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Autore: Ale Villain    29/12/2014    1 recensioni
“Prendi fiato, Ambra” disse lui “Non ti voglio fare niente”
“Come sai il mio nome?” s’incupì lei, traendo un profondo respiro e cercando di calmare il battito accelerato del cuore. Lui ghignò e Ambra notò, grazie a questo suo gesto, che il ragazzo aveva dei canini leggermente più lunghi e affilati del normale.
“So molte cose su di te” rispose lui, incrociando le braccia al petto “Anche cose che non sai nemmeno tu”
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“E adesso cosa c’è?” fece Martina con stizza, posando a terra i sacchetti della spesa e incrociando le braccia al petto. Ambra era ancora a labbra socchiuse e aveva, dipinta sul suo viso, un’espressione sconvolta e incredula. Né Martina né Ambra ci stavano capendo qualcosa riguardo a quella situazione, chi per un motivo chi per un altro.
“Dov’è Karim?” esclamò Ambra, alzando di scatto la testa e fissando le proprie iridi verdi in quelle azzurre dell’amica. Questa corrugò la fronte.
“Chi è Karim?”
Ambra sentì di avere un mancamento.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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MissingMomentElements6
 
 
 



“Capitano a volte incontri con persone a noi assolutamente estranee,
 per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, all’improvviso,
in maniera inaspettata,
prima che una sola parola venga pronunciata.”
 
 
 
 
Read Me:
La madre di Ambra, durante la guerra e quando la bambina aveva appena un anno, ha chiesto a Ginevra di metterla al sicuro dai cacciatori, una di questi era Lyun, in qualche luogo. Poi era fuggita senza lasciare più alcuna traccia. Ginevra allora aveva preso la bambina e l’aveva portata nel posto che, allora, risultava il più al sicuro dai cacciatori. Ginevra aveva chiesto aiuto ad una sua amica nel Mondo Reale, la quale, anche se aveva già un figlio di quattro anni, decise di adottare comunque la piccola Ambra. Quattordici anni dopo, circa, i cacciatori presentarono nuovi attacchi, non solo nel Mondo Elements, ma anche, purtroppo, nel Mondo Reale. Ginevra decise quindi di prendere la ormai quindicenne Ambra, portarla nel Mondo Elements e raccontarle la sua storia. L’unico pericolo che correva Ambra non riguardava, in quegli anni, lei come persona, ma solamente il suo potere. Essendo rimasto nel corpo di Ambra per quindici anni senza mai essere stato utilizzato, ogni volta che la ragazza ne faceva uso, esso si manifestava in modo potentissimo. Ora, a diciotto anni, Ambra è a conoscenza di tutto ciò che c’è da sapere sul Mondo Elements e lei, ed è ancora alla ricerca della madre naturale. Ed è per via del suo potere, che una delle massime autorità dei cacciatori neri la vuole per sé. Martina e Ambra, invece, si conobbero alla scuola elementare e da lì, fortunatamente, divennero grandi amiche. Da poco meno di un anno, Ambra vive da sola col fratello maggiore Giovanni.
 
 
 
 
 
 
24 Maggio 2013
“Sei sicura che possa venire anche io?” domandò Martina, allungando lo sguardo verso la ragazza seduta di fronte a lei. Ambra roteò gli occhi al cielo. Era l’ennesima volta che l’amica le rivolgeva quella domanda.
“Ti ho detto di sì” ripeté la rossa, annuendo e portandosi alle labbra la tazza di cappuccino, ormai mezza vuota, che aveva ordinato poco prima “Quindi tranquilla”
“Ho solo paura di crearti casini” continuò la mora, storcendo la bocca da un lato e staccando un pezzetto di brioche vuota. Ambra ridacchiò e riappoggiò la tazza di ceramica sul piattino.
“Non puoi crearmi casini, ti ho invitato io”
Martina sospirò, poi finalmente si convinse che quella piccola vacanza – organizzata da Ambra in persona – non avrebbe causato niente di male a nessuno. Anzi, probabilmente avrebbe fatto solo bene, dato che finalmente poteva staccare, anche lei, dall’assurdo affanno che caratterizzava il mondo di Milano.
“E’ in Toscana il residence, giusto?” chiese Martina, finendo di masticare l’ultimo boccone di brioche e pulendosi i lembi delle labbra con un tovagliolino di carta. Ambra annuì.
“Nelle parti di Massa Carrara, quindi c’è pure il mare”
“Motivo in più per venire” rise Martina. “A proposito, come hai convinto tuo fratello a lasciarti partire?”
“Tra poco c’è il ponte del due giugno e non ho molto da studiare” spiegò la ragazza, raccogliendo con il cucchiaino ciò che rimaneva sul fondo della tazza “E poi parte anche lui con la sua ragazza”
“Mica può partire solo lui” disse Martina, con ancora il sorriso sulle labbra.
“E tu, i tuoi?” domandò curiosamente l’altra ragazza, poggiando gli avambracci sul tavolino dopo aver mollato il cucchiaio nella tazza.
“Ho detto loro che avrei fatto un salto a casa, nel Mondo Elements” dichiarò lei, abbassando leggermente lo sguardo “E’ l’unica scusa che funziona, quando voglio partire”
Ambra annuì comprensiva. Essendo nata, come l’amica, nel Mondo Elements, le mancava parecchio quel mondo. Sapere, inoltre, di essere stata adottata nel Mondo Reale per via della guerra che ci fu nel ’95, faceva sempre crescere in lei la nostalgia di casa. Purtroppo erano già cinque anni che non mettevano più piede nel mondo in cui era nata.
Martina, per lo meno, si era trasferita nel mondo, in cui si trovavano in quel momento, insieme alla sua famiglia; anche lei però, purtroppo, per lo stesso motivo di Ambra. La guerra tra cacciatori e elementi del ’95-’96.
Il “bello” di ciò era che, per entrambe, ormai era diventata una normalità non utilizzare mai i poteri. Un’amica di Martina, che però viveva ancora nella Regione dell’Acqua, le disse tempo fa che lei non ce la farebbe mai a resistere senza poteri. La ragazza aveva riso, costatando che lei ormai aveva passato più tempo a non utilizzarli che a farne uso. Questo principalmente era dato dal fatto che vi erano regole ferree: i poteri non andavano assolutamente utilizzati nel Mondo Reale. L’identità di “elemento” andava nascosta
“Un giorno ci ritorneremo” disse Ambra, dopo essersi ridestata da ricordi e pensieri. Martina annuì a sua volta.
 
 
**
 
The day after
Ambra, da perfetta milanese doc, arrivò in stazione con un quarto d’ora d’anticipo. Era tremendamente eccitata per quel piccolo viaggio che avrebbe compiuto da lì a breve, anche perché era la sua prima vera e propria vacanza che trascorreva da sola con un’amica. Martina, comunque, non tardò ad arrivare, trascinandosi dietro non solo un piccolo trolley turchese, ma anche un borsone a tracolla, di un grigio abbastanza scuro e spento.
“Addirittura il borsone?” chiese Ambra ridendo, portandosi dietro il suo trolley rosso e raggiungendo la ragazza, che camminava, a sua volta, nella direzione della rossa “Stiamo quattro giorni”
“E’ tutta biancheria” rispose la ragazza, dando due baci sulle guance all’amica per salutarla, nonostante si fossero viste la mattinata precedente “Oltre che costumi e creme”
“Hai la crema solare? Io l’ho dimenticata” esclamò Ambra, ricordandosi in quel momento di non aver messo, nel piccolo beauty case il tubetto con la crema “Comunque il treno arriva tra un… cinque minuti”
Martina si voltò verso il pannello con gli orari, costatando l’affermazione dell’amica.
Sei minuti dopo, il treno stava già sostando davanti alla stazione centrale. Le ragazze salirono velocemente e tentando di scansare la folla di gente che spingeva a destra e a manca. Si rifugiarono in una delle prime cabine libere che trovarono.
“Metti su anche la mia?” fece Ambra, passando delicatamente la propria valigia a Martina, che era in piedi su uno dei sedili per sistemare le proprie borse. La riccia annuì brevemente e afferrò anche la valigia dell’amica. Poi, entrambe, si sedettero a peso morto sul sedile imbottito.
“Sono proprio felice di partire” fece Ambra, sorridendo sorniona. Anche Martina sorrise.
“A chi lo dici” rispose la ragazza, guardando fuori dal finestrino e aspettando che il treno iniziasse a muoversi “Hai fatto bene a convincermi”
“Lo so” ridacchiò Ambra, soddisfatta.
La prima e buona parte del viaggio passò in modo veloce e rapido: le ragazze si erano perse in fitti discorsi, tanto che non si erano accorte che era già passata una buona parte del viaggio e del tempo. Dopo aver terminato l’ultimo discorso riguardante la scuola, Martina si era data alla lettura del libro che si era portata dietro per coprire i momenti morti e Ambra aveva messo le cuffiette nelle orecchie ad ascoltare musica, appoggiandosi al muro della cabina e chiudendo gli occhi, sperando di farsi un piccolo pisolino.
 
 
Martina chiuse il libro di scatto; Ambra si svegliò all’improvviso.
“Cosa?” borbottò la rossa, sbattendo più volte le palpebre per mettere a fuoco la situazione e dove si trovava. Poi notò che Martina, seduta di fronte a lei, guardava fuori dal finestrino perplessa.
“Cosa c’è?” ripeté Ambra, cercando di svegliarsi del tutto. Martina staccò lo sguardo dal finestrino.
“Il treno si è fermato” disse cupamente. Ambra la guardò, un misto di sgomento e preoccupazione.
“Perché?” domandò, senza capire. Neanche Martina sembrava capirci qualcosa, dato che scosse lentamente la testa e si alzò dal divanetto, aprendo lo scomparto del treno e controllando cosa stesse succedendo. Nessuno, però, pareva toccato da quanto stava accadendo dato che, guardando in modo indiscreto dai vetri delle porte degli altri scompartimenti, i vari passeggeri stava continuando con le loro attività.
Martina, d’un tratto, dovette aggrapparsi alla maniglia di una delle varie porte del corridoio, rischiando di aprirla, per il movimento improvviso del treno, che sembrava essere ripartito normalmente.
“Ci sarà stato qualche problema, ma credo si sia risolto” mormorò Martina, aprendo la porta del proprio scompartimento. Ambra, già in piedi al centro della cabina, non aveva un’aria tranquilla. Martina se ne accorse, ma non servì che glielo facesse notare o che chiedesse spiegazioni.
“Perché il treno si sta muovendo dalla parte opposta?”
Martina, d’impeto, corrugò le sopracciglia. Poi, però, gettò un’occhiata al finestrino alle spalle di Ambra.
“Cazzo, è vero” mormorò preoccupata “Ma perché?”
Ambra la guardò senza dire nulla; non ce n’era bisogno, entrambe si erano capite a vicenda e al volo. La rossa uscì velocemente dallo scompartimento e seguì l’amica, che si stava già incamminando verso la cabina dove vi era il capotreno.
Quando arrivarono davanti alla porta, apparentemente chiusa a chiave, Ambra allungò una mano verso la porta per bussare. Non fece in tempo, poiché il treno aumentò, in modo impressionante, la velocità, tanto che le ragazze dovettero aggrapparsi l’una all’altra per non cadere e poi, di colpo, si arrestò in modo brusco: la rossa finì contro la porta, mentre Martina rischiò di cadere all’indietro. Dopo essersi riprese, si dimenticarono del viaggio che avevano da compiere, schiacciarono sul pulsante per far aprire le porte e scesero dal treno. Non seppero, con certezza, se si trovassero ancora in Lombardia o di già in Toscana, poiché il posto era in mezzo al verde. E i passeggeri, constatarono, sembravano ancora ignari di ciò che stava succedendo.
“Possibile che non vedono che continuava a fermarsi?” domandò Ambra, mentre saliva in un punto di cemento, poco distante dal binario del treno. Martina scosse la testa, non avendo la più pallida idea del perché si comportassero così.
“Ma perché ogni volta…” iniziò a lamentarsi Ambra, ma venne bloccata da Martina che le fece segno di stare zitta e di ascoltare, indicandole, debolmente, un punto a poca distanza da loro: dal tetto del treno era appena saltato giù un ragazzo vestito con un maglione nero – le maniche tirate su fino ai gomiti, un classico – e dei jeans altrettanto scuri. Aveva fatto il giro del mezzo e si era fermato in una delle carrozze finali del treno, si era abbassato e aveva raccolto, da sotto una delle ruote, un paio di coltellini. Ecco cosa aveva frenato il treno. Il ragazzo, dopo essersi alzato, aveva poi sollevato lo sguardo e lo aveva diretto verso Ambra.
La ragazza sobbalzò per lo sguardo improvviso del ragazzo puntato su di lei. C’era qualcosa di particolare in quello sguardo di quel bellissimo ragazzo. Allungò una mano verso la sua sinistra, per cercare l’appoggio di Martina, ma la trovò girata dall’altra parte ad osservare un altro ragazzo, vestito in modo molto simile all’altro, che si stava avvicinando a loro. Voltò di nuovo lo sguardo verso il primo ragazzo e notò che anche lui stava muovendo qualche passo verso di loro.
“Perché siamo scese dal treno?” bisbigliò Ambra a Martina, la quale stava iniziando ad indietreggiare.
“Perché non sappiamo farci i cazzi nostri” rispose, in un sussurro, la riccia.
Ambra deglutì.
 
Ambra, con i riflessi più pronti in quel momento, si abbassò di scatto e trascinò con sé anche Martina, che fino a poco prima era rimasta paralizzata. Il ragazzo alla loro destra aveva scagliato un attacco verso le due, lanciando loro una serie di dischetti, taglienti, formati da acqua. Chi erano i due ragazzi? Due elementi? Improbabile.
“Non rispondete agli attacchi?” chiese retoricamente il ragazzo che aveva scagliato l’attacco. Le due si rialzarono lentamente, spostando lo sguardo dall’uno all’altro, ma non risposero. Il ragazzo che aveva parlato gettò un’occhiata al compare.
“Sono loro” disse quest’ultimo “Lasciami la rossa”
Ambra strabuzzò gli occhi. Due secondi dopo, stava già correndo a perdi fiato verso un punto dalla parte opposta della banchina, saltando giù da essa e correndo sui binari. Martina la imitò e ora stavano correndo una dietro l’altra per sfuggire ai due. Entrambe pregarono che in quel momento non dovesse passare un treno.
“Ambra” esclamò Martina, dietro di lei, con il fiato già corto “Sono cacciatori, ne sono sicura”
“Sì, probabile” confermò lei, senza voltarsi “E se è così, è inutile correre. Sono troppo veloci. Molto più di noi”
Martina sospirò, ma continuò comunque a correre. In quel momento, però, nessuna delle due sapeva dove si trovavano i due cacciatori dato che, quando Ambra era scattata e Martina non ci aveva pensato due volte a seguirla, i due giovani erano rimasti fermi a guardarle.
Ironia della sorte, davanti ad Ambra si materializzò, con uno scatto, il ragazzo che l’aveva “adocchiata”. La rossa si bloccò di scatto e, pur di non finire addosso a lui, rischiò di ruzzolare per terra. Non osò guardare in che condizioni si trovasse Martina.
“Cosa… cosa vuoi da me?” disse, la voce rotta in un misto di paura e fiato corto, dato che stava respirando a fatica. Non avevano corso per molto, ma lo avevano fatto in modo davvero veloce.
“Prendi fiato, Ambra” disse lui “Non ti voglio fare niente”
“Come sai il mio nome?” s’incupì lei, traendo un profondo respiro e cercando di calmare il battito accelerato del cuore. Lui ghignò e Ambra notò, grazie a questo suo gesto, che il ragazzo aveva dei canini leggermente più lunghi e affilati del normale.
“So molte cose su di te” rispose lui, incrociando le braccia al petto “Anche cose che non sai nemmeno tu”
Ambra lo osservò attentamente negli occhi, caratterizzati dalle iridi e dalle pupille gialle: non sembrava che le stesse mentendo, ma non voleva comunque rischiare nel fidarsi di uno sconosciuto.
“Sei un cacciatore, vero?” gli domandò, riprendendo a respirare normalmente, ma mantenendo alta la guardia. Il ragazzo emise uno sbuffo simile a una risata e si grattò leggermente il mento: non aveva delle unghie normali, - essendo più lunghe e affilate del normale - constatò Ambra, ma veri e propri artigli.
“Karim, piacere” disse lui, con un sorriso malizioso stampato in viso. La ragazza deglutì a vuoto e si girò verso Martina che stava tentando di scappare dalle grinfie dell’altro.
“Daniel ha dei modi un po’ bruschi, ma è più buono di me” fece lui, notando in che direzione stesse guardando la rossa. Ambra non rispose.
“Abbiamo bisogno di voi due” disse ad un tratto il ragazzo di nome Karim, diventando serio. Ambra lo guardò con altrettanta serietà, cercando di capire cosa volesse intendere e dove volesse andare a parare questo cacciatore “Contro i cacciatori neri”
“Voi non siete cacciatori neri, invece?” sputò sarcastica la ragazza, guardandolo con una smorfia schifata.
“Esatto” rispose il ragazzo.
“Come facciamo a fidarci, allora?”
La ragazza stava già per girare i tacchi e raggiungere Martina, ma la voce di Karim la fermò:
“Se ti dico che io e Daniel viviamo da Ginevra, mi credi?” domandò. Ambra non poteva vederlo, dato che era riuscita a girarsi di spalle, ma era sicura che avesse un’espressione soddisfatta in viso, dato che aveva fatto centro.
“Tutto ‘sto casino con il treno solo per dirci questo” borbottò la rossa, riprendendo a camminare verso l’amica. Karim ridacchiò.
 
 
 
 
 
 
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Olè, avrete constatato che questo è il modo in cui si incontrano per la prima volta i quattro personaggi. Ho preferito metterlo a metà, diciamo, mi piaceva come idea. Per questo il nome del capitolo è in rosso!
 
Spero che abbiate letto la parte Read Me, perché è un pezzo importante della biografia di Ambra.
 
 
 
 
 
 
 
  
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