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Autore: Figlia di un pirata    30/12/2014    1 recensioni
- Perché le hai cancellato la memoria, eh? Perché? Su, muoviti, spiega.
- Sta’ calmo, Har. Era solo per proteggerla.
- Proteggerla? Proteggerla? Zayn, ti rendi conto di cosa hai fatto?
- Starà molto meglio così.
- Non sa neanche che esistiamo, adesso.

Siamo sempre stati abituati a pensare che il sovrannaturale sia tutto un frutto della nostra immaginazione. Ci divertono libri e film su licantropi, vampiri, demoni e quant'altro, a noi sempre presentati come dei bellocci sensuali e affamati di verginelle pudiche. Ma vi siete mai chiesti da cosa sia nata l'ispirazione per scrivere queste storie? Alcuni mi hanno risposto, con ovvietà "Dalle leggende". E, non so a voi, ma a me hanno insegnato che le leggende hanno sempre un fondo di verità.
Avevo sempre sostenuto di non essere impaurita dalle storie di fantasmi, ma non mi ero resa conto che, a volte, la verità può essere ben più spaventosa delle storie che leggiamo.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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L'oscuro tentatore - Capitolo 7: Prima dovresti chiedermelo
 
Fu allora che iniziò la mia nuova vita da sorvegliata speciale. Non esagero nel porre l’attenzione su queste parole, perché è proprio così che andò. Non passava giorno senza che io dormissi da Charlie o lei venisse da me, non c’era lezione a cui qualcuno non mi accompagnasse, non c’era momento in cui non mi ritrovassi almeno un paio di teste attorno. Cercavano di far passare tutta quella situazione per “normalità”, ma quella non era la normalità, per lo meno non per come la vivevo io.
Nel complesso, però, iniziai a trovare dei lati positivi in tutto quello.
1) Avevo stretto un discreto legame con Liam Payne e Zayn Malik, il che mi portava ad essere felice sia per l’avere un numero di nemici a scuola decisamente più ristretto sia perché potevo finalmente partecipare a tutte le uscite di gruppo di Charlie sia perché quei due avevano un fisico niente male.
2) Niall ed io ci sentivamo molto spesso, a volte veniva a prendere Louis a scuola e mi salutava, e fu così che capii di essere irrimediabilmente cotta di lui. Ma era troppo l’orgoglio per ammetterlo, giustificavo quell’attrazione non proprio da me col fatto che fosse bello da mozzare il fiato. Del resto, non ero certo la sola a non essergli indifferente.
3) Styles era costretto a passare la maggior parte del suo tempo con me. Forse questo non dovrebbe essere tra i lati positivi, ora che ci penso. In ogni caso, non capivo il perché della sua improvvisa preoccupazione, quando continuava a fare battutine poco carine e a stuzzicarmi ogni qualvolta ne avesse l’occasione. Iniziai a credere che avesse qualche problema, una crisi d’identità o che so io, dato che si comportava sempre come una ragazza col ciclo. Iniziai persino a considerare seriamente l’ipotesi che potesse essere una ragazza per davvero.
 
Niall: Ahahahahah sei adorabile, io l’ho sempre sostenuto!
Ellen: Sì, adorabile come un cactus.
Niall: Mia nonna ha un debole per i cactus, me ne ha regalato uno per il mio compleanno. Ho apprezzato il regalo, se me lo stai per chiedere.

 
Risi sentendomi un’idiota, perché quello che stavo facendo era effettivamente ridere da sola. Azione da idiota. Be’, non ero esattamente sola visto che Charlie era sdraiata sul mio letto. Cosa dicevo del fatto che ero sempre scortata da qualcuno?
- Perché stai ridendo? - mi chiese infatti immediatamente. - Ah, no, aspetta. - finse di ripensarci. - Non voglio che tu mi rilegga la tua conversazione con Niall per l’ennesima volta. - enfatizzò particolarmente il nome del ragazzo.
Incrociai le braccia al petto e sbuffai, indispettita. - Non te l’ho letta così tante volte! - protestai. - E comunque, nel caso in cui te lo stessi chiedendo, non sto parlando con lui.
Lei rotolò su un fianco, facendosi più vicina a me e dandomi modo di osservare i suoi capelli scombinati. - Eri più simpatica e sincera quando avevi una relazione segreta con Styles. - assottigliò gli occhi prima che io potessi interromperla. - O forse stai utilizzando Horan per i tuoi loschi scopi e quindi per coprire il tuo rapporto col bel riccio? Confessa. - mi puntò un dito al petto che io scansai prontamente, ridendo.
- Come se io e Styles avessimo mai avuto una relazione segreta. - poi, un’orribile sensazione si fece spazio in me. - Non starà mica raccontando questo in giro, vero? Perché se lo sta facendo, io lo ammazzo. - pronunciai con veemenza, prima di accorgermi di un piccolo dettaglio nella frase che mi aveva scritto Niall su Facebook. Il suo compleanno.
La mia migliore amica si soffiò sulle unghie, in un gesto di noncuranza. - No, lui no, ma c’è stato un periodo a scuola in cui non si parlava di nient’altro che di “Hallen”. - mimò in aria le virgolette con le dita.
Strabuzzai gli occhi, distogliendo per un attimo l’attenzione dalla pagina del bel biondo nella quale stavo cercando di carpire informazioni, troppo sconvolta per la ridicola fusione del mio nome con quello di quel grandissimo imbecille di Styles. - Cosa? E tu me lo dici solo ora? E poi che prove avevano per farci un affronto del genere? No, io non posso accettarlo. - mi alzai di scatto dal letto, facendo traballare pericolosamente il mio portatile risalente all’anteguerra, anno più anno meno.
Lei ridacchiò. - Vuoi dirmi che non ti è mai passato per la testa di limonartelo selvaggiamente? “Chi disprezza vuol comprare”. - canticchiò citando un vecchio proverbio che sua madre non smetteva di ripeterle.
- Charlie! - la redarguii, sempre più sconvolta, lanciandole addosso il primo libro che mi capitò tra le mani. Per fortuna lo parò al volo, perché non credo che la mia vecchia copia di Grandi Speranze di Dickens le avrebbe potuto fare bene. - Dimmi che hai messo a tacere le voci. E, per l’amor del cielo, potresti essere un po’ meno volgare?
Questa volta non si limitò a ridacchiare. Iniziò proprio a ridere di gusto tenendo tra le mani il mio prezioso libro, forse un tantinello voluminoso, e sollevando le gambe in aria. - Non dirmi che ci hai davvero creduto! - esclamò, quando si fu calmata.
Per tutta risposta le saltai addosso, in un’improvvisata imitazione di un lottatore di sumo, minacciando di soffocarla.
Fu un “pop” proveniente dal mio portatile a distrarmi dai miei pensieri omicidi.
 
Niall: Ehi, non mi dirai che ti sei offesa perché ho insinuato che tu somigliassi a un cactus. Mia nonna me ne ha veramente regalato uno per Natale.
 
Non potei fare a meno di ridere e, finalmente, individuai sulla sua pagina la data che ceravo. - Charlie, Niall è nato il tredici settembre. - la informai, come se gliene potesse fregare qualcosa, prima di rispondere.
 
Ellen: Nessuna offesa, biondo, ero solo troppo impegnata a soffocare la mia amica per poterti rispondere, chiedo umilmente perdono. :c
Niall: Fingerò di perdonarti solo perché non ti sei offesa dopo che ti ho dato del cactus.
Ellen: E comunque prima mi hai detto che te l’aveva regalato per il compleanno. Mi menti, ammettilo. u.u
Niall: Nah, era la tua troppa adorabilità a farmi dimenticare dell’occasione in cui me l’ha regalato veramente ;)
 

- Mi ha scritto un occhiolino. - sussurrai più a me stessa che rivolta alla mia migliore amica, ancora troppo impegnata a rivolgermi degli sguardi assassini. - Scusa Charlie. - dissi, stavolta a voce più alta in modo che mi potesse sentire. - Giuro che non volevo spettinarti, ma a Louis piacerai lo stesso, vedrai.
Lei alzò gli occhi al cielo. - Io gli piacerei anche se andassi in giro vestita da carota. - obiettò.
Risi. - Fallo. - la sfidai.
- Sto solo aspettando il giorno adatto. - cercò di sembrare misteriosa pronunciando quelle parole, col solo risultato di farmi ridere ancora di più.
 
Ellen: Dovrò ideare un piano per sembrare un’apatica rompipalle allora.
Niall: Saresti un’apatica adorabilmente rompipalle, in quel caso ;)
Ellen: Cielo, sembra proprio che io non abbia scelta. D:
Niall: Sembra anche a me. Ora devo staccare, ma ci vediamo presto! Buona giornata, El <3

 
Chiusi gli occhi.
Li riaprii.
Sbattei le palpebre un paio di volte.
Ritornai a osservare lo schermo.
- Cosa c’è, ti è entrata una bruschetta nell’occhio? - domandò Charlie a cui non era sfuggito quello che pareva un tic nervoso. - O Horan ti ha giurato amore eterno?
- Si dice bruscolino. - la corressi. - E ci sei quasi. Mi ha scritto un cuore! - esultai, lanciando i pugni in aria e digitando una veloce risposta.
- Non puoi innamorarti di quel ragazzo. - si lamentò la mia migliore amica. - È troppo biondo e perfetto per stare con te, non ci sarebbe gusto, passereste le giornate a baciarvi e a fare tutte quelle cose sdolcinate che fanno le coppiette di quindici anni. Tipo tenervi per mano, ballare un lento e dividere un piatto di spaghetti. “Sii il mio Vagabondo, sarò la tua Lilli”.
- Non farmi abituare troppo all’idea. - risposi, mentre nella mia mente mi figuravo noi due, ricoperti di pelo e che dividevamo un piatto di pasta mentre il cuoco intonava “È dolce sognar” e ci faceva i complimenti per la meravigliosa coppia che costituivamo.
 
Quando, il 1° febbraio, mi recai a scuola insieme a Charlie dopo aver dormito a casa sua, mi resi conto che c’era qualcosa di storto.
Nell’ordine:  
  • La mia migliore amica saltò addosso ad Harry Styles davanti ai miei occhi ben sapendo che non potevo sopportarlo. Parlo di Harry, eh, per me poteva saltargli addosso quanto le pareva.
  • Più o meno tutta la scuola l’aveva imitata nel gesto, stampando bacetti a destra e a manca all’insopportabile ragazzo e abbracciandolo calorosamente.
  • Una nuova ragazza di cui non avevo mai sentito parlare prima d’ora si era materializzata nell’atrio e salutava tutti come se conoscesse chiunque.
  • Stavo intrattenendo una conversazione piacevole con Zayn.
  • Ho già menzionato il fatto che tutti sembravano essere particolarmente inclini a flirtare con Harry?
- Di’ un po’, Malik. - lo chiamai, mentre aspettava che finissi di prendere tutto quello che mi serviva dall’armadietto. - Com’è che oggi tutta la scuola sembra idolatrare Harry come se fosse l’ultima creatura vivente sulla faccia della terra? Dimmi che si trasferisce in un’altra città. O un altro paese. Eventualmente, anche un altro pianeta può andare. Mi accontenterei persino della galassia più vicina. - riflettei.
Lui rise, passandosi una mano tra i capelli perfettamente impomatati. Come al solito. Almeno quello era un segno palese del fatto che non stavo poi impazzendo così tanto. - Come, non ti ricordi del suo compleanno? Penso che tu sia l’unica, sarà almeno un mese che lo ripete a chiunque gli passi accanto.
Mi sbattei una mano sulla fronte. - Già, l’aveva ripetuto anche a me. - constatai, preoccupata.
- Be’, sei ancora in tempo per fargli gli auguri. - commentò, indicandolo mentre ci passava accanto.
Io lo sapevo, non si doveva mai indicare qualcuno col dito. Infatti, se non l’avesse fatto, Harry non si sarebbe avvicinato a noi con quel sorrisetto irritantemente trionfante stampato sul viso troppo sfacciato per i miei gusti.
- Le stavi facendo notare quanto sia bello oggi? - chiese quello, beffardo, dando un cinque al suo amico.
- Divertente, davvero. - lo incenerii con lo sguardo. - Peccato che la vecchiaia avanzi.
Sollevò un sopracciglio, mostrando un sorrisetto canzonatore. - È un modo sottile e raffinato per farmi gli auguri?
Mi concessi un sorriso anch’io. - Vedila come vuoi. - conclusi, chiudendo l’armadietto e recandomi a Letteratura, ben consapevole di averlo stupito. Era troppo abituato ai nostri continui battibecchi, potevo considerarla una piccola rivincita. E oh, cosa non avrei fatto per osservare da vicino l’espressione confusa che, ne ero certa, albergava sul suo viso.
In classe c’era un gran fermento, e io sbuffai, infastidita da tutto il tumulto. Letteratura era la mia materia preferita, l’unica da cui davvero non riuscivo a distogliere l’attenzione e in cui volevo dare il massimo. O almeno, avrei voluto non distogliere l’attenzione, ma era impossibile visto che tutto attorno a me era tutto un passarsi fogliettini e ridacchiare sommessamente per non farsi beccare dal professor Hugo che però sembrava interessato molto di più al libro di testo e all’opera di Shakespeare a cui ci saremmo dedicati per quella lezione.
Quando riuscii ad intercettare il foglio che stava facendo il giro della classe da un po’, guardai con confusione Rebecca, la ragazza seduta accanto a me. - Ma cosa sta succedendo, me lo puoi spiegare?
Lei si raccolse i lunghi capelli castani in una coda. - Guarda tu stessa. - disse, facendo un cenno del capo verso il pezzo di carta sul mio banco.
Lessi attentamente, stringendo gli occhi per il disgusto. Pareva che tutti gli studenti della scuola si fossero mobilitati per scrivere un biglietto d’auguri ad Harry e sembravano tutti particolarmente ansiosi di apporre la propria firma su di esso. Mi domandai egoisticamente perché facessero una cosa del genere per un essere così disgustoso.
- Avanti, firma anche tu. - mi incitò Rebecca, ottenendo da parte mia solo uno sguardo seccato.
- Non ne ho la minima intenzione. - feci in tutta risposta, rilanciando il pezzo di carta alla diretta interessata. - So fare di meglio per il suo compleanno. - sorrisi con aria maliziosa, nonostante non avessi intenzione di fare un bel niente. Ma era bello vedere l’espressione preoccupata che campeggiava sul suo volto mentre credeva che io potessi boicottare in qualche modo il suo piano per farsi finalmente notare da Harry.
 
- Allora, ti è piaciuto il biglietto?
Io l’avevo detto.
Era proprio la voce di Rebecca quel pigolio fin troppo acuto per i miei gusti che si sentiva anche dall’altro lato del corridoio.
- Siete stati fantastici, davvero, non me l’aspettavo.
Io l’avevo detto.
Ed era la voce roca di Harry quella che rispondeva.
Potevo già vedermeli, lui che disgustosamente le sorrideva, lei che disgustosamente gli gettava le braccia al collo, lui che disgustosamente la stringeva a sé, lei che disgustosamente tirava fuori la lingua per...
Scossi la testa con molto, moltissimo vigore per togliermi dalla testa quell’immagine raccapricciante che anticipava un evento che si sarebbe sicuramente verificato di lì a pochi minuti, vista la vicinanza tra i loro volti.
- Che schifo. - borbottai.
- Ehi, potevi anche essere un po’ più gentile! Ti ho solo chiesto se ti piaceva la mia felpa nuova. - mi riprese Liam, con aria decisamente offesa.
Liam? Cosa ci faceva Liam lì?
Spostai lo sguardo dall’armadietto del neodiciottenne al sorriso del ragazzo accanto a me.
- Non mi sono offeso davvero. - precisò. - Ma si può sapere perché ti fa così tanto schifo? - domandò riferendosi alla felpa blu che indossava e che, in realtà, non mi dispiaceva affatto.
Mi misi a ridere, non sapendo bene che cosa fare. - Non mi riferivo alla tua felpa, Liam. Mi piace, la tua felpa.
- Oh. - parve stupito. - E allora cosa ti fa schifo?
Gettai un’occhiata fin troppo eloquente ai due che ancora non avevano smesso di flirtare davanti a tutta la scuola. - Chi non si sa dare un contegno in ambiente scolastico. - commentai, cercando di ostentare una certa freddezza mentre uscivo dalla scuola.
Lui mi lanciò un’occhiatina divertita, infilandosi la giacca. - Di’ un po’, non ti piaceva Horan?
- E questo cosa c’entra? - domandai, prima di accorgermi dell’errore e tentare, grossolanamente, di rimediare. - Non farti strane idee Payne, io non sono nemmeno minimamente interessata a Niall, è solo simpatico.
Mi scrutò. - Comunque credo che a Harry non interessi Rebecca.
- Dovrebbe importarmi qualcosa di quello che fa quell’essere?
- Era solo per garantirti che non saranno loro quelli che non si sanno dare un contegno in ambiente scolastico. - ribatté, non riuscendo a nascondere l’aria divertita. - E comunque, faresti meglio a dare un’occhiata ad Horan, là sotto, sembra stia cercando qualcuno.
Mi voltai di scatto, muovendo velocemente gli occhi per individuare il ragazzo che ormai, parliamoci chiaro, non riuscivo a togliermi dalla testa. Fui confusa nel sentire Liam ridere poco dietro di me. - E ora che hai da ridere?
- La tua espressione. Lui non è qui, comunque. - precisò. - E come puoi vedere, non gli sei del tutto indifferente.
Continuai a rimbeccarlo, mentre ci univamo a Charlie e Louis, puntandogli un dito contro il petto. - Non è questione di essergli indifferente. È che siamo amici perché lui è simpatico e bello...
Fu proprio il ragazzo della mia migliore amica ad interromperci. - Parlavate di me?
Gli diedi uno schiaffetto sulla nuca. - Ho detto “bello”, non “irritante”. - precisai, non riuscendo a nascondere un sorrisetto alla vista dei suoi occhi vivaci.
- Appunto, quindi non potevi non parlare di me. - incrociò trionfante le braccia al petto, prima di fermarsi bruscamente. - Aspettate un attimo.
Charlie lo guardò con aria interrogativa. - E ora che cosa c’è?
- Harry mangia con noi. - le ricordò.
Oh. - Oh. - mormorai. - Be’, mi sono appena ricordata di un appuntamento urgente. Mia madre non vorrà certo aspettarmi per pranzo. Credo che l’estetista mi stia telefonando. A proposito, vi ho mai raccontato di quanto mia nonna ci tenga a vedermi il primo febbraio di ogni anno? - pronunciai quelle parole a velocità così elevata che non me ne accorsi nemmeno.
Esattamente mentre stavo raccontando dell’estetista, Zayn ci raggiunse, osservandomi con un sopracciglio alzato. - Chi stai cercando di evitare? - domandò, in maniera fin troppo poco discreta. - C’è Horan da qualche parte?
Sbuffai sonoramente. Andiamo, era davvero così evidente? - Andiamo, è davvero così evidente? - chiesi. Poi mi ricordai della frase completa del ragazzo, senza soffermarmi troppo sul cognome di Niall. - Intendevo dire che non sto cercando di evitare nessuno. Ho davvero molti impegni oggi, non sto scherzando.
Louis mi prese per le spalle e mi scosse leggermente. - El, se non ci credo io dubito che ti possa credere chiunque altro.
Charlie assottigliò gli occhi. - Ti sei appena dato del credulone?
- Sì, tesoro. È per questo che credo alla scusa del mal di testa tutte le volte. - rispose con un’occhiatina che trovai fin troppo maliziosa.
Le guance della ragazza s’imporporarono immediatamente. - Non stavamo aspettando Harry?
Zayn sorrise, prima di prendere Liam a braccetto. - Adesso capisco da chi stava cercando di scappare la nostra piccola Ellen. Ci vediamo domani, ragazzi. - ci salutò prima che potessi protestare per l’appellativo che mi aveva affibbiato, poi si allontanò, conversando fitto fitto con Liam, la schiena curva e i vestiti troppo larghi che non aderivano al corpo magro.
Iniziai a battere il piede in terra nervosamente. - Si può sapere perché devo aspettare qui con voi? Mi avevate detto che avremmo mangiato qualcosa al volo e poi saremmo andati in biblioteca a studiare. La parola “Styles” non era inclusa nei piani.
Louis sbarrò gli occhi. - Io? Studiare? - rise. - Noi andremo a mangiare qualcosa al volo, poi ciondoleremo in giro per la città fino a un’ora ragionevole, poi forse tu e Charlie potrete andare a rintanarvi in mezzo a quei noiosissimi libri mentre io e Harry vi osserveremo studiare e flirteremo con le meraviglios-... ahia! - esclamò di dolore, mentre Charlie gli pestava un piede e, nello stesso momento, Harry ci degnava della sua presenza. - Scherzavo sulla parte del flirt. - precisò. - Oh Harry, ti avevamo dato per disperso ormai.
- Probabilmente era a flirtare - ripresi le sue stesse parole. - con Rebecca nei bagni della scuola. Povere bidelle. - commentai con una punta (okay, forse un po’ di più di una punta) di acidità nel tono della voce e incamminandomi verso il luogo in cui ci fermavamo sempre a pranzare.
Mi guardò, inviperito. - Non insinuare nulla del genere. - sibilò tra i denti. - Posso avere di molto meglio di lei.
- Ah sì? Tipo?
Non fece purtroppo in tempo a rispondere che fummo richiamati all’ordine dal bacio fin troppo spinto per i miei gusti che si stavano scambiando Charlie e Louis di fronte a noi.
Scossi la testa e continuai a camminare, fino a che non sentii un tocco leggero sulla manica del cappotto. Era Harry che cercava di attirare la mia attenzione.
- Cosa c’è? - domandai, rabbrividendo per il freddo delle strade di Leicester, gremite di studenti che si affrettavano verso i propri bar preferiti.
- Non volevi sapere la risposta? - sorrise, mettendo in mostra le fossette che gli incorniciavano la bocca leggermente arrossata.
Agitai una mano con noncuranza. - In realtà non m’importa di chi ti porti a letto una sera sì e l’altra pure.
Inarcò un sopracciglio con aria scettica. - Pensi davvero questo di me?
Annuii in segno di conferma e lui scosse la testa.
- È pazzesco quante poche cose tu sappia. Dio, Fox, e tu dovresti essere intelligente?
Fui costretta a fermarmi per guardarlo negli occhi e mi stupii di come avessero recuperato il loro colore verde intenso, tanto intenso da fare quasi male. Pensai che portasse le lenti a contatto e mi ritrovai a reputarlo ancora più stupido di quanto facessi prima. - Niente scenate da tu non sai niente di me, non sai la mia storia, non giudicare. - citai le parole tipiche della maggior parte delle mie coetanee, scimmiottando il loro tono da eterne vittime. - Non ti si addice. - conclusi con un sorrisetto.
Ma prima che potesse replicare, un rumore sordo ci fece voltare entrambi.
La scena era piuttosto esilarante: Louis era sdraiato per terra e si massaggiava il sedere mentre Charlie, proprio sopra di lui, provava ad alzarsi per poi ricadere ad ogni tentativo. Doveva essere colpa della neve che stava iniziando a sciogliersi, assumendo una terrificante gradazione grigiastra che non mi piaceva affatto.
- Pensate di aiutarci, voi due? - sbottò Louis, senza smettere di carezzare con dolcezza il proprio posteriore.
Scambiai un’occhiatina divertita col ragazzo accanto a me, prima di scuotere la testa con vigore e tornare a camminare, lasciando i due piccioncini a vedersela da soli.
 
- Comunque - borbottai, masticando un hamburger che era tutto meno che salutare. - io domani ho il compito di Francese e devo...
Non riuscii nemmeno a finire la frase perché fui interrotta da Louis. - “Devo studiare perché altrimenti la mia media del nove e mezzo sarà irrimediabilmente rovinata”. - mi imitò.
Non potei fare a meno di sentirmi vagamente offesa per quel suo scimmiottare decisamente poco lusinghiero. - Io non faccio veramente così! - esclamai, ricevendo però in risposta un paio di occhiatine che mi zittirono. - E va bene. - sbuffai, tornando al panino del McDonald’s che mi fece venire in mente solo i chili in più che mi avrebbe regalato. Quell’idea non mi eccitava molto, a dire la verità, ma da che mondo è mondo, il cibo era da sempre il mio migliore amico, in particolare il cibo spazzatura.
Charlie si girò verso il suo ragazzo per sussurrargli qualcosa all’orecchio, e doveva essere qualcosa di davvero buffo visto il modo in cui lui iniziò a ridacchiare, per poi carezzarle i capelli con una mano. Quei due erano un concentrato di miele che non avrei mai sopportato nel mio ragazzo. L’unico dettaglio era che io non avevo un ragazzo al momento, ma “tempo al tempo”, è così che dice il proverbio.
- Cosa c’è di così divertente? - chiese Harry, seduto alla mia destra, guardando con avidità le patatine che dovevo ancora finire di mangiare.
- Niente. - Charlie restò sul vago, sbattendo le lunghe ciglia chiare, mentre rideva sotto i baffi.
- Puoi dirlo anche se c’è lei.
- Puoi dirlo anche se c’è lui.
Furono queste le parole pronunciate, rispettivamente, dal ragazzo accanto a me e dalla sottoscritta, appena prima di guardarci l’un l’altra con aria truce.
- Ma guardatevi - Louis giunse le mani sotto al mento e ci osservò come una vecchia signora felice che il suo gatto abbia imparato a defecare nella lettiera. - siete pure sincronizzati adesso. Ho sempre detto che sareste stati una coppia perfetta.
- Dacci un taglio, Tomlinson. - lo ripresi. - O puoi dire addio alle tue amate Toms. - sapevo che quella minaccia lo avrebbe zittito. Da un po’ di tempo a quella parte infatti, aveva iniziato a frequentare il negozio del marito di mia madre, perché sosteneva che vendesse delle “scarpe da fine del mondo”, testuali parole, e il caro uomo non esitava certo a rivendergliele a prezzo ridotto. Amava quel ragazzo e spesso si domandava perché non me lo volessi sposare.
- Ma quelle scarpe sono da fine del mondo! - ecco, appunto.
- Sapevo che l’avresti detto. - sorrisi, scuotendo la testa prima di rivolgermi ad Harry. - Hai intenzione di fissare le mie patatine per tutta la giornata?
Lui si passò una mano fra i ricci. Non si rendeva conto, a quanto pare, di quanto il cibo del fast food fosse unto e non aveva paura che l’olio potesse compromettere la chioma su cui pareva incentrare tutta la sua vita. - Se, diciamo, potessi assaggiarne solo una... - azzardò, con sguardo supplicante.
- Non se ne parla, hai già finito le tue. - suvvia, non poteva certo essere l’unico avido! Non in campo di cibo.
A quel punto spalancò gli occhi, dandomi modo di osservare quelle iridi di un colore così perfetto da sembrare finto, il che tornava a favore della mia teoria sulle lenti a contatto. L’espressione che assunse doveva somigliare a quello di un cucciolo, nonostante io credessi che sembrasse piuttosto quella di, giusto per citarmi, un gatto che defeca. - Ma io ancora fame. - mormorò, spingendo il labbro inferiore in fuori e facendolo tremolare leggermente. - E tu sei l’unica che lascia le patatine per ultime. - mi fece notare, indicando i cartoni rossi col marchio del McDonald’s già vuoti dei miei amici. - Per favore.
Roteai gli occhi prima di tirargli una gomitata. - Vorrà dire che le mangerò adesso, anche se non ha senso.
- Perché non ha senso? - domandò Louis, apparentemente interessato alla questione cibo.
Fu la mia prontissima migliore amica a intervenire. - Lei - disse, indicandomi. - sostiene che ci siano due scuole di pensiero. Una è quella che mangia gli alimenti preferiti per primi, l’altra quella che li mangia per ultimi.
- E io faccio parte della seconda. - conclusi, con un sorrisetto. - Perché così mi resta il sapore più buono in bocca.
Louis inarcò vistosamente un sopracciglio, prima di scoppiare a ridere. - È la cosa più ridicola che io abbia mai sentito!
Quel commento mi indispettì particolarmente e incrociai le braccia, non facendo in tempo a fermare Harry quando si precipitò sulle mie patatine per ingoiarne voracemente una manciata. Odiavo quel ragazzo.
 
Quando quella sera mi connessi su Facebook dal mio portatile, mia madre entrò nella mia stanza, nella quale si era già sistemata Charlie. Anche quella notte avremmo dormito insieme.
Quando la mia migliore amica si alzò dal letto per salutarla, lei fece un cenno di noncuranza prima di rivolgersi a me. - Credo che dobbiamo parlare. - sibilò a denti stretti.
La donna che avevo davanti doveva essere stata molto bella, in passato, come testimoniavano le foto sul tavolino basso del salotto. Era molto alta, ma non si poteva dire che anche il fisico fosse apprezzabile perché, a causa dell’età, i chili si erano accumulati e la cellulite non aveva esitato, nonostante i tentativi per debellarla, a depositarsi sulle cosce e sui fianchi, nonché sul didietro che comunque continuava ad attirare gli sguardi degli altri uomini. I capelli molto scuri come i miei non avevano però la stessa forma, perché lisci come spaghetti, e gli occhi verdi sovrastavano un naso piccolo e delle labbra sottili. Non ci somigliavamo per niente, ma non me ne facevo un cruccio. Attirava troppe persone per i miei gusti, stava sempre al centro dell’attenzione e decisamente non faceva al caso mio.
- Cosa c’è? - chiesi, cercando di mascherare la sorpresa.
Erano mesi, molti mesi che non affrontavamo un discorso serio come quello che, a quanto pareva, stava per farmi. Era dal due marzo che le cose fra di noi erano molto cambiate, e sebbene continuassi a rimpiangere con un pizzico di nostalgia i nostri giorni felici, non mi pentivo di quello che era successo. Se c’era una cosa che lei non mi aveva trasmesso, quella era l’orgoglio, di cui era abbondantemente provvista, e che sostenevo dovesse mettere da parte per chiedermi scusa. Se era successo il casino, di certo non era colpa mia e non poteva aspettarsi che io mettessi da parte la mia integrità per sostenerla dopo tutti i torti che avevo subito.
Fece con il pollice un cenno alla porta alle sue spalle e mi indicò di seguirla. Mentre uscivo in corridoio, cercai di capire dove volesse andare a parare? Aveva scoperto dei miei poteri? L’aveva sempre saputo e non mi aveva mai detto nulla? Reputava strano che all’improvviso avessi iniziato a parlare con Zayn e Liam? Sapeva della mia cotta... o meglio, attrazione, per Niall? Cosa succedeva?
- Quando pensavi di dirmelo? - chiese violentemente, col suo tono arrogante, di chi pensa di sapere tutto.
- Dirti cosa? - chiesi, corrugando la fronte. Ma di cosa stava parlando?
Lei sbuffò vistosamente, prima di volgere gli occhi verdi su di me. - Che sei lesbica.
Credo, in tutta la mia vita, di non aver mai osservato qualcuno con più stupore di quanto feci in quel momento. - Ma di che diavolo stai parlando?
Il suo sorrisetto mi fece capire che pensava di sapere tutto e aspettava solo mie conferme. - Oh, andiamo. Inizi improvvisamente a invitare Charlie a dormire o ad andare da lei ogni sera, sei sempre fuori casa, ci hai persino raccontato la balla del suo fidanzato per farci pensare che...
La interruppi bruscamente. - Frena, mamma. Okay, non ho un ragazzo da molto tempo, ma io non sono lesbica.
- Ah no? E allora cosa significa la sua presenza costante? - disse. Penso che credesse di avermi colta nel sacco.
Riflettei velocemente, ringraziando in seguito la mia prontezza. - Abbiamo litigato qualche tempo fa. Stiamo solo cercando di recuperare il rapporto. - mormorai, fingendomi dispiaciuta.
Nei suoi occhi passò un lampo di consapevolezza. - Oh, e ci state riuscendo?
Annuii in risposta.
- Comunque puoi parlarmi dei tuoi problemi, perché non ne sapevo nulla? - domandò, recuperando l’aria vagamente stizzita.
Roteai gli occhi prima di tornare in camera, ma non senza congedarla con un semplice: - Sai cosa penso a riguardo.
 
 
Niall: E se io ti chiedessi di uscire insieme, domani dopo scuola, accetteresti?
Ellen: Certo che accetterei, ma prima dovresti chiedermelo.
Niall: Allora domani dopo scuola esci con me?
Ellen: Assolutamente sì.


 

 


Argh.
Buonasera e buon penultimo giorno dell'anno!
Sarò di poche parole oggi, o meglio, meno del solito. Buffo che non riempia metà pagina con l'"Argh", visto che di persona sono molto logorroica.
Ad ogni modo, mi sento parecchio malinconica, non credo sia il modo migliore di iniziare l'anno nuovo ma prometto che cercherò di migliorare.
Comunque, se qualcuno volesse proprio farmi cambiare umore, basterebbe una scorta di libri. Un biglietto per il concerto dei ragazzi. Una scorta di libri con dentro un biglietto per il concerto dei ragazzi. Si accetta tutto, in casa Aria.
Vorrei tanto augurarvi un 2015 migliore del 2014, a tutti, anche a chi non leggerà questa storia o a chi lo farà ma salterà malamente il mio angolino. Mi piacerebbe tanto svegliarmi dopodomani e scoprire che i sogni sinceri di qualcuno che ci crede da tempo si sono realizzati, ma in questo momento ho questa visione poetica e dolciosa del mondo solo per la mia malinconia, sappiatelo. Domani probabilmente leggerò ciò che ho scritto e lo cancellerò, ma who cares?
Vi lascio col frammento di una conversazioncina tra la nostra Ellen e quello sbruffone di Styles per cui, a quanto pare, non è mai abbastanza tardi per accusare la riccia fin troppo sicura del colpevole. Mi dispiace di non potervi aggiornare su cosa si siano detti dopo ma, ahimé, Harry mi ha presto scoperto. Ma non temete, ho escogitato un piano infallibile per screenare tutte le conversazioni degne di nota.
Buona giornata/serata/vita a tutti!


Aria.
   
 
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