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Autore: Not_Lollipops    29/12/2014    2 recensioni
E’ strano come tutto quello che percepiamo sia direttamente collegato alle nostra aspettative, credo che siano in realtà le aspettative a fotterci. Quando abbiamo aspettative nutriamo una sorta di attaccamento e gli diamo importanza; rimaniamo delusi se la realtà non raggiunge le nostre aspettative. Al contrario, senza aspettative, tutto può stupirci e deluderci incondizionatamente. E penso che sia questo il segreto di Frank; non nutriva alcuna aspettativa, era in balia del destino.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frank Iero, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I'm trying to let you know how much you mean.


“Bene” –penso, mentre ferma davanti all’insegna luminosa, prendo un lungo respiro “Ci siamo.”

Apro la porta di legno decorata con pezzi di vetro colorato, addentrandomi in una grande sala dalla luce soffusa. Le tonalità del blu e del rosso del lampadario in vetro rendevano il pub accogliente e caldo, ficco le mani in tasca. Mi mordo leggermente il labbro cercando tra le persone sedute ai tavoli i cinque ragazzi, alzo di scatto gli occhi quando sento la voce familiare di Frank che introduce un pezzo al microfono. Dopo che Gerard chiarisce a Bob un passaggio, inizia il brano che fa da sottofondo al cicaleccio generale.

Perdo il contatto con la realtà guardando incantata le abili dita di Frank inarrestabili mentre ballano sulle corde, Gerard canta piano per poi urlare mentre la musica si fa più forte, snocciola versi d’amore mentre la melodia tornata malinconica rimbalza sulle pareti del locale, mi avvicino al palco.

“I’m trying” – ripeto in un tutt’uno con la voce del ragazzo – “I’m trying to let you know how much you mean ”
Frank alza gli occhi incontrando il mio sguardo, sorride ampiamente.
“All we are is bullets, I mean this.” – ripete Gerard, il volume si alza ancora più prepotentemente, Frank conduce un assolo stupendo veloce accompagna la voce “And as we’re falling down.”

Secca si conclude la canzone, Frank si passa la fascia che tiene la chitarra sulla spalla e si siede sul bordo del palco, aiutandomi a salire. “Sono contento che sei venuta” – dice, avvicinandomi a sé con un braccio.

“C’è stato un cambio di programma.” – rispondo semplicemente, nascondendomi nella sua felpa scura

“Non è venuto?” – mugugno in risposta, mi bacia i capelli – “Mi dispiace, volpe”

“Stronzate” – alzo le spalle, mi complimento con lui per la performance – “Ho fatto tardi..”- dico, guardando i ragazzi che smontano l’attrezzatura per gli strumenti.

Frank mi rassicura, dicendo che non importa, scendiamo dal palchetto e si toglie la maglia mentre camminiamo lungo un corridoio che porta agli pseudo-camerini. Si ferma e mi prende la mano, mi bacia contro il muro vicino alla stanza che dovrebbe essere lo spogliatoio, i ragazzi ci superano mentre siamo incollati e Bob sorride dando una pacca sulla schiena del mio ragazzo. Il mio ragazzo?
 


Lui non me l’ha mai detto, magari non siamo fidanzati….  ci conosciamo da così poco o forse sì? Dovrei chiederglielo? Oh, è così bello. Mi ha fatto conoscere i suoi amici, cose da fidanzati, giusto? Ma non ho mai visto i suoi, non può essere…

Frank parla sulla canzone che trasmette la radio della sua auto ammaccata, guida verso casa sua con un sorrisino innocente, sinceramente contento. Perché sei così felice? Sei carino quando sorridi, ma parli così in fretta… Frankie, sei nervoso?

“… E quindi ho pensato che ti facesse piacere” – spiega mentre rallenta verso il vialetto di una casa col giardino. Le ruote scricchiolano sul sentiero frantumando le decine di foglie secche che lo ricoprono.

Frank mi chiama un paio di volte, prima che possa rendermene conto ha spento il motore e mi guarda sorridendo ironicamente incrociando le braccia.

 “Non mi stavi ascoltando!”

“Non è colpa mia… E’ che parli troppo velocemente, perdo il filo!” – mi giustifico alzando le mani, sbuffa alzando gli occhi indispettito. Mi avvicino di più a Frank, mordendogli piano la guancia e baciandogli il lato destro della faccia. Alla fine cede e si gira verso di me, toccando la mia fronte con la sua. Gli lascio libero arbitrio sulla decisione di fare la prima mossa non smuovendomi dalla mia posizione, a cinque centimetri dalle sue labbra gli chiedo scusa. Compie quel breve tragitto per intrecciare la sua lingua alla mia. Ridacchio soddisfatta e scendo dall’auto, mi stringo nella mia giacca mentre Frank cammina verso la porta.

“Mia madre non c’è stasera…”- apre la porta e accende le luci, togliendosi le scarpe sulla soglia. Lo imito, mi guardo intorno, la casa è grande e accogliente, le scale per un secondo piano sbucano accanto alla porta mentre il soggiorno e la cucina sono di sotto.

Apprezzo profondamente il fatto che ci siano i riscaldamenti accessi, sfrego un po’ le mani cercando di riportale ad una temperatura accettabile, mi guardo intorno. La casa è arredata modestamente, tipica allo stile delle case in New Jersey. C’è qualche quadro orientale e alcune statuette africane su una mensola.

“Che dicevi in macchina?”- chiedo seguendolo verso la cucina, Frank fa un verso aprendo il frigorifero.

“Pensavo di portarti con me quando andrò a fare il prossimo tatuaggio.” – prende un lungo sorso da una lattina di cola e ne poggia un’altra sul tavolo, invitandomi a prenderla con un cenno della testa.

“Mi piacerebbe, Frankie”

Prende posto sul divano e subito mi fiondo accanto a lui, non così vicini da toccarci però. Improvvisamente i miei calzini a righe sembrano interessanti, li fisso intensamente valutando se essere presenti durante un tatuaggio sia effettivamente “una cosa da fidanzati”.

“Perché così lontana?”- mi tira a sé con decisione, giocando poi con le mie dita laccate di blu scuro.

“Frank?”

“Mh?”

“Noi siamo fidanzati?” – mi mordo la lingua subito dopo averlo detto. Stupida! Smette di torturare il bordo del mio pull e si morde le labbra.

“Non direi, Car.”- risponde atono, alzandosi di colpo, si avvicina alla porta finestra che da sul giardino nel retro della casa, la apre di poco.

Che cazzo di risposta è “non direi”. “Non direi”, oh bel colpo, mister. Gran bel colpo. Sono io che me la son cercata! Avrei dovuto saperlo.

“Perché vuoi etichettare questa cosa?”- fa un tiro alla sigaretta e butta fuori il fumo

“Perché non so cos’è, Frank, non siamo amici e non siamo fidanzati! Che cosa siamo?” – mi alzo a mia volta, avvicinandomi a lui. Spegne la sigaretta e chiude la finestra.

“Perché hai bisogno di saperlo se ti fa stare bene?” – mi tende una mano – “Tu mi piaci, lo sai, mi piaci anche parecchio, ma non lo so.”

Passano anni o forse solo secondi, il silenzio si fa assordante, sento i piedi attaccati al pavimento e ho una gran voglia di correre via prima che questo diventi più grande di me. Troppo tardi.

Non dovrei rovinare il nostro rapporto con queste stupide domande, però sento un costante dubbio aleggiare sulla mia testa. E’ assurdo, davvero, ma non credo mi basti; di che cosa ho bisogno, io?

“Mh. Anche tu.” – mormoro un po’ ferita nell’orgoglio. Forse ha ragione.

“Ci vuoi venire lo stesso con me, dal tatuatore?”- sorride Frank sarcastico, abbracciandomi

“Con te verrei dovunque.” 


Writer's corner :
There we go. Reduce da un crappy-shitty periodo e da un profondo blocco dello scrittore... sono qui! Perdonatemi per il capitolo di merda, migliorerà il prossimo, lasciatemi una recensione anche se non la merito. Grazie xx

 
  
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