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Autore: Angel_Dark_Light    30/12/2014    1 recensioni
“Il senso di colpa per quel fatto aumenta ogni giorno che passa” “Mi... dispiace, io non so cosa dire” abbassò il capo ma l’altro glielo fece rialzare con un gesto gentile “ Ero rassegnato, poi arrivi tu e mi sconvolgi l’anima” I suoi occhi erano dolci e gentili. Doveva per forza essere sconvolto poiché, in quasi sei mesi, non lo aveva mai visto così amorevole. Il ghiaccio che lo circondava sembrava essersi dissolto e quello che vi si trovava era meraviglioso.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Le novità, in quella scuola, erano cosa rara; le novità interessanti quasi utopia. Con queste premesse semplici ma ben definite si può quindi giungere alla comprensione dello stato d’animo della moltitudine di studenti, assolutamente impreparati al cambiamento eppure, al tempo stesso, assai curiosi. Milo rappresentava il mondo esterno, per così dire, a quella realtà tanto regolare e ben scandita. Lui proveniva da uno dei dipartimenti situati all’estero, dove le loro usanze non erano mai state adottate, non era né un perfetto sconosciuto e neanche uno di loro a tutti gli effetti. I più maliziosi erano già intenti a far scommesse su come, il bel biondino, si sarebbe destreggiato fra gli intrighi di corte: sarebbe riuscito a non rimanere impigliato in quel groviglio di fili che si erano intrecciati tra le numerose bugie? Per ora la questione rimaneva in sospeso malgrado stuzzicasse la mente degli osservatori più acuti.
 
Milo aveva preso a seguire Camus mentre questo gli faceva strada per i corridoi di quell’edificio. Effettivamente cominciava a farsi un’idea del perché servisse una guida per orientarsi in quella che, ormai, era a tutti gli effetti la sua “nuova” scuola. Nuovo era però era solo il contesto: un palazzo che tutto pareva fuorché un luogo dove apprendere. Sembrava più un palazzo nobiliare, enorme, con un intrigo di corridoi tale che, forse, neppure il filo di Arianna avrebbe potuto essere di aiuto.
« Sono stupito, questa sembra più una reggia che una scuola.» disse con il tono di chi sta pensando a molte più cose di quante ne dice.
« In effetti, Milo, anche le gerarchie tra gli studenti seguono regole molto simili a quelle delle corti.»
Sentendo la parola gerarchia, il biondo sgranò leggermente gli occhi corrugando la fronte: non aveva mai sentito parlare di gerarchia tra studenti. Si fermò, interrompendo la loro escursione nel mezzo di quei corridoi grandi e vuoti. La loro andatura era molto lenta e l’arrestare di Milo non fu affatto brusco, Camus era avanzato giusto di un paio di passi rispetto a lui. Per un brevissimo istante poté ammirare la schiena del rosso, era davvero elegante, maestoso anche visto da dietro. Con eleganza l’oggetto della sua contemplazione si era voltato verso di lui con il sorrisetto sarcastico tipico di chi si appresta a smaliziare un novellino assolutamente puro ed innocente.
« Qualcosa non va, Milo?»
« Non c’è niente che non vada. Sono perplesso perché non ho mai sentito di una scuola in cui vi fosse una gerarchia tra studenti e tanto meno di corti fatte da studenti…» rispose, lui, pensoso lasciando le labbra schiuse quasi a voler continuare la frase che, però, rimase sospesa.
« E’ una delle nostre molte particolarità, niente di strano. Questo sistema crea non pochi problemi ed è difficile da gestire. Credo sia per questo che gli altri dipartimenti, il tuo compreso, non lo abbiano neppure preso in considerazione. »  rispose l’altro serio.
« La cosa si fa interessante.» fu la sua risposta mentre guardava negli occhi la sua guida.
 
 
*****
 
 
Quella era decisamente una giornata no. Saga si era svegliato quel mattino con qualche vago sospetto dato dal fatto che si era ritrovato suo fratello avvinghiato addosso in uno stato pietoso. Kanon, la peste di famiglia, versava in uno stato simile al coma al quale alternava, al massimo, dieci minuti di coscienza per poi sprofondare di nuovo nel sonno. Questo comportamento, lo sapeva, era dovuto ad un’unica ragione: febbre che si aggirava attorno al quaranta, stando al parere del termometro. Ci mise quasi venti minuti per riuscire a districarsi tra il groviglio di coperte che lo teneva legato a suo fratello, arrivato in bagno notò che il suo aspetto era orribile e che era il caso di fare una doccia per cercare di rimediare in qualche modo. Sceso poi a fare colazione continuava a sentirsi estremamente stanco, spossato, forse non era il caso di andare a scuola. Si era quasi del tutto convinto a fare marcia in dietro  quando, leggendo un messaggio sul cellulare, si ricordò che avrebbe dovuto consegnare una ricerca al capogruppo e che un suo ritardo avrebbe rallentato il gruppo e messo qualcuno in difficoltà. Decise che avrebbe quindi portato la ricerca e che se ne sarebbe tornato a casa prima del termine delle lezioni. Fino a quel momento non gli era parsa un’idea così stupida: si era presentato a scuola ed aveva consegnato il suo elaborato a Shura riuscendo pure a partecipare attivamente all’esperimento di chimica e distinguendosi, come al solito, per la sua bravura. Stava prendendo anche in considerazione l’idea di rimanere a scuola tutto il giorno mentre camminava tranquillo per i corridoi fino a quando non vide qualcosa, o meglio, qualcuno che avrebbe preferito evitare.
« Helena perché stai piangendo?»
« Oh, Aiolos. Mi sento così in colpa, per colpa mia tu e Saga non vi parlate più.» rispose la ragazza.
Il diretto interessato stava nascosto in un angolo nell’ombra ed ascoltava i due giovani.
« Non dire sciocchezze! Se non parlo più con Saga è perché ho deciso io di non risolvere le cose con lui.» rispose il ragazzo mentre le asciugava le lacrime.
« Helena, ascolta... » proseguì il ragazzo con fare deciso mentre parlava lentamente scandendo ogni singola parola.
Per Saga ormai era impossibile tollerare oltre quelle parole di disprezzo dette nei suoi confronti e, come se non bastasse era stato assalito da un profondo malessere. Si allontanò il più velocemente possibile, attento a non farsi scoprire. Arrivato ai bagni degli uomini dovette soccombere alla nausea che lo portò a piegarsi davanti alla tazza del bagno per rimettere tutto quello che aveva in corpo. Vedendo in che stato era ridotto i docenti non esitarono un solo istante a farlo venire a recuperare da un famigliare. A casa la situazione non era di certo migliore, a lui era toccata la stessa sorte del gemello. Decisamente quella giornata non nascondeva alcun lato positivo.
 
 
 
*****
 
 
 
 
Milo stava iniziando a sentirsi più a suo agio in quella situazione. Era stato presentato alla classe e tutti sembravano averlo accolto più o meno bene. Non aveva idea di come comportarsi, si sentiva fuori contesto anche perché la sua guida da capelli rossi non aveva nemmeno iniziato la sua spiegazione riguardo alle famose gerarchie e quindi non aveva idea di quanto queste strane usanze influissero anche sulla didattica. Per ora non sembrava affatto che vi fossero differenze  e si sentiva, in parte, sollevato. Gli avevano detto che l’indomani avrebbe fatto conoscenza col Tiranno. E non poté non chiedere a Camus chi fosse e perché fosse chiamato proprio in questo modo.
« Si tratta del vicepreside, è una donna. Insegna matematica ed è davvero molto esigente. In realtà si sono dimenticati di dirti che abbiamo diversi tiranni: tutti prof estremamente severi ma molto competenti nella loro materia e nell’insegnamento.» tagliò abbastanza corto il ragazzo rispondendo alla sua domanda.
« Quindi sono dei bacchettoni ma con loro si impara sicuro. Ho capito bene?»
« Perfettamente» fu la risposta che ricevette.
« Questi docenti sono degli ossi duri? Intendo con i voti, sono di manica stretta?»
« Strettissima in un’interrogazione, il vicepreside, assegna otto come voto massimo. Il dieci allo scritto è un sogno nel quale mi sono trovato solo un paio di volte»
« Wow... beh, credo che mi divertirò allora» disse con tono più leggero. « Però ora che ci penso è un po’ strano, nella mia vecchia scuola il vicepreside non era incaricato anche di far lezione. »
« E’ stata una loro richiesta specifica. Anche se facevano già parte del consiglio permanente che si occupa delle questioni burocratiche nessuno dei tiranni ha voluto rinunciare all’insegnamento.»
« Questa è dedizione al proprio lavoro» rispose allora Milo.
« Io lo definirei sadismo allo stato puro » aggiunse un altro ragazzo che si era avvicinato a loro.
« Ma sentilo. Perché tu osi dire di essere un santo? Death Mask?» si rivolse Camus a questi.
« Tsk. Non l’ho mai detto, infatti.» si rivolse poi a Milo « Io sono Death Mask.» arrivò al sodo senza troppi complimenti allungando la mano che l’altro ragazzo strinse con fermezza e decisione senza esagerare con la forza « E io sono Milo» rispose soltanto.
« Aphrodite non è venuto oggi? » chiese Camus.
« No, credo si sia preso un giorno di ferie, il bastardo.» fu la risposta seccata che ottenne.
La campanella suonò interrompendo quel discorso. Il suo primo giorno di scuola era finito senza intoppi di alcun genere. Era ansioso e non vedeva l’ora di integrarsi a tutti gli effetti. Fremeva e l’emozione non gli consentiva di rendersi conto che il pericolo era in agguato proprio sotto il suo naso. Il demone che tutto può e tutto osserva sembrava avere grandi e paurosi progetti per lui ma per ora tutto era tranquillo. Che sia per il timore di cadere prede della vendicativa ira del male?
 
 
 
 
 
Dark & Light dimension
 
Ok, non ho parole o giustificazioni quindi mi ritiro in un angolino in attesa delle sassate.
 
Un ringraziamento va a chi ha recensito lo scorso capitolo, a chi segue la storia, chi l’ha messa nelle preferite e chi ha letto.
 
A presto
 
Dark
  
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