gesti e dall’espressione del fantasma.
Che dopo un gesto di assenso di Kelly, si mise una mano sulle labbra, incredula, per la grande fortuna che aveva avuto. –Sono anni che aspetto una come te, e finalmente sei qui. Dio ti benedica. -
Kelly si mise seduta sul letto, accanto alla ragazza, scrutandola con molto interesse. Si stava mordicchiando nervosamente il pollice sinistro, indecisa sul da farsi.
-Vuoi parlare con lui?- disse Kelly, indicando Thomas.
-Lo voglio da molti anni! Avrei tanto voluto chiedergli perché era sparito, ma stasera l’ho capito. Stasera ho trovato la mia serenità.-
-Cosa vuoi che gli dica?-
-Digli che lo amo, non ho mai smesso di farlo, neanche quando stavo morendo. Digli di non venire più, che sarò io ad andare da lui finché mi vorrà al suo fianco. Non lo abbandonerò mai. -
Kelly riportò per filo e per segno ciò che le aveva detto il fantasma.
Thomas, si sciolse in un pianto liberatorio tenuto dentro da troppi anni. Aveva il viso nascosto tra le mani ed era scosso dai brividi e dai singhiozzi. Erano finalmente liberi. Non liberi di amarsi ancora, ma liberi dal dolore di un abbandono forzato, liberi da pensieri errati e da paure ingiustificate. Si erano amati, si amavano e sarebbe stato così fino alla fine, anche se non potevano vedersi.
Uscirono tutti e quattro all’alba dall’ospedale. Liam e Kelly accompagnarono il signor Thomas a casa sua. Kelly gli lasciò il suo numero di telefono e l’indirizzo, in modo che potesse sempre raggiungerla per qualsiasi evenienza.
Si abbracciarono con trasporto. Il vecchio col suo viso dolce e sereno la ringraziò ancora per averlo aiutato.
Si congedarono poco dopo, tornando silenziosamente in albergo. Kelly si maledisse mentalmente per aver lasciato le scarpe all’ospedale, ormai i suoi piedi somigliavano a due ghiaccioli. Con il groppo in gola si mise a letto tutta vestita, non diede la buonanotte a Liam, che però non se la prese. Affondò nelle coperte, avvolgendosi fino alla testa. Era stremata, era affranta, era spezzata. Voleva Billy al suo fianco, desiderava sentire le sue carezze, le mani calde che l’avvolgevano donandogli sicurezza, ma lui non c’era. Non c’erano le sue mani, né le sue carezze. Era sola e non voleva.
Decise che forse era l’ora di aprire il suo messaggio. Aveva quell’occasione, lui le aveva scritto e nessuno aveva impedito al messaggio di arrivare. Era pronta a qualsiasi cosa. Con dita tremanti andò a cliccare sull’icona del suo messaggio, poi strinse gli occhi, involontariamente, come per proteggersi da una verità troppo crudele.
“Dobbiamo parlare.” Tremò interiormente pensando a un altro round contro di lui, ma pur di vederlo era pronta anche a farsi prendere a parolacce.
Gli rispose, con due giorni di ritardo dicendogli che era a Shannon e che non poteva raggiungerlo. La cosa che la stupì fu sapere che anche lui era lì. Era lì per lei.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi / Vai alla pagina dell'autore: Eco_90